#riscatto agricolo
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radiofrank · 1 year ago
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Gli agricoltori italiani, come ho raccontato in queste settimane, si sono organizzati da soli e sono scesi in strada con i loro trattori per protestare. Così il movimento apolitico e asindacale, Riscatto Agricolo, è nato in modo semplice e spontaneo durante una cena tra amici in un capannone toscano. Hanno creato un gruppo WhatsApp, pensando di raccogliere le adesioni dei coltivatori locali, e invece sono arrivati colleghi da tutta Italia. Questo weekend nei presidi offrono prodotti e degustazioni, anche per scusarsi dei disagi creati negli ultimi giorni. Ho cercato di conoscerli meglio:
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Riscatto agricolo, 'martedì un corteo con 300 trattori a Roma'
“Martedì mattina i nostri trattori sfileranno ancora a Roma”. A dirlo Salvatore Fais, uno dei fondatori di Riscatto agricolo. “Al corteo intendiamo far partecipare circa 300 mezzi – aggiunge Fais – e partiranno dal presidio di via Nomentana. Lunedì definiremo il percorso con la Questura. Difendiamo il prodotto italiano è lo slogan della mobilitazione di martedì”.     Riproduzione riservata ©…
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agrpress-blog · 1 year ago
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Sembra che la manifestazione dei trattori, prevista per giovedì prossimo, al Circo Massimo sia confermata. Anche la premier Giorgia Meloni ha compreso le ragioni di questa mobilitazione, perché «l’ambiente non si salva certo contro gli agricoltori», né con «le follie» imposte dalla transizione ecologica. Tuttavia, il Governo è riuscito modificare l’emendamento al Milleproroghe sull’Irpef, che esenta i redditi fino a 10mila euro e riduce del 50% l’importo da pagare per quelli compresi tra i 10mila e i 15mila euro, anche se riguarda solo gli imprenditori agricoli professionali e i coltivatori diretti in forma individuale o in società semplice. Il Riscatto Agricolo si è detto soddisfatto anche per il «riconoscimento istituzionale» ricevuto: i rappresentanti del movimento hanno annunciato l’imminente costituzione «di un sistema organizzato di rappresentanza nazionale», intenzionati a sostenere il Governo su tutte «le azioni finalizzate alla difesa del Made in Italy in Italia e in Europa». Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha assicurato, oltre alle modifiche sull’Irpef, anche interventi sulle vendite, dichiarando che «in presenza di acquisti inferiori al prezzo medio di produzione pubblicato da Ismea», scatteranno «verifiche automatiche». Per quanto riguarda la concorrenza di Paesi terzi, invece, si sta lavorando per far passare la proposta del ministro francese, Marc Fesneau, sul principio di reciprocità «per evitare – ha spiegato il ministro Lollobrigida – che nella nostra Nazione arrivino merci provenienti da Stati che non rispettano le stesse regole imposte ai nostri agricoltori». Poi ci sono «il sostegno al reddito dei più deboli e l’abbattimento dei costi di produzione», che «restano la stella polare dell’esecutivo». Queste decisioni, però, non fermano la mobilitazione degli agricoltori. Infatti, il movimento Riscatto Agricolo ha precisato che, almeno finché non sarà tutto nero su bianco, «anche se a Roma stanno pensando di tornare nei luoghi di origine – ha spiegato Davide Pedrotti, referente del collettivo per il bresciano –, una ventina di presidi rimarranno operativi, in Lombardia, in Friuli Venezia Giulia, Campania, Puglia e in Sardegna». L’obiettivo è arrivare al 26 febbraio «quando ci sarà la riunione straordinaria della Commissione Ue a Bruxelles e si vedrà se le modifiche alla Pac annunciate saranno realizzate». Se da un lato Riscatto agricolo è soddisfatto, dall’altro lato il leader Danilo Calvani, conferma il raduno di giovedì prossimo al Circo Massimo con l’arrivo di altri mezzi, in aggiunta alle centinaia di trattori che continuano a sostare alle porte della Capitale. Inoltre, al termine del vertice convocato ieri da Matteo Salvini, la Lega ha chiesto di approvare la sua proposta sul controllo dei prezzi e sui costi di produzione, confermando la «netta contrarietà» ai negoziati dell’Europa con i Paesi del Mercosur. Negoziati che Antonio Tajani, leader di Fi e ministro degli Esteri, difende in nome del «libero scambio», rimanendo comunque aperto a miglioramenti ulteriori, ma solo «con proposte che non siano demagogiche e che possano permettere di risolvere i problemi». Nel frattempo, le opposizioni continuano ad attaccare con la denuncia, da parte del Pd, delle lotte intestine nella maggioranza: «I ministri vanno in ordine sparso – hanno detto i capigruppo in commissione Agricoltura Simona Bonafè e Ubaldo Pagano -. Stiamo assistendo a uno spettacolo indecoroso». «Il Governo ha creato il problema con gli agricoltori aumentando loro le tasse – ha invece commentato il leader di Alleanza Verdi-Si, Angelo Bonelli – e oggi, per distogliere l'attenzione dalle proprie responsabilità, attacca la transizione verde mentre la crisi climatica produce danni ingenti e nel 2022, la siccità ha causato 6 miliardi di euro di danni all'agricoltura».
