#sci di fondo
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Oggi, -11° gradi
Oggi: sci di fondo, circa 9 km

E silenzio, pace, bianco, ghiaccio, cielo latticinoso, spinta e avanzamemto, passo pattinato in salita, scivolata entro il binario, nelle discese





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SPECIAL OLYMPICS TORINO 2025: LA FINAL LEG TORCH RUN AD ALESSANDRIA
Per la prima volta in Italia si disputeranno i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics in programma a Torino dall'8 al 15 marzo 2025.
Per la prima volta in Italia si disputeranno i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics in programma a Torino dall’8 al 15 marzo 2025. L’evento vedr�� la partecipazione di oltre 1.500 atleti provenienti da oltre 100 nazioni che, durante gli otto giorni della manifestazione, gareggeranno in otto discipline sportive olimpiche, tra cui sci alpino, sci di fondo, danza sportiva, pattinaggio artistico…
#accoglienza atleti#Alessandria today#atleti con disabilità#atleti internazionali.#atleti Special Olympics#celebrazione sportiva#Città di Alessandria#competizione sportiva#corsa con la torcia#corsa con le racchette da neve#danza sportiva#Disabilità intellettiva#evento a Alessandria#evento internazionale#evento sportivo#fiaccola olimpica#floorball#Giochi Mondiali Invernali#Google News#Inclusione sociale#istituti scolastici Alessandria#italianewsmedia.com#Nova Coop Alessandria#partecipazione scolastica#passaggio della torcia#pattinaggio artistico#pattinaggio di velocità#Pier Carlo Lava#sci alpino#sci di fondo
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Dobbiaco-Cortina: Folie e Lepistö vincono la 31 km in tecnica libera
CORTINA D’AMPEZZO – Il sole bacia i belli! Alla Granfondo Dobbiaco-Cortina il percorso della 31 km in tecnica libera, tale e quale a quello che aveva regalato una lunga, equilibrata e incerta competizione d��apertura in tecnica classica, si è velocizzato grazie al sole che è tornato a fare capolino e ad illuminare le Dolomiti patrimonio Unesco. Intorno alle 10, orario della partenza dalla Nordic…
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"Le Migliori Destinazioni per una Settimana Bianca Indimenticabile: Sci, Relax e Avventura"
L’inverno è la stagione perfetta per gli appassionati degli sport sulla neve e delle emozioni in montagna. Se stai cercando l’esperienza perfetta per una settimana bianca da sogno, abbiamo selezionato tre destinazioni mozzafiato che promettono paesaggi da cartolina, piste impeccabili e un’atmosfera unica. Cortina d’Ampezzo, Italia: Un’Esperienza di Classe tra le Dolomiti Cortina d’Ampezzo,…

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#Alpi francesi#alpinismo su ghiaccio#attività invernali#Canada#Chamonix-Mont-Blanc#Cortina d&039;Ampezzo#Dolomiti#escursioni invernali#parapendio#piste da sci#safari in motoslitta#sci di fondo#snowboard#snowshoeing#terreno sciistico#tubing#Whistler#Whistler Village
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La vita è come un'Olimpiade.
Ci sono varie discipline e ognuno di noi è campione in una di queste:
- Vita a ostacoli
- Tiro a campare
- Salto nel vuoto
- Arrampicata sociale
- Ansiathlon
- Correre il rischio
- Calcio alla sorte
- Nuoto in un mare di guai
- Nuoto a fondo
- Tuffo nel passato
- Corsa senza fiato
- Lotta di classe
- Sollevamento problemi
- Lancio del peso sullo stomaco
- Salto del pasto
- 100 mt di scatto nervoso
- Baseballe
- Fare a pugni con se stessi
- Gare di fondo da toccare
- Maratona di problemi
- Falsità su pattini
- Cinismo su strada
- Tiro con porco
- Tiro delle frecciate (alle spalle)
- Ginnastica depressistica
- Lancio del giavellotto bipolare
- Palle al volo
- Tuffo nella vergogna
- Pentathlon di dipendenze
- Carenza affettiva in lungo
- Oki su ghiaccio
- Trials di amori non corrisposti
- Vita in solitudine come una (f)regata
- Sci(volare) in fondo
- Staffetta 4X400 mg benzidamina al giorno
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Nordic Walking e Dunning-Kruger
Mi è venuto in mente che non c'è mai, in nessun campo della vita di nessuno, una palese manifestazione dell'effetto Dunning-Kruger come quando qualcuno impara la tecnica del Nordic Walking.
