Tumgik
#scegliere una facoltà
l-incantatrice · 8 months
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Finita la scuola ho accompagnato mio figlio al funerale del papà di un suo amico. A settembre ė morta la mamma di una sua compagna. Entrambe sono state morti veloci e improvvise. Penso a quei poveri ragazzi che da poco si sono affacciati alla vita…quest’anno è un anno importante e impegnativo per loro;hanno la maturità e poi devono scegliere la facoltà universitaria …ora sono come angeli a cui manca un’ala
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susieporta · 4 months
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Sei di Coppe
"Il Passaggio dall'Amore Malato alla Purezza e Regalità del Cuore".
Dobbiamo avere cura di noi stessi.
Ci dobbiamo regalare Amore e Rispetto.
La nostra Vita è preziosa.
Tanto quanto quella dell'Altro.
Non vale di meno. Non è in vendita. Non è manipolabile e non è ricattabile.
Il nostro Cuore, seppur spinto a riflettersi negli automatismi del Passato, può scegliere una Strada diversa.
Lo può fare nella piena Coscienza.
Ancora oggi, dopo tanti mesi di viaggio e di rivoluzione interiore, le persone faticano a scorgere dietro alle loro espressioni quotidiane, l'immaturità che manifestano nell'approccio alla Relazione.
L'Umano fatica a riconoscere che lo Spirito non risolve le problematiche connesse alla Personalità.
E' la "Struttura contenitore" a dover ripulire le zone di malattia e di disfunzione. Non lo Spirito.
Esso ci dona Fortezza, Sapienza e Intelletto.
Ma nulla può contro i disturbi cristallizzati e irrisolti della Personalità.
E ciascuno di noi, a fronte della straordinaria opportunità di Crescita che ci è stata offerta, dovrebbe fermarsi, scendere dal suo trono di "sapienza spirituale" e aiutarsi a compiere quel passo umile e sincero verso la parte Malata.
Siamo tutti stati "disabili" per diverso tempo, per anni, per generazioni.
La nostra "Struttura emozionale e cognitiva" si è agganciata, fin dall'infanzia, a traumi e dolori generazionali di portata disumana.
Siamo in qualche modo sopravvissuti all'invalidazione costante dei bisogni emotivi e affettivi. Ci siamo assicurati la sopravvivenza, ma abbiamo necessariamente abdicato alla Vita.
E poi ci siamo riempiti di "illusioni", idealizzando l'Altro e appiccicandogli addosso di volta in volta il ruolo di "Padre salvatore" o di "Madre simbiotica surrogata".
Per Amare l'Altro, dobbiamo aver sperimentato l'Amore.
E chi di noi può davvero sostenere di essere stato amato veramente?
Non nella forma, nell'illusione, nel bisogno, o nell'atto compensativo. Ma nell'Amore.
Che non sovrasta, non giudica, non si rende simbiotico, non idealizza, non pretende, non sostituisce, non compensa, non ignora, non ricatta e non manipola.
Chi di noi ha veramente potuto sperimentarsi nella Verità? Di se stesso e dell'Altro.
La realtà è che siamo ancora in riabilitazione.
E lo saremo fino a quando il nostro meraviglioso Sistema si sarà "risolto", avrà maturato le basi dell'Amore e dell'Accettazione verso noi stessi.
Allora tutto intorno a noi prenderà nuova Forma.
Ma noi vogliamo tutto e subito. Vogliamo sopprimere il senso di Paura e di Impotenza attraverso un atto violento di Potere, vogliamo allontanare il senso di Abbandono attraverso la "relazione compensativa", vogliamo tornare alla Simbiosi dell'innamoramento per lenire il dolore della "distanza" e della "separazione".
E riproponiamo modelli di Relazione che, al di là dei grandi "sermoni evolutivi", stringi stringi, sono solo "antiquariato", magari ristrutturato con qualche pennellata di vernice.
Giugno ci invita a sperimentare l'Amore vero. Quello che a tutt'oggi non sappiamo costruire dentro di noi. Quello che si muove ancora schiavo delle Emozioni e dei traumi del Passato.
No. Non potete sperimentare ciò che avete solo immaginato, se non l'avete vissuto.
Abbiamo idealizzato i genitori per salvarli. Questo sì, lo abbiamo fatto.
Una madre ed un padre sani e amorevoli, competenti a livello emozionale e disponibili a riconoscerci nel profondo, sono stati una rarità in quest'epoca evolutiva. Difficile averli incontrati.
Siamo stati per lo più "orfani dell'Amore". Quasi tutti.
Eppure, ciò che ci è mancato, continuiamo a "pretenderlo" dal compagno di turno, dal figlio, dal nipote, dall'amico.
Senza conoscerci, senza saper interpretare ciò che "seminiamo energeticamente" in giro, senza assumerci alcuna responsabilità su ciò che tiriamo addosso all'Altro, senza Presenza alcuna.
Si può Amare. E' nelle nostre facoltà. Ma dobbiamo "disimparare tutto". Spogliarci dei nostri apprendimenti insani. Giorno dopo giorno. Passo dopo passo. Consapevolezza dopo consapevolezza.
Non si può usare schemi Vecchi per affrontare il Nuovo.
Passa chi è pronto. Ed ha lavorato con Vera Umiltà su se stesso.
Giugno sarà potente. Ci inviterà a sentire ciò che ancora non riusciamo ad ammettere.
Per Amare veramente bisogna prima spogliarsi delle Vesti Antiche, prendere coscienza dei nostri limiti, conoscerci, osservarci, capirci.
