#sciorinare
Explore tagged Tumblr posts
Text
Se una persona vuole credere che siamo fatti per avere i paraocchi come i cavalli, e votarci tutti a venerare una persona, in un rapporto tra vegetali, di osmosi, che lo faccia pure: che sciorini pure al mondo intero la sua paura di vivere.
Poi, non si lamenti, però, se resta sola, anche dopo un rapporto di qualche anno, perché quella è la via principale per farsi terra bruciata pure in amicizia.
Chi pretende un rapporto esclusivo, avrà anche una solitudine esclusiva.
#paraocchi#cavalli#votare#venerare#persona#vegetali#osmosi#sciorinare#mondo intero#mondo#vivere#lamentarsi#restare sola#solitudine#terra bruciata#esclusivo
0 notes
Text
Ma insomma, dobbiamo piangere sempre? Se non sono lacrime è commozione e ogni volta ci dobbiamo indignare.
Un bastardo merdoso riduce un povero cane in fin di vita e tu ti senti male, un po' in colpa e stringi a te il tuo cagnolino come per farti perdonare di essere un uomo.
Bambini a Gaza uccisi e mutilati, e ancora una volta rabbia e commozione, triplicata per centomila cagnolini, ma allora siamo fatti male noi che piangiamo e ci arrabbiamo?
Una giovane donna viene uccisa barbaramente da un uomo, un'altra vittima tra le tante che abbiamo contato e vai di lacrime, funerali e rabbia.
Si resta impotenti e increduli davanti agli orrori che l'uomo è capace di commettere e la cosa tremenda è che sai che accadrà di nuovo, forse sta accadendo nel momento che scrivo. Ci saranno altri bambini, donne, gattini, cagnolini, orsi, leoni, e non so cos'altro immaginare da piangere, da farci indignare, arrabbiare e ancora ragionamenti, trattati di psicologia da sciorinare su giornali e televisioni.
Allora uno si chiede se forse è meglio non vedere, non sapere, ma non puoi. Sei coinvolto come essere umano. Fai parte di tutto questo orrore ma senti che non ti appartiene e soffri; poi vedi tanti uomini e tante donne che si prodigano per salvare quel cane, quel gatto, quel bambino, ospedali che fanno interventi esagerati per salvare delle vite, e poi... e poi.. Ma si, evviva le persone belle, quelle coerenti, quelle etiche, quelle che hanno un cuore. Saranno pure una minoranza, conteranno poco ma fa niente, sono queste le persone che io apprezzo e stimo. Queste sono le persone che mi piacerebbe avere intorno..
@ilpianistasultetto
28 notes
·
View notes
Text
Quando parlo con conoscenti, alle cene, a lavoro, agli aperitivi e in generale in tutte quelle occasioni sociali in cui si parla del più e del meno, magari dell'ultimo caso di cronaca o delle imprescindibili opinioni che il fenomeno della serata sente il bisogno di sciorinare circa un argomento qualunque, ebbene quando parlo con queste persone, in questi contesti, e magari salta fuori l'argomento nudità, esibizionismo, bdsm e magari queste persone esprimono indignate il proprio disappunto, io, tra una risata divertita e uno sguardo malizioso, mi ricordo di quello che diceva quel tale io vivo di ciò che gli altri ignorano di me.
104 notes
·
View notes
Text
LA CURA
Per curare bisogna, come primo step, creare un vuoto dentro di sè.
In quello spazio, moltissime informazioni ci raggiungono.
Senza quello spazio il rischio è di proiettare i tuoi irrisolti sull’altro.
Solo nel vuoto c’è posto per l’ incontro.
Il secondo passo è ascoltare con tutto il corpo quelle informazioni e fidarsene ciecamente.
In quelle informazioni è contenuto:
Il non detto dell’altro
I suoi blocchi energetici
Il suo passato
Il suo passato karmico
Il suo futuro
La direzione dell’anima
Come entrare in quel vuoto?
Espandi la tua aura imparando ( tramite appositi esercizi che qui non posso spiegare) a rilassarti completamente: nel perfetto rilassamento permettiamo all’ energia di scorrere liberamente senza interferire come facciamo di solito.
A quel punto il vortice energetico inizia ad espandersi tutto intorno sopra, sotto, davanti e indietro.
Più la tua aura è grande e più trasmetterà calma e vitalità allo stesso tempo .
Nessuno può pensare di curare qualcuno senza questi passi.
E’ una falsa cura. E’ un intervento.
Intervenire e’ un atto egoico, violento se non conosciamo prima perfettamente lo stato:
Psichico
Fisico
Energetico
Spirituale
Della persona che abbiamo di fronte.
Inoltre: una volta che abbiamo le informazioni e le abbiamo accolte, la massima attenzione deve essere posta a come e cosa restituire alla persona.
Terribili e orrifici nonché pericolosi sono coloro che per sciorinare le loro doti, inondano l’ altro con le loro percezioni avute su di lui:
Ah io ho capito tu sei cosi e ti e’ successo questo anche se fingi quell’ altro .
Questo atto di pura e inutile violenza va restituito con un immediato allontanamento perché non c’e’ nessuno di più pericoloso di uno che usa le sue capacità per impressionare o per cercare elogio o seguito.
Essi sono i falsi guru, falsi maestri:
Sono loro che hanno bisogno di voi e non il contrario.
Cura e’ diverso da terapia.
O da sostegno.
Cura e’ trasformazione alchemica
Dove la parola non serve
Serve esserci totalmente e aver sbloccato i nostri nodi.
