#robertoaldorasi
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Antella, Firenze. 21 gennaio 2023. Non avevo ancora camminato intorno alla casa dove dormiamo. Sono riuscito a farlo stamattina. I primi giorni di prove sono stati senza respiro. Ieri abbiamo messo per la prima volta tutto in fila e ora, lo so, c’è da ritrovare una dilatazione, un respiro. Ho comprato dei fiori. Rallentiamo un po'. Bisogna lasciare a spazio a qualcosa che arrivi di per sé. Roberto ha un grande ascolto. E fiuto. Osservo come accelera, approfitta, molla, sparisce, sente cosa fare o non fare a seconda di dove sono. È rispettoso. È una bella qualità. Mi sento sereno: so che dietro quella tranquillità è un kamikaze senza paura. Gli altri, Michela, Davide, Ciccio, sono entrati ora nei giorni senza respiro. Dormiamo in una casa in collina subito fuori Antella. Camminando questa mattina pensavo al fatto che ho preso al volo un po' di libri di Pavese che volevo avere qui e non ho portato proprio quello che vorrei ora, quelle delle poesie. Forse meglio così, se certe vite le hai già vissute meglio provarne altre no? L’altra mattina era ancora buio e dovevamo spostarci a Cascina per recuperare delle date. Alla svolta della casa ho sorpreso con i fari due caprioli. Non sono corsi via. Si sono spostati piano al lato della strada. Li ho potuti vedere da vicino. Avevano corna giovani ricoperte di peluria morbida. Li ho seguiti per un po' con lo sguardo e poi sono scomparsi nello specchietto e nella notte. Rileggendo queste righe ritrovo tutto quello in cui mi ha formato Pavese come scrittore e come narratore. E’ in questa maglia questi giorni che stiamo cercando con Roberto cosa c’è di nascosto ancora.
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LE PAROLE SONO TENERE COSE grazie ❤ Ci metto un po' a scriverne. Se qualcosa possono restituire queste foto, il debutto de "La luna e i falò" è stato così. Appena una settimana fa. Lo terrò nel cuore a lungo. E lo rifarei anche domani. Il teatro pieno. Adulti, anziani, ragazzi insieme. Pubblico venuto per vedere una prima e riascoltare le parole di Pavese. Altro che titolo difficile. Le persone vogliono le cose alte, mettiamocelo in testa (parlo di Pavese, no di me). Amici, operatori che seguono il mio lavoro da anni, addetti ai lavori e non, venuti da ovunque, fino dalla Svizzera. Persone hanno fatto 300 km e preso la camera d’albergo. Non ho parole. Istituzioni mai così vicine e commosse per il mio lavoro. È la mia opera prima questo testo. 75 minuti di drammaturgia in solitaria tra parole mie e parole di Pavese diventate, spero, carne. Alla fine mi raggiunge Gerardo Guccini commosso per la scrittura, mi dice. Sono onorato. Paolo Ponzio, nuovo Presidente del Teatro Pubblico Pugliese, emozionato a parlarne dopo. Sono io che ringrazio te. Patrizia Ghedini, Presidente di ATER Fondazione, e ora cosa possiamo dire. Roberta Gandolfi, Università di Parma, che riporta a tutti che questo testo taglia e fa male. Molto. Pierluigi Vaccaneo, Direttore della Fondazione Cesare Pavese, che mi dice e mi commuove “sei nel gesto”. E so quanto vale questa citazione tra quelle di Pavese. A tutti faccio un dono. E' la cosa più decente che possa fare da qui. Non sono parole mie ma di Pavese ancora. Vengono da un articolo che si intitola "Gli uomini e le parole". È del 1946. E' a sua volta un dono che ho ricevuto. Lo ha