La faccio lunga, probabilmente.
Il Nordic Walking è diventato popolare in Italia intorno al 2010 circa e da lì in avanti. Dopo più o meno 15 anni è ancora piuttosto comune sentire "dove li hai lasciati gli sci?" da qualche spiritosone in giro, quando si cammina con i bastoncini. Se il padel avesse avuto il "successo" del Nordic Walking, al momento lo giocherebbe solo il signor Padel con i figli. Inoltre, non essendo l'unico sport che si fa con i bastoncini a piedi (mi viene in mente il trekking, ma non è il solo), è praticamente immediato pensare "ma che ci vuole?"
Ecco, ma che ci vuole. Qui parte il DK.
Dopo 11 anni da istruttore, ho potuto vedere davvero tanta gente, con approcci diversi, e mi sono accorto che quelli che andavano peggio durante le prime lezioni erano quelli che non si scostavano dal loro schema motorio abituale. Direte voi: è ovvio, uno cammina per 30, 40 o 50 anni in un modo, adesso vuoi pure cambiarlo in due ore di lezione? Eh, ma c'è qualcuno che non lo fa.
Dopo la prima lezione del primo corso, il commento più comune è non pensavo fosse così complicato. L'effetto DK vuole che ci sia un momento iniziale in cui la tua ignoranza è talmente ampia da non renderti nemmeno capace di capire quanto sei ignorante. E ora sto parlando di un'attività che conosco, ma ovviamente anche io ci casco. Ci cascano tutti, per qualcosa.
Il NW è un po' penalizzato in questo: in fondo si tratta di camminare, quanto potrà essere complicato?
Una volta che si comincia il corso, quindi, c'è gente che inconsciamente fa resistenza al nuovo, tende a mantenere il proprio schema motorio perché è sicuro che in quel modo sta facendo bene. Ripeto: è una cosa inconscia, ma il lavoro iniziale dell'istruttore è proprio quello di far notare che esistono altri movimenti e altre coordinazioni oltre quelle che l'allievo conosce, oppure di fargli notare che attua già quei movimenti e quelle coordinazioni, ma non ci fa mai caso.
Fate questo esperimento, poi tornate a leggere:
alzatevi dalla sedia o dal divano, lasciate il telefono, mani libere.
fate qualche passo guardando dritti davanti a voi. Se avete spazio fatene quanti più possibile.
facendo i passi, fate in modo che il passo sia relativamente ampio
Fatto? Bene.
Avete appena sperimentato il classico passo del NW, senza bastoncini.
Le braccia erano ferme? Molto probabilmente no, hanno ondulato seguendo i passi. In particolare, probabilmente la mano destra era in avanti quando la gamba sinistra era in avanti, e viceversa. E non ve ne siete nemmeno accorti mentre lo facevate.
Se ora prendeste un paio di bastoncini in mano, anche da trekking (se potete provateci prima di continuare a leggere), almeno la metà di voi andrebbe in ambio, ovvero andrebbe avanti con il braccio corrispondente alla gamba, non alternato come prima.
Questo è un assaggio di quanto sia complicata la faccenda, e del fatto che non sia solo camminare, ma si tratta di avere a che fare con due zeppi in mano a cui non siamo abituati, di coordinarli col passo e di riuscire a fare un movimento codificato e preciso. I bastoncini creano un disturbo coordinativo e motorio che la maggior parte delle persone nemmeno immagina, e qui si nasconde il DK.
Passare dall'ignoranza dell'ignoranza alla consapevolezza dei propri movimenti è un lavoro faticoso e lungo, e come per tutti gli sport non si smette mai di migliorare.
