#scombine
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fallingintotragedies2 · 1 year ago
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Me when I discovered freak fortress:
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funky-freak-fortress · 2 years ago
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How the freaks would scream (loud)
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lastrega71 · 10 months ago
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La mia situazione si è scombinata è vero... così com'è pur vero che sono stata colta di sorpresa.
Le carte si sono inesorabilmente scombinate ma... essermi innamorata di Te ha rimesso apposto tutti i pezzi del puzzle.
Il mio Cuore si è ricomposto ed è pregno di Te.
⛓️🐺❤️⛓️
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nanukla · 11 months ago
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Io vorrei dire una cosa però
Premettendo che a me la serie nel suo complesso è piaciuta, nonostante ci fossero delle cose assurde (come l'operazione di urgenza di Dante che casualmente crepa male davanti al padiglione di neurologia, per non parlare della sua ripresa prodigiosa da stuntman sotto steroidi, ma su questo sorvoleremo), però mi è dispiaciuto da morire come hanno deciso di rendere uno dei miei personaggi preferiti, Manuel, che, se possibile, è addirittura regredito rispetto alla S1.
Faccio un'ulteriore premessa: ho capito dove stanno andando a parare i produttori, e mi dispiace per chi ci sperava, ma probabilmente non vedremo mai la simuel canon, perché, cito testuali parole dei produttori "Manuel è etero". E va bene, vi dirò. Io sono arrivata qui per simuel, ma mi rendo conto che preferisco Simone con Mimmo, mi hanno fatto proprio sciogliere quei due. È una bellissima, romanticissima, tragica storia d'amore, con la separazione, il ricongiungimento, da manuale proprio. Una meraviglia. Poi mimmo è davvero innamorato di Simo, lo adora, si vede. E Simone si merita di essere amato in quel modo.
Però
C'è un però. Manuel resta comunque il suo migliore amico. Ora chiedetevi, in questa S2, cosa sapeva Manuel di Simone. Sapeva di Mimmo? Sapeva che Simone ci stava uscendo in senso romantico? Ovviamente no. Sapeva del malessere di Dante, e che Simone era preoccupato marcio? No, ovvio che no. Simone ha anche provato a dirglielo, ma il Manuel della S2 è talmente egoista che manco lo ascolta, ma lo sommerge dei suoi problemi con Nina. Manuel sapeva che Simone si stava innamorando di Mimmo, e che Mimmo rischiava la vita ogni volta che metteva piede in carcere? Ha saputo del programma protezione testimoni, e che si sono dovuti separare? Mmmmm no.
Manuel non sa nulla di Simone. E questo secondo me è un plot hole, una dimostrazione di superficialità gravissima, perché sembrano due stagioni separate l'una dall'altra.
Speriamo bene nella terza. Ma sinceramente non ho idea di che cosa possano fare al personaggio di Manuel, che ormai sembra essere schiavo delle sue stesse storie d'amore scombinate e assurde. Senza rispetto per sé, senza capacità di ragionare, senza empatia per amici, genitori. Fa il coglione, e basta. Eh vabbè.
