#regno D'Italia
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Don Pietro de' Medici. Anonimo. Museo del Prado.
#museo del prado#casato di medici#medici#granducato di toscana#toscana#italian aristocracy#regno d'italia#ducato di toscana#house of medici#in armour#pietro de' medici#don pietro de' medici#la vida extrema#juan adriansens#gonzalo de celada
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Civitella del Tronto
L'unico e ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie rimasto al momento della proclamazione del Regno d'Italia era nella Civitella del Tronto che era il punto fortificato più a Nord del Regno di Napoli e delle Due Sicilie.
Prima di arrivare alla Fortezza di Civitella in caso di necessità si doveva combattere casa per casa a partire da Porta Napoli, motivo per cui le stradine sono in salita ma si snodano in angoli retti, passaggi stretti e a punta e le case erano strutturate come case-forti.
Tant'è che qui c'è la "ruetta", la via più stretta d'Italia.
La Fortezza di Civitella è una fortezza imprendibile, infatti non è mai stata presa con le armi, piuttosto si è arresa ai Savoia e in quell'occasione alcuni soldati vennero fucilati, tra i quali vi era il parroco del paese, mentre gli altri furono spediti nelle prigioni nel Nord Italia, ma pian piano si cominciò a favorire la loro fuga in massa verso l'estero, dando così via al fenomeno dell'emigrazione, contrapposto alla creazione del Regno d'Italia, trovando proprio all'estero quel "Nuovo Mondo" migliore che promettevano invece i Savoia con la realizzazione del Regno d'Italia.
Questa immensa disillusione dopo il Regno d'Italia porta, dopo un periodo solare che è stato il Romanticismo, all'affermarsi del Decadentismo perché la delusione è tanta e non c'è più speranza, tant'è che perfino Garibaldi decide di isolarsi andando a Caprera.
Venne fatto saltare solo il primo ingresso della Fortezza, causando povertà nel paese, così in un primo momento si pensò di trasformarla in un carcere, ma alla fine ogni progetto venne abbandonato rendendola di fatto una cava a cielo aperto per gli abitanti che lì cavavano i mattoni necessari per sistemare le proprie abitazioni.
Ma nel 1975 arrivano dei professori universitari che vogliono celebrare nella chiesa della Fortezza una messa ai caduti di Civitella e questo riaccende l'interesse per ristrutturare la Fortezza e farla rinascere!
Il terzo camminamento ha una parte coperta che veniva chiusa con dei portoni da sfondare su entrambi i lati rendendola una vera e propria trappola mortale perché i proiettili sparati dalle grate delle porte rimbalzando all'interno ferivano più soldati.
Si tratta di una Fortezza spagnola che è stata costruita con gli stessi criteri delle altre Fortezze spagnole, quindi con la presenza di cisterne d'acqua piovana, in particolare quella di Civitella presenta 5 grandi cisterne, tre delle quali situate sotto le piazze d'armi, una nella casa del governatore e l'altra nella parte più remota che doveva resistere all'assedio, Civitella del Tronto è stata assediata tre volte e la campana situata al suo interno è in onore ai caduti di tutti e tre gli assedi.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#reportage#reportage fotografico#reporter#compagni di avventura#visita guidata#alla scoperta del territorio#Abruzzo#abruzzese#Civitella del Tronto#fortezza#storia#architettura#cultura#assedio#decadentismo#regno d'Italia#ruetta#nebbia#guerra#armi#museo delle armi#campana#cisterna
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" [Giacomo Matteotti] Non ostentava presunzioni teoriche: dichiarava candidamente di non aver tempo per risolvere i problemi filosofici perché doveva studiare bilanci e rivedere i conti degli amministratori socialisti. E così si risparmiava ogni sfoggio di cultura. Ma il suo marxismo non era ignaro di Hegel, né aveva trascurato Sorel e il bergsonismo. È soreliana la sua intransigenza. La concezione riformista di un sindacalismo graduale invece non era tanto teorica quanto suggeritagli dall'esperienza di ogni giorno in un paese servile che è difficile scuotere senza che si abbandoni a intemperanze penose. Egli fu forse il solo socialista italiano (preceduto nel decennio giolittiano da Gaetano Salvemini) per il quale riformismo non fosse sinonimo di opportunismo. Accettava da Marx l'imperativo di scuotere il proletariato per aprirgli il sogno di una vita libera e cosciente; e pur con riserve poco ortodosse non repudiava neppure il collettivismo. Ma la sua attenzione era poi tutta a un momento d'azione intermedio e realistico: formare tra i socialisti i nuclei della nuova società: il Comune, la scuola, la Cooperativa, la Lega. Così la rivoluzione avviene in quanto i lavoratori imparano a gestire la cosa pubblica, non per un decreto o per una rivoluzione quarantottesca. La base della conquista del potere e della violenza ostetrica della nuova storia non sarebbe stata vitale senza questa preparazione.
