#Quotidiano Repubblica
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pettirosso1959 · 1 year ago
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Finalmente la resa dei conti è arrivata. Poi toccherà all'Unità ed al Fatto Quotidiano.
Patrizia Cesaretti: Se fossero giornalisti invece che lecchini, camperebbero meglio.
Maria Stella Maltoni: Questo perché i pescivendoli non hanno più comprato Repubblica per incartare il pesce.
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CAOS A LA REPUBBLICA: "LA NAVE AFFONDA I CONTI VANNO MALE. QUAL' È LA LINEA EDITORIALE’’.
Libero 05/01/24
Non c’è pace a Repubblica. Dopo il durissimo comunicato di metà dicembre coi 5 giorni di sciopero paventati, il 2024 si apre con una mail esplosiva del Comitato di redazione (Cdr) a tutti i giornalisti della testata.
La sintesi è che la direzione e la proprietà si sono allontanate dall’identità del giornale.
Nel 2020 gli Elkann, proprietari di Repubblica, hanno venduto il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara.
Nel 2021 si sono liberati di MicroMega.
Nel 2022 la vendita dell’Espresso.
Poi, nel 2023, la cessione di 6 testate del Nord-Est (Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Messaggero Veneto, La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso).
Pochi giorni prima di quel comunicato, il fondatore, De Benedetti, aveva a sua volta picchiato duro contro gli Elkann, accusandoli di aver distrutto il quotidiano.
IL CDR: «L’ANNO CHE SI CHIUDE È STATO SOFFERTO E DIFFICILE, ASSAI DELUDENTE PER TUTTI NOI.
IL NOSTRO GIORNALE CONTINUA A PERDERE COPIE,
ABBONAMENTI E NON RIESCE A TROVARE UNA STRADA NEL DIGITALE. E QUESTO, A NOSTRO AVVISO
PER LA MANCANZA DI UNA CHIARA STRATEGIA DI INVESTIMENTI, MARKETIG, OBIETTIVI, COLLOCAZIONE NEL PANORAMA EDITORIALE.
NONOSTANTE GLI SFORZI TITANICI DI TUTTI NOI.
La difesa dell’identità di Repubblica (ciò che sembra importare solo a noi giornalisti che amiamo questo quotidiano e il lavoro che facciamo)
ci ha impegnato in un anno che ha segnato la per noi traumatica disgregazione di quello che era il più importante gruppo editoriale del nostro Paese,
smembrato e dismesso da un editore il cui progetto resta per noi incomprensibile, oltre che frutto di preoccupazione».
La redazione, si legge sempre nel comunicato, attende dal direttore Maurizio Molinari il nuovo piano editoriale:
«Come sappiamo nel futuro prossimo ci sono ancora tagli, riduzione del perimetro giornalistico, mortificazione di competenze e professionalità (...)
il 2024 si preannuncia un anno di dura battaglia a difesa del nostro posto di lavoro, del nostro nome (...) dovremo affrontarlo insieme.
perché da questa caduta rovinosa non si salva nessuno.
Vedere Repubblica che viene abbandonata come una nave che affonda è motivo di particolare amarezza».
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primepaginequotidiani · 2 hours ago
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PRIMA PAGINA La Repubblica di Oggi lunedì, 17 febbraio 2025
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abr · 24 days ago
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Questo libro è la PIETRA TOMBALE DEL WOKISMO, generalizzazione del WHITE GUILT. Hic et nunc. Non l'ha scritto Cruciani o Sallusti o Feltri ma Federico Rampini, un like a boss in posti wokissimi come Repubblica, Corriere, Sole24Ore. Cari Post e HuffPost, siete solo retroguardia che difende truppe in rotta, in una terra oimé devastata (cfr. post precedente sui danni del sinistrismo sinistrato passive aggressive inculcato nelle masse).
"È ora che qualcuno lo dica: «Grazie, Occidente!». Tutto il bene che abbiamo fatto, a noi stessi e agli altri, è il supremo tabù di questa epoca.
Nelle scuole non si insegna più la storia vera del progresso, che è nato a casa nostra e dove ha avuto un ruolo anche l'Italia. Invece nelle piazze e nella cultura contemporanea siamo sotto un processo permanente. È ora di ribellarsi, in nome della verità. Cinesi o indiani, brasiliani o africani, il mondo è popolato da miliardi di persone che devono la loro stessa esistenza... a noi.