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syscultureis · 1 year ago
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plural culture is two robot alters (our sapph and scombine) stare each other down from two separate sides of a section in headspace , both of them thinking "as long as they dont threaten me i should be fine"
because i and they both damn well know that if one were to slightly intimidate or threaten the other, theyll both go at each others' throats o_o
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revenant-coining · 1 year ago
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ight we're coming back for seconds!! lets go for kin flags for sniper from tf2 and scombine from tf2 freakshow!!! also im really really curious to see a kin flag for a character we co-own named fuckass grinner (or grinner for short). heres a couple images of his model made by our lovely friend :))
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[ID: a rectangular flag with 7 horizontal lines. sizes in this order from top to bottom: thick, medium, thick, medium, thick, medium, thick. colors in this order from top to bottom: black-red, red, dark grey, grey, dark grey, red, black-red. in the center of the flag is a grey circle outlined in dark grey. in the center of the circle is a dark grey kin symbol, a 7-pointed star made of lines. End ID]
[ID: a rectangular flag with 7 horizontal lines. sizes in this order from top to bottom: thick, medium, thick, medium, thick, medium, thick. colors in this order from top to bottom: grey, red, light red, light grey, light red, red, grey. in the center of the flag is a light grey circle outlined in grey. in the center of the circle is a grey kin symbol, a 7-pointed star made of lines. End ID]
[ID: a rectangular flag with 7 horizontal lines. sizes in this order from top to bottom: thick, medium, thick, medium, thick, medium, thick. colors in this order from top to bottom: dark red-grey, red, light red, light grey, light red, red, dark red-grey. in the center of the flag is a light grey circle outlined in dark red-grey. in the center of the circle is a dark red-grey kin symbol, a 7-pointed star made of lines. End ID]
in order: grinner, scombine, and sniper kin flags ^^
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your-system-said-what · 1 year ago
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"You, a literal part-machine, are talking back to me.. Wait- I thought you couldn't even talk.."
"Well I can! Only in here though, and when I want to. I guess you don't know me as well as you would've thought!"
"How old even are you??"
"......" "Good question.. I uh.."
"Oh, obviously you don't know. You were rebuilt by someone after your original biotic human body died, that one being 27. Technically a robot's age can be defined by how long it's been since they were made. You were revived in 2010, so you'd be 13 now."
"..." "I would just execute you right now but obviously you pose no real threat to my systems.." Scombine sighs defiantly yet still dejected by the fact he lost this dispute, and sulks away.
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ao3feed-tf2ships · 1 year ago
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Teufort Forlorn
read it on the AO3 at https://archiveofourown.org/works/48874108
by Fallingintotragedies
The meaningless battles between RED and BLU are forced to cease as a new threat emerges from the ashes of their conflicts; The Freaks. The two opposing forces join together as one as the Amaranth Association, working towards one goal - rid their land of the Freaks. As the new war commences, a far more sinister conspiracy is conceived, and the line between human and monster begins to blur for both sides.
Words: 15, Chapters: 1/?, Language: English
Fandoms: Team Fortress 2
Rating: Mature
Warnings: Graphic Depictions Of Violence, Major Character Death
Characters: Christian Brutal Sniper (Kekas), gentlespy, Spyper (minifett), intelligent heavy - Character, Armeni, Fiammetta, Lord DeGroot, Nightmare medic, piss cakehole, Ass Pancakes (TheInvertedShadow), weaselcake, Original Team Fortress 2 Character(s), soupcock porkpie, dic soupcan, Vagineers (J16FOX2), demopan, scombine, soldine, dr schadenfreude, creepy medic, Seeman, Seeldier, snyphurr
Relationships: Heavy/Spy (Team Fortress 2)
read it on the AO3 at https://archiveofourown.org/works/48874108
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lunamarish · 2 years ago
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Il mondo è fatto di sconosciuti, di parti scombinate e di oggetti semplici che cercano di esistere in uno spazio, di essere raccolti in una qualche unità, come le parole, come le frasi. 
