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#sanitari colorati
dudeohno · 11 months
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Florence Library Example of a huge trendy open concept porcelain tile and beige floor family room library design with white walls and a media wall
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raannt · 11 months
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Library - Contemporary Family Room Large, modern image of a family room library with a beige floor, white walls, and a media wall.
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setzabilly · 1 year
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Florence Living Room Example of a huge trendy open concept porcelain tile and beige floor living room library design with white walls and a media wall
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greenambassador · 8 months
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Panni in microfibre per vetri
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Pulizia Perfetta con i Panni in Microfibra per Vetri Green Fiber: Un Dettaglio Brillante per la Tua Casa!
Benvenuti nella rivoluzione della pulizia domestica con i panni in microfibra per vetri Green Fiber! Se stai cercando una soluzione facile, efficace ed ecologica per mantenere la tua casa impeccabile, sei nel posto giusto. Scopri come questi panni rivoluzionari possono trasformare la tua routine di pulizia quotidiana, garantendo risultati che ti lasceranno a bocca aperta!
La Magia dei Panni in Microfibra per Vetri Green Fiber
I panni in microfibra per vetri Green Fiber sono la risposta a tutte le tue esigenze di pulizia. La frase "panni in microfibra per vetri, Fiber è adatto per la pulizia di vetri, specchi e superfici lucide" non è solo un claim pubblicitario, ma una testimonianza di quanto questi panni siano incredibilmente efficaci. Vediamo cosa li rende così spe
Pulizia Senza Aloni o Macchie
Grazie alla tecnologia innovativa dei Green Fiber, puoi dire addio agli aloni fastidiosi e alle macchie persistenti. I panni sono progettati per offrire una pulizia senza compromessi su vetri, specchi e superfici lucide. Con un semplice movimento, rimuovono le ditate e lucidano delicatamente, regalandoti una chiarezza cristallina!
Sicurezza per Ogni Superficie
La struttura di microfibra di Green Fiber rende questi panni ideali per la pulizia di monitor ed elettrodomestici. La delicatezza della fibra assicura che la pulizia avvenga senza graffi né danni. Anche le parti cromate dei tuoi sanitari saranno impeccabili con un tocco leggero dei Green Fiber!
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La Tecnologia Giapponese di UpPoly
La produzione di Green Fiber utilizza una fibra dall'intrecciatura unica chiamata UpPoly, sviluppata con una tecnologia giapponese all'avanguardia. Questa fibra, suddivisa in centinaia di minuscoli filamenti, agisce come un potente aspirapolvere quando è umida, attirando un'enorme quantità di umidità e impurità. In forma secca, la fibra attira e trattiene la polvere con efficacia. È il mix perfetto di igiene e comodità che solo Green Fiber può offrire!
Serie Fiber Green Fiber HOME
Esploriamo ora la serie Fiber Green Fiber HOME, progettata per soddisfare le esigenze specifiche della tua casa.
Ecologici e Sicuri
I Green Fiber HOME sono ecologici e sicuri, eliminando la necessità di detergenti aggiuntivi che possono danneggiare l'ambiente e la tua salute. Goditi una pulizia senza compromessi e nel rispetto dell'ambiente.
Tecnologici ed Efficaci
Al cuore di ogni Green Fiber vi è la fibra unica UpPoly, sviluppata secondo la tecnologia giapponese. Questo significa pulizia avanzata, tecnologia all'avanguardia e risultati che ti stupiranno ad ogni passaggio. Con Green Fiber HOME, la tua casa sarà pulita con stile e innovazione!
Economici e Convenienti
I Green Fiber HOME non solo offrono una pulizia impeccabile, ma anche risparmio di denaro, tempo e fatica. Grazie alla loro durata di vita di 2 anni con un'intensità d'uso domestica, questi panni sono un investimento intelligente per la tua routine di pulizia.
Funzionali e Colorati
I Green Fiber HOME possono essere utilizzati su più superfici, garantendo versatilità e praticità. Con una gamma di colori a tua disposizione, la pulizia diventa un'esperienza divertente e personalizzata. Scegli i panni che si adattano al tuo stile!
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FAQs
I Green Fiber possono essere lavati in lavatrice? Assolutamente sì! Puoi lavare i Green Fiber in lavatrice per garantire sempre la massima pulizia.
Posso utilizzare i panni su superfici delicate?Certamente! La struttura delicata della microfibra li rende adatti anche per superfici sensibili come monitor ed elettrodomestici.
Quanto dura la fibra UpPoly? La durata di vita dei Green Fiber è di 2 anni con un utilizzo domestico regolare. Sono progettati per durare nel tempo e offrire prestazioni eccellenti.
Posso ottenere uno sconto speciale?Assolutamente! Non perdere l'opportunità di utilizzare subito la tua speciale Welcome Gift Cashback per ottenere un ulteriore sconto vantaggioso sui prodotti. Registrati come cliente cliccando sul link qui in basso!
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Green Fiber - la Scelta Intelligente per una Pulizia Brillante
In conclusione, i panni in microfibra per vetri Green Fiber sono la soluzione perfetta per chi cerca la massima pulizia con il minimo sforzo. Grazie alla loro tecnologia giapponese, alla fibra unica UpPoly e alla serie Fiber Green Fiber HOME, questi panni non sono solo una scelta pratica, ma una dichiarazione di stile nella pulizia domestica. Non perdere l'occasione di trasformare la tua routine di pulizia - prova Green Fiber oggi stesso e goditi una casa perfettamente pulita e luminosa!
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raffaelealbo · 4 years
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L'autonomia è una cosa bellissima. Il poter decidere cosa mangiare, quando, come, dove. Lavare le proprie cose, i propri spazi, poter riflettere tranquillamente sul senso della vita mentre si fa la polvere in giro.
Non sono un maniaco della pulizia e dell'ordine, e spesso durante le sessioni l'appartamento diventava un letamaio. E giù di litigate tra coinquilini, fino a che le pause post esame diventavano grandi pulizie in cui ringraziavi gli inventori della candeggina. Poi tutti saltavamo i turni, c'era caos, altre litigate. L'edificio del 1947 e i mobili della nonna del nostro affittuario non aiutavano certo a mantenere alti standard igienico sanitari. Eppure, in quella battaglia tra pigrizia e volontà, si stava bene.
Viene Febbraio, e il mondo è a capo chino. Per tre volte, con valigia, borsone della spesa e zaino, stavo per andare in stazione. Per tre volte, mi sono fermato alla porta di casa.
Alla fine le scatole di pelati, la pasta, le fette biscottate hanno trovato posto nella dispensa di casa. La Nutella da mezzo chilo e i sacchettini di ragù surgelato (il personalissimo "pacco dai monti" gentilmente fornito da mia nonna), che avrebbero dovuto dare conforto nei lunghi giorni in città, sono diventati bene comune della famiglia.
Negli strani giorni tra la fine di febbraio e la fine di marzo, però, non volevo arrendermi. Dopo due anni e mezzo di piatti improbabili, intossicazioni da Vetril e vestiti scoloriti (tutt'ora non credo nel dividere bianchi da colorati, lo so è un errore ma non ci credo), volevo continuare la mia vita come prima. Ma con dei problemi. Mi addormentavo sul divano mezzo morto la sera? La sveglia arrivava alle sei del mattino con mio padre che mi sgridava. Volevo rimanere a dormire in camera? Alle sette venivo cacciato da mio fratello che aveva le videolezioni. Sì, perché l'unico stronzo diciannovenne che ha lezione alle 8:30 e si sveglia alle 6:50 per prepararsi ce l'ho io in camera. Mi ri-trasferisco sul divano a dormire? Eh no, mamma si è svegliata e deve fare lezione ai suoi studenti. Alle 8, con un caffè e tante bestemmie, in cantina davanti al PC. L'unico semestre della mia vita con tutte le lezioni dalle 12:30 in poi sprecato così, con la copertina a vagare per casa. Mangiare da solo quello che volevo? No. Pranzare e cenare insieme hanno valore sacrale nella mia famiglia. Guai a saltarli. Anche perché è l'unico momento in cui siamo tutti insieme. E ormai che fai da mangiare, fallo per tutti. Quindi addio strani pastrocchi immangiabili che però mi rendevano felice davanti a Netflix.
Arreso su quello, e trovato un patto con i miei sul pulire ("va bene, userò meno candeggina, madre e padre, avete ragione"), rimaneva la lavatrice.
C'è chi dirà: "beh, ma la magia di trovare i vestiti belli puliti e stirati in un cassetto già per te?". Un cazzo. E' una questione di principio. Le mie mutande le lavo io. Mesi e mesi di battaglia. I miei genitori sono finiti a rubarmi i vestiti sporchi dalla sacca -ben nascosta- in cui li tenevo. In un'occasione, stavo per mandare la lavatrice, c'era ancora posto, vado di là a prendere un paio di pantaloni, torno. Metà vestiti a terra, lavatrice mandata con altre cose, mia madre che con sguardo colpevole mi fissa. Ad agosto mi sono arreso. Hanno vinto.