E del resto, troppo intento alla difesa presente dei lavoratori, Matteotti non aveva tempo per le profezie. Più gli premeva che operai e contadini si provassero come amministratori, affinché imparassero e perciò nei varii Consigli comunali soleva starsene come un consigliere di riserva, pronto a riparare gli errori, ma voleva i più umili allo sperimento delle cariche esecutive. Non ebbe mai in comune coi riformisti la complicità nel protezionismo, anzi non esitò a rimanere solo col vecchio Modigliani ostinato nelle battaglie liberiste, che per lui non erano soltanto una denuncia delle imprese speculative di sfruttatori del proletariato, ma anche una scuola di autonomia e di maturità politica concreta nella sua provincia. Così procede tutta la cultura e tutta l'azione di Matteotti, per esigenze federaliste, dalla periferia al centro, dalla cooperativa al Comune, dalla provincia allo Stato. Il suo socialismo fu sempre un socialismo applicato, una difesa economica dei lavoratori, sia che proponesse sulla "Lotta" di Rovigo o nella Lega dei Comuni socialisti dei passi progressivi, sia che parlasse dall' "Avanti!" o dalla "Giustizia" a tutto il proletariato italiano, sia che come relatore della Giunta di Bilancio portasse nella sede più drammatica e travolgente il suo processo alle dominanti oligarchie plutocratiche. "
Piero Gobetti, Matteotti, Piero Gobetti Editore, Torino, 1924, pp. 25-27.
NOTA: il brano è tratto dall'opuscolo pubblicato alla fine del luglio del 1924, nel vivo della crisi politica ed istituzionale scatenata dalla tragica scomparsa del deputato Matteotti. Il testo riproduceva integralmente un lungo articolo comparso un mese prima con lo stesso titolo sulla rivista di Gobetti La Rivoluzione liberale, così come erano tratti da questa pubblicazione i Cenni biografici sullo scomparso posti in calce all'opuscolo.
#Giacomo Matteotti#Piero Gobetti#antifascismo#socialismo#PSU#PSI#marxismo#Gaetano Salvemini#Hegel#Georges Sorel#Henri Bergson#riformismo#riformisti#Veneto#Polesine#Rovigo#Partito Socialista Unitario#politica italiana#Storia d'Italia#XX secolo#gradualismo#sindacalismo#Karl Marx#proletariato#rivoluzione#intellettuali italiani del '900#Regno d'Italia#primo dopoguerra#letture#leggere
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Emperor Franz Joseph of Austria, by Giuseppe Sogni.
#haus habsburg lothringen#emperor franz joseph#full length portrait#house of habsburg lorraine#kaisertum österreich#giuseppe sogni#full-length portrait#Regno Lombardo-Veneto#regno lombardo veneto#regno d'italia
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primis quella che garantisce il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Nessuna nazione intervenne, nonostante le Cancellerie ne fossero informate, questo fa capire che vi fossero accordi e una rete di relazioni segrete. L’unificazione italiana fu la distruzione voluta,
programmata e sistematica, che ridusse il più florido Stato della penisola nella miseria e nel degrado. Le fabbriche furono chiuse, in alcuni casi distrutte, i giovani coscritti o deportati, furono inviati i soldati piemontesi a reprimere il dissenso e compiute stragi indescrivibili. È ora di smontare il “falso storico” che ha generato il luogo comune più deleterio che il Paese abbia conosciuto: il Nord industriale ed evoluto, il Sud agricolo e arretrato. In realtà questo è stato l’obiettivo di casa Savoia e del suo padrone Cavour.