In questo non c’e sforzo
Non c’e’ fatica.
Solo essere
_ClaudiaCrispolti_
Proprietà letteraria riservata:
Ai sensi della legge sui diritti d’autore e del codice civile,
sono vietati l’uso delle idee, la copia, la riproduzione di questo scritto o di parte di esso
con qualsiasi mezzo: elettronico, meccanico, fotocopie,altro.
È incoraggiata la condivisione dei testi, mantenendo integro il contenuto, e citando l’autore
Arte di Tina Ninua
8 notes
·
View notes
Text
Comfort zone delle cose da dire dopo i 30 anni
Arriva, così come arrivarono i brufoli, le mestruazioni, i primi amori, quel momento in cui l'adolescenza finisce e l'età adulta incombe come un avvoltoio. All'improvviso ti trovi a parlare di lavoro, famiglia, figli, insomma tutta una serie di argomenti che fino al giorno prima sentivi solo come rumore di fondo, sull'autobus o in metro. I primi giorni possono essere difficili: non trovare le parole giuste può causare dei momenti di imbarazzo ma salvate questo post, imparate a memoria 3 o 4 frasi e vedrete che riuscirete a cavarvela e a passare come gente "matura"
"i maschi assomigliano sempre più alla madre e le femmine al padre" Questo dogma può togliervi d'impaccio quando vi viene presentato/a il primo figlio di una coppia di vostri amici. Considerando che il 93% dei bambini fino ai 3 mesi è molto brutto, con questa frase inconstestabile potrete uscirne alla grande senza offendere nessuno
"preferisco sempre un bambino sia vivace piuttosto che vederlo incollato al telefonino". Se il pargoletto che i vostri amici vi presentano ha 3 o 4 anni e dimostra già di essere una testa di cazzo, questa frase vi garantisce una figura da signori. Anche se istintivamente avreste voluto mollare una cinquina a mano aperta su quel piccolo coglione che continua a darvi calci e a toccarvi con le mani appiccicose
"se tornassi indietro anche a me sarebbe piaciuto imparare uno strumento o una lingua da piccolo" Questa bugia vi tornerà utile quando i novelli genitori vi stanno frantumando le palle dicendo che stanno pensando di iscrivere il proprio pargolo a scuola di inglese o di musica. Questa malattia è ormai diffusissima, ma spiegare il perchè può richiedere tempo e fatica. In realtà non finirò mai di ringraziare i miei che non mi hanno mai obbligato a passare i pomeriggi in orribili accademie di lingua dove la professoressa, nella più rosea delle opzioni, era un'ex tossica che era fuggita dal Regno Unito negli anni '80.
"alla fine abbiamo sempre questa smania di visitare qualche città europea quando invece dovremmo prima conoscere le bellezze del nostro Paese" Quando la coppia che avete di fronte ha fatto la cazzata di spendere migliaia di euro per sposarsi, altre migliaia di euro per comprare un appartamento piccolo come la mia moralità, altri mille mila euro per iscrivere il figlio alla scuola di inglese (vedi punto 3), per giustificare il fatto che, non avendo più soldi, sono costretti per il terzo anno di fila a passare le uniche due settimane di vacanza in un appartamentino orribile della costa adriatica/ligure/ionica che sia, allora, invece di gridargli "cogliooooni noi ce ne andiamo allo Sziget", fate un sospiro e sciorinate quanto leggete al punto 4. Il successo è garantino e la coppia vi adorerà.
"non vedo molte serie in generale, più che altro perchè altrimenti poi ci vado sotto, ma questa me la segno" Piuttosto che spiegare a due ritardati perchè non vedrete mai l'ennesima serie televisiva di merda prodotta da Netflix, invece che sciorinare ore e ore di spiegazioni sul perchè i film siano nettamente migliori che qualsiasi serie televisiva, del perchè avete visto solo serie tipo Twin Peaks e Boris, meglio tagliare corto e uscirne con stile ed eleganza.
"i cani sono più affettuosi, i gatti magari di meno, ma forse sono più autonomi" Quando la vostra fantastica coppia di amici vi fa conoscere il gatto/cane che hanno adottato/acquistato per far fronte a una crisi ormonale/generazionale, fate lo sforzo di accarezzarlo ma capisco (davvero) che sia troppo difficile dire "oddiochecarino". Quindi piuttosto che mentire, potete affidarvi a questa sempiterna banalità.
"mi piacerebbe tantissimo avere un animale a casa, ma siccome sono creature che rispetto e che hanno bisogno di tanta cura e amore, ho il timore che non abbia tutto il tempo che queste meravigliosi animale necessitano. Per cui preferisco non avere animali piuttosto che ignorarli" Se la discussione al punto 6 va avanti, certamente vi si chiederà se avete animali a casa o se avete intenzione di prenderne uno. La risposta al punto 7 è davvero incontestabile e vi garantisce un aurea di santone, amante degli animali che neanche Licia Colò
#scrivilosuimuri#frasi#scritte#frasi italiane#aforismi#poesiadistrada#pensieri#frasi belle#pensieri miei#scrivere#frasi e pensieri#frasitumblr#frasi tumblr#frasi pensieri#tumblr italia#riflessioni#riflessione personale#riflessione#frasi vita#frasi e parole#blog italiani#vita#self love#self care#psicologia#me#sfogo#sfogo personale#post sfogo
2 notes
·
View notes
Text
Capitolo 3 (seconda parte)
Si rivestì con calma, scelse con cura abiti comodi ed anonimi, niente scritte, niente colori sgargianti, niente che, di per se, potesse attirare l’attenzione. L’unico vezzo che si concesse, del quale non voleva saperne di fare a meno, erano le sue Adidas gialle; scarpe nate per correre, anche senza piedi dentro. Terminata l’operazione, mise il coltello in tasca e uscì di casa. Buongiorno Roma, il lupo si confonderà nel gregge travestito da agnello.