Aleksandar Hemon
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cinquecolonnemagazine · 4 months ago
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Louis mi ha lasciato un segno 
La "mia" Parigi, come possa Parigi lasciare come ricordo vivo, più d'ogni altro, un incontro fortuito e di pochi attimi, non lo capirò mai. L'ho vissuta per tre anni. Ne ho assimilato la bellezza, non altrettanto lo stile di vita. Ricordo l'arrivo, erano le tre di notte di un giorno d'aprile del 1996. Arrivammo in auto, mio marito ed io, in Place de la Concorde. Era ancora buio, il silenzio, quasi totale, era rotto soltanto da rari taxi e mezzi della nettezza urbana. Poche le finestre illuminate. Il primo parigino che vidi fu un ragazzo nero, intento a spazzare la piazza, i lampioni a luce rosa ne illuminarono lo sguardo allegro e dolcissimo. Ecco, questo, assieme al momento che ora descriverò, sono ancor oggi, fermi nella memoria. Erano già trascorsi alcuni mesi durante i quali m'ero innamorata della Senna, del Louvre, dei negozi e dei bistrot. Place du Tertre era meta giornaliera, crêperie compresa. Avevo avuto il mio buon smarrimento alla vista di Amore e Psiche del Canova ma... Quella mattina, mi aspettava l'Emozione. Passeggiavo sul lungosenna, le bancarelle di libri costituivano l'Eldorado, potevo passarci delle ore, senza sentire altra pulsione che l'accarezzare e sfogliare pagine. Non era infrequente incontrare dei clochard - non possono mancare, come la pioggia, pare - ne vedo avanzare uno, il suo aspetto mi colpisce subito, non ha un cane a fargli compagnia, nemmeno la consueta accozzaglia di cose da spingere o trascinare con sé. Solo l'abbigliamento logoro ne denota l'appartenenza. Ha un'andatura sicura, nonostante l'età avanzata. Quando siamo ad un passo, vedo i suoi occhi cerulei circondati da rughe sottili e fitte, i capelli bianchissimi, spuntare dal berretto di lana rosso. Siamo, ora, occhi negli occhi - ero triste quella mattina, sola; una pungente nostalgia di casa  non s'era potuta attenuare, nemmeno vicino al fiume - gli sguardi si incrociano come due parallele scagliate e scombinate da una mano invisibile. L'uomo tende la mano sorridendo, gesto atteso. Frugo nella borsa, poi nelle tasche, non ho con me il portafoglio, nemmeno un centesimo disperso! (cosa assurda e mai accaduta). Louis, così si chiama, mi osserva nella ricerca concitata, guardandomi tra divertimento e tenerezza. Allargo le braccia sconsolata scusandomi, nel mio francese arrangiaticcio. Gli tendo la destra per salutarlo e lui, con un inchino sapiente, mi fa il baciamano, pronunciando di seguito il suo nome. Chiede il mio. Mi guarda piegando il capo di lato e... "Laura ne peut pas être triste aujourd'hui"... Infila la mano nella tasca interna della giacchetta e ne estrae una moneta da 1 cent, con un altro inchino, mi prega di accettarla. Non so descrivere cosa provassi in quel momento, avvicino il volto, voglio sfiorare la sua guancia. Si ritrae con garbo, e scuotendo la mano, se ne va tornando sui suoi passi. Rimango immobile con la mia emozione e il cent stretto in pugno. Non riesco a pronunciare il suo nome, vorrei chiamarlo. Nulla... Lo cerco senza successo nei giorni seguenti e per molto tempo. Quella piccola moneta, ciondola ora appesa ad un braccialetto dal quale mi separo raramente.  Foto di Laura Chiarina per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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copihueart · 8 months ago
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PENSIERI DI PRIMAVERA
CAPELLI
Se i capelli fossero fili di brina a tessere la loro ragnatela tra le fate delle foreste, legherebbero ogni essere magico nel loro cerchio e sveglierebbero gli spiriti delle acque, spegnerebbero le luci delle lucciole e si mischierebbero nel verde delle fronde degli alberi o tra gli steli d’erba.
Perché i capelli non sanno dire bugie, sanno rannicchiarsi tra i cespugli e chiudere gli occhi aspettando l’inverno, quando il bianco li colora con il suo pallore. Adesso che sono come nuovi, vestiti di stoffe e di seta, che ostentato i loro colori non fanno in tempo ad asciugarsi che il rumore del sole incide le loro venature e il vento nel lento andare li scompiglia. Nei trascorsi del loro viaggio sempre complicato disobbediscono alle stelle, nei passaggi tra le palme e le spiagge, tra l’arcobaleno e il cielo e si annidano nella musica che nessuno li disturbi, trapezisti del loro disordine e della loro melanconie.
I capelli insolenti parlano basso, hanno sempre fame e le loro vibrazioni si espandono nell’aria, nei mille cerchi concentrici e s’insinuano nei pianerottoli, tra i vestiti d’epoca, nella nudità delle alcove a dissipare armonie e movimenti nel fluttuare dei tempi.