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isacopraxolu · 1 year ago
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Riscatto agricolo: “Siamo stati convocati dal Ministero dell’Agricoltura” #tfnews #12febbraio
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Sanremo 2024, Geolier vince serata cover davanti ad Angelina Mango
(Adnkronos) - La quarta serata del festival di Sanremo 2024 dedicata alle cover e ai duetti regala emozioni, commozione e contestazione finale. Geolier vince il Premio della serata cover e all'Ariston partono i fischi. Il rapper napoletano è al primo posto con il medley 'Strade' eseguito insieme a Guè, Luchè e Gigi D'Alessio. Al secondo posto della Top 5 della quarta serata Angelina Mango che ha omaggiato il padre Pino con 'La Rondine', al terzo posto Annalisa con La Rappresentante di Lista e il coro Artemia sulle note di 'Sweet Dreams', al quarto Ghali con Ratchopper nel medley 'Italiano Vero', al quinto Alfa con Roberto Vecchioni nel brano 'Sogna ragazzo sogna'. Quarta serata di Sanremo 2024: i fischi del pubblico All'annuncio del vincitore da parte di Amadeus, la platea ha espresso fischiando il suo dissenso. "Il pubblico in sala non è d'accordo con quello delle giurie votanti, a volte capita che non coincidano", ha detto Amadeus. La serata ha visto tutti e trenta i cantanti in gara esibirsi nelle cover con altri artisti. Ovazione e 'Gianna! Gianna!' per Gianna Nannini, tornata al festival per accompagnare nel duetto Rose Villain. L'Ariston si infiamma con Umberto Tozzi e i suoi successi nel medley con i The Kolors. Standing ovation dopo le esibizioni di Alfa e Roberto Vecchioni, Irama e Riccardo Cocciante e Santi Francesi in duetto con Skin che incanta con la sua voce straordinaria. Commuove l'omaggio di Angelina Mango al papà Pino sulle note di 'La Rondine', accompagnata dal quartetto d'archi dell'Orchestra di Roma. E' ancora standing ovation al grido di 'Pino-Pino' mentre Angelina e lo stesso Amadeus prendono tempo perché entrambi con gli occhi bagnati di lacrime.   Al festival, dopo l'esibizione, arriva un nuovo appello di Dargen D'Amico per il 'cessate il fuoco' dopo quello della prima serata. L'appello di BigMama è "per tutte le donne: non abbiate paura. Fate sentire la vostra voce. Quando serve denunciate". Co-conduttrice della serata Lorella Cuccarini: la showgirl, che ha chiesto di non iniziare scendendo le scale, entra all'Ariston dall'ingresso sulle note dei suoi più grandi successi e il pubblico si scalda e balla. Poi il colpo di teatro: Fiorello, già protagonista di un'incursione sul palco a inizio serata, entra in scena imitando il ballerino Manuel Franjo, e balla un'improbabile 'Sugar Sugar' con Cuccarini. "La prima cosa che voglio dire è che non firmo la liberatoria", ironizza Fiore, "non per il ballo, ma per 'los cabellos'", dice riferendosi alla surreale parrucca. All'Ariston ci sono il pilota di MotoGp Pecco Bagnaia, Margherita Buy ed Elena Sofia Ricci e la pattinatrice Carolina Kostner. Sul palco galleggiante Gigi D'Agostino e da quello in piazza Colombo Arisa. Tornano i Jalisse, che si esibiscono con 'Fiumi di parole', brano con cui vinsero 27 anni fa. Dirigono l'orchestra Leonardo De Amicis e Beppe Vessicchio che, per l'occasione, torna anche lui al festival. Gli agricoltori ed il comunicato letto da Amadeus A Sanremo arriva la protesta dei trattori. Dal palco Amadeus legge una sintesi del documento del collettivo 'Riscatto Agricolo' consegnato al festival. "Chiediamo una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori agricoli e per i consumatori", è scritto in uno dei passaggi del documento. "Noi agricoltori - legge ancora il direttore artistico - non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione".  [email protected] (Web Info) Immagini fornite da Adnkronos Read the full article
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roma-sera-giornale · 1 year ago
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Trattori , la marcia del "Riscatto agricolo" e "dei agricoltori traditi"
De Ficchy Giovanni Verso Roma divisi e scalpitanti, sentono che il risultato è vicino, tutte le forze politiche cavalcano la loro protesta, sia maggioranza che opposizione Alla manifestazione di domani, parteciperanno circa 1500 persone, con dieci simbolici trattori, questo l’accordo trovato con la questura, dai leader del movimento dei trattori. Adesso però il rischio di infiltrazioni, e…
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chez-mimich · 4 years ago
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JAMES BRANDON LEWIS: “JESUP WAGON”
Chi è George Washington Carver? Un agronomo. Certo i jazzisti sono bizzarri e il loro Olimpo di eroi (o anti-eroi) a cui fare riferimento e da cui trarre ispirazioni e suggestioni, è spesso molto diverso da quello di altri musicisti. Carver, nato a Diamond nel Missouri, discendeva da una famiglia di schiavi e la sua professione di agronomo lo portò a diventare un educatore nel campo dell’agronomia, il che permise a centinaia di schiavi di ricevere un’adeguata preparazione ed un conseguente riscatto sociale, proprio grazie agli insegnamenti ricevuti da George Washington Carver. La sua era una “scuola itinerante” per così dire, si trattava infatti del suo carro agricolo, il “Jesup Wagon”, riprodotto nella magnifica copertina di questo altrettanto magnifico disco del grande sassofonista James Brandon Lewis e del suo “Red Lily Quintet”, uscito lo scorso 7 maggio per l’etichetta “Tao Forms”. Il “Red Lily Quintet”, messo insieme per questa occasione, è composto da James Brandon Lewis al sax tenore, Kirk