#profondità nei rapporti
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Che cos’è l’amicizia? Una geniale frase di Seneca che illumina il concetto di vero amico
Un viaggio nell’essenza dell’amicizia secondo il filosofo romano.
Un viaggio nell’essenza dell’amicizia secondo il filosofo romano. L’amicizia secondo Seneca.L’amicizia è uno dei legami più profondi e significativi che un essere umano possa sperimentare. Ma cosa definisce realmente un vero amico? Lucio Anneo Seneca, il grande filosofo e scrittore romano del I secolo d.C., ci offre una riflessione che attraversa i secoli: “Il vero amico è un altro te stesso.”…
#Alessandria today#Amicizia#amicizia e social media#amicizia nel mondo moderno#amicizia vera#amore platonico#Citazioni Filosofiche#Comprensione#Connessioni umane#Crescita Personale#Cultura Classica#empatia#fiducia reciproca#Filosofia e vita#filosofia romana#Filosofia Stoica#frasi celebri#Google News#insegnamenti di Seneca#italianewsmedia.com#legami affini#legami significativi#lettere a Lucilio#Lucio Anneo Seneca#Pier Carlo Lava#profondità nei rapporti#rapporti autentici#rapporti profondi#Relazioni interpersonali#relazioni significative
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Becoming Elisabeth - Il ritratto di una regina (2022)
Alla scoperta di "Becoming Elizabeth": Un'immersione nella storia Tudor
"Becoming Elizabeth" è una miniserie che cattura l'attenzione degli appassionati di storia e delle serie TV storiche. Essa offre uno sguardo affascinante e dettagliato sugli anni formativi della futura regina Elisabetta I d'Inghilterra. La serie, ambientata nel tumultuoso periodo post-Enrico VIII, esplora le dinamiche politiche e personali che hanno influenzato la giovane Elisabetta.
Fedele ai Riferimenti Storici
Una delle principali forze di "Becoming Elizabeth" è il suo impegno nel rimanere fedele ai fatti storici. Ovviamente presenta qualche inevitabile licenza artistica. Nonostante il focus su Elizabeth, la miniserie mette anche in evidenza eventi chiave come la morte di Enrico VIII assieme alla successione di Edoardo VI. Vengono rappresentate le lotte di potere tra le diverse fazioni della corte inglese. Attraverso dialoghi ben scritti e una trama avvincente, la serie riesce a trasmettere l'atmosfera di incertezza politica che caratterizzò l'epoca.
Ecco che Elisabetta, interpretata da Alicia von Rittberg, è presentata come una giovane donna intelligente e ambiziosa. Una persona consapevole delle insidie che la circondano. La serie non manca di esplorare le sue relazioni personali. Sono inclusi i complessi rapporti con il fratellastro Edoardo VI, la sorella Maria, e il patrigno Thomas Seymour. Queste dinamiche sono trattate con una sensibilità che permette di comprendere meglio le sfide e le pressioni a cui Elisabetta fu sottoposta fin dalla giovane età.
Ambientazioni Autentiche
Le ambientazioni di "Becoming Elizabeth" sono curate nei minimi dettagli, offrendo uno spaccato realistico della vita nella corte Tudor. I set, dalle grandi sale del palazzo reale ai giardini curati e ai castelli austeri, contribuiscono a creare un senso di immersione totale. Le riprese, realizzate in parte in location storiche in Inghilterra, aggiungono autenticità e profondità visiva alla narrazione.
Come detto in precedenza, infatti, ogni ambiente è attentamente progettato per riflettere l'epoca, dai lussuosi appartamenti reali ai più modesti alloggi dei servitori. Le scelte cromatiche, la disposizione degli arredi e l'uso della luce naturale nelle scene interne contribuiscono a creare un'atmosfera che rispecchia fedelmente il periodo rinascimentale.
Costumi Dettagliati
Continuando a parlare dei particolari su cui i creatori si sono soffermati, parliamo dei costumi.
Un altro elemento che distingue "Becoming Elizabeth" è l'attenzione ai costumi. Quest'ultimi sono ricchi di dettagli e riflettono accuratamente la moda dell'epoca Tudor. Abiti sontuosi, ricami intricati, tessuti pregiati e gioielli sfarzosi contribuiscono a delineare lo status e la personalità dei personaggi.
Elisabetta, con i suoi abiti elaborati, trasmette l'evoluzione da giovane principessa a futura regina. I costumi di personaggi come Maria Tudor e Caterina Parr sono ugualmente curati. La serie quindi offre un ulteriore livello di profondità e autenticità alla rappresentazione storica.
Recitazione Eccellente
La qualità della recitazione in "Becoming Elizabeth" è un altro punto di forza della serie. Alicia von Rittberg offre una performance convincente e sfaccettata come Elisabetta. L'attrice riesce a trasmettere sia la vulnerabilità che la determinazione della giovane principessa.
Da fan delle romance, molto importante è stata anche la chimica tra la protagonista a l'attore di Robert Dudley. Jamie Buckley diventa uno dei principali attori negli ultimi episodi, dando alla serie una sfumatura più giovanile.
Gli attori di supporto, tra cui Romola Garai nel ruolo di Maria Tudor e Tom Cullen come Thomas Seymour, offrono interpretazioni altrettanto solide, aggiungendo complessità ai loro personaggi. Le interazioni tra i personaggi principali sono cariche di tensione emotiva e sottigliezza, riflettendo le sfide e le rivalità che caratterizzavano la corte Tudor.
Conclusione
"Becoming Elizabeth" è una miniserie che merita di essere vista sia dagli appassionati di storia sia da chi ama le narrazioni ricche e ben realizzate. La sua fedeltà ai riferimenti storici, le ambientazioni autentiche, i costumi dettagliati e la recitazione di alto livello si combinano per creare un'esperienza coinvolgente e istruttiva.
Guardando "Becoming Elizabeth", gli spettatori possono immergersi nel mondo complesso e affascinante della corte Tudor, scoprendo le radici di una delle sovrane più iconiche della storia inglese.
Se anche voi amate le serie storiche, romanzate come questa appena descritta, commentate e scrivetemi la vostra preferita!
Non perdetevi gli altri articoli di questo blog. Se avete dei consigli su quali serie TV recensire o qualche argomento che vi appassiona, scrivetemi!
Stay Tuned! La vostra Easy Tears
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Israele uguale nazismo? Cosa succede quando l’uso politico della storia si incontra con l’ignoranza della storia? L’uso politico della storia non è certo una novità. È sempre stato praticato. Si ricorre strumentalmente all’uno o all’altro esempio storico scegliendo l’interpretazione che si ritiene più conveniente al fine di dare sostegno, di fornire legittimità, alla posizione politica che si sta difendendo. A chi ne fa un uso politico, della storia in sé, di che cosa sia realmente accaduto in passato, non importa un bel nulla: si usa la storia come una clava, è solo un mezzo utile per fare propaganda, per conquistare proseliti, per sconfiggere le posizioni avversarie. Ma se la novità non sta certo nell’uso politico della storia, è nuovo il contesto in cui vi si fa ricorso. (...)
Le ricerche condotte dagli specialisti della comunicazione danno al riguardo indicazioni chiare: una grande quantità di persone che vive immersa nel presente ha perduto la capacità di capire che il presente è influenzato dal passato. A queste persone sfugge la profondità storica di qualunque evento di cui sia testimone. E poiché il passato non conta nulla, non è considerato un mezzo per comprendere il presente, non ha nemmeno senso dotarsi di un minimo di conoscenze storiche. Un tempo l’uso politico della storia, la storia usata come clava, incontrava un limite, ovvero esistevano degli anticorpi. Una parte almeno dei ceti istruiti era dotata di sufficienti nozioni storiche,e disponeva di sufficiente senso storico, da non farsi imbrogliare. Adesso non è più così, gli anticorpi sono svaniti o si sono assai indeboliti. A qualcuno è stato detto che un tempo (il quando, nonché il contesto, ovviamente, sono irrilevanti) è esistita una cosa denominata nazismo e di cui null’altro importa sapere se non che si trattava del male assoluto. Inoltre, quel qualcuno ha sviluppato nel tempo un odio viscerale nei confronti di Israele, Stato percepito come più potente dei suoi vicini e colpevole di essere appoggiato dall’Occidente. L’accostamento diventa automatico: Israele uguale nazismo. Non c’è alcun bisogno di sapere qualcosa né della storia del nazismo né di quella di Israele per stabilire l’associazione. E poiché ignoranza della storia significa anche ignoranza di cosa sia e di quanto abbia storicamente pesato l’antisemitismo, non sorprende che una quantità così elevata di studenti universitari, da Harvard alle università europee, non abbia problemi a fare un simile accostamento. (...)
Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 40
Adoro il dettaglio che sia stato Pai ad avere l'idea del cesto di frutta. Negli ultimi episodi la sua caratterizzazione è stata brillante, con piccoli gesti e implicazioni che sottolineano l'affetto che prova per i compagni di missione. Questo è il genere di cose che danno profondità a un personaggio, non un completo 180° dal nulla a fine serie, vero New?
Iniziano qui gli strani sogni di Masaya, e i primi indizi che non sia il ragazzo completamente normale che è sembrato fino ad ora. Carina la scena in cui si confida con Ichigo e lei cerca di tirarlo su di morale, di tanto in tanto fanno un tentativo di ichisaya anche in questa serie.
Altro dettaglio che mi piace della vecchia serie: i soldi sono un problema e un pensiero costante per Purin, ricordando la sua brutta situazione come parte integrante del suo personaggio.
La famosa scena dell'altezza!!!
Sì sì Taruto, sei cattivissimo, ti crediamo tutti, vedi come la tiri fuori dalle macerie senza nessun motivo in particolare.
Altra scena iconica della Tarupurin. Se chiedete a me, la parte migliore è la reazione di Taruto: in quel 'secondo me ti manca qualche rotella' traspare tutta la sua fascinazione per il caso umano.
Comunque Retasu che dice casualmente di poter sollevare 'solo' fino a 100 chili. D'ora in avanti, ogni volta che vedo fanart shippeggianti con Pai che la solleva tra le braccia, non potrò fare a meno di pensare che dovrebbe essere il contrario.
E naturalmente il grande momento, la prima volta che un alieno salva intenzionalmente una delle Mew Mew. 'Volevo solo vederti terrorizzata', credibilissimo e per nulla adorabile. In retrospettiva, non è affetto sorprendente che Taruto si sia opposto radicalmente alla fine, è stata una buona innovazione del vecchio anime.
Per tirare le somme una puntata molto dolce, che ha mostrato bene i cambiamenti nei rapporti di vari personaggi.
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Astrosapienza Fb
𝗘𝗖𝗟𝗜𝗦𝗦𝗜 𝗦𝗢𝗟𝗔𝗥𝗘 𝗔𝗡𝗨𝗟𝗔𝗥𝗘 𝗜𝗡 𝗕𝗜𝗟𝗔𝗡𝗖𝗜𝗔
𝗾𝘂𝗮𝗱𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗮 𝗣𝗹𝘂𝘁𝗼𝗻𝗲 𝗲𝗱 𝗼𝗽𝗽𝗼𝘀𝘁𝗮 𝗮 𝗞𝗶𝗿𝗼𝗻𝗲 ⭕️
𝗠𝗘𝗡𝗨 ✨
𝑬𝒏𝒕𝒓𝒂𝒕𝒂 🔆
𝐄𝐜𝐥𝐢𝐬𝐬𝐢 = morte/rinascita
𝐁𝐢𝐥𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚 = relazioni, scelte, superficialità
𝐊𝐢𝐫𝐨𝐧𝐞 = ferite, in Ariete la ferita é legata alla sopravvivenza, alla paura ed al coraggio
𝐏𝐥𝐮𝐭𝐨𝐧𝐞 = ferite più inconsce, lato ombra
𝑷𝒓𝒊𝒎𝒐 🔆
1. Alcuni aspetti della relazione devono morire per poter rinascere.
Occorre guardare dentro di te.
Bisogna affrontare i lati oscuri e riportarli alla luce
Affrontare le proprie ferite con coraggio e lasciare andare e morire quello che non serve più.
Manifesta la tua esistenza
✨
2. I rapporti superficiali non portano a nulla, bisogna scendere in profondità, mostrare all’altro le nostre ferite e lari oscuri, essere più vulnerabili, incontrarsi e sostenersi a vicenda, vedere nell’altro noi stessi che da specchio ha qualcosa da mostrarci. Non fuggire di fronte al dolore, ma tenersi per mano
✨
3. Scelte! Si tratta di scelte. Cosa scegli per te? Lascia andare il passato, impara dalle ferite, scegli cosa vuoi ed é giusto per te.
Qualcosa muore per lasciare spazio al nuovo. Nuove relazioni, nuova vita, nuove opportunità in arrivo.
Se hai il coraggio di lasciare andare chi non é più di nutrimento per te. Lascia andare vecchi condizionamenti e credenze e trova la tua verità seguendo il tuo cuore
✨
4. Dobbiamo essere vigili e presenti. Le forze oscure vogliono impedire l’espansione della luce, prevalere e tenerci legati, succubi, schiavi di un sistema o delle forze oscure.
