#riti di primavera
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1° Aprile: la tradizione del Pesce d’Aprile tra risate, mistero e fantasia. Recensione di Alessandria today
Origini antiche e scherzi moderni: il primo aprile si rinnova ogni anno come la festa del divertimento leggero, dove la sorpresa è sempre dietro l’angolo Il Pesce d’Aprile, celebrato ogni anno il 1° aprile, è una delle tradizioni più curiose e affascinanti del calendario. Una giornata in cui gli scherzi diventano protagonisti, l’ironia è concessa (anzi, incoraggiata!) e la fantasia si libera…
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Mi sembra di capirti a volte, mentre ti assideri in una casa provvisoria, aspettando una primavera tardiva. Mentre scegli un’altra vita, un altro uomo (che parola grossa, invadente, costruttiva, a volte dura ed eccitante). Ti capisco anche mentre accendi la tv a casa dei tuoi. E allora i nuovi riti della tua fiera adultità si confondono in un senso di protezione che ha un profumo antico - è l’odore di un amore che non ti sei più concessa, negli ultimi tempi avevi sempre gli occhi (che lunghe ciglia!) e il tuo corpo (grande!) e i tuoi piedi (quelli sì da bambina!) un passo più avanti di dove era la tua anima… Ti ho scritto per solitudine, forse per sapere che cosa stai pensando e leggendo… Freud o altri geroglifici? Hai una bussola che ti guida tra passato presente futuro?
sto leggendo Istanbul di Pamuk, che è un libro che in verità parla di tristezza. tristezza è una parola che ho sempre associato a me stessa; negli ultimi mesi mi sono concessa alle debolezze dell'amore che rifiutavo, e anche al sole che mi porta ogni giorno questa persona che è tutto fuorché quello che andavo cercando: l'attraente tristezza. son sempre io, ma un po' più lucertola, sto anche alla luce, cerco anche il calore del sole...
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La festa dell'uovo

Anche la Pasqua, come il Natale, era inizialmente una festa soprattutto religiosa, divenuta col tempo un’importante festa dedicata ai bambini. Come mostrano il suo nome in molte lingue e i riti a essa connessi, la Pasqua possiede profondi significati simbolici in relazione alla nascita, alla rinascita e alla fertilità. I termini tedesco e inglese derivano dal nome della divinità germanica Ostara, dea della primavera e della fecondità. Suo contrassegno era l’uovo e suo messaggero la lepre; fu questa l’origine dell’uovo di Pasqua e della Lepre di Pasqua. L’uovo occupa un posto di rilievo nei miti della creazione di tutto il mondo a significare la nascita e già a partire dal IV secolo ne è attestato il collegamento con le cerimonie pasquali. Nel XII secolo la chiesa cattolica diede la sua legittimazione a tale collegamento introducendo la Benedictio Ovarum (*), la benedizione delle uova, e autorizzandone un uso particolare nelle festività pasquali. Da allora l’uovo ha sempre occupato un posto centrale nella celebrazione della Pasqua, dalla tradizionale corsa delle uova, alla caccia alle uova da parte dei bambini, all’uso di regalare uova riccamente decorate. La lepre, come poi il coniglio, si prestava naturalmente a simboleggiare la fertilità, per la sua nota prolificità. Il primo riferimento in lingua tedesca alla lepre in rapporto all’uovo pasquale risale al 1572, quando peraltro l’usanza era da lungo tempo affermata.
(*) Libriaco: Propenderei per una Benedictio *Ovorum*!
B. Bettelheim, [A good enough parent, 1987] Un genitore quasi perfetto, Milano, Feltrinelli 2014 [Trad. A. Bottini]
Immagine: Petrit Halilaj e Álvaro Urbano, Ensemble lunare per mari in rivolta - Particolare. Dalla mostra Thus waves come in Pairs, Ocean Space. Venezia, Chiesa di san Lorenzo, 2023. Foto: per gentile concessione di Robyn Yeary.
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La lavanda: un viaggio tra storia, coltivazione e benessere
Ciao a tutti! Sono Andrea, e oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante alla scoperta della lavanda, una pianta che ha conquistato il cuore di uomini e donne fin dall'antichità. Un tuffo nella storia: la lavanda attraverso i secoli La storia della lavanda si intreccia con quella di diverse civiltà, ognuna delle quali ha contribuito a renderla la pianta speciale che conosciamo oggi. Già gli antichi Egizi la utilizzavano per la cura del corpo e per riti religiosi, mentre i Romani ne apprezzavano il profumo e le proprietà medicinali. Nel Medioevo, la lavanda divenne simbolo di purezza e veniva impiegata per profumare gli ambienti e la biancheria. Nel corso dei secoli, la sua fama si è diffusa in tutto il mondo, conquistando giardini e case con il suo fascino senza tempo. Coltivare e moltiplicare la lavanda: un tocco di viola nel tuo giardino Se desiderate coltivare la lavanda nel vostro giardino, non preoccupatevi, è un'impresa alla portata di tutti! Questa pianta non è particolarmente esigente e si adatta bene a climi temperati e mediterranei. Predilige terreni soleggiati e ben drenati, e tollera abbastanza bene la siccità. La moltiplicazione della lavanda può avvenire per seme o per talea. La semina si effettua in primavera o in autunno, mentre le talee possono essere prelevate in estate da piante adulte. Proprietà e benefici: un dono prezioso per il corpo e la mente La lavanda non è solo bella da vedere, ma possiede anche numerose proprietà benefiche per il corpo e la mente. I suoi fiori contengono linalolo e acetato di linalile, due molecole che donano alla lavanda il suo caratteristico profumo e le sue proprietà rilassanti e calmanti. L'infuso di lavanda è un ottimo rimedio per contrastare l'ansia, l'insonnia e il mal di testa. L'olio essenziale di lavanda, invece, può essere utilizzato per massaggi rilassanti, per combattere i dolori muscolari e articolari e per lenire le scottature solari. La lavanda è anche un ingrediente prezioso per la cosmesi, grazie alle sue proprietà purificanti, antisettiche e cicatrizzanti. La lavanda è una pianta straordinaria che ci offre bellezza, benessere e un viaggio affascinante attraverso la storia. Coltivarla nel nostro giardino o utilizzarla per i suoi benefici è un modo per connetterci con la natura e prenderci cura di noi stessi nel corpo e nello spirito. Spero che questo mio racconto vi abbia ispirato a scoprire di più sulla lavanda e a farla entrare nelle vostre vite. Un abbraccio a tutti! Andrea Read the full article
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In #Basilicata si entra nel vivo della Settimana Santa con riti e rappresentazioni che si ripetono, in alcuni casi, da secoli ❤ Un'occasione per entrare in contatto con molti borghi lucani, nel risveglio di Primavera.
