#repubblica di Venezia
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speculation on more costumes they should wear
#[.art]#oleander honey#[.oc]#see the thing is I don't want it to be down to militia country fashion but I could keep that for specific scenes#because H.'s kingdom doesn't quite have the same influence they're a bit repubblica di venezia coded
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IN ITALIA ANCHE I SENZATETTO POTRANNO AVERE DIRITTO ALL’ASSISTENZA SANITARIA

L’Italia ha approvato la legge che rende disponibile l’assistenza sanitaria anche ai senza fissa dimora.
Il provvedimento colma un vuoto di tutela che si pone in contrasto con gli articoli 3 e 32 della Costituzione e con i princìpi ispiratori della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, in base ai quali l’assistenza sanitaria andrebbe garantita a tutti coloro che risiedono o dimorano “nel territorio della Repubblica, senza distinzione di condizioni individuali o sociali”. I senza dimora attualmente sono nell’impossibilità di essere iscritti al Servizio sanitario nazionale e di scegliersi un medico di medicina generale. La nuova legge e il programma sperimentale mirano ad “assicurare progressivamente il diritto all’assistenza sanitaria” ai senza dimora e per consentirgli di iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali, di scegliersi un medico, di accedere ai LEA (le prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza).
“La norma recepisce la richiesta, avanzata anche con la nostra Carta civica della salute globale, di garantire l’assistenza sanitaria di base ai più fragili e agli invisibili, svincolandola dalla residenza anagrafica. Un esempio importante anche di quello che istituzioni, organizzazioni civiche e singoli cittadini possono fare insieme per migliorare le politiche pubbliche del nostro Paese e renderle sempre più vicine ai bisogni delle persone, a partire dai più fragili”, commenta Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. Secondo le rilevazioni e gli indirizzi dell’ISTAT, il provvedimento sarà avviato inizialmente in 14 città metropolitane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia.
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Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri; Cittadinanzattiva; immagine di Mart Production
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Saverio Ferrari
Da quando per legge fu istituito nel 2004, il 10 febbraio, come “Giorno del ricordo” (anniversario del Trattato di pace che nel 1947 aveva fissato i nuovi confini con la Jugoslavia), per «conservare e rinnovare», come scritto, «la memoria di tutte le vittime delle foibe» e della «tragedia dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra», abbiamo assistito a una sorta di accaparramento di questa giornata da parte delle destre, con il prevalere nel corso degli anni dei fascisti. Quasi un’egemonia.
Possiamo ora dire, in sede di valutazione storica, che la decisione di inserire nel calendario nazionale questa data, a dieci giorni dalla giornata per il ricordo della Shoah e di tutte le vittime e i perseguitati del nazifascismo, abbia indubbiamente segnato una svolta facendo parlare correntemente di foibe come “Olocausto degli Italiani”. Questo anniversario è più che altro servito a nascondere le responsabilità e gli orrori del fascismo nelle vicende di Trieste, della Venezia Giulia e del confine orientale; a riscrivere e a deformare la storia di quelle terre e delle sue popolazioni; a occultare i crimini di guerra italiani e le gesta infami di chi collaborò con i nazisti; a scorporare dal contesto l’esistenza a Trieste della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in territorio italiano, con forno crematorio; a tentare di porre, in una specie di “dualità della memoria”, le vittime delle foibe sullo stesso piano di quelle dell’Olocausto. Una sorta di contraltare.
All’origine di questa deriva crediamo si debbano anche porre alcuni interventi, a partire dal 2007, tenuti solennemente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parlò apertamente di «cieca violenza», di «furia sanguinaria», di «parossismo nazionalista», nonché di «disegno annessionistico slavo […] che assunse i sinistri contorni di una “pulizia etnica”». Il tutto senza alcun riferimento alla precedente oppressione fascista delle minoranze slovene, all’invasione della Jugoslavia e ai precedenti crimini di guerra italiani commessi in quel Paese dal 1941 al 1943. Almeno 230mila furono i civili montenegrini, croati e sloveni massacrati, fucilati o bruciati vivi nelle loro case durante i rastrellamenti (alcuni storici parlano di più di 400mila), diverse migliaia i civili, uomini, donne e bambini, deportati e rinchiusi in decine di campi di concentramento (i “campi del Duce”) disseminati nelle isole dalmate, in Friuli e nel resto d’Italia.