Ad aprile ne ho parlato a lungo con alcuni amici. Studenti fuorisede, pendolari, o anche padovani doc che però ora erano sempre fuori casa. C'è stato per tutte e tutti questo lento e prolungato shock, questa perdita di autonomie e libertà anche un po' stupide, che a pensarci sono fin strane. Però avevano un senso. Farsi catturare dagli sconti inutili della Pam. Non dover negoziare col proprio padre la quantità di peperoncino ammessa in un piatto. Ritrovarsi alle 22 senza un cazzo in frigo, e affamati rivolgersi ai vicini - ricordando loro i due chili di caffè che nel corso degli anni erano stati prestati -, o cercare su Gloovo un qualcosa da mangiare che faccia comunque quadrare i conti. Poter fumare sul proprio divano, litigando con i coinquilini per questo sacrosanto diritto (a seguito di lunghe discussioni, la mediazione trovata era: "in estate, va bene. In inverno, andate in cucina"). Trovarsi alle 4 a guardare una serie stupida tutti insieme perché ormai va finita. O passare un intero pomeriggio a sbrinare il freezer. Le stesse litigate per i turni di pulizia saltati.
Non le cose più grandi, ora inimmaginabili, come tornare dopo lavoro alle 2 del mattino, bussare ai propri vicini per l'ultima sigaretta, ritrovarsi in una festa con 30 persone di cui ne conosci 2 e ritrovarsi tre ore dopo con mezza bozza di vino in mano a mediare con il vecchio del piano di sotto, giustamente incazzato. Ma le cose stupide, ingenue, infantili nel loro destreggiarsi in una strana libertà.
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keegannpoo495 · 3 years
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Pulizie abitazione - Consigli e suggerimenti per una Pulizie semplice e veloce
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Pulizia in abitazione - Consigli, suggerimenti e trucchi per una pulizia facile e veloce
Tutti vogliono una abitazione lavata, ordinata e con un'atmosfera calda e accogliente. La pulizie non è importante solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello della benessere. Acari, germi e allergeni si moltiplicano rapidamente in un ambiente sporco e polveroso, il che può portare a gravi malattie come problemi respiratori o malattie della pelle, Reggio Emilia.
Per evitare situazioni spiacevoli, Donna Pulizie ma anche per godere di un ambiente sicuro in cui rilassarsi, è importante sapere quando e come lavare efficacemente, e cosa si può fare per mantenerlo tale più a lungo! Di seguito, troverai i consigli Eco per una casa completamente igienizzata!
Consigli e trucchi per pulire a modo la tua casa
La maggior parte delle persone ha poco tempo libero a disposizione, che deve dividere tra la cura della abitazione, uscire e incontrare gli amici, riservare del tempo ai propri cari o al partner, altre faccende domestiche e, naturalmente, rilassarsi. Non c'è da stupirsi se sembra impossibile avere una abitazione sempre lavata e ordinata, soprattutto se si hanno figli o se si ha una vita frenetica. 
Naturalmente, assumere una governante è un sogno che molte casalinghe hanno, ma questo richiede un budget generoso e, soprattutto, la fiducia di lasciare qualcun altro intorno ai vostri beni. Se non puoi permetterti di assumere una domestica o preferisci fare qualcos'altro con i soldi che hai risparmiato, è bene conoscere che la Pulizie della tua abitazione può anche essere una forma di terapia che può metterti di umore migliore di quanto immagini! 
Quindi, è necessario raccogliere la sfida e, soprattutto, imparare come lavare e come mantenerlo il più a lungo possibile in modo da poter godere di altre attività durante il giorno a Reggio Emilia.
Ecco, allora, i suggerimenti di Eco che puoi tenere a mente per facilitare il tuo lavoro:
Invece di andare di stanza in stanza cercando di pulire tutta la abitazione in una volta, concentrati su ogni stanza. In questo modo, la tua attenzione non è distratta da altre cose, puoi concentrarti più facilmente, quindi puoi finire più velocemente e avrai un senso di soddisfazione dopo ogni stanza che ti motiverà a continuare finché non avrai finito tutta la abitazione! 
Riordinare ogni giorno. Prima di qualsiasi pulizia, è necessario ordinare, cioè mettere ogni cosa al suo posto, dai vestiti agli oggetti che si usano più o meno spesso. Questo processo può richiedere anche più tempo della pulizia stessa, ma si può saltare se si mette da parte qualche minuto ogni giorno per svolgere questo compito a Reggio Emilia.
Prendi l'abitudine di pulire più spesso certe superfici, come i piani di lavoro della cucina, gli elettrodomestici, i sanitari, e fai un po' di pulizia non appena hai finito di usare certe aree o oggetti. È molto più facile pulire le macchie, i liquidi o altre sostanze quando sono freschi piuttosto che dopo che sono passati alcuni giorni. Per esempio: pulire il bagno subito dopo il bagno per rimuovere la schiuma di sapone; pulire il lavandino ogni giorno con acqua calda e una salvietta; pulire i piatti dopo ogni pasto; pulire la tazza del caffè dopo aver bevuto; spazzare ogni giorno, specialmente nelle aree molto usate.
Il lavaggio dei vestiti è considerato un'altra azione nel processo di Pulizie e anche qui si può facilitare notevolmente il lavoro. Come? Se avete sufficientemente spazio, comprate diversi cesti per la biancheria, ognuno per una specifica categoria di vestiti: neri, bianchi, colorati. In questo modo si risparmia tempo per smistarli. Gli specialisti raccomandano l'acquisto di cesti non molto grandi perché possono farvi raccogliere più vestiti di quelli che potete lavare in un giorno senza rendervene conto. Ogni volta che raccogliete abbastanza biancheria per una strumento, buttatela nel lavaggio, non aspettate il fine settimana per stipare tutto a Reggio Emilia.
Da dove iniziare a pulire la casa - passi per la pulizia generale
Se non vuoi che la pulizia della tua casa ti prenda molto tempo o sforzo, è una buona idea organizzarsi e fare un piano a cui attenersi. Questo vi aiuterà a lavorare in modo efficiente e ad ottenere grandi risultati in poco tempo. 
Prima di tutto, si raccomanda di iniziare con le stanze che usate di più: soggiorno, bagno, camera da letto, cucina, perché è qui che avrete più lavoro da fare. 
Poi, si dovrebbe iniziare a pulire dall'alto verso il basso, con i pavimenti per ultimi. Altrimenti, se si spolvera dopo aver passato l'aspirapolvere e lavato il pavimento, si sporcherà in un attimo.
 Sala da pranzo
Liberate la stanza da tutte le cose che non vi appartengono e mettete tutti gli oggetti decorativi in una scatola.
Spolvera la libreria, l'armadio, la cassettiera, ecc. e spolvera anche le decorazioni.
Lava le finestre
lavare il divano e le poltrone
Spolverare e scuotere gli articoli tessili
Pulire i tappeti a Reggio Emilia
Aspirare e pulire i pavimento
Camera da letto
Sistemare tutti gli indumenti al loro posto
Riordinare le lenzuola e la biancheria da letto 
Spolverare e organizzare gli oggetti decorativi, ordinare comodini e cassetti
Lavare le vetri e gli specchi
Aspirare e passare lo straccio
Mettere nuove lenzuola sul letto a Reggio Emilia
Cucina
pulire i piatti sporchi
Buttare via tutto ciò che è vecchio, rotto o inutile
Lavare i mobili appesi
Lavare i piani dei tavoli e degli armadi
Lavare i lavandini e gli elettrodomestici: frigorifero, fornelli, microonde, forno, spremiagrumi, macchina per i panini
Stendere e pulire tessili tovaglie, asciugamani da cucina, guanti da forno
Spazza e lava i pavimenti
Bagno
Butta via tutto ciò che non serve
Conserva gli articoli per l'igiene personale in un luogo sicuro
Lava le finestre e gli specchi
lavare e disinfettare gli oggetti sanitari
lavare armadi e altre superfici
lavare e lavare i pavimenti
Non trascurare altre aree della casa, come corridoi o armadi. 
Pulizia quotidiana della casa - è necessaria o no?
La risposta a questa domanda è no. Tutte le azioni che fanno parte del processo di pulizia della casa non sono necessarie quotidianamente. Tuttavia, è bene prendersi qualche minuto per ordinare, spazzare il pavimento per le briciole, mettere i vestiti al loro posto e pulire i piatti. 
In questo modo, la pulizia durerà più a lungo e godrete di un stanza piacevole e igienico. 
Pulizie di primavera in casa a Reggio Emilia
Le pulizie di primavera sono un'espressione che si riferisce a diverse operazioni per rinfrescare e pulire la casa. 