Scopri tutte le iniziative:
👉 https://bit.ly/SacreRappresentazioniBasilicata
#BasilicataTuristica #StateOfMind

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Giorni della merla: il proverbio sarà rispettato?
Secondo il proverbio, i giorni della merla dovrebbero essere i più freddi dell'anno. Le antiche credenze popolari, con la loro saggezza che deriva dai ritmi della terra, sanno vedere in questi ultimi giorni del mese i germi di quella che sarà la prossima stagione. Vediamo, allora, cosa ci attende in questi giorni e nei prossimi mesi. Le tradizioni contadine Tante delle nostre credenze attuali hanno origine dalle antiche tradizioni contadine. Il mondo contadino, così legato ai cicli della terra, conosce l'importanza del mese di gennaio. In giorni in cui i campi sono ricoperti da neve e brina e tutto sembra tacere, il lavoro della primavera, in realtà, è già iniziato sotto il suolo. Il periodo che va dalla fine di gennaio all'inizio di febbraio rappresenta un primo passaggio verso la primavera ed è per questo che nell'antichità in questo periodo si celebravano riti propiziatori. Si chiedeva alle divinità raccolti abbondanti e questi potevano essere assicurati da determinate condizioni meteorologiche. I giorni della merla, che cadono dal 29 al 31 gennaio, e la Candelora, 2 febbraio, erano cruciali in tal senso. Il proverbio sui giorni della merla Non a caso alle due ricorrenze sono legate dei proverbi che sfidano non solo il tempo ma soprattutto il cambiamento climatico. Una leggenda narra che, gli ultimi giorni di gennaio, una merla bianca decise di proteggersi dal freddo con i suoi cuccioli nel comignolo di un camino e che dopo tre giorni ne uscirono tutti colorati di nero per la fuliggine. Dunque tradizione vuole che in questi giorni il clima sia piuttosto rigido e a dirlo c'è anche il proverbio: “Se i giorni della Merla vuoi ben passare, pane, polenta, maiale e fuoco del camino per scaldarti” Nella tradizione, però, c'è spazio anche per un'eccezione e a dirlo è un altro proverbio: "Se i giorni della Merla saranno freddi, allora la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo". Che tempo farà, quest'anno, nei giorni della merla? Previsioni meteo per i giorni della merla A conclusione di un mese caratterizzato da temperature al di sopra della media, eccezion fatta per brevi periodi, i giorni della merla non sembrano mostrare alcuna inversione di tendenza. Per tutta la settimana, l'Italia sarà invasa dall'anticiclone africano che assicurerà bel tempo e temperature miti. Al Nord, le temperature scenderanno fino ad arrivare intorno ai 10° mentre al Centro e al Sud si attesteranno intorno ai 12/15°, valori al di sopra della media stagionale. Prevista, inoltre, nebbia in Val Padana. Anche se di notte le temperature subiranno cali importanti, non ci saranno grosse gelate. Tutto fa presagire, allora, che in questa settimana non faremo largo uso di sciarpe e cappelli e che, nella prossima stagione, dovremo sempre avere con noi l'ombrello. In copertina foto di PenjaK da Pixabay Read the full article
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I culti misterici nel mondo antico

In questo articolo prenderemo in considerazione l’importanza dei culti misterici nel mondo antico. A metà estate nel mese chiamato “della festa di tammuz” gli antichi babilonesi celebravano il rifiorire della natura con una forte sorta di pantomima che raffigurava la morte e la rinascita del dio della vegetazione Tammuz. Tali divinità della vegetazione erano venerate con nomi diversi nel mondo antico (Adone, Osiride, Astis) in ogni caso si trattava presso i popoli antichi di una divinità legata al processo di morte e rinascita del mondo vegetale. A tal divinità si dedicavano culti e pratiche magiche iniziatiche sia in Egitto sia nella Mesopotamia. Per fare degli esempi a Tammuz i babilonesi innalzavano veri e propri lamenti funebri cantandoli sopra un’effige del dio. Tale effige veniva lavata con acque pure unta d’olio e avvolta in un manto rosso mentre i fumi d’incenso si alzavano nell’aria come per smuovere i suoi sensi e svegliarlo dal sonno della morte. Il rapporto con questi riti che celebravano la morte della vegetazione nell’inverno e la sua rinascita nella primavera estate si svilupparono poi in tutte le terre d’oriente e nell’antica Grecia culti magico religiosi di carattere iniziatico. Tali culti misterici il cui significato andava oltre quello dei riti agrari poiché esprimevano soprattutto in Grecia un desiderio di autentica beatificazione. In Grecia erano particolarmente noti i misteri celebrati nella città di Eleusi. Nella tradizione dei misteri eleusini la parola chiave è proprio beatitudine intesa come riferita alla vita dopo la morte. Appare evidente il notevole salto di qualità tra pratiche magiche che avevano come scopo la guarigione da una malattia o il benessere in questo mondo e il significato dei riti iniziatici dei misteri. Infatti nei riti misterici l’interesse cambiava nettamente natura e si dirigeva sempre più esplicitamente alla dimensione ultraterrena. Infatti in questi riti misterici non aveva