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Italdesign "Quintessenza" Concept
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(via I vincitori del “Premio italiano di Architettura” 2024)
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Quintessenza, rock senza paura
Tante volte il termine alternative è fuorviante. Le sonorità appartenenti al genere sono ben precise, delineate da non poter essere confuse. Eppure accade. Quando poi si ascoltano i dischi, ci si rende conto che sono tutt’altro. Per i Quintessenza è così. La band si presenta come alt metal. Le sonorità, la struttura, perché no, la perizia, non rientrano in quel genere. O, se si preferisce, li allontanano. Personalmente definirei il disco dei nostri più come un hard rock contemporaneo. Molto ben suonato, arrangiato e prodotto. Cantato in italiano. Per certi versi richiamano i Timoria migliori, il che non è poco. Contrariamente al gruppo di Renga e company, i nostri sono più variegati.
La base resta rock, ma le influenze e le alternanze sono decisamente ampie. Il disco apre con una introduzione elettrica di poco meno di due minuti. Tanto basta a delineare le coordinate generali del lavoro. Si parte con una base percussiva di chitarra, basso e batteria. Una voce filtrata recita una frase. Dopo di che il brano si apre. Chitarre in power chord liberi disegnano la melodia. Si alternano passaggi con ritmiche mute che ben spezzano l’andamento. Una ritmica serrata porta alla chiusura. Vola via è un prosieguo del primo brano. Ma subito cambia. L’intensità si affievolisce per lasciare spazio alla voce accompagnata dal basso e dalla chitarra pulita in arpeggio. Il ritornello è elettrico.
Power chord liberi alternati ad arpeggi distorti. La sovrapposizione di pulito e distorto fa da base alla seconda strofa. Tensione che esplode nel ritornello. Ottimo il break per il solo. Il ritmo rallenta. La chitarra si stacca su note veloci. La reprise è a pieno ritmo su un fraseggio diverso. Uno special che sfocia nuovamente nel ritornello. Il finale è a piena velocità con un secondo intervento solista. Il filo cambia del tutto atmosfere. L’intro è affidato alla sola chitarra pulita accompagnata da un vocalizzio. Scoppio elettrico con l’ingresso della chitarra. Notevole il lavoro del basso che segue una linea propria.
La medesima linea che rimane iterante sulla strofa mentre la sei corda si destreggia su armonici naturali. Il ritornello riporta su coordinate di rimiche piene. Le due fasi si alternano. Questa volta prima del refrain c’è uno stop con solo basso. Un passaggio veloce che dona movimento al brano. La composizione muta ancora. Stop and go porta ad una base di batteria percussiva, basso presente, chitarra su armonici e voce su vocalizzi. Continuano gli stop and go creando un andamento ritmico coinvolgente. Notevole il lavoro della voce sulle battute finali. In aria di ballata hard rock la successiva 27 anni. Arpeggio di chitarra, batteria minimale. Note sparse della seconda chitarra a creare atmosfera.
Il ritornello cresce intensità e di tensione diventando elettrico e a ritmo sostenuto. Ottimo il connubio testo andamento strumentale. Allo stesso modo azzeccata la scelta della seconda chitarra in a solo sotto il cantato. A metà circa cambio di passo. Ritmica cadenzata di una delle due sei corde. La seconda tiene power chord aperti. Preambolo dell’a solo teso, lento, bluesy. La reprise è sul ritornello che tiene la medesima struttura precedente. Sul finale entra un nuovo riff di chitarra a richiamare il cantato che diventa solo vocalizzi. Si rialzano i toni con la successiva Il velo.
Qui è il basso a fare la differenza e a dominare il brano. L’intro potrebbe essere stato scritto dai Korn. Dopo le prime fasi elettriche, il basso prende il comando dettando l’andamento melodico. A doppiarlo una della chitarre. La seconda ancora su armonici. Di quando in quando accordi pieni sottolineano i passaggi della voce. Il ritornello vede il basso percussivo, un incattivimento della voce e l’arrivo di un coro maschile. La strofa successiva è più acustica. In contrapposizione con il cambio successivo, pieno e distorto. Molto ben orchestrati gli stop and go che aprono su uno special ritmico trascinante. Finale affidato al ritornello.
