#ripiano
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Preparing to ship the Abstra wall shelves with a playful pattern on the surface ⬛
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“A mi me encantaría empezar una relación desde cero sin la sombra de lo que ha pasado, sin que tengas miedo de que yo te pueda lastimar de esa forma y quiero que tú puedas compartirme todo sobre ti sin barreras.”
Libro: La consejera
User de Wattpad: LeilaRipiano
#la consejera#Leila Ripiano#booklr#books#books & libraries#reading#writing#wattpad#wattpad español#wattpad frases#bookish#bookstagram
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Organizzo per l'ennesima volta la libreria in camera, sposto una fetta di libri su una mensola, viene fuori pure dello spazio per nuovi libri, rimetto apposto tutti i vari soprammobili. Mi giro convinta sia tutto in ordine, mi godo il momento di "ora mi piace".
Mi giro.
La foto incorniciata che fino a settimana scorsa stava su un ripiano, salvo perdere il suo posto per riorganizzazione funko pop, ed era finita su una mensola, ora è senza posto, non sta bene da nessuna parte e io sto per reagire come Marissa Cooper a bordo piscina.
#'viene fuori dello spazio' = io che porto via una fetta di libri e poi sostengo ci sia nuovo spazio#tutto sul ripiano fantasy perché nei ripiani misti siamo a 'ora si impila'#però la mensola poe-gotico-vampiri è venuta così bene#givemeanorigami
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Il bambino chiese alla bambina di dire nel barattolo: "Ti amo", senza dare spiegazioni.
E lei non gliene chiese, gli rispose: "Ti amo".
Il bambino coprì il suo barattolo con un coperchio e colloc�� l'amore della bambina per lui su un ripiano del proprio armadio.
Ovviamente, non poté mai aprire il barattolo, perché altrimenti avrebbe perso il contenuto.
Gli bastava sapere che era lì.
Jonathan Safran Foer - "Molto forte, incredibilmente vicino"
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Mi hanno detto che questo dolore me lo porterò dietro e dentro per sempre, fino al mio ultimo respiro. E allora io lo accolgo questo dolore, lo faccio accomodare, gli servo piatti caldi per quando fuori è freddo e piatti freddi per quando fuori si soffoca, un po' come soffoco io a tenermi in casa questo ospite indesiderato. Però lo tratto bene, gli do vestiti puliti e stirati, gli tengo gli asciugamani più morbidi in uno scaffale in alto cosicché possa usarli solo lui. Lo ascolto, mi parla, gli parlo. Lo vedo crescere, diplomarsi, prendere la patente e comprare la sua prima auto, lo vedo frequentare l'università, laurearsi, trovare il primo lavoro soddisfacente. Festeggio i suoi successi, sostengo i suoi fallimenti affinché non si senta mai solo. Lo vedo restare sempre lo stesso, mentre tutto intorno a noi cambia e muta nel più veloce dei modi, dei tempi. E passano i minuti, le ore, i giorni fermi nel vuoto ed ancora i mesi e gli anni, e lui sarà sempre lì. Ha il suo posto a tavola, lo spazzolino accanto al mio, la spazzola sul mio stesso ripiano e i suoi biscotti preferiti per la colazione. Mi hanno detto che questo dolore me lo porterò dietro e dentro per sempre, fino all'ultimo respiro. E so, che lui sarà come un sorvegliante sulla mia vita, che ad ogni sasso, ad ogni inciampo, ad ogni buca e ad ogni vittoria si assicurerà di rendere più forte un'assenza che è più presente che mai. E fino all'ultimo respiro, io desidererò che tu possa darmi anche solo un ultimo abbraccio.
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"Il bambino chiese alla bambina di dire nel barattolo: "Ti amo", senza dare spiegazioni.
E lei non gliene chiese, gli rispose: "Ti amo".
Il bambino coprì il suo barattolo con un coperchio e collocò l'amore della bambina per lui su un ripiano del proprio armadio.
Ovviamente, non poté mai aprire il barattolo, perché altrimenti avrebbe perso il contenuto.
Gli bastava sapere che era lì."
Jonathan Safran Foer - Molto forte, incredibilmente vicino
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Sono allo stremo, non so più dove trovare le forze. Ho dormito su una poltrona per l'incommensurabile tempo di due ore, per svegliarmi e sbattere la testa all'alzarmi contro il ripiano dei piatti. Mi sono messa a piangere come una bambina, sola nel buio della notte.