Nella stessa celebrazione vennero, tra gli altri, decorati da Napolitano i parenti di Vincenzo Serrentino, ultimo prefetto di Zara, fucilato dagli jugoslavi nel 1947 come criminale di guerra e in quanto tale già inserito nel 1946 da un’apposita commissione d'inchiesta italiana fra i civili e i militari italiani passibili di essere posti sotto accusa presso la giustizia penale militare, in quanto nella loro condotta erano «venuti meno ai principi del diritto internazionale di guerra e ai doveri dell’umanità».
Poi, nel 2015 ci fu il caso della consegna, per mano del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, dell’onorificenza (ritirata in aprile) «per cause riconducibili a infoibamenti», ai familiari del capitano del battaglione Benito Mussolini, Paride Mori. Il capitano Mori era stato ucciso in combattimento, il 18 febbraio 1944, in uno scontro con i partigiani titini, e non “infoibato”. Questo caso svelò come su mille riconoscimenti dal 2004, con tanto di medaglia, circa trecento riguardassero militari inquadrati nelle formazioni di Salò. Tra loro carabinieri dell’esercito regio confluiti nella Rsi, poliziotti, finanzieri e volontari nella Guardia nazionale repubblicana. Il novanta per cento appartenenti a formazioni al servizio dei nazisti. Nella lista si rintracciarono anche cinque criminali di guerra.
Con il “Giorno del ricordo” così costruito, nascondendo le responsabilità storiche del fascismo, era inevitabile che riemergessero le destre peggiori e si legittimassero i criminali di ieri.
10 Febbraio 2025
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Un anniversario...
(english translation here)
Per tutta la primavera Bonaparte aveva rincorso gli austriaci per il territorio friulano, la paura attanagliava i cuori tra i soldati, e il 18 aprile si era firmato il trattato preliminare di Leoben, che decretava come fine immediato la cessazione delle ostilità tra Francia e Impero Asburgico, la restituzione di Trieste e Gorizia all’Austria e l’occupazione legittima francese dei territori della Serenissima.
Il 25 aprile si svolse l'incontro tra la delegazione della Serenissima e Napoleone il quale, di fronte agli sbigottiti emissari, rinfacciò alla Repubblica di avere rifiutato la sua “generosa” proposta di alleanza, dichiarandosi pronto a rovesciare Venezia.
Tra ultimatum, minacce, tentativi pacifici e non di placare l’ira di Bonaparte, si arriva alla mattina del 12 maggio. Tra voci di congiure e dell'imminente attacco francese, il Maggior Consiglio della repubblica si riunì per l'ultima volta. L’erroneo timore che fosse scoppiata una rivolta porta i pochi presenti a votare per lo scioglimento del Governo, tra le grida dei veneziani che, al contrario delle aspettative dei magistrati, celebravano la repubblica.
Ma Venezia era caduta. La speranza c’è ancora, forse, per alcuni, di poter vivere con dignità. Avevano sperato da quel 12 maggio, avevano visto sfiorire gli alberi e morire l’estate, ma basta un incidente diplomatico, tra francesi e austriaci, i veneti lontani da ogni coinvolgimento, per infrangere ogni speranza insieme al vaso che giaceva in pezzi sul pavimento di Palazzo Florio. Da un tiranno ad un altro, da un imperatore francese si passa ad un imperatore austriaco. Meno di una settimana di tensione e gli accordi segretamente già presi a Leoben vengono confermati: in cambio dei territori della riva sinistra del Reno, l'Austria prende Veneto, Istria e Dalmazia. È il trattato di Campoformio, questa onda travolgente, che a Venezia alle onde così alte non ci si è abituati, e nel territorio veneto, come in tutta italia, vagano in una perpetua Odissea in centinaia.
L'esilio, la più grande tradizione italiana, si presenta di nuovo. E tra questi esiliati c’è lui, Foscolo che si ritrova a fuggire la propria casa, i cui tetti non potrà più salutare, né della terra natia, un’isoletta nel greco mar, ne la sua casa d’adozione, la grande Venezia, caduta tra gli inni esultanti.
Ma non solo Foscolo vaga per l’Italia. C’è un altro uomo, un patriota e uomo innamorato, che scrive, a volte disperato, a volte un po’ meno, al suo migliore amico, raccontandogli i suoi incontri, le sue giornate, le ultime della sua vita.