Non bisogna fuggire per paura. Ma affrontare con coraggio i demoni astrali esteriori con preghiere, mantra e candele, e guardate in faccia i demoni interiori per riportarli alla luce. La giustizia trionferà come sempre.
���
𝑺𝒆𝒄𝒐𝒏𝒅𝒐 🔆
1. Quando lascerai andare persone non più utili alla tua evoluzione, ne troverai nuove. Ti si apriranno altre strade prima sconosciute.
✨
2. Lascia andare chi non ti ha mai visto e riconosciuto per quello che sei. Lascia andare chi non é stato in grado di stare al tuo fianco nei momenti più difficili. É ora di instaurare rapporti più veri, onesti e sinceri. Non piacerai a tutti forse, ma finalmente piaci a te stesso ed é l’unica cosa che conta. La profondità
✨
3. Quando avrai fatto la tua nuova scelta con coraggio spiccherai il volo! Sarai libero dalle ferite e dal passato che ti ha condizionato fino ad oggi
✨
4. La luce alla fine trionferà. Proprio come il sole sempre tornerà. Abbi fede come mostra l’anello! Prega, fai i tuoi rituali, unisciti alle forze angeliche che ci accompagnano in questa evoluzione umana
𝑫𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒕 🔆
1. Vivrai relazioni sane e mature e piene di amore in una nuova vita
✨
2. Con Pochi ma buoni, é cosi che godrai della vita
✨
3. Crea la tua nuova realtà perché solo tu sei creatore della tua realtà
✨
4. La luce ha trionfato sull’oscurità. L’Amore vince
✨
*extra: prosegui lungo il corridoio fino al 28 ottobre
𝑭𝒖𝒐𝒓𝒊 𝒎𝒆𝒏𝒖 💗
Respira!
Fermati !
Qui!
Ora!
Sii vigile osservatore di tutto quanto vedi e sperimenti. Osserva come la mente é sempre assetata di notizie, volendo sempre capire ed interpretare ogni cosa, cercando risposte che ti facciano star meglio ed incontrare Dio già in te.
Non lasciarti condurre nel copione altrui e trascinare nel tuo. Non credere ai pensieri ma semplicemente osservali.
Rimani fedele alla Coscienza che sei.
Scegli l’Amore e lascia che si espanda in ogni tua cellula ed oltre, l’Amore sa sempre ed esattamente come ESSERE
Onora la tua umanità ed il tuo corpo, e quando sentirai un dolore o un attivazione lì rimani!
La vedi, la accetti, la ami, senza dimenticarti essere la Coscienza che tutto sperimenta e contiene.
Lasciati scegliere dalla Coscienza e piuttosto di focalizzarti sulla Luna e Sul Sole, guarda l’Universo che appare.
Nulla di quanto stai cercando é fuori, ma dentro di te, e quando dico dentro intendo che… sei tu!
Scegli la verità e sarà la verità a rivelarsi e a rivelarti la via per mostrarti chi non sei per riportarti passo dopo passo dove sei sempre stato, a casa ❣️
Fermati e goditi lo show…
La vita che si manifesta
🌸
Alla fine…
É sempre questione di scelta…
Cosa scegli?
——— ✨ ✨ 𝑹𝒊𝒔𝒕𝒐𝒓𝒂𝒏𝒕𝒆 “𝑻𝒉𝒆 𝑽𝒐𝒊𝒅” ✨ ✨ ———
(𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑡𝑜 𝑙’𝑒𝑐𝑙𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑎𝑛𝑢𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑟��𝑝𝑟𝑒𝑠𝑎 𝑑𝑎𝑙 𝑀𝑒𝑠𝑠𝑖𝑐𝑜
𝐽𝑜��𝑖𝑤𝑎 - 𝑖𝑛𝑠𝑡𝑎𝑔𝑟𝑎𝑚)
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Secondo i modelli, sarebbe dovuta arrivare a conquistare l’intero Mediterraneo nei prossimi 100 anni e invece è già arrivata a Nizza, in Francia, e in soli 10 anni ha già colonizzato le coste pugliesi. Complici - neanche a dirlo - i cambiamenti climatici e incauti comportamenti umani. L’invasore è la pianta marina aliena Halophila stipulacea, arrivata attraverso il canale di Suez “a bordo” delle navi commerciali, come molti altri migranti lessepsiani.
[...]
La presenza aliena nel porto di Otranto era stata segnalata in una rivista scientifica di botanica nel 2012, ma era molto limitata. «Si trattava di un’osservazione praticamente puntiforme, nelle acque basse del porto di Otranto, pubblicata su una rivista di nicchia. Invece lo scenario che ci si è presentato davanti è quello di un’imponente prateria sottomarina di Halophila nel porto di Otranto: a quel punto era necessario capire quanto e dove fosse diffusa questa pianta aliena lungo le coste pugliesi, e se arrecasse danni alla biodiversità»continua Luigi Musco. Proprio come la nostrana Posidonia oceanica, anche l’Halophila stipulacea crea praterie sottomarine: «è una specie aliena che crea un habitat alieno, qualcosa di mai visto prima nel Mediterraneo: da studiare con attenzione»
[...]
Per capire la distribuzione di questa pianta aliena nella terra degli ulivi, i ricercatori hanno pattugliato la costa pugliese emersa e sommersa: da Torre Guaceto a Otranto, ad est; e da Taranto a Santa Maria di Leuca, a ovest. E hanno certificato la presenza di praterie di Halophila stipulacea, dai 2 ai 30 metri di profondità, non solo a Otranto, ma anche a Santa Maria di Leuca, a Santa Caterina di Nardò, e a Torre Uluzzo, Porto Selvaggio e Gallipoli. Tutte le mete più gettonate del Salento, e non è un caso.
«Che il riscaldamento del Mediterraneo crei il clima adatto alla sopravvivenza di questa pianta tipica del Mar Rosso, dove viene mangiata dalle tartarughe verdi e dai dugonghi, non c’è dubbio. I dati ci dicono che il mare nostrum si sta scaldando molto più rapidamente di altri, ma l’avanzata così accelerata dell’Halophila molto probabilmente è guidata da un altro fattore, del tutto umano: il traffico navale e marino» chiarisce Musco. Ecco perché in Salento questa pianta aliena ha invaso i punti più turistici: è arrivata con traghetti, imbarcazioni dei pescatori e anche dei tantissimi diportisti che visitano le coste pugliesi. Come? «Molto semplice: qualcuno inavvertitamente butta l’ancora su un appezzamento di Halophila stipulacea e quando salpala strappa. Pezzi di pianta e rizomi restano agganciati all’ancora o alla catena e arrivano così nella prossima spiaggia direttamente a bordo, oppure salgono a galla e vengono spinti dal moto ondoso verso nuove cale. E lo stesso accade con le reti utilizzate dai pescatori: non è un caso che Halophila sia presenti in tutti i principali porti salentini».
[...]
«Nel caso dell’Halophila stipulacea ci troviamo davanti a un ingegnere ecosistemico, capace di creare un nuovo ambiente, del tutto alieno: un nuovo tipo di prateria»specifica a Il Bo Live Luigi Musco.«E l’arrivo di una specie aliena, per giunta in grado di modificare l’ambiente circostante, può turbare pesantemente l’equilibrio dell’ecosistema: rapporti di predazione, cooperazione o simbiosi potrebbero modificarsi, potremmo perdere biodiversità… Fermare l’avanzata dell’Halophila stipulacea è praticamente impossibile, l’unica cosa che possiamo fare è studiarla: capire se per esempio viene mangiata dalle nostre tartarughe Caretta caretta o dai pesci. O se, come l’alga invasiva Caulerpa taxifolia, crea problemi anche al settore ittico. La Caulerpa, per esempio, è responsabile delle carni dure del sarago: una volta ingerita, il sarago sviluppa dei metaboliti che rendono dure le sue carni».
A questo serviranno i prossimi studi, ma anche a capire che tipo di rapporto si instaurerà tra la nuova pianta marina aliena e quelle nostrane, in particolare con le praterie di posidonia, uno degli habitat più importanti che abbiamo nel Mediterraneo: «abbattono la carica batterica dell’acqua, la ossigenano, sono una nursery importantissima per moltissime specie di pesci e stabilizzano le coste. La prateria di posidonia, infatti, smorza il moto ondoso proteggendo la spiaggia dall’erosione ed è utile anche da morta: quando le sue foglie si spiaggiano per le grosse mareggiate, creano accumuli - detti banquette - che funzionano come un cuscino, proteggendo la spiaggia dall’erosione del mare. E forniscono cibo a crostacei, policheti e altri organismi marini».
Ma con l’inquinamento e i cambiamenti climatici le praterie di posidonia sono in difficoltà, mentre «Halophila è perfettamente adattata alle alte temperature, più delle nostre preziose fanerogame marine come la Posidonia, la Cymodocea nodosa o la Zostera marina» prosegue il biologo marino Luigi Musco «Inoltre, quando le ancore dei diportisti strappano la posidonia o danneggiano altre praterie nostrane, l’Halophila ne approfitta: si innesta facilmente in queste ferite. E ancora dobbiamo capire se e come la sua presenza modifica anche la comunità zoologica, la catena trofica, la qualità dei fondali sabbiosi… Come si comportano le specie mediterranee in queste nuove praterie sommerse o se ad esempio, le praterie di Halophila offrono la stessa protezione alle coste dalle mareggiate della posidonia. Per questo servono ulteriori studi» conclude il biologo marino Luigi Musco.
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Nell'operetta morale Il Parini o Della gloria, Leopardi è il solito "bambino" in cerca di comprensione e di lodi, ovvero di riconoscimento: vorrebbe essere conosciuto in profondità per ricevere complimenti, calorosi e sentiti, da suoi pari, sia in abilità e conoscenza che in levatura morale; persone che non lo invidino e che abbiano completa cognizione dei suoi meriti.
Di Leopardi amo l'aspirazione, necessariamente sempre frustrata, a rapporti umani perfetti: il suo desiderio di essere "letto dentro" per essere adeguatamente amato; e il suo desiderio di "leggere dentro" gli altri per verificarne la sincerità. È un essere eccelso in cerca di chi gli corrisponda.
Non smette di farmi una grande tenerezza. Infatti, se lo chiamo "bambino" è soltanto per la soverchia tenerezza che provo nei suoi confronti, non per irriverenza.
"Caro conte Leopardi, non vedete che sono di troppo inferiore rispetto a voi? Ho la terza media, sono condannata a sentirmi sempre un nulla accanto a voi, e inoltre non credo proprio che uno come voi possa gettare l'occhio su di una donna con la terza media, siamo seri!" Essendo raggiunto da questa mia lagnanza, mi disse di cercare fra le amministratrici del gruppo privato "Giacomo Leopardi solo per single convinte". Una di esse aveva il profilo chiuso al pubblico, ma la sua bio, laconicamente, recitava: "Ho la terza media".
"Hai visto che mi piacciono anche le donne con la terza media?"
"Signor conte, non discuto. Grazie di esservi disturbato per me: non fatelo più, non lo merito; avrò sempre fiducia in voi".
Nonostante gli dica di non disturbarsi per me, non smette di riempirmi di favori. Credo che gli piaccia essere avvolto dal mio sentimento di meravigliata gratitudine, a giudicare dal feedback che mi rimanda.
#art#drawing#illustration#digital art#digital drawing#letteratura#libri#ignoranza#il parini o della gloria#diventare famosi#stairway#to heaven
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Aggiornamento:
Me la sono presa con calma.
Durante questi ultimi mesi ho visto un pò di serie cinesi e koreani ma la voglia di scriverci sopra qualcosa è sempre stata sotto lo zero...il caldo, l'estate, il mare....
Tuttavia mi sono fatta prendere dai sensi di colpa per non aver scritto manco due righe perché comunque qualcosa da dire su questi drama c'è:
Holy Land
Drama che abbiamo visto in quattro stronzi, Holy Land è la storia di un ragazzino liceale che passa le nottate - anzichè a letto a dormire perchè domani c'è la scuola - tra i bassifondi di Seul per fare a gara a chi mena più forte. un High and Low più educato
Cose apprezzabili:
A differenza di High and Low dove qualsiasi mossa valeva pur di far male alla gente - un minuto di silenzio per Hyuga e i suoi morsi - i combattimenti in questa serie sono legati agli Sport: dalla boxe al wrestling... il protagonista di questa storia si ritrova a confrontarsi con varie categorie di sport di combattimento . Mi è piaciuta la varietà.
Come ho apprezzato i rapporti d'amicizia tra il lead e i due ragazzi, molto carini.
Ma la cosa che ho gradito di più è stato sicuramente il "maestro" del lead: oltre ad essere l'unico personaggio con un pò di profondità ed introspezione, ho trovato la sua storia molto carina: il tema del "perdersi" nelle lotte, il tentativo di suicidio, il vedere il lead cadere negli stessi suoi errori... Come bella è stata la sua dinamica con il lead. Oltre ad essere figo lui stesso.
Cose poco apprezzate:
Essenzialmente una: la caratterizzazione del lead.
