#riarmarsi
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Spuntini: riflessioni per riflettere del 7 marzo 2025
Macron vs Putin – alla battuta acida di Putin verso Macron, di ricordarsi la figura fatta da Napoleone quando volle sfidare la Russia, la risposta sarebbe semplice quanto facile, Putin che progetta il ritorno alla Grande Russia dovrebbe ricordarsi che fine ha fatto lo Zar. Perché l’Europa deve armarsi – a tutti coloro che in Italia si scandalizzano della decisione di ri-armarsi da parte…
#armarsi#Estonia#Finlandia#francesi#Giuseppe Cocco#Grande Russia#Guerra#Italia#Lettonia#Lituania#Macron#malattia#Moldavia#morte#Napoleone#Paesi Baltici#Polonia#Putin#riarmarsi#Riflessioni#Rivoluzione Francese#Spuntini#Ucraina#Unione Europea#Zar
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Alessandro Volpi
Un'ulteriore precisazione forse non chiara a tutti. ReArm Europe, approvato dal Consiglio europeo, prevede l'applicazione della clausola di salvaguardia attraverso la quale consentire ai singoli Stati membri di spendere fino a 650 miliardi di euro per riarmarsi senza violare il Patto di stabilità, che rimane invece saldamente applicato per tutte le altre spese. In altre parole, la Commissione europea affida ai singoli Stati, a loro spese, la possibilità di riarmarsi, costruendo Leggi di bilancio ad hoc: dunque non ci sono soldi europei, ma soldi dei cittadini e delle cittadine dei vari Stati che aumenteranno il debito dei paese, senza far scattare il vincolo del Patto solo per la spesa militare. Si tratta dell'applicazione dell'articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, come avvenuto per il Covid, ma, in estrema sintesi, gravando per intero sui conti nazionali. La Commissione, in tale disegno, metterebbe soltanto le garanzie per 150 miliardi di prestiti, ancora agli Stati membri, che si indebiterebbero per le spese militari, e solo per quelle, a tassi di interesse bassi. Inoltre la Commissione prevede la possibilità di una riconversione, senza troppi passaggi burocratici, dei fondi del bilancio europeo destinati ad altri programmi in direzione delle armi. Alla luce di ciò, è evidente che il riarmo, disegnato dalla Commissione, comporterà per un paese come l'Italia una montagna di debito in armi che toglierà ogni vero spazio fiscale per altre spese e genererà difficoltà nella copertura di un debito che ormai è di 3000 miliardi di euro e che, senza Bce, avrà bisogno dei grandi fondi finanziari americani. Mi piacerebbe che tutto ciò fosse molto chiaro a chi predica la necessità di "difendere la libertà con le armi". L'Europa spende già molto per la difesa, come dicono tutte le statistiche, per un totale nel 2024 di 457 miliardi di euro; pensare di portare tale spesa a oltre ben oltre i 1000 miliardi, con il debito dei paesi e in regime di austerità sociale, mi sembra una follia che non c'entra nulla con la Conferenza di Monaco del 1938 e che genererà un impoverimento ulteriore, destinato a scatenare una rabbia sociale per la quale l'Europa sarà il primo bersaglio.
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Giunge un forte digrignar di denti da parte delle cancellerie europee: pare si corra il rischio che l'Europa venga tagliata fuori dalle trattative per il conflitto ucraino.
Fatto serio, ma talmente prevedibile da essere scontato: perché l'Europa è uscita dalla Storia con la seconda guerra civile del 40, e non è più rientrata. Consegnate le ex colonie a governi incerti o dispotici, protettorati stranieri o direttamente al caos, le varie nazioni traumatizzate sono finite o sotto la cappa dell'Unione Sovietica o sedute sulla sponda del fiume, nella tranquilla attesa che qualcuno di passaggio gettasse un pesce per la cena.
I paesi "liberi" hanno messa in piedi un'unione da burletta, studiata occhiutamente per non poter funzionare, e infatti non funziona, gli altri hanno premuto per aderirvi attratti dagli specchietti di un vitalizio di aiuti e favori promessi, ma in via di esaurimento.
