#rosa nera
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regalami una rosa nera e non avrò occhi che per te.
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#lgbt greece#greek tumblr#lesbian#events#chania#βυζιballs#rosa nera#ΤΟ ΕΙΧΑ ΣΤΑ ΝΤΡΑΦΤΣ ΚΑΙ ΤΩΡΑ ΤΟ ΕΙΔΑ αα#apologies 2 the handmaiden fans
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Maglia nera del Giro d’Italia, lo strano fascino dell’ultimo posto e un modo di dire divenuto imperituro in ogni campo dallo sport alla cultura financo all'immaginario collettivo.
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Lo lascio: è deciso, ormai
"E tu perché non parli… una parola sospenderebbe il mio rancore"
(da “Luna diamante” Mina-Fossati)
È ufficiale: m'ha proprio rotto le palle. Mi controlla, non mi fa respirare. Poi, 'il Signore' vuole essere servito e riverito. Dentro casa non m'aiuta mai. E comunque non siamo fatti per stare insieme. Forse nessuno lo è, in un matrimonio. Perché noi tutti abbiamo ciascuno la propria visione diversa della vita, siamo in disaccordo su ciò che vorremmo fare, chi frequentare. Quello che piace a me non piace a lui e viceversa. Mi esaspera. Sempre.
Mi provoca, mi stuzzica i nervi. Oddio: non lo sopporto più, non lo sopportooooo! Cazzo! È un continuo logorio, con lui. Una ininterrotta tensione psicologica: non lo reggo proprio più. Mi sono assolutamente rotta il cazzo: e bastaaaa, mannaggia la puttanaaaaa! Non mi sente mai, se gli dico le cose: s'incazza e smadonna. Cafone. Non vuole 'le briglie', come dice lui. Ma allora che cazzo m'hai sposata a fare? Ai figli penso io, alla casa io, le bollette io, la spesa io e vaffanculooooo, ‘sto stronzo del cazzo…
Eccolo che torna dal lavoro. Sono le nove passate. Sono incazzata nera e pronta a litigare, stavolta di brutto. Spero che i bambini in cameretta non ci sentano. Per fortuna la loro camera è distante dalla cucina e sicuro adesso guardano i cartoni in tv. Mentre sto facendo quello che devo fare, gli volto le spalle per non dargli una padellata in testa. Non subito, almeno. Lui allora mi viene dietro, mi afferra una chiappa e me la pizzica. Mi fa un cazzo di male: domani ci sarà il livido. Io sto per infilargli un coltello molto affilato nel fegato, ma il porco lesto mi infila una mano nelle mutande, si insinua nel solco e già mi tremano le gambe. Mi conosce come il suo cazzo, 'sto bastardo.
Subito a seguire, senza riguardi infila il suo dito medio tutto su per il mio culo! Che figlio di puttana: dovrei girarmi incazzata e sputargli in faccia… Ma il cornuto sa che sono una vera mignotta, che mi piace farmi scopare e dare il culo. Che a tradimento e nei momenti meno adatti me la gusto ancora di più. Dovrei divincolarmi. Ma invece allargo di più le gambe: mi inarco, alzo le chiappe e lo agevolo. Non posso farne a meno. Sfila il dito e se lo passa al naso, aspirando. Cazzo mi fai: il tassello? Sono una forma di pecorino? Un'anguria? Non riesco a formulare una frase che lui mi tira a sé, mi blocca le braccia, mi toglie la camicetta…
"cazzo fai? Sei scemo? Ci sono i figli, di là…"
"zitta, troiazza: andiamo in camera, che ti devo scopare. Devo sborrarti dentro. Mi urge svuotarmi e per farlo io voglio solo te…"
"mavaffanculo: chi cazzo pensi di essere? Non mi puoi trattare così… oooooh….. ma mi senti?"
Intanto cammino anch'io a passo svelto verso la camera. Chiusa la porta a chiave, non mi fa dire una parola: preme la mia testa verso il basso, mi fa inginocchiare, si sbottona la patta e mi ficca l'uccello in bocca. Lo succhio avida, perché non ne posso più dalla voglia. Devo farlo sborrare una prima volta e quindi lo faccio arrivare fino in fondo. Voglio ingoiarlo, devo sentire il sapore del suo glande mentre si strofina sulla lingua e poi giù, in gola. Lo pompo. Sempre più veloce. Lo desidero: è mio marito. Me lo scopo da anni con gran gusto. Ne pretendo il seme e adoro il suo sapore.
