#programmi formativi
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Università di Business e Scienze nella Regione di Namangan. Un nuovo polo educativo con l’obiettivo di formare professionisti competitivi a livello globale
La University of Business and Science (UBS) è una recente istituzione accademica situata nella regione di Namangan.
La University of Business and Science (UBS) è una recente istituzione accademica situata nella regione di Namangan. Fondata il 5 ottobre 2022 con una licenza iniziale concessa dall’Ispettorato statale per il controllo della qualità dell’istruzione sotto il Consiglio dei Ministri, l’università ha ampliato la sua offerta accademica grazie alla nuova licenza n. 432744, rilasciata il 9 ottobre 2024…
#alloggi per studenti#Borse di studio#campus moderni#collaborazione internazionale#contabilità#diploma riconosciuto#docenti qualificati#dottorato#educazione di qualità#educazione globale#Finanza#formazione accademica#Inclusione#Innovazione#integrazione globale#istruzione superiore#Laurea#libertà accademica#master#Mercato del lavoro#mobilità internazionale#Modernità#Namangan#Networking#opportunità di carriera#opportunità per studenti#partnership globale#Pedagogia#programmi formativi#qualità dell’istruzione
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Freedom Energy - Italiainmoto
È stata presentata a Napoli presso la sede locale di Italiainmoto Freedom Energy. La sua offerta formativa, realizzata ora in un progetto pilota che vede come fruitori i ragazzi ricadenti nella competenza del Dipartimento giustizia minorile e di comunità, si amplierà in ambito nazionale da settembre. I corsi di formazione sulla mobilità elettrica rappresentano un'importante opportunità per i giovani minori coinvolti in pene riabilitative. Questi percorsi formativi non solo offrono conoscenze tecniche e pratiche su veicoli elettrici, infrastrutture di ricarica e sostenibilità ambientale, ma promuovono anche il reinserimento sociale e lavorativo di questi ragazzi. Partecipando a tali corsi, i giovani acquisiscono competenze spendibili nel mercato del lavoro, aumentando le loro possibilità di trovare occupazione in un settore in rapida espansione come quello della mobilità elettrica. I programmi prevedono moduli teorici e pratici, con l’obiettivo di fornire una formazione completa e applicabile in contesti reali. Inoltre, queste iniziative hanno un impatto positivo sul loro percorso di riabilitazione, incoraggiando la responsabilità, la disciplina e la fiducia in se stessi. La mobilità elettrica è il futuro, i giovani sono il futuro. Freedom Energy, con la partnership fra Italia in Moto ed il Dipartimento giustizia minorile e di comunità, unisce energia e futuro con corsi di formazione innovativi e all’avanguardia. Giuseppe Buonaguro - fondatore e direttore generale di Italiainmoto – ha dichiarato: «Il progetto pilota di Napoli nasce con un duplice obiettivo, il primo: formare i giovani adulti ospiti dell’IPM di Nisida o affidati ai servizi sociali esterni della Campania per poi assumerli all’interno di un’azienda creata ad hoc per questo progetto: FREEDOM ENERGY la quale offre servizi per la mobilità elettrica. Il secondo: ampliare la platea dei frequentatori per allargare la progettualità in altre regioni della Nazione e questo grazie al protocollo d’intesa che sarà siglato con il Ministero Della Giustizia nei prossimi giorni». Nicola Palmieri - dirigente del Dipartimento giustizia minorile e di comunità – ha voluto sottolineare l’enorme valenza che quest’esperienza ha per i ragazzi fornendo loro quelle competenze che permetteranno loro di rimettersi in gioco nella società. Ha voluto anche, il dottor. Palmieri, ripercorrere alcune tappe significative del proprio vissuto professionale per ricordare che i veri protagonisti della formazione devono essere sempre i ragazzi e non diventare strumento per altre finalità da parte di operatori economici o delle istituzioni stesse. Si è dovuto registrare il forfait all’ultimo minuto delle istituzioni territoriali – Comune di Napoli - per sopravvenute non specificate motivazioni e nonostante avessero dato per certo la loro presenza anche per ricevere il dono simbolico da parte dei ragazzi di due stazioni di ricarica per mezzi elettrici da loro stessi assemblate a conclusione del corso formativo. Comunque, Il successo di questi programmi dimostra come l’istruzione e la formazione possano essere strumenti potenti per il cambiamento e la crescita personale. Read the full article
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Roma: Consiglio dei Ministri, formazione e lavoro per giovani nella Pubblica Amministrazione
Roma: Consiglio dei Ministri, formazione e lavoro per giovani nella Pubblica Amministrazione. Il Dipartimento della funzione pubblica ha avviato due programmi – 'Tirocini InPA' e 'Dottorati InPA' – per consentire a chi sta completando gli studi universitari o si è appena laureato di scoprire un lavoro sfidante, in continua evoluzione e orientato al servizio della collettività. L'obiettivo è quello di acquisire le competenze necessarie ad affrontare le sfide del presente e del futuro, contribuendo al ricambio generazionale dei dipendenti pubblici. "Per affrontare la grande sfida della modernizzazione della PA abbiamo bisogno di giovani preparati e qualificati – commenta il ministro per la Pubblica amministrazione, senatore Paolo Zangrillo –. Stiamo lavorando per accrescere l'attrattività nei loro confronti dei nostri uffici e, in questo senso, tirocini e dottorati rappresentano delle grandi opportunità". Nella prima fase di attuazione, i due programmi sono attivati da dieci amministrazioni pilota che, in collaborazione con una o più università, predispongono progetti di formazione e di lavoro. Si tratta di Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell'economia e delle finanze, ISTAT, Agenzia delle entrate, INAIL, Regione Emilia-Romagna, Regione Liguria, Regione Marche, Regione Puglia e Regione Toscana. "Tirocini InPA" è rivolto a studenti universitari iscritti alle lauree magistrali, oppure ad anni successivi al terzo delle lauree magistrali a ciclo unico, con età inferiore ai ventotto anni, in possesso di specifici requisiti di media voto e crediti formativi. È finalizzato ad attivare, nei prossimi mesi, 300 tirocini curriculari connessi con la stesura della tesi di laurea magistrale, da svolgersi presso le pubbliche amministrazioni. Il tirocinio ha la durata di 6 mesi e prevede il riconoscimento di una indennità pari a 600 euro mensili. La conclusione, con esito positivo, del percorso formativo comporta l'attribuzione di crediti formativi e può costituire oggetto di valutazione nell'ambito dei concorsi indetti dall'amministrazione presso la quale il tirocinio è svolto. "Dottorato InPA" prevede invece l'attivazione di 20 contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca, della durata di tre anni, esclusivamente finalizzati al conseguimento del dottorato di ricerca in materie di competenza delle amministrazioni pubbliche. I destinatari del programma sono studenti con età non superiore a ventinove anni, in possesso di una laurea magistrale o titolo equipollente, con votazione non inferiore a 105/110, e che abbiano superato le prove di ammissione al corso di dottorato. La retribuzione prevista per ciascun dottorando è pari a 30.000 euro lordi annui. La conclusione con esito positivo, anche in questo caso, può costituire oggetto di valutazione nell'ambito dei concorsi indetti dall'amministrazione presso la quale il dottorato stesso è svolto. L'avvio dei due programmi si inserisce nell'ambito del decreto del Ministro per la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'università e della ricerca e il Ministro per le politiche giovanili, del 23 marzo 2022, recante "Esperienze di formazione e lavoro professionalizzanti per giovani nella pubblica amministrazione". ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Formazione infermieri
Formazione infermieri: introdotte novità nella normativa europea a Marzo 2024!
