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ELIMINA LA TIMIDEZZA DA TUO FIGLIO SENZA FARE QUASI NULLA scarica ora audio mp3 DCS dal titolo NO TIMIDEZZA : https://claudiosaracino.com/prodotto/no-timidezza-metodo-dcs-parte-1/ #relazioni #figlio #timidezza Eliminare la Timidezza con l'Ipnosi: Se sei stanco di essere bloccato dalla timidezza e vuoi superarla una volta per tutte, potresti essere interessato a scoprire come l'ipnosi vera e professionale possa aiutarti. esploreremo le ricerche scientifiche condotte da università di tutto il mondo che hanno dimostrato l'efficacia dell'ipnosi nel trattamento della timidezza. Inoltre, condivideremo testimonianze di tre personaggi famosi che hanno sperimentato benefici tangibili con l'ipnosi nel superare la timidezza. Ricerche Scientifiche sull'Ipnosi e la Timidezza: Inizieremo analizzando diverse ricerche scientifiche condotte da istituzioni accademiche che hanno esaminato l'utilizzo dell'ipnosi professionale nel trattamento della timidezza. Questi studi forniranno una base solida per comprendere come l'ipnosi possa influenzare positivamente la mente e il comportamento, aiutando a superare la timidezza. Testimonianze di Personaggi Famosi:
Testimonianza di Jennifer Lawrence: "Lottavo con la timidezza da anni, ma grazie all'ipnosi professionale ho trovato il coraggio di affrontare le mie paure e di essere più sicura di me stessa sia sul set che nella vita quotidiana."
Testimonianza di Tom Hanks: "Essere timido non è sempre stato facile per me, soprattutto nelle situazioni sociali. Ma dopo aver provato l'ipnosi professionale, ho notato un cambiamento sorprendente nel mio atteggiamento e nella mia fiducia. È come se un peso fosse stato sollevato dalle mie spalle."
Testimonianza di Emma Stone: "Sono cresciuta con una timidezza debilitante che mi ha impedito di realizzare il mio pieno potenziale. L'ipnosi professionale mi ha aiutato a liberarmi di quei blocchi mentali e a abbracciare la vita con più fiducia e determinazione."
Concluderemo sottolineando l'efficacia dell'ipnosi professionale nel superare la timidezza e incoraggiando gli spettatori a considerare questa opzione come parte del loro percorso verso una maggiore fiducia e autostima. scopri come l'ipnosi professionale possa essere il tuo alleato nel superare la timidezza e raggiungere il tuo pieno potenziale nella vita personale e professionale. https://claudiosaracino.com/prodotto/no-timidezza-metodo-dcs-parte-1/ 💪🏿YouTube👇🏿 https://www.youtube.com/channel/UCcNG... 👉🏿Facebook👇🏿 https://www.facebook.com/profile.php?id=61555200140324 👉🏿Instagram👇🏿 https://www.instagram.com/benessereip... 👉🏿twitter👇🏿 https://twitter.com/drsaracino 👉🏿Tiktok👇🏿https://vm.tiktok.com/GKxqYj/ 👉🏿sito:👇🏿 https://www.ipnologiassociati.com https://claudiosaracino.com/prodotto/no-timidezza-metodo-dcs-parte-1/ Come si manifesta l'ansia sociale? Come posso distinguere se sono timido o se ho un disturbo di ansia sociale?L'ansia sociale si manifesta come la paura di trovarsi in contesti sociali e di interagire con gli altri. Le persone affette da questo disturbo spesso sembrano timide, specialmente quando si trovano di fronte a nuove persone. Possono apparire tranquille e riservate durante le situazioni di gruppo. Tuttavia, quando si relazionano con gli altri, alcuni di loro potrebbero non mostrare segni evidenti di disagio esterno, ma possono provare un'intensa agitazione emotiva e fisica, come ansia intensa, sudorazione e tachicardia. Al contrario, altre persone possono mostrare segni più evidenti di disagio, come arrossire e evitare il contatto visivo. È importante notare che coloro che soffrono di ansia sociale non sono necessariamente disinteressati agli altri; al contrario, spesso desiderano compagnia e relazioni. Tuttavia, la paura di non essere accettati o di sembrare inadeguati può essere così intensa da spingerli ad evitare situazioni sociali. timidezza con le ragazze,come superare la timidezza