La scienza occidentale, pensiamo alla nostra medicina e alla nostra agronomia, è stata copiata e applicata dal resto dell'umanità con benefici immensi. Se la longevità è aumentata, la mortalità infantile è crollata, il livello d'istruzione è cresciuto nel mondo intero, è perché l'Occidente ha esportato progresso.
Dove si combatte per migliorare i diritti umani - per esempio la condizione della donna - il paradigma da emulare siamo noi.
Il nostro modello industriale ha sollevato dalla miseria grandi nazioni. La sfida per un'economia più sostenibile e per decarbonizzare l'ambiente sarà vinta grazie alla ricerca scientifica e all'innovazione tecnologica dell'Occidente.
Il conformismo dominante impone una versione bugiarda della storia, in cui la «razza bianca», europea o nordamericana, ha seminato solo distruzione, oppressione, sofferenze. L'idea stessa di progresso è disprezzata, siamo sottoposti a un lavaggio del cervello quotidiano per inculcare la certezza che l'Apocalisse è dietro l'angolo (per colpa nostra).
Perché la Cina e l'Iran oggi si definiscono «repubbliche», un concetto che non esiste in Confucio o nel Corano? Una lezione di onestà storica è urgente per le nuove generazioni, aiuta a ricostruire la nostra autostima e a vedere il futuro con più fiducia.
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vadaviaaiciap · 7 months ago
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L'informazione sicura di Repubblica:
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Chi legge questo quotidiano o è scemo o è in malafede.
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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(...)
Stellantis, Repubblica e il Pd… il segreto di Pulcinella
Il segreto di Pulcinella lo svela la spina nel fianco degli Elkann, protagonista anche della convocazione in Parlamento del supermanager superpagato Carlos Tavares, Carlo Calenda, leader di Azione. “La realtà dei fatti è che Elkann si è comprato Repubblica, cioè il principale quotidiano della sinistra, e in questo modo da Landini al Pd la parola Elkann non viene pronunciata. E’ lì il problema. Noi abbiamo dato garanzie agli Elkann che sono costate agli italiani…C’è un tema che riguarda l’assetto proprietario di Stellantis cioè John Elkann”., ha detto Carlo Calenda a Rai news.
“E questa cosa non si riesce a dire – prosegue il leader di Azione – perché Elkann in modo molto brillante ha capito che basta comprarsi un giornale che gli è costato pure poco, e lo distruggerà alla fine, per coprirti a sinistra. Io credo – conclude – che questa battaglia va fatta al centro e a sinistra perché é una battaglia di tutela di 100mila famiglie”.
Ma sul “Fatto” di oggi, Calenda andava giù ancora più duro. “Su Stellantis non si è mai sbilanciato. Infatti credo che ci sia nella sinistra italiana un problema con gli Elkann e con i loro giornali, a partire da Repubblica. Elkann ha fatto una cosa geniale comprandola con quattro soldi, e distruggendola, così da coprirsi a sinistra. Questa però dovrebbe riconquistare il voto degli operai piuttosto che ingraziarsi Repubblica”. Nulla accade per caso, nella finanza ma anche nella sinistra.
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sayitaliano · 3 months ago
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Ciao! I'd like to learn more about Italian politics (local and country wide). Do you have any website recommendations in Italian, maybe ones with mid-level language for a general audience?
Ciao!
There's the Italian government website (that you can find in English as well) where you can find also the various Ministeri's + other correlated websites. Not sure about the language used as there may be some difficult words but since there's also the ENG version it could work. Ofc you may not be able to access all of its parts because it's for Italians, but I think you can find all of our laws and general politics stuff?
And then there are all the various newspapers and online news blogs (which may be biased ofc, since they too may be supporting a certain party politics-wise). I think I already mentioned a few in the resources masterpost, but some of them are: Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Foglio, Il Giornale, Il Manifesto, Il Mattino, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore, Il Tempo, La Gazzetta dello Sport, La Repubblica, La Stampa, Libero, L'Unità, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Secolo XIX... These days most of them require a subscription on their website (or at least not all the news are for free). I read you can check them from the Senato's website (worth checking since they have a webtv too + a version for youngers and a youtube channel) but still... it may require a subscription too.
