#sci di fondo
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klimt7 · 10 months ago
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Oggi, -11° gradi
Oggi: sci di fondo, circa 9 km
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E silenzio, pace, bianco, ghiaccio, cielo latticinoso, spinta e avanzamemto, passo pattinato in salita, scivolata entro il binario, nelle discese
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gobelluno · 10 months ago
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Granfondo Dobbiaco-Cortina, un sogno per tutti
CORTINA D’AMPEZZO – Più di 20 cm di neve fresca hanno imbiancato e completato il tracciato della nuova edizione della Granfondo Dobbiaco-Cortina, pronta a regalare un sogno ad occhi aperti e sugli sci stretti a tutti i suoi affezionati partecipanti. Gare in programma nel fine settimana del 3 e 4 febbraio, con la giornata del sabato dedicata alla 42 km in tecnica classica e quella della domenica…
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ritroviamocida · 11 months ago
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"Le Migliori Destinazioni per una Settimana Bianca Indimenticabile: Sci, Relax e Avventura"
L’inverno è la stagione perfetta per gli appassionati degli sport sulla neve e delle emozioni in montagna. Se stai cercando l’esperienza perfetta per una settimana bianca da sogno, abbiamo selezionato tre destinazioni mozzafiato che promettono paesaggi da cartolina, piste impeccabili e un’atmosfera unica. Cortina d’Ampezzo, Italia: Un’Esperienza di Classe tra le Dolomiti Cortina d’Ampezzo,…
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libero-de-mente · 1 year ago
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La vita è come un'Olimpiade.
Ci sono varie discipline e ognuno di noi è campione in una di queste:
- Vita a ostacoli
- Tiro a campare
- Salto nel vuoto
- Arrampicata sociale
- Ansiathlon
- Correre il rischio
- Calcio alla sorte
- Nuoto in un mare di guai
- Nuoto a fondo
- Tuffo nel passato
- Corsa senza fiato
- Lotta di classe
- Sollevamento problemi
- Lancio del peso sullo stomaco
- Salto del pasto
- 100 mt di scatto nervoso
- Baseballe
- Fare a pugni con se stessi
- Gare di fondo da toccare
- Maratona di problemi
- Falsità su pattini
- Cinismo su strada
- Tiro con porco
- Tiro delle frecciate (alle spalle)
- Ginnastica depressistica
- Lancio del giavellotto bipolare
- Palle al volo
- Tuffo nella vergogna
- Pentathlon di dipendenze
- Carenza affettiva in lungo
- Oki su ghiaccio
- Trials di amori non corrisposti
- Vita in solitudine come una (f)regata
- Sci(volare) in fondo
- Staffetta 4X400 mg benzidamina al giorno
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firewalker · 2 months ago
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Nordic Walking e Dunning-Kruger
Mi è venuto in mente che non c'è mai, in nessun campo della vita di nessuno, una palese manifestazione dell'effetto Dunning-Kruger come quando qualcuno impara la tecnica del Nordic Walking.
La faccio lunga, probabilmente.
Il Nordic Walking è diventato popolare in Italia intorno al 2010 circa e da lì in avanti. Dopo più o meno 15 anni è ancora piuttosto comune sentire "dove li hai lasciati gli sci?" da qualche spiritosone in giro, quando si cammina con i bastoncini. Se il padel avesse avuto il "successo" del Nordic Walking, al momento lo giocherebbe solo il signor Padel con i figli. Inoltre, non essendo l'unico sport che si fa con i bastoncini a piedi (mi viene in mente il trekking, ma non è il solo), è praticamente immediato pensare "ma che ci vuole?"
Ecco, ma che ci vuole. Qui parte il DK.
Dopo 11 anni da istruttore, ho potuto vedere davvero tanta gente, con approcci diversi, e mi sono accorto che quelli che andavano peggio durante le prime lezioni erano quelli che non si scostavano dal loro schema motorio abituale. Direte voi: è ovvio, uno cammina per 30, 40 o 50 anni in un modo, adesso vuoi pure cambiarlo in due ore di lezione? Eh, ma c'è qualcuno che non lo fa.
Dopo la prima lezione del primo corso, il commento più comune è non pensavo fosse così complicato. L'effetto DK vuole che ci sia un momento iniziale in cui la tua ignoranza è talmente ampia da non renderti nemmeno capace di capire quanto sei ignorante. E ora sto parlando di un'attività che conosco, ma ovviamente anche io ci casco. Ci cascano tutti, per qualcosa.
