Tumgik
#profondamente sentita
conilsolenegliocchi · 10 months
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Quale entità perversa,
ha voluto per me, così fragile tempesta, questa precipitosa e grave profondità?
Lo chiedo a te, mia invisibile, necessaria, impercettibile parte mancante.
Mi perdo in luoghi che non hanno un dove, tra le rovine dei miei pensieri, e sento la presenza, la vicinanza, il respiro, l’anima di qualcuno; dimmi chi sei, musa dei miei deliri, come fai a trovarmi? Dove mi conduci?
Non rispondi mai, ma sento e comprendo.
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Tratto da "La ragazza silenziosa" di @luigimancini
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arreton · 2 months
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In questi giorni penso sempre più spesso che sia la scelta giusta quella di tornare a casa per tutta una serie di motivi che non è necessario elencare. Credo che sia una convinzione profonda dato che oggi ho sognato un banchetto in mio onore, per il mio ritorno a casa: stavamo cenando tutti insieme e avevano organizzato un'altra cena dove avrebbero portato del cibo che mi piace ed io chiedevo esplicitamente la ricotta fresca perché non la mangiavo da tempo. Ci sarebbero tanti altri dettagli in questo sogno da attenzionare: prima di diventare una cena in mio onore era una normale cena in famiglia con mia nonna che era ancora viva, io ero stranamente accudente nei suoi confronti, ad un certo punto scivola e con mia madre ci apprestiamo a rimetterla in piedi ed è semplicissimo perché lei è leggerissima. La cosa mi sorprende nel sogno stesso: non era un peso morto da sollevare col rischio di farti male, ma era come se mia nonna avesse contribuito a rialzarsi, lì nel sogno stesso ho pensato "mia nonna si è fatta salvare". E non solo: credo anche sia un modo per fare pace con lei dato che la guardavo con gli occhi impietositi ma senza giudizio di chi guarda una persona malata. Forse insomma, adesso, a distanza di anni ho fatto pace con lei, ho accettato e riconosciuto la sua malattia e tramite l'atto di sollevarla mi piace pensare che sia un modo per stabilire una sorta di contatto con lei, forse anche il desiderio che avevo al tempo di aiutarla se fossi stata capace di non farmi accecare dal dolore che lei mi provocava; averla sentita complice e collaborativa, nel sogno, mi aveva fatta sorridere, finalmente era nostra amica e non una nemica. Altri elementi degni di attenzione era un quadro digitale con un mio ritratto in tre pose differenti tra le quali vi era anche un nudo; io ero contenta di quel quadro, pensavo che le foto fossero venute bene e che io fossi venuta bene nonostante il fisico. Nel sogno ricevevo dei giudizi negativi, io al solito mio mi limitavo ad ascoltare per poi dire in tono stizzito ma non eccessivamente sentito che loro pensavano che dovevo fare questo o quello per stare meglio ma non avevano presente niente di me. Un ragazzino, che non ho idea di chi fosse, nel sogno era il figlio della vicina, mi disse che studiava al classico indirizzo di filosofia (che non so cosa voglia dire se non che studiava al classico e anche filosofia) e allora io mi mostrai molto entusiasta dicendo che trovavo la filosofia molto interessante. Ci sono stati elementi disturbanti, anche, quali uno scorpione che chiaramente aveva puntato me, mi seguiva in maniera aggressiva lanciando il veleno dalla coda; o l'aver "beccato" nel sogno un uomo – e non una persona qualunque, ma un uomo in particolare che non mi piace immaginare in quel modo – toccarsi e masturbarsi di fronte ad un porno.
Insomma, tutto questo per dire che anche se è dura ammetterlo sono felice di ritornare a casa in Sicilia e che lo sono in maniera profonda tanto da coinvolgere anche l'inconscio e la vita onirica, che forse sto iniziando a fare pace con tanti elementi passati della mia vita che ho messo da parte in maniera rabbiosa, schifata e disgustata e profondamente arrabbiata. E che ultimamente sto facendo sogni interessanti, che mi colpiscono e di fatti qualche giorno fa ho iniziato a leggere un libro su Jung perché voglio iniziare a leggere Jung.
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zeldoa · 4 months
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Eccolo il confronto con me stessa . . .
Che confusione ..quanto arrabattare nel mio animo , nel mio cuore .