Arriva Stallo download. Ritmi serrati, chitarre piene. Un brano praticamente metal. Il cantano è molto ritmato. Le chitarre in palm muting creano un notevole muro di suono. Apertura sul ritornello che si fa melodico. La struttura si ripete con alternanza di ritmiche piene, armonici e reprise. Ottimamente diversificato l’utilizzo delle due chitarre che si fanno dissonanti. Raramente si doppiano. Lo special dissonante apre ad un nuovo cambio. Muta anche la ritmica del cantato. Si rallenta. È la rincorsa che porta al solo. Nuovo stop and go per riprendere sul ritornello. Il finale è caratterizzato da un crescendo di intensità sia per gli strumenti sia per la voce. Ritmo incalzante condotto dal rullante e fine.
Balordo è un brano con influenze techno. Il riff portante di chitarra è stoppato, supportato dai suoni di tastiera. Strumento che resta presente nell’evolvere della canzone. Una strumentale di quattro minuti che mostra tutta la perizia dei musicisti. La batteria fa sentire per la prima volta triplette di doppia cassa. Le chitarre sono in perenne movimento. L’andamento si spezza a metà con un rallentamento. Preludio del solo. Un intervento rock, urlato, che alterna passaggi veloci a momenti melodici. Il finale è affidato ai soli suoni di synth. Su lidi più ‘nu metal’ la successiva Eternità oscura.
L’intro richiama gli Evanescence di Bring me to life. Break con le due chitarre che si differenziano nuovamente. Batteria in controtempo. A richiamare la band di Amy Lee è la doppia voce maschile urlata. A metà un cambio radicale. Basso da solo introduce un passaggio ritmico davvero interessante. Quasi post punk. Dissonanze, voce narrante. Il tutto deflagra nel solo. Il basso tiene ferma il riff base. Il duetto voce maschile voce femminile rialza i toni generali. Si corre e si urla fino al finale caratterizzato dalla ripresa dello special. Nuovamente arpeggi hard rock per Clara. Più che hard rock il riferimento potrebbe essere ai System of a down. È un po’ come se la band di Tankjan avesse incontrato i Guns n’ roses.
Nel ritornello la composizione decolla facendosi più rabbiosa. Si placano i toni sulla seconda strofa. Ad ammorbidire i suoni e creare contrasto con quello che avviene successivamente c’è l’accompagnamento dei una chitarra acustica. L’intervento solista è in pieno stile aor. Il ritornello questa volta è caratterizzato da uno stop veloce in cui rimane solo la voce. La struttura circolare fa riemergere l’arpeggio iniziale. Quintessenza inizia con un arpeggio acustico, voce recitata. Con l’ingresso della batteria, su ritmi non lineari, la seconda chitarra torna sugli armonici. Toni pacati, voce melodica. In contrasto con il ritornello, elettrico, potente, ritmico caratterizzato da diversi passaggi pieno vuoto.
Si riprende sul solo arpeggio pulito. Seconda chitarra, basso, batteria e voce rientrano assieme. Molto valido e caratterizzante il lavoro della batteria. Nuovo ritornello. A circa ¾ deciso cambio di passo. Il brano si fa quasi sinfonico. Tastiere, accenti, fraseggi melodici. Il tutto porta ad un’apertura prog anni ’70. Su questa torna la voce recitata che lascia poi spazio ad un intervento solista della chitarra. Finale solo batteria e voce. La Manifestazione inizia con un ritmo rock. Chitarre ancora divise. Una tiene il ritmo base mentre la seconda accentua. Più lineare il ritornello. Incisivo il riff portante. Una semplice nota in pennata alternata ma che dà un andamento molto ritmico.