Per le scale incrociò la signora Rosa, l’inquilina del piano superiore. Sapeva tutto di lei: divorziata, due figli maschi studenti in un liceo classico del centro; lei lavorava alle poste e faceva sempre il turno di mattina, otto e trenta, quattordici. Nessuna frequentazione con l’altro sesso. L’informazione è potere. Anche quella apparentemente trascurabile.
La salutò come sempre, con cordialità e distacco, lei ricambiò alla stessa maniera. A volte si fermavano anche a scambiarsi banalità ed a sciorinare luoghi comuni sul tempo, o sui giovani d’oggi, o sul governo, come da buon vicinato; poi ognuno per la propria strada, azzerando completamente le frasi pronunciate appena un attimo prima. Era così che si viveva tra la gente. E già, la gente: un’enorme massa microcefala che si nutriva di vuoto.
Decise che poteva permettersi di perdersi un po’ tra le vecchie strade del centro storico. Era una festa per gli occhi. Ad ogni angolo una sorpresa. Duemila anni di storia e di architettura proiettati a tempo pieno nel più grande drive in di tutti i tempi. Forse non aveva tutti i torti chi sosteneva che Roma fosse la città più bella del mondo. Lui comunque era d’accordo.
Anche gli indigeni, i romani, lo incuriosivano e, nel suo vasto peregrinare per il globo, aveva constatato che, ovunque se ne incontrasse uno, lo si riconosceva immediatamente, ancor prima che aprisse bocca. Dopo era troppo facile. Secondo il suo modesto parere, racchiudevano in maniera perfetta il meglio ed il peggio dello stereotipo italico. Aver respirato tutta quella storia doveva aver fatto il suo effetto, non poteva essere diversamente. Era una sorta di prolungata esposizione a radiazioni similnucleari; un effetto c’era sempre.
“La via è la meta”. Certo, lo sapeva, non era li per le architetture e, tanto meno, per la gente. Aveva scelto la capitale per due motivi precisi: il primo era che, quando non vuoi essere visto, né trovato, meglio la compagnia di milioni di persone, che il luogo più remoto della terra.
“Esporsi e sottrarsi ad ogni svolta della strada. Non fa nessuna differenza nascondersi, se tutti sanno che ti stai nascondendo.”
Doveva dargliene atto, era stato il libro ad influenzare questa sua decisione.
Un buon motivo quindi, ma il principale era, senza ombra di dubbio, l’altro: aveva scelto Roma perché era il centro del potere. Il potere comunemente inteso. E ne conosceva anche le origini precise e a chi farle risalire: Costantino. La storia era chiara nella sua linearità, occorreva soltanto averla letta. Tutto ebbe inizio nel 312, quando, dopo aver sconfitto il suo rivale Massenzio, Costantino ebbe l’illuminazione che riscrisse la storia moderna d’Occidente. Forse, visto che lui altri non era che un furbo politicante ed un feroce guerriero, sarebbe più opportuno attribuire l’idea al suo “intellettuale” di fiducia, tal Eusebio di Cesarea, consigliere di guerra, poi vescovo e falsificatore coi fiocchi. L’idea fu questa: costruire il primo Stato assolutamente totalitario dell’epoca. Come fare? Semplice, sposando in pieno le farneticanti teorie di Paolo di Tarso, San Paolo per gli amici, uno dei personaggi più torbidi della cristianità antica. Costantino tirò fuori i cristiani dalle catacombe e, nonostante si fosse macchiato di crimini orrendi come l’assassinio del figlio e della seconda moglie, con una lunga serie di favori, quali l’esenzione dalle imposte, generose sovvenzioni, la costruzione di nuovi luoghi di culto, riuscì ad ingraziarsi il clero che, al Concilio di Nicea del 325, gli affidò pieni poteri. Tanto è vero che Costantino si autoproclamò tredicesimo apostolo. La frittata era fatta. Il potere spirituale ed il potere temporale si unirono in matrimonio e fu benedetto nel sangue. Sangue di milioni di persone ben spalmato su ogni angolo della Terra nei secoli a venire.
4 notes
·
View notes
Text
Ogni famiglia, che sia composta da due, tre o quattro membri, ha un suo linguaggio. Un linguaggio strettamente linguistico, uno fisico, uno comportamentale e così via.
Ognuno ha un suo modo di rapportarsi a sé e all'altro unico e che, in famiglia, diventa in qualche modo qualcosa di condiviso, così che questo linguaggio possa essere letto e scritto da tutte le parti.
Ebbene, io vorrei sapere qual è stato il mio primo evento della mia vita che mi ha portato letteralmente a scollarmi dal linguaggio della mia.
Ero decisa: sarà stato il lontano 2017, quando ho preso quell'aereo e ho vissuto una vita mia per la prima volta.
Poi ho pensato ancora: no, forse è stato prima. Forse è cominciato tutto con il DCA: quando piangevo all'improvviso e l'unica cosa che mi si riusciva a dire era che ero pazza e che mi dovevo alzare dal letto perché andava rifatto.