Oltre a una pulizia generale, la maggior parte delle persone, con l'arrivo della primavera, fa altre cose per dare un volto nuovo alla casa, come riparazioni più estese, organizzare il cortile e il giardino, ristrutturare, cambiare alcuni oggetti domestici tappeti, tende, cambiare pezzi di mobili, ecc. 
Questo può essere usato per sbarazzarsi delle cose che non servono più, qualunque sia la loro natura. Così, si possono riordinare e pulire i vestiti, gli accessori, le decorazioni, praticamente ovunque. Le pulizie di primavera richiedono più tempo, è vero, ma è una buona occasione per prendersi cura di ogni angolo della casa nel dettaglio, in modo che il risultato sia quello che si sogna!
Regole da tenere a mente quando si pulisce la casa
Indossare guanti in lattice per proteggere le mani, specialmente quando si usano sostanze detergenti forti.
Non applicare il detergenti di pulizia direttamente sulla superficie interessata, ma sul panno
Evitare di pulire le finestre se si sa che sta per piovere
Per pulire più facilmente le piastrelle, puoi chiudere la finestra e la porta del bagno, lasciando scorrere l'acqua calda nella vasca. Il vapore ammorbidisce le macchie sulle pareti e sul pavimento
Prima di iniziare a lavare, assicurati di avere tutti i prodotti di pulizia e le cose necessarie per ogni superficie
Usa solo prodotti appropriati per le superfici che hai in casa
Non dimenticare di disinfettare gli oggetti usati per la pulizia dopo aver finito il lavoro
Evita di usare lo stesso mocio su tutti i pavimenti della tua casa. Idealmente, dovresti averne uno per la camera da letto e il soggiorno, uno per il bagno e uno per la cucina.
Tenere spugne per i piatti, spugne per il bagno, spazzolini da denti il più asciutto possibile, in posti dove possano asciugarsi velocemente, non solo durante la pulizia, ma anche normalmente.
Usare spugne o mop diversi per il bagno, la cucina e i mobili.
Sostituire frequentemente gli articoli per la pulizia per evitare la crescita di batteri e muffe
Non dimenticare di spolverare e lavare oggetti tessili come tappeti, tende, tendaggi, trapunte, coperte, cuscini decorativi, cuscini delle sedie, ecc.
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scienza-magia · 3 years
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Metodo Basaglia come nuovo modello di terapia psichiatrica
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La malattia psichiatrica non si cura solo con farmaci e ricoveri. “Mancano cinquemila rose, perché tante ne abbiamo messe, ma altrettante ne avevamo in più promesse”, scrive in Quale psichiatria? (Alpha Beta 2021) Franco Rotelli, uno dei collaboratori più stretti di Basaglia, per anni direttore dei Servizi di salute mentale (Ssm) a Trieste. Oggi, quando si entra nel parco dell’ex manicomio di San Giovanni, a colpire sono i colori e i fiori. Gli edifici dipinti di giallo e rosso, le finestre e le porte spalancate da cui esce musica jazz e canti stonati, le prove teatrali dell’Accademia della follia che si mescolano nell’aria estiva alle chiacchiere dei triestini seduti al Posto delle fragole, lo storico bar del parco, e tutt’attorno il profumo delle rose. C’è un’aria allegra, anche se sono giorni di tensione per il mondo psichiatrico italiano e soprattutto triestino. A giugno la conferenza nazionale promossa dal ministro Roberto Speranza è stata disertata dalla Società italiana di psichiatria (Sip) che ne ha contestato il titolo e l’orientamento criticando “il metodo autoreferenziale di scelta degli argomenti senza confronto né discussione”. Il presidente della Sip Massimo Di Giannantonio ritiene che i metodi basagliani siano “superati”. “Forse la scelta di intitolare la conferenza ‘Per una salute mentale di comunità’ deve aver scontentato chi si riconosce in una psichiatria più tradizionale, meno sensibile ai ‘determinanti sociali’ e scarsamente impegnata nell’assistenza sul territorio”, ha ipotizzato Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di salute mentale di Modena e membro del Consiglio superiore di sanità. A Trieste questa linea di frattura si è rispecchiata nello scandalo del risultato del recente concorso per il rinnovo della direzione del Centro di salute mentale (Csm) di Barcola, aperto da Franco Basaglia nell’omonimo rione. Mario Colucci, psichiatra di formazione basagliana con una ventennale esperienza sul territorio, al primo posto della graduatoria per pubblicazioni e titoli, si è visto scalzare da Pierfranco Trincas, che dal terzultimo posto è salito al primo dopo un breve colloquio a porte chiuse.
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Parco dell’ex manicomio di San Giovanni, Trieste. (Per gentile concessione dell'Accademia della follia) Trincas negli ultimi anni è stato direttore del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc) di Cagliari, una realtà segnalata nel 2019 dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale a causa dell’uso della contenzione, della presenza di porte chiuse allarmate e di diverse irregolarità nelle procedure dei trattamenti sanitari obbligatori (Tso). A presiedere il concorso friulano c’era Emi Bondi, direttrice dell’Spdc di Bergamo, dove nel 2019 è morta bruciata Elena Casetto, una ragazza di 19 anni legata al letto in una stanza chiusa a chiave. L’esito del concorso, difeso dalla Sip, ha suscitato subito reazioni allarmate e ha agitato le comunità psichiatriche internazionali portando alla petizione “Save Trieste’s mental health system”, approdata sulle pagine dell’Indipendent e dell’autorevole British Medical Journal, mobilitando medici e scienziati di tutto il mondo in difesa di un modello recentemente indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità come “sistema complessivo d’eccellenza” al livello mondiale per i servizi di salute mentale di comunità. La posta in gioco Ma perché un concorso locale suscita tanta preoccupazione internazionale? In gioco c’è qualcosa di più decisivo e ingombrante: la vita di un modello di cura che da solo costituisce una scomoda anomalia e chiama in causa una certa idea di società e di politica, ma anche di scienza medica, e in definitiva il rapporto tra pubblico e privato. Che la salute mentale a Trieste e in Friuli Venezia Giulia sia gestita diversamente dal resto d’Italia lo dicono i dati e la storia. Nel rapporto “Salute mentale” del ministero i dati dell’ultimo aggiornamento mostrano alcune differenze che saltano all’occhio. In Friuli Venezia Giulia gli utenti che ricevono una visita psichiatrica entro 14 giorni dal ricovero sono l’88,9 per cento (il 100 per cento per tutte le fasce d’età tranne quella tra i 45-54 anni), contro una media del 20,1 per cento nel Lazio, del 16,5 in Veneto, del 32,8 per cento in Liguria. La percentuale delle persone ricoverate di nuovo dopo sette giorni dalle dimissioni è del 6,9 per cento in Friuli Venezia Giulia, del 9,3 per cento in Piemonte, del 14,8 per cento nel Lazio. Per quanto riguarda i Tso ogni diecimila abitanti, il Friuli Venezia Giulia ha una media molto bassa dello 0,4 per cento, contro l’1,6 per cento della Liguria, il 2,5 per cento dell’Emilia-Romagna, il 3 per cento dell’Abruzzo. Solo per citare alcuni indicatori. Questi dati hanno una storia e si radicano in un’esperienza oggi liquidata come ideologica, legata a quella rivoluzione degli anni settanta che è ora di lasciarsi alle spalle, magari smantellandola in favore di realtà private più profittevoli. La verità è che il modello psichiatrico triestino non è poi così conosciuto, vuoi per l’ingombrante fantasma di Basaglia, spesso invocato a sproposito, vuoi perché Trieste è sempre stata una città periferica rispetto alle dinamiche della società italiana. Il modello Basaglia Forse allora vale la pena di raccontarlo questo modello, per capire perché un parco con un roseto e gli edifici colorati faccia così paura, e perché a lanciare la prima pietra sia proprio la Società nazionale di psichiatria. “In gioco ci sono due diversi modi di intendere il lavoro nella salute mentale, ma direi anche due diverse idee di società”, spiega Giovanna Del Giudice, psichiatra del gruppo di Basaglia e promotrice della campagna “…e tu slegalo subito” per l’abolizione della contenzione. “Da un lato c’è una psichiatria clinica che si fonda su un paradigma biomedico, una psichiatria del posto letto, e dall’altra invece c’è una pratica che guarda all’individuo come soggetto di bisogni complessi e si basa sui servizi, perché la gente ha il diritto di essere curata in libertà. Che sia scoppiato questo conflitto è un bene, perché chiede alla politica e alla società di schierarsi”.