A sottolinearlo ci pensa la seconda che effettua una strumming muto. Il brano cambia dopo il secondo ritornello. Diventa incalzante, diretto. L’alternanza di pieno vuoto offre una grande base ritmica. Penultimo brano Giungla. Forte connotazione ritmica iniziale che scema con l’ingresso della voce. Il brano si placa. Note dilatate accompagnano un arpeggio pulito. Prima del ritornello il ritmo torna sostenuto. È il basso ad introdurlo prima dello scoppio complessivo. Le due chitarre ancora si differenziano. Una su registri acuti, l’altra sui bassi. Pieno vuoto evidenziano l’armonico artificiale in stile Gibson di una delle due. Si rallenta sulla seconda strofa così come si riaccelera nel refrain che diventa cadenzato.
Special con stop and go differenziano il finale che avviene sul ritornello seguito dallo special ritmico. Chiude il disco Il vaso di Pandora. Ballata semi acustica. Le sei corde viaggiano ancora su binari ben distinti. Una acustica a fornire la base ritmica, la seconda che acentua con interventi saltuari e gli armonici. Batteria e basso sono leggeri cone il contesto richiede. Più che apprezzabile la voce, melodica, struggente, coinvolgente. Il solo di chitarra non rompe le atmosfere, anche se distorto. Note languide, lunghe e acute. Sul termine la voce effettua semplici vocalizzi che lasciano poi spazio all’accompagnamento iniziale.
Concludendo. Non è facile descrivere il lavoro dei Quintessenza. Nella descrizione dei brani sono state lasciate fuori diverse sfumature che rendono solo ascoltandole. Di certo siamo di fronte ad un disco ottimamente strutturato. Il gruppo dimostra di avere le idee ben chiare su cosa vuole ottenere dalla propria musica e sa come ottenerlo. Non ci sono arzigogoli tecnici. Sarebbero stati inutili. La preparazione emerge ad ogni solco. Ascolto dopo ascolto si fanno presenti dettagli sfuggiti nel passaggio precedente. Neppure si può dare un riferimento stilistico univoco. Definire il gruppo alternative metal è riduttivo. Ancora peggio, fuorviante. È rock. Senza confini, senza limiti. Senza paure o compromessi. Bravi.
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Italdesign Quintessenza Concept, 2024. A large, high riding, electric coupé design study that can also be used as a pick-up. The 4-seat cabin features rear seats that can rotate to face front or back. It was presented last week at Auto China 2024 in Beijing.
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My Dear, Curse-Casting Vampiress Vol. 1 is a solid start with an interesting concept
My Dear, Curse-Casting Vampiress Vol. 1 is a solid start with an interesting concept #manga #graphicnovel #comics #comicbooks
The world is full of vampires, supernatural creatures who drain the blood from humans without mercy. Fighting such beings is the foundation of Isuzu Osaka’s life, but with humanity losing the war, desperate times call for desperate measures. To protect his friends, Isuzu sets out to strike a deal with Baroque―a powerful vampiress whose beauty is said to drive all who gaze upon her mad… Story:…
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“ Mettiamo per ipotesi che volessimo ripercorrere la storia di un uomo terribile come Adolf Hitler. La raccontiamo dall’adolescenza alla presa del potere? Dalla presa del potere alla disfatta? Scegliamo solo un episodio significativo? Narriamo tutta la sua vicenda dagli inizi alla morte? Il problema più importante è decidere se il dittatore sarà il protagonista assoluto: sarà «visto» da un altro (o altri) oppure sarà raccontato oggettivamente? Nel primo caso verrà fuori un personaggio «filtrato» attraverso una precisa (e quindi parziale) esperienza; nel secondo egli risulterà così come realmente è stato, nella sua verità storica. Esaminiamo adesso questa seconda eventualità. Al di là della «autenticità» dei fatti che racconteremo, da un punto di vista strettamente narrativo siamo costretti a sciogliere un nodo molto difficile: riusciremo a rappresentare bene un personaggio così «negativo»? O meglio: riusciremo a renderlo in tutta la sua negatività? Nella nostra testa egli è la quintessenza della malvagità e del cinismo, ma poi, passando alla scrittura riusciremo a «restituirlo» così come lo immaginiamo? Sicuramente no, a meno di non renderlo «incredibile», falso, forzato. Non ci riusciremo perché nel momento in cui dobbiamo approfondire il personaggio - anche per cercare le ragioni più o meno oscure della sua violenza - finiamo fatalmente per trovargli una, seppur aberrante, giustificazione. E senza volerlo, faremo di Hitler un eroe, un sublime dannato, grande come un demone dell’apocalisse, una vittima di sé stesso, carismatico com’è carismatico il male.
