#rosa nera
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regalami una rosa nera e non avrò occhi che per te.
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#lgbt greece#greek tumblr#lesbian#events#chania#βυζιballs#rosa nera#ΤΟ ΕΙΧΑ ΣΤΑ ΝΤΡΑΦΤΣ ΚΑΙ ΤΩΡΑ ΤΟ ΕΙΔΑ αα#apologies 2 the handmaiden fans
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Maglia nera del Giro d’Italia, lo strano fascino dell’ultimo posto e un modo di dire divenuto imperituro in ogni campo dallo sport alla cultura financo all'immaginario collettivo.
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La rosa nera (The black rose)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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On the wisdom of Mary Magdalene
Saint Mary Magdalene, the Kallah-Masih, is the womb-source of the Lord’s guiding power. She is the Mother Heart and the Minister of Divine Union. She is the vortex of the hurricane. In the Sacred Heart of Jesus, Shakti (nera rosa) and Shiva (santa croce) return to universal oneness (the ultimate reality/the infinite Divine) via ecstatic marriage.
“All natures, all formed things, all creatures exist in and with each other, and they will dissolve into their own root” (Mary 2:2).
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Invoco la pacifica e innocua ignoranza dei fatti del mondo, delle (s)ragioni che portano alle guerre, delle cause dei naufragi, di quelle dei nubifragi, dei dibattiti presidenziali, di tutta la paccottiglia dei fatti minuti, della cronaca nera, della cronaca rosa, della casa reale, delle cose irreali, e ritrovare la sapienza delle piantine al sole, ignare dei fatti degli uomini e istruite della semplice assennatezza della terra, insomma: il cielo stellato sopra di me, la beata ignoranza in me.
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Amo la nostra casa sul lago, che abbiamo ampliato, progettato, ristrutturato come un lungo capolavoro di sudore e sogni, e amo queste montagne che abbracciano il Lario e ci si specchiano dentro, e adesso anche il cane, un altro tassello del puzzle che mi sedimenta qui, ma -
A volte Parigi mi manca come un pugno in pancia che ti mozza il respiro.
E quelle volte lì, quando fa più male, non mi manca affatto per la vita patinata, i ristoranti, il fois gras o le vetrine sugli Champs Élysées. Mi mancano i tetti azzurri, le scale a chiocciola interminabili, i vecchi palazzi dalle corti fatiscenti e gli studió col parquet che scricchiola, tutto storto. Le strade bagnate dallo scolo dell'acqua sporca al mattino presto, il freddo di febbraio che ti sferza il viso. Mi mancano i metró strapieni delll'ora di punta, trasportare la spesa su a casa e girare le chiavi nella toppa, varie rampe di scale dopo, accaldata e col fiatone nella mia pelliccia nera. I bistrò affollati; i camerieri col grembiule che fumano une petite clope fuori da quei bistrò. Il parco di Buttes Chaumont gremito di mamme che chiacchierano e bambini col pallone, di ragazzi e ragazze con baguette e vino, sdraiati come lucertole al sole quando arriva la bella stagione. Le pantegane di notte sul bordo della Senna. Le coppie di notte sui ponti sulla Senna. La canicule insopportabile di agosto. Il profumo della boulangerie all"angolo sotto casa - sotto tutte quelle case che ho chiamato chez moi, e ognuna di esse. I signori col completo e le scarpe stringate a punta che sfrecciano a lavoro in vélo. L'attrazione libertina per le donne di questa città, struccate, spregiudicate, rumorose, autentiche, di loro stesse e di nessun altro. Le scalinate del sacro cuore al tramonto quando il cielo di marzo si tinge di rosa e di azzurro prima dell'imbrunire. Quel senso pulsante di libertà.
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ho appena sognato crush che mi regalava una rosa nera stupenda 😩🖤
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Tutto accade nella settimana del 23 maggio quando il paese ricorda il sacrificio del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, degli agenti di scorta, uccisi dal tritolo mafioso a Capaci.
Ribadiamo un fatto non trascurabile, l’ex direttore del Sisde è stato processato nell’indagine trattativa stato-mafia, per la mancata cattura di Bernardo Provenzano e la perquisizione mai avvenuta del covo di Totò Riina, ma è sempre stato assolto. Alcuni elementi contenuti nell’invito a comparire erano già emersi negli altri procedimenti, ma nell’indagine fiorentina ce n’è sono di nuovi che saranno oggetto dell’interrogatorio di Mori, per ora rinviato. Secondo i pm Mori era al corrente del rischio stragista avendo avuto plurime anticipazioni, ma non ha fatto niente per evitarlo.
Lo avrebbe saputo «dal maresciallo Roberto Tempesta, del proposito di cosa nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale della Nazione e, in particolare, alla torre di Pisa e, successivamente, da Angelo Siino, che lo aveva appreso da Antonino Gioè, da Gaetano Sangiorgi e da Massimo Berruti (ex manager berlusconiano e poi parlamentare di Forza Italia, morto nel 2018, ndr), durante il colloquio investigativo intercorso a Carinola il 25 giugno 1993, il quale gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord», si legge nell’invito a comparire.