Anni di tremenda solitudine . Solitudine che, come una fiera famelica e rabbiosa , mi ha strappato le carni , mentre sedevo al buio , sul divano a ( non ) fissare il vuoto . Mi ha scotennata prima , affiancata dalla sua alleata e altrettanto massacratrice : Paura . E le loro bestiali e subdole schiere di accoliti - Disistima; Convinzione di non avere valore e di meritare il male ricevuto; Sui Caedere ; Impotenza- a mano a mano demolivano le mie fibre , le mie energie , si insinuavano come un fumo denso e scuro ad accecarmi , assordarmi , rendermi apatica .Bramavo la compagnia, il contatto , l'invito di qualcuno , una telefonata ...niente . Solo la mia mamma , in punta di piedi , faceva capolino , con un messaggio carico di preoccupazione .
Ma non mi bastava . Alla deriva di me stessa , la cima lanciata da mamma non mi raggiungeva . Volevo andare più lontano ancora , a fondo , farmi dissipare da qualche elemento . Smettere di esistere , di resistere a quella paura schiacciante di restare sola , dopo la separazione . Ma il pensiero dei miei figli , come brezza del mare , invece mi rispingeva a terra . Una madre non può abbandonare i figli , non importa quanto insopportabile sia la voragine nella sua anima . Che privazione sarebbe , che egoista e sacrilego atto di viglaiccheria per una Madre .. come causare un dolore così alle proprie creature ...?...
E il tempo , balsamo per ogni cocente e inconsolabile piaga , mi ha salvata . Ho preso la rincorsa e ho voluto andare a 200 all'ora contro quell'odiato mostro . Vacanze da sola, camminate lunghissime e silenziose , da sola , cene in ristoranti stellati , da sola . Aperitivi in bettole , da sola . Caffè davanti al mare , da sola . Shopping, visite in posti d' infanzia, da sola . Mostre e musei , da sola .
Dieci anni di solitudine , la metà dei quali in angosciosa afflizione ,; e all'improvviso . . . puff ! Davanti a me un luminoso prato verde, fiorito , punteggiato dai fiori delle meravigliose cose che ho la fortuna di avere nella mia vita. Nuova consapevolezza, nuova e genuina gratitudine, commovente riconoscenza . Una serenità , uno stato di beatitudine , proprio in quella Solitudine per anni temuta . Ho iniziato a crogiolarmi , deliziata e quasi - no , senza quasi - gelosa di Lei , dei miei momenti in Lei .
Ora , scrivendone , mi vergogno , profondamente , di essermi annientata e autocommiserata , quando di miserie ce ne sono di peggiori e più insormontabili al mondo . Voglio conoscere il modo , il dharma , per essere di aiuto e supporto e utilità a chi ha bisogno .
Da un mese esco con una persona . Quando mi ha chiesto di uscire , insieme alla forte emozione , mi sono sentita in trappola . In trappola .
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susieporta · 5 months
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A proposito della Rabbia.
La repressione della Rabbia in tutte le sue forme, predispone alla malattia, fisica e mentale.
È stato dimostrato che l’esperienza della Rabbia promuove la guarigione, o, almeno, prolunga la sopravvivenza.
La questione della Rabbia però diviene ambigua molto spesso e solleva molte domande. Come possiamo incoraggiare le persone ad arrabbiarsi quando vediamo che i bambini soffrono a causa delle sfuriate dei loro genitori? A prima vista sembra un paradosso.
Se l’espressione della Rabbia è “buona” , come evitare i danni alle persone che la subiscono?
Sopprimere la Rabbia può avere conseguenze negative e disastrose, ma come possiamo incoraggiarne l’espressione se questa nuoce agli altri?
La Rabbia salutare è potenziamento e rilassamento. La vera esperienza della Rabbia è un’esperienza fisiologica senza esternazione. L’esperienza è di un’ondata di potere che scorre attraverso il sistema, insieme ad una mobilitazione interna. Si verifica, allo stesso tempo, una completa sparizione di tutta l’ansia.
Pertanto, se la Rabbia è rilassamento, che cos’è allora il Furore? Quando siamo infuriati tutti i muscoli sono tesi e ne risente il sistema cardiocircolatorio. L’esternazione della Rabbia attraverso gli eccessi del Furore è una difesa contro l’ansia.
Il Furore, l’Ira, dunque, hanno a che vedere con l’Ansia, non con la Rabbia.
Ma l’emozione della Rabbia conduce ad un’energia aggressiva che minaccia l’attaccamento. Per questo motivo gli impulsi aggressivi legati alla Rabbia sono soppressi sin da bambini a causa del senso di colpa che ne deriva; e questo esiste solo a causa della simultanea presenza dell’amore, dei sentimenti positivi che garantiscono l’attaccamento.