O forse ancora prima: quando ho incontrato a 14 anni la mia migliore amica che, gracile gracile, mi ha dato uno zuccherino ogni volta per sciogliere un po' questo muro di ghiaccio che mi hanno insegnato a portare.
O forse, io ci sono nata con un altro linguaggio e basta, chi lo sa. Perché sennò... perché piangevo tutte le volte che mamma non rimaneva all'asilo con me? Perché io dovevo sentire questo bisogno costante di essere considerata, di avere la prova di esistere e di essere presente, di sentirsi voluta bene?
Il mio linguaggio è sempre stato diverso da quello della mia famiglia. E infatti, a quei pianti non ho mai ricevuto carezze per calmarmi, ho ricevuto abbandono perché mia mamma se ne andava a casa. Non ho ricevuto abbracci (pure finti) che da maggiorenne.
E quindi anche oggi mi ritrovo in una dinamica la cui grammatica mi è proprio estranea, totalmente.
Ma la vogliamo smettere di stare con il muso lungo?
Ma come stai? Che ti senti? Oggi stai meglio?
Non sono di certo pronta a ricevere col sorriso domande del genere, il mio orgoglio non me lo permette, ma non posso negare che desidererei ricevere queste domande. E invece, forse per lo stesso orgoglio, queste domande nemmeno le si fanno. Ah quindi forse il linguaggio ha una base comune? Sni perché io ho subito un torto, un torto che potrei fare come lo avessi dimenticato il prossimo minuto se qualcuno facesse anche solo la mossa di un tentativo di riappacificazione. Invece nessuna mossa, nessun tentativo. Si aspetta, passivi, che la rabbia sbollisca. Perché così è scritto nel linguaggio, nei secoli dei secoli.
Io però non parlo più questa lingua. Non tollero più di dimenticare senza ricevere le mie dovute scuse. Le mie amiche, quando ho raccontato l'accaduto, non hanno fatto altro che ripetere le stesse parole e tra di loro non si sono nemmeno sentite: che schifo, che vergogna. Parole per me fortissime, sono arrabbiata ma forse non avrei usato schifo. Ma se le usano le mie amiche, chi sono io per non accettarla? Forse questo dimostra nuovamente quanto io abbia perdonato talmente tanto da non sentirmi più una dignità, una importanza. In effetti è come mi sono sentita quella sera: senza nessuna importanza. Perché un altro linguaggio in questa famiglia è che l'importanza te la devi da solo, nessuno te la da perché è giusto che sia così.
Se dico un mezzo fatto mio che mi preoccupa, nessuno mi chiederà dettagli. Te lo devo sciorinare tutto per filo e per segno per ricevere, forse, la tua attenzione.
Io però non sono fatta così, di nuovo. Io per ogni cosa ho sempre questa cosa per cui mi vorrei fare piccola piccola, così non disturbo nessuno. E nella mia testa continuo a farlo pure se sono ancora arrabbiata - anche perché poi vengo etichettata come dispettosa ed è una cosa che proprio non tollero.
Non lo so quand'è che ho cominciato ad avere un linguaggio mio. Forse è così da sempre e io non ho fatto altro che soffrire proprio per questo motivo perché non mi si capiva e io non capivo quello che mi si diceva. È una sofferenza anche così. Purtroppo, per me è una sofferenza sempre e comunque: sia nella tempesta che nella quiete. Ma se il campo avversario non è in grado di abbassare armi che non si capisce nemmeno perché siano state alzate, allora non posso fare altro che arrendermi alla mancanza di volontà della quiete.
Ovviamente anche questa volta piangerò sempre e solo io, come sempre. Ma per quanto farà male, forse farà bene dopo. E va bene così. O forse no.
7 notes
·
View notes
Text
We must remain vigilant against distortions of reality and manipulations of the Western media and always be ready to denounce the falsehood spread by our enemies
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ CERCARE LA VERITÀ NEI FATTI, APPLICARE RIGORE E SCIENTIFICITÀ NELLA RICERCA ED EVIDENZIARE DISTORSIONI ⚠️
🤡 Adesso, gli stessi media pro-US che soltanto ieri gridavano al «Tradimento!11!!» di Cina e India verso la Russia, riconoscono che:
一 La Risoluzione non riguardava la Condanna alla Russia nei confronti dell'Operazione Militare Speciale, bensì la Cooperazione tra ONU e Consiglio d'Europa 🤝
二 In quello che viene definito dal Corriere il «passaggio più delicato della Risoluzione», ovvero quello in cui si fa riferimento (nel Preambolo), «all'aggressionde da parte della Federazione Russa contro l'Ucraina», Cina e India si sono astenute ❗️
🐰 Messaggio per coloro che - in ogni altro giorno della loro vita detestano (giustamente) i media pro-US - ma che, ieri, perché si trattava della Cina e dell'India sono saliti sul carro del «Tradimento!11!11» senza andare a controllare, senza informarsi, senza applicare il Principio "实事求是", ovvero: "Cercare la Verità nei Fatti", ecco qualche consiglio:
❤️ Il nostro obiettivo finale deve essere SEMPRE ciò che in Cina si definisce "求是", ovvero la Ricerca della Verità. Essa, va ricercata nei fatti, e - per investigare al meglio - è necessario applicare Rigore nel Metodo e Scientificità nella Ricerca 🔍
一 Prima cosa, andare alla fonte, ricercare la fonte, ed effettuare un confronto tra la «fonte primaria» e la cosiddetta «fonte secondaria», per evidenziare se vi sono bias e distorsioni della verità 🔍