più importanza il “qui e d’ora” e neppure la semplice continuazione dell’esistenza oltre la dimensione finita e terrena. Sempre più esplicito almeno a partire dal V secolo a.C. era l’interesse preciso nei riguardi della salvaguardia della felicità eterna. A dire degli iniziati ai riti misterici dalla felicità eterna erano esclusi i non iniziati ai misteri. Ma in definitiva che cosa veniva promesso agli iniziati ai riti misterici? A tali iniziati veniva promesso un destino di felicità ultraterrena non alla portata degli altri individui. La certezza di tale felicità ultraterrena nei misteri eleusini si fondava su un rito e su una visione del mondo riconducibile alla dea Demetra che era nell’antica Grecia una divinità della terra e del grano. Nei misteri eleusini l’iniziando doveva elencare tutte le azioni da lui compiute per essere ammesso ai misteri. L’iniziando concludeva il suo breve discorso con la seguente frase:” ho digiunato ho bevuto la pozione ho preso dalla cesta “. Gli studiosi dei misteri eleusini non hanno ancora compreso a dispetto dei molti studi e delle molte ipotesi che cosa veniva preso dalla cesta e neppure quale fosse il significato di tali azioni elencate. Riguardo a tali misteriose parole Walter Otto ha affermato che tali parole nonostante le numerose ipotesi avanzate continuano a rimanere misteriose. Tuttavia gli studiosi moderni hanno compreso che lo scopo finale dei gesti compiuti dagli iniziandi ai misteri eleusini doveva essere quello di ottenere una visione non esprimibile in parole ma assolutamente straordinari. Dobbiamo dire che comune a tutte queste pratiche magico iniziatiche nel mondo antico era la sostanziale volontà di sconfiggere il male la morte il dolore. Scopo dei riti magico iniziatici in ultima analisi era quello di realizzare con mezzi magici la VITTYORIA DELLA VITA DEL bene e della felicità. Dall’Egitto a babilonia dal lontano Oriente alla più vicina Grecia tutte le popolazioni arcaiche avevano elaborato un insieme di pratiche magico iniziatiche destinata alla salvezza personale o collettiva. Si trattava di un bisogno universale di “salvezza” che non poteva non servirsi di codici e significati segreti di regole comportamentali apparentemente insensate poiché fuori per principio dalla decifrazione razionale. Infatti la magia iniziatica di quei riti segreti si proponeva di superare la dimensione finita e mortale che caratterizzava la natura degli uomini incapace per sua natura di spingersi oltre un determinato limite razionale. Come negare allora l’inevitabilità di un approccio magico esoterico iniziatico alla vita. A questo stesso desiderio di salvezza si collega il grande successo in tutto il mondo arcaico del rito del capro espiatorio espresso in Grecia nel complicato rituale magico esoterico del “ farmacos” vivente strumento di purificazione. Il rituale poteva tradursi sia in un sacrificio umano sia nel sacrificio di un animale e sia in un sacrificio simbolico come la cacciata dalla comunità. Lo scopo era sempre quello di liberare la comunità da un male incombente come la minaccia di una pestilenza o l’imminente attacco del nemico. Doveva essere messa in atto una pratica salvifica affinché il male incombente venisse rovesciato sull’oggetto sacrificale ed espulso attraverso l’espulsione simbolica o reale del predestinato. Come si vede ci troviamo in presenza di una vera e propria pratica magica che si ripresenta con mille volti in tutte le società antiche. Di fronte a un male incombente ben definito o generico si ritiene necessario individuarlo dargli per così dire forma concreta. Apparirà allora molto più semplice liberarsene. Il timore di una minaccia senza volto viene combattuto e vinto attraverso la sua dedizione a esistenza particolare e concreta che è ben più facile eliminare o allontanare. Tuttavia dobbiamo dire che anche nell’antica Grecia nella quale avevano molta importanza i culti misterici la magia non ebbe sempre vita facile. La sua origine era infatti spesso legata a un cattivo intendimento di usanze religioni presenti tra popolazioni poco conosciute. A volte le usanze e le religioni di tali popolazioni poco note finivano per essere immaginate come perversione della vera religione oppure esotismi segreti cui solo pochi iniziati avrebbero avuto accesso. Non vi è dubbio che l’azione magica scardina ogni certezza poiché la sua sfera d’azione rompe le rigide opposizioni e quindi le certezze determinate che ci guidano in questa vita. Ciò vale anche per i riti magico esoterici che fanno riferimento al manifestarsi di un'altra dimensione. Infatti anche i riti magico esoterici erano caratterizzati da un profondo e insondabile mistero. Detto ciò riteniamo concluso il nostro discorso sui culti magico esoterici nel mondo antico. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
#Adone#anticagrecia#Astis#Babilonesi#cultimisterici#farmacos#Mesopotamia#misterieleusini#mondoantico#Osiride#ritimagicoesoterici#Tammuz
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Betulla Simbologia,uso magico Utilizzi e proprieta
È un ottimo depurante, sia per l'uomo che per il terreno.