Knuffke alla cornetta, William Parker al basso e gimbri, Chris Hoffman al violoncello e Chad Taylor alla batteria e mbira. Se la missione di George Washington Carver fu educativa e pratica, quella di James Brandon Taylor è musicale ed ideale e forse oggi c’è più bisogno di quest’ultima che della prima. Parte lento, con l’andatura di chi vuole andare lontano, il carro di Brandon; “Jesup Wagon”inizia con un solenne e malinconico solo di sax ed è proprio un “solo”, fino a quando la batteria “melodica” di Chad Taylor, come la definisce lo stesso Brandon, non introduce il resto della band e la porta al traino, per un ideale prateria musicale fatta di bordate di groove , magistralmente mescolate con qualche scorribanda free, ma senza mai perdere il senso della narrazione musicale. E di strada da fare ce n’è molta a cominciare dal brano successivo “Lowlands of Sorrow”, praterie di dolore appunto, quelle percorse dal carro di Carver e meravigliosamente raccontate, oltre che dal sax di Brandon, dalla cornetta di Kirk Knuffke. Anche “Arachis” ci parla di fatica, con un iniziale ritmo lento, quasi da marcia funebre, che si trasforma ben presto in un energetico ritmo da lavoro, con il sax di Brandon sempre affiancato dalla cornetta di Knuffke che sembra proprio diventare uno strumento di lavoro. Il precedente brano fitto e “dialogico” ci trasporta verso l’interlocutorio “Fallen Flowers”, fatto anche di piccoli rumori agresti e di sussurri melodici che sembrano nascere sotto l’implacabile sole del Sud. Come gli esperimenti e la trasmissione del sapere di Carver, “Experiment Station” si muove su di un piano dialettico e musicale molto denso ed intricato, facendo perno sempre sul confronto-scambio tra sax e cornetta ,con un supporto articolato e multiforme della batteria e con il costante oscuro, ma indispensabile lavoro del contrabbasso di William Parker, in bella evidenza nel finale del brano. Chiude l’album “Chemurgy” che in inglese, ma anche in italiano, sta ad indicare le sperimentazioni chimiche per lo sfruttamento del suolo. Anche qui l’alchimia di suoni (e qualche voce lontana), è poeticamente evocativa di quelle esperienze scientifiche ed umane che George Washington Carver portò nelle campagne dell’assolato Sud statunitense. Oltre all’ascolto, non basta pensare alla vitalità del jazz di Chicago e alla sofisticatezza di quello newyorkese per comprendere a fondo questo grande lavoro, ma occorre anche tenere ferma nella mente la condizione degli schiavi del Sud e l’operazione scientifico-umanitaria di George Washington Carver, un jazz programmatico che Duke Ellington avrebbe chiamato “poesie tonali”. Un tributo, musicale e poetico necessario per George Washington Carver, in questi tempi di nuovi schiavi e di nuovi schiavisti. Come ebbe a scrivere lo stesso Carver: “Se un uomo vuole tenerne un altro in un fosso, e vuol essere sicuro che ci stia, finisce che deve stare anche lui nel fosso come l'altro; quale vantaggio può trarne dal restare nel fosso anche lui?”
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purpleavenuecupcake · 5 years ago
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Ex latitante albanese estradato in Italia. Eludeva la giustizia italiana da oltre 20 anni
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Estradato ex latitante albanese, membro di un’organizzazione di caporalato, sfuggito alla giustizia italiana per oltre 20 anni È rientrato stamattina in Italia, scortato da personale dello SCIP - Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, guidata dal Prefetto Vittorio Rizzi, il 47enne albanese VRAPI Luan, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP di Foggia il 24.11.1999 per omicidio volontario e lesioni personali aggravate. L’ex latitante, rintracciato grazie alla frequente e consolidata collaborazione tra la polizia albanese e l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza italiano operativo a Tirana, e grazie al lavoro della Divisione Interpol dello SCIP, è un personaggio noto alle cronache italiane, poiché è accusato, in concorso con altri, dell’omicidio del giovane bracciante di 22 anni, Hyso Telharaj, avvenuto nel settembre 1999 nelle campagne di Foggia. Il nome di Hyso è diventato un simbolo della ribellione contro l’odiosa piaga del caporalato, ma anche di riscatto e rinascita, ricordato spesso dall’Associazione Libera che per il ventennale della morte, a settembre 2019, ha promosso tre giorni di memoria e impegno dal titolo “Il dolce sorriso di Hyso Telharaj” . Era venuto in Italia per cercare lavoro e l’aveva trovato come bracciante agricolo per la raccolta dei frutti della terra della Capitanata. #Caporalato #HysoTelharaj #VRAPILuan Read the full article
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radiofrank · 1 year ago
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Almeno 3 diverse sigle animano i cortei romani, Riscatto Agricolo è frammentato e le associazioni ambientaliste cercano di farsi sentire. Il mio articolo:
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Protesta Trattori, Riscatto Agricolo lascia il ministero: "Irpef? C'e' in atto un cambiamento"
I tre, capitanati da Fais, tornano al presidio: “Incontro molto positivo”source
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agrpress-blog · 1 year ago
