#scatti italiani
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Lori Sammartino Italia
a cura di Angela Madesani con un testo di Ennio Flaiano
Nomos, Busto Arsizio 2023, 208 pagine,18,5x21cm, Cartonato in tela con sovracoperta, Italiano/Inglese, ISBN 979-12-5958-149-5
euro 35,00
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La prima grande monografia dedicata a Lori Sammartino raccoglie i suoi scatti “italiani”. 130 fotografie in bianco e nero raccontano l’Italia dal 1955 al 1970.
Lori Sammartino inizia a scattare negli anni Cinquanta, durante un viaggio negli Stati Uniti e in Messico, realizzando fotografie di notevole qualità. Rientrata a Roma, inizia a lavorare come fotoreporter in particolare per la rivista “Il Mondo”; nel 1963 viene chiamata dall’ACI a documentare la zona del Gargano e con le sue immagini viene pubblicato un volume; nel 1969 realizza un reportage nell’ospedale psichiatrico di Guidonia. Nonostante la prematura scomparsa, questo volume custodisce numerosi scatti della fotografa romana, i suoi molteplici ritratti dell’Italia e dei suoi paesaggi, i suoi volti, le sue spiagge e i suoi vicoli.
Realizzato in collaborazione con Alberto Damian Gallery e l’archivio dell’artista, accompagna la retrospettiva inedita presentata a Paris Photo 2023. Con un testo di Ennio Flaiano, tratto da La domenica degli italiani (1961).
13/01/24
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La mostra di Annalisa Flori "Just Fine" al Teatro Marenco. Novi Ligure: arte e fotografia incontrano l’emozione
Scatti unici e un’esperienza fotografica indimenticabile a Novi Ligure. Il Teatro Marenco di Novi Ligure si prepara ad accogliere un evento speciale: la mostra fotografica “Just Fine” di Annalisa Flori, celebre fotografa di origini novesi. Dal 14 al 22 dicembre 2024, il foyer superiore del teatro sarà il palcoscenico di ritratti capaci di cogliere l’essenza autentica dei soggetti fotografati. La…
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Mina - Ancora Ancora Ancora (Bussola Domani 1978)
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Essere immortale non mi interessa. Mi piace invecchiare.
Mina
Probabilmente sono una pigra costretta a un ritmo di vita frenetico, una pigra che non riesce a realizzare la sua più autentica natura, la sua vocazione all’indolenza. L’adolescenza, quella mi chiedo se l’ho mai avuta. Voglio dire che gli impegni, la carriera eccetera si sono abbattuti troppo presto su di me. In fondo, non ho mai vissuto da ragazzina, non ho mai fatto quello che fanno le ragazzine: come recarsi a ballare, a fare i bagni, le gite o che so io. Non ho rimpianti, no. Sono paga della mia condizione attuale, di donna matura. Prima non sapevo quello che volevo, e ora lo so. Mi sento serena, come chi ha scoperto che le cose più importanti sono in fondo le cose più semplici”.
Mina
Buon Compleanno a Mina, Mito della Musica italiana e internazionale, che non invecchierà mai.
🎂🍀🎶💕🥂
Al secolo Anna Maria Mazzini, nasce il 25 marzo 1940 a Busto Arsizio (Varese), dove i suoi genitori si erano trasferiti durante il periodo di guerra. Alcuni mesi dopo la sua nascita, la famiglia torna a Cremona, città in cui la cantante risiede fino ai primi anni di carriera.
Nel 1978 l’ultimo concerto e l’addio alle scene. Nella sua lunga carriera Mina ha interpretato oltre 1500 canzoni e ricevuto numerosi riconoscimenti, anche da parte di colleghi del calibro di
Frank Sinatra, che la invitò a esibirsi negli Stati Uniti, ma lei rifiutò. Leonor Fellini voleva farne una star, ma lei si rifiutò di farsi vedere in un film.
Mina divenne la risposta italiana alla rivoluzione del Rock 'n Roll che travolse gli USA; un camaleonte di stile con un'immagine da bambina selvaggia nel suo paese natale (e molto cattolico) che allo stesso tempo incantò e fece infuriare gli italiani.
Nel 1963, fu clamorosamente bandita persino dalle radio e dalle televisioni italiane dopo essere rimasta incinta del figlio di un attore (già sposato), Corrado Pani, quando il divorzio era ancora illegale. I media consideravano il suo successo, " Le Mille Bolle Blu" (Mille Bolle Blu) un inno orecchiabile, seppur scandaloso, per il loro amore "sacrilego":
Con le sue caratteristiche sopracciglia rasate, un trucco pesante sugli occhi, i capelli tinti di biondo e una sigaretta come accessorio permanente, era la cattiva ragazza preferita d'Italia. Le vendite dei suoi dischi non furono influenzate dal divieto e, a richiesta del pubblico, fu invitata di nuovo in televisione italiana nel 1964. Fu un momento di scacco matto contro la rete conservatrice e trasmise il messaggio che Mina non solo era qui per restare, ma per fare tutto ciò che voleva.
