#rosa nera
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regalami una rosa nera e non avrò occhi che per te.
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#lgbt greece#greek tumblr#lesbian#events#chania#βυζιballs#rosa nera#ΤΟ ΕΙΧΑ ΣΤΑ ΝΤΡΑΦΤΣ ΚΑΙ ΤΩΡΑ ΤΟ ΕΙΔΑ αα#apologies 2 the handmaiden fans
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Maglia nera del Giro d’Italia, lo strano fascino dell’ultimo posto e un modo di dire divenuto imperituro in ogni campo dallo sport alla cultura financo all'immaginario collettivo.
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Lo lascio: è deciso, ormai
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"E tu perché non parli… una parola sospenderebbe il mio rancore"
(da “Luna diamante” Mina-Fossati)
È ufficiale: m'ha proprio rotto le palle. Mi controlla, non mi fa respirare. Poi, 'il Signore' vuole essere servito e riverito. Dentro casa non m'aiuta mai. E comunque non siamo fatti per stare insieme. Forse nessuno lo è, in un matrimonio. Perché noi tutti abbiamo ciascuno la propria visione diversa della vita, siamo in disaccordo su ciò che vorremmo fare, chi frequentare. Quello che piace a me non piace a lui e viceversa. Mi esaspera. Sempre.
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Mi provoca, mi stuzzica i nervi. Oddio: non lo sopporto più, non lo sopportooooo! Cazzo! È un continuo logorio, con lui. Una ininterrotta tensione psicologica: non lo reggo proprio più. Mi sono assolutamente rotta il cazzo: e bastaaaa, mannaggia la puttanaaaaa! Non mi sente mai, se gli dico le cose: s'incazza e smadonna. Cafone. Non vuole 'le briglie', come dice lui. Ma allora che cazzo m'hai sposata a fare? Ai figli penso io, alla casa io, le bollette io, la spesa io e vaffanculooooo, ‘sto stronzo del cazzo…
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Eccolo che torna dal lavoro. Sono le nove passate. Sono incazzata nera e pronta a litigare, stavolta di brutto. Spero che i bambini in cameretta non ci sentano. Per fortuna la loro camera è distante dalla cucina e sicuro adesso guardano i cartoni in tv. Mentre sto facendo quello che devo fare, gli volto le spalle per non dargli una padellata in testa. Non subito, almeno. Lui allora mi viene dietro, mi afferra una chiappa e me la pizzica. Mi fa un cazzo di male: domani ci sarà il livido. Io sto per infilargli un coltello molto affilato nel fegato, ma il porco lesto mi infila una mano nelle mutande, si insinua nel solco e già mi tremano le gambe. Mi conosce come il suo cazzo, 'sto bastardo.
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Subito a seguire, senza riguardi infila il suo dito medio tutto su per il mio culo! Che figlio di puttana: dovrei girarmi incazzata e sputargli in faccia… Ma il cornuto sa che sono una vera mignotta, che mi piace farmi scopare e dare il culo. Che a tradimento e nei momenti meno adatti me la gusto ancora di più. Dovrei divincolarmi. Ma invece allargo di più le gambe: mi inarco, alzo le chiappe e lo agevolo. Non posso farne a meno. Sfila il dito e se lo passa al naso, aspirando. Cazzo mi fai: il tassello? Sono una forma di pecorino? Un'anguria? Non riesco a formulare una frase che lui mi tira a sé, mi blocca le braccia, mi toglie la camicetta…
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"cazzo fai? Sei scemo? Ci sono i figli, di là…"
"zitta, troiazza: andiamo in camera, che ti devo scopare. Devo sborrarti dentro. Mi urge svuotarmi e per farlo io voglio solo te…"
"mavaffanculo: chi cazzo pensi di essere? Non mi puoi trattare così… oooooh….. ma mi senti?"
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Intanto cammino anch'io a passo svelto verso la camera. Chiusa la porta a chiave, non mi fa dire una parola: preme la mia testa verso il basso, mi fa inginocchiare, si sbottona la patta e mi ficca l'uccello in bocca. Lo succhio avida, perché non ne posso più dalla voglia. Devo farlo sborrare una prima volta e quindi lo faccio arrivare fino in fondo. Voglio ingoiarlo, devo sentire il sapore del suo glande mentre si strofina sulla lingua e poi giù, in gola. Lo pompo. Sempre più veloce. Lo desidero: è mio marito. Me lo scopo da anni con gran gusto. Ne pretendo il seme e adoro il suo sapore.