You can check both RAInews and TGcom24 but ofc these too can be biased.
I think there's the website called ILPost too that can offer a newspaper-like + podcasts and more.
Wikipedia, especially to know the basics of how our government works/is made, may be another good option anyway (for example how our Parlamento works, but ofc start by searching for Governo, Senato, Camera dei Deputati too and then move local like in Regioni, Province e Comuni. I had made a post some time ago, but please look at Wikipedia :)). And ofc all the social media of the government and senato too could help.
Maybe reading the ricerche correlate to a subject (which could be senato, parlamento, governo...) like this
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could be more your cup of tea? You may find easy answers in Italian about our politics and what is going on.
Italians, if you have better suggestions, please share!
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naturalistadibordo · 1 month ago
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polariod240 · 6 months ago
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I discovered something horrible today and I won't let it die due to language barrier issues.
"Deputy Marco Grimaldi of Alleanza Verdi e Sinistra has submitted a parliamentary question to the minister of culture, Gennaro Sangiuliano, denouncing an arson that occurred on 6 June at the National Cinema Library of the Experimental Centre for Cinematography (CSC) in Rome. The arson was particularly significant and caught deputy Grimaldi's attention, because it hit cell B4, destroying a significant amount of nitrate films from the 1930s and 1940s, part of the Italian cultural heritage. But, above all, Grimaldi accused the CSC of «trying to keep it a secret».
An official statement on CSC's website (published on June 12th), which reported details about the arson, would have been removed shortly after, creating additional concerns about how the event has been managed. «After the intervention of both the fire department and police, so far the only concerns have been: sending an email to employees so they could prohibit them from revealing the event to outsiders and signing a contract with a private security company in order to supervise the deposits», Grimaldi denounced.
CSC informed Domani that the fire would have damaged only a small portion of the entire film archive, so the reels should already have a copy each. Right now, the complete census of the works that have been destroyed has not yet been completed». Meanwhile, the causes of the fire remain uncertain and are currently under investigation. The president of the foundation, actor and director Sergio Castellitto, said that CSC had already raised concerns about the safety of the archive's conservation status, a matter which the CSC had promised to address with the help of the Ministry of Culture, like exploring the possibility of more suitable structures for the preservation and restoration of italian's film heritage. A source close to the Cineteca revealed instead to Domani that the investigation is trying to determine whether the causes of the fire were intentional or not and if the damaged films are the original reels, and not «copies of copies»."
I tried to translate it as good as I could, still, have the original source and some more:
Editoriale Domani:
Repubblica's online articles are always behind a paywall, but it's a major italian newspaper, so I have to include it.
Quotidiano Nazionale (video):
dailymotion
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missviolet1847 · 8 months ago
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Francia, la rabbia e la speranza da coltivare | il manifesto
Un pezzo lucido e saggiamente empatico!
Pubblicato 15 ore fa
Edizione del 3 luglio 2024
Mario Ricciardi
Sono stati i giorni della delusione e della rabbia, ma anche quelli della speranza. Lunedì mattina i parigini si sono svegliati sotto un cielo lattiginoso, che copriva il sole che ha brillato nelle ultime ore di campagna elettorale. L’edizione speciale di Le Monde annunciava secca che «la destra estrema è alle soglie del potere». A illustrare il titolo un’immagine dell’esagono quasi completamente coperta di marrone, il colore che nell’infografica del quotidiano progressista rappresenta il Rassemblement National guidato da Marine Le Pen.
Delusione e rabbia sono le reazioni più diffuse tra gli elettori di sinistra, e tra i moderati che credono ancora nell’estraneità del Rn – un partito che ha raccolto l’eredità della destra xenofoba e razzista, e affonda le proprie radici nel regime di Vichy – ai valori della République laica e antifascista. Per quanto indebolita da anni di erosione, prima a opera di Sarkozy e poi, in modo più accentuato, da parte di Marine Le Pen, che dopo la fondazione del Rn ha visto crescere il proprio consenso fino a eclissare le altre formazioni della destra, l’idea di una sorta di «arco costituzionale» della repubblica, da invocare per sbarrare la strada dell’Eliseo, aveva tenuto fino a qualche giorno fa.