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In seguito a un incontro in prefettura, il rappresentante di 'Riscatto Agricolo', Maurizio Senigagliesi, ha annunciato la revoca della manifestazione dei trattori prevista per oggi, 9 febbraio, a Roma. Il Coordinamento Nazionale Riscatto Agrario ha deciso di limitare la protesta a un presidio simbolico in Piazza San Giovanni, con soli 10 trattori, rinunciando alla marcia programmata sul Grande Raccordo Anulare. I portavoce del Coordinamento hanno comunicato che la scelta di ridurre la manifestazione è stata presa per evitare di compromettere il sostegno della cittadinanza. La decisione è stata influenzata dalle valutazioni emerse durante i presidi e mira a sensibilizzare l'opinione pubblica senza intaccare l'appoggio ricevuto dagli italiani. Si attende un incontro urgente con il Governo e il Ministro dell'Agricoltura per discutere delle richieste degli agricoltori. Il Coordinamento Nazionale Riscatto Agrario ha espresso le richieste degli agricoltori, sottolineando la necessità di affrontare problemi legati alla burocrazia europea, in particolare con il Green Deal. Gli agricoltori chiedono il divieto di importazione di prodotti da Paesi che non rispettano le stesse regole, la protezione contro danni della fauna selvatica e misure contro la diffusione di cibi sintetici. Dal punto di vista economico, si richiede un regime fiscale adeguato, il mantenimento dei costi di produzione e la stabilità del costo del gasolio, oltre all'eliminazione dell'obbligo di non coltivare il 4% dei terreni. Il rappresentante di Riscatto Agricolo, Maurizio Senigagliesi, ha dichiarato l'attesa dell'apertura di un tavolo tecnico costruttivo con il Ministro dell'Agricoltura e la Premier Meloni. La volontà è di risolvere i problemi degli agricoltori attraverso un dialogo costruttivo, mantenendo l'unità e presentando proposte concrete. GUARDA LE FOTO DELLA PROTESTA DEI TRATTORI A ROMA
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tmnotizie · 6 years ago
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ANCONA – Dalla Nigeria martoriata dal terrorismo all’Oscar Green. La favola di Jeffery Eromosele Osoiwanlan continua con l’ambito riconoscimento per i giovani impegnati in agricoltura conferito ogni anno dalla Coldiretti. Jeffery dopo aver vinto la fase regionale nella categoria “Noi per il sociale” è arrivato alla nomination nazionale e questa mattina è stato premiato a Villa d’Este di Cernobbio, sul lago di Como, nel corso del XVII° Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato dalla Coldiretti.
Tanti giovani in un periodo in cui il talento italiano riscopre l’agricoltura dando valore alla tradizione ma senza dimenticare l’innovazione, l’etica e le buone pratiche.
“Siamo orgogliosi di questa vittoria, perché Jeffery e la sua storia raccontano quanto la campagna sia sopratutto una questione di integrazione e di responsabilità sociale – ha detto Maria Letizia Gardoni, delegata nazionale dei Giovani e presidente di Coldiretti Marche che ha anche premiato Jeffery – Che possa essere di esempio per chiunque abbia la volontà di accogliere e di dare possibilità di riscatto”.
Tra i 18 finalisti nazionali, dalle Marche, c’era anche Sandra Quarantini. Biologa molecolare, con la sua Color Off a Belvedere Ostrense, realizza colori naturali e anti allergia da piante tintoree, servendo tessitori, sarti e creativi in un mercato che vede molta richiesta di tessuti privi di coloranti chimici, soprattutto nel nord europa. La Quarantini nei giorni scorsi era stata anche premiata dal Copa, l’associazione delle organizzazioni agricole e cooperative dell’Ue che rappresenta gli interessi di oltre 23 milioni di agricoltori europei: secondo posto, unica tra le italiane presenti tra i finalisti, per l’innovazione in agricoltura.
“Ogni anno le giovani imprese ci stupiscono per quello che riescono a fare e creare – il commento di Alba Alessandri, delegata regionale di Giovani Impresa Coldiretti – Siamo veri imprenditori 4.0: dalle fattorie didattiche che recuperano razze in via di estinzione a chi fa colori naturali, come i nostri due marchigiani, noi raccontiamo una storia, un paesaggio, una distintività di prodotto e un patrimonio di biodiversità. Per essere sempre più competitivi e attrattivi dobbiamo essere necessariamente aiutati nell’accesso al credito e alla terra di modo da poter creare progetti di lungo periodo”.
E quella di Jeffery è proprio una bella storia di riscatto e di integrazione. Dopo aver lasciato il suo Paese natale, il giovane ha incontrato nelle Marche, a Montecarotto, la famiglia Gasparini, molto attiva nel sociale e proprietaria di un vecchio allevamento di cani dismesso. Aiutato dai Gasparini Jeffery ha restaurato lo storico casale ed è diventato imprenditore agricolo aprendo l’azienda Fattoria di Campagna. Oggi alleva centinaia di animali di razze e specie a rischio di estinzione provenienti da tutto il mondo, con laboratori dedicati ai più piccoli ma anche iniziative per gli adulti, dal bird watching alla tartufaia e ai percorsi olfattivi.
Le nomination marchigiane
COLORI NATURALI ANTI ALLERGIE – Sandra Quarantini – Belvedere Ostrense Una start up del colore naturale in risposta ai problemi causati dai coloranti sintetici, all’inquinamento e alle allergie. E’ l’idea di Sandra Quarantini, biologa molecolare che dopo aver approfondito i suoi studi in America e in Turchia è ritornata nelle Marche dove ora coltiva piante tintorie nel rispetto della sostenibilità ambientale, nelle colline di Belvedere Ostrense. Nel suo laboratorio estrae tinture, offre servizio di tintura al naturale, studia ricette di colore su misura e organizza workshop per farle conoscere a tutti. Il colore principale di Sandra è il giallo che ricava dalla coltivazione di Reseda Luteola che in questi terreni rende esattamente il doppio in termine di efficacia del pigmento, rispetto ad altre aree in cui viene coltivata.