E' necessario ripulire l'apprendimento precedente, smontarlo pezzo per pezzo, ritornare integri e competenti a livello emozionale. E solo allora, completato il lavoro interiore, con delicatezza e cautela, avvicinarsi all'Altro.
Gli accadimenti di Giugno ci aiuteranno a sentire dove ancora siamo carenti, dove ancora idealizziamo, dove ancora sovrastiamo l'Altro con le nostre immaturità e bisogni irrisolti.
Sarà un mese molto "istruttivo".
E ci aiuterà a smaltire gli ultimi pesi rimasti incastrati nella fase di espulsione del Rilascio.
Non è un "ricominciare da capo". E' un "completare". Ma richiede comunque la nostra piena attenzione e partecipazione. Quindi sì, un po' di fatica ci sarà.
Ma oltre la fatica, un po' di aria fresca accarezzerà il nostro viso.
E staremo meglio. Anche fisicamente.
Giugno ci vuole riportare all'Amore. Per noi stessi.
E lo farà. Eccome se lo farà.
Mirtilla Esmeralda
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ninoelesirene · 9 months
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Il mio vicino era un ex tossicodipendente. E si è suicidato.
Ieri, mentre cercavo le chiavi davanti a casa, al ritorno dalla palestra, mi viene incontro una signora accompagnata da un bambino, che ho inquadrato subito, rintracciando in lui alcuni connotati che ben conosco: quelli di un figlio che adora la madre.
L’ingresso del mio e dei palazzi accanto si raggiunge attraverso un vialetto molto stretto, quindi la donna ha dovuto seguirmi ed è sembrata subito sospetta.
“Mi perdoni se la disturbo” mi fa con l’accento torinese e la R moscia, “sa per caso se quell’appartamento - indica le finestre di Davide - sia vuoto?”
Resto interdetto e subito aggiunge “non si spaventi, siamo parenti di chi ci abitava. Sono la moglie del fratello e l’appartamento appartiene a lui”, indicando il figlio e tirando fuori dal portafogli il documento del bambino, a conferma della corrispondenza del cognome.
Cercando di essere gentile e allo stesso tempo di non dare troppe indicazioni, le dico che sono sempre fuori e quindi non posso averne la certezza.
Prosegue: “non abbiamo notizie di ciò che accade nell’appartamento. Io e mio figlio - come se lui avesse potuto scegliere - abbiamo fatto 500 km per venire a controllare.” Controllare.
Continuo ad ascoltare e intanto mi avvicino al portone. Lei mi viene dietro. Ci tiene a far vedere che si muove con disinvoltura perché è già stata qua. Resto impassibile.
Tira fuori dalla borsa una risma di bigliettini stampati in casa. Sopra c’è il nome Paola e un numero di telefono: “cerco alloggio in questa zona”. Si affretta a spiegarmi: “Paola non è ovviamente il mio vero nome, ma voglio verificare se la casa, che il mio ex compagno (ora è diventato ex compagno) vuole vendere e io invece voglio mettere a frutto per lui - indica di nuovo il figlio - viene affittata in nero a mia insaputa. Sa, prima di procedere per vie legali...”
Fingo ingenuità e domando come mai, se le cose stanno come dice e “la legge è dalla loro parte” non siano nella facoltà di fare nulla. “Lui (il padre) non sa che siamo qui” mi fa il bambino, prendendo alla sprovvista la madre, che aggiunge subito: “non vogliono fare niente con questa casa, perché era della madre ed è la casa d’infanzia e preferiscono vendere e non pensarci. Se conosceva Davide, ha capito di che tipo di gente parliamo”. Eccola finalmente manifestarsi, con il sorrisino di chi allude senza pudore e si aspetta di trovare complicità, per definizione.
“Aspetta e spera di trovarla, stronza”, penso, ma traduco in un più urbano: “Davide era una persona molto carina, in effetti.”
Capisce che non ha molto spazio di manovra, ma procede dritta: “mi raccomando, non dica che siamo passati al mio ex compagno, se lo incontra.”
Non rispondo e mi congedo cortesemente, chiudendo il portone dietro di me.
Qualche minuto dopo, aprendo la finestra del bagno prima di fare la doccia, mi accorgo che si è spostata al cancello dell’appartamento al piano terra e sta raccontando di nuovo la storia. Inoltre noto che da ognuna delle cassette della posta pende uno dei biglietti di Paola (evidentemente la voglia scalpitava, strillava, tuonava nel petto di Paola oh Paola).
Durante tutto il tempo della doccia ripenso a Davide, alla sua gentilezza, al giorno in cui è venuto a presentarsi, lento lento, mentre ancora facevo i lavori; al grido che ha lanciato quando ha scoperto della morte dell’amico Roberto, alle schitarrate a cantare Jolene e a tutta la bella musica che ho imparato attraverso una parete sottile sottile. Penso al dolore che leggevo nei suoi occhi e che so bene riconoscere. Poi penso a Paola, che avrà le sue ragioni, ma che, purtroppo per lei, ha incontrato la persona sbagliata.
Finisco di preparami ed esco di casa. La donna se n’è andata e sono io a non resistere stavolta: mi avvicino alle cassette e rimuovo uno per uno tutti i biglietti, frutto di una macchinazione goffa e miope.