(Claudia Parisi - Ph: Gabriele Laffi)
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nanorecensioni sci-fi: Repo man 2010
allora non ha niente a che fare con Repo man del 1984.
Questo è molto più sci-fi e molto più suggestivo su diversi fronti.
La descrizione del mondo in cui si svolge è anche più completa e aiuta a perfezionare il quadro in cui la storia si svolge, senza rubare troppo tempo al dipanarsi della storia principale.
In fondo, va bene che le storie siano suggestive, ma non si può appaltare troppo lavoro a chi guarda, bisogna prendersi il rischio di proporre qualche cosa di nuovo.
In realtàroba proprio proprio nuova non ce n'è se non l'idea centrale del film. Ma rimane abbastanza suggestivo anche su più fronti.
Un po' di azione, abbastanza sci-fi senza strafare, cosa che rende facile fare hard sci-fi, abbastanza colpi di scena, per i miei gusti anche troppe emoZZZZioni.
Da guardare.
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Neve + Silenzio + Trekking=... What else? 😉👍❣️
Ieri, trekking di tre ore da Campomulo (1530 mt - Asiago) verso Rifugio Moline (attualmente chiuso). Condizioni ottimali anche se la temperatura iniziale era - 4 gradi, ma sole e zero vento. Di domenica sempre pieno per cui bisogna arrivare di buonora. Parcheggio 8 euro e poi con ciaspole o rampini... Un piccolo paradiso è a portata di mano. Il posto è famoso anche per gli amanti dello sci di fondo. Ultima foto: trenino ad Asiago centro.
Trekking sulla neve con ciaspole o rampini a Campomulo (Asiago)
#asiago #altopianodiasiago #veneto #vicenza #montagna #altopianosettecomuni #ciaspole #trekking #snow #campomulo
https://www.instagram.com/reel/DGLmqS7M6BE/?igsh=MWR5bDhsejMzYnd5Ng==
instagram
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Ho sonno
10 marzo, 2025
Sono distrutto, letteralmente. La sveglia alle 2 del mattino è deleteria. Il motivo? Andare ad assistere al Morgenstreich, ossia l'inizio del carnevale di Basilea. E così, insieme ad L. e sua moglie, mi sono ritrovato in Barfüsserplatz alle 3:30. All'improvviso il buio più totale avvolge la città e i suoi abitanti, ed all'unisono si sollevano musiche e carri illuminati delle varie clique, i gruppi di maschere musiciste. Un evento davvero suggestivo, creepy quanto basta ma unico nel suo genere. La melodia dei piccoli, strumenti simili a flauti, spezzata dai roboanti tamburi creava l'atmosfera perfetta. Sembrava infatti di essere a tratti dentro un carillon di un film horror, a tratti ad una classica manifestazione storica. E così sarà per i prossimi tre giorni, musiche per tutto il giorno fino al giovedì. Alle 6:30 ero di nuovo a casa, più morto che vivo. E via di nuovo, direzione Muttenz per la lezione e lavoro. Torno distrutto a casa nel pomeriggio, una cena rapida e mi ritrovo nel letto che sono le 9. Le tre ore circa di sonno mi stanno dando il loro colpo di grazia, ed io soccombo sotto di esse. Dubito che cadrò velocemente nelle braccia di Orfeo, stranamente mi richiede sempre un tempo minimo. Apro velocemente Instagram e vedo la storia di L. C'è stato qualcosa tra noi ma in un certo senso non sapeva approcciarsi, o almeno non piaceva a me. Credo di averla ferita, e da allora il nostro rapporto si è incrinato. Non ricordo con esattezza il periodo di questo episodio, ma direi circa 4/5 anni fa.