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Ricordo le prime volte che me lo buttava a forza in bocca, mi veniva da vomitare. Ero solo una ragazzetta in difficoltà, alle prime armi. Ma lui:
“Non mi frega una mazza se non ci riesci. Spalanca bene la tua boccuccia di rosa, rilassa la gola, pompami e non farmi sentire i denti. Devi imparare a succhiarmelo e prendermelo tutto fino in fondo, perché sai quanta mia sborra dovrai ingoiare se ci sposiamo…”
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Più lo odio, più sono sul punto di lasciarlo e più provo piacere quando non considera affatto che abbia messo il broncio, che sia incazzata nera con lui e che stia sfaccendando per casa. Mi prende, mi gira come una trottola, mi sfila gli slip e mi schiaffa il suo cazzone dritto nella fica o - molto meglio quando lo fa - nel culo. Mmmmmh... Protesto solo perché devo farlo formalmente. Ma dentro di me godo come una pazza. Lo adoro. Quanto mi piace essere sfondata! Occasionalmente, se magari mi gira da troia, lo faccio restare senza fiato, quando con sua gran sorpresa scopre che non porto le mutande: m'alza la gonna, infila la mano e trova direttamente il pelo e le labbra o lo sfintere indifeso. Impazzisce e diventa un toro infoiato.
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"sei una vera e bellissima puttana, ti adoro! Non mi resistere, sai?"
"ma che dici: ho le occhiaie, i capelli di stoppa e puzzo di fritto e di sudore come una capra…"
"non fa nulla: così nature e un po’ dimessa mi piaci ancora di più. Mi fai arrapare e non finirei mai di scoparti e incularti… amo l'odore del tuo solco tra le natiche quando l'allarghi per fartelo leccare e poi penetrare. Che vera zoccola sei!"
"e allora dai, cazzo di impotente col pisello moscio. Su: fottimi. Che aspetti?"
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Quando vuole il culo, che è il più delle volte, me lo spacca letteralmente. Mi fa molto male. Ma più mi fa soffrire, più io divarico le chiappe per accoglierlo tutto: amo servirlo, farlo godere. Sentirlo sborrare è il paradiso, per la mia mente. Sento che è quello il momento in cui mi desidera intensamente. E questa cosa per me è una vera droga dell'anima. Gli perdono tutto, quando viene dentro di me.
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Ormai capisco quando sta per venire e allora, con miracoli di contorsionismo, allungo il braccio sotto il ventre e attraverso le mie gambe gli accarezzo dolcemente le palle, gliele tengo mentre mi sfonda e gliele strizzo un po’. Poi con la mano a coppa sui suoi coglioni sento bene le contrazioni di quando mi eiacula nello sfintere e mi allargo, mi apro, controspingo e sono tutta solo per lui.
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Lo faccio svuotare completamente e riposare dentro di me. A lungo quanto vuole. Allora mi si adagia sopra a peso morto. Mi sovrasta e mi ricopre tutta; fatico a respirare: lui è alto 1,90 per un quintale di maschio puro. Mentre io sono 1,55 e porto la taglia quaranta! Ma sono roba sua e del mio corpo, della mia anima può fare ciò che vuole. Mi piace, adoro sentirmi impotente e immobilizzata sotto a un uomo. Se è mio marito è meglio.
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Stiamo lì, io e lui. Io a godere col suo cazzo ben piantato dentro di me a pulsare. È sudato fradicio. Me lo leccherei dappertutto. Mentre riposa, lui con la sua mano sotto al mio bacino intanto mi accarezza e sgrilletta la fregna, le sue labbra mi percorrono la schiena e baciano tutto il mio collo; m'assapora. Mi lecca. È tenerissimo. Gli piaccio, è evidente. Vengo, al solo pensiero di lui dentro di me, anche immobile. Mi pizzica forte i capezzoli, mi fa i lividi sulle zinne, 'sto testa di gran cazzo.
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“Ahiaaaaa…. In culo a quella vera troia di tua madre, perché lo sai che batte, vero? Stronzooo: mi fai maleee! (Continua, ti prego: magari accarezzami le mammelle a lungo, un po’ di dolcezza, eccheccazzo!)"