Scorrettamente chiamata dalla storiografia “questione meridionale”, essa emerse dopo l’unità, non prima. Quando l’opera di distruzione del tessuto sociale e produttivo del Sud, diede i suoi amarissimi frutti. Il Regno delle Due Sicilie era lo Stato più industrializzato d'Italia e il terzo in Europa, dopo Inghilterra e Francia, così risultò dalla Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. I settori principali erano: cantieristica navale, industria siderurgica, tessile, cartiera, estrattiva e chimica, conciaria, del corallo, vetraria, alimentare.
Nel periodo borbonico (1734-1860) la popolazione si era triplicata, determinando lo Stato preunitario più esteso e popolato. Per la sua politica di sviluppo Ferdinando II formò grandi aziende statali, e incentivò anche il sorgere di aziende con capitale suddiviso in azioni di piccolo taglio, per attrarre nella proprietà anche i ceti medi. Nel 1851 fu istituita la "Commissione di Statistica generale pe' reali domini continentali" con lo scopo di guidare la politica economica del Paese, cui si affiancavano le Giunte Statistiche costituite in ogni provincia e circondario. Molti imprenditori nazionali ed esteri accorsero nel Regno. L’economia ferdinandea privilegiava lo sviluppo occupazionale senza spostare masse dai luoghi di origine. Fu uno sviluppo guidato dallo Stato. La propaganda liberale si scagliò con tutte le sue forze contro tale modello e mise in moto una macchina da guerra che distrusse tutte le industrie del Sud e rubò tutto persino i beni personali dei Borbone: con un decreto del 23 ottobre vennero confiscati alla Casa reale 6 milioni di ducati, anche i depositi che Francesco II
aveva lasciato a Napoli, dopo averli ripresi dal Banco d’Inghilterra, a dimostrazione di quanto fosse legato al suo popolo, lui che napoletano lo era per davvero. Cominciò così, dopo il saccheggio del 31 maggio 1860 del Banco di Sicilia da parte di Garibaldi (80 milioni di euro, 150 miliardi di vecchie lire, quasi la metà delle spese per la guerra franco-piemontese contro l’Austria dell’anno precedente), la corsa alla spogliazione e all’arricchimento. Il Regno delle Due Sicilie, nel settore dell’industria, contava 2 milioni di occupati a fronte dei 400.000 della Lombardia, possedendo 443 milioni di moneta in oro, ovvero l’85% delle riserve auree di tutte le province. Oltre 80 milioni furono prelevati, in una anno, da Torino dalle casse dell’ex Regno delle Due Sicilie. Pochissimi investimenti al Sud ma tante ruberie. La boria e lo sprezzo verso le città del Sud, caratterizzava chiunque arrivasse da Torino. Il luogotenente Farini (in seguito Presidente del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia tra il 1862 e il 1863), il dittatore che entrò a Modena il 19 giugno come vincitore di un guerra che non aveva combattuto (gli Estensi fuggirono prima dell’arrivo delle truppe francesi e piemontesi), così si espresse riferendosi a Napoli: “Altro che Italia! Questa è Africa, i beduini a riscontro di questi caffoni, son fior di virtù civile”. Va da sé che il controllo delle ex Due Sicilie fu difficile, regnò la precarietà e l’insicurezza, così cominciò l’atroce guerra civile del brigantaggio. Uno Stato così imposto non poté che generare solo ingiustizie e latrocini. Fu messo in opera un preciso disegno della politica vessatoria di Torino: il Nord
si sviluppò ai danni del Sud. Il primo doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al secondo invece fu destinato un ruolo agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del Settentrione. “Il dissidio tra la Lombardia e molta altra parte d’Italia ha origini in una serie di fatti: soprattutto il sacrificio continuo che si è fatto degli interessi meridionali”(dalla lettera di Nitti del 5 luglio 1898 a Giuseppe Colombo, direttore del Politecnico di Milano). Carlo Bombrini (banchiere, imprenditore, fondatore della banca di Genova) uomo di fiducia di Cavour e redattore del piano di “riequilibrio” economico post-Unità, disse: “Il Sud Italia non dovrà essere più in grado di intraprendere”. A questo punto riporto uno dei casi più eclatanti di distruzione industriale: l’Officina di Pietrarsa. A Pietrarsa, località posta nella zona orientale della città di Napoli, era attiva la più grande industria metalmeccanica d'Italia, estesa su una superficie di oltre tre ettari. Era l'unica fabbrica italiana in grado di costruire motrici a vapore per uso navale. A Pietrarsa fu istituita anche la
[continua su X]
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Lo ricordiamo a tutti, in modo che tutti possano di nuovo far finta di dimenticarselo.