La corteccia contiene catrame, ciò rende la betulla un legno buono da ardere anche quando è fresco.
Veniva usato in passato per ricoprire i tetti delle case.
I nativi Americani della tribù Ojibwa usavano la betulla per la costruzione dell'inipi (capanna sudatoria).
La corteccia è stata usata per costruire barche e canoe.
Contribuisce all'equilibrio delle acque nel terreno.
In ambito erboristico, l'infuso delle foglie giovani ha un effetto depurante sul corpo in quanto stimola la cistifellea, i reni, la vescica. È una bevanda depurativa, diuretica, antisettica, antiinfiammatoria, e leggermente sudorifera che può aiutare in caso di sindrome premestruale, calcolosi renale,insufficienza venosa, ipertensione arteriosa e edemi da insufficienza cardiaca.
Miti e curiosità
La Betulla ha una lunga storia nei miti e leggende delle diverse popolazioni eurasiatiche: per i Celti era anticamente il simbolo del sole nascente (Beth, "Betulla", è la prima lettera dell'alfabeto ogamico). Con il tempo però sarà il potere materno e la sua candida corteccia a far prevalere l'aspetto specificatamente materno su quello solare, rendendolo per le popolazioni europee, un'albero legato alla Grande Madre e alla Luna. Questo successe a molti popoli in passato che dimenticarono l'aspetto materno e femminile del Sole rendendolo, col passare del tempo, prettamente maschile.
Per le popolazioni siberiane, era l'albero che collegava i mondi dello Spirito: l'axis mundi, asse del mondo.
Gli sciamani siberiani usavano questo albero per accedere ai mondi superiori nello stato ampliato di coscienza.
Era usata anche nei riti di iniziazione, nei quali il novizio compieva il suo primo viaggio.
Il suo legno è usato da millenni per costruire i sacri Tamburi, oltre che per il Potere legato all'albero, anche per la sua capacità di modulare toni alti e bassi conferendo al tamburo una voce armonica e profonda.
Per questi motivi, i Siberiani consideravano la Betulla come l'albero sciamanico per eccellenza.
Nelle tradizioni popolari nordiche simboleggiava l'Albero Cosmico; "custode della porta", apriva allo sciamano la via del Cielo, permettendogli di passare da una regione cosmica all'altra, dalla Terra al Cielo o alla Terra agli Inferi, in un viaggio interiore che conduceva all'estasi.
La Betulla, è una pianta magica chiamata anche Betulla, Betula Alba L., Betula Pendula, Vituddu, Bedollo, Bedola, Gray Birch, White birch, Bouleau blanc, Betula verrucosa Ehrh, Betula pendula Roth, Betula pubescens Ehrh.
La Betulla è della Famiglia delle betullacee, è legata al Sole, agli elementi di Fuoco e Aria, al Pianeta Giove, alle Divinità di Thor e Giove e ai Segni Zodiacali del Leone e Ariete e più in generale tutti i segni di fuoco
Nel periodo di Aprile – Maggio l’aroma è maggiormente intenso e duraturo, i principi attivi della pianta sono molti: Betulina, Quercitina, Miricetina, Olia essenziale, Estere Butilico, Saponine, Acido nicotinico, Clorogenico, Caffeico, Acido Betulinico, Flavonoidi.
Il livello di tossicità è assente e l’unica Controindicazione è per i soggetti allergici all’aspirina e più in generale ai salicati.
Se la pianta viene usata assieme a Verga D’Oro, Spirea Olmaria, Pungitopo, Vite Rossa, Frassino Comune, Tarassaco, Ortica, Ribes Nero, Sambuco, Carciofo, Lespedeza, Levistico, Ononide, Lampone.
Uso Terapeutico: Capelli, colesterolo, colorito, cure di primavera (depurativi), dermatosi, efelidi, gotta, intossicazione, litiasi, obesità, pelle, piaghe, reumatismi, sudorazione, urea.
Nella magia la pianta ha un ruolo importante nelle tradizioni magiche dell’Est Europeo e paesi scandinavi, ad essa vengono associate caratteristiche di protezione ed esorcismo. La betulla viene usata sia per la fertilità che per la protezione, essa veniva piantata nei pressi della propria dimora durante il solstizio d’inverno. Nei paesi nordici si faceva liquore ricavato dalla resina di questa pianta che veniva consacrato, bevuto per favorire esiti positivi. In magia si usano le foglie polverizzate che vanno gettate nel fuoco come purificanti e scaccia-negativita. Le foglie essiccate sono difficili da polverizzare poiché la cellulosa le rende, piuttosto robuste, quindi se ne consiglia il trattamento con strumenti affilati.
Nella betulla viene utilizzata anche la parte bianca della corteccia che tende a staccarsi in modo abbondante dal tronco, specialmente durante l’inverno ad opera degli sbalzi termici. In nord europa spesso si sentono dei scricchiolii particolari provenienti dalle cortecce, le popolazioni rurali attribuiscono a questi rumori un significato soprannaturale. La corteccia, messa in acqua a bollire per circa 30-40 minuti, diventa morbida e perde la forma arrotolata.
Lasciandola asciugare sotto pressa, potrà costituire un supporto per la scrittura di invocazioni votive o da bruciare durante un rito.
