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PRIMA PAGINA Il Resto Del Carlino di Oggi martedì, 13 agosto 2024
#PrimaPagina#ilrestodelcarlino quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi resto#carlino#nazionale#imola#appronta#emergenza#west#boom#casi#ricoveri#evitare#zanzare#regala#fermi#chiama#leader#italia#francia#inghilterra#nota#congiunta
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Ora non che il post dell'autrice sia propriamente didascalico, ma scrive:
Calano i casi ma aumentano ricoveri e morti.
L'analfabeta funzionale di turno legge forse l'ultima frase e commenta:
Gli Umbri prendono il covid ma non stanno male: è allarme.
Un altro scappato di casa reposta il tweet orgoglione, spernacchiando l'autrice del tweet.
Mi chiamo Lola e son spagnola per imparare l'Italiano vado a scuola la mia nonnina è Perugina il mio papà è imperatore della Cina Cina Cina coccodè i cretini trovali te.
la follia delle donne (cit.Elio - consigliamo un tatuaggetto alla signora).
Spassosissimo cmq. questo auto-terrorismo che tenta di diventar virale (virale, colta 'a battuta?).
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NEM Flowers 20 - Curated by Gianluca Ricoveri
FEATURED ARTWORKS BY: Rosalie Heller, Janis Brandenburg Lee, Jane Schultz, Lee Atwell, Tim Creamer, Laurence Brugerie, Ammeliese We, Donna Donato and Allyson Marie.
#Gianluca Ricoveri#Rosalie Heller#Janis Brandenburg Lee#Jane Schultz#Lee Atwell#Tim Creamer#Laurence Brugerie#Anneliese Wi#Donna Donato#Allyson Marie
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A breve pagheremo anche i ricoveri in ospedale e finalmente saremo all'avanguardia come negli Stati Uniti...
Fonte Dati: Fondazione Gimbe
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Ho avuto un'infanzia meravigliosa. Con i monti e i torrenti e gli alberi e le lucertole assolati del mio Paesello. E Dio che ci sorvegliava, sonnacchioso dentro ai tabernacoli delle chiese, insieme alle vecchiette con la bocca piena di caramelle Rossana e canti sacri nella luce colorata che filtrava attraverso le vetrate della Matrice.
A undici anni, il declino. Abusato il primo anno di scuole medie da un compagno di classe pluri-ripetente. Mi costringeva a masturbarlo di fronte a tutti. Nessuno mosse un dito. Temo che qualche professoressa sapesse; ma meglio non andarsi a infilare in faccende più grandi di sé... soprattutto se ti ritrovi disgraziatamente a buscarti il pane nel quartiere più violento e feroce di Palermo, a pochi anni della guerra e delle stragi di Mafia. Nessuno si vergognò. Né l'abusante, né i compagni, né chi sapeva e non ha mosso un dito. In compenso mi vergognai io. Questo causò una timidezza patologica, una goffaggine che superava il ridicolo. E di conseguenza il bullismo, il male minore fra quelli sopportati, mi costrinse a chiudermi in casa. Ad uscire solo per andare a scuola e incontrare giorno per giorno il mio carnefice. Perché conoscevo già cos'erano i doveri. La mia famiglia mi ha sempre amato - le uniche persone ad averlo mai fatto - e li ho ripagati essendo sempre ligio ai miei doveri di figlio.
Le superiori andarono un po' meglio. Ma anche qui, amicizie superficiali che si basavano sulla simpatia che sucitava il mio essere goffo e ridicolo e brutto - avevo denti sporgenti e pesavo quanto una vacca - e per il resto cinque anni passati in casa a leggere narrativa fino alla nausea.
En passant: Prima e unica esperienza sentimentale. Rifiutato e umiliato.
Botta di culo. Passo i test di medicina. Volo a Pavia. Ci resto sei anni.
Il primo anno, fantastico. I miei sono lontani. Mi sento in diritto di mollare la presa sulle mie remore morali. Inizio a fumare tabacco e a bere, quasi ogni sera. Passo alla marijuana. Sembra la svolta. Ma dietro l'angolo c'è il baratro. Divento dipendente dall'erba - sì, gente, come si può essere dipendenti da quella porcheria che è il porno si può benissimo essere dipendenti da un fumo magico che fa svanire le proccupazioni - fumo fino a 15 canne al giorno; e le fumo solo, uscendo fuori dalle grazie di Maria. Dimentico che sto lì per studiare e inizio a mandare a troie la possibilità di laurearmi, dicendomi c'è tempo, e raccontandomi un fottìo di fregnacce. Ma sono consapevole delle fregnacce e per tre anni non faccio niente, se non spendere soldi in droga, vedere film d'essai su megavideo e masturbarmi fino a stordirmi, perdere i sensi e finalmente dormire.