Il NW è un po' penalizzato in questo: in fondo si tratta di camminare, quanto potrà essere complicato?
Una volta che si comincia il corso, quindi, c'è gente che inconsciamente fa resistenza al nuovo, tende a mantenere il proprio schema motorio perché è sicuro che in quel modo sta facendo bene. Ripeto: è una cosa inconscia, ma il lavoro iniziale dell'istruttore è proprio quello di far notare che esistono altri movimenti e altre coordinazioni oltre quelle che l'allievo conosce, oppure di fargli notare che attua già quei movimenti e quelle coordinazioni, ma non ci fa mai caso.
Fate questo esperimento, poi tornate a leggere:
alzatevi dalla sedia o dal divano, lasciate il telefono, mani libere.
fate qualche passo guardando dritti davanti a voi. Se avete spazio fatene quanti più possibile.
facendo i passi, fate in modo che il passo sia relativamente ampio
Fatto? Bene.
Avete appena sperimentato il classico passo del NW, senza bastoncini.
Le braccia erano ferme? Molto probabilmente no, hanno ondulato seguendo i passi. In particolare, probabilmente la mano destra era in avanti quando la gamba sinistra era in avanti, e viceversa. E non ve ne siete nemmeno accorti mentre lo facevate.
Se ora prendeste un paio di bastoncini in mano, anche da trekking (se potete provateci prima di continuare a leggere), almeno la metà di voi andrebbe in ambio, ovvero andrebbe avanti con il braccio corrispondente alla gamba, non alternato come prima.
Questo è un assaggio di quanto sia complicata la faccenda, e del fatto che non sia solo camminare, ma si tratta di avere a che fare con due zeppi in mano a cui non siamo abituati, di coordinarli col passo e di riuscire a fare un movimento codificato e preciso. I bastoncini creano un disturbo coordinativo e motorio che la maggior parte delle persone nemmeno immagina, e qui si nasconde il DK.
Passare dall'ignoranza dell'ignoranza alla consapevolezza dei propri movimenti è un lavoro faticoso e lungo, e come per tutti gli sport non si smette mai di migliorare.
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(Claudia Parisi - Ph: Gabriele Laffi)
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digitalposterarchive · 2 years ago
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1950 3° Trofeo delle Madonie - Gara nazionale di sci di fondo e sagra della neve a piano della battaglia - Regione Siciliana - Palermo 
1950 3rd Trophy of the Madonie - National cross-country skiing competition and snow festival on the plain of the battle - Sicilian Region - Palermo 
Source: Pinterest / Fabienne Jerot 
Published at: https://propadv.com/travel-poster-and-ad-collection/italy-travel-poster-and-ad-collection/ 
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filorunsultra · 2 years ago
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Combattendo il freddo con vestiti inadatti, sempre allo stesso modo.
Avete mai avuto un principio di congelamento al cazzo? Mi è successo ieri pomeriggio durante un’uscita con gli sci da fondo assieme a Jeremie. Appena sono entrato in spogliatoio ho provato a scaldarlo con le mani ma faceva talmente male che riuscivo a malapena a toccarlo. Poi la vista si è appannata, i battiti si sono alzati ed è iniziato uno strano rumore. Deve essere stato quello il momento in cui ho detto a Jerem che stavo per svenire. Poi mi sono alzato e sono andato al cesso. Cristo, non capivo se vomitare o cagare, ma alla fine la seconda mi era sembrata la scelta più conservativa. Nelle 100 miglia ho imparato che non è bene vomitare a meno che non sia strettamente necessario. La stanza era fredda e non c’era nulla a darmi conforto. Poi ho fatto qualche goccia e l’ho usata per scaldarmi.
Mi era successo soltanto un’altra volta qualcosa di simile, durante la grande nevicata di Sciacche. Ero salito in macchina, tremolante, tra Luzia e Roby, con le mani nei pantaloncini per provare a rivitalizzare quello che ne rimaneva. Cose che restano impresse. Ripensandoci non c’è nulla di cui stupirsi in fondo, lo sci da fondo come la corsa è uno sport di sofferenza, e la sofferenza spesso attacca le cose più personali e intime, sia del corpo che dell’anima.
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b0ringasfuck · 2 years ago
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nanorecensioni sci-fi: slaughterhouse five 1972
Questa volta mi sono fatto fregare e lo ho guardato fino in fondo, senza fast forward, nella speranza di un epilogo rivelatore che invece è una cagata.