La Commissione europea ha introdotto il 4 marzo 2024 la Direttiva delegata (UE) 2024/782, portando aggiornamenti alla Direttiva 2005/36/CE (già modificata negli ultimi anni). La direttiva introdotta apporta significative novità riguardanti i requisiti minimi di formazione per le professioni di infermiere responsabile dell’assistenza generale, oltre che di altre professioni dell’ambito sanitario (dentista e farmacista).
Altre modifiche normative
La professione di infermiere ha subito notevoli cambiamenti dal 2005. Con la direttiva 2013/55/UE, alcuni aggiornamenti sono già stati introdotti, ma non sufficienti per coprire tutte le necessità emergenti. Le istituzioni accademiche e le organizzazioni professionali hanno segnalato che i programmi di formazione devono riflettere meglio le evoluzioni del settore. Ecco un elenco (non-esaustivo) delle istituzioni universitarie italiane che erogano corsi di laurea in infermieristica.
Le attuali modifiche
La Direttiva delegata (UE) 2024/782 modifica l’articolo 31 par. 6 della precedente direttiva del 2005, con il seguente testo:
La formazione di infermiere responsabile dell’assistenza generale garantisce l’acquisizione da parte del professionista in questione delle conoscenze e abilità seguenti:
un’estesa conoscenza delle scienze che sono alla base dell’assistenza infermieristica generale, compresa una sufficiente conoscenza dell’organismo, delle funzioni fisiologiche e del comportamento delle persone sane e malate, nonché delle relazioni esistenti tra lo stato di salute e l’ambiente fisico e sociale dell’essere umano;
una conoscenza della natura e dell’etica della professione e dei principi generali riguardanti la salute e l’assistenza infermieristica;
un’adeguata esperienza clinica; tale esperienza, che dovrebbe essere scelta per il suo valore formativo, dovrebbe essere acquisita sotto il controllo di personale infermieristico qualificato e in luoghi in cui il numero del personale qualificato e l’attrezzatura siano adeguati all’assistenza infermieristica dei pazienti;
la capacità di partecipare alla formazione pratica del personale sanitario e un’esperienza di lavoro con tale personale e con altri professionisti del settore sanitario;
la capacità di fornire cure infermieristiche personalizzate e di responsabilizzare i pazienti, i parenti e le altre persone interessate in relazione all’autoassistenza e alla necessità di condurre uno stile di vita sano;
la capacità di sviluppare un approccio efficace alla leadership e capacità decisionali;
conoscenza delle innovazioni tecniche relative ai metodi di assistenza sanitaria e infermieristica.
Il risultato di studi e ricerche sul campo
Per valutare la necessità di aggiornamenti, la Commissione ha condotto tre studi, raccogliendo dati a livello nazionale e dell’Unione tramite ricerche documentali e consultazioni con i portatori di interesse. Questi studi hanno evidenziato le aree in cui i programmi di formazione sono stati superati dai progressi scientifici e tecnici.
Quindi si rendono necessari degli aggiornamenti, in tali aree, nei programmi di formazione offerti da tutti le istituzioni formative nazionali
La Direttiva delegata (UE) 2024/782 della Commissione dovrà essere recepita dall’Italia e dagli altri paesi europei entro il 4 marzo 2026.
C’è tempo quindi un anno per aggiornare corsi di laurea e percorsi formativi di vario tipo. Stay tuned!
Ricordiamo che Consorzio Italia è alla ricerca di personale infermieristico. Per approfondimenti leggi quì
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"Alla scoperta dell'Istituto Gemmologico Fiorentino" di Riccardo Rescio
L’Arte della Gemmologia nei percorsi di formazione tra tradizione e innovazione…….. Istituto Gemmologico Fiorentino L’Istituto Gemmologico Fiorentino è riconosciuto ampiamente per l’elevata qualità dei suoi Corsi di Formazione Gemmologica.Questi programmi formativi sono meticolosamente progettati per soddisfare le esigenze sia di specialisti che aspirano a perfezionare le proprie abilità e…
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Il 2° Rapporto sulla Scuola e l’Università, presentato dall'Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali (Eurispes), offre un'analisi approfondita sullo stato attuale del sistema educativo italiano. Il Presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara, sottolinea la persistenza di sfide strutturali e criticità nel sistema educativo, evidenziando l'urgenza di riforme strutturali per affrontare i cambiamenti epocali che l'educazione sta affrontando. Sfide Strutturali e Critiche del Sistema Educativo: Burocrazia Straripante: Una media del 93% dei docenti lamenta che la burocrazia è diventata un ostacolo significativo, distogliendo l'attenzione dal ruolo formativo. Investimenti Insufficienti: Quasi l'87% degli insegnanti ritiene che gli investimenti nell'istruzione siano insufficienti, una preoccupazione diffusa tra le diverse fasce scolastiche. Riforme Incomplete: Nel corso degli ultimi vent'anni, numerose riforme sono state avviate ma spesso abbandonate o smontate, contribuendo a una mancanza di continuità e stabilità nel sistema. Impatto della Pandemia: L'esperienza della pandemia ha portato riflessioni miste sull'istruzione a distanza (DaD), con il 55,7% dei docenti segnalando aspetti sia positivi sia negativi. Situazione nelle Scuole Primarie e Secondarie: Problemi Strutturali: Sovraffollamento delle classi, carenze nella presenza di mediatori interculturali e psicologi, e una governance degli istituti scolastici critica sono alcuni dei problemi evidenziati. Richiesta di Innovazione: Gli insegnanti desiderano una maggiore integrazione delle discipline STEM nei programmi di insegnamento e una maggiore utilizzazione delle tecnologie educative. Critiche al Sistema di Valutazione: Circa il 61% degli insegnanti delle primarie e medie si dichiara insoddisfatto del sistema di valutazione basato sui voti. Situazione nelle Scuole Superiori: Percezione di Disparità: Il 77,4% degli insegnanti delle superiori ritiene che ci sia ancora una cultura che considera gli istituti tecnici e professionali come percorsi formativi "di serie B". Educazione Universitaria: Il 97% dei professori universitari considera l'insegnamento in presenza come fondamentale, esprimendo un'opinione negativa verso le Università telematiche. Progetto Erasmus: La maggioranza dei professori ritiene importante, se non prioritario, l'ampliamento delle opportunità di partecipazione al progetto Erasmus, soprattutto per gli studenti economicamente svantaggiati. Il rapporto evidenzia la necessità di affrontare le sfide attuali e future, sottolineando che l'istruzione rappresenta il futuro dell'Italia. Concludendo, Gian Maria Fara si dice fiducioso nel buon uso dei finanziamenti del PNRR per migliorare il sistema educativo italiano, sottolineando che investire nell'istruzione è cruciale per la crescita del paese.