Mi dispiace per il bimbo, di cui ho potuto leggere il nome di battesimo e forse pure qualcosa in più. Mi dispiace per Davide e per il dolore che non incontra comprensione. Mi spiace per le persone, che diventano “gente” sulla bocca di chi non conosce la fortuna che ha. Non mi spiace per Paola, la donna senza vero nome.
Mi sento in colpa per un po’, ma solo per un po’. Poi getto via tutti i biglietti. Tanti saluti, Paola.
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gregor-samsung · 3 months
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“ Sono contento, cari ragazzi, che non abbiate mai sentito il desiderio di fare politica. Ma non ne sono sorpreso. L'ambiente familiare nel quale siete cresciuti non poteva spingervi alla ricerca del potere. Non dico, con questo, che il potere sia di per sé detestabile. Fa parte dei giuochi della vita, e non dei più sciocchi. Ma bisogna intendersi sul suo significato. Per molti, il fascino del potere consiste nella possibilità di influire sulla vita degli altri; in una parola, nella possibilità di comandare. A mio giudizio, questa è tuttavia la parte più fastidiosa del potere, la più volgare, se non la più odiosa. Voi sapete che ho sempre cercato di ridurre al minimo i miei interventi su di voi, perché ritengo che ciascuno, compresi i miei figli, debba esser libero di vivere la sua vita, e di cercare la felicità a modo suo. Perfino il timore che qualcuno agisca in una determinata maniera per compiacermi, e non per sua preferenza, riesce a turbarmi.
È poi vero che le nostre azioni incidono spesso, senza che lo vogliamo, sulla vita del prossimo; ma questa è una realtà di cui mi rammarico. Il fascino del potere è un altro: è la facoltà di decidere. La nostra esistenza si arricchisce quando siamo in grado di prendere decisioni. Kierkegaard afferma che esistiamo in quanto scegliamo, e scegliere significa appunto decidere. Ora, è chiaro che facoltà decisionale e potere coincidono: più si sale nella scala gerarchica, più si decide. Il generale decide più spesso del suo attendente. In questo senso, ma soltanto in questo, vale la pena di fare carriera: la vita di un capo è più ricca, più intensa, più stimolante di quella del subordinato. Purché il capo, e questa è una condizione importante, anzi essenziale, sia capo davvero, sia cioè libero di decidere di testa sua. In questa accezione, potere equivale a libertà. “
Piero Ottone, Le regole del gioco: piccola filosofia ad uso personale, Milano, Longanesi, 1984³; pp. 47-48.
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generalevannacci · 11 months
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Andrea Masala
Il Qatar ospita la più grande base militare americana in tutto il medioriente, ma è anche il paese che più finanzia hamas. Ospita Al Jazeera e i mondiali di calcio.
Israele ha ora un ministro che si professa “fascista omofobo” e un primo ministro, Netanyahu, che dice che Hitler non voleva far del male agli ebrei, ma poi fu convinto da un palestinese a farlo. Non ha messo neanche mezza sanzione alla Russia (con la quale concorda bombardamenti su Siria e Libano) ma viene appoggiata da tutta la coalizione antirussa internazionale.
La Turchia fa parte della Nato ma non ha messo mezza sanzione alla Russia (anzi triangola per fargliele aggirare), fa parte della Nato ma dice che i miliziani di Hamas non sono terroristi ma patrioti, mentre tutti i suoi partner atlantici dicono che sono come Isis. Mentre dice che Hamas è un movimento di liberazione nazionale e non terrorista, condanna come terrorista ogni movimento kurdo in Turchia e nei paesi limitrofi.
Biden raccomanda a Israele di non eccedere nella rabbia (mentre siamo già al quadruplo dei morti palestinesi) per non fare gli errori fatti dagli USA in Iraq e intanto manda le due principali portaerei in funzione anti Iran.
I paesi arabi circostanti oscillano tra la distruzione dello stato di Israele e gli accordi di Abramo, mentre intanto aderiscono ai Brics.
L’Occidente usa il diritto internazionale a giorni alterni, per alcuni vale e per altri no, certi crimini di guerra sono degni di incriminazione al Tribunale dell’Aia, altri no.
Per Putin occupare la Palestina è un reato, occupare l’Ucraina un destino. Per chi lo accusa “c’è un occupante e un occupato” vale solo a seconda delle alleanze.
Il mondo è così: disordinato, incoerente, casuale, conflittuale senza ratio. Ad ordinarlo è la nostra facoltà di analisi e razionalizzazione. Che non possono essere oggettive ma solo situate: bisogna scegliere un punto di vista. A raccontarci il mondo di oggi ci sono solo i punti di vista delle grandi potenze globali e di quelle medie regionali. Ognuno ce lo racconta partendo dalle sue convenienze.
Noi possiamo solo provare a metterci dal punto di vista dei popoli e della pace. Oppure aderire a una delle potenze, grandi o medie, secondo nostra convenienza o ideologia (o religione). Il punto di vista dei popoli e della pace è il più difficile, il più negato da tutti, ma è l’unico possibile per la convivenza e la cooperazione. Non so se sia un bene o un male, ma l’unica prospettiva che un poco si avvicina a questo è oggi incarnata dalla chiesa cattolica e dai movimenti di diverse società civili (anche in Israele, anche in Usa, anche in Palestina).