Un gruppi di belle persone mi raccatta dal fango a 22 anni. Tra i 22 e 24 finalmente vivo, mi diverto, sono felice, quasi quasi mi viene pure voglia di studiare e dare una bella ordinata alla mia vita... ma i traumi dell'infanzia sono troppo pesanti e mi ammalo. Esordio psicotico acuto. Fottuto. Per 10 anni passo la vita, tra ricoveri, farmaci, psicologi, psichiatri, testi di roschark (o come cazzo si scrive) e le urla, i pianti e la depressione di tutti i miei familiari.
Per 10 anni lotto... e ne vengo fuori. Trovo lavoro a Milano, le miei poesie vengono pubblicate da una piccola casa editrice di Roma che crede in me, mi metto in forma, da dipendente pubblico ho tutte le agevolazioni del mondo e uno stipendio che farebbe invidia al mio psicologo.
Ma perché questa carrellata sulla mia vita? Perché ieri ho visto questo angolino di luce che mi sono costruito a calci e mozzichi e mi sono detto: non ho nessun diritto ad essere così fortunato. E pensavo a Gaza, all'Ucraina, alle carceri libiche, alla barista del mio paese morta a 40 anni, senza aver mai visto la Luce.
Fortunato? Porca Madonna, l'unica fortuna è essere nato in un paese del primo mondo, avere una famiglia che mi ama, ed essere molto meno stupido della media. Tutte cose niente affatto scontate. Ma la Fortuna, cazzo, è un'altra roba.
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Storia Di Musica #319 - Black Country Communion, Black Country Communion, 2010
Il mese delle storia degli album delle band con "black" nel nome si conclude oggi. Vorrei ringraziare i suggerimenti, alcuni davvero interessanti, come Federica che mi ha suggerito i Beast Of Black (un gruppo heavy metal scandinavo che ama inserire le tastiere stile anni '80 nelle loro canzoni, e fa cover di qualsiasi cosa, persino di Michael Jackson e non solo dei Manowar), ma ho scelto per chiudere questa carrellata, necessariamente parziale e soprattutto cercando di andare oltre le scelte più ovvie (i Black Sabbath, già protagonisti di questa rubrica, o i Black Keys) un gruppo che ritengo estremamente interessante. L'ultima storia riguarda un supergruppo, che i più attenti hanno già percepito essere un'altra di quelle piccole passioni musicali personali. Questo è uno dei più recenti, e soprattutto uno tra i meglio amalgamati e capace di cose, a mio avviso, davvero notevoli. Tutto nasce quando, per una serie di concerti, Glen Hughes e Joe Bonamassa iniziano a suonare insieme nel 2009. Sono due personaggi grandiosi: Hughes, bassista, è stata una delle voci più belle degli anni '70. Iniziò con i Trapeze, prima un quintetto, poi un trio, che pubblicò nel 1970 due dischi bellissimi, Trapeze e Medusa, quest'ultimo uno dei dischi "tesoro nascosto" di quel periodo, poi nel 1973 viene chiamato a sostituire Roger Glover e Ian Gillian nei Deep Purple: è la seconda voce con David Coverdale in Burn, grandioso disco della band inglese, sebbene non venga accreditato tra gli autori per problemi legali. Continuerà nei Deep Purple fino al 1976, poi deciderà a lungo di andare a suonare un po' a piacere (i suoi anni da zingaro li ha sempre definiti), dischi solisti, cantante anche dei Black Sabbath al posto di Ozzy Osbourne e tante altre cose tra cui ricoveri, dipendenze, collaborazioni. Joe Bonamassa è uno dei più grandi chitarristi rock\blues di questa generazione, collezionista di strumenti vintage, amante del suono puro della chitarra con pochissimi effetti, fondatore e presidente della Keeping The Blues Alive Records, etichetta che permette ai giovani di avvicinarsi al genere e produce i più talentuosi giovani performer. Insieme a loro c'è il grande produttore Kevin Shirley (conosciuto come The Caveman, produttore e ingegnere del suono tra gli altri di Aerosmith, Iron Maiden, Journey, Rush, gli ultimi dischi dei Led Zeppelin) che è incaricato di trovare altri musicisti per un progetto di supergruppo. Shirley chiama due suoni amici: Derek Sherinian, tastierista ex Dream Theater, che furono prodotti da Kevin, e Jason Bonham, figlio del leggendario John "Bonzo", batterista come il padre. Scelgono come nome, in questa sorta di unione anglo americana (Hughes e Bohnam sono inglese, Bonamassa e Sherinian americani) Black Country Communion, dal nome della contea delle West Midlands che si chiamana così per l'effetto dello smog provocato sia dalle miniere che dalle fabbriche che usavano il carbone per l'energia.