La somma è quella che abbiamo sotto gli occhi, un continente che scivola verso il villaggio turistico, dove non a caso ci si contendono più le spiagge che i brevetti industriali, e una gara canora ha più seguito di un reportage dal fronte. Né servirà un qualsiasi piano di riarmo: in assenza di una direzione politica e di una visione strategica, riarmarsi sarebbe come mobilitare le armature di un museo: un grande strepito di ferraglia, ma poca sostanza. (Giulio Leoni)
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L'esame di Maturità è "Una festa. E, a differenza di molte altre manifestazioni dell’homo festivus, una festa che non separa ma unisce le generazioni: lo si capisce già giorni, settimane prima degli esami, quando in rete comincia a circolare Notte prima degli esami di Venditti, e al povero professore di lettere viene chiesto da giornalisti ammiccanti se Dante era un uomo libero o un fallito o un servo di partito (ma vattene affanculo), e i genitori e i nonni si commuovono raccontando di quanto seriamente la prendano i loro figli e nipoti, che uno ne parla male ma poi quando la Storia chiama…, e la mattina della prima prova ecco fiorire le foto su Instagram, i messaggi d’incoraggiamento su X (“Ragazzi, d’ora in poi sarà tutto un esame!”), i commenti ai temi del redattore laureato in Filosofia riesumato per l’occasione dalla sezione Cultura, i servizi al telegiornale, questo articolo… Una festa, e ci mangiamo in tanti. Abolirla, lo dico senza ironia, sarebbe un gesto da misantropi. (...) Più che invitare ad apprezzare la qualità di un testo, o la sua coerenza, praticamente tutte le tracce proposte sollecitano una risposta virtuistica: la poesia di Ungaretti servirà a dire quanto è brutta la guerra, il brano di Pirandello quanto fa paura il mondo meccanizzato, la pagina di Galasso quanto è dissennato un mondo che corre ad armarsi o a riarmarsi… Sono colpito, non meravigliato, perché questa curvatura la vedo già nei manuali, nelle scuole, nel corrente dibattito sulla letteratura: le librerie sono piene di libri scritti coi piedi, e pensati peggio, che presumono però di trasmettere al lettore preziosissime lezioni morali. La letteratura non serve a questo, in realtà: quello è il catechismo. Ma credo che sia una battaglia perduta."
Claudio Giunta
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NONC'ÈDICHE
di Daniele Luttazzi
L’informazione italiana funziona da gigantesca macchina influenzante
Il Fatto Quotidiano 17 MAGGIO 2023
Cercare di correggere l’oceano di cazzate che ogni giorno stampa e tv rovesciano sugli italiani è un’impresa improba. Troppo pochi quelli che si oppongono all’andazzo, perché se non ti adegui ci rimetti di brutto; la stragrande maggioranza dei sedicenti professionisti dell’informazione campa taroccando quotidianamente le notizie secondo agende prestabilite; e così impera il loro frastuono. Da un anno, per esempio, i media embedded cercano di convincere l’opinione pubblica ad accettare certe conseguenze apocalittiche (la guerra della Nato contro la Russia) di cui l’apparato politico-militare Usa ha bisogno per i suoi fini geopolitici. Facile farti passare per complottista, se lo fai notare; ma la cronaca della guerra russo-ucraina dimostra che la micidiale macchina influenzante è una realtà. Uso la definizione di “macchina influenzante” non a caso: la macchina influenzante è uno dei deliri persecutori più frequenti nei pazienti schizofrenici, che, proiettando all’esterno i propri dinamismi psichici, arrivano a immaginare un macchinario che ruba, modifica o influenza i loro pensieri (ne scrisse, agli inizi del secolo scorso, lo psicanalista Viktor Tausk). Inquieta che il complesso informativo nazionale funzioni come una gigantesca macchina influenzante: la realtà viene trasformata in una realtà psicotica. Lo psicotico è angosciato e abulico: così ci vogliono? Vespa ha incontrato Zelensky sulla terrazza colonnata del Vittoriano, una scenografia degna di Patton, confezionandogli addosso la puntata (ha usato il panorama di Roma