Ricorre oggi il 226° anniversario dalla scrittura dell’ultima lettera di quest’uomo, Jacopo Ortis, oltre al 1604° dalla data tradizionalmente individuata per la fondazione di Venezia, rendendo il 25 marzo un giorno alquanto poetico. Un’altra figura ha oscurato queste ricorrenze, il Sommo Poeta ha giustamente spodestato ogni altra celebrazione, ma credo che un omaggio all’esule veneto andrebbe fatto, senza nulla togliere all’esule fiorentino.
Propongo quindi un percorso tra le città e i paesi che hanno visto lo sviluppo di questa figura inventata ma alquanto veritiera, non le grandi città come Milano che hanno visto il suo incontro con Parini, ma il paesaggio euganeo che ha fatto da sfondo ai suoi pensieri più intimi.
L’esperienza più accurata vi farebbe partire da Venezia, ma per un viaggio in giornata consiglierei una visita a Padova, breve ma significativa, per poi spostarsi verso i colli e raggiungere Arquà Petrarca, ripercorrendo le stesse strade di Ortis nella famosa gita del novembre 1797, visitando la casa del Petrarca, rincuorando il fantasma del veneziano che aleggia tra le stanze che ora il sito non è più in rovina. Come ultima cosa vi direi di allontanarvi da Arquà, perdervi tra gli Euganei, ricercare quello che poteva essere il luogo in cui Ortis aveva soggiornato, nella casa di Teresa, la sua ubicazione sempre taciuta per motivi di sicurezza, ma forse anche per il troppo dolore di dare un nome al luogo che teneva in sè tutte le sue speranze, e che le aveva fatte svanire.
#italian tumblr#letteratura#literature#travel#travel blog#travel tips#viaggio#ugo foscolo#le ultime lettere di jacopo ortis#jacopo ortis#veneto#arquà petrarca#colli euganei#padova
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On the corner of the Doge's Palace
En la esquina del Palacio Ducal

(English / Español / Italiano)
On the corner of the Doge's Palace is this relief showing the biblical 'Judgement of Solomon'.
Venice was considered by all European states to be the Homeland of Justice. This was no small boast since even Doges, sons of Doges and patricians could be and were sentenced to death.
Justice at the Serenissima was something very serious! Considered incorruptible and absolutely impartial, it did not look anyone in the face, in the name of the most crystal-clear legality. The Republic, in fact, held a real hard fist towards malefactors and delinquents, whatever their social background.
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En la esquina del Palacio Ducal se encuentra este relieve que muestra el bíblico "Juicio de Salomón".
Venecia era considerada por todos los estados europeos como la Patria de la Justicia. No era para menos, ya que incluso los Dux, hijos de Dux y patricios podían ser y eran condenados a muerte.
La justicia en la Serenísima era algo muy serio. Considerada incorruptible y absolutamente imparcial, no miraba a nadie a la cara, en nombre de la más cristalina legalidad. La República, de hecho, mantenía un verdadero puño duro hacia los malhechores y delincuentes, fuera cual fuera su extracción social.
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Sull'angolo del Palazzo dei Dogi spicca questo rilievo che mostra il biblico "Giudizio di Salomone".
Venezia era considerata da tutti gli Stati Europei la Patria della Giustizia. Non era un vanto da poco visto che anche Dogi, figli di Dogi e Patrizi potevano essere e furono condannati a morte.
La giustizia alla Serenissima era qualcosa di molto serio! Considerata incorruttibile e assolutamente imparziale, non guardava i faccia a nessuno, in nome della più cristallina legalità. La Repubblica, infatti, teneva un vero pugno duro verso malfattori e delinquenti, di qualsiasi estrazione sociale questi fossero.
Fonte: VENEZIA Storia e Storie by Maurizio Biscaro
#venice#venezia#venecia#sestiere san marco#palazzo ducale#gotico veneziano#14th-15th century#ss.XIV- XV
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Il segno della storia
Barovier&Toso vetrerie artistiche in Murano
Barovier&Toso, Murano 2005, 32 pagine ,17x15cm
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Le creazioni Barovier&Toso sono opere uniche, in Cristallo Veneziano soffiato a bocca e realizzate a mano da maestri vetrai di Murano, depositari di una tradizione secolare che solca la storia da generazioni. È ad Angelo Barovier che si deve l’invenzione di una rivoluzionaria formula che permise di ottenere un materiale inedito, dalle straordinarie caratteristiche di estrema trasparenza e brillantezza. Fu con decreto della Repubblica di Venezia, intorno al 1455, che Angelo Barovier ottenne addirittura l’esclusiva nella produzione del “Cristallo Veneziano”. Ciò che ancora oggi rende unica quella ricetta materica, giunta fino a noi e ulteriormente perfezionata, è la totale assenza di piombo e arsenico. Questo distingue il nostro Cristallo Veneziano da qualunque altro cristallo in commercio e rende la tecnica del cristallo soffiato, come anche tutto il processo produttivo, eseguibile in totale sicurezza da parte dei maestri vetrai. Il Cristallo Veneziano è un materiale unico, sostenibile e sicuro, capace di dar forma ad opere di grande valore artistico, le creazioni Barovier&Toso.