Forse ci credeva anche Macron – per interesse, perché di convinzioni sembra averne poche – che sul legame tra le forze che si riconoscono nei valori della repubblica aveva scommesso quando ha deciso di sciogliere il parlamento. Invece si è capito, già nelle prime fasi della campagna elettorale, che l’argine a destra era saltato, che un numero consistente di francesi non vede più un voto a Le Pen come contrario a una sorta di «moralità costituzionale», e che stavolta Macron non sarebbe stato nella posizione di trarre vantaggio dalla solidarietà di una sinistra battuta sia dalla destra sia dal centro.
PER QUESTO, MENTRE la delusione per la mossa spregiudicata del Presidente lasciava il posto alla rabbia per il modo irresponsabile in cui ha giocato sul futuro dei francesi, e in particolare di quelli che hanno tutto da perdere se il Rn andasse al potere, è emerso anche un sentimento che sembrava da tempo dimenticato: la speranza. Contro le aspettative dei realisti, le diverse forze della litigiosa sinistra francese sono riuscite a mettere insieme un accordo elettorale, e a combattere una straordinaria battaglia che le ha condotte al primo turno intorno al 28 per cento, contro il circa 33 per cento della destra. Purtroppo questo non vuol dire che sia possibile battere Le Pen. Tuttavia, si potrebbe fare in modo che non raggiunga la maggioranza assoluta grazie ad accordi di desistenza.
QUESTO È IL TEMA della manciata di giorni che ci separano dal secondo turno. Alcuni nomi rappresentativi della Macronia hanno già rotto le righe, facendo capire che tra l’equità sociale e la tutela dei possidenti non hanno alcun dubbio: preferiscono fare gli interessi dei secondi, anche se questo espone la Francia al rischio di una deriva autoritaria, e di misure discriminatorie nei confronti delle minoranze.
Viene allo scoperto in questo modo un’ambiguità che ha segnato gli ultimi vent’anni, e che è tra le cause primarie della crisi profonda che stanno attraversando diverse democrazie. L’ipocrisia di chi si descrive come «progressista», ma al dunque sta dalla parte dei forti. Quella per cui i cittadini non hanno diritti costituzionali, ma privilegi contingenti che possono essere rimessi in discussione, senza alcun riguardo per la giustizia sociale, quando c’è bisogno di ridurre il debito, o di aumentare la competitività, mentre chi potrebbe contribuire a una distribuzione più equa dei sacrifici viene protetto perché è «un produttore di ricchezza». Come se il lavoro subordinato fosse inerte.
Questo progressismo, che si presenta come liberale, ma della libertà ha una concezione ineguale e quindi arbitraria, potrebbe subire un colpo durissimo se Le Pen riuscisse a formare un governo. Tra qualche giorno verrà il tempo dei bilanci e delle proposte per il futuro. Anche se sconfitta, la sinistra francese ha qualche milione di ragioni per coltivare la speranza e trasformarla in opposizione.
#Mario Ricciardi Insegna Filosofia del diritto nell'Università Statale di Milano e Legal Methodology nella Luiss Guido Carli di Roma.Ha diretto la rivista " Il Mulino" fino al 2023
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gregor-samsung · 11 months ago
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" 1999. La Nato inizia a violare i patti invitando e inglobando Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, anche se la Russia in ginocchio non rappresenta alcuna minaccia. Mosca protesta, ma non ha la forza di reagire. È la prima applicazione delle teorie dell’ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, e dei “neocon” della destra americana sull’esigenza di circondare, assediare, provocare e dissanguare la Russia costringendola a un riarmo sempre più costoso, a una reazione armata e a una definitiva sconfitta militare. La seconda mossa della Nato è attaccare il principale alleato dei russi in Europa: la Serbia di Slobodan Miloševic, bombardata per 11 settimane senza alcun mandato dell’Onu. Incredibilmente l’Occidente si schiera con i separatisti albanesi del Kosovo, in gran parte musulmani, che con il loro “esercito di liberazione” – la famigerata Uck – compiono da anni stragi e attentati terroristici contro la minoranza serba e vogliono staccarsi da Belgrado. Ma si finge di non vederli, mentre parte la propaganda Usa sulla “pulizia etnica” e le “fosse comuni” serbe, in parte vere (come quelle kosovare) e in parte inscenate dai Servizi americani per far fallire i negoziati di Rambouillet (Parigi). Così il 24 marzo la Nato, Italia inclusa, inizia a bombardare Belgrado e altri centri della Serbia e del Kosovo, anche e soprattutto su obiettivi civili. Bilancio di quei 78 giorni di attacchi ininterrotti: tra i 1.200 e i 2.500 morti, quasi tutti civili, e un fiume di profughi. Ma la Nato non la chiama guerra, bensì “operazione di ingerenza umanitaria”.