Cantava in otto lingue (inizialmente con il nome d'arte di "Baby Gate") e la sua specialità divenne cantare a squarciagola ballate strazianti come le sue contemporanee Barbara Streisand o l'artista francofona Dalida . Ma anche nei suoi primi scatti promozionali, è chiaro che stava oliando le sue ruote per una carriera più strana rispetto alle altre dive dell'epoca...
Ma è la Mina senza sopracciglia e con la sigaretta ad essere passata alla storia come una leggenda vivente..."
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“Ci sono fotografi che pensano in termini di "doppia pagina", "copertina", "orizzontale", "verticale". Non mi interessano (…), non li voglio frequentare anche se riconosco che sanno come commuoverti, come fare le foto. Ma io preferisco i fotografi che vanno, incontrano, escono.
In una scuola o un'accademia di fotografia e pubblicità, o qualcosa del genere, ho chiesto ai ragazzi di dirmi il nome di un fotografo o di una fotografa che gli piaceva. Silenzio assoluto. Va be', cito Koudelka, Cartier-Bresson, oppure Berengo Gardin, Ugo Mulas, per parlare degli italiani... Niente. Dico: "Ragazzi, ma avete mai sentito parlare di Pier Paolo Pasolini?". Giuro, hanno risposto "No". Gli insegnanti non gliene avevano mai parlato! Questi ragazzi sono letteralmente "vuoti". Ho chiesto loro: "Ma allora cosa studiate, di fotografia?". "La tecnica". Che è il peggio che si possa insegnare, perché ormai la tecnica non esiste più: fai degli scatti, e basta. Mentre il linguaggio, la trasmissione, il racconto, il documento, l'invenzione... niente!
lo sono sempre stata fortemente ancorata nel presente. La fotografia bella ed elegante mi interessa, mi piace, ma mi interessa di più quando racconta e denuncia lo stato delle cose. La resistenza la si fa anche con le piccole cose, come una mostra, un dibattito... (...) Non è che mi metto lì a fotografare i trulli di Alberobello, no, io fotografo quello che mi è vicino, che mi interessa, che mi coinvolge. Qualcosa da difendere, da amare, da apprezzare, da odiare..."
Letizia Battaglia - Volare alto volare basso: Conversazioni, ricordi e invettive.
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Sergio Strizzi: The perfect moment è alla Estorick Collection of Italian Modern Art

Di Silvia Pellegrino Ha preso il via ieri 15 maggio alla Estorick Collection of Italian Modern Art di Londra "Sergio Strizzi: The Perfect Moment", una mostra di 80 scatti che testimoniano il lavoro del grande fotografo nel cinema italiano. Sergio Strizzi, The perfect moment è alla Estorick Collection of Italian Modern Art Ha preso il via il 15 maggio e prosegue fino all'8 settembre "Sergio Strizzi: The perfect moment", la mostra fotografica ospitata dalla Estorick Collection of Italian Modern Art di Islington a Londra che presenta 80 scatti realizzati dal grande fotografo e dedicati al mondo del cinema italiano. La mostra presenta per la prima volta nel Regno Unito una panoramica pressoché completa del lavoro di Sergio Strizzi (1931-2004) che ha lavorato come fotografo di scena su alcuni dei più importanti set cinematografici sia in Italia che all'estero dagli anni '50 ai primi anni 2000. Il suo lavoro include fotografie iconiche di Monica Vitti, Marcello Mastroianni e Sophia Loren. L'esposizione che ha preso il via mercoledì scorso è il risultato di un progetto ambizioso nato circa un anno fa, frutto della collaborazione tra la Fondazione Sergio Strizzi e la Direttrice della Estorick Collection of Modern Italian Art, Roberta Cremoncini. Pensato per il pubblico inglese, il progetto ha avuto una prima fase di selezione di 120 foto, fino alla scelta delle 80 in mostra, principalmente in bianco e nero, che raccontano la carriera del famoso fotografo cinematografico. Come ci confermano Vanessa e Melissa Strizzi, le figlie del grande fotografo che abbiamo incontrato alla serata per la stampa, la scelta delle foto dei set cinematografici e dei ritratti non è stata così "indolore": "Avrei voluto anche la barriera...", confida Melissa. Ci spiegano che la foto in questione fa parte del set del film Fuga per la vittoria (Escape to Victory), presente in mostra in diversi scatti, ma senza la foto dei giocatori allineati sul campo, quella che loro chiamano affettuosamente "la barriera". Risulta altrettanto difficile trovare