In definitiva l’esternazione attraverso le urla, le grida, e perfino le percosse e la violenza fisica, serve da difesa contro l’esperienza della Rabbia. È una difesa contro il trattenere la rabbia dentro, dove può essere sentita profondamente. Scaricarsi così, in realtà, difende dalla vera esperienza della Rabbia. L’altro modo in cui possiamo evitare l’esperienza della Rabbia è mediante la repressione. Perciò la repressione e lo sfogo sono due facce della stessa medaglia.
A volte troviamo più facile provare amarezza o furore piuttosto che permetterci di sentire quel doloroso desiderio di contatto e vicinanza che, quando è stato negato e frustrato, ha in principio seminato la Rabbia. Dietro tutta la nostra Rabbia giace un bisogno profondamente frustrato di un vero contatto intimo.
Cercare relazioni e creare intimità è un prerequisito della guarigione, e per farlo dobbiamo sfidare la radicata convinzione inconscia che grava sulla maggior parte di noi: credere che non siamo degni d’amore.
Gabor Maté
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smokingago · 6 months
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"Quando una persona capisce di essere sentita profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: " Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa cosa vuol dire essere me"
Carl Rogers
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ssimplymme · 5 months
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HERCAI - Amore e Vendetta
Trama:
Reyyan è la nipote di Nasuh Şadoğlu, patriarca di una delle famiglie più potenti della città di Midyat, in provincia di Mardin. Tuttavia, Reyyan non si è mai sentita amata e capita da nessun membro della sua famiglia tranne che da sua sorella minore, la piccola e dolce Gül, da sua madre Zehra e da suo padre Hazar (che l'amano incondizionatamente), il quale insieme allo zio di Reyyan, Cihan, è una delle figure più influenti ed importanti della numerosa famiglia. Nonostante ciò, il vero leader della famiglia è Nasuh, il severissimo e crudele nonno di Reyyan, che la disprezza e la maltratta costantemente in quanto non è la sua nipote biologica e, allo stesso tempo, lei non è a conoscenza di tale verità. Reyyan è una giovane ragazza innocente, buona e coraggiosa che sogna di essere libera. Il destino per la povera Reyyan cambia il giorno in cui incontra a cavallo Miran, l'erede della potente famiglia Aslanbey, giunto da Kars per vendicare l'omicidio dei suoi genitori, quando era ancora bambino. Miran è un uomo imprevedibile, istintivo e passionale, cresciuto nella rabbia e nella vendetta. Da qui inizia il vero calvario dei due giovani. Entrambe le vite di Miran e Reyyan, dopo il loro incontro, subiranno una radicale, viscerale e inaspettata svolta, che li coinvolgerà insieme a coloro che conoscono in un turbine di eventi e pericoli dove a farne da padroni sono degli incontrollabili sentimenti avvelenati da profondi rancori, gelosie, invidie, diaboliche macchinazioni, desideri di vendette sfrenate e tanti oscuri segreti che faranno riemergere un passato violento e colmo di misteri che era stato messo a tacere per troppo tempo e che vede protagonisti i diversi membri delle loro enigmatiche e ambigue famiglie, tutto in contrasto con il fulcro principale della storia: il tormentato, travagliato e complesso rapporto e legame, in continua evoluzione, che si istaura tra Miran e Reyyan, che si ritrovano ad essere vittime e allo stesso tempo carnefici delle disgrazie e difficoltà che li colpiscono, il tutto mentre entrambi sono visibilmente e profondamente combattuti a livello emotivo a causa dei loro complicati sentimenti contrastanti e dal proprio orgoglio ferito.