二 Seconda cosa, tenere bene a mente che - senza aver investigato una questione - la probabilità di sciorinare sciocchezze su di essa sarà molto alta, pertanto - prima di farsi prendere dal panico e ripetere a pappagallo le dichiarazioni distorte dei media pro-US - è necessario informarsi e investigare a pieno il problema 🔍
💬 "Quando non hai approfondito un problema, i fatti presenti [...] e non sai niente dei suoi elementi essenziali, qualunque cosa tu dirai a riguardo sarà, senza dubbio, una sciocchezza" - Mao Zedong, 《反对本本主义》 🚩
🌸 Iscriviti 👉 @collettivoshaoshan
⚠️ SEEK TRUTH IN FACTS, APPLY RIGOR AND SCIENTIFICITY IN RESEARCH AND HIGHLIGHT DISTORTIONS ⚠️
🤡 Now, the same pro-US media that only yesterday shouted «Betrayal!11!!» of China and India to Russia, recognize that:
一 The Resolution was not about condemning Russia for the Special Military Operation, but about the Cooperation between the UN and the Council of Europe 🤝
二 In what Corriere calls the «most delicate passage of the Resolution», i.e. the one in which reference is made (in the Preamble), «to the aggression by the Russian Federation against Ukraine», China and India abstained ❗️
🐰 Message for those who - in every other day of their lives (rightly) detest the pro-US media - but who, yesterday, because it was China and India, jumped on the bandwagon of «Betrayal!11!11» without go and check, without getting informed, without applying the "实事求是" Principle, i.e.: "Seek the Truth in Facts", here are some tips:
❤️ Our ultimate goal must ALWAYS be what is called "求是" in China, i.e. the Search for Truth. It must be sought in facts, and - to better investigate - it is necessary to apply Rigor in the Method and Scientificity in Research 🔍
一 First, go to the source, research the source, and compare the «primary source» and the so-called «secondary source», to highlight if there are any biases and distortions of the truth 🔍
二Second, keep in mind that - without having investigated an issue - the probability of spouting nonsense about it will be very high, therefore - before panicking and parroting the biased statements of the pro-US media - it is necessary to inquire and fully investigate the problem 🔍
💬 "When you have not delved into a problem, the present facts [...] and know nothing of its essentials, whatever you say about it will, no doubt, be nonsense" - Mao Zedong, 《反对本本主义》 🚩
🌸 Subscribe 👉 @collettivoshaoshan
#socialism#china#italian#translated#china news#communism#collettivoshaoshan#xi jinping#marxism leninism#marxist leninist#marxismo#marxist#marxism#multipolar world#multipolarity#india#india news#china india news#news#asia news#media literacy#media analysis#media lies#united nations#un#onu
2 notes
·
View notes
Text
"Molto è stato detto e scritto, troppo poco quello che è stato praticato" di Riccardo Rescio
Purtroppo i pensieri che stimolano le parole e queste che divengono scritti, troppo spesso restano riferimenti, indicazioni, percorsi, da studiare, da memorizzare per poi sciorinare, ma mai da applicare.Mappe, pietre militari, indicatori di direzione, che grandi filosofi hanno scritto, che molti hanno studiato, ma che nessuno ha messo concretamente in pratica.È questo il dramma che affligge…
View On WordPress
0 notes
Video
youtube
Due artisti di livello eccezionale arrivarono a punzecchiarsi in merito a una melodia. Ivan Graziani, con Agnese dolce Agnese, e Phil Collins, con Groovy kind of love, si diedero per un po' battaglia virtuale. Chi ha copiato chi? era in sostanza il casus belli. E via a sciorinare date, i momenti della pubblicazione, le piccole variazioni tematiche. Disputa divertente quanto, in realtà, surreale. Tra Collins e Graziani, infatti, si inserisce il terzo incomodo. Si tratta del compositore e pianista romano Muzio Clementi, nato nella Capitale nel 1752. Data l'epoca nella quale visse e operò, la querelle Collins-Graziani sembra definitivamente chiusa.
(via Muzio Clementi - Sonatina op. 36 n. 5 in sol maggiore (parte 2) - 3. Rondò - YouTube e https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/domenica_musica_muzio_gode-1985054.html)
0 notes
Text
Su «Lo splendore» #5 - Aleister Crowley
Ragioniamo. «Lo splendore» è dominato dall’idea dell’armonia, della proporzione vitale, della felicità, ma poi è tutto uno sciorinare di omicidi, accoppiamenti selvaggi, deiezioni, infamie, meschine sofferenze: al dunque, è un buon lavoro da truffatori. E sono convinto che dietro c’è lo zampino di Pessoa. Del resto, è risaputo che l’autore non esiste.
Aleister Crowley, lettera a John W. Lancaster, 21 luglio 1925
Nell’immagine, un ritratto fotografico di Aleister Crowley.
Potete trovare questa nota archiviata su:
0 notes
Photo
New Post has been published on https://www.tempi-dispari.it/2024/02/08/imo-musica-da-un-prompt-la-fine-dei-musicisti/
IMO: musica da un prompt...la fine dei musicisti?
Prosegue inesorabile e, apparentemente, inarrestabile, l’avanzata dell’intelligenza artificiale nel campo della musica. Dopo quella che crea canzoni in base al mood richiesto, sta emergendo la versione che riesce a sfornare una canzone da un semplice testo. Si, basta descrivere che tipo di brano si desidera è l’ia lo genera. Per il momento si tratta si ‘semplici’ spezzoni di 30 secondi circa. Il punto è comunque che ce la fa. L’abbiamo testata e il risultato non è poi così scarso.