L'idea della band è di riprendere il suono vintage del rock anni '70 e di catapultarlo in una atmosfera contemporanea. Non sempre le individualità favolose dei singoli nei supergruppi funzionano come le aspettative vorrebbero, ma stavolta l'amalgama e la musica non lasciano dubbi: sebbene non sia un disco innovativo, Black Country Communion, che esce nel Settembre del 2010 è un disco di grande rock "classico", registrato in poco tempo, con pochi aggiustamenti, sincero, fiero e suonato alla grande. Basta l'intro di Black Country e la sua evoluzione hard rock, per capire che questo non è solo un omaggio ad uno dei periodi storici del rock, ma è la voglia di mostrarsi ancora capaci: sono tre minuti e quindici da antologia. One Last Soul, che fu il singolo di promozione, è più leggera ma prepara il terreno per una prima parte di disco stupenda: The Great Divide, Down Again, Beggarman con assolo favoloso di Bonamassa, ma soprattutto la stupenda Song Of Yesterday, che parte come uno slow blues, sale fino in cima e negli ultimi minuti sfodera una cavalcata che sa di ore passate a suonare insieme. Nella second parte, la bella No Time, la ripresa di uno dei brani che Hughes scrisse con i Trapeze, Medusa, che perde l'atmosfera folk prog della sua versione originale, diviene più muscolare e potente ma si mantiene convincente. Il disco si chiude con due brani molto particolari: Stand, che fa della complessità dei ritmi e della stratificazione degli stili (è il brano più progressive in repertorio) il suo fascino, Sista Jane è un brano in stile AC\DC e gli 11 minuti di Too Late For The Sun sono il commiato jam rock di questo disco, tra acrobazie strumentali da pelle d'oca. In tutto il disco, la voce di Hughes giganteggia, a ricordare che negli anni '70 era soprannominato The Voice of Rock, con la solidità tecnica di Bonamassa, di Bonham e di Sherinian a creare un suono che rimane convincente. Il progetto continuerà con un Black Country Communion II nel 2011, un tour in Europa, racchiuso in parte nello splendido Live Over Europe (con alcune gemme, tipo Burn dei Deep Purple, The Ballad Of John Henry di Mississippi John Hurt suonata dal solo Bonamassa, l'intro di Won't Get Fooled Again degli Who prima di Sista Jane) ma dopo Afterglow del 2012 Bonamassa si chiama fuori. Durerà poco, perchè il piacere è così tanto che già nel 2016 ritornano insieme, e proprio di questi giorni è l'uscita del loro ultimo lavoro, V, a 7 anni da BCCIV.
Questi sono i miei auguri di Pasqua. Decisamente rock.
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2020.
Questo sono io allora.
...
Già dall'estate 2019 a casa avevamo dovuto familiarizzare con tutte le norme di comportamento per il contenimento di possibili infezioni/malattie, sopratutto io ero il rompicazzo in famiglia gestendo visite/medicinali/ricoveri di mia madre immunodepressa. Diciamo che mascherine, guanti, disinfettante, camici usa e getta non erano cose nuove per noi. Il peso psicologico, mentale e fisico del terrore misto a responsabilità con la consapevolezza che la pandemia fosse già una realtà anche da noi ben prima degli annunci istituzionali - arrivati dopo il circo dei vari (città)nonsiferma.