Quello che è chiaro in maniera esplicita e sarà oggetto dell’interrogatorio, Mori è già sentito un anno fa come persona informata sui fatti, è che i pm si sono rimessi a cercare riscontri intorno alla cosiddetta pista nera che vede convergere nella strategia stragista la mafia, l’eversione neofascista, i servizi deviati e la massoneria di Licio Gelli. Una pista già battuta, ma che non ha portato giudiziariamente a nulla di accertato.
Cosa c’è nel passato che unisce i mondi e incrocia Mori? Lo dettaglia il magistrato Roberto Tartaglia (dal 2022 distaccato a palazzo Chigi), nel 2018, durante il processo sulla trattativa stato-mafia (poi naufragato con l’assoluzione) descrivendo la carriera di Mori come costantemente contro le regole.
«I risultati “inimmaginabili” ai quali siamo arrivati su vicende, risalenti, ma importanti del passato di Mori servono a definire in maniera chiara e forte la geometria di un personaggio che poteva e può compiere di tutto». Il magistrato ricordava poi la carriera di Mori al Sid allora guidato da Vito Miceli, descritto come un servizio deviato e parallelo. Con il suo brusco allontanamento da Roma che, per il pm, era da ricondurre alla vicinanza di Mori, poi scoperta, con le azioni dell’organizzazione eversiva di destra Rosa dei Venti. Una ricostruzione che resta curriculum parallelo dell’ex generale, il quale, al contrario, ha sempre rivendicato la correttezza delle sue condotte.
C’è un ultimo incrocio, un’altra coincidenza che ci porta sempre a Firenze. I magistrati vogliono capire chi c’era dietro la fuga di notizie sulle rivelazioni del pentito Salvatore Cancemi che «parlava di quelli di sopra», chiaro riferimento a Silvio Berlusconi. Lo scoop fu pubblicato da Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica nel 1994.
L’allora magistrata Ilda Boccassini, ora indagata per false informazioni ai pm, perché non ha rivelato quella fonte, aveva delegato l’indagine ai Ros, al comandante, Mario Nunzella, e al suo numero due, Mario Mori. Certi nomi, come i misteri, non passano mai.
Via - Infosannio
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Brace - C.S.I.
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Chi è Ginevra di Marco
Ginevra Di Marco: «Abbiamo bisogno di donne guerriere che dicono no al dominio maschile»
Gli esordi con i CSI, la storica band di Giovanni Lindo Ferretti. Le collaborazioni e gli incontri con musicisti, con scienziate come Margherita Hack, scrittori come Luis Sepúlveda e poeti come Franco Arminio. La vocalist porta in tournée tre spettacoli, tra suoni e parole
Ginevra Di Marco, lo spettacolo “Donne guerriere” rende omaggio a due donne del passato, Caterina Bueno e Rosa Balistreri, esponenti fondamentali della cultura popolare italiana. Cosa l’ha colpita della loro storia?
«È uno spettacolo che nasce da un'idea di Francesco Magnelli, che condivido sul palco con lui, con Andrea Salvadori e l’attrice Gaia Nanni. Raccontiamo la storia di Rosa Balistreri e Caterina Bueno, due figure fondamentali della scena folk italiana degli anni Sessanta, che in qualche modo hanno cambiato il loro destino».
Perché erano due donne guerriere?
«Hanno ribaltato un destino prefissato da altri, si sono imposte in una cultura assolutamente dominata dagli uomini, sono un bell’esempio da studiare. Hanno fatto della loro arte un grande atto politico, perché la politica si fa con le scelte più che con le parole. Erano due persone che venivano da due realtà completamente diverse: Caterina altolocata, figlia di artisti stranieri, trapiantata in Toscana, a un certo punto ha sentito stretto quel mondo così ben strutturato e ha voluto mescolarsi con i contadini e gli operai, è andata nelle campagne toscane a conoscere i canti che senza il suo apporto sarebbero stati dimenticati. Invece Rosa veniva dalla Sicilia più nera, più povera, più disastrata. Ha avuto una vita piena di dolori indicibili, di grandissime sofferenze. E invece è riuscita a emergere, a farsi rispettare da tutta l'intellighenzia culturale dell'epoca. Due bellissime figure insomma, che raccontiamo con grande passione».
Oggi c’è ancora bisogno di donne guerriere?
«Le donne guerriere sono tutte coloro che senza distinzione di ceto età cultura si oppongono a un destino prefissato da altri, che credono nel proprio sogno e lottano per realizzarlo. Tutte coloro che riescono a dire no al dominio maschile, nel nostro tempo ancora molto forte».