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la bottiglia
quella sera avevo tante cose da fare e restai in bottega fino a tardi.
nonostante l'estate allungasse le giornate, fuori iniziava già a imbrunire. capii quindi che doveva essere già passata anche l'ora di cena; non serviva neanche guardare l'orologio.
fu in quel momento che, tutto trafelato, entrò dalla porta un grosso signore, vestito con uno strano gessato marrone. era grottesco in quel vestito che, nonostante fosse di buona fattura, gli cadeva malamente addosso, complice il fatto che era palesemente di una taglia più grande.
«buonasera buon uomo», mi disse, «vorrei una bottiglia di buon vino; sa, uno di quelli da bere in compagnia. e poi un'altra di un vino ancora più buono, da bere da solo.»
benchè avessi voglia di andare via, la richiesta mi incuriosì tanto che dissipò la mia premura. sorridendo presi due bottiglie: una dal ripiano in basso e una dallo scaffale alto, piena di polvere.
«ecco... vede, questo è un vino fresco e amabile che è un piacere bere in compagnia, soprattutto nelle serate estive, mentre questo...» con la mano pulii l'etichetta coperta di polvere «... mentre questo è un vino che non perdona, è corposo e di buona gradazione. nella dose giusta i ricordi scorreranno come un fiume, ma se il fiume dovesse essere troppo tumultuoso... un altro bicchiere farà calmare le acque e piombare tutto nel buio.»
mi ringraziò, pagò velocemente e poi andò via.
pochi giorni dopo, stavolta nel tardo pomeriggio, lo vidi entrare di nuovo, come la prima volta con il suo consueto passo svelto, e subito mi abbracciò, nonostante io fossi dietro il bancone, quasi sollevandomi da terra.
«amico mio... grazie! L'altro ieri con amici ho bevuto il primo vino che mi hai consigliato, le lingue si sono sciolte e le risate scorrevano... davvero, siamo stati bene... ma poi ieri» continuò senza darmi modo di rispondere «... ieri ho assaggiato l'altra bottiglia ed è andata proprio come hai previsto tu, la memoria e i pensieri si intrecciavano e...»
a briglia sciolta iniziò a raccontarmi della sua vita e io, senza fare un fiato, presi un'altra bottiglia dal ripiano alto, la stappai e ne versai due bicchieri. Più i bicchieri si svuotavano, più la mia piccola bottega si riempiva dei suoi ricordi e di immagini che sembravano dipinti da un pennello intinto nel rosso del vino...
mi raccontò delle sue donne... di A., la donna che aveva sposato ancora acerbo, e che adesso «neanche più un bacio... da mesi», ma andava bene così, erano bravi genitori, e le cose funzionavano, e tanto gli bastava. come soldati nella stessa guerra, ognuno copriva le spalle all'altro pur sapendo dei peccati commessi.
e mi parlò di S., la ragazza ora cresciuta che ancora lo vedeva come un principe azzurro, mentre lui a ben vedere tutto sembrava, ma certamente non questo. e continuò con M., bella e giovane in cerca di se stessa, che si sarebbe concessa a lui ma che insomma... nonostante la testa veloce e la parlantina spigliata, con lui, oramai alla soglia dei 50 anni, avrebbe formato una coppia grottesca.
i suoi occhi poi si fecero sereni mentre parlava di L. mi parlò di lei con un sorriso sincero, lasciandosi andare a un «chissà cosa poteva essere»... fantasticò un po' con gli occhi fissi e poi aggiunse «lei adesso sta bene... e questo per me è abbastanza».
mi disse che a metà della bottiglia, ieri sera, aveva chiamato R. per ridere come scemi, e l'aveva sentita serena, rifiorita e libera, finalmente. erano stati importanti l'uno per l'altra, più amici che amanti, ed era bello avere una persona con cui non avere vergogne, ridere e potersi confidare.
poi si fermò un attimo e notai subito un cambiamento nella sua voce, ma quasi come a volersi togliere un peso dal cuore, subito mi parlò di C., la sua principessa guerriera che è infine uscita dal suo buio e che adesso ha trovato il coraggio di andarsene. e anche se lui adesso si sente buttato via, come una candela che non serve a nulla alla luce, in verità ne è davvero felice, perché la vede finalmente camminare nel sole dopo tanta pioggia. e anche se sono condannati ad una eterna danza in punta di spada, danzano insieme, sanguinano insieme, ma ridono, perchè stare vicini vale il dolore.
gli versai un altro bicchiere e restai ad ascoltare in silenzio poi chiesi
«… e quale di queste hai amato?»