la loro foto preferita tra quelle in mostra: tra le più amate da Melissa, quella con Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau, presente nel set "La Notte" e nella stessa locandina della mostra, perchè in questo scatto il padre è riuscito a cogliere qualcosa di iverso: "Nella foto l'attrice sorride, mentre nel ruolo che interpreta nel film di Michelangelo Antonioni è sempre triste". Per Vanessa la preferenza cade sul set del "Giudizio Universale" (The Last Judgement), con due foto in bianco e nero: un ritratto di Silvana Mangano che sembra avvolta dalla luce e quella corale del ballo di sala. Per la direttrice della Estorick Roberta Comencini sono i ritratti del servizio fotografico realizzato alla Torre Galfa di Milano che hanno come protagonista un'altra icona del cinema italiano: Monica Vitti. Ma è lo stesso Strizzi che l'occhio attento riesce a scorgere nello sfondo di una foto di scena con l'attrice de "La Ragazza con la Pistola" (cercate in galleria 1) e così pure negli scatti di altri attori di cui divenne amico e che ci vengono indicati dalle sorelle Strizzi. "Ce ne sono diversi, sicuramente Stanley Baker...quando morì fu una delle poche volte che vedemmo papà piangere". L'amicizia con il leggendario attore non è l'unico legame che il fotografo strinse fuori dal set con attori inglesi e non. Oltre a Baker, prematuramente scomparso a 48 anni, ci raccontano dell'amicizia con Sir Michael Cane (in esposizione nelle foto di Escape to Victory) e con l'attore americano Ben Gazzara, immortalato da Strizzi con Audrey Hepburn sul set del film Bloodline. Tra gli italiani, il regista Francesco Rosi e Marcello Mastroianni, che erano di casa quando Vanessa e Melissa erano piccole. Nella bella video intervista di Luigi Abramo che vi suggeriamo di vedere all'entrata in galleria, Sergio Strizzi dice di Mastroianni: "Non amava farsi fotografare e non riusciva a distinguere tra una buona ed una cattiva foto, ma sempre disponibile sul set.. sempre collaborativo". Quello che per il visitatore è un viaggio nel mondo fantastico del cinema dei tempi d'oro, per Vanessa e Melissa bambine era la normalità. Entrambi i genitori lavoravano in quel settore, quindi giocare con i props del film Lo Squalo o vestirsi con costumi di scena delle Avventure del Barone Munchausen (in esposizione ci sono foto del set con Robin Williams) era il nostro equivalente di giocare con le bambole. Un po' meno facile spiegare il lavoro del padre agli amichetti e compagni di scuola, ci spiegano, perchè a quei tempi il fotografo cinematografico era una professione praticamente nuova. Niente a che vedere con la figura del paparazzo, sebbene alcune testate giornalistiche l’abbiano erroneamente associata al fotografo romano. ... Continua a leggere su
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Carla Cerati

La fotografia mi serve per documentare il presente, la parola per recuperare il passato.
Carla Cerati, autrice anticonformista e fotografa impegnata, ha realizzato ricerche innovative ed è stata autrice di diversi romanzi di successo.
Prima donna a documentare la drammatica situazione dei manicomi italiani nel 1968, le sue immagini implacabili e impietose raccontano un trentennio della storia italiana.
Ha registrato quello che succedeva in un paese in mutamento, il teatro, il Sud, artisti e intellettuali, la Milano da bere, il movimento delle donne, le proteste degli anni Settanta, gli anni di piombo, i processi. Con sguardo profondo e inedito, ha esplorato drammi, eccessi, leggerezze e realtà crude e dolorose.
Nata a Bergamo il 3 marzo 1926, sognava di diventare scultrice e aveva anche superato l’esame d’ammissione all’Accademia di Brera, ma i suoi genitori pressarono affinché si sposasse, a 21 anni, nel 1947, vivendo prima a Legnano e poi a Milano, dove aveva iniziato a lavorare come sarta.
Verso la fine degli anni ’50 ha scoperto la fotografia, dai primi ritratti familiari è passata al teatro. Nel 1960, senza sapere ancora come si sviluppava un rullino, ha iniziato a collaborare con il regista Franco Enriquez al Teatro Manzoni di Milano. Aggirandosi fra le quinte teatrali, ha fotografato gli spettacoli di Giorgio Strehler, Eduardo de Filippo, Tadeusz Kantor, Carmelo Bene, Monica Vitti. Dal 1967 ha seguito il Living Theatre in Italia e all’estero.