Ci sentivamo spesso, io e L. Da quando frequentavamo il corso del first durante il liceo. Io scientifico, lei classico. Appassionata di sport, l'ho sempre trovata una persona piuttosto interessante, gentile e carina. Tra qualche incontro casuale e chiacchierate solite, passano gli anni, e credo il suo interesse, fino a quella sera. Eravamo a T., sul lungomare. Era una sera autunnale, il vento era abbastanza forte e più freddo che fresco, quasi fastidioso. Era infatti difficile riuscire ad avere una conversazione tranquilla e quindi, con la scusa di cercare un posto più riparato per parlare, ci rimettiamo in macchina. Ovviamente non sono ripartito. Mentre lei parla mi ci butto a capofitto e la bacio. Se ci ripenso sono stato uno sciocco a smettere, ma al tempo stesso qualcosa non mi convinceva. Ero già preso da V., non lo metto in dubbio, ma comunque mi sono fermato. Direi che non mi piaceva come baciava ma sono stato uno stupido a fermarmi lo stesso. Dio, chi si fermerebbe? Lei ci stava, io non avrei detto sicuro di no. Ma tra una cosa e l'altra, la madre la chiama, o lei chiama la madre, perché era tardi e il giorno dopo aveva il treno. Sì esatto, entrambi dovevamo tornare su. Ma non erano le vacanze natalizie, non faceva così freddo. La cosa finì lì, l'imbarazzo era palpabile. Nei giorni dopo, per messaggio, ho rovinato tutto. Ormai non ricordo cosa dissi, ma ricordo che la ferii, o almeno questa è la mia sensazione. Questo mi ha fatto star male per anni. Sentivo di aver perso qualcuno, di aver perso un'amica. Gli anni passano ma il tempo non guarisce le ferite. Fino a questo Natale. Nonostante ci beccassimo in giro durante le festività, non abbiamo mai parlato della cosa, sempre chiacchiere di cortesia, come va, quando sei tornato, quando riparti. Che noia ste parlate. Vabbè, mi faccio coraggio. Le scrivo. Le chiedo di vederci per un aperitivo. Questo il giorno prima di ripartire. Ora o mai più. Tra una spiegazione del dottorato e avventure sugli sci, cambio argomento dopo un breve silenzio. Le ricordo l'evento, le chiedo scusa per come mi sono comportato, soprattutto nei giorni e mesi dopo. Lei ci scherza e ride su, ma sento che in fondo c'è una ferita. Potrebbe essere suggestione, non so. Chi può saperlo. V. dice che ho sbagliato come l'ho invitata all'aperitivo, che dai messaggi vecchi c'era ancora un interesse, ma io non credo. E poi sai cosa? Non m'importa, ora nelle notti in cui il sonno arriva a fatica e il perenne rivoticarsi nelle lenzuola non aiuta, sicuramente ho il cuore più leggero per aver chiarito dentro di me la situazione. Molte altre mi attagliano il cuore e l'anima. Anche se questa estate ho provato a chiarire con F., la timidezza e la vergogna non mi hanno fatto trovare le parole giuste, e forse hanno solo peggiorato la cosa mettendomi molto in mostra. Ma questo è un altro capitolo della mia anima. Per ora, buonanotte.
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Francesca Porcellato: una leggenda dello sport paralimpico italiano
Francesca Porcellato è una delle atlete più rappresentative dello sport paralimpico italiano. Nata il 5 settembre 1970 a Castelfranco Veneto, ha costruito una carriera straordinaria che l’ha portata a competere in ben tredici edizioni dei Giochi Paralimpici, sia estivi che invernali, collezionando quindici medaglie. Il suo talento poliedrico le ha permesso di eccellere in diverse discipline, dall’atletica leggera allo sci di fondo, fino al paraciclismo.

Un destino segnato dallo sport
Soprannominata “la rossa volante”, Francesca Porcellato ha affrontato la vita con determinazione fin dalla giovane età. A soli diciotto mesi, un tragico incidente l’ha resa paraplegica, ma questo non ha fermato il suo spirito combattivo. A diciassette anni ha scoperto l’atletica leggera, un momento che ha segnato l’inizio della sua incredibile carriera sportiva. “Quando mi hanno dato la prima carrozzina, l’unica cosa a cui ho pensato è stata quella di farla andare più veloce che potevo – ha raccontato -. Ce l’ho fatta”. Da quel momento, lo sport è diventato il fulcro della sua vita.