Mentre posso gradire il suo sentimento di "cercare la passione" tramite le risse, il suo carattere taciturno e schivo non rientrava nelle mie corde. Vederlo sempre con la testa bassa ed incassata tra le spalle che non gli daresti due lire e poi invece vince tutti i combattimenti, mi è parso l'epitome del ragazzino che tutti sviliscono e prendono in giro e che poi invece si rivela un fenomeno che mena a tutti. Non è una dinamica che adoro.
PS: ma le famiglie di questi ragazzi dove sono? perché nessun padre o madre va a ricercare il figlio minorenne che non torna la notte perché la passa nei vicoli di Seul a fare a botte??!!
Sirius
Di questo drama dico solo: Min Min.
Gesù se quest'attore non è stato sublime in questa interpretazione! Min Min viene infatti chiamato ad impersonare due fratelli gemelli che però hanno caratteri completamente diversi: uno è sicuro di sè, vincente, determinato. L'altro è timido, insicuro e bullizzato da tutti.
Nel tentativo di aiutare il fratello più debole, il forte affronta il bullettino che tormenta il fratello e nella mischia il bullettino cade di sotto dal tetto e muore. Dramma. Il fratello più forte viene mandato in galera e qui c'è un salto temporale di anni: ritroviamo i fratelli nel giorno che il forte esce di galera mentre quello più debole è agente di polizia.
Ho trovato questa serie molto carina. E soprattutto, come detto prima, recitata da Dio. Min Min è bravissimo nell'interpretare due ruoli cosi diversi e pieni di sofferenza, riuscendo a caratterizzare entrambi i fratelli in modo perfetto. Anche la trama - che poi diventa un mezzo investigativo - risulta apprezzabile e avvincente se non un pò confusa per via di tutte le volte che i due fratelli si sono scambiati di posto e ad un certa non sai più se il Min Min che vedi è il fratello galeotto o l'agente di polizia.
Punto focale della serie rimane comunque il rapporto e la psicologia dei due fratelli, soprattutto quello più debole. Il suo dolore per essere stato abbandonato dalla famiglia e poi recuperato ma mai del tutto accettato o il suo sgomento di fronte alla madre che lo implorava di andare in galera al posto del fratello, sono emozioni che puoi percepire. Sentimenti che comprensibilmente lo trasformano poi in un uomo chiuso e freddo, incapace di perdonare il fratello dopo anni a causa della troppa rabbia mai sopita. Ed è proprio nel suo rapporto con il fratello che si racchiude l'anima della serie.
Questa serie comunque vale anche solo per Min Min.
Kiss Sixth Sense
Sarei una falsa se non ammettessi che ho visto questo drama solo perché nel trailer mostravano quanto bene gli attori pomiciassero. d'altronde i baci seri nelle serie asiatiche sono una cosa rara Ebbene sì, questo è quello che mi ha intrigato di più e mi ha convinta alla visione. Ma comunque non basta. Ci vuole ben altro per convincermi a continuare una serie, ad esempio il cast, la recitazione, la scrittura, la trama...
Pur essendo una serie a caratteristiche fantasy, il punto focale della serie rimane attuale e semplice... ad esempio il rapporto di coppia.
La protagonista ha il dono di poter vedere il futuro quando bacia un altra persona e casualmente bacerà quello tsundere del suo capo. Baciandolo, avrà una visione di loro due a letto insieme. Questa immagine sarà foriera di paranoie e pippe mentali ad altissimi livelli e darà poi il là a tutta la storia.
Ora, ho apprezzato come abbiano reso la vena fantasy della storia. Il fatto che entrambi avessero dei poteri e come la serie li abbia gestiti sono secondo me fatti bene. Sono importanti ma non centrali o vitali nella storia, dando spazio alle difficoltà delle storie d'amore, delle relazioni. Si potrebbe vedere i poteri come una simbologia della paura dei legami seri....
Mi sono anche piaciuti quasi tutti i personaggi, come la lead che ho apprezzato per essere fondamentalmente umana: piena di paranoie, paure, insicurezze, dubbi... molto realistica. Anche il lead è stato carino, così come il second lead che piano piano è diventato uno dei miei personaggi preferiti dell'intera serie. Nota a margine per il lead che all'inizio della serie è uno tsundere freddo e stronzo e a metà drama diviene un cucciolino desideroso d'affetto. Niente mezze misure. Bipolarità?
Ovviamente non è una serie coreana se non ci mettono il serial killer/omicidio/casostranodelgiorno di mezzo. In questo caso, abbiamo lo psicopatico. Onestamente questa storyline non mi ha fatta impazzire e ci sono passata sopra solo in virtù del fatto che venivano così spiegati - spiegati parola grossa...diciamo portati in scena - i poteri dei due. Più che altro perché questa storyline aggiunge un altro "tag" alla serie: tra commedia/romanticismo/fantasy e poi suspense e crimine pare che Kiss Sixth Sense a tratti abbia problemi d'identità. Perché è difficile gestire tutti questi generi in solo 12 episodi.
Insomma, stava comunque per essere un drama carino e poi...il tracollo. Il finale è - con poche sorprese essendo un koreano - strano: aperto, confuso e con giganteschi passi indietro come coppia:
I due lead dopo aver perso i poteri vivono la loro relazione insultandosi ogni due per tre, dicendosene dietro di tutte...tanto che mi sono domandata se non fossero i loro poteri a farli stare assieme. Credo che l'intento della serie fosse quello di farci vedere come anche se la coppia litiga alla fine si amano ecc ecc... il problema è che ci sono troppe scene di litigio e una sola d'amore in un minutaggio molto lungo. Per me, se l'intento fosse stato questo, avrebbero dovuto inserire meno scene di discussione o quantomeno in numero più equilibrato.
Ma non è nemmeno questo il pezzo brutto. E' quando vedi i due lead che dopo aver bisticciato per venti minuti alla fine fanno pace baciandosi e alla lead riscappa la visione del futuro che partono i WTF a livelli astronomici.
No. Oh no.
Ma come?! prima mi dici che sti poteri ti sono venuti perché eri in pericolo e che sono andati via una volta che il pericolo scompare e poi...riappaiono? così?! Senza manco mezza spiegazione?
Madò se puzza di seconda stagione.
Che non guarderò.
A questo punto non se lo meritano.
Falling Into Your Smile
Questa serie non dovevo vederla in realtà: io e @veronica-nardi _ in trasferta a Napoli - avevamo scelto la seconda stagione di Lost Tomb ma ahimé Viki lo aveva cancellato dalla sua pagina. Sono stata in lutto per giorni. Anche perché chissà quando cazzo potremo vedercelo questo benedetto Lost Tomb 2!
Ecco perché ci siamo buttate su Falling Into Your Smile: ci serviva un drama leggero, simpatico e d'intrattenimento. Una roba per passare il tempo in tranquillità e possibilmente che fosse fatto decentemente. E Falling ha eseguito egregiamente questo lavoro. Bravo!
Non sto qui a dire la trama ma solo alcuni appunti sparsi:
L'attrice che interpreta la protagonista non ha espressioni facciali. Seriamente, ho avuto difficoltà ad entrare in sintonia con il suo personaggio a causa della sua paresi facciale. Sogno già una serie interpretata da lei e Prince Chu ( Amensalism e Attention, Love! ) dove possono dare il massimo impersonando delle mummie. Fortunatamente la serie non era un genere psicologico o introspettivo, motivo per il quale sono riuscita a passare sopra all'impassibilità della donzella di cui sopra. Tra l'altro, adoro lei come persona perché ho visto che è praticamente snodabile: spaccate, salti...l'elasticità ce l'ha corporea e non espressiva! E mi va benissimo così! La amo per questo. <3
Se l'interpretazione non è stata il massimo, la scrittura del suo personaggio è invece fatta benissimo. Mi è piaciuta tanto. Soprattutto- prendendo in riferimento un altro drama simile - in confronto a quello spreco d'ossigeno della lead di Go Go Squid. La protagonista femminile infatti, ha un ruolo centrale e non solo come mero interesse romantico. Lei infatti è fondamentale per lo sviluppo della trama.
La serie pur con leggerezza, porta avanti tematiche interessanti e che in realtà avevo già sentito anche in Go Go Squid. Una fra tutte...l'idea che il giocare a questi livelli non sia considerabile come lavoro. Che poi è un pò come il tema dello YouTuber come professione. Argomento interessante e innovativo - o almeno al passo con i tempi - e che Falling ha secondo me ben esplorato, senza mai essere pesante. Come ha ben evidenziato il ruolo - tossico - dell'internet: le male lingue, l'odio, gli haters... la tizia che spedisce alla lead cose taglienti per farle male è sintomo proprio di cosa significa tutto questo. Tra l'altro ho AMATO quando il lead rifiuta di accordarsi con la ragazza che ha ferito la lead nonostante la tipa ed i suoi genitori implorassero per l'accordo perché altrimenti il carcere le avrebbe rovinato la vita. Un ottimo esempio. Basta con questo cazzo di buonismo.
Anche gli altri personaggi sono stati buoni. Pur non avendo chissà che introspezione e profondità - tranne uno - sono stati caratterizzati e già questo mi basta.
Veniamo al gioco in sé: ho amato tutte le scene di combattimento a cartone animato. Spettacolari e galvanizzanti da guardare, disegnate molto bene - seppur un pò confusamente tra tutti i personaggi in scena - e che davano una più grande immersione nel gioco.
Infine la storia d'amore. Dunque è stata godibile. Carina. Non mi ha fatto strappare i capelli dall'angst o fatto uscire la shippatrice dentro di me...ma comunque è stata piacevole da guardare. Ragionevolmente qui è dove la poca espressività della lead è stata più incisiva, ergo è dove ho fatto più difficoltà nell'entrare nel vivo della dinamica, ma da un punto di vista di scrittura della love story non ci ho trovato particolari criticità. Hanno fatto il loro lavoro.
[ FINE 1° PARTE]
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La settimana scorsa sono tornata a Roma, il primo giorno dopo tanti mesi. Il primo treno dopo il lockdown. Ed è stata una sensazione strana, triste, e un po’ mi sono arrabbiata.
Se riavvolgo il filo dei ricordi e il filo della vita, un anno fa (nei weekend) prendevo quel treno e poi altri mezzi, per andare da Davide. Intere mattine così, in viaggio, verso casa sua, ed il weekend era sempre una cosa bellissima. Non importava quanto fossi carica di cose da studiare, preoccupata per qualche animale, triste o scazzata con i miei. Arrivava il weekend e tutto scompariva in una nuvola di fumo verso Roma.
Ricordo ancora quando mi inventavo i passaggi verso la stazione, quando non c’erano i mezzi pubblici. Le attese del treno fra la gente, sotto la pioggia, sopra al binario. Sotto, sopra. I sedili blu e un libro che a malapena riuscivo a leggere per la voglia di arrivare. Fa ridere pensare che il giorno che l’ho conosciuto stavo leggendo Che tu sarai per me il coltello. Ce l’avevo in borsa con me. Un presagio? Farò più attenzione ai libri che leggo in futuro, quando conosco gente.
Mi ricordo l’attesa della metropolitana, pensado di aver già fatto metà del viaggio, e intanto ascoltavo musica e guardavo la mia immagine riflessa, sperando di non essere mai fuori posto. E poi mi ricordo il 764 o il 769 pieni di gente e gli autisti romani incazzati, o allegri. E l’autista gentile che mi ricordava la fermata quando non ero sicura. Mi ricordo le fermate fino a Grotta Perfetta, e via Erminio Spalla, e il suo civico con il cancello marrone e la salita, e i cespugli sempre verdi e sempre perfetti. Un tragitto che era così familiare che dopo un po’ non ci pensavo più, mentre osservavo le luci della città, le insegne, e sentivo il cuore fare i salti di gioia.
Mi ricordo lo zainetto con dentro i regali per lui, i libri, l’ombrello per ripararmi dalla pioggia di Roma, il burro di cacao alla fragola, gli anticoncezionali, le cuffiette, e un piccolo mondo che si lasciava cullare nello zaino dalle curve dell’autobus. Tutta la mia vita in un piccolo zaino e la voglia di portarla da lui.
E le volte che sono arrivata al civico giusto e ho aspettato e aspettato, e quelle in cui era davanti casa sua, e quelle in cui era ad aspettarmi alla fermata. Io col cappotto blu, e i capelli al vento, che volevo correre a baciarlo, e non correvo mai perché mi sembrava troppo. E ogni volta avrei voluto che il tempo si dilatasse e la giornata durasse mille ore, e ogni momento era prezioso.
I sabati interi ad accarezzarsi, baciarsi, spogliarsi, stringersi, graffiarsi e penestrarsi. Infinite volte in infiniti modi, in un luogo che non esisteva più e che diventava un altro luogo. Una dimensione diversa fatta del “solo noi”, e del rimanere ancora un altro po’ dentro e ancora un altro po’ nudi. Dell’emozione dell’amore senza protezioni perché tanto ero io quella che si gonfiava di ormoni. Che vale davvero la pena rovinarsi il pH vaginale poi?