Penso, ad esempio, al Riccardo III di Shakespeare, allo spietato duca di Gloucester, il quale riesce a salire sul trono d’Inghilterra dopo aver fatto assassinare mezza corte reale. La sete di potere acceca quest’uomo infelice (è nato storpio e claudicante) e quando alla fine il conte di Richmond giungerà a liberare il paese dall’usurpatore, questi, nel momento di morire, acquisterà la sua dimensione tragica ed eroica. Riccardo è un uomo reso cinico dalla natura, un «mostro» suo malgrado. La sua malvagità è in qualche modo legittimata dalla sua infelicità. Come potremmo noi, oggi, senza falsare smaccatamente la storia, trovare la spiegazione delle atrocità naziste nella contorta personalità di Hitler? Ogni tentativo di collegamento tra il carattere del dittatore e gli avvenimenti della storia è destinato al ridicolo.
Uno scrittore (di letteratura, di cinema, di teatro eccetera) non può fare a meno di andare nel fondo dei personaggi, di pescare nelle loro contraddizioni, nella loro essenza segreta. Là dentro si muovono forze creaturali capaci di rendere un uomo libero o schiavo di sé stesso. Ma in tutti e due i casi egli è innocente. Come può uno scrittore lavorare con un personaggio senza un briciolo di luce? Un Hitler tutto nero, insensatamente malvagio, rischia di diventare una caricatura, un burattino, la maschera del cattivo: niente di più schematico. Julien Sorel (protagonista di Il rosso e il nero), personaggio arrivista e assassino, è amato da Stendhal malgrado sia «negativo»: lo scrittore ne descrive con pietas il desiderio frustrato di adeguarsi alla morale della Restaurazione francese. Se volessimo dunque raccontare la malvagità di Hitler, sia come uomo sia come dittatore, senza «salvarlo» in qualche modo, saremmo costretti a farne un ritratto bugiardo. Quindi è meglio trovare un’altra strada, una maniera «trasversale» di raccontare il personaggio. Magari, come avevo accennato, cercando un altro protagonista e lasciare che sia lui a far da intermediario. “
Vincenzo Cerami, Consigli a un giovane scrittore. Narrativa, cinema, teatro, radio, Garzanti, 2002; pp. 28-30.
[1ª edizione: Einaudi, 1996]
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«Tutte le persone incontrate nella vita che hanno un potere di fascinazione su di noi, sono nella realtà parti scisse di noi stessi che abbiamo rimosso e che ci sono riportati indietro. Quindi, se preferiamo non farci ingannare dalle nostre stesse illusioni, dovremo osservare attentamente ogni forma di fascinazione per ricavarne, come quintessenza, un frammento della nostra personalità, e ci renderemo un poco conto che, lungo il cammino della vita, non facciamo che incontrare sempre di nuovo noi stessi, sotto mille travestimenti.»
Carl Gustav Jung
La psicologia della traslazione
🍀
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Ci fate mai caso che ci sono persone enormemente influenzabili?