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sisif-o · 1 year
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devo scegliere a che facoltà iscrivermi
non credo di avere la competenza per compiere una tale scelta
cioè che ne so io
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fettebiscottate · 2 years
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quando mi iscrissi all’università ero felice. speravo di andare a vivere a Napoli da subito, cercavo case in affitto, contattavo tutti. poi decisi di provare a seguire per un po’ rimanendo comunque nella mia città così alle 7.30 ero già a Napoli tutte le mattine per seguire corsi di cui, a mano a mano, non mi interessava più nulla, di cui non capivo nulla, sola e senza riuscire neppure a scambiare una parola con le altre persone. mesi dopo decisi di cambiare facoltà. mio padre mi accompagnò a fare la rinuncia agli studi, per lui era umiliante. voleva facessi medicina ma anche giurisprudenza gli andava bene e invece nulla, sua figlia aveva deciso di non rispettare i suoi progetti. ho sempre vissuto male gli esami, con tanta ansia, con giramenti di testa, quasi sempre col ciclo appena arrivato, coi nervi a mille. è capitato di prenotarmi, arrivare lì, sedermi, sentire il mio cognome, alzarmi e andar via. è capitato di accettare voti bassi solo per non rivedere mai più il professore o la professoressa dopo avermi umiliata. quando mi arrivò la mail in cui quella di linguistica mi aveva bocciato, piansi così tanto perché non sapevo come dirlo a mia madre. quando glielo dissi, mi rispose che chissà che pensava fosse successo!! non sono stata creduta su un esame che poi avevo fatto davvero, non ricordo nemmeno più il perché. quando sono stata bocciata all’esame di latino pensavo veramente di sentirmi male per la rabbia e la tristezza. ho pianto tantissimo, mi sono rimessa in auto e sono tornata a casa tra le lacrime e la macchina che non andava più bene e i 40 gradi e il jeans attaccato addosso e tutto il resto. e anche lì, mia madre mi disse che non era una tragedia, che dovevo uscire per rilassarmi e che lui era stato un pezzo di merda. è un pensiero che non mi fa dormire, so perfettamente cosa si prova a pensare che certo se mi ammazzo è meglio forse, sai quanti problemi in meno. ma è una cosa che va ben oltre la logica umana il fatto che qualcuno possa scegliere veramente di farlo, soprattutto all’inizio della carriera universitaria. ci sono tante strade, strade infinite da percorrere, non si dovrebbe mai scegliere quella più violenta. non ha senso il mio discorso ma volevo comunque tirar fuori tutto perché non se ne può più di notizie così
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"Vai in una facoltà frequentata dal 99% di ragazzi, è grave se non trovi la persona giusta per te."
Ma imparate a dare un peso alle parole che dite, su certe cose non bisogna scherzare. Quindi solo perché sto in mezzo a ragazzi dovrei trovare la persona giusta? No, per te dovrei scegliere una persona qualunque e mettermi insieme perché essere single a 24 anni non va di moda a quanto pare. E se io non volessi avere qualcuno accanto adesso? Se tutti i rapporti che sto instaurando si fermino all'amicizia? Perché per te é così strano avere come amici dei ragazzi senza vedere malizia dietro? Sono strana per te perché non mi butto a capofitto in relazioni? Ti svelo un segreto a quanto pare andare in una facoltà di soli ragazzi ha i suoi vantaggi, e non è che io non guardi o trovi carino qualcuno, ma si ferma lì la cosa, posso parlarci perché mi trovo a mio agio più a parlare con i ragazzi che con le ragazze, perché abbiamo più interessi in comune, ma la cosa si ferma lì. E non permetto a nessuno di dirmi che sono strana perché non ho un ragazzo a 24 anni.
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rideretremando · 11 months
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LETTERA APERTA A ELLY SCHLEIN
per adesioni scrivere a [email protected]
Cara Elly Schlein,
siamo femministe di varie età e con diverse storie politiche e abbiamo visto con piacere la tua elezione alla segreteria del Partito Democratico, per la valenza storica di questo fatto e perché tu sei una donna giovane che ha in mente di cambiare; la tua proposta ha intercettato speranze di scelte migliori per la collettività e ne ha suscitate, ti auguriamo di saperle custodire e non sciuparle.
Ti scriviamo a proposito del dibattito in corso sui bambini nati da surrogazione di maternità per comunicarti le nostre preoccupazioni, su cui desideriamo avviare un confronto con te.
1. Ci sono persone che programmano di aggirare la legge italiana che vieta la surrogazione di maternità commissionandola all’estero, confidando che al ritorno potranno invocare il superiore interesse del/la minore e ottenere la regolarizzazione.
Queste persone pretendono la trascrizione automatica in Italia dei certificati di nascita formati all’estero e rifiutano come discriminazione la procedura dell’adozione in casi speciali da parte del partner del genitore. E questo nonostante l’adozione in casi speciali a seguito della sentenza n. 79 del 2022 della Corte costituzionale garantisca ormai all’adottata o all’adottato lo stato di figlia/o dell’adottante, realizzando il pieno inserimento nel suo ambiente familiare (cioè i legami di parentela dell’adottante si estendono all’adottata/o, i genitori ne diventano legalmente nonni, fratelli e sorelle ne diventano zii e zie e così via).
I partiti di sinistra sono il riferimento della lotta alle discriminazioni e hanno raccolto il tema, ma senza adeguata considerazione di tutte le implicazioni, secondo noi.
2. Chi nasce da surrogazione di maternità è privato delle cure materne e non viene allattato ma subito consegnato ai committenti perché si vuole spezzare l’attaccamento che già sussiste con la puerpera, a prescindere dal legame genetico. Questo è un danno. Crescendo gli sarà negato di conoscere la sua origine materna, deliberatamente scomposta tra produttrice di ovulo ignota e gestante, che non sarà sufficiente vedere talvolta su skype. Questo è un altro danno.