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Dieci anni di venture capital in Italia
Chi si crede specialista di una tecnologia rischia di diventare obsoleto alla svelta. "Il mio pallino è capire bene le persone: quanto le loro idee sapranno essere disruptive?". Paolo Gesess, Founder e Managing Partner di United Ventures, è uno dei veterani italiani del settore venture capital, una figura che ci ha aiutato ad arricchire questo mosaico che, settimana dopo settimana, stiamo realizzando grazie ai contributi di chi investe in startup. Chi nella sostenibilità, chi nel deeptech, chi con un occhio alla ricerca scientifica, chi ai trend del fintech. Con Massimiliano Magrini, l’ex country manager di Google quando in Italia si storpiava il nome del motore di ricerca ancora semi sconosciuto, Gesess ha lanciato uno dei primi fondi VC. Era il 2013: hanno festeggiato da poco i dieci anni. «Abbiamo costruito partendo da poco e ora siamo uno dei principali operatori in Italia e in Europa». Il VC, alle origini Come siamo abituati a fare raccontando le storie dei protagonisti dell’innovazione partiamo dal come ci sono entrati. Classe 1966, nato a Torino, Paolo Gesess si è formato all’università occupandosi di economia e business. «In realtà una cosa nella mia vita ha contato molto, ma non sta nel curriculum: mi riferisco all’anno che ho passato all’estero ai tempi delle superiori. Ho studiato in Oregon, negli Stati Uniti. Ero molto vicino alla sede della Nike, tanto che due ex compagni ne sarebbero diventati top manager». Viaggiare prima che lo facessero in molti grazie ai vari programmi Erasmus ha giocato un ruolo chiave nella formazione di Gesess, che ricorda oggi quei momenti come formativi. L’incontro con la tecnologia è stato con il suo primo computer. «Ci ho fatto la tesi, anche se con la macchina da scrivere ci avrei impiegato meno». Ma Gesess non è un nerd, come quelli che ci è capitato di incontrare nel nostro viaggio nel comparto VC. «Non provengo da quel mondo. Ci sono arrivato con altre esperienze alle spalle». Una delle prime è stata in Telecom Italia, nel ’97, dove si è occupato come analista di un primo embrione di corporate venture capital. «Erano gli anni della convergenza tra telco e information technology. Il digitale nasce lì, da quell’incrocio». E intanto il mondo iniziava a cambiare. Lo scoppio della bolla delle dot.com di inizio millennio non avrebbe ucciso il web, ma semplicemente scremato chi bluffava, separandolo dalle tecnologie destinate a durare. Una di queste riguardava i pagamenti, in via di digitalizzazione. «In quegli anni ho incontrato un banchiere, Pietro Sella, che mi ha coinvolto in Jupiter Venture: ne è nato un fondo di estremo successo». Gestito da Banca Sella è stato uno dei primi attori dell’ecosistema. «Non esisteva la parola fintech, ma abbiamo investito in Mutuionline», una realtà oggi quotata in Borsa. «La variabile più importante da guardare e valutare è quella umana», ribadisce Gesess che opera nel venture capital dal punto di vista finanziario. Sul suo percorso un altro incontro è stato fondamentale. Quello appunto con Massimiliano Magrini, col quale ha iniziato a collaborare nel 2011, dando vita un paio di anni dopo a United Ventures. «Il Venture Capital in Italia era piccolo e soprattutto con poche persone». Eppure uno dei primi target – 70 milioni – è stato centrato in pochi mesi. Vince il network «United Ventures nasce dall’unione: abbiamo unito due competenze complementari. Io portavo 10 anni di esperienza in VC, Massimiliano altrettanti nel digitale. Network negli investimenti e network nelle tecnologie. È ancora oggi la chiave vincente del team». Al momento il fondo ha chiuso il suo 36esimo investimento. «E ricordo ancora il primo: Moneyfarm. Il nostro obiettivo rimane il medesimo, dieci anni dopo: digitalizzare quel che ancora non è digitalizzato». Confrontarsi con gli investitori consente anche di fare confronti e paragoni con altri ecosistemi. La Francia, per vicinanza e somiglianza tra Paesi, è spesso il primo. Di recente la startup Verkor ha raccolto 2 miliardi di euro in finanziamenti, con una corposa parte di debito, per costruire una Gigafactory nel nord del Paese e realizzare batterie per auto elettriche. Si tratta di una cifra che grossomodo vale quanto raccolto da tutte le startup italiane nel 2022. «Non stiamo parlando però a mio avviso di operazioni di venture capital. Quando si hanno centinaia di milioni c’è altro, come il ruolo del debito con rischi più finanziari che non sulla tecnologia. Il volume medio di un investimento VC è nell’ordine di decine di milioni. Detto questo è chiaro il lavoro fatto da Macron». United Ventures è concentrato soprattutto sulle realtà early stage. «Noi guardiamo all’impatto che sta dietro alla pura crescita economica. Abbiamo imparato che rappresenta un indice di successo». E poi c’è il lungo periodo, mindset indispensabile per un venture capitalist che ragiona su 10 anni. «Siamo lontani dai trend macro dell’economia», precisa Gesess, fermo restando la situazione complessa lato inflazione e costo del denaro, con le evidenti ricadute sul funding. «Oggi raccogliere è ancora più complicato che in passato. Gli investitori istituzionali devono bilanciare i portafogli. Ma è questo il momento per investire. Si ragiona in maniera più pacata, ridimensionando certe delle velleità valutative». Read the full article
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Scuole aperte anche d’estate, l’Anci sulla proposta di Valditara: “In molti Comuni accade già”
DIRETTA TV 24 Luglio 2023 Secondo l’Anci la proposta del ministro Valditara di tenere le scuole aperte anche d’estate “può essere l’opportunità per dare forma a strutture scolastiche aperte a programmi estivi e formativi per i bambini e bambine, che in molti Comuni sono già attive da tempo”. 0 CONDIVISIONI Il ministro Giuseppe Valditara torna sulla sua proposta di tenere le scuole aperte…
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Guardando il libretto mi vengono a mente tantissimi ricordi...
Ma quanta fatica dietro a tutte quelle firme! Ripenso a quanto ero ingenua i primi anni, alle corse ai treni persi, a quando pensavo che si potesse fare ingegneria anche seguendo solo ogni tanto... "Ma tanto non ho l'obbligo di frequenza. Ottimizzo il tempo!"...
Certamente, come no... [ // ironia ]
Il 2019 è stato assolutamente l'anno più decisivo: la prima estate senza sessione estiva ma è stata forse l'estate più cupa.