Non conosco Vonnegut e ho il sospetto che questo sia un caso in cui il libro è molto meglio.
Anzichè probabilmente sviluppare tutte quelle parti suggestive del libro, ci sono scene lente e inutili che fanno solo intimismo e fastidio. E il tutto viene ridotto all'epilogo. Sci-fi 0.
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agrpress-blog · 5 months ago
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Di Centra e i campioni dello sport presentano il Friuli-Venezia Giulia Sabato 29 giugno alle ore 11:25 su Rai ... #FriuliVeneziaGiulia #sci #sport https://agrpress.it/linea-verde-illumina-friuli-venezia-giulia/?feed_id=5970&_unique_id=667d62ec65713
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m2024a · 8 months ago
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Fedez, piccolo incidente a Miami... "Sembro un istruttore di sci" Fedez, il celebre rapper italiano, ha deciso di trascorrere le sue vacanze da papà single a Miami insieme ai suoi figli Leone, 6 anni, e Vittoria, 3 anni. Nonostantela separazione dall'ex moglie Chiara Ferragni, Fedez si concentra sul suo ruolo di padre, condividendo gioiosamente momenti spensierati con i suoi piccoli attraverso le storie di Instagram. Fedez a Miami: che cosa è successo? Tra una passeggiata sulla spiaggia e un tuffo nella piscina dell'hotel, Fedez comunque non trascura il suo regime di allenamento, seguendo le indicazioni del suo personal trainer anche durante le vacanze. Tuttavia, il sole implacabile di Miami non risparmia il rapper italiano, lasciandogli una bella scottatura su tutto il corpo. Nonostante l'inconveniente, Fedez ha deciso di condividere apertamente la sua esperienza sui social media, mostrando con ironia la sua pelle arrossata e accettando con spirito positivo il risultato del suo soggiorno al caldo. Con uno scherzoso selfie allo specchio, Fedez ha mostrato la sua pelle rossa come un gambero, ironizzando sulla somiglianza con un istruttore di sci, un look sicuramente inusuale per le calde atmosfere di Miami. Nonostante il fastidio della scottatura, Fedez affronta le vacanze con allegria e positività, dimostrando che anche i piccoli inconvenienti possono trasformarsi in simpatiche aneddoti da condividere con il suo pubblico di fan. In fondo, sembra che anche le vacanze da papà single possano essere ricche di divertimento e sorprese.
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camunicando · 8 months ago
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Sci di fondo paralimpico: il camuno Romele è campione del mondo
http://dlvr.it/T4DXXC
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gobelluno · 2 years ago
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Fondo, nella prima di Coppa Italia brillano Graz e Ganz
FALCADE – La firma di Davide Graz e Caterina Ganz sulla prima delle due giornate della Coppa Italia Rode a Falcade, evento proposto dallo Sci club Val Biois. Sabato 11 marzo nella località delle Dolomiti Bellunesi si sono confrontati 230 atleti, alcuni dei quali stranieri, in una mattinata dedicata alle gare in tecnica classica. Nella 10 km assoluta uomini, il più veloce è stato Davide Graz,…
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delectablywaywardbeard-blog · 8 months ago
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FISI-AOC SCI DI FONDO: i risultati delle gare di Dobbiaco, S.Caterina e Pragelato
SCI DI FONDO – FESA CUP JUNIOR: DAVIDE GHIO E BEATRICE LAURENT SECONDI NELLA STAFFETTA MISTA DI DOBBIACOUn finale di stagione spettacolare per gli azzurri impegnati nell’ultima gara della FESA Cup Junior di Dobbiaco: è doppietta dai colori italiani con la vittoria di Italia II (Marit Folie, Davide Negroni, Virignia Cena e Teo Galli) su Italia I (Iris De Martin Pinter, Davide Ghio, Beatrice…
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Trento. Rubano indisturbati gli sci di maggior valore, ma vengono riconosciuti dalle telecamere e denunciati per furto e ricettazione