come fosse il plastico della villetta di Cogne). C’erano pure Mentana, Maggioni, Molinari, Porro, Tamburini, De Bortoli e De Bellis. Spero non vi siate persi la vigorosa stretta di mano di Molinari a Zelensky (qui a 3’ 35’’: bit.ly/3IgnmgS): valeva 100 editoriali di propaganda bellica. Peccato non fosse commentata dal trillo di un registratore di cassa, sarebbe stata perfetta (satira: gli Agnelli-Elkann fanno affari d’oro con la guerra). Nessuno dei direttoroni ha contestato a Zelensky la sua versione dei fatti: “La cosa importante è che parliamo delle cose pratiche, concrete; non proporre, come ha fatto la Russia, gli accordi di Minsk per attendere, riarmarsi e continuare l’occupazione”. Un rovesciamento interessante: secondo Angela Merkel (intervista al Die Zeit, dicembre 2022) gli accordi di Minsk furono un tentativo “di dare tempo all’Ucraina” di ricostruire la sua difesa. E se a far saltare gli accordi di Minsk non ci si fosse messo anche Zelensky, oggi non saremmo a questo punto. Cosa c’è di più pratico e concreto di un cessate il fuoco immediato? Lo propone la Santa Sede, ma Zelensky non vuole, il suo piano è andare avanti con la guerra finché i russi non si ritireranno: “Noi crediamo nella vittoria”. Nessuno dei direttoroni gli ha fatto presente che questa è pura follia, erano troppo presi ad annuire: e così, con la macchina influenzante in azione, il folle diventa chi, sulla base di informazioni più realistiche (quelle di generali statunitensi e italiani), non crede alla propaganda. Lo stratagemma più odioso è il ricatto morale. Al Parlamento tedesco, Zelensky rammentò la responsabilità della Germania nei crimini nazisti; da Vespa, ha ricordato gli aiuti che l’Ucraina ci diede agli inizi dell’emergenza Covid: come se la sua agenda militare fosse l’unica possibile e dissentire un’ingratitudine di cui vergognarsi. Poi s’è incartato: “Putin non porta il vaccino: lui porta la malattia”. Un’allegoria infelice: tutti ricordano l’aiuto russo all’Italia in pandemia. “Se l’Ucraina cade, il passo successivo è la Moldova”, l’argomento del domino con cui gli Usa giustificavano la guerra in Vietnam; ma un cessate il fuoco non farebbe cadere l’Ucraina: fermerebbe la guerra, impedendone davvero ogni allargamento. (1. Continua)
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Studiare ed emulare le strategie migliori
WSJ: Le banche europee studiano le politiche della Banca centrale russa negli ultimi tre anni come un libro di testo L’Europa sta pianificando di passare a un atteggiamento bellico e di riarmarsi: questo ha già causato una tempesta nei mercati obbligazionari e presto innescherà una tempesta di inflazione. Secondo il WSJ, la BCE sta imparando dall’esempio di un paese che ha già attraversato…
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Dice Macron: «La minaccia russa è qui e riguarda i paesi europei, ci riguarda. La Russia ha già trasformato il conflitto ucraino in un conflitto globale. Ha impiegato sul nostro continente soldati nordcoreani, armamenti iraniani, aiutando nel contempo questi paesi ad armarsi ulteriormente. La Russia del presidente Putin viola i nostri confini per assassinare gli oppositori, manipola le elezioni in Romania, in Moldavia. Organizza attacchi digitali contro i nostri ospedali per bloccarne il funzionamento. La Russia cerca di manipolare le nostre opinioni pubbliche con menzogne diffuse sui social network e in fondo mette alla prova i nostri limiti. Lo fa nei cieli, nei mari, nello spazio e dietro i nostri schermi. Questa aggressività sembra non conoscere confini. E la Russia intanto continua a riarmarsi spendendo più del 40 per cento del suo bilancio a questo scopo. Da qui al 2030, prevede di accrescere ulteriormente il suo esercito, di avere 300 mila soldati in più, 3 mila carri armati, 300 caccia in più. Chi può dunque credere, in questo contesto, che la Russia di oggi si fermerà all’Ucraina? La Russia è diventata, nel momento in cui vi parlo e per gli anni a venire, una minaccia per la Francia e per l’Europa».