20/11/24
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Sì, viaggiare (28 settembre 1786)

Sul libro del destino era dunque scritto alla mia pagina che il 28 settembre 1786, alle cinque di sera secondo la nostra ora, entrando dal Brenta nella laguna, avrei visto per la prima volta Venezia, e subito dopo avrei toccato e visitato questa meravigliosa città insulare, questa repubblica di castori. Così, a Dio piacendo, Venezia non mi è più una mera parola, il nome vuoto che per me, nemico giurato delle vacue sonorità, fu tante volte motivo d'angoscia. Quando la prima gondola si accostò alla nave (lo fanno per trasportare più presto a Venezia i passeggeri che hanno fretta) mi ricordai d'un giocattolo della mia infanzia al quale non avevo più pensato da almeno vent'anni. Mio padre aveva portato con sé dall'Italia una bella gondola in miniatura, che teneva molto cara, ed era per me un gran privilegio quando mi si permetteva di baloccarmi con essa. Tutto, dai primi rostri di lamiera lucida ai felze neri, mi salutava come una vecchia conoscenza, mi dava una piacevole sensazione di gioventù non più provata da lungo tempo.
J. W. von Goethe, [Italienische Reise, 1816-17], Viaggio in Italia, Milano, Mondadori, 1985 [Trad. E. Castellani]
Goethe aveva compiuto 37 anni esattamente un mese prima.
Immagine: da ebay.
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Il Leone di San Marco ad Istanbul

Il Palazzo di Venezia, oggi sede del Consolato Generale d'Italia ad Istanbul, un tempo era la sede del Bailo di Costantinopoli. Il bailo era un diplomatico della Repubblica di Venezia, quindi questa sede, dal 1454 (Bartolomeo Marcello primo bailo) al 1797 (Francesco Vendramin ultimo bailo) ha ospitato i diplomatici della Serenissima.
A parte tutta la Storia legata a questo edificio che prima o poi scriverò, è interessante notare che sul fronte dell'edifico compare il Leone di San Marco che al posto del Vangelo ha quella che sembrerebbe una ruota. Esistono varie versioni del leone di San Marco, come segnalato dallo storico Alberto Rizzi, autore di importanti studi sul leone marciano. Secondo Rizzi, esistevano oltre cento varianti della figura, raffigurate su materiale scultoreo o pittorico. Purtroppo non sono riuscito a contattare lo storico (ha oltre 80 anni) per avere maggiori informazioni su questo leone in particolare. Ho letto, ascoltato varie versioni sul motivo di questo particolare simbolo. Si tratterebbe dello stemma dei nobili veneziani Molin. Il leone è stato scolpito quando il nobile Alvise Molin era in carica come Bailo a Costantinopoli (XVII secolo). Lo stemma può essere stato asportato da un altro edificio o proviene dalla vecchia sede bailaggia perché l'edificio attuale é successivo alla caduta della Serenissima.
Ecco il simbolo araldico della famiglia Molin

Ringrazio il mio amico Agostino per la foto.
La mia Vita a Istanbul: consigli e informazioni turistiche. Disponibile come GUIDA per delle ESCURSIONI in città.
Scrivi una e-mail a: [email protected]
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I'm really intrigued by your ocs. Could I ask for a bit of lore about them?
do count that most of it is in the process of being re-written. They're for a four-act play I was toying with a while ago.