Dominio nell’atletica leggera
Il primo grande palcoscenico per Francesca Porcellato è stato quello dell’atletica leggera. Ha partecipato a sei edizioni consecutive dei Giochi Paralimpici estivi, da Seul 1988 a Pechino 2008, vincendo un totale di quattordici medaglie. Si è cimentata su distanze che vanno dai 100 metri alla maratona, trionfando in alcune delle competizioni più prestigiose come le maratone di New York, Londra, Boston e Parigi.
Oltre ai successi paralimpici, ha brillato anche nei campionati mondiali ed europei, conquistando numerosi titoli e consolidando la sua posizione tra le leggende dello sport paralimpico. La sua velocità e resistenza le hanno permesso di emergere in un panorama altamente competitivo, rendendola un punto di riferimento per molte atlete con disabilità.
La svolta nello sci di fondo
Dopo i Giochi Paralimpici di Atene 2004, Francesca Porcellato ha deciso di intraprendere una nuova sfida sportiva, dedicandosi allo sci di fondo paralimpico. Ha partecipato ai Giochi Paralimpici invernali di Torino 2006, Vancouver 2010 e Soči 2014, dimostrando ancora una volta la sua incredibile versatilità.
Il suo momento di gloria è arrivato nel 2010 a Vancouver, dove ha conquistato la medaglia d’oro nella gara di sprint, un risultato che ha ribadito il suo talento ineguagliabile nello sport. Anche in Coppa del Mondo ha ottenuto successi di rilievo, dimostrando di poter eccellere anche sulle piste innevate.
Il paraciclismo e nuovi trionfi
Dopo aver lasciato l’atletica e lo sci di fondo, Francesca Porcellato ha intrapreso una nuova avventura nello sport, dedicandosi al paraciclismo su handbike nella categoria H3. Il suo debutto ai campionati del mondo su strada nel 2015 a Nottwil è stato trionfale, con la conquista di due medaglie d’oro nella cronometro e nella gara in linea.
La sua carriera nel paraciclismo è proseguita con ottimi risultati ai Giochi Paralimpici di Rio 2016, dove ha ottenuto due medaglie di bronzo. Il successo più recente è arrivato ai Giochi di Tokyo 2020, dove ha conquistato una prestigiosa medaglia d’argento nella cronometro femminile H1-3. Questi risultati confermano la sua capacità di adattarsi e primeggiare in ogni disciplina sportiva intrapresa.
Un palmarès da leggenda
Il palmarès di Francesca Porcellato parla da solo. Con dieci medaglie paralimpiche nell’atletica leggera, una nello sci di fondo e tre nel paraciclismo, il suo contributo allo sport paralimpico italiano è inestimabile. Ha inoltre collezionato numerosi titoli mondiali ed europei, rendendola una delle atlete più decorate della storia dello sport paralimpico.
La sua determinazione e la sua capacità di reinventarsi continuamente rappresentano un esempio straordinario di resilienza e passione per lo sport. La sua storia ispira migliaia di atleti in tutto il mondo, dimostrando che con impegno e dedizione si possono superare qualsiasi ostacolo.
Il contributo allo sport paralimpico
Oltre ai successi ottenuti in gara, Francesca Porcellato ha contribuito alla crescita dello sport paralimpico in Italia e nel mondo. La sua carriera ha aiutato a sensibilizzare il pubblico sull’importanza dell’inclusione nello sport, ispirando nuove generazioni di atleti con disabilità.
Grazie alla sua esperienza, ha dimostrato come lo sport possa essere un potente strumento di riscatto e affermazione personale. La sua capacità di eccellere in discipline diverse testimonia il valore della perseveranza e della passione, messaggi che continuano a guidare il suo percorso dentro e fuori dalle competizioni.
Conclusione
Francesca Porcellato rappresenta un’icona dello sport paralimpico italiano. La sua incredibile carriera, segnata da successi in atletica, sci di fondo e paraciclismo, dimostra che i limiti possono essere superati con determinazione e passione. Il suo contributo allo sport non si limita alle medaglie vinte, ma si estende all’ispirazione che offre a chiunque sogni di raggiungere grandi traguardi.