Simbolismo celtico della betulla
crescita
rinnovo
stabilità
iniziazione
adattabilità
Associata con il sole, la betulla è un emblema di questa stella, facilità la passione, l'energia, così come la crescita; l'associazione con il simbolo solare và di pari passo con la comprensione che possiamo imparare a possedere come i druidi, che usavano la corteccia di questo albero per accendere il fuoco. La betulla serve come innesco perfetto che inizierà a bruciare anche quando altri saranno umidi, cosa che lo rende pregiato al fuoco perché ne è alimento sostanzioso e sicuro.
Anche in questa analogia la betulla chiede a chi la conosce di servire gli altri con il fuoco della passione nel cuore, ricordandoci che nonstante le vicissitudini della vita ci portino a perdere energia e voglia di agire, in un istante la scintilla dell'anima può ritornare ad ardere grazie alle passioni che ci spingono verso la nostra divinità interiore.
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Catania : 3-5 Febbraio festa di Sant’Agata
Tra le feste cattoliche più partecipate, la festa di Sant’Agata a Catania è la terza nel mondo come partecipazione popolare. La ragione non è solo nella devozione vecchia di secoli che Catania ha con la sua Santa, ma anche nell’affidamento della Santa al popolo che la trasporta lungo la città in due diversi giri che iniziano dopo la messa dell’aurora e si muovono lungo le strade che hanno preso il posto delle mura della città. Il rito si è consolidato e adattato nel tempo dopo terremoti e guerre che hanno portato a modifiche della Vara che trasporta lo scrigno d’argento in cui sono rinchiuse le reliquie della Santa, dei concerti che in onore della Santa si tengono e delle strade in cui la Santa si muove. Riti antichi si ripetono dall’inizio alla fine della della festa con il popolo della Santa che riempiono le strade dall’ alba fino alla sera. Naturalmente, la festa non è festa se non vi sono i dolci dedicati alla santa come le Minne (in ricordo del suo martirio) e delle olive a ricordo dell’Olivo che nascose la Santa ai suoi inseguitori. La festa annuncia la prossima primavera ed è seguita dalla festa di Carnevale con le tavole colme di dolci ed gli alberi che incominciano a mostrare i primi fiori.
Among the most popular Catholic festivals, the feast of Sant’Agata in Catania is the third in the world in terms of popular participation. The reason is not only in the centuries-old devotion that Catania has with its Saint, but also in the entrusting of the Saint to the people who carry her around the city in two different tours that begin after the dawn mass and move along the streets that have taken the place of the city walls. The rite has consolidated and adapted over time after earthquakes and wars that have led to modifications of the Vara which carries the silver casket in which the relics of the Saint are kept and of the concerts that are held in honor of the Saint and of the streets in which the Saint moves. Ancient rites are repeated from the beginning to the end of the festival with the people of the Saint who fill the streets from dawn until evening. Of course, the feast is not a feast if there are no sweets dedicated to the saint like Minne (in memory of her martyrdom) and olives in memory of the Olive tree that the hid the Saint to her pursuers. The festival announces the coming spring and is followed by the Carnival party with tables full of sweets and trees that begin to show their first flowers.
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Candelora: tra tradizione, fede e cambiamento delle stagioni. Recensione di Alessandria today
Un’antica celebrazione religiosa che segna il passaggio dall’inverno alla luce della primavera.
Un’antica celebrazione religiosa che segna il passaggio dall’inverno alla luce della primavera. La Candelora, celebrata il 2 febbraio, è una festività profondamente radicata nella tradizione cristiana, ma con origini che si intrecciano con riti pagani legati alla natura e alla luce. La ricorrenza prende il nome dalle candele benedette, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, e celebra…
#2 febbraio#Alessandria today#antiche tradizioni#benedizione delle candele#cambiamento stagionale#candele benedette#Candelora#clima e inverno#credenze popolari#cristianesimo e paganesimo#Cultura Popolare#falò rituali#festa cristiana#festa della luce#feste religiose#festività europee#folklore italiano#Google News#Groundhog Day#illuminazione spirituale#Imbolc#inverno e primavera#italianewsmedia.com#Lupercali#Papa Gelasio I#Pier Carlo Lava#Presentazione di Gesù al Tempio#Primavera#proverbi popolari#purificazione
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Fabio Timpanaro, Riti di Primavera, 2023 → https://www.instagram.com/p/CqGKB7fopZw/
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In molti paesi del mondo il Natale si festeggia il 7 gennaio e non il 25 dicembre. Il motivo della differenza nelle date tra cristiani orientali e ortodossi da una parte e cattolici e protestanti dall’altra risale all’antica Roma e ha a che fare con una differenza di calendario: i cattolici e i protestanti usano quello gregoriano, mentre il calendario delle festività degli ortodossi, il calendario liturgico, è indipendente da quello civile e basato sull’antico calendario giuliano.
Nel primo secolo avanti Cristo l’astronomo Sosigene di Alessandria elaborò il calendario giuliano che nel 46 a.C. venne adottato come calendario ufficiale da Giulio Cesare, in qualità di pontefice massimo, cioè supremo sacerdote di Roma che aveva l’incarico, tra le altre cose, di tenere il conto ufficiale degli anni. Da lì a poco, Roma avrebbe dominato direttamente o indirettamente tutto il bacino del Mediterraneo e qualcosa anche oltre, diffondendo insieme alle strade, alle terme e alle fogne anche il proprio calendario. Ma i calcoli di Sosigene avevano un problema: sovrastimavano la durata dell’anno solare di 11 minuti e qualche secondo. Questo significava – e all’epoca già si sapeva – che ogni 128 anni il calendario giuliano si sarebbe ritrovato in ritardo di un giorno rispetto alla posizione del sole.