The short of it is, O. (lighter haired one) is ruling prince of one of the states that are part of the same federation as the state H. (black haired one) is direct ruler of. The former is one of the bigger states, whose claim to fame has become the efficiency of its military after the reforms O. put in place when his sister was still ruling princess. She has recently been poisoned, hence why he's head of state now - he was never directly introduced to the federation council before because he wasn't the firstborn child, so him dealing with diplomatic relations directly is a new development. The latter is instead a more commerce-central kingdom - I think of it like the repubblica di Venezia (it also helps because H. is head of the church for the kingdom as well as temporal ruler) - and H. has been in charge for enough time that he's well-established as a figure in the federation despite his kingdom's small size. And they know each other because of said diplomatic relations taking place! Their respective lands fought a war years prior, under different rulers, so it was significant that they would be friends.
#there's more to it because of how the federation works - and why two states that are part of it can be at war with each other - but#I am still figuring that bit out#also because this is a play a lot of it wouldn't be explored in the actual text lol#[.asks]#[.oc]#Oleander#oleander honey#I'm also thinking it would be better if the ex-princess wasn't dead but rather had gone insane/was severly sick due to the poison
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Giuseppe Bertini - Varese - Villa Ponti - Galileo mostra l’uso del cannocchiale al Doge di Venezia - 1858
Galileo, che insegnava a Padova, nel 1609 mostra il telescopio al Doge Leonardo Donato realizzato grazie all’esperienza delle vetrerie di Murano e valorizzato per scopi militari. È il simbolo di un periodo che cambia il mondo con fenomeni tra loro collegati:
- il diffondersi degli archibugi che determinano la fine della cavalleria medievale;
- sospinte dagli alisei (“trade winds”) e da uno spirito tardo-crociato, favorite dalle innovazioni navali, le scoperte geografiche (Cristoforo Colombo scopre l’America nel 1492, Vasco de Gama doppia il Capo di Buona Speranza nel 1497, Magellano nel 1519 parte per circumnavigare il mondo);
- le iniziative coloniali che, dopo la Spagna (Cortes in Messico e Pizarro in Perù) e il Portogallo, sono condotte dqll’Olanda, dall’Inghilterra e dalla Francia;
- la crisi climatica, agraria (eccessiva cerealizzazione), demografica e sociale (i picari) del Seicento;
- il declino della centralità del Mediterraneo a vantaggio dell’Atlantico e, più in generale, dell’”economia mondo” con la nascita del capitalismo (es. Lombard Street a Londra) e il successo di città quali Bruges, Anversa e la Lega Anseatica;
- l’invenzione della stampa (1455);
- la Riforma e la Controriforma con i conflitti creati in Francia e nell’Europa dell’Est;
- la rivoluzione tecnico - scientifica che distanzia l’Europa dall’Impero ottomano;
- l’imporsi degli Stati nazionali sulle città stato e sul Sacro Romano Impero di Carlo V dopo il declino della Spagna per via della politica della “limpieza de sangre” che allontana i ceti produttivi (o li combatte, come in Olanda) e impedisce all’economia di svilupparsi con la conseguente inflazione per via dell’afflusso dell’oro e dell’argento americani.
Qualche evento in particolare:
1494 - Trattato di Tordesillas: Portogallo e Brasile si spartiscono le Indie orientali e occidentali
1500 - i Portoghesi scoprono il Brasile
1516 - dopo il fenomeno dei “marrani” spagnoli, viene fondato il primo ghetto italiano, quello di Venezia
1517 - Lutero affigge le sue tesi a Wittenberg
1522 - Battaglia della Bicocca (presso il villino degli Arcimboldi) in cui Carlo V sconfigge il re di Francia Francesco I e consolida il proprio dominio sul Ducato di Milano: “c’est un bicoque” significa “è un gioco da ragazzi”
1525 - Assedio di Pavia. Francesco I viene condotto prigioniero a Madrid
1527 - Sacco di Roma: per comporre il conflitto fra Clemente VII Medici e Carlo V, la figlia di quest’ultimo Margherita d’Austria (la “Madama”) sposa prima (1536) Alessandro Medici - ed i Medici tornano a Firenze - e poi (1538) Ottavio Farnese, nipote di Paolo III
1542 - Concilio di Trento
1555 - Pace di Augusta: Carlo V costretto ad accettare il luteranesimo dei principi tedeschi;
1558 - Alla morte di Carlo V, gli Asburgo si separano: Filippo II in Spagna, Margherita d’Austria in Olanda, Ferdinando I in Austria
1570 - Pio V scomunica Elisabetta I
1571 - Battaglia di Lepanto
1572 - Notte di San Bartolomeo
1574 - i Gonzaga, vassalli spagnoli, estendono il proprio potere sul Monferrato
1588 - L’Invencible Armada sconfitta dagli Inglesi
1598 - Enrico IV, convertendosi al cattolicesimo, termina le guerre di religione
1608 - I francesi fondano Quebec, poi conquistata nel 1775 dagli Inglesi
1609 - Le provincie olandesi si costituiscono in repubblica indipendente dalla Spagna: inizia il secolo d’oro dei Paesi Bassi
1621 - Fondazione della Compagnia olandese delle Indie Occidentali
1624 - Fondazione di New Amsterdam
1640 - Indipendenza portoghese
1652 - Gli olandesi fondano Cape Town
1664 - New Amsterdam ribattezzata New York
Al termine di questo lungo periodo di cambiamento e di instabilità (es. inflazione, epidemie), ne emergerà la società dell’Assolutismo e poi dell’Illuminismo del XVIII secolo, il “secolo delle rivoluzioni”.