Si tratta di danni programmati, non di vicende sfortunate.
3. La donna che si presta alla surrogazione di maternità mette a rischio la sua salute fisica e mentale, perché deve condurre la gravidanza di un feto a lei estraneo geneticamente, con manovre impattanti e intrusive per sostituire la sua fisiologia a vantaggio della gravidanza per altri; e deve operare una scissione tra sé e sé per non sentire come proprio ciò che accade al suo corpo, cioè deve approdare a uno stato psicologico che nelle gravidanze comuni è patologico.
4. La donna che cede i suoi ovociti si sottopone a stimolazione ovarica per una iperproduzione di gameti, metodica che comporta rischi per la sua salute.
5. All’argomento secondo cui ogni persona adulta ha facoltà di scegliere i rischi da correre per arrivare a un suo obiettivo, opponiamo che l’obiettivo da raggiungere non è di colei che rischia ma dei committenti, e che lei ha solo bisogno di denaro.
6. Non concordiamo con la visione meccanica della donna, dal corpo disgregato in pezzi e separato dalla personalità. Non concordiamo neppure con lo spacchettamento della ratio delle norme: nel dibattito attuale molti ripetono che non è in discussione la legittimità della surrogazione di maternità ma solo la doppia filiazione a tutela dei nati. Ma si tratta di nati da surrogazione! Si dice anche che non è in discussione il diritto alla genitorialità. Ma ciò che si chiede è di trascrivere la genitorialità intenzionale come se fosse quella naturale! In gioco secondo noi ci sono proprio la legittimità della surrogazione di maternità e il diritto alla genitorialità, entrambi contestabili invece.
La Convenzione di Oviedo del Consiglio di Europa all’articolo 21 dispone il «Divieto del profitto - Il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto».
La Corte di Cassazione nella sentenza 38162/2022 pubblicata il 30/12/2022 dichiara che «nella gestazione per altri non ci sono soltanto i desideri di genitorialità, le aspirazioni e i progetti della coppia committente. Ci sono persone concrete. Ci sono donne usate come strumento per funzioni riproduttive, con i loro diritti inalienabili annullati o sospesi dentro procedure contrattuali. Ci sono bambini esposti a una pratica che determina incertezze sul loro status e, quindi, sulla loro identità nella società».
Ancora prima del rinvio ai codici, è il senso umano dell’inviolabilità delle persone a ribellarsi contro la riduzione delle donne a materie prime e della prole a ordinativo. L’inviolabilità della donna e l’inviolabilità del/la neonata/o è l’inviolabilità di tutti, senza la quale non c’è differenza tra persone e cose.
Per questo ti scriviamo. Nella surrogazione di maternità la donna si consegna alla committenza e non può decidere neppure se interrompere la gravidanza o quali farmaci assumere. La surrogazione di maternità si fonda su premesse (il contratto e la riduzione della donna a contenitore di materiale biologico altrui) che, se accettate collettivamente, mettono a rischio la possibilità per ogni donna di decidere liberamente su questioni riproduttive e rappresentano la base filosofica per ogni recriminazione degli uomini sui figli in senso proprietario. Siamo femministe, quindi non ammettiamo un contratto che implica la rinuncia di una donna al controllo sul proprio corpo. Inoltre, usando le parole di Stefano Rodotà, aborriamo che i ricchi comprino la vita dei poveri, come ci aspettiamo che lo aborrisca chiunque si collochi politicamente a sinistra.
Chiediamo a te che guidi il principale partito dell’opposizione di prendere una posizione netta contro la surrogazione di maternità e non consentire che si faccia propaganda tramite i bambini a favore dell’uso coloniale e classista della fisiologia degli esseri umani. Non lasciare questo tema alla destra, che lo distorce per piegarlo a un progetto di riaffermazione della famiglia tradizionale istituzionalizzata e obbligatoria, e non lasciare che la sinistra diventi complice di nuove forme di sfruttamento dell’umano. Ti chiediamo anche di proporre sistemi che disincentivino il ricorso alla surrogazione di maternità all’estero.
I bambini e le bambine nate da surrogazione di maternità hanno adeguata protezione dall’adozione in casi speciali. L’infanzia abbandonata, d’altro canto, dovrebbe trovare accoglienza presso aspiranti genitori singoli o in coppie anche dello stesso sesso e auspichiamo una riforma in questo senso.
Per ultimo ti diciamo che alle femministe come noi, dissidenti dal pensiero unico, è difficile esprimersi in contesti pubblici, perché ci sono vessazioni organizzate, campagne di diffamazione, convenzioni ad escludere dalla discussione. Come ha detto Rosa Luxemburg, «la libertà è sempre la libertà di chi pensa diversamente». Hai parlato tante volte delle idee plurali che devono animare l’alternativa. Ti chiediamo un segnale contro la censura, un incontro a più voci su questi temi sarebbe una svolta promettente.
12 aprile 2023
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animapienadiodio · 9 months
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È peggio compiere un'azione malevola consapevolmente o inconsapevolmente?
Dopo avere posto il quesito di socratica memoria, ritengo sia doveroso fare una premessa chiarificatoria: con 'male' non faccio riferimento ad azioni abominevoli, al 'male assoluto', ma a qualcosa che in apparenza potrebbe risultare più blando, ma i cui esiti, le cui conseguenze potrebbero avere ripercussioni negative sia nei propri riguardi sia nei confronti altrui (penso al non prestare aiuto nel momento del bisogno, nel non vedere e/o ignorare segnali di richiesta di aiuto).