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Parco dell’ex manicomio di San Giovanni, Trieste. (Per gentile concessione dell'Accademia della follia) È d’accordo anche Franco Rotelli: “Le persone che hanno un disturbo mentale non hanno solo bisogno di farmaci e colloqui con lo psicoterapeuta. Hanno bisogno di diritti e di poterli esercitare, hanno bisogno di una casa, di un lavoro, dell’indipendenza economica, di una sfera della sessualità e degli affetti. E questo non è affare solo della psichiatria: perché sia possibile serve un’alleanza con i cittadini e la città, le parrocchie e gli artisti, i giornali, serve un’alleanza globale”. Ed è su questa alleanza che si fonda il modello basagliano, articolato su tre fronti: quello amministrativo, quello della pratica concreta e quello della pratica artistica. Quello amministrativo è fondamentale perché a Trieste le attività che riguardano la salute mentale non hanno il loro centro nei reparti ospedalieri, come accade nella maggior parte delle città italiane, ma nei Csm che sono realtà organizzate sia per il ricovero sia per le cure ambulatoriali e domiciliari. I Csm a Trieste sono aperti tutta la settimana 24 ore su 24, il che significa avere una vicinanza costante e una conoscenza profonda delle persone con disagio mentale, che rende possibile l’eliminazione totale di qualsiasi coercizione (in Italia ci sono 319 reparti di diagnosi e cura e solo venti non usano la contenzione. Il Friuli Venezia Giulia è l’unica regione in cui in tutti i servizi della psichiatria non si contengono le persone). L’unicità di Trieste è che al centro c’è sempre la libertà dell’individuo Alla base di questo sistema non c’è solo una buona amministrazione, ma anche una pratica concreta il cui obiettivo è rendere autonoma la persona. In gran parte d’Italia, quando un utente esce dal reparto di diagnosi e cura finisce in comunità, dove la situazione si cronicizza e non esce più. A Trieste invece per ogni soggetto si predispone un budget di cura, cioè un percorso economicamente sostenuto che risponda alla domanda: cosa serve a questa persona per rientrare nella società? Si costruisce un progetto sul singolo che parte dai suoi desideri. Per fare questo è fondamentale il lavoro con le cooperative sociali, le istituzioni cittadine, il tessuto urbano. A Trieste la rete è forte. “Da noi più del 40 per cento dei lavoratori proviene dall’area della salute mentale”, spiega Stefania Grimaldi, operatrice della cooperativa La collina. “C’è il pregiudizio che realtà come le nostre, che hanno a che fare con la salute mentale ma possono anche gestire bar, musei, occuparsi di pulizie o formazione informatica, forniscano servizi di bassa qualità, ma da anni non è più così, altrimenti non stai nel mercato”. Anche questa rete di lavoro è sotto attacco. “È un modello difficile da portare avanti, ma dobbiamo cogliere questa occasione per rinsaldare alleanze storiche, mettere in sicurezza quello che fa parte delle nostre pratiche. Nel percorso di Basaglia le assemblee sono state una pratica fondamentale per gettare le basi del cambiamento ed esercitarlo fino in fondo. Non si trattava solo di buttare giù i muri del manicomio, ma di ridefinire le relazioni di potere perché salute mentale di comunità non vuol dire solo che esistono i servizi e non gli ospedali, ma che la comunità diventa corresponsabile della salute dei suoi cittadini”. Penso alla parola assemblea e fatico a immaginarla come una pratica efficace per gestire una realtà così complessa, forse lo è stato nei rivoluzionari tempi di Basaglia quando lo scontro tra pubblico e privato era meno feroce. Poi invece, mentre vago nel parco di San Giovanni, sotto l’ombra del caseggiato con la scritta rossa “La libertà è terapeutica” disegnata dall’artista Ugo Guarino – che insieme a Giuliano Scabia fu uno degli artisti che diedero voce alle pratiche basagliane – vedo un centinaio di persone riunite sotto un glicine. Sono psichiatri giovani e della vecchia guardia, utenti, familiari, studenti, qualche infermiere. Cosa stanno facendo? “È un’assemblea autoconvocata”, mi spiega sorridente un giovane operatore sociale conosciuto come Pantxo Ramas. “L’assemblea è sempre stata uno strumento centrale nella vita delle strutture psichiatriche basagliane. Qui la persona con disturbo mentale ha gli stessi diritti dello psichiatra, ma anche gli stessi doveri, tutti devono spiegarsi, raccontarsi, autocriticarsi, nessuno accusa e nessuno si difende”. Se Foucault aveva descritto lo psichiatra come il “signore della follia”, depositario di un sapere incontestabile, nel cortile dell’ex manicomio triestino è evidente come a essere messa in crisi sia proprio l’idea di un sapere come potere, il controllo del medico sul malato. In ballo è invece l’apertura di uno spazio di espressione dove la malattia mentale riesca a mettere in gioco tutti. “Qui lavorano tre dimensioni: quella del corpo fragile, del corpo curante e del corpo sensibile”, continua Ramas. “Il corpo fragile è costituito dalle persone con disagio, ma la precarietà delle condizioni di lavoro rende fragili anche gli operatori. Il corpo sensibile dovrebbe essere quello degli operatori e dei cooperanti, ma spesso la sensibilità degli utenti è la più sottile. Il corpo curante poi esiste solo dentro una relazione e quindi è sempre molteplice”.
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Un’attività nel parco dell’ex manicomio di San Giovanni. (Per gentile concessione dell'Accademia della follia) Sotto il glicine, in questa atmosfera di allarme ma anche di grande energia e voglia di fare comunità perché un modello di cura non finisca demolito, le voci si alternano con partecipazione. Conosco Arturo, ha 31 anni ed è entrato in contatto con i servizi di salute mentale quando ne aveva 18: “Posso dire di aver vissuto in prima persona dei momenti di esclusione dalla società, ma da quando sono entrato in contatto con i servizi le cose sono migliorate sempre di più. Per me è stato importante cominciare fin da subito a lavorare, prima in una casa editrice, poi nell’organizzazione di un festival di poesia, poi in un’azienda. Oggi lavoro come addetto alla formazione in una cooperativa sociale per attività di inclusione digitale e progetti culturali, per cui organizzo conferenze internazionali lavorando anche come interprete”, racconta con calore. “L’unicità di Trieste è che al centro c’è sempre la libertà dell’individuo. Nessuno nega la terapia, ma è sempre negoziata con la persona. Il farmaco è utile, ma da solo non è niente, non riesce a farti superare quel vuoto di relazioni, di significato”, dice Arturo. “Qui il vuoto è colmato grazie a un sistema dove, anche se decidi di non prendere la terapia per un periodo, il servizio ti sta vicino, ti segue, ma senza forzarti a fare nulla. Se alla persona manca una casa per vivere bene, le viene offerta una soluzione abitativa, se manca il lavoro vengono fornite delle opportunità, se manca la socialità, si lavora tantissimo per crearla. E piano piano tu riesci a emanciparti e pesare sempre meno sul servizio. A quel punto sta a te decidere se rimanere all’interno di questo tessuto o uscirne. Io ho scelto di restare qui seguendo un po’ la filosofia racchiusa nel concetto giapponese dell’ikigai, che vuol dire ‘ragione d’esistere’, ciò che ti permette di avere una vita felice in un equilibrio tra le tue vocazioni e la società. Lavorando in una cooperativa sociale faccio delle cose che hanno un’utilità e restituiscono anche un senso di responsabilità etica”. Un’esperienza dove la scelta, l’esercizio di una responsabilità da parte delle persone è al centro. “Il modello triestino non è una semplice risposta a una difficoltà ma è la creazione di un circuito che va a dare senso a un’esperienza, come quella della malattia mentale, che senso non ne ha. Se tu pensi che i problemi si risolvano con un farmaco, è una risposta molto riduttiva. Anche il discorso della pericolosità sociale si azzera se c’è un sistema che dà senso all’esperienza. La cosa importante è che le crisi, che possono capitare nella vita, siano trasformate in opportunità. Se togli lo stigma e il giudizio le crisi sono energie in movimento, e se riesci a canalizzarle bene possono portarti a una determinazione maggiore e renderti più forte”. Modelli a confronto Basterebbero le parole di Arturo a zittire molti discorsi che animano il conflitto tra la Società italiana di psichiatria e realtà basagliane. Basterebbe venire a san Giovanni dove le porte sono aperte, la gente si ritrova a discutere con responsabilità e tutti si raccontano volentieri in un’aria allegra e propositiva. Un’aria molto diversa da quella che si respira in questi mesi nel dipartimento di salute mentale, dove la direzione dell’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina del Friuli Venezia Giulia ha negato ai suoi dipendenti l’autorizzazione a raccontarci il loro lavoro. Perché tanta paranoia tra la dirigenza dell’Azienda sanitaria? Perché tanto accanimento contro il modello triestino? “Perché è un modello difficile”, dice Rotelli. “Studi medicina per anni sognando di indossare un camice, poi diventi psichiatra e capisci che il camice non serve a niente, che la psichiatria ha uno statuto epistemologico debole e allora devi guardarti dalla tentazione di sostituirlo con il potere. La politica guarda alle persone fragili pensando ‘dove le metto?’, perché dove li metterai produrrai denaro. Invece qui ci si è sempre interrogati sul ‘cosa faccio insieme?’, che è una domanda che produce complicazioni. A Trieste è stato possibile dimettere le persone dai manicomi perché siamo andati fuori con loro, noi psichiatri e infermieri: non abbiamo scaricato il peso sulle famiglie ma non abbiamo nemmeno scaricato i malati. Abbiamo costruito servizi”. Per capire quanto il modello triestino sia lontano da quello del resto d’Italia basta ascoltare le parole di Pierfranco Trincas, il vincitore del concorso: “Intendo lavorare moltissimo con i pazienti” dice il neodirettore del Csm, rispondendo alle mie domande sulle novità che vuole portare a Trieste. Colpisce l’uso disinvolto del termine “pazienti” che nelle realtà del Friuli Venezia Giulia non si sente pronunciare da almeno quarant’anni tra gli operatori della salute mentale. Una differenza minima che però sottintende una consapevolezza tutt’altro che secondaria. “Vorrei migliorare i servizi per le famiglie, come ho fatto a Cagliari, dove ho istituito dei consulenti legali perché i pazienti possono creare dei problemi. Voglio fornire alle famiglie assistenti con varie competenze, perché spesso i pazienti hanno bisogno di essere amministrati. E poi vorrei istituire un ricovero solo di volontari, perché spesso il paziente chiede di essere ricoverato, e spesso questo è un sollievo per lui e per la famiglia”. Per ricovero Trincas intende quello ospedaliero. “Noi cerchiamo di umanizzare il reparto, per esempio permettendo ai familiari di entrare, di passare del tempo in giardino dove i pazienti possono liberamente fumare, facciamo anche delle piccole feste per i compleanni”.