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Finalmente la resa dei conti è arrivata. Poi toccherà all'Unità ed al Fatto Quotidiano.
Patrizia Cesaretti: Se fossero giornalisti invece che lecchini, camperebbero meglio.
Maria Stella Maltoni: Questo perché i pescivendoli non hanno più comprato Repubblica per incartare il pesce.
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CAOS A LA REPUBBLICA: "LA NAVE AFFONDA I CONTI VANNO MALE. QUAL' È LA LINEA EDITORIALE’’.
Libero 05/01/24
Non c’è pace a Repubblica. Dopo il durissimo comunicato di metà dicembre coi 5 giorni di sciopero paventati, il 2024 si apre con una mail esplosiva del Comitato di redazione (Cdr) a tutti i giornalisti della testata.
La sintesi è che la direzione e la proprietà si sono allontanate dall’identità del giornale.
Nel 2020 gli Elkann, proprietari di Repubblica, hanno venduto il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara.
Nel 2021 si sono liberati di MicroMega.
Nel 2022 la vendita dell’Espresso.
Poi, nel 2023, la cessione di 6 testate del Nord-Est (Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Messaggero Veneto, La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso).
Pochi giorni prima di quel comunicato, il fondatore, De Benedetti, aveva a sua volta picchiato duro contro gli Elkann, accusandoli di aver distrutto il quotidiano.
IL CDR: «L’ANNO CHE SI CHIUDE È STATO SOFFERTO E DIFFICILE, ASSAI DELUDENTE PER TUTTI NOI.
IL NOSTRO GIORNALE CONTINUA A PERDERE COPIE,
ABBONAMENTI E NON RIESCE A TROVARE UNA STRADA NEL DIGITALE. E QUESTO, A NOSTRO AVVISO
PER LA MANCANZA DI UNA CHIARA STRATEGIA DI INVESTIMENTI, MARKETIG, OBIETTIVI, COLLOCAZIONE NEL PANORAMA EDITORIALE.
NONOSTANTE GLI SFORZI TITANICI DI TUTTI NOI.
La difesa dell’identità di Repubblica (ciò che sembra importare solo a noi giornalisti che amiamo questo quotidiano e il lavoro che facciamo)
ci ha impegnato in un anno che ha segnato la per noi traumatica disgregazione di quello che era il più importante gruppo editoriale del nostro Paese,
smembrato e dismesso da un editore il cui progetto resta per noi incomprensibile, oltre che frutto di preoccupazione».
La redazione, si legge sempre nel comunicato, attende dal direttore Maurizio Molinari il nuovo piano editoriale:
«Come sappiamo nel futuro prossimo ci sono ancora tagli, riduzione del perimetro giornalistico, mortificazione di competenze e professionalità (...)
il 2024 si preannuncia un anno di dura battaglia a difesa del nostro posto di lavoro, del nostro nome (...) dovremo affrontarlo insieme.
perché da questa caduta rovinosa non si salva nessuno.
Vedere Repubblica che viene abbandonata come una nave che affonda è motivo di particolare amarezza».
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The Caffè Florian opened in St Mark's Square, where it still stands today, on 29 December 1720. Important people have passed through this café, such as: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski... y también Casanova.
El Caffè Florian abrió sus puertas en la Plaza de San Marcos, donde sigue permaneciendo, el 29 de diciembre de 1720. Por este café han pasado personajes importantes, como: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski... y también Casanova.