I pranzi ritardatari perché c’era sempre tempo per un altro round e i vestiti addosso pesavano. La pasta cucinata fra una risata e uno schiaffo sul sedere. La pizza della pizzeria vicino casa, il cinese dove siamo andati dopo la nostra prima volta. E a pensarci sembra successo ieri. E a pensarci non mi ricordo più il sapore di nulla.
I pomeriggi passati a giocare insieme alla play station e a prenderci in giro, e a sentire sua madre commentare i programmi trash. Le mille canne che ci facevamo prima di chiudere la finestra. E i massaggi alla schiena che poi erano solo un pretesto per strapparci di nuovo i vestiti di dosso e ricominciare a baciarci, sbranarci e svuotarci. I capelli rossi in bocca, i baci fra le coscie e i preliminari che non duravano mai abbastanza. E poi le corse alla fermata e gli autobus e la metro e il treno. I treni persi e un ora di attesa a Termini, fra gli ultimi viaggiatori, i militari e gli eroinomani. E poi il viaggio e la mia stazione, e la macchina per tornare a casa. Quella casa desolata dove ognuno vive per fatti suoi, come con un coinquilino, ma con cui hai una relazione anagrafica.
E tornare a Roma mi ha ricordato tutto questo e altro. E ho pensato che wow, come cambiano le cose da un anno all’ altro, come cambia la gente e la vita. Come sono cambiata anche io. Ora sono cinica e disillusa, e non ho capito cosa ho sbagliato e perché tutto è andato perso. E perché aveva così poco valore. E ho pianto tantissimo e ho affogato un estate intera con le mie lacrime. E ci ho finito un tirocinio questa estate, invece di spenderla con lui in terrazza a soddisfarci.
E adesso ho archiviato tutto, per forza, non c’era soluzione. E sono andata avanti, e sento il cuore alleggerito, e la voglia di ricominciare. Perché non mi manca più e non tornerei indietro. Perché sono stanca di rapporti senza spessore. Voglio qualcuno che ci metta la mia stessa profondità e il mio stesso impegno. Perché mi manca dormire fra le braccia di qualcuno, ma non voglio mai più che siano braccia di chi non mi vuole davvero. Mi manca farmi penetrare, ma sta volta dovrà essere diverso. Voglio qualcuno che mi sappia anche ascoltare e capire, che sia in grado di entrare dentro di me in altri modi e maniere. Mi mancano i baci roventi ma ho bisogno di conoscere anche le coccole e un diverso calore. Mi manca tanto il sesso, che farei continuamente, ma forse alla fine come dice il buon Lars in “Nymphomaniac”, l’ingrediente segreto del sesso è l’amore. Rimane il mio film preferito su tutti.
Giampaolo, da gemello di diversa madre qual’è lui, mi ha detto che devo crearmi nuovi ricordi e prospettare un futuro diverso. Ma non è Davide che mi manca, come può mancarmi qualcuno che mi ha sbattuto fuori dalla sua vita, abbandonato e ferito senza pietà? Mi mancano solo quei momenti e quelle sensazioni, e la felicità che conseguentemente portavano.
Quello che mi manca in realtà è avere una connessione reale con un altro essere umano, una segreta e intima co-dipendenza. Quella creazione di mondi e tempi speciali, solo miei e dell’altro. Quella libertà e quell’alchimia. Quei momenti privati nella penombra di una camera. Quel poter fissare estasiata un essere umano che dorme, e pensare che quell’istante e quella visione sono solo miei. Mi manca quella intimità e dolcezza, quella serenità e appagamento. Voglio di nuovo vivere quelle sensazioni, e sta volta spero che non sia più una cosa unilaterale.
Tornerò a Roma, e riuscirò a pensare a qualcos’altro. A pensare che non devo avere paura di soffrire, che non sarò sola per sempre. Dopotutto è crollato solo quel singolo microcosmo, non il mio intero mondo. E poi, in definitiva, dalle rovine ci si può solo rialzare e costruire qualcosa di meglio.
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Haikyuu Commento
Prima stagione
Non ho mai giocato a pallavolo e non mi è mai piaciuto come sport, semplicemente perché ero una pippa. Ricordo molto bene che anni fa, quando ero alle medie, odiavo l'ora di ginnastica e sopratutto avevo il terrore che si giocasse a pallavolo. Non volevo giocarci perché non ero capace. Ero timida e riservata, e l'idea di mettermi in mostra su un campo da gioco e saltare da una parte all'altra, non mi piaceva per niente. Inoltre non mi erano nemmeno ben chiare le regole, perché si partiva dal presupposto che tutti sapessero giocare a pallavolo, e ovviamente io non ho mai avuto il coraggio di alzare la mano per dire "scusate io non so giocare, potete spiegarmi le regole?" Non volevo ricevere risate, battute e prese in giro come risposta, quindi me ne stavo nel mio pregando che la lezione finisse il prima possibile, e sperando che nessuno passasse a me la palla, perché nel caso la figura di merda sarebbe stata assicurata.
È incredibile quanto io sia cambiata nel corso del tempo. Continuo a rimanere una persona molto riservata, ma se ora qualcuno mi proponesse di giocare a una partita di pallavolo, accetterei molto volentieri. Sono diventata molto sportiva nel corso degli anni, quindi mi piace provare cose nuove e scoprire cosa sono in grado di fare. Per esempio, durante questa quarantena, non potendo uscire a fare le mie solite e amate passeggiate (quanto mi mancano!), ho dovuto inventarmi qualcosa e così sto seguendo video di ballo su YouTube. Non ho grande senso del ritmo e mi sento più che altro una scimmia che si muove un po' a caso, ma mi piace tantissimo, mi diverto ed è un'ottima valvola di sfogo. Peccato non avere nessuno con cui farlo insieme.
Ma la questione è un'altra: perché il commento su Haikyuu è cominciato sotto forma di analisi terapeutica di me stessa?
Battute a parte, questa intro mi serviva per dire che nonostante io non abbia mai avuto un rapporto felice con la pallavolo, ed è uno sport a cui non mi sono mai interessata, Haikyuu mi sta piacendo tantissimo.
(Nota: finalmente ho imparato come si gioca!!!)
Ho sempre amato i cartoni animati e tuttora continuo a guardarli, quindi non mi sono tirata indietro quando @dilebe06 mi ha parlato di questo anime, stuzzicandomi parlando anche di come fossero buone le evoluzioni dei personaggi.
Ammetto che nelle prime puntate ho fatto un po' fatica: il ritmo era veloce e Haikyuu ha uno stile a cui non sono abituata. Ma una volta entrata nel vivo, me lo sono goduta un sacco.
Haikyuu non ha una trama particolarmente interessante o complessa alla base: gli episodi ruotano attorno ad una squadra di ragazzi del liceo (anche se sembrano uomini di trent'anni ma vabbe), che devono imparare a giocare insieme e che sognano un brillante futuro sul campo.
Voglio quindi concentrarmi sui personaggi, e penso che questi e i rapporti che li legano siano il punto forte del cartone.
Data la numerosità dei personaggi non so davvero da dove cominciare, quindi inizierò da lui, dal protagonista: Hinata.
(Da notare: ho scritto il suo nome senza andare a guardare. Questi nomi giapponesi sono un trauma).
Sarò sincera: Hinata non è uno dei personaggi che mi ha colpito di più all'inizio. Lo trovavo esuberante e talmente caricato nei suoi modi di fare da essere sopra le righe. Hinata è davvero un personaggio di un cartone animato, ma quindi anche perfetto per essere il protagonista di questo anime.
Tuttavia, nel corso degli episodi, mi sono accorta che non è semplicemente un ragazzetto che salta come un dannato, ma è più profondo e interessante.
Innanzitutto, voglio spezzare una lancia a favore di questo personaggio: sul campo della pallavolo Hinata è, sostanzialmente, una pippa. Scarseggia di tecnica, è un tappo (e in questo sport l'altezza è importantissima), deve lavorare sulla ricezione, e fa schifo quando deve battere la battuta di servizio. Dalla sua parte ha un'incredibile velocità, sa saltare molto bene ed ha ottimi riflessi. In più è mosso da una viva passione, ma questa non può certo far evaporare i suoi difetti come per magia.
Hinata è quindi costretto a farsi il culo. E il fatto che non sia un protagonista subito super bravo e super talentuoso, ma che deve impegnarsi per diventarlo, mi piace un sacco.
La seconda cosa che mi è piaciuta del personaggio e che mi ha fatto empatizzare molto per lui, riguarda il suo rapporto con Kageyama. Nel cartone viene esplicitamente detto che senza Kageyama, Hinata non sarebbe mai riuscito a giocare a pallavolo. Questo perché Kageyama gli alza le palle in modo perfetto permettendogli di schiacciare anche a occhi chiusi, e se non fosse per lui che capisce esattamente dove e come alzargli la palla, Hinata non sarebbe nulla.
Inoltre Hinata viene usato come "esca" della squadra, per ingannare gli avversari.
Tutto ciò è molto umiliante e triste per il povero Hinata, tanto appassionato e desideroso di giocare. A un certo punto pensandoci mi è dispiaciuto davvero tanto per lui.
Ma adoro il suo rapporto con Kageyama.
I due all'inizio non si sopportano, non si possono vedere, ma se non imparano a giocare insieme, non possono proprio giocare. I due quindi imparano a giocare insieme, a collaborare, a parlarsi, a comunicare, perché se non si comunica come si può migliorare o addirittura vincere?
Ma mi piace come non siano diventati due amichetti super uniti e gentili: i due si danno dello scemo e dell'idiota in continuazione e la cosa mi fa morire dal ridere.
Parlando di Kageyama, è il personaggio che mi è piaciuto di più fin dal secondo episodio, e tuttora continua a piacermi tantissimo.
Partendo dall'essere egocentrico, tirannico, arrogante e con seri problemi con la comunicazione (insomma un caso umano), Kageyama compie un'incredibile evoluzione nel corso di questa prima stagione. Non che ora sia Mister Simpatia, ma ha imparato a fare gioco di squadra invece che impartire ordini, ora chiede l'opinione dei suoi compagni e non si basa più solo sul suo punto di vista. Ora finalmente si fida anche dei suoi compagni e non solo di se stesso.
È cambiato talmente tanto che da "Re tirannico" com'era soprannominato, è diventato un "Re virtuoso" (pride ❤).
Pensandoci adesso, mi sto rendendo conto che Hinata e Kageyama sono l'uno lo specchio dell'altro. Il primo è socievole, vivace, esuberante e tecnicamente scarso nella pallavolo; mentre il secondo è di poche parole, presuntuoso, con un brutto carattere e semplicemente geniale nella pallavolo.
Si completano a vicenda XD.
Passando al resto della squadra (non li nominerò tutti sennò faccio notte) abbiamo altri gran bei personaggi:
Nishinoya (questo sono dovuta andare a cercarlo, dopo 25 episodi non avevo idea che il libero della squadra si chiamasse così 😳) è un ragazzo estremamente energico che mi fa sempre ridere un sacco. Non è un personaggio che ha compiuto un'evoluzione, ma ammiro la sua inesauribile energia e la sua instancabile grinta. Lui non molla davvero mai, e lo vedo tutte le volte che si butta per terra per salvare la palla e dare modo ai suoi compagni di continuare a giocare.
Perché se c'è una cosa che Nishinoya mi ha insegnato, è che finché la palla non tocca terra non hai perso, quindi non hai diritto di mollare.
Inoltre non posso non citare la sua "accoppiata" con Tanaka: la loro cotta per la manager Shimizu è esilarante.
Asahi Azumane
FERMI TUTTI.
HO DETTO FERMI TUTTI.
*respiro profondo*
FACCIAMO LARGO AL MIO AMORE, IL MIO EROE, IL MIO GIGANTE BUONO, ASSO E SCHIACCIATORE FORMIDABILE DELLA SQUADRA.
Erano anni che non mi prendevo una cotta così per un personaggio di un cartone animato.
[Momento fan girl]
Mi sono innamorata di lui nel momento in cui ho posato gli occhi sul suo viso: così tenero e triste mi ha conquistata subito.
Tra l'altro penso sia il più bello della squadra, e mi piace un sacco la sua pettinatura.
Asahi mi ha da subito fatto una gran tenerezza: dall'aspetto grande e grosso, è però di animo gentile, timido e insicuro.
Lui incarna perfettamente il detto "l'apparenza inganna". A causa del suo aspetto la gente lo vede male e circolano brutte voci sul suo conto, ma lui è solamente un ragazzo dalle spalle larghe e dal cuore innocente.
Come posso non volergli bene?
Ora, quando la squadra esegue delle belle strategie e riesce a far punto è sempre bello ed entusiasmante (la coppia Hinata-Kageyama è fenomenale), ma quando l'asso della squadra schiaccia con successo è per me un evento epico e commovente.
Asahi mi ha commossa ben due volte.
È stato bellissimo vederlo fare i conti con le proprie insicurezze e lottare con la propria paura per arrivare infine a reclamare lui stesso la palla e buttare giù una schiacciata fenomenale.
Lui e Kageyama sono i miei personaggi preferiti e sono quelli per cui mi sono sentita più orgogliosa.