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lunamagicablu · 2 years
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Dapprima ignara spettatrice, poi perfettamente consapevole di un grande inganno che veniva messo volontariamente in scena nel teatro dei manovratori invisibili, compresi di essere entrata nella sala sbagliata, di aver erroneamente acquistato il biglietto di una proiezione che non si accordava al mio sentire. Per lunghi anni ho pensato che la proiezione di quel film non fosse reale, trovandomi invece ad osservare un teatro di attori, pronti a mettere in scena ogni giorno, lo stesso spettacolo.Sentendomi fuori luogo e a disagio, tra di loro, per alcuni anni mi sono sforzata di adattarmi a quelle frequenze indossando talvolta una maschera che non mi apparteneva, di cui non avevo né la proprietà, né il possesso, per comprendere ben presto che quella finzione mi aveva creato disarmonie e tossicità, portandomi a percorrere una strada che non mi è mai appartenuta. Ho sofferto nel mio silenzio per lungo tempo, sentendomi ogni giorno nel posto sbagliato e fuori luogo, contornata da loro e dalle loro energie. Sottilmente derisa perché percepita ‘diversa’, ho pianto amare lacrime mentre le mie urla erano prive di voce e la mia mortificazione era il loro divertimento.Ho erto una fredda fortezza con pesanti blocchi di pietra dentro la quale ho cercato di proteggermi per molto tempo, in solitudine e silenzio.Loro non sentivano quello che sentivo io, loro non percepivano i piani sottili, loro non conoscevano le mie frequenze, loro non avrebbero mai potuto vedere oltre, loro non conoscono la luce, ma anzi la combattono con quella arrogante cattiveria, tipica di chi ha scelto di camminare in compagnia dell’ombra.Iniziò così una lunga stagione di luminoso buio, talmente forte da essere riuscito ad aprire in me dei veri portali di coscienza che oggi appaiono in tutta la loro bellezza e si aprono affinché mi sia data la possibilità di vedere, conoscere e oltrepassandoli, di evolvere. Una crescita inarrestabile, un processo intimo e personale di elaborazione e rinnovamento. Una ricerca verso la vera conoscenza che si accorda ad un profondo desiderio di conoscere chi sono realmente; un’onda di luce che si ode echeggiare nel parallelo, dove avviene la vera creazione che si manifesta e si plasma in questo piano di esistenza. Un passaggio che conduce alla verità, durante il quale ho imparato ad accoglierla e integrarla, quella verità, tenendola tra mani di ghisa.E’ giunto il momento di abbandonare per sempre quell’ambiente e di uscire da quella torre di fredda pietra per percorrere nuovi sentieri di calda luce. E’ tempo di riposo e rigenerazione, è giunto il momento di lasciare andare e trasformare, allungando i rami verso il sole e affondando le radici in Madre Terra, ancorandomi a frequenze più elevate, stando nel mio sentire e compiendo un ulteriore balzo verso la conoscenza di chi sono veramente, rimanendo fedele all’unico contratto che ho sottoscritto: quello con la Mia Anima verso il raggiungimento e compimento del progetto animico per il quale ho scelto di tornare in questo piano di esistenza. Un atto creativo che in tutta la sua bellezza e armonia, tra il denso e il sottile, mi consentirà di stare nella mia vibrazione originale verso l’espressione della migliore versione di me. Una brillante forza vitale capace di nutrire di preziosa linfa ogni nuova e splendente gemma pronta a nascere e a disvelarsi in tutta la sua luce, che intercettando nuovi raggi di sole, si ancorerà a futuri già presenti, rendendoli possibili.Con silenzioso distacco e sentita compassione, oggi li osservo e li ritrovo ancora là, loro, dormienti dietro ai loro veli illusori, proiettati nelle loro falsità, menzogne, ipocrisie e inutili apparenze, inconsapevoli di ciò che realmente è accaduto in questi ultimi tempi, ma dotati di quella ignorante presunzione tipica di chi è profondamente radicato nella propria miopia coscienziale, intenti nel mettere in scena, ogni giorno, la vera rappresentazione e proiezione della loro esistenza: il Grande Inganno.
Sara Costi          
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At first unaware spectator, then perfectly aware of a great deception that was voluntarily staged in the theater of invisible handlers, I understood that I had entered the wrong room, that I had mistakenly bought a ticket for a screening that did not agree with my feelings. For many years I thought that the screening of that film wasn't real, finding myself instead observing a theater of actors, ready to stage the same show every day.Feeling out of place and uncomfortable among them, for some years I tried to adapt to those frequencies sometimes wearing a mask that did not belong to me, of which I had neither ownership nor possession, to soon understand that that fiction it had created disharmony and toxicity, leading me to take a path that never belonged to me. I suffered in my silence for a long time, feeling every day in the wrong place and out of place, surrounded by them and their energies. Subtly mocked for being perceived as 'different', I cried bitter tears as my screams were voiceless and my mortification was their amusement.I built a cold fortress with heavy blocks of stone inside which I tried to protect myself for a long time, in solitude and silence.They didn't hear what I felt, they didn't perceive the subtle planes, they didn't know my frequencies, they could never have seen beyond, they don't know the light, but rather they fight it with that arrogant wickedness, typical of those who have chosen to walk in the company of the shadow.Thus began a long season of luminous darkness, so strong that it was able to open real portals of conscience in me which today appear in all their beauty and open so that I am given the opportunity to see, know and beyond them, to evolve. An unstoppable growth, an intimate and personal process of elaboration and renewal. A quest for true knowledge that matches a deep desire to know who they really are; a wave of light that can be heard echoing in the parallel, where the true creation takes place which manifests itself and is shaped in this plane of existence. A passage that leads to the truth, during which I learned to welcome and integrate that truth, holding it in cast iron hands.The time has come to abandon that environment forever and to get out of that cold stone tower to walk new paths of warm light. It's time for rest and regeneration, the time has come to let go and transform, stretching out branches towards the sun and sinking roots into Mother Earth, anchoring myself to higher frequencies, staying in my hearing and making a further leap towards knowledge of who I truly am, remaining faithful to the only contract I have signed: the one with My Soul towards the achievement and fulfillment of the soul project for which I have chosen to return to this plane of existence. A creative act that in all its beauty and harmony, between the dense and the subtle, will allow me to stay in my original vibration towards the expression of the best version of me. A brilliant vital force capable of nourishing with precious lymph every new and shining gem ready to be born and to reveal itself in all its light, which intercepting new rays of the sun, will anchor itself to futures already present, making them possible.With silent detachment and heartfelt compassion, today I observe them and I find them still there, sleeping behind their illusory veils, projected into their falsehoods, lies, hypocrisies and useless appearances, unaware of what has really happened in recent times, but endowed with that ignorant presumption typical of those who are deeply rooted in their conscience myopia, intent on staging, every day, the true representation and projection of their existence: the Great Deception.