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Trento. Rubano indisturbati gli sci di maggior valore, ma vengono riconosciuti dalle telecamere e denunciati per furto e ricettazione. Si aggiravano all’esterno delle aree di ristoro del comprensorio e, dopo una rapida occhiata alle rastrelliere degli sci, prelevavano indisturbati quelli di maggior valore. I due giovani italiani - di 33 e 30 anni, incensurati - tuttavia, sono stati intercettati di lì a poco. Il personale del soccorso piste della Polizia di Stato in servizio presso il distaccamento sciatori di Moena – Passo San Pellegrino, dopo aver ricevuto una prima denuncia di furto di sci, si è messo prontamente alla ricerca dei ladri. Visionate le immagini delle telecamere di videosorveglianza e tracciati gli accessi ai comprensori della zona, hanno atteso a fondo pista una giovane coppia con abbigliamento corrispondente a quello immortalato nei filmati. Vistisi ormai scoperti, i due hanno deciso di consegnare la refurtiva accumulata in brevissimo tempo: in totale si tratta di nove paia di sci, di cui due già restituiti agli aventi diritto, mentre per gli altri sono in corso accertamenti per risalire ai legittimi proprietari. I responsabili sono stati denunciati in concorso per furto aggravato e ricettazione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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disabilicom · 9 months ago
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Nuovi appuntamenti rivolti a persone con e senza disabilità, tra sci di fondo, ciaspolate, escursioni e dualski nella meravigliosa cornice delle Dolomiti trentine, patrimonio UNESCO
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scenariopubblico · 10 months ago
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Corpi, letteratura e ricordo: il dialogo con Marco D'Agostin
Danzatore e performer trevisano, classe 1987, D'Agostin ha portato a Scenario Pubblico First Love (2018) uno dei suoi lavori più autobiografici. Incontrandolo abbiamo scoperto più a fondo la storia dello spettacolo e di questo artista sensibile e visionario.
Vogliamo addentrarci in First Love, un lavoro legato a delle emozioni vissute quando eri bambino. Chiediamo quindi, da dove è nata l’urgenza di iniziare questa ricerca? Quando è iniziato e come si è sviluppato il processo creativo? Tutto è iniziato con un fraintendimento. Anna Cremonini, direttrice artistica di Torinodanza, stava cercando per il progetto Corpo Links Cluster dei coreografi che non solo creassero degli spettacoli o dei progetti i quali dovevano restituire un’immagine non stereotipata della montagna, ma anche che conducessero una parte dei processi creativi in prossimità di luoghi montani, lontani dalla provincia. Lei credeva che il mio spettacolo Avalanche parlasse di montagna, lo aveva intravisto in una newsletter…così mi ha chiamato per chiedermi se potevo adattarlo al progetto. Io le ho detto di no ma anche del fatto, però, di avere il sogno di fare uno spettacolo su Stefania Belmondo e lo sci di fondo e sul risolvere il rebus di questa mia vita divisa in due, prima da sciatore di fondo agonista quasi professionista e poi da danzatore, e capire che cosa della prima esperienza era confluito nella seconda e come la danza mi faceva riosservare lo sci.
Il primo momento della creazione è stato un incontro con Stefania Belmondo a cui avevamo chiesto di partecipare a una parte del progetto con interviste, incontri…lei è stata sempre molto timida in realtà. Ha assistito alle prove ma era distaccata per una forma di timidezza "montana". Gran parte del processo di lavoro si è svolto a Pragelato che è la località in cui nel 2006 si sono svolte le olimpiadi di sci di fondo. In questo piccolo villaggio montano ho lavorato parzialmente in uno chalet della Pro loco, ovvero la sala prove immersa nella pista da sci che però, allora, era estate quindi era tutto verde. Ho lavorato con con venti bambini, dai 6 ai 10 anni, che di inverno sciavano e d’estate erano lì per frequentare il centro estivo. Altro incontro è stato quello con Tommaso Custodero, una figura cardine. Tra tutti i maestri di scii incontrati durante il primo sopralluogo solo a lui è interessato molto esserci. Così ha seguito il lavoro fatto con i bambini e le bambine creando un ponte tra la danza e lo sport. Con lui ho fatto i primissimi ragionamenti su come certi movimenti potevano essere considerati ritmicamente. Lui stava facendo degli studi di scienze motorie ma prima era stato uno sciatore di fondo molto bravo, ed era interessato ai legami tra lo yoga e l’arrampicata, si informava su cosa fosse la danza contemporanea…un personaggio veramente speciale: lui ha capito subito cosa intendevo fare.