Nel 1965, viaggiando in macchina attraverso la penisola, ha prodotto diversi reportage come Maghi e streghe d’Abruzzo e Sicilia uno e due e la cartella fotografica Nove Paesaggi Italiani, con design di Bruno Munari e presentazione di Renato Guttuso.
Assidua frequentatrice della Libreria Einaudi di Milano, ha ritratto i più grandi nomi del mondo culturale italiano del Dopoguerra, come fotoreporter inviata da L’Espresso, ha immortalato gli ambienti e le occasioni culturali, celebri i suoi bei ritratti di Pierpaolo Pasolini, Laura Betti e Andy Warhol.
Nel 1968, con Gianni Berengo Gardin e in collaborazione con lo psichiatra Franco Basaglia, è andata a fotografare nei manicomi italiani, dal suo lavoro è nato Morire di Classe, del 1969, libro di culto che ha costretto la popolazione italiana ad aprire gli occhi sulle spaventose condizioni di vita negli ospedali psichiatrici e che avrebbe contribuito nel 1978 all’approvazione della legge sulla loro chiusura.
Nel corso degli anni Sessanta, ha fotografato, per i maggior periodici illustrati del tempo, i movimenti giovanili, i volti e i luoghi del settore industriale, l’alluvione a Firenze e una Milano in pieno cambiamento.
In uno dei momenti più cruciali e tesi della nostra storia, ha fotografato le manifestazioni, i processi e gli scontri, documentato il Processo Calabresi-Lotta Continua, i funerali di Feltrinelli e tante manifestazioni femministe. Nella Spagna Franchista, si è infiltrata nella rete della resistenza culturale per ritrarre più di cento personalità che sfidavano la dittatura.
La sua Milano da bere che è diventata il libro Mondo Cocktail, del 1974.
Verso la fine degli anni ’80, ha abbandonato gradualmente la professione di fotoreporter e dato vita a una serie di progetti fotografici volti all’astrazione e alla composizione.
Ha curato diverse esposizioni e collaborato a lungo con la ballerina Valeria Magli con cui ha realizzato Capricci e la serie Forma Movimento Colore.
Del 1991 è la mostra e il relativo catalogo Scena e Fuori Scena, una riflessione sui confini fra realtà e finzione, vita e teatro.
Il suo primo romanzo, Un amore fraterno, del 1973, è stato finalista al Premio Strega.
In trent’anni di scatti è passata dalle foto delle manifestazioni studentesche a quelle dei vernissage patinati, dalla violenza degli anni di piombo, al glamour milanese.
Fotografare ha significato la conquista della libertà e anche la possibilità di trovare risposte a domande semplici e fondamentali: chi sono e come vivono gli altri?
Quella di raccontare il mondo che la circondava è stata una vera e propria necessità, soprattutto fermare la disperazione, il malessere, l’ansia del cambiamento.
Negli ultimi anni della sua vita ha scritto diversi libri che ripercorrono il suo percorsa politico e femminista come Un matrimonio perfetto (1991), Legami molto stretti (1994), La cattiva figlia (1996), La condizione sentimentale (1999), Una donna del nostro tempo (2005) e molti altri ancora, l’ultimo è stato L’eredità. Idee e canzoni di un sessantottino: Federico Ceratti del 2012.
Si è spenta a Milano il 19 febbraio 2016.
Il suo archivio, che ha provveduto a organizzare personalmente, è una fonte fondamentale per la conoscenza della nostra storia recente e la testimonianza del suo lavoro appassionato.