e linsicurezza,superare la timidezza sul lavoro timidezza,ansia sociale,superare la timidezza,neuroscienze,fobia sociale, esercizi,come superare la timidezza,vincere la timidezza,crescita personale ansia sociale,ansia sociale esperienza,ansia sociale come superarla,ansia sociale o timidezza,essere timidi,timidezza,ansia sociale sintomi,ansia sociale la mia esperienza,ansia sociale cos'è,ansia sociale rimedi,ansia sociale testimonianze,ansia sociale come riconoscerla,come gestire l'ansia sociale,fobia sociale,fobia sociale come uscirne,fobia sociale sintomi,ansia e fobia sociale,riconoscere l'ansia sociale,riconoscere la fobia sociale,sintomi ansia timidezza,insicurezza,imbarazzo,autostima,superare,sconfiggere,vincere
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Buongiorno mi segue su Instagram attrice/docente/regista X ogni tanto succede perché seguo varie pagine anche se non posto vabbè dico "ok seguiamola che mi frega magari un giorno mi torna utile" mi manda un messaggio con un workshop su Milano dico "carissima. Non ho tempo manco di respirare. Aspè ma chi sei"
Quella al centro
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La "vera sensualità" di una donna,
non sta nel corpo che mostra,
ma nella delicatezza che indossa!
Solo un uomo di grande valore sa riconoscerla ed apprezzarla...
gli altri, si accontentano di ciò che respira.
TaniaCatarama ©
Non c'è mai una fine©
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- Maestro, non so fare niente. Non mi piace cucinare, cucire, nemmeno danzare. Come posso essere migliore?
- Tutte queste cose, se non le senti affini a te, non fanno parte del tuo cammino. Perdi troppe energie a voler essere come gli altri ti vogliono: sei in vita per imboccare la tua via. Non quella che il mondo vuole farti ingurgitare.
- E come faccio a trovarla questa via?
- Spogliati di tutti i "devo essere" ed indossa solo i "fa per me". Liberati dell'immondizia che è stata gettata nella tua mente, degli abiti troppo stretti o di quelli troppo larghi, delle parole imparate a memoria negli anni, dei morsi che per troppo tempo i tuoi denti hanno inflitto alle labbra per non far uscire la verità. Siamo nati non per essere migliori, ma per trovare la nostra unicità. E per non tradirla mai. La nostra missione è ricamarla nel mondo. Con gratitudine, fierezza, gioia immensa.
- E se non la riconosco questa unicità?
- La difficoltà non è nel riconoscerla ma nell'affidarsi ad essa. Completamente. Senza vie di mezzo o compromessi. Fanno questo i veri eroi: combattono i draghi della mente. Per riuscire a liberare la loro anima.
- Elena Bernabè -
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Non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso verrà, in cui ti fosse dato un vero affetto, non ci sarebbe opposizione fra la solitudine intima e l’amicizia; anzi, tu potrai riconoscerla proprio a quel segno infallibile. La solitudine è il crogiolo dell’amore. E’ la prova per la quale passano, a livelli diversi, lo sposo, l’amico, il mistico. Essa non è sterile ripiegamento, ma realizzazione della costante novità del desiderio: desiderio dell’altro, desiderio di aprire all’altro quella parte di noi stessi che sfugge al nostro stesso sguardo, a quest’altro che ci è più intimo di noi stessi. Essa è fedeltà al desiderio unico la cui realizzazione non è possibile che nell’invincibile speranza che ne costituisce la forza e che, di supplica in supplica, ci conduce al cuore invisibile del mondo.
Simone Weil
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A volte le persone bussano alla tua porta solo per vedere se le fai entrare.
Non sono veramente interessate a te, ma hanno bisogno di continue conferme, e si nutrono della tua attenzione.
Non sanno andare via dai luoghi tossici delle loro finte sicurezze, e in qualche modo devono respirare.
Spesso tu apri quella porta per la stessa ragione: il fatto che qualcuno bussi, ti fa sentire importante.