Mi mordicchia l'orecchio, poi di nuovo mi lecca tutto il collo, ci soffia sopra delicatamente e mi fa il solletico. Gioca. Cerca l'intimità, con me. Rido di gioia. È il mio uomo. Per questa volta magari non lo lascio. Apre bocca d'improvviso, penso che mi confermerà che mi ama, che non può vivere senza di me e invece mi dice: “che cazzo m'hai preparato per cena, troia?” e allora mi viene proprio voglia di tagliargli l'uccello di netto! Una sera di queste lo faccio, vedi tu…
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RDA
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Col passare del tempo ti rendi conto:
- Che non tutti i sorrisi sono sinceri e non tutti i “ti amo” sono veri
- Che ciò che fa male non sono solo le bugie dette, ma anche le verità taciute
- Che quello che ferisce di più non è il colpo, ma chi te lo dà
- Che grandi amici possono diventare grandi sconosciuti
- Che chi un tempo ti voleva bene, ora potrebbe odiarti
- Che la vita non è solo bianca o nera, ma piena di sfumature di grigio e mai rosa
- Che non tutte le storie hanno un lieto fine
- Che un lieto fine, in realtà, è solo una storia incompiuta
- Che i momenti migliori sono fatti di piccole cose
- Che non è tutto oro ciò che luccica
- Che chi ti avvisa non è un traditore
- Che è meglio avere cinque veri amici piuttosto che cinquanta falsi
- Che l’amore può essere meraviglioso, ma allo stesso tempo molto insidioso
- Che chi ti dimostra poco, probabilmente non tiene affatto a te
Ti renderai conto che la vita è troppo breve e il tempo scorre fin troppo velocemente
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La rosa nera (The black rose)
I.S.A.
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Do not remove the captions pls.
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Aveva il colore di un ultima disperata esalazione, coperto da un lenzuolo di scura nebbia, l'odore di una nera rosa recisa da tempo. Ascoltava l'eco di persi amori cercando di ingannare sia Venere che Marte. Il suo tempio era rivestito di freddo granito intriso di lacrime e pioggia, l'unico altare era il peso di ciò che aveva trovato ed aveva scientemente perso mentre cadeva da quel volo pindarico verso l'altissimo.
Azeruel
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On the wisdom of Mary Magdalene
Saint Mary Magdalene, the Kallah-Masih, is the womb-source of the Lord’s guiding power. She is the Mother Heart and the Minister of Divine Union. She is the vortex of the hurricane. In the Sacred Heart of Jesus, Shakti (nera rosa) and Shiva (santa croce) return to universal oneness (the ultimate reality/the infinite Divine) via ecstatic marriage.
“All natures, all formed things, all creatures exist in and with each other, and they will dissolve into their own root” (Mary 2:2).
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ho appena sognato crush che mi regalava una rosa nera stupenda 😩🖤
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Invoco la pacifica e innocua ignoranza dei fatti del mondo, delle (s)ragioni che portano alle guerre, delle cause dei naufragi, di quelle dei nubifragi, dei dibattiti presidenziali, di tutta la paccottiglia dei fatti minuti, della cronaca nera, della cronaca rosa, della casa reale, delle cose irreali, e ritrovare la sapienza delle piantine al sole, ignare dei fatti degli uomini e istruite della semplice assennatezza della terra, insomma: il cielo stellato sopra di me, la beata ignoranza in me.
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Rosa nera
𝒾𝓁 𝒻𝓇𝒶𝓈𝓉𝓊𝑜𝓃𝑜 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓇𝑒𝒶𝓁𝓉à.
𝒯𝓊, 𝒾𝓂𝓂𝑜𝒷𝒾𝓁𝑒 𝑒 𝓆𝓊𝒾𝑒𝓉𝒶,
𝒷𝑜𝒸𝒸𝒾𝑜𝓁𝑜 𝒹’𝒾𝓃𝓋𝑒𝓇𝓃𝑜.
𝒟𝑒𝓁 𝓈𝒾𝓁𝑒𝓃𝓏𝒾𝑜 𝓉’𝒾𝓃𝓃𝒶𝓂𝑜𝓇𝒶𝓈𝓉𝒾,
𝒶𝓁 𝒸𝑜𝓃𝓉𝑒𝓂𝓅𝓁𝒶𝓇 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓈𝑜𝓁𝒾𝓉𝓊𝒹𝒾𝓃𝑒
𝑒 𝒶𝓁 𝒸𝑜𝓈𝓅𝑒𝓉𝓉𝑜 𝒹𝑒𝓁 𝑔𝒾𝓊𝒹𝒾𝓏𝒾𝑜;
𝒹𝑒𝓁𝓁𝑒 𝓁𝒶𝓂𝑒 𝓁𝓊𝒸𝑒𝓃𝓉𝒾,
𝒩𝑒𝓁𝓁’𝒶𝓇𝒾𝒶, 𝑔𝓁𝒾 𝒶𝓉𝑜𝓂𝒾 𝒹𝑒𝓁𝓁𝒶 𝓅𝒶𝓇𝑜𝓁𝒶,
𝒶𝓁 𝓅𝓇𝑜𝓋𝑜𝒸𝒶𝓇 𝒹𝒾 𝓈𝓆𝓊𝒶𝓇𝒸𝒾.