Sugawara
Un altro personaggio che è rimasto sempre lo stesso nel corso della stagione, tranquillo, allegro, sempre pronto a sollevare l'umore della squadra e motivarla nel momento del bisogno, ma voglio citarlo perché mi ha colpito durante la partita contro il Grande Re, quando, entrato in campo, ha dato prova di essere un abile stratega capace di dare del filo da torcere agli avversari. Data la sua personalità non mi aspettavo questo risvolto, e mi ha sorpreso.
Tsukishima (un altro nome che ho imparato adesso e che non ricorderò mai): questo ragazzo mi fa schiattare con i suoi modi di fare e sopratutto tutte le volte che spunta sullo sfondo per commentare la situazione con sarcasmo, facendo infuriare Hinata e Kageyama.
Spero davvero che venga dato più spazio a questo personaggio nella prossima stagione e che venga approfondito di più, sarebbe un peccato se rimanesse soltanto un tizio che se ne esce con qualche commento ogni tanto.
Per quanto riguarda altri personaggi al di fuori della squadra, c'è n'è solo uno che voglio citare: Oikawa detto il Grande Re. Un ragazzo all'apparenza superficiale e vanitoso, ma che credo nasconda una certa profondità. Infatti mi ha fatto piacere vedere il flashback a lui dedicato, che mi ha mostrato quanto l'entrata di Kageyama nella squadra gli abbia complicato la vita.
Inoltre devo fargli i complimenti perché si è dimostrato un ottimo osservatore e un giocatore molto intelligente durante la partita contro i nostri. È stata una partita che si sono sudati fino all'ultimo sangue e che ha fatto sudare anche me (7-8 episodi di partita in corso sono illegali, non si può tenere la gente in sospeso così), ma alla fine la squadra del Grande Re l'ha spuntata perché sono stati più bravi.
Ovviamente mi è dispiaciuto un sacco per la mia squadra del cuore, ho passato tutta la sera in lutto, ma non ho potuto fare a meno di apprezzare il crudele realismo della vicenda.
Devo dire che Hinata e Kageyama mi hanno spezzato un po' il cuore quando si sono messi a correre e urlare come dei matti nella palestra per sfogare il loro dolore. L'ho trovato molto umano. È vero che perdere una partita non è la fine del mondo, ma se penso a tutte le ore che questi ragazzi hanno passato ad allenarsi e tutto l'impegno e la fatica che ci hanno messo, i loro sentimenti quali dispiacere e frustrazione sono più che comprensibili.
Collegandomi a questo, voglio menzionare la scena in cui viene dato spazio a tutte quelle squadre e giocatori che non riescono a superare il turno e sono quindi fuori dai giochi. È una scena che mi ha colpito per la sua umanità e realisticità, perché è vero che quando si passa settimane, mesi, ad allenarsi ore e ore, tutti i giorni, e si viene poi sconfitti al campionato, si piange sulle spalle dei propri compagni, oppure da soli. Il momento della sconfitta è devastante. Mi fa molto piacere che il cartone non si concentri solamente sulla squadra protagonista, ma che mostri le cose in modo più ampio e obiettivo.
E riguardo l'obiettività, l'anime sta davvero facendo un buon lavoro. Non c'è un Eroe senza macchia e senza paura aiutato dai suoi amici e un Villain da sconfiggere. I personaggi sono molto grigi e in continua evoluzione, specialmente quelli principali.
Inoltre apprezzo tantissimo come il cartone dia spazio anche alle squadre avversarie, e sopratutto mi piace come questi giocatori non siano caratterizzati come dei ragazzi antipatici e cattivi da contrapporre ai nostri. I giocatori avversari sono esattamente come i nostri protagonisti: dei ragazzi che amano la pallavolo e che vogliono vincere. Quindi quando vedo una partita ovviamente faccio il tifo per la mia squadra del cuore, ma nulla mi porta a odiare o mal sopportare gli avversari. E quando i nostri vengono sconfitti faccio i complimenti agli avversari perché significa che sono stati più bravi.
Comunque ammetto che durante la partita contro la Dateko ho tifato anche gli avversari perché ce la stavano mettendo tutta esattamente come i nostri, sopratutto Aone l'ho visto parecchio preso e non sono riuscita a rimanere distaccata.
Questo per far capire quanto il cartone riesca ad essere obiettivo.
In questi giorni, la visione di Haikyuu mi ha ricordato un altro cartone sullo sport che vedevo anni fa, l'Inazuma Eleven. Era sul calcio ed era carino. Ora, non me lo ricordo perfettamente ma, sopratutto se lo paragono ad Haikyuu, posso dire che era abbastanza semplicistico:
1. Anche lì i personaggi avevano delle evoluzioni durante le partite, ma erano più evoluzioni legate alle loro mosse (diventavano più potenti o avanzavano di livello), mentre in Haikyuu i personaggi evolvono nei loro pensieri e carattere.
2. Gli avversari erano sopratutto villain e personaggi cattivi.
Mi ricordo che a una certa erano venuti fuori anche una specie di alieni che volevano dominare il mondo del calcio a modo loro, e i protagonisti li dovevano sconfiggere. Ecco perché penso che Inazuma Eleven sia un cartone stereotipato indirizzato ad un pubblico di bambini, mentre trovo Haikyuu più introspettivo, realistico e adatto ai ragazzi.
Per quanto riguarda le evoluzioni dei personaggi, avvengono in modo davvero particolare e che pensandoci mi fa molto sorridere: durante la partita, nel bel mezzo del gioco e nel vivo di un'azione. In pratica i personaggi si mettono a pensare, ricordare e riflettere per due minuti buoni mentre stanno saltando e sono letteralmente sospesi per aria, e con loro la palla.
@dilebe06 pensavo che Wuxian che combatte in orizzontale contro la tartaruga avesse vinto una sfida contro la gravità, ma Haikyuu lo batte di brutto 😂😂
Un'altra cosa che mi fa sorridere di questo cartone, è il tipo di vita che conducono questi ragazzi: 24 ore su 24 pensano solo alla pallavolo. Capisco la passione, ma questi non hanno altri interessi? Una fidanzata? Le famiglie poi non esistono. Ma capisco anche che mostrare i personaggi che per esempio escono per andare al cinema o che fanno colazione con i famigliari, non so quanto potrebbe importare allo spettatore. Volevo solo farlo notare perché quando me ne sono accorta mi ha fatto molto sorridere XD.
È un cartone che diventa davvero molto coinvolgente e che consiglio con piacere.
Darò un voto definitivo quando avrò finito tutto l'anime, ma finora sento di poter stare sull'8.
PS. Mi fa troppo morire il modo in cui esultano i personaggi XD.
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Venivano con i barconi, venivano dall’Africa. Erano gaglioffi, oggi li chiameremmo pirati, gente di malaffare, trafficanti. Il “dito puntato” sulla Sicilia, la Tunisia con il suo capo Bon, era una delle vie più facili. Ma anche costeggiando lungo la Calabria e scendendo dall’alto come uccelli predatori era possibile giungere in Sicilia con facilità. Oggi sono afgani, pakistani, ed etiopi ed eritrei, mischiati a siriani, tunisini marocchini, e gente del centro Africa: nigeriani, maliani, ghaniani. Allora si chiamavano focesi, cumesi, calcidesi. Spesso mischiati a fenici, a ciprioti, cretesi e a mille altre etnie del Mediterraneo dell’epoca.
Copertina del libro di Massimo Frasca e Dario Palermo: Civiltà egee alla scoperta dell\’Occidente.
Venivano e trovavano le popolazioni siciliane perplesse se non contrariate da simili presenze. Gente che portava disordine, che rubava, che sovvertiva l’ordine religioso. Quando andava bene, commerciavano in droga: vino, e spezie provenienti dalla profondità dell’Anatolia e dell’Estremo Oriente. Attraverso il vino e il metallo convincevano i capi più restii a tollerare la loro presenza. Quando arrivavano in pochi avevano la furbizia di trattare; quando cominciarono ad arrivare più numerosi si prendevano semplicemente quello che ritenevano gli servisse. A Leontinoi dicono, i calcidensi trattarono; a Siracusa i corinzi fecero strage. D’altronde, quando si viene con le barche e poi non sai dove parcheggiarle, ti capita il parcheggiatore esoso, oppure quello che ti fa lo sgarro: bisogna stare attenti, e quella razza di viaggiatori erano davvero “navigati”, facci tagghiati, scafati. Sfruttavano tutto quello che era possibile sfruttare: il vento e la corrente, le stagioni (si navigava solo per i pochi mesi della buona stagione); poi si tirava la barca a riva e si seminava, ci si disponeva per passare l’inverno. Era gente povera, che veniva in contatto con popolazioni altrettanto povere e ci si derubava per niente. Le eccezioni erano ricordate. Si tramanda che le mura della città di Focea furono costruite grazie alla donazione del re spagnolo di Tartesso (Argantonio). i Focei furono i primi Greci ad intraprendere lunghi viaggi marittimi e a scoprire l’Adriatico, la Tirrenia, l’Iberia e Tartesso a bordo di agili penteconteri.
La pentecontera era un barcone con 25 vogatori da una parte e 25 dall’altra (50 vogatori, da cui il nome dato a questo tipo di barcone). Per intendersi: la nave Argo mitica era una pentecontera (e gli Argonauti erano appunto 50). La pentecontera era una nave da guerra, non a uso esclusivamente mercantile (le navi mercantili anche allora avevano il fondo tondo, per permettere di trasportare più roba). Quando si viaggia, è meglio essere preparati al peggio.
Si sparsero un po’ tutto il Mediterraneo, come il prezzemolo: ovunque c’era possibilità di attecchire, di creare un emporio, una colonia. Marsiglia (coste mediterranee della Francia odierna) fu fondata dai focei.
Qualche secolo dopo, nella distanza che tutto sfoca, si parlò di “greci” per queste popolazioni che cominciarono ad occupare le coste per poi addentrarsi cautamente all’interno dell’isola. E si ammirarono quali “monumenti” le cose che furono costruite dopo: templi, statue, monete. Man mano che gli archeologi scavavano, o i viaggiatori inglesi, tedeschi, francesi indicavano come reperti d’interesse turistico ed archeologico.
Si imparano un bel po’ di cose dalla lettura del libro di Massimo Frasca a Dario Palermo, “Civiltà egee alla scoperta dell’Occidente : Viaggi, esplorazioni, colonizzazioni” (edito dalla ragusana Edizione di storia e studi sociali). Un libro di archeologia scritto da due valenti archeologici, con taglio divulgativo ma scientifico. Nel primo, mirabile, saggio di Frasca, si parla delle città greche della fascia anatolica: Focea, Smirne, Cuma.
"La serie dei graffiti dell’agorà di Smirne costituisce, rivaleggiando con quella di Pompei, la collezione di graffiti più ricca del mondo antico" [1]
Cuma Eolica era una delle 12 città “Eolide”. Nell’VIII secolo ac, alcuni cumani e alcuni calcidesi arrivarono fino in Campania per fondare un’altra Cuma, che influenzerà Roma e avrà un ruolo culturale e religioso molto più importante di quanto normalmente si pensi. Ed Elea, che ha a che fare con Parmenide, la musica e la matematica, la filosofia e la medicina. Il saggio descrive quel che abbiamo finora rinvenuto, e l’influenza che queste città ebbero nel mondo egeo e mediterraneo “sprovincializzando” le nostre letture finora troppo concentrate sui territori siculi e dando una visione d’insieme e di più vasto respiro. Il Mediterraneo era davvero quella cosa “aperta” che Braudel ci ha indicato di contro la nostra visione “chiusa” e murata, abituata a una “cortina” marina che ancora non è caduta a differenza di quanto è avvenuto con l’arretramento della frontiera nell’Europa dell’Est e che anzi la terrorizzata Europa dei privilegi vacillanti vuole a tutti i costi ristabilire.
Il secondo saggio, quello di Palermo, ci aggiorna sul periodo pre-greco, sull’avventura e l’espansione dei cretesi (la “civiltà minoica”) in Sicilia. Oggi ne cominciamo a sapere molto di più delle poche scarne notizie che ne avevamo tramite i documenti storici greci (tutti posteriori di diversi secoli). Ancora troppo poco, ma quel poco risulta davvero affascinante e ci apre (attraverso le pagine di Palermo) intere pagine di pre-storia che non conoscevamo.
L’archeologia, così come la filologia e l’investigazione criminologica, è un logos indiziario. Attraverso la "prova" o l’evidenza dell’indizio ritrovato quale traccia dell’evento passato, si congettura l’ipotesi su "come si sono svolti i fatti". Purtroppo, in archeologia (e anche in filologia) quasi mai l’assassino confessa il misfatto. Si rinvengono oggetti, gli oggetti si cerca di interpretarli, il resto sono congetture. Se la criminologia recentemente può avvalersi di metodiche di attribuzione e di datazione "scientifiche" (es_ analisi del DNA), non così l’archeologia per cui solo il carbonio 14 e poche altre tecnologie aiutano nella datazione dei materiali organici. Per i materiali inorganici (le pietre) c’è poco e niente. Giusto l’acume di qualche archeologo che utilizza il metodo della scuola dell’arte (Warburg) per trovare similarità stilistiche tra anfore e fregi rinvenuti. Ho sempre trovato affascinante la concomitanza che criminologia e archeologia hanno avuto nei loro sviluppi, dall’Ottocento ad oggi, Sherlock Holmes e le grandi spedizioni archeologiche hanno mosso i loro passi assieme - assieme agli eserciti coloniali europei. Per il resto la ricostruzione è provare a far luce su un buio tenace.