Ricordo le prime volte che me lo buttava a forza in bocca, mi veniva da vomitare. Ero solo una ragazzetta in difficoltà, alle prime armi. Ma lui:
“Non mi frega una mazza se non ci riesci. Spalanca bene la tua boccuccia di rosa, rilassa la gola, pompami e non farmi sentire i denti. Devi imparare a succhiarmelo e prendermelo tutto fino in fondo, perché sai quanta mia sborra dovrai ingoiare se ci sposiamo…”
Più lo odio, più sono sul punto di lasciarlo e più provo piacere quando non considera affatto che abbia messo il broncio, che sia incazzata nera con lui e che stia sfaccendando per casa. Mi prende, mi gira come una trottola, mi sfila gli slip e mi schiaffa il suo cazzone dritto nella fica o - molto meglio quando lo fa - nel culo. Mmmmmh... Protesto solo perché devo farlo formalmente. Ma dentro di me godo come una pazza. Lo adoro. Quanto mi piace essere sfondata! Occasionalmente, se magari mi gira da troia, lo faccio restare senza fiato, quando con sua gran sorpresa scopre che non porto le mutande: m'alza la gonna, infila la mano e trova direttamente il pelo e le labbra o lo sfintere indifeso. Impazzisce e diventa un toro infoiato.
"sei una vera e bellissima puttana, ti adoro! Non mi resistere, sai?"
"ma che dici: ho le occhiaie, i capelli di stoppa e puzzo di fritto e di sudore come una capra…"
"non fa nulla: così nature e un po’ dimessa mi piaci ancora di più. Mi fai arrapare e non finirei mai di scoparti e incularti… amo l'odore del tuo solco tra le natiche quando l'allarghi per fartelo leccare e poi penetrare. Che vera zoccola sei!"
"e allora dai, cazzo di impotente col pisello moscio. Su: fottimi. Che aspetti?"
Quando vuole il culo, che è il più delle volte, me lo spacca letteralmente. Mi fa molto male. Ma più mi fa soffrire, più io divarico le chiappe per accoglierlo tutto: amo servirlo, farlo godere. Sentirlo sborrare è il paradiso, per la mia mente. Sento che è quello il momento in cui mi desidera intensamente. E questa cosa per me è una vera droga dell'anima. Gli perdono tutto, quando viene dentro di me.
Ormai capisco quando sta per venire e allora, con miracoli di contorsionismo, allungo il braccio sotto il ventre e attraverso le mie gambe gli accarezzo dolcemente le palle, gliele tengo mentre mi sfonda e gliele strizzo un po’. Poi con la mano a coppa sui suoi coglioni sento bene le contrazioni di quando mi eiacula nello sfintere e mi allargo, mi apro, controspingo e sono tutta solo per lui.
Lo faccio svuotare completamente e riposare dentro di me. A lungo quanto vuole. Allora mi si adagia sopra a peso morto. Mi sovrasta e mi ricopre tutta; fatico a respirare: lui è alto 1,90 per un quintale di maschio puro. Mentre io sono 1,55 e porto la taglia quaranta! Ma sono roba sua e del mio corpo, della mia anima può fare ciò che vuole. Mi piace, adoro sentirmi impotente e immobilizzata sotto a un uomo. Se è mio marito è meglio.
Stiamo lì, io e lui. Io a godere col suo cazzo ben piantato dentro di me a pulsare. È sudato fradicio. Me lo leccherei dappertutto. Mentre riposa, lui con la sua mano sotto al mio bacino intanto mi accarezza e sgrilletta la fregna, le sue labbra mi percorrono la schiena e baciano tutto il mio collo; m'assapora. Mi lecca. È tenerissimo. Gli piaccio, è evidente. Vengo, al solo pensiero di lui dentro di me, anche immobile. Mi pizzica forte i capezzoli, mi fa i lividi sulle zinne, 'sto testa di gran cazzo.
“Ahiaaaaa…. In culo a quella vera troia di tua madre, perché lo sai che batte, vero? Stronzooo: mi fai maleee! (Continua, ti prego: magari accarezzami le mammelle a lungo, un po’ di dolcezza, eccheccazzo!)"