Dopo l’esplosione di emozioni e illusioni, scopri che non c’era nessuno, e ti senti ferita, delusa.
Richiudi la porta e giuri che non la aprirai più.
Ma appena ribussano, corri a vedere se qualcosa è cambiato.
Hai bisogno di crederci, esattamente come la persona che torna a bussare, e gioca con le tue emozioni perché non sa sentire le proprie.
È un gioco di specchi, dove non c’è vittima né carnefice, ma solo due anime che si sono date appuntamento per evolvere.
È un gioco diffuso, negli ultimi anni più che mai.
Raramente, entrambi trovano il coraggio di restare l’uno accanto all’altra per crescere insieme.
Il più delle volte, a un certo punto, uno dei due si stanca di bussare o di aprire la porta.
E magari cambia la porta, ma non il gioco.
A volte ritorna, ma mai per rimanere.
Li sentirai chiamare “narcisisti”, ma se alla tua porta bussa un narcisista, significa che è stato attirato dal tuo stesso nucleo narcisista.
Tutti abbiamo quella parte, e attiriamo qualcuno che ce la mostra in modo chiaro proprio per riconoscerla e guarirla.
Di solito, solo uno dei due riesce a imparare qualcosa di sé.
E di solito, con qualche eccezione, è la polarità femminile che impara.
Impara a non aprire più quella porta.
A non aspettare più che qualcuno le dia quello che non ha avuto da bambina.
Impara a dare lei stessa a quella bambina tutto quello che le è mancato.
Ogni tanto avrà nostalgia dell’illusione e dell’emozione che si presentavano a quella porta, e sbircerà ancora in attesa di un miracolo.
Ma certe anime non sanno vibrare.
Certe anime arrivano solo a insegnarti a chi non aprire la porta.
E bussano, e poi si dileguano, e poi bussano ancora per dileguarsi di nuovo, fino a quando non ti spaccano il cuore.
Vai oltre la paura, e guarda bene cosa c’è tra le macerie del tuo cuore a pezzi.
Ti basterà riconoscere il dolore, e accoglierlo un po’ di più a ogni passo.
Quel dolore ti rende bisognosa dell’attenzione che cerchi ovunque.
Un giorno lo ringrazierai, e si trasformerà, e ti trasformerà.
E non aspetterai più che qualcuno bussi alla tua porta per salvarti.
RobertaT
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Fu qualche giorno dopo, sistemando la sua camera. C’era un odore….inconfondibile. Non sono così vecchia da non capire o riconoscerla, la marijuana!
“E così fumi?” gli dissi più tardi, prendendolo di sorpresa. Provò a negare, ma gli dissi ridendo che era inutile. Mi pregò di non dire nulla, e gli risposi sorridendogli che avrei tenuto il segreto….solo a condizione che avesse fatto fare un tiro pure a me!
Quella sera ci sistemammo di nuovo sul divano, e ci passammo più volte lo spinello. Eravamo tutti e due rilassati, allegri, e una piacevole sensazione di calore mi percorreva il corpo.
“Aspetta qui, torno subito!”, gli dissi, “ma non te lo fumare tutto da solo!”
Quando zia scoprì che fumavo, mi sentii morire. Già mi sentivo sempre più strano, a vivere con lei. Ora, aveva scoperto il mio segreto. La cosa che mi disse subito dopo però se possibile mi scosse ancora di più. Non potevo crederci che zia mi avesse chiesto di farle fare un tiro! Ma se era lei a chiederlo….
Mi cambiai e tornai da lui. Il vestito era aderente e mi piaceva come mi modellava il corpo. Mi appoggiai mollemente sul divano sollevando le gambe. Gli dissi di farmi fare un tiro. Mi guardava. “Ti piacciono queste di calze, tesoro?” Non mi preoccupavo che il vestito già corto in quella posizione risalisse, rivelandogli anche il bordo delle calze.
Era deliziosamente affascinato, il mio nipotino, e mi fece i complimenti anche per le scarpe con il tacco che indossavo.