Dopo considerazioni e riflessioni, anche agli antipodi tra loro, mi sto sempre più convincendo che il 'male' peggiore sia quello compiuto senza avere consapevolezza delle proprie azioni e delle relative conseguenze.
Il motivo di questa mia conclusione risiede nel prendere in considerazione la facoltà e capacità di discernimento e di scelta.
Infatti, colui che compie volutamente il 'male', per quanto sia innegabilmente disdicevole a livello morale, lo ha fatto sulla base di una scelta, selezionando ciò che è bene e ciò che è male. Quindi, in questo caso, si ha la consapevolezza dei due aspetti e si sceglie, dunque ci si avvale delle capacità "cognitive" e "logiche" per sapere discernere il bene e il male e optare per quest'ultimo.
Proprio la capacità di discernimento potrebbe costituire la base, la premessa per agire contrariamente al 'male', per compiere azioni benevole.
Invece, colui che agisce malevolmente senza avere coscienza e consapevolezza delle proprie intenzioni, denotando una mancanza di empatia e di lungimiranza, risulta essere peggiore per il medesimo principio di ragionamento di cui mi sono avvalsa per ritenere migliore, o meno peggiore, chi agisce nel 'male' volutamente.
Infatti, come indicato previamente, come colui che sceglie intenzionalmente di compiere il 'male', altrettanto potrebbe decidere per fare del 'bene'; mentre, chi non ha consapevolezza di stare agendo in maniera malevola è significativo della sua incapacità di discernere il 'bene' dal 'male' e, conseguentemente, non possiede le possibilità e le capacità di scegliere e, pertanto, l'attuabilità di una catarsi, che potrebbe verificarsi nel primo caso, mentre difficilmente potrebbe avvenire nel secondo.
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betweenthe-bars · 2 years
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Io penso che una persona abbia sempre la facoltà di scegliere. Soprattutto se hai qualcuno di cui ti fidi affianco, puoi scegliere di condividere i problemi e vedere il mondo un po' meno grigio. Se scegli però di chiuderti nel tuo castello di carte, a scapito di tutto, io smetterò di insistere. Vivi la vita come vuoi.
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assentepresenza · 2 years
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8 ottobre 2022
ho iniziato a lavorare da poco, infatti è il periodo di prova, nel frattempo sto facendo l’università telematica, facoltà di giurisprudenza. il lavoro teoricamente non avrebbe dovuto portarmi via molto tempo, in realtà gli orari previsti non rispecchiano affatto quelli reali, mi tengono sempre un’ora o un’ora e mezza di più e, credetemi, la differenza si sente, anche perché non è esattamente un lavoro leggero. la cosa che mi da fastidio è che il mio capo mi sta sempre addosso, anche un’altra ragazza della mia età sta facendo il periodo di prova, ma solo una delle due verrà assunta. ho parlato con lei e ha confermato che non riceve le stesse attenzioni che ricevo io dal capo. lui mi scrive tutti i giorni, anche nei giorni in cui non lavoro, mi dice cosa alquanto ambigue, dice che vuole scegliere me e quindi devo aiutarlo a scegliermi, che l’altra ragazza non ha le capacità necessarie per questo lavoro, mentre io si. se sbaglio a fare qualcosa mi corregge sempre in modo molto carino, mi spiega bene tutto quello che devo fare, mentre lei non la calcola minimamente, le dice solo che sbaglia senza correggerla e senza spiegarle nulla. mi scrive spesso che gli piaccio a pelle, aggiungendo che non è un’offesa per il mio ragazzo, ma si tratta solo di lavoro. mi dice di lasciar stare le relazioni, i ragazzi in generale, che non ne vale la pena. mi vede sempre cupa (spoiler: soffro di depressione) e quindi mi dice che se passassi una settimana con lui starei molto meglio, mi dice spesso che spera avremo occasione di lavorare da soli in modo da conoscerci e raccontarci meglio, ma chi cazzo vuole conoscerlo? cioè, mi dice che mi vuole bene, che tiene a me, e ora che ho detto che me ne voglio andare se ne è uscito dicendo che sono unica e che non troverò mai un altro principale che mi vuole bene. oltretutto si è messo a fare l’offeso perché voglio andarmene. ma è chiaro che ho accettato il periodo di prova perché gli orari che mi aveva detto erano fattibili, quindi mi sono organizzata di conseguenza con l’uni. ma se ogni volta mi tiene a lavorare di più tutti i miei piani si sconvolgono. boh, mi sembra tutto strano e lui mi sembra eccessivo, un capo non dovrebbe essere così espansivo (credo)
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susieporta · 2 years
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I genitori che non hanno consapevolezza dei loro traumi fisici ed emotivi, delle loro ferite e dell'esistenza di un bambino interiore da rispettare e amare, rischiano di instaurare relazioni traumatiche e disfunzionali con i propri figli, i quali si ritroveranno ad essere dipendenti, infelici e spesso portatori di sintomi psicofisici per esprimere tramite il corpo sofferenze non verbalizzabili.
I GENITORI CHE NON HANNO RICEVUTO SUFFICIENTE NUTRIMENTO EMOTIVO DA PICCOLI, SE LO ASPETTERANNO DAI PROPRI FIGLI O LO PRETENDERANNO IN MODO DISFUNZIONALE DAI PARTNER.
Immaginiamo una mamma che non abbia nella vita altri scopi, interessi se non essere mamma.