Del tipo vedono un film su x e tutta la loro vita diventa x
Una persona dice x e subito loro cambiano totalmente e diventano x
Sinceramente mi fate un po' schifo, siete la quintessenza della mancanza di personalità
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Fuori dal coro
Ho appena visto (lo confesso: in streaming) "C'è ancora domani" della Cortellesi. L'ho trovato, per certi versi, imbarazzante. La premessa, e di questo ne sono certo, è che il tono del film VOLESSE essere parodistico, nel senso che tutti i personaggi dovessero deliberatamente risultare come delle figurine piatte ed unidimensionali, caratterizzazioni artificiose e sopra le righe: lei l'archetipo della madre/donna sottomessa, lui il padre/maschio aguzzino, e poi il suocero un totale troglodita, i due bambini la quintessenza dei rompicoglioni, l'ex spasimante bravo ragazzo, eccetera. Come detto tutti personaggi tratteggiati con una tale rozzezza da risultare - ripeto -volutamente come degli archetipi di nessuno spessore drammaturgico. La speranza della Cortellesi, immagino, è che poi il film "facesse il giro" e cioè che il tutto quanto così sfacciatamente e didascalicamente rappresentato, potesse, quasi magicamente, diventare autentico e credibile e coinvolgente. Invece, a mio modo di vedere, tutto questo non succede: il film rimane grottesco, i personaggi finti, le situazioni inverosimili, e il racconto appare puerile. La liberazione della donna può essere raccontata in un milione di altri modi e tutti quanti sarebbero più coinvolgenti di questo.
Alla fine del film la domanda che mi sono fatto è stata una sola: come ha fatto un bell'uomo come Mastandrea a sposarsi una morta di sonno come la Cortellesi? La vera vittima del film è il marito.
Preoccupa che un film così rozzo e ruffiano sia diventato campione d'incassi.
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Diversità
Definizione dal dizionario Treccani: [dal lat. diversĭtas -atis]. – L’esser diverso, non uguale né simile: d. d’aspetto, di colore; d. di opinioni, di gusti; d. biologica, lo stesso che biodiversità. Oppure la condizione di chi è, o considera sé stesso, o è considerato da altri, «diverso».
La diversità, nessun dizionario lo dice purtroppo, costituisce la quintessenza della vita stessa: essa sopravvive e si evolve non grazie alla omogeneizzazione in un tipo, una razza o una idea "superiore" o "migliore", secondo i sogni malati del cortomirante o del sedicente esperto, sia razzista o collettivista di turno, ma grazie proprio alla diversità, che rende statisticamente possibile a qualche componente della vita stessa ignoto a priori, affrontare e superare (quasi) ogni tipo di cambiamento esterno. E' il modo con cui la Vita si assicura di sopravvivere ai cambiamenti (o, secondo il principio antropico, è il modo con cui la Vita, o l'Universo, sia giunta sin qui: ad auto contemplarsi).
Si capisce forse meglio cosa significhi davvero diversità, dalla ricerca del suo opposto. Fate la prova, questi risultati sono ancora meno colonizzati dal pol.corr. dei vocabolari: emerge che il contrario di diversità è ... indovina? UGUAGLIANZA. E convergenza, somiglianza, identità, perequazione, omogeneità. A valore, il suo contrario è un ... disvalore.
Ecco, omogeneità, omogeneizzare: i mescoloni, i melting pot eliminano la diversità. Lo sanno bene i biologi e i naturalisti, i quali sono sempre molto attenti a SEGREGARE specie diverse esogene/endogene che competano per le medesime risorse. Altrimenti una rimpiazza l'altra, con tanti saluti alla diversità appunto. Segregare é il primo comandamento dei preservatori delle biodiversità.
L'uguaglianza e l'omogeneità sono un inganno, un trucco letale sul piano basilare della VITA. Potenziale uguale, in fisica significa nessuno scambio: è la stasi, la morte, come noto il vero traguardo della sinistra.
La sinistra delle Uguaglianze si riempie la bocca di "diversità", ma in realtà essa costituisce il suo più potente ostacolo.