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AIUTI MILITARI ALL'UCRAINA: I NUMERI CHE LITIGANO
Armamenti 28 Febbraio 2025 di Ennio Remondino Gli aiuti all’Ucraina e la disputa tra Stati Uniti ed Europa su chi ne ha forniti di più. Miliardi di cui oggi Washington chiede un pesante risarcimento in termini di risorse minerarie. E poi le diverse valutazioni dei centri studi, non sempre neutrali. Tutti a chiedere Pace ma a sostenere che occorre riarmarsi. Spese militari da aumentare,…
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Esercito europeo, riarmo, guerra alla Russia. Sono tutte boutade per avere il pretesto di poter spendere questi maledetti 800mld e dare fiato all’industria bellica. Gli armaioli sono la nuova Pfizer.
Cioè, l'Europa vorrebbe riarmarsi non perché la Russia di Putin ha la pessima abitudine d'invadere i paesi confinanti, ma perché GOMBLODDO-Covid-SbrocSbroc? OK...
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La guerra la pandemia. Il virus il nemico. Più la verità è semplice e meno la si vede.
Trad.: a noi un pensiero minimamente complesso ci fa schifo. La narrativa russa è semplice e mi fa sentire nel gregge? Ottimo! Beeeeee!!!1!
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L’Unione Europea tiene botta tra la gente perché ci consente ancora di fare l’aperitivo.
Fosse solo quello. Nonostante tutte le svariate problematiche della UE, continuiamo ad avere un livello di vita e di libertà al top nel mondo. Oh, ma vuoi mettere la Russia di Putin! Lì si che... Che.... Che cosa?
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Il giorno in cui ce lo vieteranno perché il vodka-tonic è russo e il negroni non si può dire, apriti cielo!
Magari ci sveglieremo, chissà...
Esattamente cosa è vietato nella UE? Boh, però SVELIA!!1!
Esercito europeo, riarmo, guerra alla Russia. Sono tutte boutade per avere il pretesto di poter spendere questi maledetti 800mld e dare fiato all’industria bellica. Gli armaioli sono la nuova Pfizer.
La guerra la pandemia. Il virus il nemico. Più la verità è semplice e meno la si vede.
L’Unione Europea tiene botta tra la gente perché ci consente ancora di fare l’aperitivo.
Il giorno in cui ce lo vieteranno perché il vodka-tonic è russo e il negroni non si può dire, apriti cielo!
Magari ci sveglieremo, chissà...
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Vi pentirete amaramente
Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due. Un giorno vi pentirete amaramente di aver permesso alla Germania di riarmarsi per la terza volta.orientamentisherif su Instagram (qui) Francamente credo abbia ragione. Eppure vi è chi se esce così: Vi pentirete di averla provocatafa.brambilla – qui

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Russia – Ucraina. Mediazioni o sanzioni? Cina “Relazione Usa – Cina: cooperazione più che concorrenza”
Anna Tortora
Viktor Orban non ha dato l’ok al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia. “La Germania predicava austerità e sacrifici, ora temporeggia sulle sanzioni energetiche per paura delle ricadute economiche. Ma l’eccessiva dipendenza dalla Russia non è stato un ‘azzardo morale’ come gli eccessivi debiti pubblici? Luciano Capone, giornalista de Il Foglio
“Consiglierei agli aspiranti mediatori nel conflitto russo-ucraino di trarre qualche insegnamento dalla strepitosa mediazione del Vaticano, che nel 1979 impedì a Cile e Argentina di farsi la guerra per la delimitazione del confine lungo il Canale di Beagle, nella Terra del Fuoco. È vero che il contesto generale era alquanto diverso. Si trattava intanto di due Paesi cattolicissimi che nutrivano immenso rispetto per l’autorità morale del papa e grande considerazione per la diplomazia vaticana. I due paesi, inoltre, contrariamente a Russia e Ucraina, non erano ancora entrati in conflitto aperto. Tuttavia alcune ‘intuizioni’ dei diplomatici vaticani