ritrovato Cira Santoro, amica cara e forte di questo debutto e da ora custode con me di quanto è accaduto, nella sua copia del romanzo. Era stato ripubblicato, guarda caso, uno dei tanti “casi”, il 25 febbraio 1995, stesso giorno del debutto. Se siete arrivati a leggere fin qui leggete ancora questa parte che vi riporto in basso. È commovente. Siamo noi. A tutti quelli che hanno sostenuto con gli studi intermedi dell’estate 2022, con la co-produzione, con le parole distillate in radio, a loro e a chi non c’era fisicamente, ecco l’articolo. Con tenerezza e amicizia. Grazie. A prestissimo. “(…) Parlare. Le parole sono il nostro mestiere. Lo diciamo senza ombra di timidezza o ironia. Le parole sono tenere cose, intrattabili e vive, ma fatte per l’uomo e non l’uomo per loro. Sentiamo tutti di vivere in un tempo in cui bisogna riportare le parole alla solida e nuda nettezza di quando l’uomo le creava per servirsene. E ci accade che proprio per questo, perché servono all’uomo, le nuove parole ci commuovano e afferrino come nessuna delle voci più pompose del mondo che muore, come una preghiera o un bollettino di guerra (…)” Cesare Pavese, 20 maggio 1945 𝗟𝗔 𝗟𝗨𝗡𝗔 𝗘 𝗜 𝗙𝗔𝗟𝗢' 𝗧𝗶𝗺𝗲 𝗻𝗲𝘃𝗲𝗿 𝗱𝗶𝗲𝘀 𝘥𝘪 𝘦 𝘤𝘰𝘯 Luigi D’Elia 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘴𝘱𝘪𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘢 𝘓𝘈 𝘓𝘜𝘕𝘈 𝘌 𝘐 𝘍𝘈𝘓𝘖’ 𝘥𝘪 𝘊𝘦𝘴𝘢𝘳𝘦 𝘗𝘢𝘷𝘦𝘴𝘦 𝘳𝘦𝘨𝘪𝘢 Roberto Aldorasi 𝘴𝘤𝘦𝘯𝘢 𝘙𝘰𝘣𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘈𝘭𝘥𝘰𝘳𝘢𝘴𝘪 𝘦 Francesco Esposito 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘪𝘻𝘻𝘢𝘵𝘢 𝘥𝘢 𝘊𝘰𝘴𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘰 – 𝘊𝘳𝘦𝘢𝘵𝘶𝘳𝘦 𝘚𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘪 𝘭𝘶𝘤𝘪 Davide Scognamiglio 𝘧𝘰𝘵𝘰 𝘦 𝘤𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 Michela Cerini 𝘥𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘭𝘶𝘤𝘪 Francesco Dignitoso 𝘰𝘳𝘨𝘢𝘯𝘪𝘻𝘻𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘥𝘪𝘴𝘵𝘳𝘪𝘣𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 Francesca Vetrano e Archètipo 𝘶𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘮𝘱𝘢 Michele Pascarella una produzione Compagnia INTI di Luigi D’Elia e Archetipo con il sostegno di Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito del progetto “𝘏𝘦𝘳𝘮𝘦𝘴” 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘥𝘢𝘭 𝘗𝘳𝘰𝘨𝘳𝘢𝘮𝘮𝘢 𝘐𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘦𝘨 𝘝-𝘈 𝘎𝘳𝘦𝘦𝘤𝘦-𝘐𝘵𝘢𝘭𝘺 2014-2020 Festival Parthenium calling e la collaborazione della Fondazione Cesare Pavese
#lalunaeifalo'#cesarepavese#luigidelia#robertoaldorasi#debutto#casalecchidireno#teatrolaurabetti#febbraio2023#teatropubblicopugliese#fondazionecesarepavese#archetipo
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Sullo spettacolo La luna e i falò - time never dies
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LA LUNA E I FALO’ - Time never dies (il trailer dello spettacolo)