𝒟𝒶𝓃𝓃𝒶𝓉𝑜 𝒸𝒽𝒾 𝓁𝑒 𝓉𝓊𝑒 𝓁𝒶𝒸𝓇𝒾𝓂𝑒 𝓅𝓇𝑜𝓋𝑜𝒸𝒶,
𝓃𝑜𝓃 𝓉𝑒𝓂𝑒𝓇, 𝒾𝓁 𝓋𝒶𝓁𝑜𝓇𝑒 �� 𝒾𝓃𝓋𝒾𝓈𝒾𝒷𝒾𝓁𝑒 𝒶𝒾 𝒹𝑜𝓇𝓂𝒾𝑒𝓃𝓉𝒾,
𝓅𝓊𝓇𝒸𝒽é 𝓃𝑜𝓃 𝓋𝑒𝒹𝒶 𝒾 𝓉𝓊𝑜𝒾 𝓅𝑒𝓉𝒶𝓁𝒾 𝒶𝓅𝓅𝒶𝓈𝓈𝒾𝓇….
Black roses
The noise of reality.
You, motionless and quiet,
Winter bud.
You fell in love with the silence,
To the contemplation of solitude
And in the presence of judgement;
Of the shiny blades,
In the air, the atoms of the word,
To provoke of tears.
Damn who causes your tears,
Do not be afraid, the value is invisible to the sleepers,
As long as I don't see your petals wither...
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[...]
Tutto accade nella settimana del 23 maggio quando il paese ricorda il sacrificio del giudice Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo, degli agenti di scorta, uccisi dal tritolo mafioso a Capaci.
Ribadiamo un fatto non trascurabile, l’ex direttore del Sisde è stato processato nell’indagine trattativa stato-mafia, per la mancata cattura di Bernardo Provenzano e la perquisizione mai avvenuta del covo di Totò Riina, ma è sempre stato assolto. Alcuni elementi contenuti nell’invito a comparire erano già emersi negli altri procedimenti, ma nell’indagine fiorentina ce n’è sono di nuovi che saranno oggetto dell’interrogatorio di Mori, per ora rinviato. Secondo i pm Mori era al corrente del rischio stragista avendo avuto plurime anticipazioni, ma non ha fatto niente per evitarlo.
Lo avrebbe saputo «dal maresciallo Roberto Tempesta, del proposito di cosa nostra, veicolatogli dalla fonte Paolo Bellini, di attentare al patrimonio storico, artistico e monumentale della Nazione e, in particolare, alla torre di Pisa e, successivamente, da Angelo Siino, che lo aveva appreso da Antonino Gioè, da Gaetano Sangiorgi e da Massimo Berruti (ex manager berlusconiano e poi parlamentare di Forza Italia, morto nel 2018, ndr), durante il colloquio investigativo intercorso a Carinola il 25 giugno 1993, il quale gli aveva espressamente comunicato che vi sarebbero stati attentati al Nord», si legge nell’invito a comparire.
Quello che è chiaro in maniera esplicita e sarà oggetto dell’interrogatorio, Mori è già sentito un anno fa come persona informata sui fatti, è che i pm si sono rimessi a cercare riscontri intorno alla cosiddetta pista nera che vede convergere nella strategia stragista la mafia, l’eversione neofascista, i servizi deviati e la massoneria di Licio Gelli. Una pista già battuta, ma che non ha portato giudiziariamente a nulla di accertato.
Cosa c’è nel passato che unisce i mondi e incrocia Mori? Lo dettaglia il magistrato Roberto Tartaglia (dal 2022 distaccato a palazzo Chigi), nel 2018, durante il processo sulla trattativa stato-mafia (poi naufragato con l’assoluzione) descrivendo la carriera di Mori come costantemente contro le regole.