potrebbero essere utili anche nel caso del conflitto tra Mosca e Kiev. La prima intuizione fu quella di capire che lo specifico conflitto territoriale si sarebbe risolto solo in una prospettiva più vasta di verifica dei rapporti bilaterali, sotto tutti i punti di vista, in un quadro bilanciato di reciproco riconoscimento delle rispettive esigenze e necessità. La seconda fu quella di capire che ciascuno dei contendenti doveva poter ritrovare nella mediazione l’essenza delle proprie storiche rivendicazioni. Proiezione, cioè, dell’Argentina verso l’oceano Atlantico e del Cile verso l’oceano Pacifico. A quel punto il possesso delle tre isolette del Canale di Beagle (causa del contendere) diventava un elemento quasi secondario della trattativa. La mediazione vaticana insomma ebbe tanto successo, che Argentina e Cile, non solo deposero le armi, ma firmarono anche uno storico trattato di amicizia, commercio, cooperazione , sicurezza ecc. , che ancora oggi regola i rapporti tra i due paesi. Forse anche nel caso della guerra Russia-Ucraina bisognerebbe- mutatis mutandis evidentemente – guardare la contesa per il Donbass nella prospettiva più ampia di sicurezza nell’intero continente europeo, per definire un nuovo quadro giuridico, dove ciascun paese dovrebbe sentirsi rassicurato dalla garanzia collettiva e dove si concilierebbero i principi della intoccabilità delle frontiere con i diritti delle minoranze e il trattamento delle popolazioni transfrontaliere. Solo in una cornice multilaterale, dove tutti gli Stati partecipanti assumono precisi impegni, potrebbe cadere quel muro di diffidenza e mancanza di reciproca considerazione che impedisce ogni apertura, ogni dialogo. Si potrà insomma anche raggiungere in futuro qualche forma di compromesso sul Donbass, dopo una guerra estenuante che avrà messo in ginocchio, non solo i belligeranti, ma anche l’Europa. Ma se non sarà basato sui solidi pilastri di una nuova ed inedita costrizione della sicurezza europea, di una nuova Helsinki come da più parti indicato, sarà solo una tregua, più o meno lunga. Il tempo insomma di riarmarsi e di ricominciare…” Domenico Vecchioni, ambasciatore
Inoltre…
“Relazioni Cina-USA: cooperazione più che concorrenza. È responsabilità e obbligo per Cina e USA costruire un mondo connesso, diversificato e inclusivo, ha affermato il Cons Stato e Ministro Esteri WangYi un discorso durante un simposio ‘Kissinger e le relazioni Cina-USA’. -Il rapporto Cina-Usa non può deteriorarsi ulteriormente e va fatta la scelta giusta, ovvero correggere il riconoscimento strategico, abbandonare la mentalità da Guerra Fredda, gestire adeguatamente le divergenze e migliorare la comunicazione e cooperazione -ha affermato.” Ambasciata della Repubblica popolare Cinese in Italia
Cooperazione, diplomazia, trattati, questi dovrebbero essere gli unici argomenti in questo momento.
source https://www.ilmonito.it/russia-ucraina-mediazioni-o-sanzioni-cina-relazione-usa-cina-cooperazione-piu-che-concorrenza/
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Massimo Fini: "Una rivoluzione globale contro i sempre più ricchi"
Massimo Fini: “Una rivoluzione globale contro i sempre più ricchi”
(Massimo Fini) – Mentre in Medio Oriente grandi e medie potenze giocano a fare la guerra con grande giubilo dei loro governanti che hanno così il pretesto di armarsi o riarmarsi e con altrettale giubilo di quelle che, restate fuori dal conflitto, possono rimpinzare le prime di armi, arricchendosi, senza spendere una goccia di sangue (Stati Uniti, Francia, Germania, Cina, il cui export in questo…
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Quindi, secondo l’illustre guerrapiattista rublofilo, solo i regimi tirannici e totalitari possono riarmarsi spendendo percentuali deliranti di PIL, gli occidentali no perché altrimenti scoppia la rivolta sociale🤡
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