"Forse non è ancora tardi per cambiare" mi dico, ma poi tutti mi guardano in modo strano... ero scoraggiata, l'interesse per l'ingegneria era svanito, forse non c'era mai stato o forse me l'hanno fatto passare. Probabilmente mi ero impegnata poco ed essere pendolare mi sfiniva: quando tornavo a casa il tempo di studiare non c'era mai per poi arrivare alla sessione con quasi tutto il programma da fare. In alcuni periodi la mia vita è stata veramente un disastro, più le cose vanno male e più andranno male se non si cambia qualcosa, anche solo il modo di reagire.
Allora poi la casa in affitto a Pisa con i coinquilini per poter (ri)seguire meglio le ultime lezioni, le giornate in bicicletta da un'aula a un'altra, le serate in Vettovaglie con gli amici e le pizze "Magiche"... ma, nonostante fossi quasi alla fine, mi sono bloccata su un esame per un anno. Bocciare così tante volte serve a solo a esaurire alcuni studenti, che tanto sono inermi di fronte ai "professoroni", non importa quanto studio, tempo e privazioni ci sono dietro...
Ero demoralizzata e senza un briciolo di autostima, vivevo continuamente in uno stato di ansia e di stress, sfociato poi in numerosi disturbi, ero sempre stanca e senza forze: un periodo difficile che ho sempre cercato di nascondere, ma è proprio da lì che sono ripartita. Avevo capito che dovevo cambiare qualcosa... Non potevo continuare così, in preda all'apatia più completa. Inizialmente avevo pensato di cambiare ateneo, poi però mi sono informata anche su altri sbocchi, valutando cosa mi piacesse davvero.
Tuttavia, quando mi è arrivata per email la risposta da parte dell'università che riportava "ammissione con debiti formativi", la mia vita si è come illuminata e, a quel punto, ero troppo entusiasta per poterci ripensare.
Ero incredula... ma felice, immensamente grata di questa possibilità, sebbene niente mi sia mai stato regalato ma mi sono sentita fortunata. Avevo un obiettivo più motivante da raggiungere, nel caos della mia mente qualcosa si delineava. Forse era la strada più rischiosa perché non sapevo cosa mi aspettasse, oltre al fatto che, allora, in pochi erano contenti di questa mia scelta ma, anche nei momenti di difficoltà, non me ne sono mai pentita.
Ho imparato che, per quanto ci si possa fare dei programmi, la vita in qualche modo sarà in grado di sconvolgerli sempre, è tutto troppo imprevedibile. Ho capito che è molto più difficile rialzarsi rispetto a non cadere mai e che, a volte, vale la pena anche perdersi per poi ritrovare la direzione giusta. Un percorso tortuoso fatto di cambiamenti, di "sconfitte" ma anche di "vittorie", di momenti in cui la mia paura di non essere abbastanza e la mia timidezza mi hanno frenata in tante occasioni, ma che mi hanno fatto capire che avere un carattere fragile non è più concesso. Un periodo ricco di esperienze significative e anche di tanti, davvero tanti compagni di viaggio che ho conosciuto nelle aule studio, agli esami, alla stazione... Ogni nuovo contatto è stato per me fonte di arricchimento e di maturazione. Un percorso che mi ha insegnato tanto ma ne esco con la consapevolezza che tanto di più devo ancora imparare.
Forse è vero...
"Every cloud has a silver lining”. Grata ✨
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AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto) si rivolge alle istituzioni per chiedere la revoca dell’accreditamento “se percorso studi non è completo e non comprende contraccezione e interruzione volontaria della gravidanza”. Aderiscono, tra gli altri, medici, ginecologi, Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.
«La scuola di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia dell’Università Campus Bio Medico di Roma nella sua carta definisce “crimine” l’interruzione volontaria della gravidanza e impone a studenti e frequentatori l’obiezione di coscienza in aperta violazione della legge 194 che, all’articolo 9, riconosce il diritto del personale sanitario a sollevare obiezione di coscienza esclusivamente in base a una scelta personale, e non come linea di condotta imposta dalla scuola o dal posto di lavoro».
Questa la denuncia di AMICA, (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto), che stamattina ha organizzato alla Camera una conferenza stampa sul tema. Nell’occasione è stato presentato anche un appello ai Ministri di Università e Salute, cui hanno già aderito, tra gli altri, medici, ginecologi, l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica e l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti(Uaar). Alle istituzioni si chiede la revoca dell’accreditamento se non sarà assicurato agli specializzandi un percorso completo che comprenda contraccezione e interruzione volontaria della gravidanza e se non si terrà conto del principio di laicità e di quello di appropriatezza.
Dal 2014 i laureati in Medicina e Chirurgia possono accedere alle Scuole di Specializzazione Universitarie di Area Sanitaria solo dopo aver superato un concorso nazionale che esita in una graduatoria, in base alla quale si procede all’assegnazione dei vincitori alle varie scuole.
Al fine di garantire a tutti gli specializzandi un’adeguata formazione teorica e clinica, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha definito, con Decreto del 13 giugno 2017 (Gazzetta Ufficiale, Supplemento ordinario n. 38 del 14 luglio 2017 – Serie generale n.163, allegato n.1), i requisiti e gli indicatori di attività formativa e assistenziale necessari per l’accreditamento delle varie Scuole di Specializzazione. Nel 2017 l’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica, supportato da AGENAS e ANVUR, ha accreditato pienamente 672 Scuole di Specializzazione, mentre 629 sono state accreditate “con riserva”, ossia in via provvisoria e in attesa di ulteriore verifica. Tra queste figura la Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia del Campus Biomedico di Roma, che ad oggi continua a ricevere gli specializzandi dalla graduatoria nazionale. Il Campus Biomedico è retto «da uno Statuto conforme alle finalità e ai principi ispiratori dell’Istituzione, come espressi nella Carta delle Finalità e nel Codice Etico» (cfr: https://www.unicampus.it/ateneo/mission-e-storia). Nella Carta delle Finalità, agli artt. 10 e 11 si afferma quanto segue:
art. 10: «Il personale docente e non docente, gli studenti e i frequentatori dell’Università si impegnano a rispettare la vita dell’essere umano dal momento iniziale del concepimento fino alla morte naturale. Essi considerano l’aborto procurato e la cosiddetta eutanasia come crimini in base alla legge naturale; per tale motivo si avvarranno del diritto di obiezione di coscienza previsto dall’art. 9 della legge 22 maggio n. 194. Si ritiene inoltre inaccettabile l’uso della diagnostica prenatale con fini di interruzione della gravidanza e ogni pratica, ricerca o sperimentazione che implichi la produzione, manipolazione o distruzione di embrioni».
Art. 11: «Il personale docente e non docente, gli studenti e i frequentatori dell’Università riconoscono che la procreazione umana dipende da leggi iscritte dal Creatore nell’essere stesso dell’uomo e della donna, ed è sempre degna della più alta considerazione. I criteri morali che devono guidare l’atto medico in questo campo si deducono dalla dignità della persona, dal significato e dalle finalità della sessualità umana. Tutti considerano, pertanto, inaccettabili interventi quali la sterilizzazione diretta e la fecondazione artificiale».