Mi mordicchia l'orecchio, poi di nuovo mi lecca tutto il collo, ci soffia sopra delicatamente e mi fa il solletico. Gioca. Cerca l'intimità, con me. Rido di gioia. È il mio uomo. Per questa volta magari non lo lascio. Apre bocca d'improvviso, penso che mi confermerà che mi ama, che non può vivere senza di me e invece mi dice: “che cazzo m'hai preparato per cena, troia?” e allora mi viene proprio voglia di tagliargli l'uccello di netto! Una sera di queste lo faccio, vedi tu…
RDA
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La rosa nera (The black rose)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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Aveva il colore di un ultima disperata esalazione, coperto da un lenzuolo di scura nebbia, l'odore di una nera rosa recisa da tempo. Ascoltava l'eco di persi amori cercando di ingannare sia Venere che Marte. Il suo tempio era rivestito di freddo granito intriso di lacrime e pioggia, l'unico altare era il peso di ciò che aveva trovato ed aveva scientemente perso mentre cadeva da quel volo pindarico verso l'altissimo.
Azeruel
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On the wisdom of Mary Magdalene
Saint Mary Magdalene, the Kallah-Masih, is the womb-source of the Lord’s guiding power. She is the Mother Heart and the Minister of Divine Union. She is the vortex of the hurricane. In the Sacred Heart of Jesus, Shakti (nera rosa) and Shiva (santa croce) return to universal oneness (the ultimate reality/the infinite Divine) via ecstatic marriage.
“All natures, all formed things, all creatures exist in and with each other, and they will dissolve into their own root” (Mary 2:2).
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Invoco la pacifica e innocua ignoranza dei fatti del mondo, delle (s)ragioni che portano alle guerre, delle cause dei naufragi, di quelle dei nubifragi, dei dibattiti presidenziali, di tutta la paccottiglia dei fatti minuti, della cronaca nera, della cronaca rosa, della casa reale, delle cose irreali, e ritrovare la sapienza delle piantine al sole, ignare dei fatti degli uomini e istruite della semplice assennatezza della terra, insomma: il cielo stellato sopra di me, la beata ignoranza in me.
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ho appena sognato crush che mi regalava una rosa nera stupenda 😩🖤
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[...]
Tutto accade nella settimana del 23 maggio quando il paese ricorda il sacrificio del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, degli agenti di scorta, uccisi dal tritolo mafioso a Capaci.
Ribadiamo un fatto non trascurabile, l’ex direttore del Sisde è stato processato nell’indagine trattativa stato-mafia, per la mancata cattura di Bernardo Provenzano e la perquisizione mai avvenuta del covo di Totò Riina, ma è sempre stato assolto. Alcuni elementi contenuti nell’invito a comparire erano già emersi negli altri procedimenti, ma nell’indagine fiorentina ce n’è sono di nuovi che saranno oggetto dell’interrogatorio di Mori, per ora rinviato. Secondo i pm Mori era al corrente del rischio stragista avendo avuto plurime anticipazioni, ma non ha fatto niente per evitarlo.
Lo avrebbe saputo «dal maresciallo Roberto Tempesta, del proposito di cosa nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale della Nazione e, in particolare, alla torre di Pisa e, successivamente, da Angelo Siino, che lo aveva appreso da Antonino Gioè, da Gaetano Sangiorgi e da Massimo Berruti (ex manager berlusconiano e poi parlamentare di Forza Italia, morto nel 2018, ndr), durante il colloquio investigativo intercorso a Carinola il 25 giugno 1993, il quale gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord», si legge nell’invito a comparire.
Quello che è chiaro in maniera esplicita e sarà oggetto dell’interrogatorio, Mori è già sentito un anno fa come persona informata sui fatti, è che i pm si sono rimessi a cercare riscontri intorno alla cosiddetta pista nera che vede convergere nella strategia stragista la mafia, l’eversione neofascista, i servizi deviati e la massoneria di Licio Gelli. Una pista già battuta, ma che non ha portato giudiziariamente a nulla di accertato.
Cosa c’è nel passato che unisce i mondi e incrocia Mori? Lo dettaglia il magistrato Roberto Tartaglia (dal 2022 distaccato a palazzo Chigi), nel 2018, durante il processo sulla trattativa stato-mafia (poi naufragato con l’assoluzione) descrivendo la carriera di Mori come costantemente contro le regole.
«I risultati “inimmaginabili” ai quali siamo arrivati su vicende, risalenti, ma importanti del passato di Mori servono a definire in maniera chiara e forte la geometria di un personaggio che poteva e può compiere di tutto». Il magistrato ricordava poi la carriera di Mori al Sid allora guidato da Vito Miceli, descritto come un servizio deviato e parallelo. Con il suo brusco allontanamento da Roma che, per il pm, era da ricondurre alla vicinanza di Mori, poi scoperta, con le azioni dell’organizzazione eversiva di destra Rosa dei Venti. Una ricostruzione che resta curriculum parallelo dell’ex generale, il quale, al contrario, ha sempre rivendicato la correttezza delle sue condotte.