Dalla coltivazione all’essiccazione e fino al processo di bollitura e di estrazione del pigmento pensa a tutto Sandra. Ma non per una piccola nicchia di consumatori. Sono molti infatti – riferisce la Coldiretti – ad avvicinarsi al mondo del prodotto di qualità ed ecologico, dai tessitori ai sarti, dai creativi fino a tanti privati che vogliono tingere i corredini dei neonati, oltre a maglie e stole in canapa. Sandra parte dal giallo che di suo consente almeno altre 5 o 6 varianti che arrivano fino al verde ma la gamma di colori delle erbe tintorie vanno dal blu del Guado al rosso della Robbia. Sandra ha un altro sogno nel cassetto: utilizzare la reseda per un prodotto cosmetico, grazie alla sua potente capacità di protezione dai raggi Uva.
SFUGGE A TERRORISTI PER L’ARCA DI NOE’ – Jeffery Eromosele Osoiwanlan – Montecarotto
Questa è la storia di Jeffery, un rifugiato politico molto speciale che sfugge al terrorismo e alla povertà nel suo paese, la Nigeria e crea una vera e propria arca di Noè. Jeffery oggi è uno splendido esempio di integrazione ben riuscita, dopo aver lasciato il suo paese insanguinato dai terroristi di Boko Haram, nel 2015 arriva nelle Marche dove incontra la famiglia Gasparini, molto attiva nel sociale e proprietaria di un vecchio allevamento di cani dismesso. Enrico Gasparini e la moglie Lucia in lui vedono una luce, le sue argomentazioni non sono mai formali e superficiali e decidono di dargli un tetto.
Dal giorno dopo Jeffery è un uragano in piena, il machete per disboscare, il legno per costruire casette, e poi recinzioni, giardini e gli animali. Vuole che quel terreno diventi un’arca di Noè con tutti gli animali della tradizione contadina ma anche nuovi animaletti simpatici per i bambini. Nella Fattoria di Jeffery, infatti, convivono libere e in armonia centinaia di razze e capita di vedersi passare accanto un simpatico asinello vicino a un Emù, sorta di piccolo struzzo, mentre a pochi metri di distanza si muovono cigni e oche, cani e gatti. Ma ci sono tantissime anche la razze di galline che fanno uova colorate, dalla Padovana nera alla Moroseta, così come le anatre che vanno da quelle mute alle mallard, dalle mandarine alle germane, taglie grandi piccole e corritrici indiane. Jeffery vuole realizzare il sogno della famiglia Gasperini e ci riesce con una forza d’animo incredibile.
È un sentimento autentico quello di Jeffery che alimenta ogni sua azione, vuole che attraverso la bellezza del mondo contadino – spiega la Coldiretti – si possa costruire, giorno dopo giorno speranza per tutti e allora piano piano restaura lo storico casale e diventa imprenditore agricolo aprendo la sua azienda dove oggi alleva centinaia di animali di razze e specie a rischio di estinzione provenienti da tutto il mondo, fa continui laboratori dedicati ai più piccoli ma anche attività per i più grandi dal bird watching alla tartufaia ai percorsi olfattivi.
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enricocassi · 7 years ago
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“Valelapena: scatti d’autore per storie di valore” è il titolo della mostra fotografica dedicata a Valelapena, il progetto di agricoltura sociale che nasce dalla collaborazione tra il Ministero della Giustizia, la Casa di Reclusione d’Alba, l’Istituto Enologico d’Alba, il Comune di Alba e Syngenta, azienda dedicata a livello globale all’agricoltura.
Il progetto ha valorizzato negli anni in modo originale la tradizione di eccellenza vitivinicola di Alba e dell’albese grazie alla valenza sociale del lavoro in campo agricolo.
Principale obiettivo del progetto è quello di sottolineare il ruolo dell’agricoltura e della produzione agroalimentare come strumento per il riscatto dei detenuti coinvolti.
Ogni anno, infatti, vengono formati alcuni detenuti nelle attività di cura del vigneto interno al carcere, così come nella produzione del vino Valelapena.
Da questa straordinaria esperienza nel 2014 è nato un libro fotografico, curato dal giornalista Luigi Dall’Olio e dal fotoreporter Armando Rotoletti.
In occasione del prossimo appuntamento con Vinum saranno esposti degli rappresentativi scatti, attraverso una mostra fotografica che permetterà ai visitatori di riflettere sul ruolo fondamentale dell’agricoltura come occasione di riscatto umano, psicologico e sociale.
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livingwomen · 7 years ago
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Testo Masha Mottes, foto Lucia Semprebon
Incontriamo per la prima volta Agitu Ideo Gudeta in una domenica piovosa di febbraio.
Il periodo coincide con quello dei parti delle “sue capre” che per lei non rappresentano solamente una fonte di sostentamento, ma il fulcro della sua vita e della sua storia, da sempre.
L’incontro quindi è necessariamente breve, ma intenso quanto basta per capire quanto amore, entusiasmo e passione animano questa donna, che ci accoglie con il calore e un sorriso che illumina lei e tutto ciò che la circonda.
Già dalle prime parole che ci scambiamo percepiamo positività, determinazione e tanto, tanto coraggio.
Di lì a poco Agitu ci deve lasciare perché è arrivato il momento del parto e letteralmente lei corre dalle sue capre.
Entusiasta come una madre (e un padre) la sera ci manda una foto di due gemelline.
*** *** ***
L’Azienda di Agitu, “La capra felice” (e direi che nome non fu più indovinato vista la vita che conducono questi animali), realizza prodotti biologici, vende a chilometro zero e non effettua dunque spedizioni per quanto riguarda gli alimenti. Agi ci spiega che questo non sempre viene capito dalle persone a causa anche della mala abitudine, che ormai ci ha inculcato il sistema, di trovare qualsiasi prodotto ad ogni distanza ed a ogni stagione; ma per lei questi valori fanno parte della sua filosofia di vita e di conseguenza di quella della sua azienda.