«tutte» rispose senza esitazione, «un me diverso, in un diverso tempo, ha amato ognuna di loro, anzi, ama ancora ognuna di loro. Le ama pacatamente, nell'unico modo in cui sono capace, con un cuore senza eccessi. ma amico mio, non passa giorno in cui io non ringrazi il destino per tutte le occasioni che mi ha dato, anche per quelle che non ho avuto la forza o il coraggio di cogliere, e soprattutto per tutti i sorrisi che mi ha fatto scoprire...
...per le donne speciali, che il fato ha messo sul cammino di un uomo ordinario.»
detto questo, vidi di sfuggita i suoi occhi lucidi, finì il vino nel bicchiere con un grande veloce sorso, e prima che potessi controbattere si avviò fuori, zittendomi con un secco «grazie».
tutto sembrava irreale in quel pomeriggio, mi fermai un attimo, come rapito dalle ombre che si allungavano. quindi rassettai e misi a posto i bicchieri e poi... poi guardai in alto, sullo scaffale.
era rimasta solo una bottiglia. forse per me.
@alessandrom76
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Il mio nuovo coinquilino sembra proprio un Gym Bro proteine e pollo. Gioca anche a rugby.
Io e il mio ripiano del frigorifero pieno di tofu al basilico, tofu affumicato e burger vegetali: 🐥🌷😇😺🧚🌺🥀🌸🦄
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I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale.
C'era come la sensazione che mentre gli uomini vanno e vengono, nascono e muoiono, i libri invece godono di eternità. Quand'ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand'anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.
- Amos Oz
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ci sto prendendo gusto a postare in italiano quindi beccatevi un altro mio tema che credo sia una delle cose migliori che io abbia mai prodotto
ENG: i'm enjoying this whole posting in italian thing so now you're getting another one of my essays- which i think is one of the best things i've ever written (use google translate or something)
CORO La vicenda si svolge nell’aldilà, nel labirintico supermercato che tutte le anime sono costrette ad attraversare per raggiungere la pace eterna. Si tratta infatti di una sorta di pellegrinaggio nel quale le anime riflettono sulla loro vita terrena mentre vagano per le corsie alla ricerca di un’uscita. In questo luogo si incontrano alcuni celebri personaggi: l’eroico Don Chisciotte della Mancia, il suo fedele compagno Sancio Panza e il principe di Danimarca Amleto.
[entrano DON CHISCIOTTE e SANCIO PANZA]
DON CHISCIOTTE Per l’amor di Dio, quale misterioso luogo è mai questo? Oh compare, questa è indubbiamente opera del terribile mago Frestone! Ma ora guarda, una schiera di nemici pronta ad attaccarci! [indica una scaffalatura piena di detersivi]
SANCIO PANZA Ma quali nemici? Quelli che stai indicando sembrano a me dei bizzarri recipienti inanimati. Nessuno di loro mi pare in alcun modo una minaccia.
DON CHISCIOTTE Oh Sancio, quanto sei inesperto! Quelli che vedi sono invero dei nemici, ma il tuo occhio ti inganna. Ascolta dunque chi è conoscitore delle avventure cavalleresche dei più nobili condottieri e fatti da parte! [brandisce la spada contro gli scaffali di detersivo]
[entra AMLETO]
AMLETO Ma che diamine state facendo, puntando la vostra arma a quel modo contro dei contenitori?
DON CHISCIOTTE State indietro! Siete disarmato, potreste rimanere ferito! Questi recipienti sono in realtà illusioni create dal temibile mago Frestone, colpevole del furto dei miei preziosi libri. È dunque mio dovere far fronte a questo pericolo, per difendere le donzelle di questa strana selva.
AMLETO E i danesi che davano a me del pazzo! Abbassate quella spada, suvvia! Le accuse di follia quasi mi costarono la vita, quando i miei stessi compagni, che ritenevo leali, mi condussero in Inghilterra perché io fossi ucciso! Voi invece siete qui, già graziati dal sonno eterno, e vi ostinate a combattere dei finti pericoli!
DON CHISCIOTTE Molte volte sono stato chiamato pazzo, ma siete voi incapaci di vedere la realtà per ciò che è e non per come appare. Una volta affrontai con audacia degli orrendi giganti, ai quali Frestone aveva fatto assumere le sembianze di semplici mulini a vento.
SANCIO PANZA Oh, avreste dovuto vedere il coraggio e la temerarietà con cui si scagliava verso i nemici!