-Castrese
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Translation Glossary
for Wining and Pining (a Caejose/Gyjo fic)
Keep this open while you’re reading for translations to the Italian (and French) words and phrases used in the story! If there's no translation here, it's been translated in the actual fic already, or I translated it in another chapter.
CHAPTER THREE
Italian Glossary:
Giuseppino! Il mio cuore–: Joseph! My heart–
Scostumato: immoral/rude person
Sono fuori di testa, ma diverso da loro: a lyric from the song ZITTI E BUONI by Maneskin. Translates to "We're out of our minds but we're better than them!"
Ragazzi: guys (can be gender neutral)
Minchia: Shit/Fuck (Sicilian slang. Literally translates to ‘dick’ though)
Al fresco, ragazzi: Outside, guys
REGNO D'ITALIA CENTESIMI 30: Kingdom of Italy 30 cents
Campioni del mondo: World Champions
La Nazionale: the national (team, as in soccer)
Stronzo: dumbass
A domani: See you tomorrow
SCHIATTA: Neapolitan slang for DROP DEAD
Famiglia: family
Alora: Well then (space filler between sentences)
State Zitti! Shut up!
Forza Azzurri: Go Blues! (As in, the italian soccer team, who wear blue jerseys)
Fratelli D’Italia: Brothers of Italy (the opening line of the Italian national anthem)
Pugni in testa: punch in the head
Granita: a southern italian shaved ice dessert
Schifoso: disgusting
Nonno… mi manchi tanto: Grandpa.. i miss you lots
Mi sento triste senza di te: I feel sad without you.
Ti penso spesso: I often think of you
e sento la tua manzana: I feel your apple
e sento la tua mancanza: I feel your absence
ogni giorno: every day
Grazie, e ti amo: thank you, and I love you
Buona giornata signore e signora: Good day sir and ma’am
Piacere di conoscervi: pleasure to meet you (formal)
Amore mio: my love
CHE COSA?!: WHAT?!
Madonna Mia: Mother Mary (swear word)
Aspetta, amore mio: Wait, my love
Ti Amo: I love you
Il mio cuore è tuo: my heart is yours
il mio migliore amico: my very best friend
~
French Glossary for Polnareff:
Mon cheri: my dear
Connards: assholes
Mon Dieu: my god
Gésu: Jesus
Bonne ideé: good idea
Un pique-nique en plein air: A picnic outside
C'est génial: it's brilliant
~
Tips
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Vogliamo combattere il razzismo? Bene, che si inizi dai partiti di destra e di centrodestra (Lega e Fratelli d'Italia in primis) dai trattati con la Libia, con l'Arabia Saudita, con i regimi monarchici del Golfo Persico, da Israele, dall'Ucraina, dagli Stati Uniti, dalla Francia e dal Regno Unito, dagli imprenditori che sfruttano i lavoratori e dalle loro cooperative nere.
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Ieri sera ho guardato la trasmissione "In Viaggio con Barbero", puntata dedicata all'assassinio di Giacomo Matteotti. Due giorni prima si è celebrato il 100° anniversario dal suo delitto. Ho ascoltato il suo intervento con molto interesse, viste le sue capacità nel coinvolgere chi lo ascolta. Finita la trasmissione, con pensieri e turbolenze nella testa e nell'animo ripetendomi che è passato un secolo, lascio scorrere i titoli di coda e il palinsesto. Il quale prevede il Telegiornale. Così mi ritrovo a vedere queste immagini. Siamo in una sede istituzionale, il Parlamento, e quelli che si accalcano attorno a un loro collega fermati a stento dal personale della Camera sono parlamentari. In questa sede istituzionale dei deputati pagati profumatamente con soldi pubblici picchiano, mostrano la X di X-Factor (così dicono), portano la bandiera tricolore come se fosse una tovaglietta da consegnare a qualcuno, urlano "presente!" o cantano "Bella Ciao". Dovrebbero elevare la qualità delle discussioni per gli interessi della Nazione, gli interessi di noi italiani. Invece si vivono le stesse situazioni che si possono trovare in un mercato rionale quando si bisticcia. Quello che mi sconsola è il fatto che il problema non sono loro, i parlamentari, non siamo noi elettori. No. Il problema è che questa è la società che ci circonda e tutti noi siamo il prodotto di questa società, che sta abbassando il livello di ragionevolezza, di saggezza e di volontà di coesione per il bene comune. 100 anni sono passati dall'omicidio di Matteotti, 100 anni in cui in Parlamento si irrideva la scomparsa di un deputato del regno d'Italia. Trovato poi morto. Penso che un secolo non sia poi così tanto lontano, anzi sembra molto vicino sotto alcuni punti di vista.