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Poi, nella prima parte di lavoro con Chiara Bersani come aiuto drammaturga e Luca Scappellato con le musiche, sempre a Pragelato, c’è stato un momento di ricognizione, studio, messa in prova dei materiali maturati con i bambini e le bambine. Poi il lavoro è stato costruito attorno all’evocazione di questa telecronaca che ci riaccompagna tutti in quella domenica pomeriggio del febbraio 2002 registrata su un VHS e ascoltata mille e mille volte. È una voce che proprio riemerge nella memoria. Non ho fatto nessun lavoro mimetico consapevole, l’ho lasciata davvero riaffiorare. L’idea di essere il telecronista insieme allo sciatore è diventata il dispositivo che mi ha permesso di costruire una competizione con me stesso. Una cosa così faticosa da fare che diventava una gara anche per me. Una gara di cui sceglievo io la disciplina. Andavo così a risarcire un po' quel bambino che ero stato che aveva sofferto molto di fare quello che sport che non amava. E dall’altra parte tutto il lavoro sul corpo quindi, questa idea non solo di tradurre letteralmente i movimenti dello sci in danza ma anche di usare il corpo come un paesaggio. Ci sono dei momenti in cui le mani evocano dei paesaggi montani, si restituisce anche un’astrazione con quella gestualità che all’inizio non è ginnica competitiva invece sul finale lo diventa.
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Com'è stato l'incontro con Stefania Belmondo? Lei che per te è stata un mito, ti ha dato particolari suggestioni che hai trasformato in materiale? Con Stefania Belmondo ho affrontato grandi conversazioni sull’amore, non era interessata a parlare di sport e della gara…quella non era nemmeno la sua preferita tra l’altro. Voleva parlare più della vita e questo è stato significativo. La cosa molto bella per cui poi l’incontro è stato fondamentale è che lei mi ha ispirato la scena finale. Mi raccontava che era ancora molto legata alla montagna e allo sci e che ancora oggi a più di vent’anni della chiusura della sua attività professionistica andava a sciare e le piaceva molto farlo di sera. Qualche settimana prima del nostro incontro, mi ha raccontato, si è trovata a sciare molto tardi, il sole era sceso e, salita la luna piena, lei si era trovata nei boschi. All'improvviso aveva iniziato a nevicare e si era commossa. Allora ho pensato…dobbiamo regalare a Stefania quella nevicata. Quindi, l’idea finale di questo lavoro creato con Alessio Guerra, light designer, è una nevicata al chiaro di luna. Tutto il prezioso lavoro è la domanda: che cos’è il primo amore per me? Lo sci, la montagna, Stefania Belmondo, l’adolescenza���però alla fine c'è la neve che è la cosa che ci riconduce tutti e tutte, è magica per tutti anche per chi non la vive…e ci riconduce a quell’infanzia, quella gioia bambina, quella nostalgia. La caduta della neve è un fatto nostalgico e quindi secondo me il lavoro doveva finire con questa immagine.
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Il lavoro di drammaturgia è stato centrato più sul documento video o anche su ricerche altre? La premessa è che io e Chiara collaboriamo ormai da dieci anni nelle creazioni altrui in modi sempre diversi. A volte attraverso lo studio e la ricerca, altre volte con messaggi vocali mandati nel cuore della notte, altre volte ancora con improvvisazioni fisiche. I ruoli e le modalità cambiano sempre in base al progetto. First Love è uno spettacolo così incarnato in me, con un’idea così netta che non ha una grossa bibliografia. Il lavoro con Chiara si è concentrato sul cercare di capire come rendere il corpo un paesaggio e sul cercare di capire come il passato di quel Marco bambino cresciuto in una provincia si innestava all’interno di questo racconto. L’emersione del dialetto in quel punto centrale in cui subentra la voce maschile che incita il Marco bambino, è la voce di mio padre…quella scelta è frutto del lavoro fatto con Chiara. Insieme al documento video della gara gli altri video erano delle VHS che un vicino di casa dei miei genitori ha ritrovato e in cui riprendeva le gare di me da bambino. Un documento molto prezioso specie per le voci fuori campo. Si sentono, infatti, le voci di mio papà, mia mamma, vicini di casa e amici che ci hanno raccontato tanto. Mi hanno rimesso in contatto con dei ricordi che avevo un po’ sommerso. Infine il focus è stato posto su un testo - io sono convinto che in ogni spettacolo entrano tutti i testi che hai letto nella tua vita - l’unico su cui abbiamo fatto attivamente dei ragionamenti, uno degli scritti autobiografici di Walter Bonatti. Un testo molto bello perché racconta del proprio rapporto con la montagna, di quest’idea di essere messo a confronto con la propria finitudine e piccolezza e solitudine. Poi c’erano queste pagine meravigliose in cui lui diceva che quando uno scalatore si trova di fronte a una parete da scalare le decisioni che prende rispetto a come scalarla non sono solo logiche ma hanno anche una natura estetica. Quindi in base alla via che sceglievi, ai movimenti che sceglievi per percorrerla…l'idea che anche nel gesto atletico c’è sempre e comunque una componente estetica.