Ha dato un nome a tutte le sue 130 caprette, le quali rispettano un ciclo di produzione naturale, ovvero ad ottobre smettono di lattare e vanno in asciutta. Quando poi non sono più in grado di farlo a causa dell’età, vengono regalate come animali da compagnia anziché venire mandate al macello.
“Il consumatore è abituato a reperire le merci tutto l’anno sui banconi degli ipermercati e questo non rispetta i ritmi della natura. Per avere sempre i prodotti occorre intervenire sugli animali con gli ormoni e in questo modo una capra a 3 anni può essere già arrivata alla fine della sua vita produttiva.”
Le capre sono animali poliesteri: al cambio della luce scattano gli ormoni e, quindi, Agi introduce il maschio per la riproduzione. Naturalmente questo vuole dire sospendere la produzione di latte, yogurt e formaggi che riprende in primavera.
Per chi vuole vendere tutto l’anno è possibile “imbrogliare” il corso della natura, mettendo gli animali al buio e intervenire sul ciclo usando una spugna con degli ormoni.
“Le capre sono animali intelligenti, si riesce ad interagire con loro, le distinguo per nome e conosco il loro carattere. Quando andiamo al pascolo cerco di lasciarle libere, si muovono perpendicolari evitando la salita e sembra incredibile ma quando sono le 17.00 una di loro si gira, trova la strada e andiamo a casa. Le tiene a bada il mio cane: …. non uso le campanelle, sono troppo sensibili al suono, pensate voi di dovervi muovere con un campanello nelle orecchie tutto il giorno …“
Agitu inizia il suo progetto in Trentino in Val di Gresta, lavorando in un bar mezza giornata e passando l’altra mezza a gestire, da sola, 15 capre: giornate piene che prevedono la mungitura alle 4 del mattino e alla sera.
Ci dice:
“Il Trentino mi piace, sono una montanara. Adis Abeba e’ a 2338 mt dal mare, qui ho trovato la mia seconda casa, quando vedo queste montagne mi si apre il cuore”
(e a sentirla parlare così il cuore si apre anche a noi).
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Ad inizio giugno torniamo da lei e nel frattempo nella sua vita e nella sua azienda sono successe molte cose.
E’ stata raggiunta dalla stampa (interviste su La Stampa e Internazionale) e tv. Pif la riprende mentre svolge la sua attività e finisce su Raitre nella trasmissione “Caro Marziano”.
Agitu nel suo sito ha tutta la rassegna stampa di questi anni, dedicati a far crescere il suo sogno. Ci spiega che la puntata della trasmissione “Mela Verde” del 2015 che si è occupata della sua azienda viene riproposta tutte le estati e ogni volta registra il massimo degli ascolti.
Prosegue a raccontare che è stata ospite di Emma Bonino. A Roma è intervenuta nell’ambito dell’incontro dal titolo “Donne anche noi. Storie di fuga e riscatto” per celebrare l’8 marzo dando spazio alle storie di chi ha lottato per affermarsi nel nostro Paese e chi ancora lotta.
Cominciamo da qui: Agitu ci racconta di questa esperienza, del treno preso in giornata per Roma. Al suo arrivo la attendono una marea di giornalisti, il ministro degli Esteri, insomma, non proprio ciò che aveva immaginato.
Tant’è che ci confessa: “per un attimo ho pensato: oh oh qualcosa mi sfugge adesso scappo” e ci travolge con la sua risata. Prosegue:
“Preso coraggio mi sono resa conto dell’opportunità: la conferenza era in diretta ed io ho approfittato per portare fuori la mia Africa, il tema del land grabbing (letteralmente: «accaparramento della terra» – accaparramento delle terre da parte delle multinazionali a scapito dei contadini locali) che mi ha portato lontano dalla mia casa, l’Etiopia, a causa della mia presa di posizione contro questa situazione. In Africa ho lavorato a diversi progetti con i pastori nomadi nell’ottica di creare un’agricoltura sostenibile di auto sostentamento.”
“Sono stata un’attivista nel mio Paese, cominciando le prime manifestazioni nel 2005; in 5 anni di lotta, all’interno di un gruppo formato da 27 persone, abbiamo creato una bella rete. Ma negli anni portare avanti una politica che contrasta il Governo si è fatto sempre più duro. Nel 2010 mi sono dovuta allontanare dal mio Paese; delle persone che formavano il nostro gruppo siamo sopravvissuti in 3: io e due giornalisti australiani.”
Ci racconta come l’uso scriteriato di pesticidi e insetticidi da parte delle multinazionali abbia moltiplicato i casi tumorali, di malformazioni e aborti in un Paese come l’Etiopia, dove non esiste nessun genere di assistenza sanitaria.
Il governo dell’Etiopia nasconde situazioni assurde da anni: i profughi tenuti prigionieri in Somalia e Sud Sudan, le proteste a fuoco contro manifestazioni disarmate di civili universitari e agricoltori, le torture, l’oscurazione della rete internet.
Agitu ha lo status di rifugiata nel nostro Paese dovuto alla persecuzione del Governo nei suoi confronti.
“La mia, come quella di molte altre persone nella mia posizione, non è una storia di fuga desiderata e nel mio intervento durante la premiazione, approfittando della diretta, ho sollevato il punto per cui la collaborazione del governo italiano (ma non solo) con quello Etiope siano causa alla base della migrazione.