La differenza tra strumenti generati e reali, praticamente non c’è. Al momento il divario maggiore è sulla qualità della proposta. Ossia il limitato range espressivo. Ma è solo una questione di tempo. La sensazione è quella di trovarsi dinnanzi ad un bambino prodigio. Sta imparando. Più si andrà avanti col tempo è più si affinerà proponendo prodotti competitivi.
È la fine della figura del musicista? Iniziamo col dire che comincia a diffondersi la paura reale che le arti possano scomparire. Diversamente non si capisce perché diversi siti che generano immagini siano stati hackerati per sabotare il risultato della loro proposta. Accadrà anche per la musica? Per gli scritti sta già succedendo.
Bastano poche righe di prompt per vedersi sfornare un articolo con tutti i crismi. Idem per le recensioni. Tutti ambiti testati. A livello macroscopico il ‘problema’ esiste. Le aziende e, non quelle sotto casa, hanno già cominciato a licenziare personale. Evitiamo di sciorinare i dati perché non è questa la sede, ma sono davvero impressionanti. E la musica? Per il momento resiste.
Resiste ma non per proprio merito quanto per limiti dell’ia. I musicisti ancora hanno margine di sopravvivenza. Innegabile che questo piano piano si ridurrà. Cosa resterà quindi? Solo canzoni scritte a tavolino per un preciso scopo, ossia essere vendute o trasmettere determinate emozioni? E si, perché non si può certo dire che la differenza tra un brano scritto da un essere umano e uno generato da dei circuiti si sentirà sempre. Inutile nascondersi dietro un dito.
Sappiamo che è così. Quindi cosa possiamo fare per resistere? Semplicemente prendere atto di ciò che sta accadendo. Soprattutto prendere coscienza dell’importanza di quello che facciamo. Ancora più importante è abbandonare l’idea del mainstream. La via è concentrarsi su chi vuole ascoltare qualcosa di diverso e ancora umano. Che sarà una minoranza rispetto al mercato generale.
Ma non ci deve interessare. Competere contro un prodotto costruito ad hoc per piacere è impossibile. La storia di Davide e Golia nel 2024 non regge. Purtroppo Golia ha troppe armi dalla sua. Ma noi, con la nostra piccola fionda, possiamo almeno provare a difenderci e rimanere vivi. Golia dominerà, ma non dappertutto. Fare previsioni è impossibile.
Cosa accadrà al mercato? Alla fin dei conti la musica creata dall’ia non ha costi. O ne ha minimi. Sarà diffusa in maniera gratuita? La discriminante tra un prodotto umano e uno non umano sarà il fatto che il primo avrà un prezzo mentre il secondo no? Forse. O forse no. Una cosa è certa, non si può fare finta che non stia succedendo nulla. È il modo sicuro per soccombere senza neppure provare a resistere. Serve un profondo cambiamento di mentalità. Sia degli artisti sia di chi ascolta.
E deve avvenire fin da subito. Aspettare che accada l’irreparabile è irresponsabile. Soprattutto, è un suicidio. Fare finta che nulla sta accadendo vuol dire stendersi sul nostro letto e aspettare il decesso. Morte che non siamo neppure sicuri arriverà. Annichilimento sicuro se noi non ci muoviamo. Restare inermi lascerà sempre il dubbio di cosa sarebbe potuto accadere se avessimo lottato.
Viene da sé che il discorso è molto più complesso e articolato di così. Ad esempio, chi vive di musica, come farà? Se oggi scrivo gingles pubblicitari, sottofondo per trasmissioni, colonne sonore per film e documentari, domani come farò? Lo sappiamo che a vincere è sempre l’ottica del guadagno. Ad un’azienda conviene di più sviluppare una ia che non pagare qualcuno. Ripeto, nessuno ha la sfera di cristallo. Nessuno può sapere esattamente cosa accadrà. La certezza è che non si può restare a guardare.
È cambiato il campo di battaglia. L’impero ha sviluppato nuove armi. Bene, adeguiamoci e contrattacchiamo. Svegliamo la nostra coscienza. Diversamente tutto quello che si fa è perfettamente inutile. Tanto verremo cancellati dal mercato (ovviamente è una estremizzazione).
0 notes
Text
"Amare"
di Riccardo Rescio (2011)
Trasferire le proprie conoscenze per formare nuove coscienze, passare esperienze per fortificare i caratteri, partecipare emozioni, sogni, idee, aspirazioni per stimolare l’intuito, sollecitare l’osservazione, sviluppare le intrinseche potenzialità è difficile, molto difficile e come tutte le cose difficili richiedono la massima attenzione, grande impegno e molto spesso, con la tensione che tutto ciò comporta, anche tanta paura di sbagliare.
La partecipazione del sapere richiede un quotidiano e costante impegno, un onere e un onore a cui non si può e non si deve in alcun caso sottrarre.
Un genitore che non sente il desiderio, l’irrefrenabile necessità di trasferire continuamente le conoscenze acquisite ai propri figli non può dirsi un buon genitore.
Un precettore non può dirsi tale se non fa dell’insegnamento il postulato principale della propria vita, trovando il naturale appagamento nel formare coscienze ricche di desiderio di conoscere, piene di stimoli, capaci di sviluppare le grandi potenzialità del pensiero.