«Tali dichiarazioni – sostengono i firmatari – evidenziano come la formazione offerta dal Campus Biomedico agli specializzandi in Ostetricia e Ginecologia sia basata su una impostazione ideologica e confessionale, carente di insegnamenti su temi fondamentali per l’attività professionale del ginecologo, quali la interruzione volontaria di gravidanza e la contraccezione. Le affermazioni contenute nella Carta delle Finalità costituiscono inoltre una grave violazione della legge 194, che non ammette l’imposizione dell’obiezione di coscienza da parte della struttura a cui si è stati assegnati sulla base di una graduatoria e non per libera scelta personale».
Per questo AMICA e le associazioni, realtà e personalità aderenti chiedono:
• al Ministro della Salute e al Ministro dell’Università e della Ricerca di attivare la verifica, da parte dell’Osservatorio Nazionale per la Formazione Medica Specialistica, della completezza dei programmi di studio della Scuola di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia del Campus Biomedico in tema di interruzione volontaria della gravidanza e contraccezione. Qualora tali insegnamenti non fossero presenti nei programmi formativi, si chiede la revoca dell’accreditamento;
• al Ministro dell’Università e della Ricerca di specificare nel dettaglio, tra i criteri e i requisiti fondamentali per l’accreditamento, gli argomenti che devono essere obbligatoriamente trattati nei programmi di studio delle Scuole di Specializzazione. In particolare, le Scuole di Specializzazione in Ostetricia e Ginecologia non possono escludere la formazione sull’interruzione volontaria della gravidanza, la contraccezione, la fecondazione medicalmente assistita.
• al Ministro della Salute di agire nei confronti del Campus Biomedico per la piena applicazione delle norme in vigore in Italia, che prevedono il rispetto della legge 22 maggio 1978 n. 194, che non ammette l’imposizione dell’obiezione di coscienza;
• al Ministro della Salute, al Ministro dell’Università e della Ricerca e ai Presidenti di Regione di vigilare sull’attuazione dell’art. 15 della legge 194 del 1978, che impegna le Università, le Regioni e le Aziende Ospedaliere a promuovere la formazione e «l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza».
Contatto: [email protected] – 320.02.23.130
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Freedom Energy - Italia in Moto
È stata presentata a Napoli presso la sede locale di Italia in Moto Freedom Energy. La sua offerta formativa, realizzata ora in un progetto pilota che vede come fruitori i ragazzi ricadenti nella competenza del Dipartimento giustizia minorile e di comunità, si amplierà in ambito nazionale da settembre. I corsi di formazione sulla mobilità elettrica rappresentano un'importante opportunità per i giovani minori coinvolti in pene riabilitative. Questi percorsi formativi non solo offrono conoscenze tecniche e pratiche su veicoli elettrici, infrastrutture di ricarica e sostenibilità ambientale, ma promuovono anche il reinserimento sociale e lavorativo di questi ragazzi. Partecipando a tali corsi, i giovani acquisiscono competenze spendibili nel mercato del lavoro, aumentando le loro possibilità di trovare occupazione in un settore in rapida espansione come quello della mobilità elettrica. I programmi prevedono moduli teorici e pratici, con l’obiettivo di fornire una formazione completa e applicabile in contesti reali. Inoltre, queste iniziative hanno un impatto positivo sul loro percorso di riabilitazione, incoraggiando la responsabilità, la disciplina e la fiducia in se stessi. La mobilità elettrica è il futuro, i giovani sono il futuro. Freedom Energy, con la partnership fra Italia in Moto ed il Dipartimento giustizia minorile e di comunità, unisce energia e futuro con corsi di formazione innovativi e all’avanguardia. Giuseppe Buonaguro - fondatore e direttore generale di Italia in Moto – ha dichiarato: «Il progetto pilota di Napoli nasce con un duplice obiettivo, il primo: formare i giovani adulti ospiti dell’IPM di Nisida o affidati ai servizi sociali esterni della Campania per poi assumerli all’interno di un’azienda creata ad hoc per questo progetto: FREEDOM ENERGY la quale offre servizi per la mobilità elettrica. Il secondo: ampliare la platea dei frequentatori per allargare la progettualità in altre regioni della Nazione e questo grazie al protocollo d’intesa che sarà siglato con il Ministero Della Giustizia nei prossimi giorni». Nicola Palmieri - dirigente del Dipartimento giustizia minorile e di comunità – ha voluto sottolineare l’enorme valenza che quest’esperienza ha per i ragazzi fornendo loro quelle competenze che permetteranno loro di rimettersi in gioco nella società. Ha voluto anche, il dottor. Palmieri, ripercorrere alcune tappe significative del proprio vissuto professionale per ricordare che i veri protagonisti della formazione devono essere sempre i ragazzi e non diventare strumento per altre finalità da parte di operatori economici o delle istituzioni stesse. Si è dovuto registrare il forfait all’ultimo minuto delle istituzioni territoriali – Comune di Napoli - per sopravvenute non specificate motivazioni e nonostante avessero dato per certo la loro presenza anche per ricevere il dono simbolico da parte dei ragazzi di due stazioni di ricarica per mezzi elettrici da loro stessi assemblate a conclusione del corso formativo. Comunque, Il successo di questi programmi dimostra come l’istruzione e la formazione possano essere strumenti potenti per il cambiamento e la crescita personale. Read the full article
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Cooperazione bilaterale tra Italia e Arabia Saudita sulla sicurezza
Cooperazione bilaterale tra Italia e Arabia Saudita sulla sicurezza Dal 4 al 6 giugno, si è tenuta a Roma, presso la sala Europa di Palazzo Cimarra, la 1^ riunione tecnica Italia – Arabia Saudita in materia di sicurezza e protezione. L'evento, posto a coronamento della missione del signor Ministro dell'Interno, svoltasi a Riad nel passato mese di settembre, è stato aperto congiuntamente dal Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza – Prefetto Vittorio Pisani e dal Capo Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile – Prefetto Renato Franceschelli, dal Vice Capo della polizia per il Coordinamento, Prefetto Stefano Gambacurta, e dal Consulente supervisore del Ministro dell'Interno Saudita per i Programmi di Partenariato Internazionale, Generale di Divisione Mohammed Alhabdan. La riunione, moderata dal Prefetto Annunziato Vardè, direttore dell'Ufficio di Coordinamento, ha visto la partecipazione dei Comandi Generali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, delle Direzioni Centrali del Dipartimento di Pubblica Sicurezza e del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, per avviare un proficuo dialogo tra i due Paesi e proporre le proprie rispettive eccellenze di settore. I lavori, articolati su tre giorni, sono stati caratterizzati da intense interlocuzioni che hanno visto gli esperti dei due dipartimenti confrontarsi proficuamente sulle tematiche di competenza al fine rafforzare i rapporti di cooperazione in ambito securitario esistenti fra i due Paesi e aprire nuove possibilità di scambi formativi e di esperienze fra le istituzioni interessate. Dal confronto, connotato da un clima sereno e amichevole, è emersa la chiara volontà delle parti di giungere ad una rapida concretizzazione degli intenti di reciproca cooperazione tramite lo sviluppo di iniziative sul piano formativo e tecnico-operativo, negli ambiti securitari di comune interesse individuati durante i lavori.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Du iu spik Inglisc?