Il Caffè Florian aprì in Piazza San Marco, dove si trova tuttora, il 29 dicembre 1720. In questo caffè sono passati personaggi importanti, come: Lord Byron, Vivaldi, Goethe, Rousseau, Stravinski… y también Casanova


(English / Español / Italiano)
The Europe's oldest Café was opened on 29 December 1720 by Floriano Francesconi and was called "Alla Venezia Trionfante" (To Triumphant Venice), although the clientele later renamed it "Caffè Florian" in honour of its owner.
While the finest wines and coffees from the Orient, Malaysia, Cyprus and Greece were served, history was unfolding outside. Its windows witnessed the splendour and fall of the Serenissima Republic of Venice and the secret conspiracies against French and then Austrian rule. It is divided into small rooms connected by a corridor and has a huge terrace on St. Mark's Square for sunny days. The rooms are decorated in different styles;
*****
El Café más antiguo de Europa fue inaugurado el 29 de diciembre de 1720 por Floriano Francesconi y se llamaba “Alla Venezia Trionfante” (A la triunfante Venecia), aunque la clientela posteriormente lo rebautizó como “Caffè Florian” en honor a su dueño.
Mientras se servían los mejores vinos y cafés de Oriente, Malasia, Chipre y Grecia, la historia se desarrollaba afuera. Sus ventanas presenciaron el esplendor y la caída de la República Serenissima de Venecia y las conspiraciones secretas contra el dominio francés y luego el austriaco. Se encuentra distribuido en pequeñas salas unidas todos ellas, por un corredor y además, tiene una enorme terraza en la plaza San Marcos para los días soleados. Las salas están decoradas en distintos estilos.
*****
Il Caffè più antico d'Europa fu aperto il 29 dicembre 1720 da Floriano Francesconi e si chiamava "Alla Venezia Trionfante", anche se poi la clientela lo ribattezzò "Caffè Florian" in onore del suo proprietario.
Mentre venivano serviti i migliori vini e caffè provenienti dall'Oriente, dalla Malesia, da Cipro e dalla Grecia, all'esterno si svolgeva la storia: le sue finestre sono state testimoni dello splendore e della caduta della Serenissima Repubblica di Venezia e delle cospirazioni segrete contro il dominio francese e poi austriaco. È diviso in piccole sale collegate da un corridoio e dispone di un'enorme terrazza su Piazza San Marco per le giornate di sole. Le sale sono arredate in stili diversi.

The Senate Hall. This is where the Venice Biennale was born.
La Sala del Senado. En ella nació la Bienal de Venecia.
La Sala del Senato. Qui è nata la Biennale di Venezia.

The Chinese room, the oldest and one of the two initial rooms.
La Sala China, la más antigua y una de las dos iniciales.
La Sala Cinese, la più antica e una delle due sale iniziali.

The Sala Orientale, added in 1750, although the present decoration dates from the 19th century.
La Sala Orientale, agregada en 1750, aunque la decoración actual es de s.XIX.
La Sala Orientale, aggiunta nel 1750, anche se la decorazione attuale risale al XIX secolo.

Hall of the Seasons, decorated with floral motifs and women in long dresses symbolising the seasons.
Sala de las Estaciones, decorada con motivos florales y mujeres de largos vestidos que simbolizan las estaciones.
Sala delle Stagioni, decorata con motivi floreali e donne in abiti lunghi che simboleggiano le stagioni.

The Hall of Illustrious Men, ten illustrious Venetians, such as Titian and Marco Polo, look down on us from the wall.
La Sala de los Hombres Ilustres, diez venecianos ilustres nos observan desde la pared, como Tiziano o Marco Polo.
La Sala degli Uomini Illustri, dieci illustri veneziani, come Tiziano e Marco Polo, ci guardano dal muro.

The Liberty room, added, in 1920, with a more modern atmosphere, decorated with mirrors with painted floral motifs and Murano glass chandeliers.
La Sala de la Liberty, agregada, en 1920, con un ambiente más moderno, decorada con espejos con motivos florales pintados y lámparas de cristal de Murano.
Nel 1920 è stata aggiunta la Sala Liberty, con un'atmosfera più moderna, decorata con specchi con motivi floreali dipinti e lampadari in vetro di Murano.

The Caffè Florian in a painting by Canaletto in the National Gallery in London.