In questo buio ciò che vediamo è spesso quello che fa parte della nostra esperienza, l’esperienza dell’"oggi". Così l’archeologia recente ha maggiormente compreso alcuni aspetti commerciali e tecnologici del passato pre-storico. Abbiamo avuto una consapevolezza maggiore delle epoche di cesura: epoche in cui per un qualche motivo "la storia" cambia (la metafora del fiume che devia o si riduce a un rivolo). Insomma, quella visione catastrofista che è propria della visione novecentesca e occidentale. Sappiamo ad es_ che "qualcosa" è avvenuto attorno al 1177 ac [2] con il "collasso" di tutta una serie di civiltà che nell’era del bronzo erano arrivate a costituire un sistema connesso (si pensi solo che lo stagno, necessario per il bronzo, proveniva dall’Afghanistan; il rame da Cipro ecc_). Qualcosa avverrà poi con l’uccisione di Archimede nel 212 ac nel settore scientifico [3].
Vicino Mussomeli (Caltanissetta) vi è il sito di Polizzello [4] su cui ha indagato Dario Palermo. Qui è il rinvenimento di un elmo cretese [5] che viene datato alla fine del VII secolo e che "costituisce sinora la più cospicua testimonianza della presenza cretese al di fuori della Grecia" [6]. Il saggio di Palermo ci riporta a una pre-storia in cui i pochi rinvenimenti archeologici dialogano con i testi che la tradizione storiografica greca e romana ci hanno lasciato e che testimoniano dei rapporti che esistevano tra Sicilia e Creta. La fondazione di Gela, in epoca post-1177. Ma (probabilmente) prima la fuga in Sicilia del mitico Dedalo, e la morte sempre in Sicilia dell’autocrate Minosse. Nel racconto di Diodoro e di Apollodoro, Minosse fu sepolto in Sicilia, e le truppe cretesi sbandate fondarono poi diverse città tra cui quella di Engyon, che divenne sede di un santuario dedicato al culto delle Madri (Matéres). Noi non sappiamo se Engyon è il sito di Polizzello o di Sant’Angelo Muxaro (per questo sito, in cui è stata rinvenuta una tomba molto grossa si è fatta l’ipotesi che potesse essere il sepolcro di Minosse [7]). E tuttavia la venerazione delle Madri rimanda non solo a una religiosità probabilmente attestata anche nella madrepatria Creta ma soprattutto a una civiltà pre-indoeuropea [8] che rimanda a un’epoca ancora antecedente quella del bronzo. Nella ricostruzione mitologica che i Greci operarono culturalmente successivamente, avvenne l’identificazione delle Madri con le donne che aiutarono Zeus bimbetto appena scampato dall’essere divorato dal padre-patrigno Kronos.
Il libro di Frasca e Palermo è davvero consigliato. I due saggi sono due viaggi, che invogliano il lettore a prendere valigia e notes e mettersi in viaggio per andare a visitare i luoghi descritti. [...]
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Questo Trilioni Di Dollari Di Asset Manager Appena Scavato Più In Profondità Bitcoin & Crypto
Mentre Bitcoin e crypto è in gran parte un movimento di indebolire le istituzioni e per mettere il potere nelle mani di gente normale, c'è stato uno spazio a livello di concentrarsi su come ottenere le istituzioni coinvolte in questo settore. La tesi di questo antitetici mossa è che un coinvolgimento istituzionale in cryptocurrency: il mondo è più grande di imprese e investitori dilettarsi nel settore dovrebbe attirare una grande quantità di esseri umani e di capitali, di catalizzare l'innovazione, la creazione di un ciclo di afflussi di capitali e di innovazione. Per quelli che credono che questo ciclo è necessario, complimenti, news ha rivelato che uno di Wall Street più potenti imprese di scavare ancora più a fondo nei Bitcoin e crypto.
Bitcoin-amore e Fedeltà, e Prende il Palo in Crypto Scambio
Per anni, Fidelity Investments — una multinazionale Americana financial services corporation, con sede a Boston, che ha più di $2 miliardi valore di asset under management — è stato fatto in Bitcoin. Non tutti i suoi sforzi sono stati a pieno titolo o resa pubblica, ma i rapporti hanno indicato che la società, un bastione di Wall Street, è stata data mining leader crypto, e una volta accettati anche BTC in loro compagnia, negozi e caffetterie. Più concretamente, l'azienda alla fine del 2018 e l'inizio del 2019 ha iniziato la distribuzione di una crypto-centric divisione, opportunamente denominato Fedeltà Risorse Digitali. Dal suo lancio, questa divisione ha lanciato Bitcoin affidamento e di esecuzione di commercio di servizi per la sua clientela istituzionale, e ha annunciato l'intenzione di iniziare a dilettarsi nel Ethereum e altri potenziali altcoins. Sembra che l'azienda sta promuovendo il suo coinvolgimento in crypto. Per un rapporto da Bloomberg pubblicato venerdì (21 febbraio), Fidelity International ha appena acquistato un $14,2 milioni di euro (o di $110 milioni di dollari di Hong Kong) partecipazione nell'operatore di OSL, leader nel digital asset piattaforma per le istituzioni, che ha sede a Hong Kong. La fedeltà di investimento fa parte di un più di $36 milioni di collocamento giro. Con questo, la Fedeltà possiede il 5,6% della società, per i dati da una borsa di Hong Kong deposito. La fedeltà non ha ancora un commento su questo investimento, anche se la società è probabile che cerca di partner istituzionali e ai service provider di offrire migliori servizi di crittografiche per la propria clientela.
La Comunità Celebra
La comunità europea ha preso questa notizia, nonostante l'apparente antitesi con la natura delle istituzioni sfruttando crypto. Changpeng “CZ” Zhao di Binance si è congratulato con i fondatori e gli operatori di questa azienda per le notizie positive, aggiungendo che egli vede questa notizia come un notevole caso di adozione. La fedeltà di entrare in crypto scambi. #adozione Complimenti a Ugo, Ken, e Dave! Per chi non lo sapesse, questo usato per essere chiamato ANX o ANXPro back in the day. Aveva una crypto carta di debito torna nel 2014 e tutto il resto. Veri truffatori.https://t.co/nMXwAdiZdW — CZ Binance 🔶🔶🔶 (@cz_binance) 23 febbraio 2020 Commentatore TruthRaider, ha detto che la Fedeltà del coinvolgimento in BC Gruppo è “enorme” verso la società di asset under management figura. Foto di Aniket Deole su Unsplash Read the full article
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(1/3) Ti dirò una cosa un po' brutta, che probabilmente non condividerai, ma tanto... Secondo me uno dei problemi più grossi della trilogia è il casting di Adam Driver. È di un livello troppo alto rispetto agli altri. Ruba ogni scena in cui è presente, oscura del tutto il partner di scena e anche se ha 15 minuti di screentime, agli spettatori sembra siano il triplo. Con tutto il rispetto, la recitazione nei film di Star Wars è sempre stata molto mediocre se non atroce in certi momenti
tanto è vero che ho sempre preferito guardare i film in italiano tranne che per le parti con Adam Driver. Perdonami ma Daisy Ridley e John Boyega sono tutt'altro che bravi, lei soprattutto in certi momenti è NOPE. Ci sono alcune scene in cui è stata brava, ed erano quasi tutte scene con Adam, in cui lui comunque deve fare buona parte del lavoro che eleva la performance di lei. Questo si riflette su quello che gli spettatori percepiscono durante il film. Rey diventa interessante quando ècon Ben. Finn e Rose e Poe passano in secondo piano rispetto al resto. Se togli di mezzo shippers e anti e parli con qualche spettatore casuale, nessuno ti dirà che va a vedere TROS per vedere la fine che fanno Finn e Rey. Il personaggio che catalizza l'attenzione è Kylo. Le shippers sopravvalutano troppo gli altri personaggi, gli anti ne fanno la questione di stato che non è. Il problema di fondo è che non costava nulla scrivere meglio anche gli altri, e magari prendere attori più bravi.(cioè alla fine il problema è che il personaggio maschio bianco etero è stato decisamente curato molto di più per ovvie ragioni, a partire dal casting e dal fatto che lo hanno scritto come il legacy character. Questo è un problema storico dell'industria alla fine, niente di nuovo. Ci sarebbe da fare una bella discussione su questo, ma gli anti preferiscono attaccare gente che semplicemente reagisce alla narrativa sullo schermo per quattro like su Twitter)
Sono d’accordo in parte. Se ti dicessi che la differenza di recitazione tra Adam e gli altri non si nota, mentirei spudoratamente. Però trovo che il livello di recitazione complessivo sia sì più basso rispetto a quello di Adam, ma molto più alto rispetto rispetto alla trilogia originale e ai prequel (la prima ha ancora tutta una serie di stereotipi recitativi molto cringe tipici dell’epoca, oltre ad utilizzare attori inesperti e non proprio brillanti—a parte l’immenso Guinness—e dialoghi moooolto elementari; i secondi al contrario “stridono” un sacco con gli standard recitativi/narrativi in voga in quel periodo, suonano forzatamente anacronistici, sembrano d’altri tempi, come un vecchio peplum teletrasportato nei primi anni 2000, il che è in parte sicuramente intenzionale, ma forse in parte accidentale). E parlo non solo di recitazione ma in generale di qualità narrativa (dialoghi, introspezione dei personaggi, script, etc)
Daisy secondo me è ancora inesperta ma è migliorata molto. E’ chiaro che da’ il massimo con chi non solo la innalza al suo livello recitativo ma le offre anche la possibilità di tirare fuori un po’ di profondità, di conflitto interiore; infatti l’ho trovata convincente non solo nelle scene con Adam ma anche in alcune di quelle con Mark, ed è assolutamente bestiale quando si incazza. Il problema principale che hanno sia lei che John imho è che a volte la loro recitazione è un po’ affettata—fanno un sacco di “facce”—come se la loro preoccupazione principale fosse rendere i loro personaggi inequivocabilmente simpatici a un pubblico fatto per lo più di bambini, e credo che in questo la regia e la sceneggiatura abbiano diverse colpe. Sia Finn che Rey spesso vengono usati come comic relief o in momenti spudoratamente “cute”, che stridono parecchio con il fatto che entrambi i personaggi, in realtà, hanno un background estremamente traumatico e quindi dovrebbero avere una gravitas ben maggiore (d’altra parte… sono i “buoni” e il target ideale è junior, quindi ci sta, almeno in parte).
Adam sta su un altro pianeta, chiaramente. E sì, si mangia la scena in un boccone, ovunque e comunque, pure se neanche si sforza. Ma è proprio il personaggio di Kylo che sta su un altro livello, è chiaramente IL perno narrativo dell’intera trilogia—gli altri, secondo me, a cominciare da Rey… sono costruiti INTORNO a lui. (tipo, mi volete dire che il fatto che Rey è una scavenger non ha nulla a che fare con il simbolismo del *ricostruire i pezzi di una legacy / di un’anima spezzata*?). Il punto è, ha veramente senso criticare la disparità di peso narrativo, quando l’intera storia nasce e si sviluppa intorno alla tragedia della caduta di Ben Solo? Se fosse stato diversamente avremmo avuto una trilogia sulla falsariga di Rogue One, con un cast collettivo fatto di personaggi fuori legacy. Il problema degli anti e di tutto questo discourse è che si rifiutano di ammettere che A MONTE la trilogia è basata su Kylo Ren, e di conseguenza attaccano i singoli registi come Rian Johnson, o il fandom, sostenendo che a Kylo sia stata attribuita un’importanza superiore a quella che avrebbe avuto secondo i piani originali—quando l’ha sempre avuta, fin da quando la trilogia era un abbozzo fatto di idee sparse e vaghe concept art.
Poi sì, possiamo criticare come dici tu la tendenza di Hollywood di creare storie sempre e solo attorno ai maschi bianchi, ma in questo caso dovremmo partire da George Lucas e Luke Skywalker. O possiamo fare dietrologie sul perché sia stato deciso che Kylo Ren dovesse essere un ragazzo bianco e non una ragazza, e che dovesse essere figlio di Han e Leia e non di Luke, il quale avrebbe in teoria potuto avere un figlio di colore. Ma NON ha senso criticare il fatto che la trilogia si basa sulla caduta e successiva redenzione di un legacy character, anziché sulle vicende edificanti di un eroe/eroina cinnamon roll e senza macchia come vorrebbero gli antis. A ciò aggiungo che, SECONDO ME, c’è una ragione ben precisa per cui Kylo dovesse essere un maschio, e che i suoi genitori dovessero essere Han e Leia piuttosto che Luke/personaggio random introdotto appositamente o riciclato dall’EU, se le letture di Rian Johnson su Robert Bly e l’interesse di George Lucas per gli archetipi edipici e i rapporti madre/figlio e padre/figlio significano qualcosa.