Si arrivò così al 1582 in cui, secondo le osservazioni astronomiche, la primavera era già cominciata quando il calendario segnava ancora l’11 marzo. Il problema principale, però, non era avere solstizi ed equinozi nei giorni sbagliati, ma che risultava sbagliato il calcolo della Pasqua: le celebrazioni non venivano più officiate nel giorno giusto.
Papa Gregorio XIII prese dunque la decisione di cambiare le regole e impose il calendario che usiamo ancora oggi, il calendario gregoriano. La riforma di Gregorio XIII fu piuttosto drastica. Per recuperare i giorni perduti venne stabilito che dopo venerdì 4 ottobre si sarebbe passati direttamente a sabato 15: i dieci giorni di mezzo, in un certo senso, non sono mai esistiti.
Questo però non risolveva il problema della durata media dell’anno. Per evitare di perdere altri dieci giorni nel migliaio di anni successivo venne stabilito che gli anni multipli di cento sarebbero stati bisestili soltanto se fossero stati multipli anche di 400. Con il nuovo calendario l’errore annuale venne ridotto da 11 minuti e qualcosa a soli 26 secondi: il calendario gregoriano, quindi, sbaglia di un giorno ogni 3.323 anni.
Ma c’era un altro problema, di natura storica e religiosa. Alla fine del Cinquecento, all’epoca di Gregorio XIII, l’Europa era ormai saldamente divisa tra cattolici, luterani e calvinisti, mentre l’Europa orientale era quasi tutta, da più di cinque secoli, di religione ortodossa. Chi non era cattolico non vedeva di buon occhio le novità che arrivavano da Roma. La riforma venne subito adottata dai paesi cattolici e dai territori ad essi sottoposti: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e gran parte della Germania meridionale. I paesi protestanti si adattarono soltanto nel corso del Diciottesimo secolo, quando le rivalità religiose si erano affievolite e quando ormai gli scambi frequenti tra i paesi avevano reso avere due calendari diversi una vera seccatura.
I paesi ortodossi rimasero i soli a seguire il calendario giuliano: erano molto più lontani, avevano molti meno rapporti con i paesi che avevano adottato la riforma e quindi la discrepanza tra i due calendari portava a meno equivoci. E poi, a causa dello scisma tra la Chiesa orientale e quella cattolica avvenuto poco dopo l’anno Mille, non accettarono di compiere i loro riti sulla base di un calendario introdotto proprio dal Papa, di cui non volevano riconoscere la supremazia. A oriente si mantenne dunque il vecchio calendario e si continuò a festeggiare il Natale 13 giorni dopo la data gregoriana, cioè il 7 gennaio. Le altre feste “scalano” di conseguenza: l’Epifania è il 19 gennaio.
Oggi il Natale ortodosso è celebrato da circa 260 milioni di persone in tutto il mondo.
Alcuni ortodossi hanno preferito però adattarsi al calendario gregoriano: in Grecia, ad esempio, il Natale coincide con quello cattolico. Altri paesi hanno invece fatto la scelta di affiancare il 25 dicembre alla tradizionale festività ortodossa, e quindi di concedere un giorno festivo in entrambe le date. Lo hanno fatto per esempio la Moldavia nel 2013 e l’Ucraina nel 2017.
In Ucraina poi la questione è particolarmente complicata dagli ultimi anni di conflitti con la Russia (prima nel 2014, poi l’invasione del 2022), che hanno portato alla separazione della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa e a crescenti divisioni. Quest’anno, per la prima volta la Chiesa ucraina ha consentito anche ai fedeli ortodossi di celebrare il Natale il 25 dicembre anziché il 7 gennaio come tradizione, provocando molte polemiche in Russia.
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Oggi è il tuo compleanno,
Si è, ovunque tu sia ora, ovunque respiri, un altro vento soffia.
Che anno strano questo, ma tu già lo sapevi, un anno fa' già facevi le valigie, buttando via cianfrusaglie e vecchi merletti ingialliti.
Poi senza rendertene conto, si è fatto corto ogni tuo passo prima ancora dei tuoi respiri.
Tanti viaggi che chiamavi vacanze in alberghi sotto le stelle, sotto le luci bianche dei corridoi lunghi e silenziosi degli ospedali.
Poi tra un Natale ed un carnevale, ci hai fatto un brutto scherzo che poi è stato meglio così, siamo corsi tutti, come non era successo da così tanti anni, che i nostri visi di ragazzi si erano fatti adulti, tutti fioriti nell'ombra del tuo giardino.
Poi come sempre, fenice di te stessa, hai ripreso ad ardere, carbone sotto la brace, sotto le ceneri.
E noi, pur sapendo che era solo un rinvio, ci abbiamo creduto come si crede alle favole che ci raccontavi da bambini... ad occhi chiusi, sognando la magia.
Mentre il mondo sentiva freddo, si copriva e stretti negli affetti più vicini, è arrivato la primavera, voglio pensare che da qualche finestre vedevi rifiorire il mondo, anche solo crescere il sole.
Non voglio pensare che eri sola, quando finalmente hai potuto avere un filo di voce, il telefono si è fatto cordone ombelicale, e quei pochi minuti concessosi al giorno hanno riaccese le nostre false speranze...
Ci si abitua a fare finta di niente, a credere che le rocce non si rompono, che il vento non cambia strada, che il mare non si ferma.
Ma avevi messo tutto il tuo lascito in quelle poche parole, come nei versi di una canzone d'amore...
Poi Aprile si è fatto inverno, in un giorno di sole...