AMLETO Non dubito certamente della vostra alacrità e forza! Ritengo tuttavia necessario farvi notare che ciò che voi chiamate nemici pericolosi, sono in verità dei bottiglioni appoggiati sopra ad uno scaffale. Vi invito invece a rivolgere le vostre energie e il vostro desiderio di giustizia nel combattere i veri antagonisti di questo mondo, ovvero gli uomini disonesti e sleali, coloro che sono usurpatori e traditori come lo fu mio zio nell’avvelenare mio padre e sposare mia madre.
DON CHISCIOTTE Non posso che concordare sull’esigenza di contrastare gli uomini malvagi, ma osservate ora attentamente: davanti a noi è posta una schiera di nemici, ordinatamente disposti e camuffati grazie alla magia del mago Frestone! Ma cosa accade ora laggiù? Avanti Sancio Panza, affrettati a soccorrere quella donzella che pare aver creato un grande trambusto urtando il ripiano!
[exit SANCIO PANZA]
DON CHISCIOTTE Decidete dunque se avete intenzione di affrontare insieme a me questo esercito o rimanere in disparte, che è giunto per me il momento di dare prova del mio coraggio!
AMLETO Perdonatemi ma proprio non riesco a capirvi: non credete che sia inutile perdere tempo a combattere quando abbiamo già concluso la più grande delle nostre battaglie, la vita?
DON CHISCIOTTE Che senso c’è allora se non combattiamo per qualcosa, per un ideale? Per quale motivo non lottate? Come fate ad essere in pace con voi stesso?
AMLETO Non ritengo ci sia bisogno di combattere in continuazione, ma è invece necessario ogni tanto soffermarsi a riflettere sulle nostre azioni, su ciò che stiamo facendo e chiederci per quale motivo lo stiamo facendo.
Nella mia vita spesso mi fermai a meditare sugli avvenimenti e sulla moralità delle azioni. Fui pure tentato di porre fine alla mia vita, ma fui frenato dal non conoscere cosa mi avrebbe aspettato nell’aldilà. Oh, come sono grato di essere stato bloccato da questo pensiero, perché se così non fosse stato mi sarei ritrovato prima in questa selva assurda!
#dovrei scrivere più spesso cose di questo genere#spyld posts#spyld#speak your language day#italian#questo vale la pena leggerlo giuro#prima o poi lo tradurrò#intanto usate google
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Ho ufficialmente fatto il cambio di stagione, togliendo felpe, felpine e felpuccie (mi mancherete 😭), sciarpe, cappelli invernali/autunnali, vestiti invernali e company.
Perché apparentemente la temperatura si dovrebbe essere stabilizzata.
Mo, se per favore il bipolarismo di Torino non colpisce ancora, gli dico grazie.
Anche perché ho rischiato di rompermi l'osso del collo 929493 volte mentre mi arrampicavo per arrivare al ripiano più alto.
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le posate e i piatti sono le cose più belle da lavare ma mentre i piatti li appoggi sul ripiano dove scolano le posate rompono il cazzo dopo quindi mai fidarsi
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Il fastidio che mi causa - e che mi causerà per almeno tre giorni - sapere che i libri non sono nell'esatto ordine di altezza e autore perché, soprattutto le graphic novel e omnibus, hanno tutte formati diversi voi non lo potete capire.
#ho spostato l'ordine un intero ripiano della libreria per minimizzare la differenza d'altezza tra civil war e civil war ii#(consiglio non richiesto civil war ii da leggere assolutamente)#(la tematica del ii batte la prima civil war a mani basse ma non ne sono uscita meno devastatal#givemeanorigami
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Ognuno ha il suo supereroe.
Il mio è Leo. Già, colui che una mattina si è svegliato baldanzoso sbattendomi in faccia i suoi testicoli sporgenti, mentre ero seduto a fare colazione, e la sera mentre ero seduto a cena mi guardava stranito dalla sedazione, dovuta alla castrazione dal veterinario.
Ora, ogni volta che mi porge le terga, vedo quella sacchetta scrotale vuota con i punti di sutura ancora evidenti. poi quando si rigira e mi fissa, con uno sguardo inquisitorio, mi viene voglia di dirgli "Sii ragionevole andava fatto".
Già. Ma non riesco mai a pronunciare quella frase, i suoi occhi mi guardano anticipandomi una risposta del tipo "A parti invertite come l'avresti presa?". Non ci voglio pensare...