Fu a quel punto che, come la sera prima, improvvisamente mi chinai su di lui. Schiacciai le mie labbra sulle sue. Gli presi le guance fra due dita, costringendolo a schiudere le sue. Poi soffiai il fumo nella sua bocca, mentre con la punta della lingua gli leccavo il labbro superiore.
“Sai, ai miei tempi si faceva così….” Gli sussurrai.
Mentre ci scambiavamo lo spinello, zia aveva un���aria rilassata, quasi sognante. Accidenti non avrei pensato che una signora di quella età potesse fumare….e che se lo godesse così tanto…Ero emozionato, e turbato, anche io da quella situazione, eppure mi sentivo bene anche io…e non volevo che finisse. Per questo rimasi dispiaciuto quando zia si alzò e andò nell’altra parte della casa. Avevo forse fatto qualcosa di sbagliato?
Quando tornò, mi lasciò a bocca aperta. Aveva messo su un vestito nero aderente, e incredibilmente corto! Si sdraiò sul divano e mi chiese di nuovo di fare un tiro….Aveva delle calze velatissime, e il vestito lasciava vedere il bordo delle calze. Quelle gambe mi stavano facendo impazzire. Il mio lui si imbizzarrì dentro i pantaloni. Non sapevo che dirle. Balbettai, come la sera prima, che quelle calze erano bellissime e che le stavano bene anche le scarpe con il tacco. Mi sentivo un idiota, ma il peggio doveva venire: all’improvviso, mi afferrò il viso fra le mani, schiacciò le sue labbra sulle mie e mi soffiò dentro il fumo….forse sognai, ma mi parve che con la lingua mi leccasse addirittura le labbra….
Mi alzai e lo lasciai solo, chiedendomi se un ragazzo di quella età, così pieno di energie, si sarebbe masturbato quella notte…..
Rimasi lì come un cretino, mentre la guardavo andare a dormire. Non capivo cosa fosse successo. Come ubriaco andai a letto anche io. La testa mi girava per lo spinello…..ma quella notte mi masturbai nel letto tre volte…..e pensavo a zia Margherita!
(2/continua)
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A volte non riesco a dormire, come oggi come ora, penso alla mia vita, a ciò che è stato, che è e che sarà e spesso mi rabbuio. Mi rendo conto che in fondo pur essendo cambiate tante cose, essendo cambiata io, certe dinamiche rimangono le stesse mentre cambiano solo i figuranti.
Mi piacerebbe poter asserire che la mia vita sia quella che desideravo per me quando ero bambina, con le persone giuste attorno, con quella giusta a fianco, realizzata e felice; non posso dire che tutto sia perduto o di non aver realizzato nulla rispetto a questi proponimenti fanciulleschi, tuttavia non mi sento felice.
Mi chiedo se io la felicità l'abbia poi davvero conosciuta ed incontrata, se saprei poi realmente riconoscerla o se stia perseguendo un miraggio o un'idea effimera partorita dalla mia mente, ma che poco ha a che vedere con la felicità e la gioia pura di una persona che si sente in pace con sé stessa ed il mondo, oppure che abbia quantomeno quello o quei buoni motivi per cui esserlo; ciò poiché non credo ci sia una definizione univoca di felicità o quantomeno ritengo per ciascuno di noi assuma sfaccettature e contorni differenti.
In questi anni, soprattutto da quando ho finito l'adolescenza, mi sto mettendo molto in discussione, rifletto molto e cerco di compiere passi verso l'accettazione della mia persona e l'amor proprio, anche attraverso la creazione di un'autostima che non ho mai avuto del tutto; questo per me è un percorso tutt'altro che in discesa e che compio giorno per giorno tra alti e bassi, dove non mi sento ancora arrivata e dove posso dirmi orgogliosa dei passi avanti compiuti fin'ora e che sto compiendo, tuttavia non posso dirmi felice.
Ho imparato tanto su me stessa e gli altri, ho migliorato il mio stile di vita, ho allontanato persone ed abitudini che non mi facevano stare bene e crescere, ho studiato, imparato tanto e da tante persone, mi sono persino laureata, eppure non riesco a goderne e questo mi butta un po' giù in momenti di riflessione come questo nel quale sto scrivendo.