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In relazione al tuo lavoro nella danza, hai o hai avuto delle figure di riferimento che hanno ispirato le tue modalità di ricerca e creazione? Nell’ambito della danza ho dei maestri nei confronti dei quali ho un debito di riconoscenza maggiore rispetto ad altri che sono sicuramente Claudia Castellucci, Nigel Charnock e Alessandro Sciarroni. Più avanti anche Chiara Bersani e Marta Ciappina che faccio fatica a considerare maestre perché sono le mie migliori amiche, sono le persone con cui collaboro, però sicuramente anche l’incontro con loro è stato fondamentale e più alla pari. Poi, in realtà, io sono un grande appassionato di letteratura. Tra le figure più ispiranti per me c'è sicuramente Amelia Rosselli una poetessa che scriveva in un modo che sembra musicale in senso esatto, ma che in realtà rispondeva a un istinto psicologico. Quest’idea secondo cui quando stai scrivendo una coreografia c’è qualcosa di istintivamente psicologico, di non esatto che ti ispira… l'idea di come si affina questo istinto, cosa vuol dire psicologico… sono tutti quesiti che mi interessano. È stato sempre misterioso questo rapporto tra psicologia e musica che c’è in Rosselli. Annie Ernaux, ai quali sto dedicando sempre più progetti, che, secondo me, ha un scrittura che dà istruzioni per il corpo e ha un bellissimo modo di viaggiare tra passato e presente - che è una delle altre cose presenti nella mia scrittura coreografica e nella mia ricerca. Poi ancora tanti romanzi che hanno a che fare col tempo profondo perché una delle mie ossessioni è sempre quella di ricordarsi. In First Love questa cosa non c’è, ma in generale mi interessa il fatto di ricordarsi che quel tempo effimero e brevissimo della performance di sessanta minuti c’è e che quel tempo è anche sempre parte di un tempo più grande che è quello delle ere geologiche, che gli scienziati chiamano Deep Time. È quella sensazione che io provo quando leggo alcuni romanzi che ti fanno respirare con le montagne. Tipo la Nube Purpurea di Shiel, Trilogia della città di K. di Kristóf.
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Tra i temi che più emergono parlando con te ci sono sicuramente la memoria, una certa nostalgia, la curiosità, un modo di creare anche poetico...Che ruolo ha per te la danza nella società di oggi? Innanzitutto, bisognerebbe capire quale danza, ci sono tante danze… quella in discoteca ha un ruolo, la danza di tradizione ha un altro ruolo, quella classica ecc. Se la domanda è che ruolo ha la danza che facciamo noi, credo che non abbia nessun ruolo ma semplicemente perché non deve averne uno. Ti rispondo citando un autore che si chiama Jonathan Gottschall che ha scritto un libro intitolato L’istinto di narrare. Nel suo testo cerca di capire come mai gli esseri umani, di fatto, procedano raccontandosi sempre delle storie. A un certo punto parla del rapporto tra due tribù immaginarie del passato. In una tribù le persone lavorano, mangiano, dormono tutto il giorno e basta e nell’altra invece oltre a fare queste cose i componenti perdono anche del tempo per stare davanti a un fuoco a raccontarsi delle storie. Lui dice: «chi ti immagini che in una potenziale lotta fra queste due vincerebbe?». L’istinto ti farebbe dire, vincono quelli che non si raccontano storie perché risparmiano del tempo e quindi hanno più forza ed energia. La realtà è che la storia ci dimostra che ha vinto l’altra tribù, quella delle storie che è quella da cui noi dipendiamo. L’essere umano per vivere ha bisogno anche di qualcosa che non ha una funzione specifica, che non mira alla sua sopravvivenza. Quindi l’idea è che la danza (e il suo ruolo) sia molto marginale ma essenziale; la sua ragione è misteriosa deve rimanere misteriosa. Penso veramente a questo. Cerchiamo di rispondere, ossessionati, a questa domanda che ci pone il mondo, ma a noi non interessa veramente. L’istituzione ha bisogno di capire perché ci finanzia, perché ne abbiamo bisogno, qual è il ruolo... Eh però la sfida è veramente uscire da quella dinamica.  L' "istituzione" deve fidarsi di questo mistero che è sopravvissuto finora.
a cura di: Sofia Bordieri
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