«I risultati “inimmaginabili” ai quali siamo arrivati su vicende, risalenti, ma importanti del passato di Mori servono a definire in maniera chiara e forte la geometria di un personaggio che poteva e può compiere di tutto». Il magistrato ricordava poi la carriera di Mori al Sid allora guidato da Vito Miceli, descritto come un servizio deviato e parallelo. Con il suo brusco allontanamento da Roma che, per il pm, era da ricondurre alla vicinanza di Mori, poi scoperta, con le azioni dell’organizzazione eversiva di destra Rosa dei Venti. Una ricostruzione che resta curriculum parallelo dell’ex generale, il quale, al contrario, ha sempre rivendicato la correttezza delle sue condotte.
C’è un ultimo incrocio, un’altra coincidenza che ci porta sempre a Firenze. I magistrati vogliono capire chi c’era dietro la fuga di notizie sulle rivelazioni del pentito Salvatore Cancemi che «parlava di quelli di sopra», chiaro riferimento a Silvio Berlusconi. Lo scoop fu pubblicato da Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica nel 1994.
L’allora magistrata Ilda Boccassini, ora indagata per false informazioni ai pm, perché non ha rivelato quella fonte, aveva delegato l’indagine ai Ros, al comandante, Mario Nunzella, e al suo numero due, Mario Mori. Certi nomi, come i misteri, non passano mai.
Via - Infosannio
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Fabrizio De Andrè - Bocca di rosa
youtube
Esiste anche la parte meno poetica...
"Lucciola" ( di Francesco Mantovanelli)
Un puntino,
nel luccichio della notte
le cicche di sigaretta spente
sotto le suole consumate di scarpe con il tacche 12.
Lucciola sul giaciglio di casa,
sul ciglio di una strada trafficata
alle 3 del mattino di un novembre cattivo,
che ti prende a schiaffi e ti stordisce.
Un vecchio zoppicante
con il suo bastone d’avorio e il cappello di feltro,
fa 5 tiri di sigari e poi tossisce
sulla panchina sotto casa di suo figlio.
Lucciola seduta
su una sedia sgangherata,
seduta su di uno pneumatico
di una Punto del 1996.
In una notte di Novembre,
nel buio della notte,
neanche gli affamati del sesso
si accalcano sulla strada provinciale 134.
La vita è una, senza proroghe.
Lucciola era stanca della sua,
di cicche di sigarette
e di preservativi bucati.
Si alzò dallo pneumatico,
arrivò in stazione e guardò
per un’ultima volta:
Nessun cartello giallo, nessuna scritta nera.
Il regionale 2505,
53 passeggeri sopra ai binari,
1 passeggera sotto.
Un puntino,
nel luccichio della notte.
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Ragazzi di Vita. Descrizione fisica dei personaggi
Le descrizioni dei personaggi in sto dannato libro ci sono, solo che bisogna trovarle. E se non avete voglia di rileggervi quattro volte tutto il libro per trovarle, come invece faccio io e mi ci diverto pure, ecco qua.
(Il numero della pagina è dalla versione cartacea del libro Ragazzi di vita di Garzanti, sedicesima ristampa del maggio 2022)
RICCETTO
“il venticello [...] gli scapigliava i riccetti in ciuffo sulla fronte e appiccicati intorno agli orecchi, e gli faceva sbattere la camicetta tirata fuori dai calzoni.” (2. Il Riccetto, p.61)
“...vi si distese quanto era lungo, con le gambe larghe e la testa tutta ricciolini appoggiata sulla spalliera. “Così si mise ad inspirare beatamente quei due centimetri di nazionale che teneva tra le dita” (3.Nottata a Villa Borghese, p.71)
“…se ne veniva già dal ponte in fondo al sentiero, eretto, col petto gonfio dentro la canottiera bianca, facendo la camminata.” (6. Il bagno sull'Aniene, p.166)
“…s’alzò in piedi e un passo dopo l’altro, muovendosi pigramente sulle spalle, passò davanti ai tre maschietti di Ponte Mammolo che lo stavano ad aspettare, e facendo un cenno da burlo con la testa disse: “Namo.” [...] Il Riccetto camminava in avanti, in canottiera, grassoccio, e tutto lucido per il bagno, facendo sempre la camminata malandrina. Era allegro, e cantava con gli occhi pieni d’ironia e le mutandine bagnate penzoloni in mano.” (6. Il bagno sull'Aniene, p.171)