Noto che più mi accetto e mi amo e più sono sola, accetto la mia solitudine e mi piace, ma la differenza tra solitudine e sentirsi soli è sottile, e noto che più proseguo nel mio percorso e più lascio dietro di me persone che credevo ci sarebbero state fino all'ultima pagina, mi dico che si cresce, si matura e si cambia e che forse in alcuni casi questo dimostra anche le persone che sono loro davvero, ma a volte ne dubito. Talvolta vorrei talune ci fossero a vedere i passi in avanti ed i traguardi raggiunti e ciò mi fa soffrire, ma poi ricordo che ciò che sto facendo è in primis per me e quindi devo goderne io.
Il problema che mi attanaglia e su ciò credo dovrò lavorare tanto, è proprio questo, come si fa ad essere felici?
(riflessioni senza senso)
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
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Vedo dipinti fatti con l'intelligenza artificiale nello stile di qualche famoso pittore e gente che crede siano del famoso pittore. A questo punto mi chiedo dove stia il quid e il valore dell'arte, se ci accontentiamo di qualcosa che sia appena carino e suggestivo. L'arte morirà con coloro che sanno riconoscerla?
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- Maestro, non so fare niente. Non mi piace cucinare, cucire, nemmeno danzare. Come posso essere migliore?
- Tutte queste cose, se non le senti affini a te, non fanno parte del tuo cammino. Perdi troppe energie a voler essere come gli altri ti vogliono: sei in vita per imboccare la tua via. Non quella che il mondo vuole farti ingurgitare.
- E come faccio a trovarla questa via?
- Spogliati di tutti i "devo essere" ed indossa solo i "fa per me". Liberati dell'immondizia che è stata gettata nella tua mente, degli abiti troppo stretti o di quelli troppo larghi, delle parole imparate a memoria negli anni, dei morsi che per troppo tempo i tuoi denti hanno inflitto alle labbra per non far uscire la verità. Siamo nati non per essere migliori, ma per trovare la nostra unicità. E per non tradirla mai. La nostra missione è ricamarla nel mondo. Con gratitudine, fierezza, gioia immensa.
- E se non la riconosco questa unicità?
- La difficoltà non è nel riconoscerla ma nell'affidarsi ad essa. Completamente. Senza vie di mezzo o compromessi. Fanno questo i veri eroi: combattono i draghi della mente. Per riuscire a liberare la loro anima.
Elena Bernabè
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“Sai che cosa è il Bachert, Zofia?”
Zofia non rispose e la voce di Reine si fece ancora più bassa. “Ascoltami bene, è la storia più bella del mondo: il Bachert è la persona che Dio ha destinato a te, è l’altra metà di te stessa, il tuo vero amore. Tutta la tua vita avrà lo scopo di trovarla e, soprattutto, di riconoscerla.”
(…)
“Ma quella del Bachert è una storia vera?”
(..)
Dio sorrise e le prese la mano.
“Una bella idea, vero? Che colui che trova la sua metà diventi più completo dell’umanità intera. Non è l’uomo che è unico in se stesso - se l’avessi voluto così ne avrei creato uno solo - è nel momento in cui comincia ad amare che lo diviene. Forse la creazione umana è imperfetta, ma non c’è nulla di più perfetto nell’universo di due esseri che si amano.”
Mark Levy - Sette giorni per l’eternità.
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Anni che passano
Sono rimasto impressionato. Nell'ultimo film di Van Damme - Darkness of man - fra gli interpreti figura anche Shannen Doherty. Massì, la gemella di Jason Priestly nella mitologica serie televisiva Beverly Hills 90120. E anche una delle tre sorelle Halliwell nell'altra serie culto Streghe. Be', ho faticato a riconoscerla. Ci sono riuscito dopo averla osservata con un minimo di attenzione. Mi spiace sempre constatare la decadenza fisica ed estetica di un attore che andava per la maggiore tempo fa. Anche Van Damme non è più un giovincello. Ma ha gestito il passare degli anni molto meglio di tanti suoi colleghi. A proposito di Darkness of man, è un film cupo in parecchi sensi. Intanto si svolge quasi tutto di notte. E anche di giorno le tinte sono decisamente fosche. Jean-Claude non è più invincibile e si vede bene. Ma lo sa e lo accetta in pieno. Ultimamente i suoi personaggi hanno un dato comune. Sono tutti creature dolenti, ciniche e disincantate. Rottami che però da qualche parte trovano ancora la forza di reagire. E di ricordare ciò che sono stati un tempo.