Per cui tenta di stravolgerne il senso: un classico loro. Da ciò deriva che per loro i "diversi" non debbano esser "solo" tollerati, no no, uhhh mioddìo chebbruttacosa, anche se il senso vero sarebbe l'individualità suprema, ognun per se Dio per tutti: per loro invece è necessario che i diversi diventino NORMALI. Omogenei. Altrimenti gli salta tutto il palco teorico dell'uguaglianza. Impongo l'uguaglianza omogenea di tutti, cioè nego le diversità. Capito meglio ora il controsenso letale insinuato nel pensiero debole corrente?
PS.: come quelli che il clima non è il meteo dopo averli confusi artatamente per decenni, ci sarà chi reagisce da Negazionista (come sempre, chi lo dice sa di esserlo), a mo' di palla calciata in tribuna, affermando che la cultura è altro dalla biologia. Benissimo: infatti le diversità culturali sono persino più DELICATE e frangibili dalle "omogeneizzazioni" di quelle biologiche. Vogliamo ad es. parlare di Nativi americani?
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Il Volo è la quintessenza del "boh vieni vestito come ti pare, tanto non c'abbiamo il dress code".
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Quelle tette sono la quintessenza delle mie perversioni alla sera. Al mattino, il mare all'alba con te tra le braccia mentre le sento sul cuore, sarebbero la quintessenza dell'intimità amorosa.
(- me)
Ci vedo un'immagine molto romantica in questo messaggio
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⚠️ NOVITÀ IN LIBRERIA ⚠️
Claudia Placanica
LA LEGGE DEL DESIDERIO
Ideologia gender, sessualizzazione della società e capitalismo woke
Radiografia della decostruzione mondialista e dell’attacco all’identità
La legge del desiderio è una forma di espressione indotta da un potere che – in modo sempre più pervasivo – piega ogni sfera della vita del singolo al proprio controllo: un’aspirazione velleitaria e dannosa, che sovrappone l’idea alla realtà e l’artificio alla natura.
La teoria e la transizione di genere – così come la sessualizzazione diffusa e precoce della nostra società – caratterizzano ormai tutti i film e le serie TV, dominando i social network, l’arte, la musica, il costume, il dibattito politico e persino i programmi didattici: un vero e proprio “spirito del tempo”, la cui fluidità è necessaria alla creazione dell’individuo astratto e sradicato, quintessenza del progressismo woke e del progetto mondialista.
Ma quali sono il contesto e le origini storico-culturali e socio-filosofiche di questa narrazione? Esistono delle risposte a questa lenta e inesorabile deriva della società occidentale? Questo saggio – documentato, coraggioso e controcorrente – rappresenta un contributo importante allo studio di un fenomeno che sta sovvertendo il nostro orizzonte quotidiano.