Si renderà indispensabile, sceglierà per i figli, farà tutto lei per tutti, rinfacciando di non avere tempo per altro, se i figli andranno via minaccerà scenari catastrofi di malattie o di situazioni di pericolo nelle quali si troverà (accade lo stesso anche se ha un partner o un marito).
Se la mamma non si rende indipendente i figli non si potranno staccare, sentiranno sempre che la loro missione è da portare a termine, la mamma è troppo fragile per lasciarla da sola. Allora si rinuncia all'Università lontana da casa, al lavoro dei nostri sogni all'estero, si scarteranno i legami affettivi profondi, per restare fedeli al nostro ruolo di piccole salvatrici o piccoli salvatori...senza pensare che nel frattempo noi ci siamo annullati, messi in standby....
Ci sono genitori che in modo sottile trasmettono il messaggio:" Io vivrò attraverso te. Tu realizzerai ciò in cui io ho fallito".
Tutto questo crea un macigno di piombo sulla vita dei figli, i quali per rendere i genitori felici, per non deluderli si infilano in scelte non sentire, non volute... Una pericolosa inversione dei ruoli in cui i figli devono soddisfare i bisogni dei genitori e farsi carico della loro felicità...
I GENITORI man mano dovrebbero spostarsi sullo sfondo e donare ai figli la libertà di vivere e scegliere. Altrimenti creano un senso di impotenza difficile da riconoscere e sciogliere.
Mi vengono in mente delle frasi:
_ Io ho scelto la facoltà d'Ingegneria perché mio padre non aveva i soldi per poterla frequentare, ma ad ogni esame mi sentivo morire dentro. Nonostante tutto mi sono laureato con il massimo dei voti ma il minimo della gioia.
- "Mia madre mi diceva sempre finché ci sarai tu in questa casa la mia vita avrà uno scopo, cucinerò per te, laverò i tuoi vestiti...
Non darmi il dispiacere di lasciarmi sola, ho fatto tanto per te".
Giulia si sentiva in trappola ma non sapeva come uscirne.
Le richieste della madre sono diventate sempre più minacciose.
"Se non ritorni per pranzo non mangio, non cucino se sono da sola.
Se non mi accompagni tu dal medico continuerò a stare male, ma non ci andrò"...
Questi rapporti simbiotici sono sempre tossici, avvelenano, creano dipendenza e insicurezze. BISOGNA TROVARE IL CORAGGIO DI CRESCERE, I GENITORI POI UN MODO PER CAVARSELA LO TROVERANNO
Annarita Bavaro
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logorroicomentale · 1 month
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Anch'io in realtà di solito ho una visione abbastanza pessimistica della vita, ma quando mi fermo un attimo e cerco di dare un po' di tregua alla mia testa mi rendo conto che sì, magari fa tutto schifo ma ecco, come dici tu, quante probabilità c'erano che arrivassimo fino a qui?
Dici che è stato tutto un caso, quindi pensa che culo che siamo arrivati proprio qui, ad oggi.
Quindi se con un semplice caso siamo arrivati a questo, pensa cosa può succede quando invece ci si impegna per arrivare da qualche parte. Dovrebbe essere addirittura un po' più semplice no?
Ovviamente si, non è detto che tutti riescano ma forse tutti dovrebbero provarci, non per forza da soli, perché si sa che da soli è tutto più difficile.
L’impegno aiuta si, ma non credo che tutti dovrebbero provarci, come si ha diritto di scegliere di vivere per me si ha anche il diritto di scegliere di morire, aka la frase “non puoi salvare chi non vuole essere salvato”.
Con il dovrebbero intendo ovviamente che ognuno ha facoltà di scelta, se provarci oppure no, ed io non biasimo chi sceglie la morte
Che poi mi fa ridere anche facoltà di scelta perché apriamo il discorso “libero arbitrio si o no” e ci sarebbero ancora tante altre cose da dire in merito alla vita, perciò rettifico e dico “per quanto possibile sceglie”.
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davidewblog · 2 months
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Abito nell'appartamento da due anni. E sono al secondo anno nella facoltà dove studio, sto per iniziare il terzo. Però ho 23 anni: il mio percorso universitario è breve ma già un po' complicato.
In pratica, ho perso due anni a causa di un cambio di facoltà, ma a volte ringrazio che ciò sia avvenuto, perché ora finalmente mi sembra di essere rinato.
È andata così: dopo il diploma ero piuttosto smarrito. Avevo vissuto male le scuole superiori, con problemi relazionali, e non riuscivo a scegliere una facoltà universitaria, perché temevo molto l'università come una nuova incognita. Alla fine mi ero iscritto in ingegneria elettronica, anzi, mi aveva iscritto mio padre, perché mi vedeva troppo indeciso e pensava forse di fare lui una giusta scelta per me, vedendomi appassionato di informatica. Ma questa scelta è stata un disastro. Per quanto mi piacesse il computer, mi interessava giocarci ma non era una "vocazione". Era una facoltà che non faceva per me, non mi appassionava, la trovavo troppo fuori dalle mie corde, richiedeva troppa concentrazione per la mia testa confusa di quei mesi. Ma provavo comunque ad andare avanti.