Ho parlato a ruota libera cercando di rendere il quadro il più ampio possibile, perché è guardando in questo modo le cose che possiamo interpretare la realtà di questi flussi migratori, non certo attenendoci al populismo che spesso ritroviamo nei canali che dovrebbero occuparsi di informazione“.
Il cosiddetto land grabbing è in sostanza un modo economico e remunerativo di accedere a nuove risorse naturali e di produrre cibo per alcuni Stati poveri di terre coltivabili, quali l’Arabia Saudita, o quelli densamente popolati come il Giappone o la Cina, che da tempo hanno cominciato a comprare ed affittare terreni all’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale di cibo.
Tutto questo ha conseguenze pesantissime, soprattutto in Paesi come l’Africa, dove i governi consentono che gli abitanti delle terre cedute o spesso espropriate vengano costretti ad andarsene, se necessario con la forza. Lasciano abitazioni, campi e pascoli oppure vengono reinsediati in zone periferiche, prive di servizi e con infrastrutture inadatte alla vita civile. Possono considerarsi fortunati quindi gli africani che vengono assunti come braccianti e operai dalle imprese straniere, quando queste non favoriscono manodopera proveniente dal loro paese piuttosto che quella locale.
Si crea un circolo vizioso per cui non solo i Governi Africani non investono nel proprio Paese creando infrastrutture e indotto, ma collaborano alla distruzione dell’ autosostentamento di gran parte ei lori cittadini e della società stessa.
L’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch e il Movimento di solidarietà per una nuova Etiopia sostengono, ad esempio, che tra il 2008 e il 2011 il governo di Addis Abeba ha affittato per periodi di 20, 30 o 99 anni già 3,5 milioni di ettari di foreste.
Un tema molto complesso, che non riguarda soltanto il fatto di destinare vaste estensioni di terra coltivabile a raccolti per l’esportazione, invece che a generi alimentari necessari e al mercato interno, ma implica anche che non ci siano ricavi convenienti utilizzati sul territorio.
Inoltre questa politica in Africa, un Paese colpito da scarsità stagionale e in certi casi permanente di generi alimentari di base, contribuisce a far lievitare i prezzi dei prodotti, avendo ripercussioni pesantissime sulle carestie che colpiscono gli abitanti.
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Questo è il contesto che ha portato Agitu nuovamente qui in Italia. “Nuovamente” perché lei aveva già frequentato l’Università qui: prima a Roma, a 18 anni con una borsa di Studio, e poi in Trentino, dove ha deciso di tornare quando ha dovuto lasciare il suo Paese.
Il lavoro che Agi sta svolgendo qui in Trentino ha a che vedere con competenze sue e dei suoi avi (famiglia di pastori nomadi). Il suo lavoro di recupero e utilizzo di terreni abbandonati è in sostanza l’esatto contrario rispetto a ciò che combatteva in Africa, ovvero la privazione del diritto di lavorare la terra da parte dello Stato nei confronti dei cittadini.
Come percepisci la diffidenza nei confronti del diverso e come e’ stato il tuo impatto di donna nel mondo agricolo locale?
“Devi tirare fuori unghie denti per guadagnare il rispetto. Una volta che hai dimostrato di essere una persona veramente tosta, insieme al rispetto arriva anche il riconoscimento del tuo lavoro.”
Come hai costruito le tue competenze rispetto alla produzione dei formaggi?
“Le ho potute ampliare e rafforzare anche attraverso la rete dei Woofer (solitamente produttori certificati biologici). Avevo interesse verso la produzione di formaggi francesi e sono stata in Francia. Attraverso questo canale la collaborazione si attua in forma di scambio di lavoro, ma anche di insegnamento e di competenze. oltre a divulgare e condividere la quotidianità del lavoro in fattoria.”
Anche Agitu appartiene a questa rete e nel suo sito si trovano le informazioni in proposito.
L’apertura della sua azienda si concretizza anche attraverso alcuni progetti di stage con l’Istituto Agrario di San Michele che le permettono di accogliere in azienda gli studenti. Parliamo della dispersione scolastica e a questo proposito ci dice che ragazzi in apparenza poco dotati secondo gli standard della didattica, dopo due settimane non solo conoscono i nomi delle capre, ma anche le parentele.
Ci sono giornate aperte al pubblico in cui e’ possibile andare al pascolo con le sue capre e con Buba Car, un ragazzo del Gambia rifugiato in Trentino, che una volta terminato il suo percorso è stato scelto e introdotto in azienda da Agitu e da qualche mese lavora con lei.
Vengono anche organizzate giornate in cui i bambini arrivano in visita per fare il formaggio.
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Agi è un vulcano di idee e mette a disposizione le sue competenze e la sua esperienza in altri progetti dedicati ai rifugiati: è stata invitata a Riace, dove ha potuto avere uno scambio con il Sindaco su quella che potrebbe essere un’idea aziendale da sviluppare lì.
Potete trovare i prodotti di Agitu ai mercati agricoli di Trento, Rovereto, Pergine, Bolzano, alla Biocesta del Gusto e nei Gruppi di acquisto solidale.
Chiudiamo l’intervista ad ottobre e ci sono ancora novità: Agitu ha appena realizzato una linea di creme a base di latte di capra non pastorizzato un procedimento in cui sta facendo da pioniera e che sviluppa una sorta di acido ialuronico naturale.
Sarà presente ai mercatini di Natale di Levico Terme con questa linea e lo street food, una novità introdotta recentemente, un��occasione per assaggiare la sua tosella e lo yogurt di capra.