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Gianni Morandi, "Occhi di ragazzo": riapre il 7 gennaio la mostra a Roma Inaugurata lo scorso 11 dicembre 2024, ... #culturaitaliana #giannimorandi #mostrafotografica #roma #spazio5 #spettacolo https://agrpress.it/gianni-morandi-occhi-di-ragazzo-riapre-il-7-gennaio-la-mostra-a-roma/?feed_id=8771&_unique_id=677d52ef79dbb
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Bozzoli fa il turista a Marbella (e usa la sua carta), ecco le foto in hotel con Antonella e il figlio. Gli inquirenti: «Paga con i contanti, forse diretto in Marocco» Cappellino bianco in testa, camicia hawaiana, bermuda rosa. Giacomo Bozzoli è alla reception dell'Hard Rock hotel di Marbella con la moglie Antonella Colossi e figlio di 9 anni. E' il 30 giugno, il giorno prima del verdetto che confermerà la sua condanna definitiva all'ergastolo per l'omicidio dello zio Mario, ucciso e gettato nel forno della loro fabbrica nel 2015. Sembra un turista come tanti in vacanza con la famiglia. Ma il 1 luglio la sua vvita cambierà per sempre. Peccato, però, che mentre i giudici decretavano il verdetto della sua colpevolezza, lui era già lontano dall'Italia. Una fuga - ne sono sempre più convinti gli inquirenti - premeditata e studiata da tempo. Bozzoli è latitante ormai da 10 giorni e queste immagine - mostrate in esclusiva al Tg1 - sono una svolta nella ricerca del 39enne bresciano. Le foto La receptionist del Hard Rock hotel di Marbella, nel sud della Spagna, avrebbe riconosciuto tra i clienti proprio Bozzoli. Il suo documento sarebbe stato registrato il giorno prima del verdetto della Cassazione, poi il vuoto assoluto. Prova che fino alla lettura del verdetto lui si è mosso alla luce del sole, ha usato la sua carta d’identità e non si è camuffato in alcun modo. Lo si vede bene, appunto, mano nella mano del suo bimbo che a sua volta tiene stretto un palloncino azzurro. E si vede lei, Antonella Colossi, che è la compagna di Bozzoli e madre del piccolo, parlare con una impiegata al bancone della reception. Scatti da famiglia felice in due fermi immagine diversi. Attraverso rogatoria gli inquirenti italiani hanno chiesto di accedere al sistema di video sorveglianza dell'albergo per verificare se effettivamente era lui la persona che si è presentato al resort. Le immagini delle telecamere che hanno ripreso Bozzoli nell’hotel di Marbella, in Spagna, il 30 giugno sono arrivate in procura. A consegnare i fotogrammi alle autorità italiane la polizia spagnola. Dove si trova? Ma lui dove si trova? Ora Bozzoli è inseguito da un mandato d'arresto europeo, in teoria si è fatto terra bruciata attorno. Di certo non ha preso aerei, paga in contanti e il primo mezzo potrebbe essere stata una nave con destinazione Marocco. Gli investigatori puntano sui paradisi fiscali, da Capo Verde, all'Africa, ma anche alla Svizzera e ai Paesi dell'Est. Ovunque, pur di non dover scontare l'ergastolo. La mappa dei suoi spostamenti Intanto gli inquirenti stanno cercando di ricostruire eventuali spostamenti interni in Spagna e Francia da parte dell'uomo che con la compagna e il figlio ha trascorso una decina di giorni tra Cannes, Valencia e Marbella. Non si esclude che possa essersi imbarcato su una nave dopo essersi liberato della Maserati Levante usata per lasciare l'Italia. E sulla quale la compagna non ha saputo dire nulla. Bozzoli, che durante il processo iniziò con queste parole il suo esame: «Vorrei dire che io dirò tutta la verità perché io sono innocente, e dirò solo la verità», è quindi ancora latitante all'estero. Il giallo della Maserati In Spagna la sua Maserati Levante è stata inquadrata solo una volta dalle telecamere stradali ma in un periodo in cui il 39enne era ancora con la compagna e con il figlio, rientrati in Italia e a Brescia venerdì in treno dalla Francia. Siamo stati «insieme fino al primo luglio quando abbiamo scoperto in Internet della conferma dell'ergastolo. Poi Giacomo si è allontanato ma non so dove», ha detto ai carabinieri Antonella Colossi, la compagna del 39enne. Che in sette giorni ha perso la memoria «per lo choc dopo la sentenza» ha detto, e prima ancora il cellulare. Sono stati «a Cannes la prima notte fuori dall'Italia», ha spiegato.
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Coppola e Toppo Fashion Jewels
Deanna Farneti Cera
photographs by Gian Paolo Barbieri, Henry Clark, Franco Rubartelli
Antique Coll.Club, Woodbridge 2009, 287 pages, 25x25,5cm, ISBN 978-1-85149-611-2
euro 50,00
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This book is a recognition of the talent of Lyda Coppola, designer and owner of Coppola e Toppo, a costume Jewellery company which was active in Milan from 1948-1986
A true work of passion, this book lovingly charts the creative path of Italian jewelry designers Lyda Toppo and Bruno Coppola, famed for their intricate over the top designs of clustered beads. Sumptuous illustrations complement a well-researched and accessible text. The duo designed for Valentino, Dior, Balenciaga and Pucci and many more, and worn by countless Hollywood stars and on catwalks the world over. Deanna Farneti Cera first glimpsed the jewels of Coppola e Toppo in 1987 at an auction house in Milan. Instantly fascinated by their diversity, the evocative power of the colors, the wealth of shapes and motifs and the multitude of materials used, she soon developed an overwhelming passion for the stunning creations. This book, researched over the last twenty years, is the culmination of that passion and a reconstruction of the creative path of Coppola e Toppo, charting their inspiring partnership from their first appearance in VOGUE in 1948, through to Lyda's death in 1986. This book lovingly charts the creative path of Italian designers Lyda Toppo and Bruno Coppola, famed for their intricate and over-the-top creations designed for Valentino, Dior, Balenciaga, Pucci, and others, and worn by countless Hollywood stars and on catwalks worldwide.