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A Cesare. <3 Senza perdere il sorriso. (Santo Stefano Belbo-Valsamoggia 9-10 sett 2022) Scrivo alla fine di serate belle, piacevoli. Dal sapore buono. Ho appena lasciato i genitori promotori di una scuola paritaria nella Valsamoggia (Bazzano). Mi avevano invitato per Cammelli a Barbiana. Era una platea di genitori e bambini. Non me l'aspettavo. Come fai a raccontare della democrazia cristiana o dell'obiezione di coscienza a dei bambini, della lotta di Lorenzo? Prima di cominciare mi è tornata in mente Lettera ai bambini di Rodari, bambini imparate a fare le cose difficili. L'abbiamo fatto. Lo spettacolo è andato bene con silenzi tirati come nel teatro dei grandi. Forse che i grandi cerchino di capire è più grave dei bambini che si perdono i passaggi storici di una storia. Molto di più. Appena ieri sera eravamo a Santo Stefano Belbo a riportare lì il nostro studio su La luna e i falò. Mi succede raramente ultimamente ma ieri a fine spettacolo ero commosso. Chiamavo, cercavo, Cesare Pavese nei boschi e le piante che avevo intorno. Era chiara la sensazione che lì non c'è più. Fanculo ai romanticismi. In quel paese non c'è più lui. Ma a fine spettacolo avevo una disperazione dentro che non provavo da tanto. Con Roberto (Aldorasi) ci siamo detti che abbiamo saldato un conto. Con ieri, Cesare, che siamo venuti a te nel giorno del tuo compleanno, è finita la nostra lunga adolescenza. Siamo adulti ora. Camminiamo insieme (lo spettacolo vero e proprio verrà a gennaio). Parlavamo a cena con i genitori della scuola di questa sera del "successo". Su quale indice lo tariamo per noi, per i nostri figli, per gli altri. Questione dura. Non ve ne uscite con le ricette. Non vi crederò. Mi metto a scrivere ora a questo tavolo all'aperto con la certezza che tutti abbiamo i "cazzi" per la testa, giusto? Ma la questione è cosa facciamo nel frattempo. Bhe, io non voglio perdere il sorriso, Cesare. Forse per questo in fondo siamo venuti a te. C'è qualcosa nell'aria e in me. Mi manca già quello che è successo ieri lì a Santo Stefano, eppure già oggi qui in Valsamoggia la vita è andata avanti senza il tempo di languori e addii. Evviva. Senza perdere il sorriso, ecco. "Gli istanti taceranno e le cose parleranno sommesso" Notte caro Cesare, ovunque tu sia. Grazie. Si può dire?: ti voglio bene. Da qui in avanti sappiamo più cose di me e di te.
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28 gennaio 2022, Hotel Roma - Torino (Italia) L'una di notte. Siamo all'Hotel Roma a Torino, io e Roberto. Chi conosce e ama Cesare Pavese sa che è un hotel importante. In una stanza di quest'hotel abbiamo appena finito il primo lavoro sul copione del nuovo spettacolo. Leggere qui le prime parole ad alta voce non è stata cosa da poco. Ora comincia a filare. Sarà una riscrittura da LA LUNA E I FALO'. Saremo pronti al debutto per l'autunno. Ci lavoriamo da oltre un anno. Le abbiamo cercate a lungo le pagine che ci hanno fatto battere il cuore da ragazzi. Le abbiamo ritrovate, con una vita passata nel frattempo. Sia io che Roberto cerchiamo di chiudere dei conti personali con questo spettacolo. Qualcosa che devi fare, da cui affrancarti e poi andare avanti. Fuori dalla nostra stanza c'è Torino, Porta Nuova. Siamo arrivati qui da Santo Stefano Belbo. Tutto era nella nebbia e nel gelo. Siamo cotti e stanchi. Ma felici. Cerchiamo ancora una grappa e poi è andata. Buonanotte da Torino. Un nuovo spettacolo è in arrivo.
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Io e Roberto. Ieri, 18 giugno 2022. Mutonia - Mutoid Waste Company a Santarcangelo di Romagna. Prima lettura ad un pubblico de “La luna e i falò”. Grazie a chi c'era. E a chi si è preso cura di noi. "Bello e difficile come la libertà", dice Roberto. Ci rivediamo presto. Da qualche parte.
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