Era un giovedì, lo so che cambia poco, ma è cambiato tutto, chiusi ognuno nel suo brandello di cuore abbiamo cucito un sudario di parole di lacrime non versate, che i riti non hanno benedetto, troppi distanti da essere tutti vicini, tutti assenti all'appello in presenza.
Ora è tornato l'autunno, con i suoi colori, con i suoi dubbi, con i suoi nuovi dolori.
È un compleanno senza più candeline da aggiungere, nemmeno da togliere d'altronde, una torta come un dipinto immortalato alla memoria dei giorni buoni, dei giorni dolci, dei giorni regalati dalla vita passata.
"joyeux anniversaire maman, les années passent mais le temps s'est arrété aujourdhui, juste le temps d'un café."
@vefa321
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Lo sai sono giorni un po' così. Di quelli in cui non riconosci neanche la stagione che stai attraversando, come quando in queste mattine di gennaio esci vestito in stile multistrato cipolla, pronto a sfidare il gelo, e scopri di essere quasi a primavera maledicendo il Dio del meteo, il buco nell'ozono, che deve avere la forma di una ciambella zuccherata , la benzina verde che forse non era poi così verde come ci avevano raccontato. Ho passato mesi senza avere più nulla da dire, rapito dalla normalità della vita, dai sabati in pizzeria, le notti ospedaliere, le mattine 'cornetto e cappuccino grazie' al bar della pompa di benzina, le domeniche al sapore di carboidrati senza olio di palma, le vacanze "all inclusive" con infelicità da spettacolo serale compresa, gli orari fissi da lavoro stabile, i sacri riti quotidiani da adorare e venerare. Sai ho innalzato persino un abete verdefinto nel salone di casa mia e l'ho addobbato di luci colorate e palle più grosse delle mie , ma per quello ci vuole poco, di bastoncini zuccherosi e di vischio per avere un posto sotto cui baciare qualcuna nel caso fosse passata di li. Continuo a cercare nel dettaglio la meraviglia e persevero nel non riuscire a comprendere il quadro complessivo, non ne apprezzo la bellezza ma vedo solo la banalità del soggetto che porto avanti ogni giorno, copia di miliardi di copie. Continuo a dipingere straordinarie nature morte che tutti invidiano per la loro perfezione mentre io sono per l'astrattismo di Kandinskij o Mondrian, dove la forma non ha nessuna valenza e tutto è mosso semplicemente dal sentire e dell'empatia, dove il pennello non è guidato dall'occhio ma da un motore invisibile che sfugge ad ogni controllo. Odio le forme perfette nette e definite, le parole sempre giuste, gli stereotipi di vita da incorniciare, la rincorsa della felicità che poi alla fine ti agiti talmente tanto che ti dimentichi anche come si fa ad esserlo davvero e lo sforzo podistico diventa persino più importante dell'arrivo. Si passa l'unico tempo che abbiamo a costruire ed edificare come se fossimo eterni per poi morire di rimpianti e noia come nel più scontato degli ossimori. Sono di nuovo in letargo, come 'Coltellino' la tartaruga che mi fa compagnia nel suo piccolo terrario, mangio, dormo, piscio, in equilibrio perfetto sul filo immaginario che collega la mia parte sociale e conformata a quella dissoluta e visionaria ed il mio "Moonwalk", con il quale mi esibisco quotidianamente, é ipnotico e seducente e benché sembri in continuo e perpetuo movimento sono in realtà bloccato sulla mia stupida mattonella, prego regista cambi lo sfondo sul telo verde alle mie spalle e mi faccia passare dalle Piramidi al Polo Nord in un click. Lo sai, sono di nuovo come la nitroglicerina conservata nella bottiglia del latte in frigo, una confezione perfetta con un contenuto instabile se togli il tappo potrai fare una colazione esplosiva o perdere tutti i denti. Mi piace ancora parlare ad un te immaginario, in fondo io so parlare solo di cose dolorose e mai di quelle felici, forse perché la gioia fa paura più della tristezza e quando la afferri per un attimo sai che è fragile e delicata come un Dente di Leone ed il primo soffio di un bimbo dispettoso se la porterà via, mentre il dolore quello non se lo porta via nessuno anzi se possono te ne lasciano anche un po' davanti l'uscio di casa come l'indifferenziato nel giorno dell'umido.
Ho bisogno di un tuffo, il trampolino forse l'ho trovato.