Questo volume è un omaggio al talento di Lyda Coppola in Toppo (Venezia, 1915 – Milano, 1986), la disegnatrice e fondatrice, insieme al fratello, della Coppola e Toppo, un’azienda di gioielli per la moda attiva a Milano dal 1948 al 1986. Sono proprio i complementi creati da Lyda – innanzitutto bijoux, ma anche borse, sciarpe, cinture, foulard – a dare il tocco finale a molte delle mises proposte dagli stilisti che hanno segnato la Haute Couture francese della fine degli anni Quaranta e dagli stilisti della moda boutique italiana degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. All’inizio della carriera, Lyda Coppola, forse a causa delle sue origini – madre triestina, di origine ebraica, padre napoletano – caratterizza la sua produzione combinando, in modo inusuale, materiali tipicamente italiani provenienti da parti diverse della penisola, come le perle in vetro veneziano e il corallo di Torre del Greco. Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, a partire dal 1948, i bijoux di Coppola e Toppo diventano famosi prima a Parigi (Elsa Schiaparelli, Jacques Fath, Edward Molyneaux, Robert Piquet, Pierre Balmain, Jeanne Lanvin, Nina Ricci, Cristobal Balenciaga, Jacques Heim sono i loro primi clienti) e poi negli Stati Uniti, dove – a cominciare dai primi anni Cinquanta e per almeno quindici anni – si riversa la maggior parte della loro produzione. La stampa, da «Vogue» Francia a «Vogue» America, e con i redazionali su «Harper’s Bazaar», «Women’sWear Daily», «The New York Times», «Herald Tribune» accompagna la presentazione nelle città americane più importanti delle due collezioni annuali di Coppola e Toppo, accrescendone il successo commerciale. Dai primi anni Cinquanta, Lyda Coppola crea i gioielli per Emilio Pucci e per la gran parte degli stilisti della moda italiana: Roberto Capucci, Germana Marucelli, Carosa, Biki, Sorelle Fontana, Pino Lancetti, Patrick de Barentzen, Federico Forquet, Enzo, Ken Scott, Valentino, Krizia. Il connubio dei bijoux Coppola e degli abiti firmati viene ripreso da straordinari servizi fotografici di Gian Paolo Barbieri (autore di oltre 40 scatti, qui riprodotti), Henry Clark, Franco Rubartelli, pubblicati sulle riviste di moda internazionali. La storia di Coppola e Toppo si dipana in contemporanea alla crescita e affermazione della moda italiana, passata da una condizione di artigianato nei primi anni Cinquanta a un’industria fiorente e conosciuta in tutto il mondo negli anni Ottanta come Made in Italy. Oggi i bijoux e i complementi di Coppola e Toppo rientrano nei collectibles più ambiti dai collezionisti di gioielli d’epoca.