Quando al lavoro decidemmo di istituire pratiche e controlli prima che lo richiedesse lo Stato, ci guardammo tutti perplessi perché non avevamo scorte di dpi e i prezzi stavano già salendo alle stelle.
Questo sono io che controllo gli accessi del mattino col termometro e il questionario sintomi.
Così per mesi con una media di minimo tre volte in ospedale a settimana per mia madre.
Non so perché mi stiano tornando in mente queste cose, forse è finito l'effetto del hard reset che mi fece la psicologa per gestire il lutto, forse è scattato qualche parallelismo mentale essendo in questi giorni forzato a casa.
Ci sono comunque molta amarezza e schifo sedimentati in me verso varie persone e istituzioni.
Capire per molti non è stato possibile, né mai lo sarà.
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PRIMA PAGINA Corriere Umbria di Oggi sabato, 10 agosto 2024
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È bene che le persone aprano gli occhi sulla direzione che ha preso questo Governo di Destra.
Riprendo due articoli comparsi sulle pagine di Repubblica negli ultimi cinque giorni.
Più disturbi alimentari e meno fondi dal governo: “Lasciano sole le Regioni”
LA TESTIMONIANZA
“Io, madre di un’anoressica, vi dico che questo governo se ne frega dei più deboli”
di Caterina Giusberti
Niente più fondi per i disturbi alimentari che riguardano 4 milioni di italiani: “E’ la seconda causa di morte tra i ragazzi, senza sostegno sono perduti”
«Queste non sono devianze, sono malattie psichiatriche gravi. Queste ragazze e questi ragazzi non hanno più voglia di vivere, si trasformano. Senza la rete sui disturbi alimentari dell’Emilia-Romagna la mia famiglia sarebbe stata persa. Ma a questo governo dei fragili, dei deboli, non importa nulla: si vede dalle scelte che fanno». Claudia è mamma di una ragazza di 17 anni che si ammalata di anoressia a luglio 2020, in piena pandemia. All’improvviso al mare non voleva più mangiare il gelato, a cena litigava con la forchetta, sminuzzava tutto, ha iniziato a pesare sempre meno.
La situazione è precipita in pochi mesi, a ottobre 2020 ha vissuto il primo di una serie di ricoveri salva-vita. «E ne stiamo uscendo, faticosamente, adesso», dice Claudia.
Per un periodo sua figlia è stata seguita anche dal centro Gruber. «Ma i posti in residenza erano pieni - racconta - quindi ci avevano prese in day hospital: io la portavo tutti i giorni alla mattina e la andavo a prendere la sera. Dopo un po’ però ci dissero che non era il posto per lei, perché era troppo grave, stava perdendo troppo peso. Così alla fine abbiamo trovato posto a Parma, in una struttura residenziale che si chiama Il Volo». Sua figlia c’è rimasta nove mesi. «Quando è arrivata lì non mangiava niente, pesava 37 chili. Poi lentamente, piano piano, hanno iniziato a farle riprendere un pochettino di peso. Col tempo ha iniziato a potere uscire un po’ e alla fine è tornata a casa». Ma ancora adesso è seguita da uno psicologo, un dietista e un neuropsichiatra. In casa, a ogni pasto, misuriamo quello che mangia con la bilancia o con un mestolo. La rassicura sapere che lo facciamo», spiega Claudia
Sapere del taglio del fondo nazionale sui disturbi alimentari l’ha molto allarmata. «Penso a mia figlia che ha ancora bisogno di essere seguita - prosegue - Ma penso anche chi ha un ragazzo o una ragazza che precipita in questo problema oggi. Senza una rete di sostegno sei perso. Il rischio al quale esponi i tuoi figli è elevatissimo. È la seconda causa di morte per i ragazzi in Italia, dopo gli incidenti stradali. Servono risorse strutturali, stabili, sicure».
Disturbi alimentari, rete di cura più fragile
di Jessica Muller Castagliuolo
Le strutture dedicate alla cura dei disturbi alimentari e della nutrizione in Italia sono 126, frammentate a livello regionale. Senza il finanziamento molte rischiano la chiusura
Negoziare una tregua. Fermarsi prima che sia troppo tardi.
È complesso quando teatro di battaglia politiche è il proprio corpo che, chilo dopo chilo, finisce per identificarsi con la malattia che lo divora. Un percorso feroce, che svuota o sedimenta troppo. A camminare su questo filo sospeso sono sempre più ragazze e ragazzi che dai disturbi alimentari stanno cercando di uscire. Un grido collettivo che proviene da corpi silenziosi, la cui traccia evapora davanti a uno specchio.