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Il ministero degli Esteri russo ha convocato l'ambasciatore d'Olanda a Mosca Hilles Arno Beschoor Pluha e l'ambasciatore d'Italia Giorgio Starace.
Al diplomatico olandese è stato chiesto di "fermare i tentativi ossessivi delle autorità del Regno di attribuire irragionevolmente la responsabilità dell'incidente del volo MH17 alla Federazione Russa". All'ambasciatore italiano, invece, "è stato espresso sconcerto per la cancellazione nella Repubblica Italiana delle esibizioni di alcuni artisti russi". Il riferimento è alla cancellazione a Bergamo e Brescia di alcuni concerti del pianista russo Denis Matsuev.
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Italia: Medieval Era (1)
As requested, a bunch of posts (3) about Italy in the Medioevo and during the Impero Romano (I should start with the latter to give you a proper historical timeline but... yeah, let's make things "funnier").
Italy has been through a various amount of sudden situations and events during its history, but this is especially true when it comes to the Medieval Era. The start of this historical period coincide with the end of the Impero Romano d'Occidente (476 d.C. = after Christ, in Italian it's "dopo Cristo"), while its end is determined by the "Discovery of America" by Colombo in 1492. We generally talk about Alto Medioevo (V-XI century, year 1000) and Basso Medioevo (XI-XV century).
In the Alto Medioevo begins the Era of the Romans and Barbarians Kingdoms in the feudatory's area of Italy: first it was Odoacre with the "Eruli" and then Teodorico with the "Ostrogoti". In the Southern part of Italy, it was Arabs trying to invade our Nation. In the years 535 and 553 d.C., the "Guerra Gotica" between the Ostrogoti and the "Bizantini" of Giustiniano (Emperor of the Impero Romano d'Oriente) took place: at the end, Giustiniano had been able to take control of all the old Impero Romano d'Occidente's areas especially after the Assedio di Napoli and the Assedio di Roma which allowed him to reach Milano and destroy it and conquer Ravenna as well. This war caused lot of poverty, destruction and plague epidemic in Italy, whose cities lost population (also cause the population tried to save themselves and hide on the mountains or the countrysides, which allowed them also to upgrade the ruralization process started in the V century).
The Longobardi though, already few years after the end of the Guerra Gotica, could conquer some of the Italian Region (others stayed under the control of the Bizantini for centuries): they made Pavia their capital city and basically reached the whole Northern Italy (except for some parts of Liguria and Veneto, which fell later on). So by the end of the 7th century, Italy had been divided into two Kingdoms. Side note: Costante had been the first Imperatore Bizantino to actually live in Italy, in Siracusa, but cause of the way he destroyed the Churches and raised taxes, he got assassinated while he was taking a bath. ...Does this remind you of someone else?
In the 8th century the Longobardi could conquer some more areas (also cause the Bizantini kept a political line that wasn't very accepted by the population, so there were lot of revolutions in the Bizantini's areas). This situation worried the Pope who started fearing the loss of his Ducato romano, and therefore he called for the new king of the "Franchi", Pipino il Breve, for help: he could retake control of some of the areas fallen in the hands of Longobardi, and this signed the start of the Stato della Chiesa.*
Later on, the Pope called again the Franchi for help: the new king Carlo Magno could conquer Pavia and became the new king of Longobardi and Franchi together. Under the protection of the Pope, Carlo could win more and more areas and became the Imperatore d'Occidente. At the same time, some areas under the control of the Bizantini, gained more indipendence under their own governors.
A few years after, Carlo Magno, after a battle against the Bizantini, could obtain to become the Imperatore (not of Romani though: this became possible only after the year 1024), with the famous "Trattato di Aquisgrana". With the loss of power by the Longobardi and the start of the Kingdom of the Franchi by Carlo Magno and his sons and nephews, we could say the Regnum Italiae (The Regno d'Italia = the Sacro Romano Impero) was born.