Con tredici partecipazioni paralimpiche e quindici medaglie, Francesca Porcellato continua a scrivere la storia dello sport, dimostrando che la forza di volontà può abbattere qualsiasi barriera. La sua storia è un inno alla determinazione e alla capacità di reinventarsi, valori fondamentali nello sport e nella vita.
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LE SEGGIOVIE IN ACCIAIO E ALTRI MALEFICI IMPIANTI ANNI ‘80
-Ok, papà, quando eri piccolo ti gli skilift erano duri. Ma le seggiovie erano più o meno uguali, forse solo più piccole- Eh, le seggiovie…
Le seggiovie erano praticamente solo da due, a volte addirittura da uno. Non erano come quelle di moderne, Colorate, Imbottite, Riscaldate e riparate dal Cupolino. E non c’era nessun tapis roulant in partenza che potesse attutire l’impatto dietro le ginocchia.
Erano di acciaio. Acciaio grigio e freddo. Andavano lentissime, tranne quando dovevi salirci sopra: sembravano prendere abbrivio sul ruotone alla base dell’impianto e ti arrivavano addosso ad una velocità folle. Il lavoro degli addetti consisteva nell’ intercettarle con le mani per rallentarle e ridurre l’impatto con i tendini delle ginocchia degli sciatori, tentando di limitare gli infortuni. Peccato che gli addetti -che da buoni montanari non erano immuni al fascino della grappa- avessero il brutto vizio di distrarsi, con la conseguenza che spesso quel fondamentale filtro veniva a mancare, e il mostro grigio arrivava sulle gambe a piena velocità. Ed erano dolori
Dopo un po' si sviluppava una spregevole strategia di sopravvivenza basata sul “mors tua vita mea”, da applicare ai danni del proprio compagno. Ci voleva tempismo e determinazione. Si trattava di scegliere il momento perfetto per fare, con discrezione, un passetto avanti di pochi centimetri, quel tanto che bastava per far si che l’impatto dirompente si scaricasse sul retroginocchio del proprio compagno. Era richiesta una certa maestria: il passo in avanti doveva essere abbastanza marcato per risultare efficace, ma allo stesso tempo abbastanza discreto da non essere notato: diversamente sarebbe scattata la giusta contromossa del compagno.
Una volta partiti, con le gambe più o meno sane, iniziava il calvario. Non esistevano i cupolini, che hanno la geniale doppia funzione di riparare dal vento i passeggeri in risalita, e proteggere dalla neve le sedute durante la discesa. Con la conseguenza che il sedile era spesso pieno di neve; così dopo il dolore della botta alle ginocchia, arrivava immediatamente dopo l’orribile sensazione di essere seduti nella neve fresca. E qui l’assenza dei cupolini faceva sentire i suoi effetti più deleteri: se la giornata era ventosa, non c’era alcuna protezione dal gelo e dalla neve. E potete star certi che nelle giornate più fredde la maledetta seggiovia si sarebbe fermata nei punti più ventosi ed esposti, lasciandoti li a penzolare per minuti che sembravano lunghi come ore, con la neve che ti sferzava come fossero coltelli. Associo a seggiovie ferme nel vento alcune delle esperienze di freddo più intense e demotivanti della mia vita.
Ma c’era di peggio. Si perché in seggiovia per lo meno si stava seduti, con la relativa sicurezza fornita dalla chiusura anteriore, e l’innegabile supporto morale di un compagno, fondamentale per la tenuta mentale nelle situazioni di freddo più disperato. Se devo pensare alle mie esperienze peggiori (a parte il Macchione, quello le batte tutte), mi viene in mente la Bidonvia.
La Bidonvia non so se si chiama veramente cosi. Non sono nemmeno troppo sicuro che esiste, a volte penso che sia così assurda ed irreale da essermela sognata. In realtà esiste, l’ho vista in foto, e l’ho presa in qualche comprensorio di quelli dove capiti una tantum a casa di amici. Credo fosse a Campo di Giove, ma non posso giurarlo.