Eltsin telefona a Clinton: “È inaccettabile: è il primo segnale di cosa potrebbe accadere se la Nato arrivasse ai confini della Russia. Le fiamme della guerra potrebbero bruciare per tutta l’Europa”. Ma neppure stavolta ha la forza per reagire: è vecchio e malato, e le sue folli liberalizzazioni suggerite dal Fmi hanno messo la Russia in ginocchio. Però Eltsin scatena la seconda guerra in Cecenia contro i ribelli separatisti e islamisti. Poi nomina premier il direttore del Servizio segreto Fsb (l’ex Kgb), Vladimir Putin, che a fine anno lo sostituirà anche come presidente. E in dieci anni riconquisterà la Cecenia con massacri, devastazioni indicibili e decine di migliaia di morti su entrambi i fronti. Intanto avvierà il riscatto economico e strategico della Russia, ma a prezzo di un regime sempre più autoritario e repressivo. "
Marco Travaglio, Scemi di Guerra. La tragedia dell’Ucraina, la farsa dell’Italia. Un Paese pacifista preso in ostaggio dai NoPax, PaperFIRST (Il Fatto Quotidiano), febbraio 2023¹ [Libro elettronico].
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primepaginequotidiani · 1 day ago
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PRIMA PAGINA La Repubblica di Oggi domenica, 16 febbraio 2025
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abr · 23 days ago
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In applicazione della Carta dei doveri del giornalismo (DAR!) sono state date informalmente delle regole per non creare un clima avverso agli immigrati, fra cui quella di omettere nei titoli la provenienza geografica di un sospettato, anche se sicuro autore di un fatto criminoso.
Alcune testate sono arrivate ad omettere tout court la notizia secondo il principio "se non ne parlano i media il fatto non esiste". Peccato che queste regole nel "villaggio globale" non funzionino e siano addirittura controproducenti, non è più possibile nascondere un fatto od ometterne alcuni elementi.
Il tentativo di screditare l'informazione non ufficiale (vi ricordate "i professionisti dell'informazione"?), utilizzando fact checker prezzolati è imploso su se stesso data la pochezza dei soggetti incaricati, per cui il continuare stolidamente a nascondere e omettere ha portato solo a screditare il giornalismo e a far perdere ogni fiducia nella verità della notizia e nella testata che la riporta.
Il fatto ad esempio che un quotidiano (Repubblica) abbia manipolato pesantemente la notizia dell'uccisione da parte di un afghano di un bambino di 2 anni e dell'adulto corso in difesa, facendola diventare l'accoltellamento da parte di un uomo (!) di due passanti (!!), pensando di non avere ripercussioni, fa pensare che i media credano di essere ancora gli unici custodi della notizia e non si accorgano di essere fermi a 40 anni fa.
L'informazione "ufficiale" è ormai solo uno zombie che si trascina.
Luigi Pecchioli via https://x.com/lupecchioli/status/1882439974110527921
Ah, hanno le regole da seguire proprio! Quindi qualcuno lascia le tracce non perché scemo ma tipo briciole di pane di Pollicino. Che ambientino. Tanto oramai sono tutti morti.