Oracolo di Defi. Credo che un giorno mi troverò la scritta "Sei uno stronz0" nella sabbia della lettiera. Come l'antico presagio funesto al re Leonida prima di affrontare i Persiani. Sappiamo che i persiani sono gatti dal pelo lungo. Leonida non aveva scampo, ammettiamolo.
Gatto freudiano. Per adesso sta ancora giocando psicologicamente con me. Invece di catturare topi e lasciarmeli morti sul tappeto della sala, li evira lasciandomi i loro testicoli sul mio cuscino. Sottile cinismo da maledu-gatto.
Serial killer. Le sue corse spericolate per la casa, casualmente, ora finiscono sempre tra i miei piedi mentre ho le mani impegnate nel portare qualcosa. Sembra che voglia farmi perdere l'equilibrio. Già lo vedo, nell'eventualità della riuscita del suo piano, guardare dall'alto del frigorifero gli inquirenti che controllano la scena del crimine. Li osserverebbe con quello sguardo compiaciuto e, se un agente della scientifica dovesse notarlo, si leccherebbe il deretano con noncuranza e naturale menefreghismo.
Posseduto dal gatto mammone. Mi aspetto che da ora vomiti con scientifica precisione sul divano, sul letto e sul ripiano della cucina. I tre punti sacri, per me, della casa.
Assodato che i gatti hanno quell'espressione di chi ha letto Kant, comprendendolo fino in fondo, ora Leo ha una luce nuova nei suoi occhi. Più che luce sono lampi di follia, come se fosse il diretto discendente del famoso gatto del paradosso di Schrödinger. Chissà come gli giravano le palle quando uscì da quella maledetta scatola.
Già, ma a Leo non possono più girargli le palle. Anche questa soddisfazione gli ho tolto, mi sento in colpa.
Eroe. Affronterà le sue sette vite senza testicoli. Ci vuole un coraggio leonino più che felino.
Osservo Leo, lui è il mio supereroe perché devo imparare dal lui... che se ne sbatte sempre le palle, anche quando non le ha più. Impariamo dai gatti.
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diario del giorno
• appena rientrato a casa chissà come mi sono convinto di fare alcune cose da adulto. ho sistemato nell’armadio tutti quei vestiti che negli ultimi giorni avevo accumulato sia sulla sedia sia sul cesto dei panni sporchi. qualcosa mi costringeva a non rimetterli via ma ero comunque spinto a piegarli in modo ordinato. ho addirittura cucinato il pranzo da portare a lavoro domani, poiché già so che domani mattina non avrò tempo di mettermi ai fornelli. non ho ancora messo in coppia i calzini tolti dallo stendino qualche giorno fa, perché sembra un lavoro meticoloso che sento di non avere le energie per fare. colpa anche della delusione dell’ultima volta, quando un calzino era rimasto solo.
• ci sono rimasugli di noi ovunque e io vorrei soltanto poterli raccontare così come li ricordo, quando mi ritornano in mente bell’e buono, senza la paura di annoiare chi mi ascolta. ho ricordato improvvisamente che nel ripiano in cucina ci sono ancora i biscotti che avevamo comprato insieme per quando avremmo avuto fame nei pomeriggi che avremmo passato a casa. vorrei rivederci quel giorno, durante la scelta dei biscotti giusti davanti lo scaffale del supermercato e ritrovare l’espressione del nostro amore bello e ingenuo.
• ripenso a un bambino che ho servito oggi, un cosino alto così che sembrava assai sveglio. mi parlava direttamente e non tramite i genitori come fanno quasi tutti i bambini, bisbigliandogli i gusti dei gelati perché li dicano a me. questo no, mi ha detto i gusti in modo deciso, mentre la mamma faceva altro al cellulare. mentre gli porgevo il gelato ho notato che aveva un cartellino sul petto con su scritto “ciao, mi chiamo matteo”, forse rimasto lì dopo una festa. così gli ho detto, “goditi il tuo gelato, matteo”. lui mi ha guardato sorpreso, era incuriosito e non spaventato. mi ha chiesto “e tu come fai a sapere il mio nome?”. la mamma è scoppiata a ridere. mi sono piegato sul banco e gli ho bisbigliato “sono un mago”. un bambino così sveglio eppure così teneramente scemo. spero comunque che la mamma gli abbia detto il trucco, altrimenti avrò creato un trauma nel piccolo matteo. poi è tornato per chiedermi dell’acqua e mi ha detto che il gelato era buono.
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