C’è un ultimo incrocio, un’altra coincidenza che ci porta sempre a Firenze. I magistrati vogliono capire chi c’era dietro la fuga di notizie sulle rivelazioni del pentito Salvatore Cancemi che «parlava di quelli di sopra», chiaro riferimento a Silvio Berlusconi. Lo scoop fu pubblicato da Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica nel 1994.
L’allora magistrata Ilda Boccassini, ora indagata per false informazioni ai pm, perché non ha rivelato quella fonte, aveva delegato l’indagine ai Ros, al comandante, Mario Nunzella, e al suo numero due, Mario Mori. Certi nomi, come i misteri, non passano mai.
Via - Infosannio
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Brace - C.S.I.
youtube
Chi è Ginevra di Marco
Ginevra Di Marco: «Abbiamo bisogno di donne guerriere che dicono no al dominio maschile»
Gli esordi con i CSI, la storica band di Giovanni Lindo Ferretti. Le collaborazioni e gli incontri con musicisti, con scienziate come Margherita Hack, scrittori come Luis Sepúlveda e poeti come Franco Arminio. La vocalist porta in tournée tre spettacoli, tra suoni e parole
Ginevra Di Marco, lo spettacolo “Donne guerriere” rende omaggio a due donne del passato, Caterina Bueno e Rosa Balistreri, esponenti fondamentali della cultura popolare italiana. Cosa l’ha colpita della loro storia?
«È uno spettacolo che nasce da un'idea di Francesco Magnelli, che condivido sul palco con lui, con Andrea Salvadori e l’attrice Gaia Nanni. Raccontiamo la storia di Rosa Balistreri e Caterina Bueno, due figure fondamentali della scena folk italiana degli anni Sessanta, che in qualche modo hanno cambiato il loro destino».
Perché erano due donne guerriere?
«Hanno ribaltato un destino prefissato da altri, si sono imposte in una cultura assolutamente dominata dagli uomini, sono un bell’esempio da studiare. Hanno fatto della loro arte un grande atto politico, perché la politica si fa con le scelte più che con le parole. Erano due persone che venivano da due realtà completamente diverse: Caterina altolocata, figlia di artisti stranieri, trapiantata in Toscana, a un certo punto ha sentito stretto quel mondo così ben strutturato e ha voluto mescolarsi con i contadini e gli operai, è andata nelle campagne toscane a conoscere i canti che senza il suo apporto sarebbero stati dimenticati. Invece Rosa veniva dalla Sicilia più nera, più povera, più disastrata. Ha avuto una vita piena di dolori indicibili, di grandissime sofferenze. E invece è riuscita a emergere, a farsi rispettare da tutta l'intellighenzia culturale dell'epoca. Due bellissime figure insomma, che raccontiamo con grande passione».
Oggi c’è ancora bisogno di donne guerriere?
«Le donne guerriere sono tutte coloro che senza distinzione di ceto età cultura si oppongono a un destino prefissato da altri, che credono nel proprio sogno e lottano per realizzarlo. Tutte coloro che riescono a dire no al dominio maschile, nel nostro tempo ancora molto forte».
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scuro
oggi il cielo è scuro come il sangue che sgorga dalle mie braccia, come il buio più totale, come le giornate nere e i pensieri negativi che vagano tranquillamente nella mia mente da tempo immemore. il cielo è scuro come quando senti la mancanza di una persona o di un luogo ed è come se non avessi più niente per cui valga la pena vivere, scuro come la solitudine nei momenti in cui l’unica cosa che vorresti è un abbraccio, sentire il calore di un altro corpo mescolarsi a quello del tuo e infuocarsi insieme, appiccare un incendio a partire da due cuori uniti. come quando non sai dove andare perché sei consapevole di non poter guarire nello stesso posto in cui ti sei ammalato e circondato dalle stesse persone, sai di doverti spostare ma non hai idea di quale sia il posto in cui avresti una possibilità di guarire, non sei neanche certo che quel posto si trovi in questo mondo e in questo tempo. come quando ogni cosa è insapore e ti trasforma in apatia al suo stato più puro. come quando il tuo mondo si ferma e non hai idea di come farlo ricominciare a girare e finisci per arrenderti alla staticità, alla monotonia, a una routine che rende ogni giornata uguale alla precedente e alla successiva e finisci per perdere la concezione e la percezione del tempo. come quando arrivi al limite e non fai in tempo a rigirarti e tornare all’inizio del tragitto che già hai superato quel limite senza accorgertene. come quando è estate ma dentro di te è sempre inverno con qualche lieve sfumatura d’autunno. come un amore tormentato e la rosa nera che lo rappresenta; come un amore non corrisposto; come un amore che si esaurisce unilateralmente.