L’Accademia della Crusca è una delle istituzioni linguistiche e filologiche più importanti del mondo.
Tra il 1570 e il 1580 un gruppo di amici che si dettero il nome di "brigata dei crusconi". Già con la scelta di questo nome manifestarono la volontà di differenziarsi dalle pedanterie dell'Accademia fiorentina, alle quali contrapponevano le cruscate, cioè discorsi giocosi e conversazioni di poca importanza.Già da questi primissimi anni di attività non erano comunque del tutto assenti intenzioni letterarie, con dispute e letture di un certo impegno culturale, rivolte in particolar modo verso opere e autori volgari. Vengono tradizionalmente indicati come i fondatori della Crusca Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de’ Rossi, l’Inferigno, cui si aggiunse nell’ottobre 1582 Lionardo Salviati, l’Infarinato, che dette la spinta decisiva verso la trasformazione degli intenti dell’Accademia e indicò il ruolo normativo che da quel momento in poi avrebbe assunto.Lo stesso Salviati dette nuovo significato al nome di Crusca, fissando l’uso della simbologia relativa alla farina e attribuendo all’Accademia lo scopo di separare il fior di farina (la buona lingua) dalla crusca, secondo il modello di lingua già promulgato dal Bembo (1525) e ripresi poi dallo stesso Salviati che prevedeva il primato del volgare fiorentino, modellato sugli autori del Trecento.La prima adunanza in cui si cominciò a parlare di leggi e statuti dell’Accademia avvenne il 25 gennaio 1583, ma la cerimonia inaugurale dell’Accademia si svolse due anni dopo, il 25 marzo del 1585. Nel 1589, anno della morte del Salviati, furono istituite le attribuzioni dell’arciconsolo, dei consiglieri, dei censori, del castaldo, del massaio e del segretario e nel 1590 si scelse come simbolo dell’Accademia il frullone, lo strumento che si adoperava per separare il fior di farina dalla crusca, e come motto il verso del Petrarca “il più bel fior ne coglie”(1).
il 17 Aprile uno dei gruppi di studio dell’istituzione, il Gruppo Incipit, ha prodotto un comunicato stampa dove esprime grande preoccupazione nella scrittura e nella redazione del Sillabo per l’imprenditorialità, documento che il MIUR ha diffuso nelle scuole superiori per promuovere l’educazione all’imprenditorialità. La preoccupazione maggiore della Crusca riguarda l’adozione di termini ed espressioni anglicizzanti (che) non è più occasionale, imputabile magari a ingenue velleità di “anglocosmesi”, bensì diventa programmatica, organica e assurge a modello su cui improntare la formazione dei giovani italiani (2).
L’Accademia constata che: per imparare a essere imprenditori non occorre saper lavorare in gruppo, bensì conoscere le leggi del team building, non serve progettare, ma occorre conoscere il design thinking, essere esperti in business model canvas e adottare un approccio che sappia sfruttare la open innovation, senza peraltro dimenticare di comunicare le proprie idee con adeguati pitch deck e pitch day. Più che un’educazione all’imprenditorialità, questo documento sembra promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana e delle sue risorse nei programmi formativi delle forze imprenditoriali del futuro. Pare una sorta di contraffazione paradigmatica della cultura e del patrimonio italiano: è così che si vogliono promuovere e valorizzare le eccellenze italiane, il “Made in Italy”? (3).
Il MIUR ovviamente, attraverso le parole della Ministra Fedeli (ministra è accettato dalla Crusca, per chi non lo sapesse) che sostiene: Non capisco, sinceramente, da quali documenti o atti del Miur ricaviate la presunta volontà ministeriale di 'promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana (...) l'utilizzo di termini stranieri si rivela funzionalmente necessario quando il "prestito" consente una funzione designativa del tutto inequivoca, specie se si accompagna all'introduzione di nuove "cose", nuovi "concetti" e delle relative parole (4).
La battaglia che l’Accademia della Crusca su questo fronte è decennale, e una sentenza recente del Consiglio di Stato ha fatto esultare gli Accademici. Infatti a Gennaio 2018 il Consiglio di Stato ha confermato una sentenza già emessa dal Tar nel 2013 bocciando la decisione del Politecnico di Milano di organizzare, solo in lingua inglese, interi corsi di laurea magistrale e dottorati.
Potrebbe venire in mente che i dotti della Cruschi siano degli autarchici, ma per liberare da ogni dubbio riporto una dichiarazione di Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia: Nessuno nega l’utilità dell’inglese in determinate branche. Altra cosa è cancellare integralmente la lingua italiana, e magari farlo passare come un merito burocratico (...) il problema non è nell’uso della lingua, quanto negli eccessi che ne possono derivare. La lingua della didattica dovrebbe essere a metà via fra la ricerca e la divulgazione. Se non non divulghiamo in italiano, molti giovani non riusciranno più a pensare in italiano. Anche nelle scienze (5).
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Quella del rapporto tra istituzioni scolastiche e forze militari è una storia complessa. Cardine di questo rapporto è l’articolazione di un progetto comune: l’educazione. Partendo da quella militare, questa è volta alla costruzione di un cittadino-modello fortemente dipendente dai rapporti gerarchici, che modula la propria azione sulla base di un rigido principio di obbedienza e che fa dell’abnegazione e dello spirito di sacrificio valori morali irrinunciabili. «Le leggi si rispettano, senza se e senza ma» recitava alcuni giorni fa il commento di un militare (da profilo Facebook) alla foto di un ragazzo di 15 anni manganellato a Napoli nel corso di una manifestazione contro Matteo Salvini.
A guidare invece l’insegnamento scolastico sono valori diversi, cui le prerogative concesse dalla carta costituzionale implicitamente tendono: il superamento delle disparità economiche, l’assenza (almeno nominale) di discriminazioni di genere o provenienza, l’accessibilità degli spazi, la gratuità delle scuole dell’obbligo e via discorrendo sono tutti provvedimenti che mirano alla libertà di fruizione e, di converso, di scelta. Il concetto di diritto allo studio, intrinsecamente, riguarda il diritto al libero pensiero, alla libera rielaborazione dei contenuti offerti. Il pomposo “compito educativo” delle scuole si deve quindi necessariamente risolvere nella creazione di un modello di cittadino che abbia adeguate competenze per la lettura e interpretazione critica dei processi sociali, politici ed economici che attraversa. All’obbedienza fa quindi da contraltare la cooperazione, all’abnegazione la solidarietà, all’automazione lo spirito critico.