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curiositasmundi · 1 year ago
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Cosa ne sarà di Julian Assange? In queste ore l’Alta corte di Londra sta decidendo e potrebbe anche accogliere richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. In questo caso potrebbe essere condannato a 175 anni di carcere, accusato di aver sottratto documenti attinenti alla sicurezza nazionale e di aver messo in pericolo la vita di migliaia di soldati impegnati in Afghanistan e in Iraq. Tesi smentita persino dal relatore Onu sulle torture e i diritti umani, Nils Melzer, nel suo Storia di una persecuzione. Mai come in queste ore bisogna continuare a vigilare e a tenere accesi i riflettori. La vera accusa contro Assange riguarda la sua attività di giornalista che ha rivelato i trucchi e le bugie usate dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna per provocare guerre, torture, commercio delle armi. Lo hanno accusato di essere una spia, ma di questo non c’è traccia nei capi di imputazione, allo stesso modo sono naufragate le accuse “prefabbricate” di stupro e violenza sessuale. Sono persino arrivati negare la sua attività pubblicistica. Peccato che Assange abbia ottenuto tale riconoscimento anche dalla Federazione mondiale dei giornalisti, dal sindacato europeo, da oltre 20 associazioni europee, dall’Ordine e dalla Federazione della stampa, dalla associazione Articolo 21. Peccato che persino i giornali che lo hanno attaccato si siano recati in ginocchio a supplicare di avere documenti da lui rintracciati. Peccato che la stessa Corte europea abbia sancito che un giornalista abbia il diritto, anzi il dovere, di pubblicare qualsiasi notizia, comunque ottenuta, che abbia i requisiti del pubblico interesse e della rilevanza sociale. Sfidiamo chiunque a dimostrate che i documenti rivelati non avessero questi requisiti. Quelle contro Assange sono accuse politiche. Vogliono colpirne per diffidarne cento, per ammonire preventivamente chiunque avesse voglia di cimentarsi con il giornalismo di inchiesta e di ficcare il naso nelle guerre, nel commercio delle armi, nei rapporti indicibili tra gruppi terroristici e Stati. Provate a pensare cosa potrebbe saltare fuori da una indagine, simile a quelle condotte da Assange, applicata ai conflitti in atto, in Ucraina, nella striscia di Gaza, nello Yemen, nella repubblica democratica del Congo, in Birmania… Non vogliono “oscurare” solo Assange, ma vogliono soffocare quello che resta del giornalismo di inchiesta, diventato il vero nemico dei regimi, delle oligarchie delle mafie, di quanti hanno bisogno del buio per rubare e uccidere. Vogliono colpire anche il diritto dei cittadini ad essere informati perché quello che Assange ha rivelato ha clamorosamente ha confermato le ragioni di quei milioni di donne e di uomini che, in tutto il mondo, avevano protestato contestando proprio menzogne, bugie, dossier prefabbricati, finti arsenali. Forse questo è il vero motivo di tanto accanimento. Vogliono punire Assange per punire chi ancora si oppone e a guerre e terrore. Per questo abbiamo il dovere di continuare a vigliare, per impedire che i giudici di Londra possano decidere all’improvviso e spedirlo, seduta stante, negli Stati Uniti. Non sarebbe la sua sconfitta, ma la nostra sconfitta, anche di quei giornalisti che, senza nulla sapere e nulla leggere, continuano a sparare alle sue spalle.
Beppe Giulietti –via: il fatto quotidiano
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anchesetuttinoino · 8 months ago
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Tutta la storia sembra sgorgare direttamente dalla penna di Tom Wolfe, il giornalista e scrittore americano inventore dell'espressione «Radical chic». I luoghi comuni sono più concreti che mai, nel condominio (occupato) di Alleanza Verdi e Sinistra. C'è il papà ingegnere di idee piuttosto liberali. Non può mancare la figlia scapestrata e di estrema sinistra. Poi abbiamo il politico equo e solidale con la casa al mare, ma senza frigo, per non consumare. E che dire del suo alleato. Parlamentare da più di 100mila euro di reddito e due case in Umbria. Lo stesso che dice che occupare le case degli altri non dovrebbe essere un reato.
Fin troppo facile smascherare il cortocircuito. Gli interpreti di questa sit-com rossoverde sono Roberto Salis e la figlia Ilaria. Con loro la coppia d'attacco più glam della nuova sinistra-sinistra: Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. I due, presi dalla foga di difendere a tutti i costi la loro beniamina, si sono lanciati in un elogio degli occupanti abusivi. Ilaria Salis è accusata di occupazione abusiva e deve 90mila euro all'Aler, l'Ente che gestisce le case popolari in Lombardia. Fratoianni fa da scudo umano alla neo eurodeputata: «Mi ritrovo nelle battaglie per il diritto alla casa, anche nelle occupazioni». Segue il socio Bonelli, secondo cui «in questo paese il tema del diritto alla casa è un tema che è stato trascurato da tutti i governi». Nella saga rossoverde spunta il padre della Salis, che due anni fa vergava questo tweet in risposta al senatore renziano Ivan Scalfarotto: «Quando vedete una proprietà privata siete spinti da un irrefrenabile desiderio di invaderla! Sempre della serie quello che è tuo è mio, quello che è mio è mio!» Adesso è il primo testimonial della figlia europarlamentare.