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fine giugno
quando guardo le foto di mamma, cioè le cerco, scompiglio scartafratto ricerco sbrindello cartelle sotto cartelle di sotto cartelle cartelline nomi nomini ma mamma grazia grace madre mini baby tutto quello che negli ultimi 15 anni di computer posso aver salvato senza ordine, quando sento insomma desiderio di scovar qualcosa, che so già a memoria e magari mi ritrovo dentro una cartella di un compleanno di pranzo di casa di giugno tra noi in pigiama senza alcuna velleità artistica, solo così, tra quei file che ancora si chiamano con AAAA0076 o IMG_vattelappesca tanto non le hai mai nominate
dico che quando le guardo io non sono triste. la guardo in faccia che mi guarda, nel pieno di sé del suo sé del suo sorriso intatto canaglia presaingiro perenne, provocazione davanti al pollo in potacchio o le patate al forno le forchette le bottiglie la tavolata apparecchiata per noi, fermagli tra i capelli per farseli più gonfi, più alti, poi se li scordava in testa, la matita nera sugli occhi di lago la camicia da casa rosa salmone, le rose di babbo dell'orto le braccia spalancate il sorriso a chi la guarda, io rido ma proprio rido. la guardo e mi viene da ridere — secondo me l'ho sempre fatto, da quando sono a questo mondo. io sono nata, ho visto lei e ho, perennemente, sorriso.
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«Il 9 settembre Vincent scrisse alla sorella. Le confidava che voleva assolutamente dipingere un cielo stellato. Tornava ancora ai colori, alla loro vivacità, alla natura, che i giorni di quell’estate gli avevano mostrato in tutta la loro vivacità. Si era accorto che le stelle non erano puntini bianchi. Guardandole attentamente, le confidava, aveva scoperto che alcune erano giallo-cedro, altre svelavano un’incandescenza rosata. Ne aveva vista una verde e una blu. Alcune avevano la stessa brillantezza dei non ti scordar di me.
Quella sera, poco prima di mezzanotte, si mise a dipingere all’aria aperta. Da Place Lamartine si vedeva la costellazione dell’Acquario. C’era anche la luce artificiale dei lampioni. I tavolini del caffè Forum. I bevitori. L’enorme lanterna a gas di un giallo molto caldo. Disegnò anche l’ombra che proiettava sul lastricato. Era di un rosa violetto. Piú in alto le sette stelle brillanti dell’Orsa Maggiore, di cui conosceva tutti i nomi: Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar, Alkaid. Il viola, lo zolfo chiaro, il verde limone. Nell’oscurità, lo sapeva, correva il rischio di scambiare un lilla blu per un lilla rosa. Ma dipingere al buio era l’unico modo per liberarsi dalla gabbia della notte nera».
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Note
4. Qual è la tua parola preferita?
5. Se tu fossi un tipo di albero, cosa saresti?
24. Si può avere solo un tipo di sandwich. Ogni ingrediente noto all'umanità è a tua disposizione. Crea il tuo panino.
🤍🍮🥛.
4. Fantasia.
Quella che i bambini hanno e vivono per essa, ma gli adulti si dimenticano che esiste. Tutti noi dovremmo ricordarci che esiste la fantasia e sognare un po' di più.
Saremmo sicuramente, tutti un po' più felici.
5. Albero di ciliegio.
È così bello, ed in più rappresenta parte della mia personalità.
Invece se mi dici scegli una rosa ti dico la rosa nera.
24. Mh, interessante domanda 😋
Direi insalata, salmone, e Philadelphia (perché l'ho provato al sushi e non c'è cosa più buona di questo abbinamento) peccato che viene segnalato come "vietato" per gli intolleranti al lattosio quindi da quando ho deciso di smettere di mangiare alimenti con lattosio ho eliminato questo "sushino" come si chiamano? Ahahah
Grazie per le domande.
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