Mettere in contatto questi due moduli, oggettivamente paralleli per metodi e contenuti, ha una valenza ideologica non indifferente, ed è contro questa che come collettivo Li.S.C. abbiamo voluto agire martedì 20 novembre, quando con un blitz abbiamo bloccato, ritardato ed infine annullato la seconda lectio magistralis del ciclo «Militaria. Al servizio dello Stato» organizzato a Ca’ Foscari nel quadro del Master «Studi strategici e sicurezza internazionale». Fabrizio Marrella, docente di Diritto Internazionale e direttore del master, aveva già invitato il generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, per una lectio su «La politica europea di sicurezza e difesa» nella quale – citando la brochure di presentazione – si intendevano analizzare le criticità del “Fianco sud”, vale a dire le frontiere con il Medio Oriente e la sponda nord-africana, dove «migrazioni incontrollate […], di massa» rappresentano una seria sfida per l’Occidente, impegnata a respingere i «flussi di profughi e migranti economici che “bussano alla porta”». Nel corso del primo incontro l’obiettivo era di dimostrare il ruolo determinante delle Forze Armate tutte nella definizione del “Sistema Paese”, mentre in questo secondo l’attenzione era focalizzata sulla Marina Militare, invocata come panacea per lo spirito infiacchito dei cittadini italiani, ormai dimentichi dei veri valori di Patria. La Marina viene definita un propulsore del “Sistema Paese” anche dal punto di vista sociale «quale latrice di valori fermi ed immutabili che, anche nel momento storico della sconfitta, hanno reso possibile evitare sia una definitiva debellatio e sia quella che, da molti, è stata definita come la morte della Patria». Posti l’anacronismo dello spirito nostalgico con cui si guarda ai conflitti mondiali in ottica di vittoria/sconfitta e la criticità di un’espressione, morte della patria, che nelle circostanze storiche in cui avvenne è da assimilare al disfacimento di una patria la cui nazione era stata coercitivamente identificata come fascista (e di cui era quindi auspicabile una morte), la nostra critica era, ancor prima che ai contenuti, alla scelta in sé di creare un’apertura, un varco nella rete, che consentisse allo spirito militare di insinuarsi nelle aule di un’università pubblica.
L’obiettivo, dichiarato fin dal principio, non era di aprire a un dibattito, ma di riappropriarci di uno spazio che, fino a prova contraria, spetta alla collettività studentesca attraversare. La sala di rappresentanza che Ca’ Foscari aveva messo a disposizione dell’evento non avrebbe dovuto ospitare una conferenza del genere. L’unica incognita che avrebbe potuto sollevare delle criticità sarebbe stata la presenza numericamente consistente di altri studenti tra gli uditori. Nonostante quanto dichiarato dal rettore Bugliesi, che ex post ha parlato di decine di studenti, questi si contavano sulle dita di due mani, seduti accanto a una quarantina di militari in uniforme. La pratica di interruzione che abbiamo agito non ha leso gli interessi di una platea che in università ha la sua sede naturale, ma è valsa come riprova del fatto che l’esercito non trova spontaneamente spazio nelle strutture educative e che il portarcelo rappresenta evidentemente una forzatura.
Andando oltre la narrazione della riuscita dell’iniziativa, quel che preme davvero porre sotto i riflettori è la nebulosa di reazioni che hanno accompagnato e seguito il nostro blitz. A cominciare dai militari presenti in sala che, avendo ricevuto indicazione di rimanere nell’aula e ascoltare quanto detto in cattedra, sono rimasti composti fino a nuovi ordini, zittendo l’unico ragazzo (peraltro di formazione militare) in sala che abbia espresso rammarico per la sospensione della conferenza. Un aplomb mantenuto anche dall’ospite Dario Giacomin, che si è detto desideroso di «imparare» da quelli che si sono seduti in cattedra, cui non ha fatto da cornice l’atteggiamento di Michele Bugliesi. Nello stesso pomeriggio del 20 novembre, il rettore ha rilasciato alla stampa un’unica dichiarazione, nella quale si dichiarava deciso a sporgere denuncia per interruzione di pubblico servizio nei confronti di quelli che ha definito una sparuta manciata di «incivili», la cui azione risultava evidentemente «violenta». Non si è arrischiato a entrare nel merito dell’episodio e a difendere le scelte di Ca’ Foscari: scelte razionalmente ingiustificabili, perché volendo spigare le motivazioni che hanno condotto un’università pubblica ad avviare un master in co-tutela con le forze armate e a ospitare un ciclo di lectio magistralis sotto il titolo di «Militaria» il rettore sarebbe incorso in giustificazioni assai poco sostenibili.
Quale sia l’obiettivo di queste iniziative è infatti l’interrogativo che sta alla base della nostra azione, che ci ha portato a contestare non solo l’appuntamento di alcuni giorni fa, ma il clima generale in cui questo è avvenuto: un contesto che ha visto il progetto di reintroduzione della naja obbligatoria, la proposta di garantire agli universitari un certo numero di CFU in cambio di sei mesi di leva, la propaganda militarista e securitaria propugnata dal Ministro degli interni Matteo Salvini. La critica è a un sistema dell’istruzione che si sta facendo sedurre dalle strategie comunicative dell’Esercito Italiano, che ha creato un format adatto a ogni età: dal Lupetto Vittorio, un personaggio illustrato che insegna ai più piccini che essere soldato è il modo migliore per servire ed essere utile ai propri concittadini, ai programmi di Alternanza Scuola/Lavoro che permettono agli studenti medi di entrare in contatto con le attività e gli ambienti militari, fino a progetti formativi come quello oggetto di discussione che hanno «l’obiettivo di fornire loro [scil. agli studenti] una conoscenza degli aspetti militari, giuridici ed economici, legati alle attività del comparto Sicurezza e Difesa».
L’unico corpo studentesco ad essere rappresentato in quell’aula di Ca’ Dolfin è stato quello oppositivo, il che ha messo in luce l’inadeguatezza di questi contenuti, pure strenuamente difesi dal Rettore e, ancor più, dalle dichiarazioni pubbliche di sostegno che hanno seguito il suo comunicato stampa. Il rettore, che sembra comparire tra i papabili da candidare per il PD alle comunali del 2020 contro la coalizione di Brugnaro, ha ottenuto infatti l’appoggio di Alex Bazzaro, classe 1987, deputato della Lega e membro del team di comunicazione di Matteo Salvini: dettaglio non irrilevante, dal momento che all’indomani della condanna alla pubblica gogna da parte del vicepremier di tre ragazze minorenni, ree di avere un cartello in cui, con un certo colore, gli auguravano la stessa fine di Mussolini, la strategia adottata da Bazzaro è (mutatis mutandis) la stessa. Una fotografia pubblicata sui propri canali social accompagnata da una didascalia che rifacendosi ai più beceri stereotipi ci relega allo status di studenti nullafacenti la cui media è probabilmente inferiore al 20 e di 4 gatti dei centri sociali, scatenando la reazione dell’agguerritissimo “popolo di Facebook”, che come da scaletta ha espresso la speranza che venissimo cacciati «a calci in culo», manganellati, trattati come Stefano Cucchi etc. etc. Il riferimento alle vicende del geometra romano non è casuale, ma dipende dalle dichiarazioni di un’altra ospite seduta in sala il 20 novembre: Luciana Colle, vice sindaca leghista (seppur non nota ai vertici del partito) della giunta Brugnaro, che non più tardi di un mese fa si era lasciata andare con accuse infamanti e offensive nei confronti di Ilaria Cucchi, la cui tenacia aveva da poco “regalato” la verità sulla morte di suo fratello, ucciso da uomini in divisa.