18/01/24
#Coppola e Toppo#Fashion Jewels#Deanna Farneti Cera#jewelry books#costume jewellery#fashion books#fashionbooksmilano
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Maurizio Mattioli ha sposato Simonetta Benincasa, Enzo Salvi testimone: le foto della cerimonia
DIRETTA TV Lo streaming in diretta di questo programma sarà visibile su KRITERE.COM Kritere.com è il servizio gratuito che permette di guardare anche all’estero tutti i canali TV italiani, film on demande e eventi sportivi. 16 Gennaio 2024 0 CONDIVISIONI Maurizio Mattioli ha sposato Simonetta Benincasa. L’attore ha annunciato la lieta notizia su Instagram, dove ha pubblicato alcuni scatti…

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Bici d'epoca: le ciclostoriche più famose d'Italia
Le bici d'epoca sono oggetti che rievocano un'era dorata per gli amanti delle due ruote, quando la fresca brezza sui volti e gli scatti dei cambi di marcia facevano parte di avventure straordinarie. In Italia, paese dalle lunghe tradizioni ciclistiche, numerose sono le ciclostoriche che permettono agli appassionati di rivivere quelle emozioni in sella a bici d'epoca perfettamente restaurate. Bici d'epoca e la ciclostorica più famosa: l'Eroica Una delle manifestazioni più famose nel nostro Paese è l'Eroica, che si svolge ogni anno in Toscana. Nata nel 1997, l'Eroica ha l'obiettivo di preservare la tradizione ciclistica italiana delle due ruote d'epoca. La partenza avviene dal pittoresco comune di Gaiole in Chianti, nel cuore della regione toscana, e i partecipanti devono indossare abbigliamento e utilizzare mezzi realizzati prima del 1990. Lungo il percorso di oltre 200 chilometri, gli appassionati possono ammirare i panorami mozzafiato delle colline toscane, affrontando strade in ghiaia e sterrate allo stesso modo dei pionieri del ciclismo. Oltre alla corsa principale, l'Eroica offre anche altri percorsi di meno chilometraggio per chi è meno allenato o ha meno tempo a disposizione. Pedalando in Veneto: il Granfondo Pinarello Un'altra ciclostorica prestigiosa è il Granfondo Pinarello, organizzata ogni anno in Veneto. Questo evento prende il nome dal celebre marchio di biciclette italiano Pinarello, che è stato il fornitore di numerosi campioni del ciclismo sia professionistico che amatoriale. La Granfondo Pinarello offre percorsi di diverse lunghezze, da quello corto di 33 chilometri a quello più impegnativo di 138 chilometri. Gli appassionati hanno l'opportunità di pedalare attraverso i suggestivi paesaggi del Veneto, passando per le vigne del Prosecco, le strade bianche della Valdobbiadene e visitando città d'arte come Asolo e Valdobbiadene. In Toscana non dimentichiamoci dell'Ardita di Arezzo Se credevate che l'Eroica fosse l'unica ciclostorica di grande livello in Toscana allora vi sbagliavate di grosso. Ideata e fondata dalla Fondazione Arezzo Intour e dall’Associazione A.S.D, “L'Ardita” di Arezzo consiste in una tre giorni di mercatino, esposizioni museali, degustazioni, musica e ovviamente l’omonima ciclostorica. Caratteristica importante di questo suo tracciato da 80 chilometri è quella di essere diventata un percorso permanente. Questo permetterà di favorire il “turismo di prossimità” in modo da scoprire pedalando Arezzo e il territorio che lo circonda, di visitarne le attrazioni e apprezzarne le eccellenze. Il percorso dell’Ardita parte (e arriva) dalla piazza principale di Arezzo, piazza Grande, all'interno del centro storico e raggiunge la vetta dell’Alpe di Poti. Si possono scegliere ben tre percorsi: - il Gourmet di appena 30 chilometri - il Classico da 50 chilometri e che raggiunge il casentino - l’Ardita di 80 chilometri che va ad include la cronoscalata all’Alpe di Poti Una corsa storica ma... vintage Infine, la Milano-Sanremo Vintage è un appuntamento molto atteso dagli amanti delle bici d'epoca che vogliono attraversare il tragitto che una volta facevano i grandi ciclisti italiani. La partenza avviene, come quello della gara professionistica odierna, da Milano e arriva fino a Sanremo, passando per i celebri Capi della Cipressa e del Poggio. In questa ciclostorica, gli appassionati possono indossare le maglie dei campioni del passato e affrontare le salite che hanno scritto la storia del ciclismo. La bellezza delle bici d'epoca Le ciclostoriche in Italia offrono, quindi, l'opportunità di immergersi nella storia e nella tradizione del ciclismo italiano, indossando abiti d'epoca e pedalando su bici restaurate con cura e passione. Partecipare a queste manifestazioni è un modo unico per rivivere le emozioni e i ricordi di un'epoca passata, celebrando la bellezza del ciclismo e delle sue tradizioni. Foto di Dan Fador da Pixabay Read the full article
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Ofelia, annegamento di un ghiacciaio a Voltorre