Il problema di fondo è che non costava nulla scrivere meglio anche gli altri
Ecco, questo sicuramente. Su Finn ad esempio si poteva fare un lavoro diverso, e approfondire il suo passato di stormtrooper rendendolo cruciale per la sua evoluzione. Di certo in TFA è più facile leggere Finn come parte di un'ideale triade narrativa (Rey/Finn/Kylo, i tre personaggi che iniziano il loro viaggio indossando una maschera e poi affrontano delle sfide che li mettono su un percorso di scoperta di loro stessi e delle loro potenzialità, a differenza di Poe che è just there, bla bla) mentre TLJ lo sposta in un subplot che lo separa nettamente dalla dinamica Rey/Kylo (e tuttavia, possiamo davvero dire che è stato marginalizzato, quando sono stati creati non uno ma ben due personaggi ex novo, Rose e DJ, per accompagnarlo in questo subplot e creargli dei conflitti da superare?). C’è anche da dire che nel momento in cui scegli un attore di colore per interpretare il ruolo del deuteragonista (e secondo me, Finn è esattamente quello), devi essere estremamente consapevole di quello che stai facendo e delle opportunità a tua disposizione di rompere gli stereotipi, perché il rischio di scadere nel trope stantio e strausato in Hollywood del personaggio di colore “amico dell’eroe bianco” è alto. D’altra parte, da Star Wars non mi aspetto una rottura frontale con le convenzioni narrative, per quanto sorpassate possano essere, al massimo una rielaborazione delle stesse.
TLDR a me, sinceramente, il casting sta bene. Su tutti quello di Adam, che nobilita l’intera trilogia. Le critiche le capisco anche, ma pretendo onestà intellettuale da parte di chi critica, e tale onestà intellettuale non può prescindere dall’ammettere/accettare il fatto che Kylo Ren sia il fulcro della storia ED E’ ANCHE GIUSTO CHE LO SIA, considerati i temi portanti del franchise.
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“Santità è milizia, intrepida, fanatica milizia”: Guido Morselli (inedito) narra lo scontro tra Pio XII e Stalin. Un racconto da film
Vanno di moda le fiction sul papato – vedi Paolo Sorrentino – laccate, maliziose, tese a spiare le vergogne vaticane che fanno il tango sotto il gonnone di San Pietro. Insomma, si pensa – non ingiustamente – che il male alligni, allevi devote schiere di demoni in tonaca, proprio lì dove dovrebbe covare Iddio. Il problema – di ordine principalmente narrativo – è che, tutti tesi a denudare il re (pardon, il papa), nessuno si occupa dei rapporti tra la Chiesa e il potere, mondano e mondato, divino. La Chiesa, polmone esangue, respira perché anela al potere – e al potere, in un verso o nell’altro (la ‘profezia’ è verbo di un potere superiore scagliato, terra-terra, contro quello umano), tende.
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Per questo, di questo andrebbe fatto un film. Il soggetto, di per sé, ha robustezza di diamante. Lo sintetizzo così. Nel 1950, anno giubilare, papa Pio XII, nascosto sotto l’epiteto “il Personaggio in bianco”, e Iosif Stalin – inconfondibile pur dietro le spoglie del “Signor Maresciallo” –, “potenti fra i potentati, venerati fra le maestà della Terra, viventi emblemi per innumerevoli moltitudini”, si incontrano, segretamente, a Roma. Il gran khan sovietico propone al Santo Padre una alleanza demoniaca, dal nitore apocalittico, tra Russia e Vaticano. Un sosia dei Pio XII condotto da Mosca per concludere l’affare funge da sinistra icona dell’antipapa. Detto così, appunto, siamo in fiera ucronia: lo Stato della Chiesa che trova accordo con l’Unione Sovietica. Solo che lo scrittore, l’inafferrabile Guido Morselli, non è Philip K. Dick per cui il racconto ha il passo di un classico.
*
Il racconto dell’incontro, ipotetico, tra il papa e Stalin s’intitola, va da sé, Il grande incontro, ed è l’ennesimo gioiello nella tesoreria di inediti morselliani. Stampato con furore estetico dall’editore De Piante – con coperta d’artista di Barbara Nahmad –, è curato da Linda Terziroli, studiosa e biografa eccezionale di Morselli (“Una biografia di Guido Morselli”, con il titolo Un pacchetto di Gauloises, è uscita quest’anno per Castelvecchi). Da lei ci facciamo spiegare il contesto: “Il racconto Il grande incontro – ambientato nell’anno giubilare 1950 – e probabilmente scritto negli anni 1955-1956, gli stessi della stesura di Fede e critica, mette in scena un incontro segreto fra Stalin e Papa Pio XII (personaggi mai nominati, ma ben riconoscibili): incontro che non ha mai ha avuto luogo, ma possibile. Un’udienza che Stalin desiderava, come sostiene il professor Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Molise, sulla scorta di un verbale di 40 cartelle, fino a oggi inedito, in cui sono messi, nero su bianco, i resoconti dei colloqui che attestano l’offerta di Stalin. A fine febbraio 1953, in piena Guerra Fredda, il Maresciallo prima di morire (una settimana dopo, il 5 marzo 1953), avrebbe tentato un riavvicinamento tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica. Morselli, dunque, poteva – secondo Napolitano, biografo di Pio XII – essere a conoscenza del tentativo diplomatico di incontro tra le due altissime personalità”. La Terziroli ci spiega – segno nel segno – che la scoperta editoriale di Morselli, del tutto postuma, come si sa, comincia con Roma senza papa, nel 1974, grazie ad Adelphi, straordinario romanzo ‘papale’ che inaugura il mito del “Gattopardo del Nord”, secondo l’intuizione di Giulio Nascimbeni.
*
Per chi ama i ghirigori bibliografici, Il grande incontro cela anche il mistero della sua grande scoperta. Il racconto, infatti, spiega la Nota al testo, “è il primo scritto della raccolta narrativa dal titolo Racconti brevi, «offerti», nell’inverno 1972, da Guido Morselli all’amica fidata Maria Bruna Bassi”. I racconti, scritti tra 1947 e 1972, sono 18 e vengono “affidati nel 1983 da Maria Bruna Bassi all’allora sindaco di Gavirate, Romano Oldrini, in occasione del convegno dedicato a Guido Morselli a dieci anni dalla morte”. Oldrini si dimentica dei racconti salvo ritrovarli, nelle “profondità di un polveroso cassetto”, nel 1995: verranno poi editi, vent’anni fa, per la Nuova Editrice Magenta con una nota dello stesso Oldrini e un saggio di Valentina Fortichiari. Ma il volume di allora raduna soltanto 17 dei 18 racconti. Il primo, emerso oggi, Il grande incontro, non c’è, “per ragioni mai chiarite”. Il caso, a volte, ha le fattezze di un agente del Kgb. I racconti di Morselli stanno, in originale, al Fondo Morselli della Biblioteca “Abbiati” di Gavirate.
*
Ora. C’è il papa, c’è Stalin, c’è l’antipapa che sgambetta tra i colonnati di San Pietro, pronto a balzare sul trono appena Pio XII decida di volare a Mosca. A me affascina il finale, il sale morale, quando il papa morselliano afferma la sua idea di cristianesimo cattolico: “Nel travaglio, nel dolore dei suoi membri la Chiesa si afferma e prospera. Le lacrime, il sangue incolpevole, la esaltano. Il desiderare la pace è proprio delle potenze terrene”. La Chiesa non nasce nella pace, ma si fonda sul sangue degli innocenti: la Chiesa è martire per vocazione, Dio è “Il Signore degli Eserciti… l’Invitto che nel sangue dei suoi figli aderge le sue insegne gloriose…”. Una visione della fede violenta, in guerra, mai paga, cannibale, di certo non prona al buon senso e al quieto vivere. Morselli stigmatizza, ancora una volta, la nostra viltà: capisco perché rimanga inascoltato, inaccettabile. (d.b.)
***
Per gentile concessione pubblichiamo uno stralcio da “Il grande incontro” (De Piante Editore, 2019). Il dialogo tra Pio XII e Stalin è all’acme.
Senza volger la testa il primo Personaggio proferì, adagio: «Che ci può esser di comune, fra la Cattedra di Pietro ed un governo fondato sulla sopraffazione e l’iniquità, disposto alla violenza sacrilega…»
«Parecchio di comune, – asserì l’altro, temerariamente: – L ’ecumenicità. L ’intransigenza. E poi la patologia: le eresie, gli scismi. Notate le affinità fra il deviazionismo trotzkista e il giansenismo, fra Tito ed Enrico VIII, i due scismatici per prurigine d’autonomia. Il papato è sempre uscito vittorioso dalle sue crisi; lo so. Ed è per ciò che io sono qui, a proporre un patto di reciproco riconoscimento delle nostre sfere d’interessi, e a domandare la Vostra collaborazione amichevole. Mi sono servito dei tecnici americani e degli scienziati tedeschi; attingerò adesso all’esperienza, all’abilità delle Vostre gerarchie. V.S. non mancherà di apprezzare la mia schiettezza. Vorrei che mi prestasse, con tutte le cautele del caso, una missione di esperti, scelti, per intanto, fra i dirigenti della Propaganda Fide e della Segreteria di Stato. Sulla nostra discrezione, ermetica, V.S. faccia pieno assegnamento; in questo campo, nessuno ci eguaglia. Non posso negare che il mio governo stia lottando contro difficoltà interne di una considerevole gravità. Se riusciremo a vincerle, tanto meglio. Altrimenti, occorrerà un diversivo; a qualunque costo. Mi spiego? Con la sua adesione V.S. può scongiurare una catastrofe.»
«Non tenterete il Padre Vostro. È scritto.» Nel tono in cui la citazione venne pronunciata erano amarezza e collera, ma anche decisione irremovibile.
«Si apre fra di noi la via a una coesistenza pacifica, – ribattè l’altro tormentandosi i grossi baffi cespugliosi. – Un rifiuto, significherebbe la guerra, a breve scadenza. La terza guerra. Se è vero che preferite la pace, dimostratelo!»
La sinistra inanellata si levò in gesto di corrucciata protesta; era il gesto definitivo che fulminava in antico l’anatema, dannandolo sulla terra per l’eternità. Ma la mano ricadde subito e si posò sulla scrivania, ove col moto lieve delle dita sembrò accompagnare le parole che seguirono, placide, soavi persino, di una soavità che il loro significato rendeva inammissibile e assurda. «Avevamo sperato e invocato il prodigio di una resipiscenza, di un ritorno. E invece… invece, figliuolo, siete venuto per offendere, per minacciare un criminoso attentato alla libertà, alla vita medesima del Pastore. E per vieppiù sfidarCi, Ci ponete un dilemma che credete perentorio. Ma l’alternativa cui alludete esiste per il mondo, che vi si dibatte miseramente, nella sua vanità e infermità. Non esiste per la Chiesa di Cristo: per essa, la pace s’identifica col suo contrario. Santità è milizia, intrepida, fanatica milizia, al cui paragone impallidisce il dissennato zelo dei vostri adepti…»
«In Polonia – disse l’altro – in Polonia e in Ungheria, la mia campagna antireligiosa vi sta sradicando.»
«Voi lo dite, imprudentemente. Nel travaglio, nel dolore dei suoi membri la Chiesa si afferma e prospera. Le lacrime, il sangue incolpevole, la esaltano. Il desiderare la pace è proprio delle potenze terrene: Voi stesso ne avete bisogno e Ce la chiedete. Predicate la lotta ma ne avete paura. Mentre la Chiesa, non la teme, la sollecita, la cerca, la vuole!»
«Ah, è così! – esclamò l’altro, genuinamente sorpreso. – La vostra è una dottrina bellicosa, voi cercate la lotta! Non lo immaginavo. Ed è in questo la spiegazione dei vostri successi?»
«I fasti della Chiesa sono opera di una sapienza onnipotente, – seguitò il Personaggio in bianco, con vivacità ora, e quasi con baldanza. – Ma la vostra supposizione, anche se maliziosamente ispirata, non erra del tutto, signor Maresciallo.»
Il visitatore si levò in piedi, mosse qualche passo, concitatamente. «Il mio paese è abbastanza forte da far arrivare le sue armate sin qui in pochi giorni. Questo vostro palazzo non sarebbe risparmiato. Non abbiamo scrupoli superstiziosi, noi. Non faremmo come i tedeschi. Sappiatelo.»
«Le porte dell’inferno non prevarranno. Se deprechiamo la nuova conflagrazione che preparate, è solo nei riguardi umani, e anche in questi… La minaccia non ci turba, anzi c’incoraggia a sperare in non più udite grazie, e grandezze.»
Guido Morselli
*In copertina: 1927, quindicesimo congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, di cui Stalin è Segretario generale dal 1922
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L'intervista di Tunisino su Desiderya
Da quanto tempo sei nel mondo della trasgressione? Poco pochissimo forse nn ci sono ancora....secondo me la trasgressione si fa almeno in due o da soli prendendo un'altra identità o facendo cose che in due è difficile fare.