“Dopo i fiori piantati Quelli raccolti Quelli regalati Quelli appassiti
Ho deciso Di perdermi nel mondo '..Morgan
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Nel marzo del 1989 Mark Kilroy, uno studente di 21 anni dell'Università del Texas, decide di fare un viaggio in Messico con i suoi amici per le cosiddette vacanze di primavera. Il 13 marzo varcano il confine con gli Stati Uniti per poter raggiungere la città di Matamoros e iniziare il loro giro tra bar e discoteche. Durante la serata, Mark viene avvicinato da un uomo, come testimonierà in seguito un suo amico e verso le 4:00 del mattino del ragazzo non c'è più traccia. Tutti si mobilitano per cercarlo ma si rendono subito conto che serve l'aiuto della polizia: le ricerche partono repentine ma per circa un mese, del giovane Kilroy, non si avranno più notizie. Fino a quando, per un caso fortuito, si scoprirà il triste destino di Mark: durante un posto di blocco un'auto non si ferma allo stop della polizia e viene inseguita sino ad un ranch messicano. Gli agenti, dopo un sopralluogo, scoprono che la fattoria altro non è che un nascondiglio di una setta, dedita a rituali che si rifanno alla Palo Mayombe, alla Santeria e alla Brujeria. (...) A capo di questa setta c'è Adolfo de Jesús Constanzo, un serial killer cubano-americano, leader di culto di una banda soprannominata Narcosatanisti e chiamato dai suoi seguaci "El Padrino". Adolfo promette a coloro che effettuano traffici illeciti di essere in grado di proteggerli dalle forze dell'ordine, in cambio di sacrifici umani e alte somme di denaro. Quella sera Mark fu rapito perché il capo della conventicola necessitava di un uomo bianco e intelligente per i suoi riti magici. Dopo l'irruzione della polizia nel covo, molti adepti riuscirono a scappare, compreso Adolfo e durante le perquisizioni furono ritrovati 74 cadaveri e 110 kg di marijuana. Secondo la confessione di uno dei membri della setta la fine di Mark Kilroy fu violenta e feroce: il "gringo" fu sodomizzato, torturato e decapitato con un machete. Per completare il rito gli fu strappato il cuore dal petto e il cervello bollito e mangiato. Non furono solo gli omicidi in quanto tali a rendere tragica la storia, ma anche la crudeltà con il quale avvenivano: gli adepti catturati testimoniarono di lacerazioni inflitte alle vittime ancora vive, come l'evirazione, raccontarono di dita spezzate e di organi rimossi. A tutto questo seguivano i rituali veri e propri: le parti del corpo estratte venivano cucinate in grandi calderoni, mescolate al sangue e successivamente ingerite. Intere famiglie furono ritrovate smembrate e dilaniate, semiseppellite attorno al ranch e appartenenti soprattutto ai rivali nei traffici illegali. Nemmeno i bambini furono risparmiati: 14 corpi affiorarono nei campi della fattoria, il loro scopo era quello di fare da esche per le vittime designate. Pochi mesi dopo la scoperta della banda, Adolfo venne ritrovato morto accanto al corpo della sua amante: sicuramente un omicidio-suicidio per evitare di essere arrestato e passare la fine dei suoi giorni in carcere. Cripto ........ Adolf Gesù, bel nome!
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Sant'Antonio Abate, in tutt'Italia brillano i fuochi
Brillano in tutt'Italia di fuochi di Sant'Antonio Abate. Il 17 gennaio è una data simbolica fin dalla notte dei tempi. Rappresenta da sempre il passaggio dal vecchio al nuovo. L'avvento del Cristianesimo, poi, ha dato nuovo significato ai giorni e ai riti pagani. In molte regioni d'Italia, ancora oggi si celebrano riti in onore del santo che ha dato vita al monachesimo cristiano. Con il 17 gennaio entra ufficialmente il Carnevale. Il primo abate della cristianità Nato a Qmas in Egitto, nel 251 da un'agiata famiglia di agricoltori cristiani, Antonio si diede alla vita da anacoreta dopo la morte dei genitori quando aveva circa vent'anni. Visse per vent'anni sul monte Pispir, mentre gli ultimi tempi della sua vita li trascorse nel deserto della Tebaide. Divenne subito un punto di riferimento per pellegrini e bisognosi, che da lui furono guariti e liberati dal demonio, e per gli eremiti che lo vollero come loro guida spirituale e insieme a lui formarono una comunità. La prima comunità sotto la guida spirituale di un Abbà. Per questo motivo Antonio è considerato il primo abate e a lui si attribuisce la nascita del monachesimo cristiano. Le cronache riferiscono che sia stato più volte tentato dal demonio incarnatosi in un maiale. Due secoli dopo la sua morte, avvenuta il 17 gennaio del 357, le sue reliquie furono trasportate dal deserto egiziano prima ad Alessandria, poi a Costantinopoli, e da lì arrivarono in Francia dove, nel villaggio di La Motte aux Bois, fu eretta una chiesa in suo onore. Il Prometeo cristiano Le leggende su sant'Antonio Abate ne fanno una sorta di Prometeo della cristianità. I racconti narrano che un giorno l'abate si recò agli inferi con il suo bastone tipico a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Quest'ultimo aveva il compito di distrarre i demoni mentre il monaco accendeva il fuoco con il suo bastone. Uscito dall'Inferno, sant'Antonio avrebbe donato il fuoco agli uomini. Il racconto spiega la simbologia legata al santo abate e tanta iconografia con la quale è rappresentato. Sant'Antonio, infatti, è spesso ritratto con un bastone a forma di Tau e in compagnia di un maialino. Il bastone è il simbolo per eccellenza dell'eremita mentre la forma che riprende l'ultima lettera dell'alfabeto rimanda alla povertà che ha caratterizzato la sua vita. I fuochi di sant'Antonio Abate in Italia Tuttavia, è il fuoco il simbolo principale del santo d'Oriente. Il fuoco, che nei riti pagani rappresentava il passaggio dall'inverno alla primavera, diventa simbolo di purificazione e rinascita. Non a caso, i riti che accompagnano la celebrazione del santo si svolgono intorno ai cosiddetti focarazzi. In molte regioni d'Italia si accendono falò che durano tutta la notte. La tradizione è molto viva nella città di Napoli dove nei focarazzi, chiamati cippi, si gettano anche oggetti vecchi come anche i bigliettini col nome della persona amata perché corrisponda il sentimento. Altra usanza legata al santo è quella di benedire gli animali da stalla, maiali in primis. La benedizione avviene alla fine di una processione di cui fanno parte anche gli animali. Il 17 gennaio è anche il giorno che segna il passaggio dal periodo natalizio al Carnevale. Da oggi via libera a scherzi, e alla preparazione di chiacchiere, bugie o che dir si voglia. In copertina foto di StockSnap da Pixabay Read the full article
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