Nel riflesso, l’immagine di un’epidemia: i disturbi alimentari sono la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali.
Oltre 3 milioni le persone prese attualmente in carico in Italia.
“Oggi il disturbo prevalente è la bulimia nervosa. I disturbi mutano rapidamente perché sono collegati a contesti culturali e sociali del nostro tempo. Sono sofferenze profonde, c’è un desiderio di morte dentro”. Laura Dalla Ragione, direttrice della Rete disturbi alimentari Usl 1 dell’Umbria, ci racconta che negli ultimi anni la situazione è cambiata, non solo per l’aumento dei casi, che dai 680.456 del 2019 sono cresciuti di un milione nel 2023, per arrivare a 1.680.456, “a cambiare è la psicopatologia: in questo momento i quadri dei disturbi alimentari puri sono il 40%, il 60% sono invece quadri di comorbilità con altre patologie. Ad esempio, l’autolesionismo, un fenomeno che è aumentato moltissimo”.
Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Susan Sontag scriveva che “è quasi impossibile prendere residenza nel regno dei malati senza lasciarsi influenzare dalle sinistre metafore architettate per descriverne il paesaggio”. Vale anche per le malattie del nostro tempo: anoressia, bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata, sono sempre più presenti nell’immaginario collettivo, ma i connotati clinici faticano ancora a trovare residenza stabile e un “paesaggio" concreto.
Il Fondo cancellato
Tuttavia, l’emendamento votato dal Senato il 21 dicembre 2021 sanciva un passo in avanti con l’istituzione di un Fondo presso il Ministero della Salute di 25 milioni di euro (15 milioni di euro per il 2022 e 10 milioni per il 2023) dedicato all’apertura di centri specializzati e alla creazione di una rete di sostegno per pazienti e famiglie. Ma la Legge di Bilancio 2024 taglia il finanziamento e i centri di assistenza, già pochi e frammentati a livello regionale, rischiano la chiusura il 31 ottobre prossimo.
Le strutture sul territorio nazionale, secondo l’ultimo censimento al 2023, sono 126 di cui 112 pubbliche 14 appartenenti al settore del privato accreditato. 63 i centri al Nord (20 in Emilia-Romagna e 15 in Lombardia), 23 al Centro (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), 40 quelli distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). “Ci sono regioni che hanno attivato degli ambulatori con questi fondi perché non avevano nulla: il Molise, l’Abruzzo, le Marche, la Campania, la Puglia. È stato assunto personale a termine che non potrà essere rinnovato”, commenta Dalla Ragione.
Ma cosa implica per una persona affetta da un disturbo alimentare interrompere le cure?
“L’interruzione delle cure è un elemento di aggravamento del quadro e significa lasciare i pazienti in balia di sé stessi. Quando si inizia un trattamento si instaura un rapporto di fiducia.
Non puoi dire a un paziente, dopo averlo a fatica convinto che questo sia il percorso giusto, che l’ambulatorio ora chiude.
Ci sono pazienti delicati che possono anche rapidamente avere un’evoluzione negativa”
Stefano Tavilla, co-fondatore della Fondazione Fiocchetto Lilla, spiega: “Le liste d’attesa si allungheranno e purtroppo si inizierà a pensare a una risoluzione della cura verso il basso. In quel contempo, la malattia va avanti. A quel punto la condizione di salute del paziente si aggrava e quando si è finalmente presi in carico la malattia non sarà più certificata da un percorso di guarigione, ma di raggiungimento di minimi obiettivi, che possono essere un particolare peso o la scomparsa di sintomi. Questo vuol dire che andiamo a creare una generazione di malati a lungo termine”.
I livelli essenziali di assistenza [L.E.A.]
È intanto in corso la revisione dei Lea (livelli essenziali di assistenza), ferma al 2017, e sono state fatte proposte dalle società scientifiche e dalle associazioni dei familiari, per inserire finanziamenti vincolati e permanenti per i Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione e di allargare le prestazioni gratuite necessarie al monitoraggio della patologia, vista la complessità e la durata delle patologie.