Sono i capelli, quelli lisi e malandati che cercano vendetta, quelli dai colori chiari che ostentano una certa aria giovanile, quelli nero corvino che ti riportano nel regno dei vivi, che ti lasciano l’impronta dei loro turbamenti. Capelli che guariscono dalle loro piaghe e diventano inseparabili, che intuiscono e continuano ad apparire, lucidi nella loro solitudine ad immaginare le giornate con la loro eredità, silenziosi e felici, poeticamente vestiti dei loro sentimenti. Spesso consunti dentro quell’odore di vecchio e ardenti nel fuoco delle pannocchie di granturco ad arieggiare il balsamo delle stanze vuote, nei sospetti lasciati dai fiori nei vasi, tra i vetri incandescenti delle finestre assolate , a farsi fotografare nella loro immutabile routine, tra un quartetto d’archi e gli esercizi da fare in palestra.
I capelli nella loro lettura, entusiasti dell’idea della convivenza, con le loro soluzioni e i loro ammiccamenti, per farti cedere ed invogliarti, nei telai della loro tessitura, immortalati negli arazzi, compagni di ballo e di merende. Offesi da un rapporto teso in un momento di particolare frustrazione a perdere le ciocche nel loro funerale. Lungi dal soffrire o provocare fastidio , a correre in bicicletta sulle colline, altezzosi tra i colori della terra, trascurando le scombinate figure e le speziate vanità. Capelli immaginando la loro reclusione nella pesantezza dell’atmosfera, a gareggiare in una folle corsa verso l’ignoto, a cercare istruzioni e indossare maschere, tra centinaia di migliaia nel resto del mondo.
Capelli che sviluppano una dipendenza, che non si sentono mai nominare, che sono obbligati in questa reclusione e che invece anelano alla libertà. Capelli chiusi in un cappello di sbieco, inceneriti dall’inclemenza dei deserti, che recitano con un’enfasi esagerata, nelle loro diagnosi che non lasciano scampo , che non hanno casa ne padrone , che sono sempre disponibili, che riescono a mettere insieme le loro voci, che si perdono tra le grinfie degli specchi, che sono famosi nei loro occhiali e nella moro montatura. Che si adornano, imbellettano, si rifanno un nome, si cullano nel loro stile bohèmien, tra una parentesi di gonne corte e maglioncini aderenti , per compiacere gli amanti, che sono la conferma di ogni sospetto e portano a spasso ogni desiderio, con le loro ossessioni da telenovela.
Capelli arrampicati nei piccoli lucernari ad inventare legende, enormi e cavernosi contro l’aria pulita, che cadono come lampadine fulminate e si nascondono negli strati di polvere ad estendere perimetri di merletti e di organze finite col misurare il tempo. Capelli pieni di tesori e misteri, di aure dorate, di virtù, che impiegano mesi interi a sbrogliarsi , che si scoprono fragili e traballanti , che pendono dalle travi e che tessono legami.
Capelli come i tuoi che sono destinati a custodire cose di valore, come le nostre anime, che sono il nostro scambio proibito, l’aroma del tuo fascino, la letizia , che sono confidenza e vanto, che avanzano con sospetto ed indecenza e lasciano una scia dettata dai nostri appetiti.
Che non saranno mai abbastanza, nel nostro esistere anticonvenzionale, che sono un baffo alle apparenze, alle maldicenze chiuse nei bauli , che sono padroni delle nostre coscienze, prove del vero. Che cercherò di trattenere, che vorrò assaggiare, la loro pasta di mandorle e il loro profumo di vaniglia, che sporcherò di zucchero a velo, che levigherò di miele, che annoderò al mio cuore, che saprò sussurrare e corrispondere, arruffare e corrompere, ritrovare in ogni dimora, che pensavo ormai di conoscere e invece si rinnovano ogni volta disegnando l’esistenza.