INFO & ORDINI:
www.passaggioalbosco.it
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Le differenze tra le streghe del passato e quelle di oggi
Dalla fine della seconda guerra mondiale e ancora di più a partire dagli anni 60 si è avuto un considerevole aumento delle persone che praticano la stregoneria nel mondo moderno. Cercheremo di stabilire ora quali differenze esistano tra le streghe del passato e quelle moderne. Le streghe odierne possono definirsi persone che praticano la magia e che adorano divinità pagane oppure come nel caso dei satanisti il diavolo. Agli inizi dell’età moderna una analoga definizione di stregoneria avrebbe potuto essere facilmente accettata dalla maggior parte anche se l’oggetto dell’adorazione delle streghe fosse sempre ritenuto il diavolo. In entrambe le epoche tuttavia le streghe potrebbero essere definite maghe che hanno rifiutato la fede cristiana ma le somiglianze tra le streghe del passato e quelle moderne finiscono qua e cominciano le differenze . In primo luogo dobbiamo mettere in evidenza che la stregoneria moderna è organizzata in congreghe o persino in organizzazioni locali e regionali che in molti casi hanno un carattere manifesto e pubblico cosa che non avveniva in passato. In secondo luogo le streghe del passato venivano sempre denunciate da altre persone cosicché una strega veniva definita tale da altri individui . Nel 20-21 secolo invece forse con una certa riluttanza anche con un certo orgoglio le streghe si sono definite tali e se stesse. Una volta diventata un’attività autodefinita piuttosto e etero definita finché la stregoneria ha anche perduto il suo carattere malefico . Le streghe dell’inizio dell’età moderna venivano considerate malvage mentre le streghe contemporanee affermano di essere fondamentalmente buone tanto che hanno fondato una lega contro la diffamazione delle streghe per contrastare l’immagine negativa ereditata dal passato. La streghe odierne sostengono di praticare una magia sempre benefica mentre le streghe dell’inizio dell’età moderna venivano considerate dai contemporanei la quintessenza del male. Anche nell’immaginario collettivo moderno si è avuta una certa rivalutazione della figura della strega . Per fare un esempio concreto le streghe della Wicca sono considerate streghe buone che non danneggiano nessuno dotate inoltre di un grande amore per la natura . Tale rivalutazione della figura della strega è ancora più evidente nel cinema e nella televisione. Ad esempio le tre streghe protagoniste della serie “Streghe” vengono rappresentate come delle vere e proprie eroine che combattono il male in tutte le sue forme. Anche lo status sociale delle streghe è diverso nelle due epoche. Le streghe dell’origine dell’età moderna provenivano quasi esclusivamente dagli strati inferiori della società mentre le streghe dell’America e dell’Europa di oggi provengono da tutte le classi sociali e sono per lo più in possesso di un’istruzione universitaria. Si tratta di persone del ceto medio che possiedono una cultura hanno belle case e specializzazioni. In definitiva possiamo dire che si tratta di persone che non si possono definire emarginate culturalmente e socialmente. Inoltre molte streghe moderne soprattutto negli stati Uniti e Inghilterra sostengono la loro visione del mondo partecipano a programmi televisivi e radiofonici nel corso dei quali in maniera chiara e esplicita. Non sono poi poche le streghe moderne che hanno pubblicato libri sulla stregoneria che hanno avuto un grande successo editoriale come pure esistono streghe moderne che pubblicano con continuità articoli di argomento magico che suscitano l’interesse di moltissime persone. Molto interessante poi la situazione delle streghe della Wicca una vera e propria religione magica. Le streghe Wicca sono in costante aumento non solo in America ma in molte nazioni del mondo occidentale anche perché i sociologi hanno messo in evidenza che nella società occidentale contemporanea si è avuto un ritorno in grande stile del paganesimo. Nell’ambito di tale ritorno un posto di grandissima importanza va attribuito al movimento New Age e alla Wicca. Per quanto riguarda la Wicca dobbiamo dire che essa è un classico esempio di religione magica dal momento che i Wiccan adorano le due divinità utilizzando anche e soprattutto dei riti magici. Dobbiamo dire che proprio con la Wicca la stregoneria fa un notevole salto di qualità diventando da crimine religioso qual era al tempo della caccia alle streghe a una vera e propria religione di stampo neopagano. E ‘anche importante mettere in evidenza che le streghe della Wicca ci tengono molto a rivalutare il ruolo della