Cosa ti ha spinto ad entrarci? Mi spinge la noia quotidiana.
Sei single anche nella vita quotidiana? No convivo.
Cos’è per te la Trasgressione? Provare a superare i limiti quando mi eccita farlo ed essere a volte costretto a farlo.
Cosa provi nel far godere la donna di un altro? Nn lo so nn mi è mai successo.
Hai mai partecipato a giochi di gruppo(Gang bang)? Mai nn mi è mai successo e nn so come andrebbe.
Sei etero? Si mi piacciono le donne e vado solo con loro ma a volte in cam gioco con gli uomini.
Con quale criterio selezioni le persone con cui uscire? Interesse fascino se mi stanno simpatiche e se sto simpatico a loro, se ci stanno, se non sono truffe.
Di singoli, in questi giochi, ce ne sono parecchi.. E’ difficile entrare nelle grazie di una coppia per un singolo? Impossibile!
Cosa può crearti imbarazzo o fastidio durante un ncontro? Un uomo che abbia interessi omosessuali nei mie confronti.
Raccontami un incontro particolarmente hot.. In un appartamento vecchio e disabitato la mia collega si è fatta prendere dietro durante un sopralluogo; sempre con lei abbiamo telefonato ai rispettivi partner mentre lei mi succhiava e io gliela leccavo; invece questa estate mi sono masturbato pubblicamente su una spiaggia di nudisti omosessuale....rischiando di brutto.
La tua posizione preferita? Tutte le classiche oltre al pompino... quella in cui arrivo più in profondità.
La fantasia che non hai ancora realizzato? Essere preso dietro da una donna.
I tuoi incontri sono stati sempre piacevoli o qualcosa è andato storto? Beh la fretta e i luoghi scomodi giocano brutti scherzi
Quante esperienze hai avuto sino ad oggi? Rapporti etero con donne conosciute, masturbazione in cam, nudismo e masturbazione in spiaggia, nudismo e masturbazione all'aria aperta, sesso in spiaggia.
Ti consideri un esibizionista? Si abbastanza sia al mare su spiaggie di nudisti, ove nn mi vergogno a mostrarmi eccitato, che in cam, giro per casa nudo.
Il posto più strano dove hai fatto l’amore? Contro una cabina sulla spiaggia, in macchina.
La parte del tuo corpo che ti piace di più.. Pisello e il culo.
Frequenti club privè? Cosa ne pensi? No e nn so che cosa pensare, mi attrae ma mi fa anche schifo... certo superato lo schifo entrerei nel gioco.
I tuoi amici “normali” sanno di queste tue trasgressioni? Qualcuno qualcosa.
Gireresti mai un film hard? No, nn penso essere in grado... mi basta registrarmi durante le mie performance in cam.
Qual è la situazione che ti eccita di più? Lei lei lui lui lui.
Sei felice? A volte.
Cosa consiglieresti ad un sigolo che vuole intraprendere queste trasgressioni? Prudenza e immaginazione, non provare tutto che il gioco non deve distruggerti...
Hai qualche limite? Si gli uomini nel reale mi disgustano, ma nn mi dispiace esibirmi anche di fronte a loro... mi piace anche sentire qualcosa dietro, da parte di donne, gli uomini non mi attraggono nella vita reale...
Cosa deve fare una donna per conquistarti? Mettermi a mio agio farmi capire che nn vuole altro, che sa aspettare, che si diverte qualsiasi cosa succeda...
Boxer o slip? Slip!!!
Esprimi un desiderio... Una tettona morbida e sorridente.
Safe sex? Si certo.
BDSM.cosa ne pensi? Interessante puchè soft ed etero... praticato raramente, quasi mai.
Sei feticista? Con donne si....per la cam anche
Pratichi sport? Poco.
Depilato o.. .nature.? Semidepilato....pelo corto anche perche dargli una spuntatina ogni tanto è eccitante.
Intervista, Manozingara, prima pubblicazione su Desyderia.it sotto il nick Tunisino, seconda edizione qui 13/08/2019, vecchia intervista, forse 15/10/2007, ora le cose sono un po' diverse ....
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I giovani e i miracoli quotidiani dell'Eucaristia
Avere vent'anni e mettersi in ginocchio davanti al Santissimo, desiderando di contagiare più giovani possibili con l'Amore di Gesù Eucaristia. Sono "I Giovani Adoratori Missionari" che, nati in seno alle Monache dell'Adorazione Eucaristica, oggi sono sparsi per le diocesi a servizio della Chiesa. Ecco i continui miracoli dell'Eucaristia: parla suor Maria Gloria Riva.
di Costanza Signorelli (29-07-2019)
"L'Adorazione Eucaristica non è una devozione, ma è una vita. È tutta la tua vita che entra prepotentemente dentro il Mistero ed è il Mistero che entra prepotentemente nella tua vita". Sono 35 anni che suor Maria Gloria Riva trascorre giorno e notte al cospetto del Santissimo, in adorazione. E ne sono passati quasi 12 dal giorno in cui, con tre sorelle, partì dal Monastero di Monza in direzione Pietrarubbia (Pesaro-Urbino), per dare vita alle Monache dell'Adorazione Eucaristica.
Si tratta di una particolare vocazione che vuole coniugare la vita monastica con una certa forma di apostolato. In poche parole, stiamo parlando di “claustrali in uscita”, che si aprono al mondo con un unico scopo: comunicare la fede e diffondere nel mondo la bellezza che salva. "La bellezza è Cristo", spiega suor Gloria. "È Lui il bellissimo. Quando guardiamo Gesù Eucaristia noi vediamo il Paradiso!".
E senza dubbio deve essere così, perché solo un'esperienza viva del Cielo può infiammare il cuore di tanti giovani, al punto da staccarli dalle "cose del mondo" per condurli in ginocchio davanti al Santissimo. E infatti, proprio attorno al monastero di suor Gloria e delle sue sorelle sono nati "I Giovani Adoratori Missionari", un gruppo di ventenni, animati dal desiderio di fare dell'Eucaristia il centro del loro vivere e di attirare più giovani possibili a una vita veramente bella e felice.
Suor Gloria, 40 ragazzi giovanissimi che sparsi per le diocesi propongono a parroci e coetanei l’Adorazione Eucaristica… come ci è riuscita? Semplicemente è accaduto. L’anno scorso ci è stato chiesto di seguire un gruppo di ragazzi che avrebbero partecipato al Sinodo dei giovani, organizzando i giorni di preparazione nel nostro monastero. I ragazzi hanno vissuto qui con noi: oltre a partecipare alla vita monastica, abbiamo proposto loro un percorso con una serie di incontri tematici. Nel corso di questi si parlò casualmente di IGAM, cioè di un gruppo di ragazzi e ragazze che avevamo fondato nel 2005. in occasione della GMG di Colonia.
Che significa Igam? È l’acronimo de “I Giovani Adoratori Missionari”, ma è anche la parola “Magi” letta al contrario.
Perché Magi?
Proprio mentre meditavo sui testi di Giovanni Paolo II e di Ratzinger in preparazione alla GMG, avevo visto come illuminarsi e sollevarsi dalle pagine la parola “Magi”. Quell’anno infatti il tema della GMG era incentrato sull’Epifania e sui Magi come cercatori di Verità che quando incontrano Gesù cambiano strada, ovvero, cambiano vita, diventando missionari di quella Presenza. Questi personaggi partono come “Magi”, ovvero come ricercatori, ma tornano come "Igam", ovvero come coloro che hanno trovato: “I Giovani Adoratori Missionari”. Questo è esattamente ciò che è accaduto l’anno scorso con i ragazzi del Sinodo.
Cioè? Questi ragazzi sono arrivati da noi come dei pellegrini in ricerca e poi, durante il loro cammino, hanno trovato ciò che cercavano. Qui hanno incontrato personalmente la ragione per cui erano in viaggio verso Roma: l’Eucaristia. Così, con nostro grande stupore, sono stati loro stessi a chiederci di poter iniziare un cammino insieme che li portasse ad approfondire questa Presenza dirompente che avevano incontrato.
E come si concretizza questo cammino? In buona sostanza noi monache offriamo loro, attraverso alcuni incontri, dei momenti di formazione. Essi poi, con libertà e responsabilità, trasmettono quello che hanno ricevuto nelle loro diocesi, nelle loro parrocchie, negli oratori etc... L'idea è proprio quella che siano “Missionari dell’Adorazione Eucaristica” e che nella loro missione siano completamente a servizio della Chiesa locale.
Quali frutti vede in questi ragazzi adoratori, se li vede? Non li vedo solo io, ma li vedono soprattutto i loro genitori e chi vive a stretto contatto con loro. Certamente si vede una profondità nuova nello stare di fronte alla vita, una domanda vivace e consapevole sulla vocazione personale e il desiderio di vedere la propria vita sotto la luce della Volontà di Dio.
Parla sempre di missione, qual è la missione che sta alla base di tutto questo? Per noi la missione è rendere cristiana la gente, cioè far fare ad altri un'esperienza autenticamente cristiana. Questo è l'unico scopo del nostro "uscire" nel mondo, sia come monache di clausura, sia come proposta a questi giovani adoratori missionari. Poi, è chiaro che dentro a questa missione si innesta tutta la gamma delle possibili opere di carità: con i poveri, con gli indigenti, con gli ammalati, con i migranti... ma tutta la carità trova la sua fonte e il suo punto d'arrivo unicamente nell'esigenza di portare Cristo al mondo.
Scusi se insisto, ma non è così scontato vedere un ventenne attratto dall’Eucaristia: cosa li ha colpiti tanto secondo lei?
Io penso che sia stato fondamentale per loro incontrare una comunità che ruota totalmente attorno all'Eucaristia. L'Eucaristia per noi monache è davvero al centro di tutto: della preghiera, del lavoro, dei rapporti... tutto nasce dall’Eucaristia. E questo si sente.
Come? Intanto si percepisce perché c'è sempre una presenza: in Chiesa c'è sempre il Santissimo esposto e davanti al Santissimo c'è sempre qualcuno che adora. Già questo è un impatto visivo molto efficace. Poi di riflesso, lo si vede in tutta la vita: nei rapporti, nel lavoro, nel modo di vivere la realtà. L'Eucaristia genera un modo originale e straordinario di vivere la realtà ordinaria.
E come fate voi a vivere la realtà in modo così bello? È esattamente quello che si sono chiesti questi giovani, è la domanda che li ha legati a noi, cioè all'Eucaristia. Noi in monastero viviamo questo sguardo solamente perché siamo alla "scuola dello sguardo" per eccellenza. L’Adorazione Eucaristica è esattamente la scuola dello sguardo: tu impari a guardare Gesù e Gesù ti insegna a guardare tutta la vita come la guarda Lui. Quindi noi monache siamo continuamente educate a "non vivere dentro ad uno sguardo abituato", come dice Victor Hugo, ma ad andare sempre all'essenziale, alla profondità, all’origine di tutte le cose. Poi c'è un'altra cosa fondamentale...
Quale? La Liturgia. Per noi la Liturgia è il momento centrale in assoluto: ogni singolo gesto della Liturgia ha per noi un significato unico e irripetibile. E vedere questo fa sorgere proprio tante domande su come si vive. Tanto è vero che sono stati i ragazzi stessi a comprendere che nella Santa Messa quotidiana sta il centro di tutto e ora stiamo lavorando con loro proprio su questo. Del resto l'Adorazione Eucaristica non è altro che una Messa prolungata, è la possibilità di approfondire e di rendere più fecondo quello che si vive nella Celebrazione Eucaristica. Inoltre, i ragazzi hanno anche capito che l'Adorazione non è una devozione, ma è un modo di stare di fronte alla vita.
…Cosicché tutta la vita diventi un'Adorazione. Esattamente… e non solo la vita, ma anche dopo la vita! Infatti, se dopo la morte l'Eucaristia finirà, perché vedremo Gesù senza veli, l'Adorazione non finirà mai perché è il modo di stare davanti a Dio dei Beati.
Questo spiega perfettamente perché la vera vita di preghiera non può mai essere contrapposta alla vita delle opere... È così! L’Eucaristia è quanto di più concreto ci sia: è Cristo realmente presente in Corpo e Sangue, Anima e Divinità. E l’Adorazione Eucaristica è la possibilità di entrare in un rapporto con questa Persona, da cui tutto prende origine. Inoltre, essendo un rapporto concreto, esso non si esaurisce in una direzione: davanti a Gesù, c’è il giorno in cui dormi perché sei stanco, c’è il giorno dell’aridità assoluta, c’è il giorno in cui hai bisogno di leggere perché i pensieri non si fermano, c’è il giorno in cui piangi... e poi c’è il giorno in cui Qualcuno entra in te e tu diventi un ostensorio vivente. Allora tu stesso diventi Eucaristia per portare l’Amore di Cristo a tutti nel mondo.
Suor Gloria Riva interverrà il prossimo 6 ottobre alla Giornata della Bussola, che avrà come tema "Fino ai confini della terra".
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