At this point, many wanted to be crowned King of Italy, despite it became a natural right for the Romani/Franchi Orientali (kings of Germany): they all used to be crowned in Pavia or rarely Milano.
Years after, Italy, being part of the Impero Carolingio, became the target of many invasions from Unni, Saraceni and other external populations that only wanted to loot around. With time, the aristocracy tried to find ways to be able to vote for the king as well: this made the actual kings in need to become closer to the aristocracy and gain their political and military favours.
*During the whole Alto Medioevo the Stato della Chiesa with its "potere temporale" (through which the Pope could basically control some areas of the Center of Italy) was the only mean that allowed the Latin culture to survive. Christianity helped the Romans and the Germans to connect and integrate their rules together and give birth to the European culture and also to many Universities. Medieval monks were able to protect and store many different pagan and arabic texts (medicine, math and philosophy) which were of huge help for our culture.
(wikipedia)
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Portrait of Louise Elisabeth of France (1727-1759), Duchess of Parma, in court dress. By Jean-Marc Nattier.
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Dove oggi è posto il cartello quartieri e comunicazioni c'erano gli uffici e di fianco i magazzini.
Il governatore, rappresentante reale, alloggiava in un palazzo-castelletto con un'ampia vista panoramica; ad oggi sulla colonna dell'ingresso è possibile notare un buco causato dal colpo di un cannone.
Questa invece era la parte residenziale della Fortezza dove vivevano i soldati e la chiesa della Fortezza.
Dopo aver attraversato quello che un tempo era l'orto di guerra destinato alla coltivazione in stato di assedio si raggiunge la polveriera situata in parte sottoterra ed è qui che finisce la Fortezza e con essa Civitella.
La Fortezza presenta al suo interno un Museo delle armi in cui sono conservati però cannoncini da campagna e da nave che quindi non fanno parte della storia della Fortezza, infatti i cannoni utilizzati in questo posto si trovano in un museo chiuso al pubblico a Torino.
Al piano superiore del museo invece sono conservate varie armi, cartine e documentazioni storiche della storia di Civitella del Tronto, della sua Fortezza, degli assedi e della realizzazione del Regno d'Italia, come ad esempio un cappello garibaldino.
Civitella del Tronto
L'unico e ultimo baluardo del Regno delle Due Sicilie rimasto al momento della proclamazione del Regno d'Italia era nella Civitella del Tronto che era il punto fortificato più a Nord del Regno di Napoli e delle Due Sicilie.
Prima di arrivare alla Fortezza di Civitella in caso di necessità si doveva combattere casa per casa a partire da Porta Napoli, motivo per cui le stradine sono in salita ma si snodano in angoli retti, passaggi stretti e a punta e le case erano strutturate come case-forti.
Tant'è che qui c'è la "ruetta", la via più stretta d'Italia.
La Fortezza di Civitella è una fortezza imprendibile, infatti non è mai stata presa con le armi, piuttosto si è arresa ai Savoia e in quell'occasione alcuni soldati vennero fucilati, tra i quali vi era il parroco del paese, mentre gli altri furono spediti nelle prigioni nel Nord Italia, ma pian piano si cominciò a favorire la loro fuga in massa verso l'estero, dando così via al fenomeno dell'emigrazione, contrapposto alla creazione del Regno d'Italia, trovando proprio all'estero quel "Nuovo Mondo" migliore che promettevano invece i Savoia con la realizzazione del Regno d'Italia.
Questa immensa disillusione dopo il Regno d'Italia porta, dopo un periodo solare che è stato il Romanticismo, all'affermarsi del Decadentismo perché la delusione è tanta e non c'è più speranza, tant'è che perfino Garibaldi decide di isolarsi andando a Caprera.
Venne fatto saltare solo il primo ingresso della Fortezza, causando povertà nel paese, così in un primo momento si pensò di trasformarla in un carcere, ma alla fine ogni progetto venne abbandonato rendendola di fatto una cava a cielo aperto per gli abitanti che lì cavavano i mattoni necessari per sistemare le proprie abitazioni.
Ma nel 1975 arrivano dei professori universitari che vogliono celebrare nella chiesa della Fortezza una messa ai caduti di Civitella e questo riaccende l'interesse per ristrutturare la Fortezza e farla rinascere!
Il terzo camminamento ha una parte coperta che veniva chiusa con dei portoni da sfondare su entrambi i lati rendendola una vera e propria trappola mortale perché i proiettili sparati dalle grate delle porte rimbalzando all'interno ferivano più soldati.