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giancarlonicoli · 1 year ago
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1 giu 2023 14:10
LA SFILATA IN MANETTE, I GIORNALISTI "CICISBEI DELLE PROCURE" E LA SCIATTERIA DEI PM:L’ORRORE GIUDIZIARIO DI ENZO TORTORA RACCONTATO IN UN LIBRO DAL SUO AVVOCATO RAFFAELE DELLA VALLE – “CI FU UN TEMPO IN CUI, INOPINATAMENTE, IN UN TRIBUNALE ITALIANO, VENNE RIPRISTINATA, L’INQUISIZIONE DI MANZONIANA MEMORIA” – VITTORIO FELTRI: "NONOSTANTE L’EVIDENTE FALSITÀ DI TUTTO QUANTO ANDAVA IN ONDA, NESSUNO SI ACCORSE DI TANTE STRANEZZE. NÉ I PM, NÉ I GIUDICI E NEPPURE UNA PARTE DELL’AVVOCATURA…" -
Estratto dell'articolo di Vittorio Feltri per “Libero quotidiano”
Il lettore dirà: ma allora è una fissazione. Ancora Enzo Tortora? La mia risposta è che finché avrò la forza di tenere un martello tra le mani, che in questo caso è metafora della macchina per scrivere o dei suoi attuali surrogati cibernetici, lo picchierò come fa il batacchio sulla campana per ricordare la sua tremenda vicenda e rendere edotti i distratti che il sistema capace di stritolare un uomo perbene è ancora lì, intatto.
Una macchina che si avvale di magistrati negligenti e bisognosi di fama in perfetta sincronia svizzera – nel senso dell’orologio – con la cricca di giornalisti cicisbei delle procure e – nel caso di Tortora – invidiosi di un collega mille volte più bravo di loro.
L’occasione di riparlarne sta in un libro che consiglio vivamente. Lo ha scritto, sottoponendosi alle domande del preciso e capace Francesco Kostner, Raffaele della Valle (Quando l’Italia perse la faccia L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora, Pellegrini editore, pagine 160, € 15. Prefazione di Salvo Andò. Posfazione di Santo Emanuele Mungari).
Raffaele è stato il primo difensore di Tortora, identificato con il suo cliente al punto di soffrire quanto Enzo, una lacerazione del cuore e della mente che non gli ha tolto la lucidità del grande avvocato, come del resto fu magnifica la squadra dei legali del giornalista e conduttore televisivo (comprendeva, oltre al penalista monzese, Alberto Dall’Ora e Antonio Coppola).
IL LAVORO DA CRONISTA
Lo dico a ragion veduta. Ho seguito il processo a Napoli. 
(...) I pubblici ministeri scovarono sull’agenda di un camorrista (tale Giuseppe Puca) il nome Tortora seguito da un numero. Mi dissi: provo. Dalla camera di hotel afferrai così la cornetta: mi rispose sgraziatamente e minacciosamente un “Tortona” napoletano. Mi stramaledisse, non era il fottutissimo Enzo. Erano così predisposti a incastrare Tortora, che interpretarono a comodo loro e delle loro tesi scombinate, la grafia di Puca. Incredibile? Normale.
Nessuno aveva verificato nelle stanze dei giudici o della polizia giudiziaria la circostanza che demoliva l’accusa, e soprattutto documentava il pregiudizio di colpevolezza che in primo grado seppellì Tortora con una condanna a dieci annidi carcere. Ricordo lo sbiancare del volto di Raffaele, quando si udì la parola “Condanna!”.
Stupore assoluto anche nel sottoscritto. Ma non è questo lo scampolo di memoria più amaro: la proclamazione della sentenza suscitò mugugni di soddisfazione in troppi cronisti che facevano sfacciatamente il tifo per i camorristi accusatori.
Ci sono fatti che non si possono cancellare, e pesano ancora. Mi consola appena il rivedere, a pag. 122 del volumetto, la fotografia di della Valle in lacrime dopo la sentenza di assoluzione. (Chiarisco: non rivendico una superiorità morale rispetto ai gazzettieri, segugi da Procura, amanti della briscola e dell’azzardo: il fatto è che detesto quei passatempi, e li fuggo come la peste. Sono superiore nei passatempi, tutto lì).