“…tutto tranquillo e ben disposto, si tolse il pettinino dalla tasca di dietro dei calzoni, lo bagnò sotto la fontanella e cominciò a pettinarsi, bello come Cleopatra. (6. Il bagno sull'Aniene, p.163)
“Da quando era stato a Porta Portese era ingrassato e non c’aveva più il pallino di fare sempre il dritto. (7. Dentro Roma, p.209)
“…il Riccetto che veniva avanti, evidentemente pieno di buon umore, tutto acchittato e camminando con attenzione per non sporcarsi di polvere gli scarpini bianchi a buchi: in mano teneva gli slippi nuovi ben ripiegati, la camicetta azzurra gli sventolava sopra le chiappe. (8. La Comare Secca, p242)
“..l’allegria che gli aveva rischiarato la faccia già allegra sotto i ricci tosati” (8. La Comare Secca, p.244)
AGNOLO
“Agnolo il roscetto…” (1. Il Ferrobedò, p.20)
“Era un roscetto, tutto lentigginoso, con due cespuglietti rossi al posto degli occhi, e coi capelli ben pettinati con la scrima da una parte.” (7. Dentro Roma, p.211)
CACIOTTA
“quer roscio llà…” (p.105)
“...che in quei tre annetti s’era ingrassato,” (6. Il bagno sull'Aniene, p.160)
“...col suo solito buon umore.” (6. Il bagno sull'Aniene, p.177)
ALDUCCIO
“Uno era un giovinottello bruno e snello, bello anche conciato a quel modo, con gli occhi neri come il carbone e le guance belle rotonde di una tintarella tra l’ulivo e il rosa” (3.Nottata a Villa Borghese, p.71)
“Il bel viso d’Alduccio ebbe un’espressione allegra.” (4. Ragazzi di vita, p.111)
“Se ne stava lì, con una mano sprofondata in saccoccia, che pareva il figlio dello sceriffo, con le grosse labbra ombreggiate dalla peluria nera, e gli occhi lucidi e cupi come due cozze strillanti di limone.” (5. Le notti calde, p.124)
“...fece per scavalcarlo [il cancello] ma nella fretta scivolò con un piede sul ferro bagnato, e rimase infilato con una coscia s’una sbarra a punta come una lancia, che gli si conficcò tutta dentro.” (5. Le notti calde, p.153)
“S’ha da vede un fijo che tiè quasi vent’anni e mo va sordato..” (7. Dentro Roma, p.187)
“Alduccio era ormai pronto, coi calzoni a tubbo e la maglietta a righine col collo aperto e le falde fuori dai calzoni. Ancora si doveva pettinare.. Andò davanti allo specchio in cucina e, col pettine bagnato al rubinetto, cominciò ad aggiustarsi i capelli, stando con le gambe larghe, perchè lo specchio era troppo basso per lui.” (7. Dentro Roma, p.190)
“...con la sua bella faccia sformata da un ghigno di ironia rassegnata.” (7. Dentro Roma, p.193)
“...con quelle chiome alla ghigo che parevano Sansone e Assalonne…" (7. Dentro Roma, p.200)
“...che camminava sempre come se gli dolessero le fette.” (7. Dentro Roma, p.203)
“...gli occhi rappresi da uno sguardo assonnato e astuto” (7. Dentro Roma, p.204)
BEGALONE
“...un mezzo roscio con la faccia bolsa piena di cigolini” (3.Nottata a Villa Borghese, p.71)
“...col suo testone di saraceno scolorito…” (3.Nottata a Villa Borghese, p.72)
“Era impossibile dare un’idea della differenza che c’era tra il Piattoletta e il Begalone. Con quell’occhi storti che c’aveva, lenticchioso e roscio, il Begalone si poteva senza meno considerare lì il più dritto di tutta la cricca” (6. Il bagno sull'Aniene, p.168)
“Pure il Begalone s’era cambiato; s’era messo intorno al collo un fazzoletto annodato alla malandrina, e s’era pettinato i capelli color stoppa lisci lisci, come una crosta, con la scrima da una parte e lunghi sul collo.” (7. Dentro Roma, p.191)
“Pure il Begalone stava a digiuno. E sotto i capelli gialli la sua faccia era gialla d’un bel giallo che dava sul verde su cui risaltavano bene i cigolini rossicci. Era così debole che nemmeno la febbre riusciva a dargli un po’ di colorito: e sì che ce ne aveva almeno sei sette linee, come tutte le sere, da quando era stato rilasciato dal Forlanini; era tubercoloso da due o tre anni, e ormai non c’era più niente da fare gli restava sì e no ancora un anno di vita… (7. Dentro Roma, p.191)
“...ghignando cogli occhi strabici e la bocca gonfia. (“Ai cerchi”)
“...con quelle chiome alla ghigo che parevano Sansone e Assalonne…" (7. Dentro Roma, p.200)
“ «Guarda che fusto che so’», fece il Begalone gonfiando il petto.