Sara Costi             
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livincrans · 9 months
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Chers Vous,
Si 2023 fut à nouveau un cru exceptionnel, c'est encore une fois grâce à vous ! Votre fidélité et votre confiance me touchent infiniment. Au plaisir de tous vous croiser bientôt à Crans-Montana. D'ici là, je vous souhaite une année 2024 pleine de santé, de bonheur et de belles aventures. Avec toute ma gratitude.
Cari tutti, Se il 2023 è stato nuovamente un anno eccezionale, ciò è interamente merito di ciascuno di voi! La vostra fedeltà e fiducia incondizionata toccano profondamente il mio cuore. Non vedo l'ora di avere l'opportunità di incontrare ognuno di voi presto a Crans-Montana.
Nel frattempo, estendo i miei più sinceri auguri per un 2024 colmo di salute, gioia e avventure straordinarie. Con sentita gratitudine.
Dear Everyone, If 2023 has once again proven to be an exceptional year, it's entirely thanks to each one of you! Your unwavering loyalty and trust profoundly touch my heart. I eagerly anticipate the opportunity to meet all of you in Crans-Montana soon. Until then, I extend my warmest wishes for a healthy, joyous, and adventure-filled 2024. With heartfelt gratitude,
Yos
#livincrans #luxuryrealestate #realestate #thankyou #merrychristmas #gratitudine #amicizia #felicità #salute #anno2024 #buonnatale #gratitude #friendship #happiness #health #2024 #joyeuxnoel #amitie #bonneannee #cransmontana #cransmontanaabsolutely
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"Nonna, sono insoddisfatta. Di tutto e di tutti."
"Ti è arrivata in visita l'Insoddisfazione, bambina mia. L'hai fatta accomodare nella tua casa? L'hai annusata? Osservata? Sentita sulla tua pelle? E' un incontro importante quello con le tue emozioni. Le hai dedicato tempo?"
"No, nonna. Quando mi sento così mi nasce la rabbia, la tristezza, l'allontano con qualsiasi azione... mi sento debole."
"OGNI INCONTRO È UNA RELAZIONE D'AMORE. PERCHÉ TI PORTA UN MESSAGGIO DA DECIFRARE.
Per poter dare nutrimento alla tua anima. L'insoddisfazione giunge a te per darti una direzione. Non arriva a causa di una situazione ma con l'obiettivo di indicarti la via."
"Non riesco a vederla questa via che mi indica..."
"Perché non vivi ciò che senti. Ma lo giudichi, lo vuoi allontanare, provi in tutti i modi a sostituirlo con azioni, parole, persone. Respiralo, bambina mia. Rimani nella tua emozione. E' l'unico modo per poterla ascoltare."
"Ci vuole tempo per ascoltarsi. E anche qualcuno che ti insegni a farlo..."
"Ci vuole più tempo a crearsi delle scuse.
Per fuggire da questo incontro con noi stessi.
Ogni volta che giunge un'emozione a trovarti, bambina mia, fermati. E respira profondamente.
Chiudi gli occhi e immagina di invitarla nella tua casa. Siete come due vecchie amiche che vi conoscete da sempre. Conosci l'odore della sua pelle, i tratti del suo viso, le pieghe del suo sorriso. Ti fidi di lei. Ciecamente. E sai che è lì per farti da specchio. Per mostrarti un'immagine di te che non riesci a vedere. Servono a questo le emozioni: per svegliare i tuoi sensi, per darti potere. Segui la via di ciò che senti. E' la tua verità. L'unica da non abbandonare mai."