Il vero sapere non è la capacità di stivare notevoli quantità di nozioni o conoscere dati e date da poter sciorinare a menadito.
Fare cultura non è inculcare, ma sviluppare, attraverso lo studio, le conoscenze, l’osservazione, la voglia di sapere, la curiosità di conoscere, la possibilità di scoprire cose nuove, l’oltrepassare frontiere, l’esplorare territori sconosciuti e cosi facendo assaporare il supremo piacere di aggiungere qualcosa, anche infinitesimale, a tutto quello che già c’è.
Il sapere non deve mai essere fine a se stesso, ma deve precostituire il presupposto, la condizione inalienabile per elaborare, sviluppare sempre nuove conoscenze.
L’uomo libro, L’uomo enciclopedia, l’uomo dallo sconfinato sapere se usa le proprie conoscenze solo per se stesso rimane un fenomeno da baraccone, capace solo di appagare, con la meraviglia della gente, unicamente il proprio ego.
Non basta sapere, bisogna essere altrettanto capaci di trasferire il proprio sapere e fare in modo che tali conoscenze possano svilupparne sempre di nuove.
Tutti noi, in qualche misura siamo chiamati a svolgere questo affascinante compito, come genitori, insegnanti, professori, precettori, maestri d’arte, capi ufficio, capi reparto, prima o poi, per un breve periodo o per lunghi anni, avremo la responsabilità di passare le nostre conoscenze, potremo farlo per amore, per passione, per missione, per scelta di vita, oppure per obbligo o costrizione, in tutti i casi la responsabilità di formare non potrà essere alienata.
Quanti di noi sono effettivamente in grado di farlo nel migliore dei modi è difficile da stabilire, ma se tutto ciò è di una sconcertante ovvietà, altrettanto sconcertanti sono i danni che si creano quando la presunzione, l’arroganza, l’egocentrismo, la frustrazione, sovraintendono al compito di preparare le coscienze.
Capita a volte che le debolezze umane prendano il sopravvento e facciano si che un genitore, magari anche inconsapevolmente, convinto di fare il bene del proprio figlio, lo costringa a privarsi dei suoi desideri, delle sue aspirazioni, per costringerlo a raggiungere quegli obiettivi che lui stesso avrebbe voluto, ma che non è stato capace di raggiungere.
La trasposizione dei propri desideri mancati nei figli è una delle cose peggiori che un genitore possa fare, ma è purtroppo anche la più diffusa.
Privare della possibilità di far realizzare i propri sogni a qualcuno è una cattiveria che diventa veramente aberrante quando questa privazione avviene in nome e per conto di quell’amore così particolare che dovrebbe annientare il proprio sentire a favore dell’interesse supremo, il bene di un figlio.
Il dono più grande che un genitore, che è anche insegnante, precettore e tutore dei propri figli, possa fare per potersi dire veramente un buon genitore, è quello di essere capace di far comprendere ai propri figli quanto sia importante sviluppare la ragione e attraverso questa sviluppare una propria capacità critica che potrà anche portarli ad accettare dogmi e fedi, ma mai per prassi, mai per circostanze, mai e poi mai per passiva accettazione, ma esclusivamente per vera convinzione, per vera condivisione di idee, solo ed esclusivamente per convinta partecipazione.
Compito di un genitore o di chiunque intende condividere il proprio conosciuto è far comprendere che i riferimenti sono una cosa importante, i riferimenti sono il sistema di misurazione del nostro pensare, del nostro agire, a questi dobbiamo continuamente rifarci per confrontare il nostro e l’altrui operato.
I riferimenti costituiscono le pietre miliari del nostro percorso formativo, sono i valori, gli affetti, i ricordi e le esperienze, sono gli insegnamenti, sono i sorrisi e i rimproveri, gli incoraggiamenti e i dinieghi.
I riferimenti sono tutto quello che è necessario a farci crescere, a far sviluppare la nostra personale capacità di valutare con attenzione, di analizzare con obiettività, di considerare con oculatezza tutto ciò che ci capita in modo da poter compiere scelte, liberi da condizionamenti, nella piena consapevolezza di ciò che si fa e delle conseguenze che tali scelte comporteranno. Il nostro sarà un percorso formativo che non finirà comunque mai.
Olomouc Ceska Republica
31 gennaio 2011
Credito immagine : elenatempestini
Settembre 2023
0 notes
Text
Sentieri abbandonati
Foto di Chris Czermak La montagna è tema difficile da sciorinare, basta un po’ di violenza a fare torrenti di sentieri abbandonati. La vaia è dio degli ebrei porta via i primogeniti a chi non ha sparso sangue d’agnello sopra le porte. Intatti i figli degli altri. Tuttavia proseguiamo cercando sassi indomiti al destino. *
View On WordPress
0 notes
Text
Mi è capitato questo post nella homepage e mi è tornata alla mente una mia vecchia riflessione a riguardo.
Si trattava di un periodo particolare in cui affrontavo molte difficoltà e volevo restarmene appunto anonimo e sparire dalla vita di tutti. Oggi mi piace ancora restare anonimo, essere Nessuno (da qui la citazione omerica nella descrizione del blog “Οὔτις ἐμοί γ' ὄνομα”), ma sto lentamente superando la mia vena autodistruttiva.