Il solito copione da «Radical chic». Ed ecco la recente intervista rilasciata da Bonelli all'edizione romana di La Repubblica. Una beffa. Una settimana fa il leader dei Verdi apre le porte della sua dimora con «affaccio sul mare» al quotidiano del gruppo Gedi. Siamo a Ostia, in una palazzina del 1908. La vera chicca è il frigo fantasma. L'elettrodomestico c'è. Ma è staccato. «Compro del pesce e lo preparo subito. Il freezer non lo uso mai. Per il risparmio energetico ho collocato dei riduttori di volume e di flusso», racconta il politico ecologista, angosciato dall'emergenza abitativa. L'oscura intervista, relegata nelle pagine locali, brilla sul web. «Urge indirizzo per occupargli casa», ironizza su X il giornalista Pierluigi Battista.
Fioccano le prese in giro. Eccone una: «Casomai vi venisse voglia di occupare la casa di Bonelli venite già mangiati». Troppo facile sfottere Fratoianni. Più di 100mila euro di reddito e consorte collega in Parlamento. Proprietario di un fabbricato a Foligno, con un altro in comproprietà. Al netto dell'ironia, bisogna segnalare il duro commento di Marco Bentivogli, ex leader dei metalmeccanici Cisl. «Quando i figli dei ricchi dicono che è lecito occupare le case degli operai non c'entra nulla né la sinistra, né il comunismo», scrive Bentivogli.
Che infierisce: «È solo uno dei giochini con cui chi ha tutto disprezza chi fatica dalla mattina alla sera e si è guadagnato tutto ciò che ha col lavoro». Infine smaschera i finti Robin Hood delle occupazioni: «Le occupazioni avvengono solo nei quartieri dove abita la classe lavoratrice». Tutto così scontato. Radical chic, senza fantasia.
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unmatto · 4 months ago
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ci sono dei modi di dire entrati nella terminologia comune del linguaggio giornalistico che mi creano un profondo senso di fastidio. il primo che mi viene in mente è l’uso di 007 per indicare i servizi segreti. mi è bastato fare una veloce ricerca su google per trovare un esempio imbarazzante risalente a sole 18 ore fa. cito testualmente il titolo del Fatto Quotidiano: “lo scandalo MeToo travolge anche la Cia: 007 condannati per violenze sulle colleghe”. a parte il fatto che CIA è un acronimo e andrebbe scritto con le lettere maiuscole, 007 è un personaggio di fantasia, il doppio zero è un codice che indica la sua licenza di uccidere. vorrei inventare degli esempi ma la mia mente non è così creativa (“gli indiana jones ritrovano un reperto che si credeva perduto”?). la lista dei termini che mi infastidiscono potrebbe essere infinita. capisco che alcune siano terminologie entrate ormai nell’uso comune, però la loro esistenza nel mondo del giornalismo è soltanto colpa di un ricerca maldestra di trovare un linguaggio veloce che sia diretto per i lettori, che sono per lo più svogliati. se sia nato prima l’uno o l’altro non ci è dato saperlo. comunque, sono due gli ultimi esempi che mi hanno spinto alla bestemmia in questi giorni. il primo è “bomba d’acqua”, traduzione pure sbagliata del termine inglese cloudburst. trovo la parola italiana nubifragio molto più bella di bomba d’acqua, sinceramente. il secondo non è un termine usato spesso come 007 o bomba d’acqua ma si collega alla svogliatezza di un certo giornalismo italiano, quel giornalismo che utilizza un concetto noto nella cultura popolare anziché ideare un titolo che sia sì comunicativo ma di buon senso. stamattina repubblica scrive: “premio nobel. il dilemma: superstar o “famolo strano”.” tutto ciò mi snerva in modo esagerato, lo ammetto.
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palmiz · 5 months ago
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Sai che novità
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