Elena Bernabè
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canterai · 2 years
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questione amletica sul fatto di essere vegetariana
sono vegetariana da due anni, ufficialmente. e sento i miei valori così profondamente che potrei tranquillamente diventare vegana. fin da piccola sono cresciuta in mezzo agli animali, per i quali provavo un amore sconfinato. ricordo perfettamente quando mia nonna faceva il brodo e io rabbrividivo perché sapevo che aveva appena tirato il collo a una delle mie gallinelle.
nata a Bologna con radici abruzzesi, per me piccina era difficile immaginare che potesse esistere un modo di vivere che non comprendesse il mangiare carne, ma quando l'ho scoperto mi sono subito sentita riconosciuta e in pace con me stessa.
sono diventata vegetariana nel 2021, e tutti intorno a me sono andati in panico, perché nel frattempo avevo sviluppato un disturbo alimentare. non è stato semplice dimostrare che le due cose fossero separate. non era una coincidenza che fossero accadute contemporaneamente, perché avere un disturbo alimentare mi aveva costretta a riflettere su ciò che avevo nel piatto e prenderne coscienza, ma diventare vegetariana NON è stato un modo per restringere ulteriormente. anzi, forse è ciò che pian piano mi ha fatto tornare piacere nel mangiare e nel cucinare.
non è stato difficile per me smettere di mangiare carne e pesce. avevo già smesso da piccola di mangiare il pollo, per i motivi precedentemente detti, e in generale facevo fatica a mangiare ciò che avesse forma animale. è ovvio che dare un hamburger a una bambina è il modo più carino per metterle nel piatto un animale irriconoscibile, davanti al quale non si è costretti a inorridire.
come se non bastasse, si erano aggiunti altri valori etici alla mia scelta, come banalmente i cambiamenti climatici.
dopo aver fatto questa lunga premessa, arriviamo al punto cruciale. qualche tempo fa ho immaginato di mangiare un animale vissuto nelle condizioni migliori e senza soffrire, e mi sono chiesta: lo mangerei? no, se fosse un animale da giardino, forse sì se fosse un animale come una mucca o come un pesce. e no, non si tratta di specismo, è solo una questione, ancora una volta, di impressione.
sono vegetariana, vorrei diventare vegana, ma ho risposto forse sì. non credo davvero nei miei valori? sono ipocrita e incoerente? ci ho riflettuto, e la risposta è no. semplicemente mi disgusta, come persona, nutrirmi di crudeltà nei confronti degli animali e di arroganza. mi fa soffrire nutrirmi di sofferenza. ma, se sapessi che un animale ha vissuto sempre senza soffrire e in condizioni di vita ottimali, forse potrei mangiarlo senza stare male, perché sentirei di nutrirmi di amore.
mi sono dovuta porre questa domanda a causa del lavoro che mi piacerebbe fare, ovvero girare per il mondo e studiare gli animali e il mondo naturale. ho parlato con una persona che lo fa, e mi raccontava di quando si trovava in Madagascar per studiare delle scimmie e vivevano nel nulla, andando ogni tanto in città per fare rifornimento di cibo: riso, le verdure che coltivavano, e la poca carne che avevano. in una condizione come questa, rifiutandomi di mangiare carne per dei mesi probabilmente non riuscirei ad assumere tutti i macronutrienti necessari, e inoltre farei la figura della persona privilegiata che si può permettere una dieta alternativa a quella onnivora.
insomma, queste sono state un po' le mie varie riflessioni, e vorrei sapere cosa ne pensate. se vi pare ipocrita, se condividete, se non comprendete eccetera.
breve sondaggio per chi è arrivato fin qui, ma mi piacerebbe avere anche opinioni vere e proprie
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capolavorodisatana · 2 years
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Caro Ciro, ci sono tante cose che vorrei dirti, ma ti ignoro, paradossale vero? Eppure ti penso così profondamente che quasi t'invoco, che rivivo tutti i ricordi come se fossero invece il presente... Ti penso a tal punto da immaginare quel futuro che non vivremo mai....
La nostra, una storia secondo tutti sbagliata, ma ero io, la prima a vergognarmi a presentarti ad amici e parenti. Questo solo perché la vera me, è così sbagliata ai miei occhi, che spesso la nascono, la ammutolisco, la metto da parte, per indossare invece una maschera che meglio si adatta a ciò che tutti si aspettano da me. È una consuetudine così ben radicata, che anch'io a volte non distinguo quando sono io e quando invece sto fingendo.
Tu invece amavi la vera me, e forse per questo faticavi invece a capire l'altra versione, quella che vive agli occhi della società. Quella che è veramente diversa da te, una versione costruita, studiata nei particolari, affinché possa compiacere chi mi ha cresciuto ed educato... Eppure così distante dalla verità.