Ci congediamo con un ultimo incontro, in un pomeriggio di ottobre passato al pascolo con le capre felici: un’esperienza di affetto e tenerezza con questi animali, e incredibilmente rilassante. Grazie Agitu!
Alcuni diritti riservati
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italreport · 8 years ago
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Acate. “Crisi del comparto agricolo. Analisi e iniziative”. Convegno al Castello Biscari. Comunicato del sindaco Raffo.
Redazione Due, Acate (Rg), 30 giugno 2017.- Il Comune di Acate e i Movimenti “Riscatto” e “Altra Agricoltura” hanno organizzato, sabato 1° luglio 2017, alle ore 10,00 presso la Sala Conferenze del Castello dei Principi di Biscari, un incontro sul tema: “Crisi del comparto agricolo. Analisi e Iniziative”. All’incontro sono stati invitati i Sindaci di:…
Acate. “Crisi del comparto agricolo. Analisi e iniziative”. Convegno al Castello Biscari. Comunicato del sindaco Raffo. was originally published on ITALREPORT
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paoloxl · 8 years ago
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Torino è tra le città d’Italia che conta il maggior numero di sfratti per morosità incolpevole. La crisi morde, il lavoro manca e ben spesso i soldi per l’affitto, se si vuole continuare a mangiare, semplicemente non ci sono. Da anni diversi collettivi si organizzano per opporsi ai tanti costruttori immobiliari e palazzinari che pretendono di sbattere in mezzo a una strada persone e famiglie in difficoltà economica che non riescono più a pagare l’affitto. Una resistenza popolare in cui s’incrociano spesso italiani e immigrati, fianco a fianco, per difendere un diritto fondamentale: il diritto alla casa. Che ci sia qualcuno che, invece di lamentarsi, si organizza per resistere contro i soprusi che subiamo ogni giorno non può certo andar giù a chi ci governa, che si tratti di un politico o di un magistrato. Per questo negli ultimi tempi è stata scatenata una vera e propria battaglia contro chi difende gli inquilini in difficoltà, una vera e propria crociata infame e vigliacca portata avanti a colpi di arresti, botte e multe stratosferiche. Stamattina un’ennesima operazione di polizia ha colpito quelli che generosamente si mettono in prima linea nel fare ciò che è giusto, anche se la legalità sta dalla parte di chi ha tante case e pretende che altri non abbiano nessuna. All’alba la polizia politica DIGOS ha fatto irruzione nelle case di otto compagni per notificare altrettante misure cautelari: cinque obblighi di firma, due arresti domiciliari e un arresto in carcere. Al centro dell’indagine, per cui la procura ha chiesto e ottenuto le misure restrittive prima di ogni grado di giudizio, c’è la resistenza allo sfratto di una famiglia residente in corso Regina 51, quella di Said, di Kadija e dei loro tre figli. La storia di Said è fin troppo banale di questi tempi, ha pagato regolarmente l’affitto per più di 10 anni ma nel 2014 ha perso il lavoro e non è più riuscito, come tanti, ad arrivare a fine mese. Il 14 ottobre esce a fare la spesa dopo aver accompagnato i figli a scuola ma, mentre è via, una squadraccia inviata dal noto palazzinaro torinese Giorgio Molino – anche conosciuto come il ras delle soffitte, proprietario di più di 1850 appartamenti in Torino e provincia, di 200 ettari di terreno agricolo, palazzi, negozi e perfino di una caserma – entra nel suo appartamento, distrugge i sanitari e cambia la serratura. Un gesto dei più vigliacchi, che ha messo per strada una famiglia con tre bambini, tra l’altro senza che il Comune o le autorità proponessero nessuna reale soluzione abitativa e in barba anche alle stesse procedure di sfratto che prevedono la presenza dell’ufficiale giudiziario: la legalità è la legge del più forte. Chi ha portato avanti questa ennesima prepotenza non aveva però fatto i conti con la solidarietà del quartiere. Rapidamente si è formato un presidio che si è via via ingrossato nel corso della giornata. I solidali hanno quindi bloccato i furgoni che stavano portando via alla bene e meglio i mobili della famiglia di Said e hanno cominciato a riportarli nell’appartamento per ricostruirlo sotto gli occhi sbigottiti della polizia. Sempre schierate dalla parte del più forte, le forze dell’ordine hanno deciso di caricare pesantemente il presidio per liberare l’entrata dell’alloggio. Ne sono seguiti duri scontri con i presenti, con barricate e cassonetti rovesciati per fermare l’avanzate dei poliziotti (QUI una cronaca della giornata). Una bella giornata di resistenza e di riscatto, continuata nei giorni seguenti con una mobilitazione fin dentro al consiglio comunale per pretendere che la giunta 5 stelle si schieri effettivamente dalla parte dei “cittadini” e non dei poteri forti che governano la città come promesso in campagna elettorale senza che a oggi si veda il benché minimo segno di discontinuità con l’odiata amministrazione Fassino. Oggi è arrivata la vendetta piccola e meschina dei burocrati delle procura, solerte braccio armato degli interessi che contano in città, coadiuvati da una polizia sempre attenta a non mordere la mano del padrone. Giusto non vuol dire legale, noi stiamo con chi resiste e si organizza, le soluzioni ai nostri problemi non arriveranno da nessun politico ma dal mettersi in gioco tutti in prima persona. Un’abbraccio a chi lo ha fatto quel 14 ottobre dimostrando una volta di più che resistere è possibile e che farlo tocca a noi. TROPPE CASE SENZA GENTE, TROPPA GENTE SENZA CASA, TUTTI LIBERI!
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