Il colloquio ha due fasi.
La prima, divorante, è il racconto del caso Tortora, che tutti credono di conoscere, ma non è così. La copertina per scelta cosciente propone la fotografia più famosa, documenta l’immortalità di uno scempio. Tortora tra i carabinieri, inerme, in manette, dato in pasto ai precare i carnefici, penso a certi quadri raffiguranti la decapitazione di Giovanni Battista del Caravaggio, o il martirio di santa Cecilia ritratto da Guido Reni.
LE STRANEZZE
Dice della Valle: «La “sciatteria”, il pressapochismo, l’inosservanza delle norme processuali la fanno da padrone, tanto che, alla fine, si potrebbe concludere che ci fu un tempo (gli anni dal giugno 1983 all’estate 1986) in cui, inopinatamente, in un Tribunale Italiano, venne ripristinata, ovviamente con il consenso di una larga parte di opinione pubblica, l’inquisizione di manzoniana memoria. Di più.
A leggere i verbali dei “quattro dell’Ave Maria”, ossia Pandico, Barra, Melluso, Margutti, nonché di altri ancora, e quello del cosiddetto confronto in dibattimento Melluso/Tortora, ci si accorge di essere, nella migliore delle ipotesi, in presenza di discorsi alla fratelli De Rege, noti comici degli anni ’30-’40 del secolo scorso, il cui repertorio venne ripreso tempo dopo dalla celebre coppia Walter Chiari e Carlo Campanini in una loro rappresentazione televisiva dal titolo “Vieni avanti cretino”.
Eppure, nessuno, nonostante l’evidente falsità di tutto quanto andava in onda, nessuno ripeto si accorse di tante stranezze. Non si accorsero di nulla i Pm, altrettanto fecero i Giudici del Tribunale di Napoli, la più parte dei giornalisti compiacenti e, incredibile dictu, neppure una parte dell’avvocatura, la quale si guardò bene dal dare “un’occhiata” all’originale e personale sistema in uso sulla nomina del difensore di ufficio». Il problema è che – secondo Raffaele – non si è deciso a scardinare il sistema dell’ingiustizia ancora vigente e a ricostruire su fondamenta solide il palazzo della Giustizia.
P.S. Ho ritrovato una citazione, che non commento. La traggo dal Processo di Franz Kafka. Il protagonista del romanzo, Josef K. durante la prima udienza dice: «Quello che mi è successo è sì un caso isolato, e come tale non molto importante, perché io non lo prendo molto sul serio, ma è il segno di un provvedimento che viene applicato verso parecchi altri. Io mi batto per costoro, non per me». Raffaele della Valle suona la campana per tutti.
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fard-rock-blog · 2 years ago
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Iggy Pop | Every Loser
Iggy Pop | Every Loser
Etichetta: Gold Tooth Records / Atlantic  Tracce: 11 – Durata: 36:57 Genere: Rock Sito: https://everyloser.iggypop.com  Voto: 7/10 Possiamo dire tutto su Iggy Pop. E chiunque può farlo: ha attraversato talmente tante generazioni di appassionati da lasciare un segno indelebile in ognuna di esse fino a renderlo il più fulminante outsider della musica pop. Passato dalle derive più scombinate del…
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jacopocioni · 2 years ago
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Stenterello, la maschera carnevalesca fiorentina.