«Hu, sei lo sciassì de na macchina», fece l’altro.” (7. Dentro Roma, p.201)
“...asciugandosi come un disperato la faccia, coi capelli che gliela ricoprivano duri come spinaci e più lunghi di quelli della Maddalena.” (7. Dentro Roma, p.201)
“...con una luce minacciosa nella sua faccia da maomettano” (8. La Comare Secca, p.233)
“Tirò su la sua carcassa da terra, si legò bene il pezzo di spago che, girandogli intorno alla testa come una specie di nastro sfilacciato, gli teneva a posto lo strato di capelli gialli e sbiaditi che gli piovevano lunghi alla malandrina fino ai primi ossicini delle vertebre” (8. La Comare Secca, p.240)
“...l’acqua gli arrivò ai caporelli che spuntavano rossi come due pezzetti di ceralacca sul costolame.” (8. La Comare Secca, p.240)
AMERIGO
“Uno di Pietralata, nero di faccia e di chima come una serpe, un cristone che gli altri gli arrivavano tutti sotto le ascelle” (3.Nottata a Villa Borghese, p.91)
“Teneva il bavero della giacca rialzato, la faccia era verde sotto i ricci impiastricciati di polvere, e i grossi occhi marroni che fissavano invetriti.” (4. Ragazzi di vita, p. 92)
Camminava mettendo un piede davanti all’altro con una faccia così cattiva che in qualsiasi parte del corpo uno lo toccava, pareva che dovesse farsi male. Strascicava i passi, come un bocchissiere un po’ groncio e invece, in quella camminata cascante, si vedeva ch’era pronto e svelto peggio d’una bestia. (4. Ragazzi di vita, p.93)
“Amerigo li guardò venire in avanti, coi suoi occhi malati [...] “guardò gli altri due col suo sguardo di cadavere.” (4. Ragazzi di vita, p.97)
“La sua voce era sempre più spenta, in contrasto col suo corpo che lì, sullo stipite della porta, pareva quello enorme dei maiali appesi quanto son lunghi a un uncino davanti alle macellerie. Pure gli occhi gli s’erano fatti piccoli e appannati come quelli dei maiali appesi; e nella smorfia della sua bella faccia si vedeva che la pazienza stava per finire.” (4. Ragazzi di vita, p.100)
“La schiena era rimasta nuda, larga come un lastrone d’acciaio, coi riflessi azzurrini, sotto la luna. Segni non se ne vedevano per niente, su quel carname liscio e abbronzato.” (4. Ragazzi di vita, p.100-101)
“...il volto che era stato da morto anche quand’era vivo.” (4. Ragazzi di vita, p.113)
LENZETTA
“...un altro riccio, piccolo, con la faccetta gonfia da delinquente e due occhi di porcellana” (3. Nottata a Villa Borghese, p.82)
“Era uno con le labbra carnose e screpolate, e una faccetta da delinquente, sotto la nuca piccola piena di ricci come un cavolo.” (4. Ragazzi di vita, p.105)
“...tutto acchittato, coi calzoni di velluto e con l’americana rossa e nera che, secondo lui, spaccava il culo a tutta la Maranella.” (5. Le notti calde, p.118)
“...con tutto che pareva ancora un pischelletto era già entrato in diciott’anni - grattandosi la capoccia tutta riccia, fece: «Mo qua so’ cazzi mia!» [...] e per rispetto del fratello fu rispettato pure lui, carinello com’era.” (5. Le notti calde, p.120)
“...sempre più astuto e con la faccia rossiccia.” (5. Le notti calde, p.125)
“ «De Marzi Arfredo» disse il Lenzetta, [...] con la faccia rossastra e liquefatta che aveva nei momenti d’emozione” (5. Le notti calde, p.141)
GENESIO
“...il più grande allumava in silenzio…” (6. Il bagno sull'Aniene, p.162)
“Genesio aveva levato dalla saccoccia dei calzoncini una mezza sigaretta e se la stava a fumare guardando la caciara. (6. Il bagno sull'Aniene, p.165)
“Genesio, con la pelle di liquerizia e gli occhi di carbone, in disparte, sornione” (6. Il bagno sull'Aniene, p.171)
“«Qua, Fido» fece Genesio, ma senza un’ombra di sorriso” (8. La Comare Secca, p.230)
“Genesio, ch’era buono di cuore e sempre combattuto, povero ragazzino, dalle emozioni e dagli affetti, nascondeva tutto dentro di sé, e parlava meno che poteva per non scoprirsi.” (8. La Comare Secca, p. 230)