L’ultima dichiarazione di solidarietà al rettore, cui viene suggerito di continuare a testa alta nella denuncia, viene dall’esperienza di Elena Donazzan, assessore all’istruzione della regione Veneto, nella cui autobiografia vengono rievocati, con una certa nostalgia, la militanza nell’MSI e l’affetto nei confronti del camerata Nicola Pasetto, il “deputato picchiatore”, venuto fortunatamente a mancare nel 1997 dopo un passato di squadrismo, aggressioni con spranghe e crick. La stessa Donazzan che nel 2015, all’indomani dell’attentato a Charlie Hebdo, divulgò in tutte le scuole del Veneto una circolare islamofobica incitando a una presa di posizione anti-musulmana e all’adozione di precauzioni nei confronti dei fedeli di Allah. Stando a quando dice, l’assessora si sarebbe «assicurata che si proceda a identificazione e denunce conseguenti».
Questo appoggio da solo dovrebbe far riflettere il rettore Bugliesi sull’assurdità delle proprie posizioni: la difesa del militarismo, la convinzione dell’opportunità di una collaborazione università/esercito, l’assunzione di provvedimenti repressivi e lesivi del nostro diritto allo studio. Ma la criminalizzazione di qualsiasi forma di dissenso, anche argomentata e assennata come quella praticata da Li.S.C. (che è un collettivo studentesco, non un centro sociale) appartiene a qualsiasi forza politica istituzionale, prona nella difesa del monopolio statale della Gewalt. Non nutriamo nessuna aspettativa su un uomo che agisce binariamente nella tutela di un’identitarismo e di un sistema di valori che, come uomo di scienza, dovrebbe aberrare: propaganda in pompa magna nelle aule della nostra università e ricorso ad espedienti repressivi tipici delle stesse forze propagandate nei confronti di ogni legittima manifestazione di disapprovazione. Nel replicare al suo comunicato stampa abbiamo ribadito che non vogliamo che le nostre rette, tra le più alte d’Italia, siano usate per un indottrinamento securitario e militarista. Abbiamo rivendicato il diritto all’occupazione e al dissenso come unico mezzo a nostra disposizione per contrastare l’iper-visibilità che l’università dona a contenuti inammissibili. Contenuti che vorremmo critici, analitici, e non cattedratici, presentati senza alcun moderatore. Contenuti come quelli che abbiamo portato in aula noi studenti, sia martedì che in occasione di altri due appuntamenti che abbiamo organizzato, uno sulle pratiche di lotta di un movimento come Black Lives Matter e l’altro sui contenuti del DL Salvini. Appuntamenti cui la componente studentesca ha reagito con entusiasmo e grande partecipazione, a testimonianza del fatto che le narrazioni che trovano approvazione e suscitano interesse tra gli studenti non sono i fantocci di retoriche patriottiche o i tentativi a destra di insegnare obbedienza e abnegazione, ma stimoli costruttivi e radicali, che puntano a una critica complessiva e produttiva del “Sistema mondo”.
Se il magnifico intende davvero procedere con denunce e limitare la nostra libertà di attraversare uno spazio che siamo regolarmente autorizzati a vivere, ci troverà preparati. La tattica del divide et impera che ha messo in campo contrapponendo gli «incivili» di Li.S.C. agli studenti di un altro collettivo che hanno recentemente occupato la sede di San Sebastiano non ci coglie impreparati. Il tentativo di distinguere tra contestatori “buoni” e “cattivi”, in una logica da amico/nemico, non rappresenta un inedito. Tuttavia, provare a mettere gli studenti gli uni contro gli altri quando si tratta di questioni basilari come il rifiuto dell’interazione esercito/università o la rivendicazione di spazi per gli studenti è una mossa stolta, che odora di disperazione. E se il rettore avrà dalla sua il plauso della Lega (e fa già ridere così), dalla nostra troverà l’intelligenza di una comunità studentesca pronta a schierarsi contro qualsiasi dimostrazione machista di forza.
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Educazione stradale, le scuole in prima linea
Numerosi i giovani formati con i programmi educativi promossi dal MI. Lo rivela il Report annuale del progetto EDUSTRADA Riparte anche quest’anno l’offerta formativa in tema di educazione stradale promossa dal Ministero dell’Istruzione attraverso EDUSTRADA, il progetto nazionale realizzato nelle scuole in sinergia con le principali Istituzioni deputate all’insegnamento dell’educazione stradale: Polizia di Stato, Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Dipartimento di Psicologia dell’Università “Sapienza” di Roma, Automobile Club d’Italia, Fondazione ANIA, Federazione Ciclistica Italiana, Federazione Motociclistica Italiana. I dati emersi nel Report di monitoraggio annuale sono incoraggianti: nell’anno scolastico 2020/21 la formazione didattica, in modalità mista - presenza in classe e modalità webinar - ha raggiunto 1.396 istituti scolastici, coinvolgendo 96.564 studentesse e studenti. Sono invece 1.977 i docenti che hanno partecipato ai programmi formativi. L’adesione maggiore sul territorio nazionale ha interessato le scuole secondarie di II grado (42%), a seguire le scuole secondarie di I grado (25,64%), le scuole primarie (23,57%), le scuole dell’infanzia (7,38%). È interessante notare anche un altro aspetto: gran parte dei docenti ha partecipato a progetti cosiddetti “multisessione” che contemplano ulteriori iniziative formative per i prossimi anni. Ciò dimostra un interesse consolidato per l’educazione stradale. I docenti interpellati hanno peraltro espresso valutazioni positive sulle esperienze formative proposte nelle scuole, sia in termini di efficacia dei contenuti, sia di replicabilità all’interno dello stesso istituto. Tuttavia, per educare i giovani all’adozione costante dei comportamenti corretti sulla strada, bisogna continuare a diffondere la cultura della guida sicura. In continuità con le attività promosse dal progetto EDUSTRADA, il MI rende disponibili per i docenti, anche per il nuovo anno, le iscrizioni all’offerta formativa presente sul sito www.edustrada.it fino al 31 ottobre 2021. Sulla piattaforma sono presenti oltre 25 percorsi formativi gratuiti che prevedono formazione in presenza e webinar, concorsi sui temi della sicurezza stradale e della mobilità sostenibile, attività pratiche, materiale didattico. Tra le iniziative proposte è presente anche il video sull’utilizzo in sicurezza del monopattino realizzato dal MI, in collaborazione con CNEL e Polizia stradale e accompagnato da materiale didattico di approfondimento a cura dell’Università “Sapienza” di Roma. Read the full article
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