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Giovanni Nannini in Stenterello Oggi è 28 Febbraio (data di pubblicazione) è martedì grasso, ultimo giorno di Carnevale, e ci sembra giusto un omaggio. Miste alle risate erano le esclamazioni del pubblico e sono quelle esclamazioni che hanno dato vita a Stenterello. Forse il soprannome dato dal pubblico ad un signore che calcava le scene, un signore fiorentino, nato a Rifredi,  di nome Luigi Del Buono (1751-1832); un attore magro, gracile, stentato appunto, tanto da meritarsi il soprannome Stenterello. Un attore arguto però che sulla scia del soprannome creò il personaggio teatrale e lo rappresentò. Stenterello è la maschera fiorentina nata dalle maschere della commedia dell'arte antica di cui Del Buono era magistrale interprete. In origine orologiaio con bottega in Piazza del Duomo all'angolo con Via de' Pecori smaniava per la recitazione tanto da vendersi la bottega e dedicarsi solo al teatro. Prima nella compagnia di Giorgio Frilli poi direttore degli Accademici Fiorentini al teatro Ognissanti per poi passare nella compagnia di Pietro Andolfati fino a fondare una propria compagnie nel 1791. Sono molte le commedie create da Luigi Del buono, famose come "Ginevra degli Almieri sepolta viva in Firenze" o "Sempronio spaventato dagli spiriti" o ancora "I Malaccorti". Poi le commedie dedicate a Stenterello come "Fiorinda e Ferrante, principi di Gaeta, con Stenterello buffone di corte" o  "Il diavolo maltrattato a Parigi" o ancora "Stenterello al Gran Cairo". Non era solo il suo aspetto fisico stentato a farlo apprezzare dai fiorenti quanto la fiorentinità intrinseca al personaggio Stenterello, le stesse caratteristiche che si ritrovavano nel fiorentino medio. Una maschera chiaccherona, paurosa, polemica, rapida nella decisione ma allo stesso tempo disordinato nell'applicarla, malmesso nel vestire, scanzonato, sempre senza soldi ma contemporaneamente un inguaribile ottimista, saggio nel pensiero e sempre schierato con il più debole. La straordinaria somiglianza fiorentina gli viene però dalla battuta sempre pronta, dalla chiaccherata colorita e pungente, ma che non scade nel volgare, intercalata da modi di dire popolari e divertenti, una risposta sempre pronta in un classico vernacolo fiorentino. Lo stesso Pellegrino Artusi diceva: « ...dal palcoscenico Stenterello lanciava frizzi e motti scevri però di volgarità, tanto che famiglie intere assistevano al suo spettacolo.» In queste caratteristiche il personaggio diventa divertente e si pone perfettamente come maschera carnevalesca. Certo non tutti possono interpretarlo, chi ha pancia e gote rubiconde è difficile che si cali nella maschera, chi è alto e dinoccolato ha più speranza di una buona interpretazione. Bisogna essere un poco brindelloni.
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Stenterello Magro con la faccia bianca e malnutrita, un bel nasone pronunciato, vestito con una giacca o un giubbetto di colore azzurro chiaro con le falde a scacchi rossi e bianchi  il tutto sopra un panciotto giallo e dei calzoni neri e corti che mettono in evidenza le calze scombinate nei colori e nei disegni. Una calza rossa e una a righe multicolore oppure una a strisce bianche e blu e una arancione. A completare l'immagine un cappello a tricorno nero con sotto una parrucca bianca con codino all'insù e delle scarpe con fibbia. Ecco questa l'immagine di Stenterello. Dopo la morte di Del Buono altri hanno dato vita a Stenterello in teatro. Attori come Amato Ricci prima della guerra o Vasco Salvini a cavallo delle due guerre o ancora dopo la II guerra attori come Mario Fanfulla. Molto più recente, ai giorni nostri, Sauro Artini e soprattutto Giovanni Nannini che resta nella memoria di tutti per la sua interpretazione di Stenterello e del vernacolo fiorentino. Giovanni Nannini è stato fra l'altro interprete in molti film dopo il suo esordio in Totò cerca pace. Tutti grandi interpreti anche se il vero Stenterello resta Del Buono e tutti i ragazzini che nel periodo di carnevale ne hanno vestiti i panni. Purtroppo al passato dato che oggi i giovani si vestono da uomo ragno sempre che festeggino ancora il carnevale e non halloween.
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Jacopo Cioni Read the full article
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cemetery-walks · 2 years ago
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applebees double crunch shrimp 
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freak-n-ready · 5 years ago
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A. Pancakes? Any opinion about some other scout freaks such as team killer, major scout guy, scombine, some clean trash, scout .exe and scoutit?
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