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Un’assemblea nel parco dell’ex manicomio di San Giovanni, Trieste. (Per gentile concessione dell'Accademia della follia) Un modello di salute psichiatrica che suona semplicistico rispetto a quello triestino. Ma allora perché quest’ultimo non si è diffuso in tutta Italia nei più di quarant’anni trascorsi dalla legge 180? Giovanna Del Giudice sorride: “L’esperienza triestina è nata sotto una buona stella. Basaglia e noi che lavoravamo con lui volevamo cambiare un pezzo di mondo. Lavoravamo perché non ci fosse distanza tra i cambiamenti nel nostro privato e quelli del nostro lavoro. Questo è un mestiere faticoso perché presuppone una grande responsabilità nei confronti della singola persona con un disturbo mentale, della sua famiglia, del gruppo di lavoro in cui è inserito, è una responsabilità che significa un impegno professionale, umano e etico che costa tanto e non finisce quando scadono le ore. E non parlo di volontariato o buoni spiriti, ma di responsabilità. Non a caso le persone che hanno lavorato a Trieste non hanno mai fatto professione privata”. Read the full article
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enricodalbosco · 3 years
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VAI AL GENERATORE AUTOMATICO DI FRASI!
Il Tubolario dagli anni '80 ai nostri giorni
1981
Quando uscì, nei primi anni '80, attirò subito la mia attenzione: a prima vista sembrava un bell'oggetto, del tipo Baci Perugina nella nuova confezione tubolare lanciata sul mercato proprio in quegli anni, ma poi, a prenderlo in mano e a…
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2004
Purtroppo l’intrigante oggetto sparì presto – e misteriosamente... – dalla circolazione. Ciononostante io non lo dimenticai, tanto che nel 2004 ne feci una versione informatizzata: quella che ancor oggi può essere attivata, sul mio sito, per generare delle frasi scelte a caso tra le dieci milioni di differenti combinazioni. Provate per credere:
clicca qui per generare 10.000.000 di frasi... gratuite!
Potreste generare, per esempio, la frase n.° 8.741.467 che suona così:
L'assetto politico istituzionale prefigura il riorientamento delle linee di tendenza in atto in maniera articolata e non totalizzante non sottacendo ma anzi puntualizzando in un'ottica a priori e non a posteriori una congrua flessibilità delle strutture.
La stessa frase potreste leggerla sul Tubolario della Politica ruotando opportunamente i suoi anelli colorati:
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2011
Ma la storia non finisce qui. Qualche anno più tardi, in occasione di uno scambio di email con il Prof. Marco Marchi, ebbi la ventura di conoscere la vera, curiosa ‘storia’ del Tubolario e della sua misteriosa sparizione... (vedi il riquadro qui di seguito).
[Nel febbraio 2011, a seguito di uno scambio di email, ho ricevuto dal Prof. Marco Marchi queste interessanti informazioni sul Tubolario, unitamente al permesso di renderle pubbliche - E. Dalbosco] Breve storia del Tubolario, dai ricordi di Marco Marchi A seguito della Legge di riforma sanitaria 833/1978 cominciarono a circolare una marea di piani sanitari regionali e locali infarciti di frasi ripetitive, roboanti e spesso incomprensibili. Come reazione a tutto ciò Marco Marchi e Pierluigi Morosini misero a punto il GAPS (Generatore Automatico Piani Sanitari) che finì in prima pagina sul Corriere della Sera sotto il titolo di “10 milioni di frasi inutili”! La Ditta SEBINO prese contatti con noi (era il 1982) per realizzare l’idea in forma di Tubolario, chiedendoci di riadattare le frasi del GAPS togliendo i termini ed i riferimenti più specificatamente sanitari ed epidemiologici in modo da poterlo presentare con un riferimento più generalizzato al linguaggio “politichese” (ed in subordine “sindacalese”). La confezione messa in vendita (su nostra licenza) consisteva di una scatola contenente 3 tubi con riferimento ai temi : 1) linguaggio politico-sindacale 2) frasi d’amore 3) gergo sportivo (in particolare del calcio). Di questa confezione ne furono vendute diverse migliaia di copie; poi anche per problemi legati alla corresponsione dei diritti d’autore (che ci furono negati per l’uso collaterale del tubo quale contenitore di cioccolatini!)(*) il rapporto con la SEBINO si concluse senza lo sviluppo di altri temi, come era nelle intenzioni originarie.       Prof. Marco Marchi (*) [N.d.R. Circa la scusa addotta per non corrispondere i diritti d'autore, lascio al lettore il giudizio; io personalmente la trovo una miserabile scusa... del tubo! perché (1) i tubi di cartone già esistevano in commercio da secoli e (2) anche il Monopoli (al pari di numerosi altri giochi) ha tabellone, segnalini ecc. al pari dell'antichissimo Gioco dell'Oca, eppure...]
A Marco Marchi e Pierluigi Morosini vanno comunque i nostri sentiti ringraziamenti perché con la loro invenzione ci hanno fatto - e ancor oggi ci fanno - divertire in modo intelligente...
2021
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...e ne abbiamo proprio bisogno in questi mesi, "al tempo del COVID": l'ironia e la satira, condite con la cultura l'intelligenza sono un potente VACCINO per difenderci dalla valanga di luoghi comuni, di mantra e di fake news che minacciano di sommergerci. Non ho nulla - a priori o posteriori - contro le parole 'roboanti': le parole di per sé non son né belle né brutte (e quelle 'rare' sono spesso da proteggere!) ma non devono essere utilizzate a sproposito, e soprattutto in discorsi che vogliono solo coprire il vuoto mentale (o le intenzioni poco limpide) di chi parla.
....
Una petizione per le... VARIANTI! Il Tubolario della Politica non è stato dimenticato: non solo se ne parla ancora (e bene) sui siti web, ma è addirittura possibile rigenerare tutte le sue frasi 'fatte': nostalgiche, inutili, bizzarre, ridicole, strampalate, divertenti, mostruose... Ma che ne è degli altri due Tubolari, il Tubolario delle frasi d’amore e il Tubolario del gergo sportivo? Mi piacerebbe proprio saperlo! e per questo rivolgo a chi mi legge un invito: se avete uno di quei rari oggetti, vi prego di farmelo sapere, così magari potrei mettere gratuitamente a disposizione di tutti anche quei preziosi patrimoni culturali e lessicali - che potrebbero costituire degli ottimi VACCINI per le varianti erotica e sportiva del micidiale VIRUS dello SPROLOQUIO! Padova, maggio 2021
Enrico Dalbosco
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enricodalboscotest · 3 years
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Geniale generatore di frasi (e potente vaccino!)
1981
Quando uscì, nei primi anni '80, attirò subito la mia attenzione: a prima vista sembrava un bell'oggetto, del tipo Baci Perugina nella nuova confezione tubolare lanciata sul mercato proprio in quegli anni, ma poi, a prenderlo in mano e a…
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2004
Purtroppo l’intrigante oggetto sparì presto – e misteriosamente... – dalla circolazione. Ciononostante io non lo dimenticai, tanto che nel 2004 ne feci una versione informatizzata: quella che ancor oggi può essere attivata, sul mio sito, per generare delle frasi scelte a caso tra le dieci milioni di differenti combinazioni. Provate per credere:
clicca qui per generare 10.000.000 di frasi... gratuite!