Si tratta di una Fortezza spagnola che è stata costruita con gli stessi criteri delle altre Fortezze spagnole, quindi con la presenza di cisterne d'acqua piovana, in particolare quella di Civitella presenta 5 grandi cisterne, tre delle quali situate sotto le piazze d'armi, una nella casa del governatore e l'altra nella parte più remota che doveva resistere all'assedio, Civitella del Tronto è stata assediata tre volte e la campana situata al suo interno è in onore ai caduti di tutti e tre gli assedi.
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#reportage#reportage fotografico#reporter#compagni di avventura#visita guidata#alla scoperta del territorio#Abruzzo#abruzzese#Civitella del Tronto#fortezza#storia#architettura#cultura#assedio#decadentismo#regno d'Italia#ruetta#nebbia#guerra#armi#museo delle armi#campana#cisterna#Garibaldi#borboni#savoia
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Alfredo Chiappori, Storie d'Italia. 1860-1870, con un commento di Giorgio Candeloro e un profilo critico di Oreste del Buono, Feltrinelli, 1977¹ [Vol. 2/4; Immagine di copertina]
#Alfredo Chiappori#Storie d'Italia#Risorgimento#Giorgio Candeloro#Oreste del Buono#libri#letture#leggere#satira politica#politica italiana#Unità d'Italia#Regno d'Italia#Giuseppe Garibaldi#Giuseppe Mazzini#Vittorio Emanuele II di Savoia#Camillo Benso conte di Cavour#Pio IX#Giovanni Maria Mastai Ferretti#XX settembre 1870#Presa di Roma#Stato Pontificio#breccia di Porta Pia#Questione romana#Giovanni Lanza#Destra storica#nazionalismo#patriottismo#Napoleone III#Raffaele Cadorna#Quintino Sella
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Charles III the Fat (839-888), Emperor of the Carolingian Empire, King of West Francia, Aquitaine, Alemannia and Italy. Illustration from "Die Deutschen Kaiser", by Max Barack (Julius Hoffmann, Stuttgart, c.1873).
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"Le nostre teorie sullo Stato non comportano la tirannia d'una capitale sulle province, né la creazione d'una casta burocratica che soggioghi tutte le membra e le frazioni del Regno all'impero d'un centro artificiale contro cui lotterebbero sempre le tradizioni e le abitudini dell'Italia, non meno che la sua conformazione geografica". Camillo Benso conte di Cavour, 15 gennaio 1861 poco prima che, il primo marzo, il Parlamento proclamasse il Regno d'Italia da lui unito.
Purtroppo Cavour morì di lì a poco, il 6 giugno e tutto questo rimase tristemente sulla carta. Il Regno si francesizzò iper centralizzandosi, per poi cadere nell'ultra centralismo fascista e riemergere nel più soffocante e gretto centralismo burosauro cattosocialista.
Promemoria per gli anti minimo sindacale delle autonomie differenziate - dopo 162 anni ! Qua l'è ancora un falso accapigliarsi alternato tra statalisti, destri o sinistri miopi ignoranti uguali sono.
Guarda caso coincidenti con l'altro bersaglio delle intuizioni di Cavour: la kasta dei burosauri centralisti. Due facce della stessa medaglia.
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Giò Stajano nacque l'11 dicembre 1931 in un paesino del Salento, Sannicola, nell'allora Regno d'Italia, dal conte Riccardo Stajano Briganti di Panico e da Fanny Starace, unica figlia di Achille Starace. Alla nascita il suo genere sessuale era quello maschile.
Come raccontato proprio da Giò Stajano, una volta il nonno Achille diede in braccio a Benito Mussolini proprio l'infante Giò, che in quell'occasione fece pipì addosso al Duce.
Nel 1959 pubblicò Roma capovolta, un testo autobiografico, che racconta le sue folli scorribande nell'alta società romana e contemporaneamente descrive la realtà omosessuale nell'Italia dell'epoca. Il testo, esplicitamente gay, fu sequestrato dalle autorità con l'accusa di propagandare idee contrarie alla "pubblica morale" e "dannose per il costume". Cosa che contribuì ovviamente a focalizzare l'attenzione della stampa scandalistica su Giò Stajano, che all'epoca ottenne la consacrazione come l'"omosessuale più famoso d'Italia".
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