Riassumendo brevemente, pensavo che appunto in alcune lingue “essere” e “vedere” hanno la stessa radice (tedesco essere=sein vedere=sehen, olandese essere=zijn vedere=zien). Come a simboleggiare reconditamente che è la visibilità di alcunché, la sua percezione visiva, che ne caratterizza la reale esistenza concreta. E per converso, come se il non vedere un dato oggetto ne determinasse appunto la sua non-esistenza.
Da qui, trasportando il tutto sul piano ontologico, era come se il non vedere con la coscienza, quindi il non conoscere, il non sapere, permettesse il non essere.
Ai tempi pensavo che sarebbe stato bello ignorare se stessi, non essere visti e dunque non essere. In un certo senso se fossi scomparso dalla vista fisica e spirituale delle persone sarei potuto non essere mai esistito. Sottraendomi infatti alla vista spirituale dell’uomo, avrei potuto sottrarmi anche alla sua memoria.
Ora non voglio addentrarmi nella questione e sciorinare tutta una carrellata di posizioni filosofiche sull’inquadramento della memoria a partire da Agostino fino a Hume e Bergson, però ero in una fase decisamente difficile, attraversavo una profonda depressione, e la mia visione della realtà era decisamente scombinata ed invertita ed il mio desiderio in quel momento era solo quello di “dissolvermi nella nebbia tra i boschi, e disperdermi per sempre come cenere al vento”.
La responsabilità di essere me stesso comportava delle aspettative nelle persone a me vicine che sentivo di non poter più soddisfare, e dunque preferivo ‘scomparire’ piuttosto che dover sostenere il peso di essere me stesso.
Ciononostante devo ammettere che da sempre nella mia vita ho sempre cercato di volare basso, di non ‘brillare’. Sono stato cresciuto e sono stato formato secondo l’idea che ostentare è sbagliato, che la propria emotività e spiritualità è profondamente intima e dunque ogni forma di esternazione della stessa è immeritevole di essere sottoposta alla mercè del pubblico, oltreché indecorosa.
Fin da giovane mi sono sempre sottratto alle attenzioni altrui ed infatti, detto in modo molto prosaico, mai nessuno “mi ha dato una lira”. Esteticamente poco probante e ‘diversamente alto’, balbuziente, timido, insicuro e dislessico, non è che apparissi infatti come la perfetta effige dell’eccellenza.
Al di là di tutti i miei difetti di gioventù, poi parzialmente corretti nel tempo, una sorta di desiderio condito di vanità nel ricevere il riconoscimento dall’altro lo sentivo anch’io. Ma l’ho quasi sempre evitato. Ed ho sempre avuto difficoltà a comprendere coloro che sentivano il bisogno urgente di mostrarsi agli altri, di essere visti e riconosciuti a tutti i costi, da tutti, di essere innalzati all’attenzione generale.
Da qualche tempo sto imparando a chiedere aiuto all’altro, a guardare anche fuori di me. E nel mio richiedere aiuto c’è anche questo tentativo di scrivere e de-scrivere le mie sensazioni davanti ad un “pubblico”. Cosa che sto iniziando a fare qui, visto che in altri social tenevo il tutto lucchettato senza poter essere visto o letto da nessuno.
Questo non significa che stia “tradendo la mia natura”. Non riuscirei mai a firmare con nome e cognome qualcosa di veramente e interiormente mio, a denudare la mia anima in pubblico.
Saranno state le mie esperienze di vita, sarà la mia natura diffidente, ma non riesco a fidarmi delle persone. Ed aprirmi completamente a qualcuno mi è pressoché impossibile se non in forma criptica e impersonale.
Faccio dunque dei piccoli tentativi in forma anonima. Ma non riesco a mostrare pubblicamente quello che sento e che sono. Essere famoso, essere cercato ed essere visto è in fondo una delle cose più terrificanti che possa immaginare per me stesso e allo stesso tempo una delle più sublimi.
Sublime poiché la possibilità di trovare qualcuno, fosse anche solo l’ombra di un’idea, con cui poter essere completamente ed esplicitamente me stesso, senza dover più nascondere nessun lato di me, senza dover trattenere alcun aspetto della mia natura, qualcuno che raccolga l’intero spettro del mio universo emozionale, che riesca a vedere e ad accogliere i tratti angelici e demoniaci che ho dentro di me, è come una tempesta, che ti coglie nel mezzo dell’oceano: ti travolgerà e potrebbe portarti alla deriva, ma ti segnerà per sempre e non potrai fare a meno di arrenderti alla sua potenza.
E lì stoicamente non potrei fare altro che sorridere inerme della mia impotenza e lasciarmi dominare dalla sua bellezza…
“Perché teniamo tanto alla esclusività del nostro nome, della nostra posizione, delle nostre acquisizioni? L’essere anonimi è forse degradante, l’essere sconosciuti forse spregevole? Perché diamo tanto la caccia a tutto ciò che è popolare, famoso? Perché non ci accontentiamo di essere noi stessi?”
21 notes
·
View notes
Text
Micol Incorvaia: “Con Edoardo Tavassi sto vivendo un amore stupendo, ma lo tengo per me”
DIRETTA TV 24 Aprile 2023 I fan degli Incorvassi si chiedono come procede la storia d’amore tra Micol ed Edoardo, viste le scarse testimonianze social. Lei coglie la palla al balzo per chiarire: “Il fatto che non vada a sciorinare quanto sia bella la mia storia d’amore, non toglie che io sono realmente innamorata”. 5 CONDIVISIONI Micol Incorvaia ed Edoardo Tavassi continuano a gonfie vele la…
View On WordPress
0 notes