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Aveva il colore di un ultima disperata esalazione, coperto da un lenzuolo di scura nebbia, l'odore di una nera rosa recisa da tempo. Ascoltava l'eco di persi amori cercando di ingannare sia Venere che Marte. Il suo tempio era rivestito di freddo granito intriso di lacrime e pioggia, l'unico altare era il peso di ciò che aveva trovato ed aveva scientemente perso mentre cadeva da quel volo pindarico verso l'altissimo.
Azeruel
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scuro
oggi il cielo è scuro come il sangue che sgorga dalle mie braccia, come il buio più totale, come le giornate nere e i pensieri negativi che vagano tranquillamente nella mia mente da tempo immemore. il cielo è scuro come quando senti la mancanza di una persona o di un luogo ed è come se non avessi più niente per cui valga la pena vivere, scuro come la solitudine nei momenti in cui l’unica cosa che vorresti è un abbraccio, sentire il calore di un altro corpo mescolarsi a quello del tuo e infuocarsi insieme, appiccare un incendio a partire da due cuori uniti. come quando non sai dove andare perché sei consapevole di non poter guarire nello stesso posto in cui ti sei ammalato e circondato dalle stesse persone, sai di doverti spostare ma non hai idea di quale sia il posto in cui avresti una possibilità di guarire, non sei neanche certo che quel posto si trovi in questo mondo e in questo tempo. come quando ogni cosa è insapore e ti trasforma in apatia al suo stato più puro. come quando il tuo mondo si ferma e non hai idea di come farlo ricominciare a girare e finisci per arrenderti alla staticità, alla monotonia, a una routine che rende ogni giornata uguale alla precedente e alla successiva e finisci per perdere la concezione e la percezione del tempo. come quando arrivi al limite e non fai in tempo a rigirarti e tornare all’inizio del tragitto che già hai superato quel limite senza accorgertene. come quando è estate ma dentro di te è sempre inverno con qualche lieve sfumatura d’autunno. come un amore tormentato e la rosa nera che lo rappresenta; come un amore non corrisposto; come un amore che si esaurisce unilateralmente.
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fine giugno
quando guardo le foto di mamma, cioè le cerco, scompiglio scartafratto ricerco sbrindello cartelle sotto cartelle di sotto cartelle cartelline nomi nomini ma mamma grazia grace madre mini baby tutto quello che negli ultimi 15 anni di computer posso aver salvato senza ordine, quando sento insomma desiderio di scovar qualcosa, che so già a memoria e magari mi ritrovo dentro una cartella di un compleanno di pranzo di casa di giugno tra noi in pigiama senza alcuna velleità artistica, solo così, tra quei file che ancora si chiamano con AAAA0076 o IMG_vattelappesca tanto non le hai mai nominate
dico che quando le guardo io non sono triste. la guardo in faccia che mi guarda, nel pieno di sé del suo sé del suo sorriso intatto canaglia presaingiro perenne, provocazione davanti al pollo in potacchio o le patate al forno le forchette le bottiglie la tavolata apparecchiata per noi, fermagli tra i capelli per farseli più gonfi, più alti, poi se li scordava in testa, la matita nera sugli occhi di lago la camicia da casa rosa salmone, le rose di babbo dell'orto le braccia spalancate il sorriso a chi la guarda, io rido ma proprio rido. la guardo e mi viene da ridere — secondo me l'ho sempre fatto, da quando sono a questo mondo. io sono nata, ho visto lei e ho, perennemente, sorriso.
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«Il 9 settembre Vincent scrisse alla sorella. Le confidava che voleva assolutamente dipingere un cielo stellato. Tornava ancora ai colori, alla loro vivacità, alla natura, che i giorni di quell’estate gli avevano mostrato in tutta la loro vivacità. Si era accorto che le stelle non erano puntini bianchi. Guardandole attentamente, le confidava, aveva scoperto che alcune erano giallo-cedro, altre svelavano un’incandescenza rosata. Ne aveva vista una verde e una blu. Alcune avevano la stessa brillantezza dei non ti scordar di me.
Quella sera, poco prima di mezzanotte, si mise a dipingere all’aria aperta. Da Place Lamartine si vedeva la costellazione dell’Acquario. C’era anche la luce artificiale dei lampioni. I tavolini del caffè Forum. I bevitori. L’enorme lanterna a gas di un giallo molto caldo. Disegnò anche l’ombra che proiettava sul lastricato. Era di un rosa violetto. Piú in alto le sette stelle brillanti dell’Orsa Maggiore, di cui conosceva tutti i nomi: Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar, Alkaid. Il viola, lo zolfo chiaro, il verde limone. Nell’oscurità, lo sapeva, correva il rischio di scambiare un lilla blu per un lilla rosa. Ma dipingere al buio era l’unico modo per liberarsi dalla gabbia della notte nera».
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The union of the rosa nera and croce generates infinity.
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