Potreste generare, per esempio, la frase n.° 8.741.467 che suona così:
L'assetto politico istituzionale prefigura il riorientamento delle linee di tendenza in atto in maniera articolata e non totalizzante non sottacendo ma anzi puntualizzando in un'ottica a priori e non a posteriori una congrua flessibilità delle strutture.
La stessa frase potreste leggerla sul Tubolario della Politica ruotando opportunamente i suoi anelli colorati:
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2011
Ma la storia non finisce qui. Qualche anno più tardi, in occasione di uno scambio di email con Prof. Marco Marchi, ebbi la ventura di conoscere la vera, curiosa ‘storia’ del Tubolario e della sua misteriosa sparizione... (vedi il riquadro qui di seguito).
[Nel febbraio 2011, a seguito di uno scambio di email, ho ricevuto dal Prof. Marco Marchi queste interessanti informazioni sul Tubolario, unitamente al permesso di renderle pubbliche - E. Dalbosco] Breve storia del Tubolario, dai ricordi di Marco Marchi A seguito della Legge di riforma sanitaria 833/1978 cominciarono a circolare una marea di piani sanitari regionali e locali infarciti di frasi ripetitive, roboanti e spesso incomprensibili. Come reazione a tutto ciò Marco Marchi e Pierluigi Morosini misero a punto il GAPS (Generatore Automatico Piani Sanitari) che finì in prima pagina sul Corriere della Sera sotto il titolo di “10 milioni di frasi inutili”! La Ditta SEBINO prese contatti con noi (era il 1982) per realizzare l’idea in forma di Tubolario, chiedendoci di riadattare le frasi del GAPS togliendo i termini ed i riferimenti più specificatamente sanitari ed epidemiologici in modo da poterlo presentare con un riferimento più generalizzato al linguaggio “politichese” (ed in subordine “sindacalese”). La confezione messa in vendita (su nostra licenza) consisteva di una scatola contenente 3 tubi con riferimento ai temi : 1) linguaggio politico-sindacale 2) frasi d’amore 3) gergo sportivo (in particolare del calcio). Di questa confezione ne furono vendute diverse migliaia di copie; poi anche per problemi legati alla corresponsione dei diritti d’autore (che ci furono negati per l’uso collaterale del tubo quale contenitore di cioccolatini!)(*) il rapporto con la SEBINO si concluse senza lo sviluppo di altri temi, come era nelle intenzioni originarie.       Prof. Marco Marchi (*) [N.d.R. Circa la scusa addotta per non corrispondere i diritti d'autore, lascio al lettore il giudizio; io personalmente la trovo una miserabile scusa... del tubo! perché (1) i tubi di cartone già esistevano in commercio da secoli e (2) anche il Monopoli (al pari di numerosi altri giochi) ha tabellone, segnalini ecc. al pari dell'antichissimo Gioco dell'Oca, eppure...]
A Marco Marchi e Pierluigi Morosini vanno comunque i nostri sentiti ringraziamenti perché con la loro invenzione ci hanno fatto - e ancor oggi ci fanno - divertire in modo intelligente...
2021
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... E ne abbiamo bisogno proprio in questi mesi, "al tempo del COVID": l'ironia e la satira, condite con la cultura l'intelligenza sono un potente VACCINO per difenderci dalla valanga di luoghi comuni, di mantra e di fake news che minacciano di sommergerci. Non ho nulla - a priori o posteriori - contro le parole 'roboanti': le parole di per sé non son né belle né brutte (e quelle 'rare' sono spesso da proteggere!) ma non devono essere utilizzate a sproposito, e soprattutto in discorsi che vogliono solo coprire il vuoto mentale (o le intenzioni poco limpide) di chi parla.
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Una petizione per le... VARIANTI! Il Tubolario della Politica non è stato dimenticato: non solo se ne parla ancora (e bene) sui siti web, ma è addirittura possibile rigenerare tutte le sue frasi 'fatte': nostalgiche, inutili, bizzarre, ridicole, strampalate, divertenti, mostruose... Ma che ne è degli altri due Tubolari, il Tubolario delle frasi d’amore e il Tubolario del gergo sportivo? Mi piacerebbe proprio saperlo! e per questo rivolgo a chi mi legge un invito: se avete uno di quei rari oggetti, vi prego di farmelo sapere, così magari potrei mettere gratuitamente a disposizione di tutti anche quei preziosi patrimoni culturali e lessicali - che potrebbero costituire degli ottimi VACCINI per le varianti erotica e sportiva del micidiale VIRUS dello SPROLOQUIO! Padova, maggio 2021
Enrico Dalbosco
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novalistream · 4 years
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Angela da Mondello lancia la sua canzone. E io avrei qualcosa da dirle Ci sono verità impenetrabili, fenomeni inspiegabili, misteri a volte spaventosi: il triangolo delle Bermude, il mostro di Loch Ness, la maledizione di Tutankhamon, il continente perduto di Atlantide, Vittorio Sgarbi sindaco di una città. Sono fatti talmente complicati anche solo da capire che talvolta generano un vuoto cosmico nelle nostre speranze e convinzioni e ci fanno sentire persi. Alla lunga lista di eventi sconcertanti se n’è appena aggiunto uno che rischia però di surclassare gli altri: il nuovo videoclip musicale di Angela Chianello, detta Angela da Mondello. Tra tutte le sventure di questo periodo, questa è a mio avviso la più sconvolgente. Abbiamo conosciuto la signora Angela quest’estate, nella cornice assolata della spiaggia di Mondello. Lei con un gruppo di amici si apprestava a godere di una bella giornata di mare e di sole, quando il caso volle che un’inviata della trasmissione Live- Non è la D’Urso, nota testata giornalistica di rilievo internazionale, la invitasse ad esprimere il suo esimio parere sulla pandemia in corso. La signora, visibilmente felice di dare il suo contributo alla società con la sua dichiarazione, ha così commentato: “Non ce n’è coviddi, non ce n’è! Non c’è niente! E’ finito tutto, a Palermo non abbiamo niente!”. Dopo una dichiarazione di tale rilievo socioculturale, il Comitato Tecnico Scientifico ha cominciato a mettere in discussione le proprie competenze e ha pensato persino di “scendere a mare” dalla signora Angela per carpire altri preziosi consigli su come si combatte una pandemia. Ciò che accade in seguito è abbastanza noto e anche logico, in un Paese come l’Italia: Angela da Mondello diventa un fenomeno social. La sua “non ce n’è coviddi” diventa un mantra per webeti, che con la scusa di farlo perché fa ridere affollano di like e commenti i profili social della signora. Ed è qui che entra in gioco lei, la talent scout di casi umani per eccellenza, la scova-fenomeni da baraccone più potente dell’Italia tutta: Barbara D’Urso, nostra signora del faretto abbagliante. Fiera di aver dato inizio alla sfolgorante carriera della signora Angela grazie a quella preziosa intervista sulla spiaggia, Barbarella decide col cuore di invitare la nuova star del web nel suo salotto ed è qui che avviene la definitiva consacrazione di questa ex bagnante di Mondello che si aggiunge con fierezza alla collezione di “mostri” parlanti della D’Urso. Tutto questo avviene naturalmente, mentre la seconda ondata, prevista proprio nel periodo in cui la signora Angela stendeva il suo telo mare sulla spiaggia di Mondello, è in pieno svolgimento e gli operatori sanitari ripiombano nell’incubo dei mesi passati. Ma the show must go on e Barbarella va avanti sicura e fiera di aver lanciato nel firmamento delle cose inutili la stella sfolgorante di Angela da Mondello, la quale ha persino ritrattato la sua “non ce n’è coviddi”, sostenendo che “il coviddi c’è” e mettendo in crisi così il Cts che ora dovrà rivolgersi a Enrico Montesano. Probabilmente si sente appagata e orgogliosa del suo contributo alla televisione italiana, della missione che porta avanti ormai da anni di svuotare menti e offrire caffeucci. E ora più che mai, visto che Angela da Mondello sta per diventare anche una star della musica. Il suo debutto