In più, quando mi ero iscritto in quella facoltà, continuavo a vivere con i miei. Loro non mi ritenevano pronto a prendere una camera e andare a vivere da solo, io dal canto mio temevo questa eventualità, avevo il terrore di trovarmi a vivere con dei ragazzi che mi trattassero male. Quindi continuavo a vivere con i miei, con tutti i condizionamenti del caso. Viaggiavo per le lezioni ma non riuscivo a seguirle tutte, faticavo ad organizzarmi lo studio, non mi concentravo, dopo qualche lezione persa non riuscivo a seguire le spiegazioni dei professori, un disastro totale. Mi ero fatto anche pochissimi amici, perché viaggiando non mi trattenevo mai all'università.
Il primo anno non ho dato esami, non mi sentivo pronto. I miei mi rassicuravano e mi dicevano che il secondo anno mi sarei sbloccato. Invece niente, Il secondo anno ho dato prima un esame e non l'ho passato, poi un secondo esame in cui ho preso un voto bassissimo e l'ho rifiutato. A quel punto, durante il secondo anno, era chiaro che il problema era che mi trovavo in una facoltà che non mi interessava neanche lontanamente. Anche i miei lo avevano capito, e iniziavano a ragionare con me su un possibile cambio di facoltà.
Alla fine, ho capito che dovevo scegliere qualcosa di completamente diverso, che mi portasse fuori da tutti gli schemi che oramai mi opprimevano. E ho scelto la facoltà attuale. Avevo perso due anni nel nulla più totale, ma ero pronto a ricominciare, sentivo l'idea che cambiando totalmente ramo di studi potessi trovare una nuova serenità, ed è stato così.
A ciò si aggiunge una cosa fondamentale. Insieme al cambio di facoltà, i miei genitori hanno cambiato totalmente idea sul fatto che io dovessi vivere con loro, e hanno iniziato a dirmi che avrei dovuto prendere una stanza in affitto in un appartamento per essere più indipendente e, soprattutto, per non stancarmi con i viaggi e studiare meglio.
Io in quel momento però ero sconcertato da questa ipotesi. Davo per scontato che avrei dovuto vivere con dei ragazzi, maschi, che non conoscevo, e l'idea di trovarmi con compagni di casa maleducati e antipatici non mi piaceva. Ma i miei insistevano, e hanno iniziato a cercarmi una stanza. Ciò che in quel momento né io né i mie genitori immaginavamo, era che avremmo sì trovato la stanza per me, ma che sarei andato a vivere in un appartamento con tre ragazze. Tre studentesse. Tre femmine. Per di più carine.
Io che fino a quel momento avevo vissuto in modo repressivo tutta la mia attrazione per le ragazze e non ero mai riuscito a relazionarmi con il genere femminile, stavo per andare a vivere con delle studentesse, e ad iniziare il primo anno della nuova facoltà come una nuova vita che mai avrei pensato.
Ma in quel momento, mentre abbandonavo la vecchia facoltà alla fine di due anni di nulla di fatto, questo non lo sapevo ancora.
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lamilanomagazine · 6 months
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Pubblica Amministrazione, pubblicato il bando per 3.946 nuovi addetti all’Ufficio del processo
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Pubblica Amministrazione, pubblicato il bando per 3.946 nuovi addetti all’Ufficio del processo. Al via la procedura concorsuale, indetta dalla Commissione RIPAM per il Ministero della Giustizia, per l’assunzione di un secondo nuovo contingente di addetti all’Ufficio per il processo, in coerenza con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È stato infatti pubblicato ieri il relativo bando di concorso volto al reclutamento, su base distrettuale, di 3.946 unità di personale non dirigenziale, da inquadrare a tempo determinato nell’Area funzionari. Il bando, consultabile sul Portale inPA e sul sito del Ministero della Giustizia, è rivolto a laureati in ambito giuridico, economico o delle scienze politiche e sociali. In questa occasione, come ha previsto l’ultimo decreto legge Pnrr (n. 19 del 2024), si rivolge anche a chi è in procinto di terminare il proprio percorso universitario e desideri mettere da subito alla prova le proprie competenze per il buon funzionamento della macchina giudiziaria: sono ammessi a partecipare anche laureandi che hanno superato l’ultimo esame del corso di studi purché conseguano il titolo finale entro 60 giorni da ieri. I candidati in fase di domanda potranno scegliere l’ufficio distrettuale per cui partecipare, ad eccezione di Trento e Bolzano. Il bando indica i posti messi a concorso, con valutazione dei titoli e una prova scritta, per 25 distretti di Corte di appello in diverse regioni italiane e a livello nazionale per la Corte di Cassazione. Le domande di partecipazione possono essere presentate entro 20 giorni – fino alle 23.59 del 26 aprile 2024 – compilando il format di candidatura su inPA, previa registrazione sullo stesso Portale. La selezione sarà gestita dalla Commissione RIPAM avvalendosi di Formez PA. Con questo nuovo concorso per assunzioni programmate entro la scadenza del primo semestre 2024 per gli obiettivi Pnrr, si rafforza, dopo il reclutamento del 2021, il contingente di personale qualificato di supporto alle attività preparatorie dei procedimenti giudiziari. Il dl n. 19 del 2024 ha inoltre previsto l’autorizzazione per il Ministero della Giustizia a stabilizzare nei propri ruoli gli addetti all’Ufficio per il processo, purché abbiano lavorato per almeno ventiquattro mesi continuativi nella qualifica ricoperta e risultino in servizio alla data di scadenza del Pnrr del 30 giugno 2026, previa selezione comparativa sulla base dei distretti territoriali e degli uffici centrali, nei limiti delle facoltà assunzionali maturate e disponibili e dei posti disponibili in organico, con possibilità di scorrimento fra i distretti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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