strega togliendo a tale ruolo quell’alone sinistro che gli era stato attribuito per moltissimo tempo. Tra l’altro è opportuno mettere in evidenza che le streghe della Wicca non vogliono assolutamente essere confuse con le streghe sataniste le quali adorano il diavolo mentre i Wiccan adorano il dio e la dea anche se esistono delle correnti della Wicca che adorano esclusivamente la dea. Non esiste nessun dubbio che i Wiccan hanno ottenuto notevoli successi nel loro tentativo di riabilitare e rivalutare la figura della strega anche perché si è creato nella società contemporanea un clima psicosociologico che favorisce tale tentativo messo in atto dai Wiccan. Per fare un esempio concreto il parlamento catalano ha approvato una risoluzione per la riabilitazione di circa un migliaio di donne giudicate sotto l’accusa di stregoneria tra il 15-18 secolo. Prof. Giovanni Pellegrino Read the full article
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The Reformation of the World as Overseen by A Realist Demon King Vol. 4 kicks off the next mission
The Reformation of the World as Overseen by A Realist Demon King Vol. 4 kicks off the next mission #comics #manga #ncbd
Astaroth’s winning combination of strategy and teamwork proves fatal for yet another demon king when Eligos falls before him! While Astaroth considers how to best utilize his new land, his people celebrate the victory as their king’s fearsome reputation spreads throughout the realm. There’s just one more order of business, though—summoning new allies to aid him in battle! What kind of powerful…
#andria mcknight#anthony quintessenza#featured#manatsu suzuki#manga#ryosuke hata#the reformation of the world as overseen by a realist demon king#video#yen press#yuugen
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Analizzeremo quindi nella maniera speditiva e superficiale che ci è propria alcune dinamiche degli ultimi giorni legate alla segreteria del PD, con particolare attenzione alla direzione prevalente degli schiaffoni arrivati a EllySchlein (spoiler alert: non c’è una direzione prevalente, arrivano a 360°).
Partiamo dall’inizio (circa). I cinque stelle indicono una manifestazione “Basta vite precarie” a tema (in teoria) lavoro, quello su cui si fonda la ns. pregiata repubblica democratica. Per il PD non è che ci fosse modo di uscirne bene in nessun caso, né a disertarla né ad andarci, la segreteria segue quindi un complicato processo decisionale riassunto da questa infografica:
La linea adottata ricalca più o meno alla lettera le direttive del manuale Manovre Evasive per Feste Sgradite™, ovvero dire di non poter venire per impegni pregressi salvo poi appalesarsi a sorpresa, schiacciare un paio di cinque a persone strategiche e poi andarsene rapidi come un F14 guidato da Tomcrùis.
Su questa dinamica da festa-delle-medie è montato un paglione insensato.
Dalle dimissioni un filo pretestuose di Alessio D’Amato alle esternazioni di Pina Picierno, l’idea di base è che ci sia un qualche nesso fra quello che ha detto Grillo sui passamontagna e la (temporanea) presenza della segretaria PD. Vagamente più sensate per l’ala centrista (almeno a livello di consecutio) le critiche sulle posizioni di Moni Ovadia visto che quello che ha detto domenica lo ripete da un pezzo ed erano uscite un filo più prevedibili. Ma anche lì, i cinquestelle avran chiamato Ovadia ma il PD ad un convegno chiamò pure Guia Soncini, io non starei a fare a gara a chi si piglia l’ospite che le spara peggio.
Comunque, la nobile arte della pugnalata nella schiena al momento opportuno non è che a Roma non sia di casa, e in generale che la componente centrista del PD preferisca far detonare il proprio partito al minimo rischio di slittata a sinistra non è una novità. Certo, potrebbero ricambiare la cortesia per tutti gli anni in cui la frangia a sinistra ha ceduto spazi (e segreterie) al centro senza dire beo, ma non tutti sono così beneducati. La cosa che mi ha colpito è che mentre internamente piovevano critiche sulla Schlein per un suo (presunto) antiatlantismo, contemporaneamente da movimenti a sinistra del PD arrivavano critiche... al suo atlantismo.
E a memoria mia nella storia dei segretari del PD anche infilandoci satelliti come Epifani, Martina e Orfini non c’è mai stata una persona che abbia preso questa costante compilation di schiaffazzi (cit) da dentro e da fuori. Non è che abbia molto da dire sul tema se non che in queste dinamiche c’è un po’ la quintessenza del PD: l’autodistruzione come stile di vita e le difficoltà croniche sul concetto di rappresentanza, anche al proprio interno.
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