“Genesio gli lanciò una delle sue occhiate inespressive” (8. La Comare Secca, p.232)
“...restò, snello e un po’ secchetto, con le scapole che un po’ gli sporgevano, quasi del tutto ignudo; non del tutto, perchè mica era uno spudorato come quelli di Tiburtino dell’età sua. s’era tenuto le mutandine a sacco, che lo coprivano tutto, davanti e di dietro.” (8. La Comare Secca, p.234)
“Fumando si pettinò con molta attenzione, chiedendo a Mariuccio se la scrima era dritta o storta, e poi facendosi una specie di onda sulla fronte, nera, lucida, e senza un capello fuori posto. (8. La Comare Secca, p.234)
“Sputò la cicca in acqua, col suo sguardo serio e dritto che luccicava un po’ umido.” (8. La Comare Secca, p.235)
“...la sua solita voce sorda e inespressiva” (8. La Comare Secca, p.235)
“...gli occhi che gli ardevano sotto il ciuffetto nero. (8. La Comare Secca, p.246)
BORGO ANTICO
“Borgo Antico, non l’aveva filato per niente, e come se non l’avesse sentito, si era rannicchiato contro la terra sporca della riva, col viso accigliato voltato giù verso l’acqua.” (6. Il bagno sull'Aniene, p.166)
“Borgo Antico però non si voltò nemmeno, fermo della sua posizione, con la faccia di cioccolata, lucida e nera.” (6. Il bagno sull'Aniene, p.166)
“Borgo Antico alzò le spalle magre e nere e affilò ancora di più contro il petto la sua faccia d’uccello. [...] «E che devo da cantà?» disse Borgo Antico con voce rotta. [...] si mise a sedere stringendo contro il torace i ginocchi, e cominciò a cantare in napoletano, tirando fuori una voce dieci volte più grossa di lui, tutto pieno di passione che pareva uno di trent’anni. (6. Il bagno sull'Aniene, p.167)
MARIUCCIO
«An vedi!» gridò Mariuccio col suo vocino d’uccelletto” (6. Il bagno sull'Aniene, p.172)
“Mariuccio ch’era ancora così piccoletto che nemmeno aveva cominciato ad andare a scuola” (8. La Comare Secca, p.229)
#ragazzi di vita#AHHH CI HO IMPIEGATO UN SACCO DI ORE#ma ne vale la pena (non è vero sono solo autistica)
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scuro
oggi il cielo è scuro come il sangue che sgorga dalle mie braccia, come il buio più totale, come le giornate nere e i pensieri negativi che vagano tranquillamente nella mia mente da tempo immemore. il cielo è scuro come quando senti la mancanza di una persona o di un luogo ed è come se non avessi più niente per cui valga la pena vivere, scuro come la solitudine nei momenti in cui l’unica cosa che vorresti è un abbraccio, sentire il calore di un altro corpo mescolarsi a quello del tuo e infuocarsi insieme, appiccare un incendio a partire da due cuori uniti. come quando non sai dove andare perché sei consapevole di non poter guarire nello stesso posto in cui ti sei ammalato e circondato dalle stesse persone, sai di doverti spostare ma non hai idea di quale sia il posto in cui avresti una possibilità di guarire, non sei neanche certo che quel posto si trovi in questo mondo e in questo tempo. come quando ogni cosa è insapore e ti trasforma in apatia al suo stato più puro. come quando il tuo mondo si ferma e non hai idea di come farlo ricominciare a girare e finisci per arrenderti alla staticità, alla monotonia, a una routine che rende ogni giornata uguale alla precedente e alla successiva e finisci per perdere la concezione e la percezione del tempo. come quando arrivi al limite e non fai in tempo a rigirarti e tornare all’inizio del tragitto che già hai superato quel limite senza accorgertene. come quando è estate ma dentro di te è sempre inverno con qualche lieve sfumatura d’autunno. come un amore tormentato e la rosa nera che lo rappresenta; come un amore non corrisposto; come un amore che si esaurisce unilateralmente.
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