è avvenuto qualche giorno fa, con le prime immagini del videoclip della sua nuova canzone, girato ovviamente nella sua Mondello, ovviamente senza l’ombra di mascherine per nessuna delle circa trenta persone coinvolte e ovviamente senza il minimo distanziamento sociale. Per questo motivo, i carabinieri della sua Mondello l’hanno denunciata e multata insieme ad altre quattro persone per organizzazione e rappresentazione di uno spettacolo non autorizzato. E lo spettacolo è davvero qualcosa di raccapricciante. Intanto il singolo si chiama Non ce n’è e il videoclip è girato un po’ in spiaggia e un po’ in un autolavaggio, che dopo il video è stato chiuso per cinque giorni a causa della denuncia. La signora Angela from the block sfoggia con sobrietà un abitino paillettato e degli occhiali da sole da vera dura, mentre si sollazza dentro una Hammer limousine. Il messaggio è chiaro sin da subito: non ce n’è, non ce n’è, non c’è niente. Circondata da una manciata di rapper homemade, Angela si agita e balla in mezzo alla gente, com’è giusto che sia in questo periodo. Ma bisogna aspettare al minuto 3.38 per capire davvero il senso profondo di quest’opera senza precedenti: Angela urla a favore di camera “Non c’è niente” e uno sfumato lascia il posto ad un video denuncia di uno dei rapper autori di cotanto capolavoro musicale. I capelli colorati di rosso bianco e verde e gli immancabili occhialoni da sole, circondato da sei persone, si rivolge direttamente al presidente Giuseppe Conte: “Questo è un videomessaggio per il signor Conte. Vede tutte queste persone, tutti questi esseri umani? Prima avevano una vita, un’attività e potevano dar da mangiare alle loro famiglie. Adesso grazie a voi, persone potenti, non possono più. Grazie mille di cuore”. Così dicendo scatta un applauso mentre tutti voltano le spalle alla camera e una scritta compare dal buio: “Noi siamo con i lavoratori”. Ecco che appare subito chiaro come il sole quanto tutti abbiano compreso a pieno la situazione. Il nemico è Conte e tutte le persone potenti, mica un virus che sta mettendo in crisi il pianeta intero. Il disagio è stato tale che sono rimasta inebetita per qualche secondo. Poi il disgusto ha preso il posto della confusione, una sensazione di nausea mista a rabbia al solo pensiero dei miei 20 giorni in casa, con la febbre e le punture di eparina perché il “coviddi” ce l’ho avuto e ho pure avuto una fottuta paura di finire in ospedale. Tutto questo non è trash, non è simpatico, non è divertente, non è un cazzo. Tutto questo è estremamente pericoloso e chi continua ad alimentare il fenomeno di questa donna, chi continua a lucrare usando la sua pietosa popolarità, dovrebbe risponderne penalmente. Così, giusto per onorare davvero i lavoratori, che sono stati messi in ginocchio da un virus, non da Giuseppe Conte e altre persone potenti, ma da una pandemia. Capire questo è indispensabile. Altrimenti meritiamo davvero l’estinzione, altro che cenone di Natale! Francesca Petretto, attrice
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💥È arrivato il momento di dare un tocco di modernità al tuo bagno 💦 Allora perché non scegliere i sanitari sospesi colorati 🎨 ⬇ Scopri la collezione File 2.0 Rimless ⬇ https://bit.ly/3ij8PRQ 💢I sanitari sospesi sono adatti soprattutto per un bagno di piccole dimensioni daranno al tuo ambiente una vista più ampia 💢 🎨Disponibili anche nelle colorazioni: Bianco Matte / Nero Lucido / Nero Matte / Giallo Zinco / Arancia Cammeo / Rosso Corallo / Grigio Oliva / Blu Zaffiro 📐Dimensioni: 37x53xh37 cm . . #ceramichedicivitacastellana #ceramica #bagnodidesign #sanitari #sanitarisospesi #sanitaricolorati #arredobagno #arredarecasa — view on Instagram https://ift.tt/3n3xz49
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Lunedì 11 maggio 2020, un giorno da ricordare!! Dopo 2 mesi esatti di chiusura forzata, dopo un periodo cupo, in cui il tempo è stato scandito da morti e restrizioni, ora finalmente si può tornare a vivere in modo quasi normale. Si torna a lavorare, anche se magari non ancora a pieno ritmo, oppure alcuni più di prima. Noi con immensa gioia e amore torniamo a cucina per voi, i nostri piatti super colorati e pieni di gusto. Per domani, lunedì 11 maggio: 1) Orzo ai peperoni, olive nere e timo 2) Torta verde rustica con insalata di verdure fresche Visita il nostro sito www.melamangiomendrisio.ch/pranzo per consultare il menù completo. Ricorda che i posti sono molto limitati a causa delle restrizioni sanitarie, quindi ti chiediamo per favore di riservare in anticipo il tavolo. Chiama pure lo 091 646 0404☎️ oppure lascia un messaggio WhatsApp allo 076 400 6850📲 Naturalmente è sempre disponibile il servizio da asporto e anche la delivery, tramite la piattaforma https://divoora.ch/it/restaurant/melamangio che consegna fino a 15 minuti dal ristorante. Ti aspettiamo domani dalle 12:00, un grande abbraccio virtuale! 🤗 (presso Ristorante Melamangio - 100% veg) https://www.instagram.com/p/CAAzbeEAidQ/?igshid=nepd877ivv8y
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enkeynetwork · 4 years
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Grafiche da Coronavirus
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Smart working, contatti di lavoro attraverso social network e piattaforme varie, chiusi dentro casa, con la scrivania e una buona dose di concentrazione, tentando di ricordarsi che il lavoro ha delle scadenze. In molti stanno sperimentando in questo periodo il tanto agognato, ma al contempo complicatissimo, lavoro da casa. Ma c’è a chi il Coronavirus non ha portato grandi cambiamenti, per lo meno dal punto di vista lavorativo. In molti lavoravano da casa già da prima della quarantena, o semplicemente da una scrivania differente, grafici, informatici e creativi. Come sta affrontando l’emergenza da Coronavirus il mondo della grafica? Molti creativi hanno preso in mano penne, matite e colori per dare il loro contributo. Grafiche da Coronavirus che spiegano cosa sta succedendo nel mondo in modo diverso, che invitano a restare a casa e a seguire le regole, che lanciano un messaggio di speranza.
Un aiuto dagli artisti per combattere il Coronavirus
“Noi artisti possiamo aiutare creando qualcosa di utile che può fare la differenza” Moltissimi artisti in giro per il mondo hanno deciso di utilizzare le proprie piattaforme per diffondere messaggi chiari e semplici. Dalla conoscenza dei sintomi del virus, all’importanza di lavarsi le mani, dalla necessità di rimanere in casa, all’importanza, oggi più che mai, di ricordarci che siamo un solo unico popolo. “Anche se non siamo dottori o infermieri, oltre a stare a casa in quarantena, noi artisti possiamo aiutare creando qualcosa di utile che può fare la differenza. Dobbiamo fare in modo che le persone capiscano che stare a casa può salvare la vita di moltissime persone. Attraverso potenti e telegrafiche immagini possiamo trasmettere l’importanza di essere responsabile durante una crisi globale”, spiega l’artista Juan Delcan. Proprio quest’ultimo è il creatore della potente animazione che mostra una fila di fiammiferi che inesorabili bruciano uno dopo l’altro e di come solo interrompendo il legame che li lega uniti, e quindi stando responsabilmente a casa, si può interrompere la catena.
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Il lavoro di Juan Delcan spiega l'importanza di rimanere a casa In molti, invece, hanno regalato al popolo del web, interessanti grafiche che illustrano l’importanza di lavarsi le mani e di seguire le altre regole. Infine, altri, come Oliver Jeffers, hanno voluto lanciare un messaggio d’uguaglianza. Serviva una pandemia che non fa distinzione di razza a farci capire che siamo tutti uguali. “A questo virus non importa nulla del tuo passaporto o del tuo conto in banca. Esso può colpire ognuno di noi. Ma fortunatamente non tutti noi, se agiamo insieme per sconfiggerlo”.