Per la Giornata Internazionale della Terra, sabato 22 aprile 2023 alle 16, l’Associazione Sarisc per la promozione della cultura e dell’ambiente presenterà al Chiostro di Voltorre Ofelia, annegamento di un ghiacciaio un racconto per immagini fotografiche di Luca Brunelli a cura di Carla Tocchetti, nelle sale al primo piano con ingresso lato lago. Fotografo sensibile al richiamo del teatro, Luca Brunelli si è formato con Karen Berestovoy e ha approfondito tecnica e linguaggio frequentando i corsi dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano ed affianca la sperimentazione sulle tecniche di stampa nell’ambito di un percorso di ricerca sul versante materico. Per il progetto Ofelia, presentato in alcune locations del Lago di Como tra cui il Limiti Humanities Festival presso il Chilometro della Conoscenza, Villa del Grumello, Brunelli ha realizzato alcuni scatti sulla reinterpretazione della figura di Ofelia, protagonista dell’Amleto di Shakespeare. La giovane Ofelia, che per un tragico ripudio sprofonda nelle acque di un torrente, rappresenta una Natura abbandonata dall’Uomo che con le sue azioni provoca il surriscaldamento del Pianeta e la morte dei ghiacciai. Il ghiacciaio, trasformato in massa d’acqua, confluisce nel lago in cui anche l’Ofelia impersonificata da Brunelli si avvia alla fine. Il racconto per immagini ha nel ruolo di protagonista l’attrice Sonia Cucco ed è stato realizzato tra settembre e dicembre 2019 sulle pendici del ghiacciaio del Ventina in Valmalenco, nei pressi del torrente Lanza a Valmorea in provincia di Como, e sulle sponde del Lago di Como presso Domaso. Pervasi da un lirismo che attraversa stati emotivi legati alla sorpresa e alla presa di coscienza, gli scatti di Brunelli ci accompagnano al cuore di una tragedia il cui finale tuttavia, a differenza di quello di Shakespeare, potrebbe essere ancora riscritto. L’iniziativa si inquadra nelle buone prassi dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile per una urgente riflessione sulle tematiche ambientali e sulla sostenibilità relative al cambiamento climatico e territoriale, che sta mettendo a rischio la disponibilità idrica a medio e lungo termine nei territori del Lago di Varese. Il programma include anche una sezione storico documentativa con interviste e cimeli d’epoca, fondati sulla testimonianza di Maria Antonia “Tona” Sironi, l’alpinista protagonista con Vivi Papi nel 1958 della spedizione varesina per il nascente Catasto dei Ghiacciai Italiani, per conto del CAI Varese, del Comitato Glaciologico Italiano e del professore Nangeroni dell’Università degli Studi di Milano. I materiali iconografici di Papi, fino ad inediti, testimoniano il fermento che si concentrava intorno al CAI Varese e il desiderio dei giovani di mettersi a disposizione di una maggiore conoscenza dello status ambientale montano e sono stati concessi dall’International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities, Archivio fotografico, Fondo Vivi Papi che si trova a Villa Toeplitz presso l’Università degli Studi dell’Insubria, inoltre verrà proiettata una intervista video a Tona Sironi, realizzata nel 2014 da Cesare Gandini e Annamaria Fumagalli Papi. La sezione espositiva al Chiostro è arricchita dalla esposizione di alcuni materiali tecnici da scalata in uso negli anni Sessanta, di proprietà della famiglia Sironi Diemberger. Read the full article
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Torneranno i vecchi tempi
Con le loro camicie fiammanti
Sfideranno le correnti
Fino a perdere il nome dei giorni
Spesi male per contare solo quelli finiti bene
Per non avere da pensare a niente altro se non al mare
Torneranno tutte le genti che non hanno voluto parlare
Scenderanno giù dai monti ed allora staremo a sentire
Quelle storie da cortile che facevano annoiare
Ma che adesso sono aria, buona pure da mangiare
Tornerai anche tu tra gli altri
E mi sentirò impazzire
Tornerai e ti avrò davanti
Spero solo di non svenire
Mentre torni non voltarti
Che non voglio più sparire
Nel ricordo dei miei giorni resta fino all'imbrunire
Torneranno gli innocenti tutti pieni di compassione
Per gli errori dei potenti fatti senza esitazione
Senza lividi sui volti, come un taglio sopra al cuore
Prendi un ago e siamo pronti, siamo pronti a ricucire
Tornerai tu in mezzo agli altri
E sarà come impazzire
Tornerai e ti avrò davanti
Spero solo di non svenire
Mentre torni non voltarti
Che non voglio più sparire
Nel ricordo nei miei giorni resta fino all'imbrunire
Tornerai tu in mezzo agli altri
E sarà come morire
Tornerai e ti avrò davanti
Spero solo di non svenire
Mentre torni non voltarti
Che non voglio più sparire
Nel ricordo nei miei giorni resta fino all'imbrunire
Torneranno anche gli uccelli
Ti diranno come volare
Per raggiungere orizzonti
Più lontani, al di là del mare
Stringimi come sei
Non c'è più niente
Tornerai tu in mezzo agli altri
E sarà come impazzire
Tornerai e ti avrò davanti
Spero solo di non svenire
Mentre torni non voltarti
Che non voglio più sparire
Nel ricordo dei miei giorni resta fino all'imbrunire
Resta fino all'imbrunire
Niente
Resta fino all'imbrunire
Torneranno anche gli uccelli
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ti prego, un ultimo bacio, almeno un ultimo ballo.. Sei soltanto passato che non tornerà più.


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