The Florian was the first place that allowed women in Venice, which explains why Casanova chose it for the hunt for his conquests.
El Florian fue el primer local que permitió la entrada a mujeres en Venecia, lo que explica porqué Casanova lo eligió para la caza de sus conquistas.
Il Florian fu il primo locale che permise alle donne di entrare a Venezia, il che spiega perché Casanova lo scelse per la caccia alle sue conquiste.
Fuente: texto extracto de venecisima.com
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Il segno della storia
Barovier&Toso vetrerie artistiche in Murano
Barovier&Toso, Murano 2005, 32 pagine ,17x15cm
euro 25,00
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Le creazioni Barovier&Toso sono opere uniche, in Cristallo Veneziano soffiato a bocca e realizzate a mano da maestri vetrai di Murano, depositari di una tradizione secolare che solca la storia da generazioni. È ad Angelo Barovier che si deve l’invenzione di una rivoluzionaria formula che permise di ottenere un materiale inedito, dalle straordinarie caratteristiche di estrema trasparenza e brillantezza. Fu con decreto della Repubblica di Venezia, intorno al 1455, che Angelo Barovier ottenne addirittura l’esclusiva nella produzione del “Cristallo Veneziano”. Ciò che ancora oggi rende unica quella ricetta materica, giunta fino a noi e ulteriormente perfezionata, è la totale assenza di piombo e arsenico. Questo distingue il nostro Cristallo Veneziano da qualunque altro cristallo in commercio e rende la tecnica del cristallo soffiato, come anche tutto il processo produttivo, eseguibile in totale sicurezza da parte dei maestri vetrai. Il Cristallo Veneziano è un materiale unico, sostenibile e sicuro, capace di dar forma ad opere di grande valore artistico, le creazioni Barovier&Toso.
24/11/24
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Il *7 gennaio 1797* nasce a Reggio Emilia il Tricolore, come bandiera della Repubblica Cispadana, costituita dai territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
A proporre che lo stendardo o bandiera cispadana, formato dai colori verde, bianco e rosso, fosse innalzato in tutti i luoghi soggetti alla sovranità della repubblica cispadana, è il sacerdote cattolico Giuseppe Compagnoni.
La bandiera rossa, bianca e verde, allora a strisce orizzontali con il rosso in alto, sarà confermata come vessillo della Repubblica Cisalpina. Adottato dai patrioti del Risorgimento già nei moti del 1821 e poi nel 1848 dal Re Carlo Alberto di Piemonte, il tricolore sarà la bandiera dell’unità d’Italia.
Ma perché vennero scelti il verde, il rosso e il bianco? L'Italia del 1796 era un agglomerato di piccole Repubbliche di ispirazione giacobina che si erano sostituite agli antichi assolutismi.
E per omaggiare la conquista delle libertà, e chiaramente il modello francese, quasi tutte le Repubbliche si dotarono di bandiere caratterizzate da tre fasce di dimensioni uguali. Mentre i tre colori derivano dalla Legione Lombarda i cui vessilli presentavano proprio con i colori verde, bianco e rosso, fortemente radicati nel patrimonio di quella regione; il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell'antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Ma anche la Legione Italiana, che accoglieva, i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, si era dotata di questi tre colori; motivo che probabilmente spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera.
Successivamente al Congresso di Vienna, il tricolore fu soffocato dalla Restaurazione. Ragione per cui assunse, nell'immaginario collettivo, un ruolo di libertà e di speranza; e ciò è testimoniato dai moti del 1831, dalle rivolte mazziniane; o lo si può ritrovare nella disperata impresa dei fratelli Bandiera e nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa. E quando giunse la stagione del '48, e della concessione delle Costituzioni, la bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, che investì l'intera penisola: da Milano a Venezia, da Roma a Palermo.
Nel 1997, in occasione del secondo centenario del Tricolore, il parlamento proclama il 7 gennaio “giornata nazionale della bandiera”.
Oggi ricorre il 227 anniversario della Giornata nazionale della Bandiera, un simbolo codificato nell'articolo 12 della Costituzione italiana che ne definisce la foggia: "verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni".
Consacrata nella Costituzione, la Bandiera è il simbolo dell’Unità nazionale, racchiude i valori di libertà, solidarietà ed uguaglianza sui quali si fonda la nostra Patria e incarna quello straordinario patrimonio storico, culturale e identitario che universalmente viene riconosciuto all’Italia.





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