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"Ora più che mai dobbiamo pensare "noi" e non "me""
Urge un nuovo logo
Coronavirus Logos è il progetto di un grafico sloveno, Jure Tovrljan, divenuto virale in tutto il mondo. Si tratta di ridisegnare alcuni tra i loghi più famosi per renderli più “adeguati” alla situazione attuale. “È solo un’idea di come dovrebbero essere i loghi in questi tempi difficili. Resistete ragazzi. Restate a casa”. I loghi vanno dal più classico in questi tempi di Coronavirus, quello della birra Corona, presa di mira da tutti i militanti del web. “Need New Name”, abbiamo bisogno di un nuovo nome per la birra. Passando per mastercard, il cui logo sono i due famosi cerchi colorati, giallo e rosso, che si intrecciano, e che, per questa occasione si sono divisi, almeno un metro e mezzo di distanza! Anche il logo delle olimpiadi si divide, seguendo le regole imposte dalle autorità sanitarie di tutto il mondo. E mai come in questo caso è più d’impatto, visto, anche il rinvio di quest’ultime. I lavori di Jure non sono stati apprezzati da tutti, ma lui sostiene di voler dare il proprio contributo semplicemente alleggerendo un poco la situazione. Read the full article
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scurtiteam · 4 years
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È partita per aiutare un reparto di una mia collaboratrice, che vedete in foto. È una OSS a Cuneo e ci ha raccontato quello che succede in questi reparti. Ci ha mostrato come le loro mani, il loro viso, sono ridotti dopo una media di 10 h di lavoro ininterrotte..ci ha fatto sentire il loro stato d'animo. Abbiamo così deciso di inviare un o più prodotti a testa per aiutarli. L'iniziativa ha preso piede benissimo, tanto che in poche ore avevamo già 600 euro di ordine. Abbiamo così contattato altri ospedali, oltre Cuneo, che ci hanno ringraziato per il gesto e chiesto di aiutare anche loro. Stiamo così raccogliendo per Cuneo, Alessandria, Roma (Ospedale Gemelli) ed ospedale di Orvieto. A questi con molta probabilità si aggiungerà Perugia da cui ho riscontro stasera. Cosa stiamo facendo in pratica? Abbiamo pensato di donare in termini di prodotti, utili per alleviare le difficoltà che a livello di pelle, stanno riscontrando infermieri, medici ed operatori soci sanitari. Abbiamo pensato di donare in termini di prodotti, utili per alleviare le difficoltà che a livello di pelle, stanno riscontrando infermieri, medici ed operatori soci sanitari. Quindi nello specifico: - crema Arnica nutriente codice 73824 5.95 euro - balsamo labbra karitè 12662 euro 2.50 -> selezionata in quanto la piu' adatta a mani spaccate - balsamo labbra noce di cocco 12685 euro 2.50 - balsamo labbra vaniglia 12775 euro 2.50 evitiamo i balsamo labbra colorati che macchierebbero mascherine - bagno doccia da 400 ml euro 3.95 1)Argan codice 94907 2) fiore cotone & mimosa codice 07043 3) olio di oliva codice 05936 4) mandorla & fiori di arancio codice 05863 5) Hamamelis codice 75951 euro 5.95 - latte corpo Karitè 400 ml codice 42517 euro 10.95 - trattamento karitè 100% codice 42616 euro 14.95 - latte corpo hamamelis 400 ml codice 76926 euro 9.95 - Shampoo delicatezza codice 91854 euro 4.95 🅒🅞🅜🅔 🅕🅤🅝🅩🅘🅞🅝🅐? Scelgo il prodotto o i prodotti che voglio donare, commento il post indicando il codice e la/le quantità. Continua a leggere nei commenti. #covid_19 #covid19italia #teamscurti #crocerossaitaliana #solidarietà #protezionecivile #teamscurti #yvesrocheritalia (presso Umbria) https://www.instagram.com/p/B-KNmSJC5_y/?igshid=1ni9t7oplgw4q
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italianaradio · 5 years
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IPSIA Siderno, sfila l’Offerta Formativa in occasione dell’Open Day (FotoGallery)
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/ipsia-siderno-sfila-lofferta-formativa-in-occasione-dellopen-day-fotogallery/
IPSIA Siderno, sfila l’Offerta Formativa in occasione dell’Open Day (FotoGallery)
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IPSIA Siderno, sfila l’Offerta Formativa in occasione dell’Open Day (FotoGallery)
IPSIA Siderno, sfila l’Offerta Formativa in occasione dell’Open Day (FotoGallery) Lente Locale
di Antonella Scabellone (foto-servizio Enzo Lacopo)
SIDERNO- Applausi a scena aperta per gli allievi dell’Ipsia di Siderno che, sabato 25 gennaio, si sono resi protagonisti della consueta sfilata di moda organizzata, come ogni anno, in concomitanza con l’Open Day. Un’ occasione per aprire le porte dell’istituto a quanti, a conclusione della scuola media, si  apprestano a scegliere l’indirizzo di studi piu’ consono alle proprie inclinazioni e, per tale motivo, decidono di visitare i locali e i laboratori dell’istituto e raccogliere tutte le informazioni utili sull’offerta formativa dello stesso.
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L’iniziativa, pertanto, ha consentito al folto pubblico presente sabato pomeriggio nei locali della sede centrale di via Mazzini, di poter prendere contezza di tutti gli indirizzi di studio che verranno ulteriormente potenziati a partire dal prossimo anno scolastico.
Molto apprezzata la “performance” delle studentesse del corso “Produzioni Tessili e  Sartoriali” (ex “Abbigliamento e Moda”) le quali, con la collaborazione di alcuni compagni degli altri indirizzi di studio, sotto le direttive delle Prof.sse Cristina Crea e Carmela Megali, e dell’assistente tecnico Anna Spanò,  hanno portato in passerella gli abiti da loro stesse confezionati.
La serata è stata presentata con grande professionalità dalla docente Katia Aiello, coadiuvata nell’organizzazione dalla prof.ssa Renata Commisso e nella presentazione degli abiti dall’allieva Ilaria Spano, che ha spiegato che la passerella di quest’anno, dal titolo “Will Power”    (volere è potere), è un omaggio a tutte le donne che con il loro coraggio e la loro intelligenza hanno cambiato il mondo.  
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“ WILL POWER È la forza che ci spinge a esplorare territori sconosciuti, ad affrontare le nostre paure e a vincerle-ha detto la prof.ssa Aiello. Attiviste, politiche, astronaute o scienziate, ma anche scrittrici, giornaliste, artiste o sportive, sono le donne che hanno ispirato la sfilata”. Donne Diventate il simbolo dell’emancipazione, della libertà, del coraggio di osare, a cui è stato dedicato un video che ha aperto la manifestazione.
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Da Lady D, a Jacqueline Kennendy, a Giovanna D’Arco, ad Anna Frank, per continuare con Rita Levi Montalcini, Evita Peron, Madre Teresa di Calcutta, Luisa Spagnoli, e Clelia Pellicano, solo per citarne alcune. “Ispirati a loro-ha precisato la prof.Aiello- i capi di quest’anno sono colorati, leggeri e luminosi; essi sembrano fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni delle nostre allieve. Dall’organza alla pelle, dal twill alla seta, offrono un ampio ventaglio di tessuti romantici e declinati in una palette ricca di colori”.
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In apertura è stata presentata al pubblico una simpatica invenzione, uno squalo ” volante” costruito in laboratorio dagli studenti dell’indirizzo Manutenzione e Assistenza Tecnica, sotto le direttive del prof.Serafino Pascuzzi, telecomandato tramite app sviluppata sul cellulare.
Gli abiti, divisi per generi, hanno poi sfilato in una sequenza ritmica scandita dalla musica mixata con maestria dal duo Francesco Mammoliti e Aldo Sainato, che hanno dato il loro prezioso contributo anche come tecnici delle luci.
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La sala è stata addobbata con le creazioni floreali della ditta “Krisis War”. Suggestivo il momento dedicato agli abiti da sposa, anche questi interamente ideati e confezionati dalle studentesse dell’indirizzo “Produzioni Tessili e Sartoriali”.
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In concomitanza con la sfilata si è svolto l’Open Day che ha visto la scuola aprire al pubblico i suoi moderni laboratori: di Elettrotecnica e di Elettronica, Meccanici e di manutenzione/riparazione dell’autoveicolo, Sartoriali, Chimico-Microbiologico, Odontotecnici, di Fisica, Scientifici, Linguistici, “Fab Lab”, quest’ultimo munito di stampanti 3/D di ultima generazione, nonché Laboratori informatici e aule dotate di lavagne interattive multimediali (LIM), ed altri Ambienti di apprendimento tecnologicamente attrezzati, come la Palestra e l’Aula Magna.
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Il Dirigente scolastico, Gaetano Pedullà, a conclusione del suo intervento di saluto, nel ringraziare il corpo Docente e tutto il Personale dell’Istituto per l’impegno quotidianamente profuso, ha inteso rimarcare  l’offerta formativa della scuola a partire dall’anno scolastico 2020/2021.
A Manutenzione e assistenza tecnica (negli ambiti: Elettrico/Elettronico, Sistemi energetici e Meccanica);  Industria e artigianato per il Made in Italy (Abbigliamento e Moda); Arti Ausiliarie delle Professioni Sanitarie (Odontotecnico e Ottico); si  aggiungono i seguenti indirizzi, ossia: 1) “Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale”, 2)“Servizi Culturali e dello Spettacolo”,3) “Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane” 4) “Gestione delle acque e risanamento ambientale”.
Altra significativa  NOVITA’: già attivi dal corrente anno scolastico i corsi serali per Adulti negli Indirizzi: “Industria ed Artigianato per il Made in Italy “ e  “Manutenzione ed Assistenza Tecnica”, dal prossimo anno scolastico sarà possibile frequentare, anche in orario serale, il nuovo corso di studi “Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale”.
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FOTO GALLERY by ENZO LACOPO
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IPSIA Siderno, sfila l’Offerta Formativa in occasione dell’Open Day (FotoGallery) Lente Locale
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di Antonella Scabellone (foto-servizio Enzo Lacopo) SIDERNO- Applausi a scena aperta per gli allievi dell’Ipsia di Siderno che, sabato 25 gennaio, si sono resi protagonisti della consueta sfilata di moda organizzata, come ogni anno, in concomitanza con l’Open Day. Un’ occasione per aprire le porte dell’istituto a quanti, a conclusione della scuola media, si  apprestano […]
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Antonella Scabellone
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apintaco · 4 years
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