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"Fu allora che vissi l’effetto luna piena. L’avevo chiamato così. Mi sentivo come una grande luna che continua a crescere piano piano, notte dopo notte, per arrivare allo stadio completo, luminosissimo, in cui niente manca, niente è di troppo… Nella vita di tutte noi c’è una luna piena. Se soltanto sapessimo riconoscerla per godercela almeno un po’, per sentirci diafane e realizzate".
(Marcela Serrano)
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Riforme necessarie
A scuola, sin dalle elementari, bisognerebbe insegnare la poesia: come leggerla, come riconoscerla, come farla, come superarla, come dimenticarla.
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Incontrare una fata è facile. Il difficile è riconoscerla… le fate sono strane, impalpabili, sorprendenti. Appaiono e scompaiono nel trambusto delle nostre vite. A volte ci prendono per mano e ci accompagnano per un tratto di strada. Chi dice che non esistono non ha saputo vederle e ascoltarle. (Anita Palmara) ******************** Meeting a fairy is easy. The difficult thing is recognizing it... fairies are strange, impalpable, surprising. They appear and disappear in the hustle and bustle of our lives. Sometimes they take us by the hand and accompany us for a stretch of the road. Anyone who says they don't exist hasn't been able to see and listen to them. (Anita Palmara)
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La fragilità, negli slogan mondani dominanti, è l'immagine della debolezza inutile e antiquata, immatura e malata, inconsistente e destituita di senso; e invece nella fragilità si nascondono valori di sensibilità e delicatezza, di gentilezza estenuata e di dignità, di intuizione dell'indicibile e dell'invisibile che sono nella vita, e che consentono di immedesimarci con più facilità e con più passione negli stati d'animo e nelle emozioni, nei modi di essere esistenziali, degli altri da noi.
[...]
La fragilità è un modo di essere emozionale ed esistenziale che vive del cammino misterioso che porta verso l'interno e che non si riconosce se non andando al di là dei comportamenti, e scendendo negli abissi della nostra interiorità e dell'interiorità altrui. Ancora oggi si tende ingiustamente a guardare alla fragilità come ad una forma di vita inutile e antisociale, e anzi malata, che ha bisogno di cure e che non merita nel migliore dei casi se non compassione; e non si sanno intravedere in essa le tracce incandescenti della sensibilità e della gentilezza, della timidezza e della tenerezza, della creatrice malinconia leopardiana.
Certo, come la sofferenza passa, ma non passa mai l'avere sofferto, così anche la fragilità è un'analoga esperienza umana che, quando nasca in noi, non viene mai meno in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell'accoglienza, della comprensione e dell'ascolto, dell'intuizione dell'indicibile che si nasconde nel dicibile.
Sì, ci sono momenti in cui la presenza, o almeno la percezione, che ciascuno di noi ha della sua fragilità si accentua, o si inaridisce, ma in ogni caso dovremmo educarci a riconoscerla in noi ma soprattutto a riconoscerla negli altri da noi: un impegno etico, questo, al quale noi tutti siamo chiamati in vita.
Nel concludere queste mie nomadi considerazioni sulla fragilità vorrei citare una breve e stremata poesia di Rainer Maria Rilke.
La poesia è questa:
Era tenero e fine il suo sorriso come brillio d'antico avorio, come nostalgia, come neve che a Natale sull'oscuro villaggio discende, come turchese in mezzo a fitte perle, come raggio di luna su un caro libro.
Cosa c'è di più fragile di un sorriso, e cosa di più fragile della nostalgia, della neve che cade a Natale e di un raggio di luna su un caro libro? Vorrei augurarmi che in queste bellissime immagini possa riassumersi il senso umbratile e fugace di un discorso incentrato sulla fragilità come leitmotiv della condizione umana.
Eugenio Borgna
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