La Bidonvia è una specie di cesta di metallo, con un fondo, tre lati chiusi da una ringhiera, ed un lato aperto, chiuso solo da una catenella. Si trattava di arrivare sulla piattaforma di partenza, e mentre la cesta la costeggiava col lato aperto verso la piattaforma, prendere la rincorsa (con gli scarponi e gli sci in mano!) e saltarci dentro. Una volta dentro si doveva chiudere la catenella, e a quel punto prepararsi ad affrontare il tragitto da soli, in piedi all’aperto con gli sci e le racchette in mano, reggendosi in qualche modo al bordo della cesta ondeggiante, e sperando di conservare forza e lucidità sufficiente per saltare fuori al momento opportuno. Un incubo vero.
Certo, quando ripenso agli impianti anni ’80, mi trovo a riflettere che erano comunque oro colato rispetto alla generazione prima, che se voleva sciare doveva arrivare su a piedi. Ma nel ripensare a quel freddo, a quelle gabbie d’acciaio grigio, a quelle prove di improbabile equilibrismo, mi sembra di sentire un fremito; mi passano avanti agli occhi una vita amici, sbronze, avventure, e una serie infinita di indimenticabili esperienze legate al meraviglioso mondo dello sci. E penso che pur di tornare ancora a sciare non esiterei a saltare di nuovo su una Bidonvia. Forse affronterei addirittura il Macchione.
StorieDaCaffè, fb
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Granfondo Dobbiaco-Cortina, un sogno per tutti
CORTINA D’AMPEZZO – Più di 20 cm di neve fresca hanno imbiancato e completato il tracciato della nuova edizione della Granfondo Dobbiaco-Cortina, pronta a regalare un sogno ad occhi aperti e sugli sci stretti a tutti i suoi affezionati partecipanti. Gare in programma nel fine settimana del 3 e 4 febbraio, con la giornata del sabato dedicata alla 42 km in tecnica classica e quella della domenica…

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Di Centra e i campioni dello sport presentano il Friuli-Venezia Giulia Sabato 29 giugno alle ore 11:25 su Rai ... #FriuliVeneziaGiulia #sci #sport https://agrpress.it/linea-verde-illumina-friuli-venezia-giulia/?feed_id=5970&_unique_id=667d62ec65713
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Fedez, piccolo incidente a Miami... "Sembro un istruttore di sci" Fedez, il celebre rapper italiano, ha deciso di trascorrere le sue vacanze da papà single a Miami insieme ai suoi figli Leone, 6 anni, e Vittoria, 3 anni. Nonostantela separazione dall'ex moglie Chiara Ferragni, Fedez si concentra sul suo ruolo di padre, condividendo gioiosamente momenti spensierati con i suoi piccoli attraverso le storie di Instagram. Fedez a Miami: che cosa è successo? Tra una passeggiata sulla spiaggia e un tuffo nella piscina dell'hotel, Fedez comunque non trascura il suo regime di allenamento, seguendo le indicazioni del suo personal trainer anche durante le vacanze. Tuttavia, il sole implacabile di Miami non risparmia il rapper italiano, lasciandogli una bella scottatura su tutto il corpo. Nonostante l'inconveniente, Fedez ha deciso di condividere apertamente la sua esperienza sui social media, mostrando con ironia la sua pelle arrossata e accettando con spirito positivo il risultato del suo soggiorno al caldo. Con uno scherzoso selfie allo specchio, Fedez ha mostrato la sua pelle rossa come un gambero, ironizzando sulla somiglianza con un istruttore di sci, un look sicuramente inusuale per le calde atmosfere di Miami. Nonostante il fastidio della scottatura, Fedez affronta le vacanze con allegria e positività, dimostrando che anche i piccoli inconvenienti possono trasformarsi in simpatiche aneddoti da condividere con il suo pubblico di fan. In fondo, sembra che anche le vacanze da papà single possano essere ricche di divertimento e sorprese.
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