“La nostra istanza è nata già con una manifestazione di piazza ad ottobre 2021, in pieno Covid – continua Tavilla - Attualmente su 21 regioni solo 9 hanno una rete completa.
Si finisce per peregrinare in Italia alla ricerca di un sistema di cura e si creano lunghe liste d’attesa.
L’inserimento nei L.e.a. permetterebbe a tutte le regioni di avere le risorse dedicate per creare una rete minima di cura che va dall’intercettazione del paziente in ambulatorio, alla comunità residenziale o all’ospedale”. Laura Dalla Ragione aggiunge: “Ci devono essere dei fondi vincolati per i disturbi alimentari, esattamente come per l’autismo.
Sono patologie dove il tasso di mortalità e molto alto e dove, essendoci una componente psichica e medica, la mortalità non è solo legata al suicidio (come avviene per le salute mentale), ma anche a conseguenze organiche”.
Dai disturbi alimentari si può però guarire. Ma, come conclude Laura Dalla Ragione: “Non c’è in letteratura un caso di remissione spontanea da queste patologie: non si guarisce senza cure.
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Grande novità, con tessera VdM ben il 3% di sconto su esami e ricoveri nelle case di cura private convenzionate.
Gli interessati mandino un bel messaggio privato al VdM per avere l'elenco delle strutture partecipanti all'iniziativa.
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NEM Flowers 18 & 19 - Curated by Gianluca Ricoveri
Nem Flowers 18
FEATURED ARTWORKS BY: Janis Brandenburg Lee, Catherine Schell Caddigan, Kate Zari Roberts, Becky Menzies, Lee Atwell, Allyson Marie, Rosalie Heller, Bruce Murphy and Alexis Rotella.
Nem Flowers 19
FEATURED ARTWORKS BY: Bruce Murphy, Anneliese We, Bob Natalini, Laurence Brugerie, Tim Creamer, Catherine Schell Caddigan, Julia Badakhshan. Anndrea Lewis and Patrick Shourds.
#Gianluca Ricoveri#Janis Brandenburg Lee#Catherine Schell Caddigan#Kate Zari Roberts#Becky Menzies#Lee Atwell#Allyson Marie#Rosalie Heller#Bruce Murphy#Alexis Rotella#Anneliese Wi#Bob Natalini#Laurence Brugerie#Tim Creamer#Julia Badakhshan#Anndrea Lewis#Patrick Shourds
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Uno dei classici, per noi insegnanti, è trovare l’ex alunno/a praticamente ovunque. Io ho una lunga esperienza di ricoveri di mia madre in ospedale, con l’apparizione dell’ex alunno di turno, deus ex machina medico, infermiere, radiologo…che sistema tutto a tempo di record . Aggiungo questo episodio alla saga del bene che ritorna, quando meno te lo aspetti.
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“Venghino siori, venghino…”
IL GRANDE INGANNO
Ci hanno portato via dalla Terra,
Con la scusa della rivoluzione industriale,
illudendoci di un rinnovato benessere,
per poi alla fine chiuderci dentro fabbriche e uffici,
mentre loro contano i soldi a fine mese.
Ci hanno detto di andare a vivere in città,
per essere più comodi e alla moda,
per poi ritrovarci a vivere dentro
alveari bunker con il prato sul balcone.
Ci danno da mangiare antichi sapori
fatti con nuove ricette
e tirati a lucido da maghi del marketing,
per poi ritrovarci i carrelli pieni di coloranti e pesticidi.
Ci hanno convinti che siamo malati,
sempre più vulnerabili e cagionevoli
e che per il nostro bene ci curano e ci vaccinano,
per poi trovarci schiavi come provette ambulanti
di manager senza scrupoli,
che basano il loro business plan sui nostri ricoveri e starnuti.
Ci hanno messo un ipoteca sull'anima,
ancor prima di venire al mondo,
perché di certo avremmo peccato,
noi figli di peccatori,
promettendoci un paradiso
che nessuno di loro ha visto
e probabilmente vedrà mai.
Ci stordiscono con giochi a quiz,
serial killer e medici in corsia,
distraendoci ancora una volta,
da quanta gente sta cambiando il mondo.
Siamo in pieno colonialismo moderno,
una partita a Risiko senza regole e confini.
È il grande inganno dei tempi moderni,
quello che ha portato l'uomo sulla luna,
ma non ancora nel suo cuore.
Rossana Castiglia
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Un mondo strano
Ma che mondo strano!
Un ragazzo uccide la sua ex fidanzata e passiamo giornate intere ad interrogarci sul perché di tanta violenza, ad indagare la psiche del giovane, i suoi condizionamenti sociali, a enunciare proclami e propositi politici e morali su tutte le TV, con la consueta galleria di esperti, che ci tocca comunque sopportare qualsiasi cosa accada.
Nel frattempo migliaia di ragazzi ucraini e russi, palestinesi o israeliti si massacrano giorno e notte, stuprano ordinariamente le donne dei nemici, distruggono città, ospedali, scuole, ricoveri, e ogni genere di costrutto umano, e nessuno si interroga sulla psiche di questi poveri assassini, e tutto si riduce a freddi ragionamenti geopolitici o economici.
Eppure dovrebbe essere giunto il tempo di chiederci anche per loro: ma come si educa un giovane a concepire lo sterminio come strumento legittimo di confronto politico o storico? che maestri hanno avuto? in che società sono vissuti? quali programmi televisivi hanno visto per anni e anni? e così via....
Possibile che i nostri arguti commentatori non capiscano che la violenza e l'omicidio, qualunque ne sia la motivazione, sgorgano sempre e comunque dallo stesso cuore umano, dal nostro cuore? e che quindi è esso che va curato, e non solo per non commettere femminicidi, ma anche per non uccidere e depredare e mentire e violentare, sempre e comunque, come questo mondo fa senza pudore alcuno?
Insomma non possiamo più alimentare una società strutturalmente violenta e omicida, fondata sulla predazione, la rapina, la menzogna, la pubblicità più oscena, la comunicazione di massa più abbietta, e poi piangere lacrime di coccodrillo per le conseguenze che produciamo.
Etty Hillesum, aggredita da un ragazzo della Gestapo nella primavera del 1942, perché continuava a sorridere pur dentro l'inferno della persecuzione razziale, scrisse subito dopo: "Avrei voluto cominciare subito a curarlo, ben sapendo che questi ragazzi sono da compiangere fintanto che non sono in grado di fare del male, ma che diventano pericolosissimi se sono lasciati liberi di avventarsi sull'umanità. E' solo il sistema che usa questo tipo di persone e a farne criminali. E quando si parla di sterminare, allora che sia il male nell'uomo, non l'uomo stesso."
Solo una prospettiva di tale profondità potrà confrontarsi in modo nuovo e onesto con la violenza e l'omicidio che abita ogni persona umana, superando questa fase di spaventosa ipocrisia, in cui si piange la morte di una giovane ragazza, mentre si legittimano a cuor leggero gli assassini di migliaia di altre ragazze e ragazzi, giustificandoli magari con la ragione di stato.
Marco Guzzi
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Perché non studi veterinaria? O ornitologia?
Ahahahah veterinaria manco morta. Mio padre è stato vet di piccoli animali e al giorno d'oggi anche quel mercato è saturo e non pagano un cazzo (perché non può più reggere un ambulatorio gestito dal singolo e le cliniche, per l'appunto, ti pagano nulla se sei un dipendente). E vet di grandi animali manco morta
Ho fatto scienze naturali e il mio obiettivo era fare etologia in magistrale ma la realizzazione che anche in quel campo avrei fatto la fame mi ha fatto andare fuori di testa + tanti bei ricoveri
E poi ormai ho 30 anni, non ho più voglia di chiedere ai miei di pagarmi le rette universitarie
Questo per dire che so di non essere scema, non è che non mi sono laureata per una mancanza di impegno, semplicemente non sono tagliata per sto mondo che ti tritura e sputa e non ti dà mai un minimo di sicurezza. Non chiedo il reddito universale che è utopia, ma almeno la sicurezza di trovare un lavoro con uno stipendio decente che abbia a che fare con il tuo titolo di studi. La certezza che avrei avuto un posto sicuro nella società di certo non mi avrebbe fatto ammalare ulteriormente come è successo. E invece no, il posto fisso te lo scordi, devi essere sempre performante, pronta, attiva, proattiva, disposta al sacrificio per il lavoro. Io non sono tagliata per affrontare tutta sta merda, sono troppo debole e me ne rendo conto.
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PRIMA PAGINA La Prealpina di Oggi martedì, 30 luglio 2024
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