La nostra, una storia così criticata, che alla fine abbiamo smesso di crederci anche noi... Così simili e compatibili, quando diversi e lontani... ma credimi se ti dico che ti ho amato e probabilmente continuerò a farlo per sempre, in un angolo del mio cuore che terrò riservato a te, all'unico che è riuscito a regalarmi attimi di felicità, nonostante tutt'intorno fosse inferno. Con te mi sono sempre sentita sul tetto del mondo, mi sentivo vera, viva... due mondi diversi, due pezzi che combaciano ma di puzzle diversi.
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susieporta · 9 months
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Quando una persona capisce di essere sentita profondamente. I suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che in un senso molto reale, pianga di gioia.
È come se stesse dicendo: "Qualcuno mi ascolta!
Qualcuno sa cosa vuol dire essere me!".
Carl Rogers
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astra-zioni · 2 years
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Ci sono state delle cose negli ultimi giorni che m’hanno fatta riflettere sul rapporto che si ha con i social in questi ultimi anni e come li si tratti al pari di un diario personale. Fermo restando che ognuno dispone dei social come meglio crede e che io stessa uso Tumblr per scrivere cose profondamente private - motivo per cui tengo che la mia identità “vera” la conoscano in pochi -, mi sento di fare un paio di osservazioni. Io mi ritengo sempre responsabile di quel che condivido e scrivo, soprattutto su Tumblr, perché è una piattaforma frequentata da persone molto giovani, e credo in generale che ciò che si scrive, così come ciò che si dice, abbia un impatto sugli altri. Sei detentore involontario di una responsabilità. Il fatto che si parli di esperienze assolutamente personali ed intime non influenza il discorso per il semplice fatto che nei social non esiste una divisione netta tra pubblico e privato; intendo dire che certe cose che, normalmente, diresti a un amico, le scrivi in un posto in cui non sai chi legge quelle parole, e soprattutto non dispone del contesto generale, della tua situazione particolare, per elaborarle. Esempi banali, spesso letto qui sopra: “voglio ammazzarmi perché sono grassa, non voglio esistere, alla fine tutte le donne hanno bisogno della validazione dell’uomo, ho mischiato alcol e psicofarmaci” etc, oppure dire cose “politicamente scorrette” perché su Tumblr “attira” ma che non si direbbero davanti un gruppo di persone perché ti riderebbero in faccia. Sono dell’idea che i social non siano così diversi dalla vita reale e che, se tu non diresti mai una cosa dal vivo, allora c’è un ragione per non dirla neanche su un social. Applico questo esempio a me. Quando leggo post di ragazze che vogliono letteralmente suicidarsi perché sono grasse - e successivamente postano la propria foto di un corpo perfetto, canonico -, io da persona ex dca mi sento triggerata, non capisco la loro percezione e di conseguenza neanche la mia, e son grandicella, ho fatto un percorso, son passati anni. Una tredicenne a cui arriva il messaggio che la pancetta rovini qualcosa, che il sesso è bello se violento con tanto di gif e via discorrendo, comincia ad avere una visione distorta delle cose. Anche io talvolta son caduta nell’errore di essere troppo esplicita qui sopra circa i miei problemi, solo dopo ho pensato a chi poteva leggere. E mi son sentita responsabile. Parlare della malattia mentale è fondamentale, ma non romanticizzandola, non senza contesto, senza capacità critica, perché una frase buttata lì a mo’ di sfogo arriva dall’altro capo del mondo e spesso fa male. Le parole cambiano letteralmente il mondo, e lo possono anche migliorare.
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smokingago · 2 years
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Ho fatto una grande fatica a leggerlo fino in fondo, col pensiero che ancora oggi, nel 2023, sono in molti a giustificare uno stupro 😑
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È il 9 MARZO 1973.
La donna picchiata, sfregiata e violentata è FRANCA RAME.
Abbandonata vicino a un parco cittadino, cammina fin davanti alla Questura, per poi tornare a casa.
LO STUPRO
MEDICO Dica, signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere... una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO Si è sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE DEGLI STUPRATORI Si è sentita umida?
GIUDICE Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO Lei ha goduto?
MEDICO Ha raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO Se sì, quante volte?
Il brano che ora reciterò è stato ricavato da una testimonianza apparsa sul “Quotidiano Donna”, testimonianza che vi riporto testualmente.
Si siede sull’unica sedia posta nel centro del palcoscenico.
FRANCA C’è una radio che suona... ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore... amore...
Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena... come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra... con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.
Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.
Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce... la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza... Dio che confusione! Come sono salìta su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?
Non lo so.
È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare... è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena... s’è seduto comodo... e mi tiene tra le sue gambe... fortemente... dal di dietro... come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.
L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido.
Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce... né gran spazio... forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.
Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano?
Sta per succedere qualche cosa, lo sento... Respiro a fondo... due, tre volte. Non, non mi snebbio... Ho solo paura...
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando profondamente.
Sono vicinissimi.
Sì, sta per succedere qualche cosa... lo sento.
Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli... li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe... in ginocchio... divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro, perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.
Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!
Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo... un calore, prima tenue e poi più forte, fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.
Una punta di bruciore. Le sigarette... sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere... Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile.
Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si consumano presto.
Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo... mi tagliano anche il reggiseno... mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le bruciature...
Ora... mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.
Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.
Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.
Devo stare calma, calma.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola... non conosco nessuna lingua. Altra sigaretta.
“Muoviti puttana fammi godere”.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo... i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
“Muoviti puttana fammi godere”.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”.
Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.
“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.
Ci credono, non ci credono, si litigano.
“Facciamola scendere. No... sì...” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.
Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore... pardon... l’unico, che non si sia aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere... e se ne va.
Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male... nel senso che mi sento svenire... non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo... per l’umiliazione... per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello... per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero... mi fanno male anche i capelli... me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia... è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino... cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora... Sento le loro domande. Vedo le loro facce... i loro mezzi sorrisi... Penso e ci ripenso... Poi mi decido...
Torno a casa... torno a casa... Li denuncerò domani.
Buio.
(Questo brano è stato scritto nel 1975 e rappresentato nel 1979 in Tutta casa, letto e chiesa).
Tratto dalla pagina facebook Atlantide
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greenbor · 2 years
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La stanza è spazio entro il quale la mia vita è un confine, oltre il quale intravedo il buio da un punto statico del mio letto, come trovandomi sull'orlo di un precipizio, oltre il quale è solo mistero o certezza di fine, come trovandomi l'esiguo corpo al pari della foglia autunnale pronta a staccarsi dal ramo. Tutto sembra fermo di notte nel silenzio, quasi irreale, come un non sapere, un evitare il dolore, lasciando alla vita il giusto traghetto per la morte verso lo sconosciuto destino. Non è duro andarsene, visto l'inutilità della vita al cospetto del male imponente del vivere, a cui nolenti siamo trascinati in una autentica guerra psichica di sopravvivenza. Vivere per me è stato il bisogno di un'oasi, di un riparo, di un voler men soffrire tra gli strazi quotidiani dove la verità ci è tolta e quantomeno raccontata con abili bugie. Per me vivere ha una valenza introspettiva dove,attraverso la meditazione, evito gli spigoli del vivere e della mente. Non ho alcuna ricerca se non interiore . Non mi serve viaggiare per il mondo, conoscere, innamorarmi, quando alla fine è un cercare che non ha senso. Tutto si riconduce ad un dolore, ad un legame più forte che aumenta il dolore. Ogni felicità nasconde nel tempo il doppio dell'infelicità. Io sono colui che non sceglie, che non cade nel tranello dell'innamoramento involontario delle affinità. Vorrei incontrare colei che ho sempre amato tra tutti gli amori della mia vita e dissolvere assieme a lei quel legame che ho sempre sentito. Deve esserci un modo per liberarci da queste catene con cui nel vivere ci imprigionamo in dipendenze. Di molte me ne sono liberato e mi accorgo che le ultime sembrano troppo salde per venirne fuori. Odio ogni vincolo. Per questo anche amando follemente mi preoccupavo di lasciare porte aperte ai dubbi come se fossero uscite di sicurezza, maniglie anti panico. Dovremmo avere tutti almeno passaggi sotterranei per uscire da dove per istinto e desiserio involontariamente, in nome di un amore, ci vediamo coinvolti. Deve essere un fatto caratteriale. Io non voglio legami e non ne ho mai sentita l'importanza. Forse sono proprio i poeti ad abdicare la vita, quelli che la sentono più profondamente e ne acquisiscono consapevolezza. Non importa se non vengono compresi. Provo una gran simpatia verso tutti coloro che non hanno cercato fama di gran poeti, ma gli è bastato vivere con poesia. Provo un gran rispetto per chi la poesia l'ha resa semplice e non con parole complicate, con inutili estetismi in cui specchiarsi. Ed anche se chi mi conosce mi dice poeta, mi sento di più colui che saggio riflette la vita.
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grafess · 2 years
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Jaco, ho vissuto fino all'ultimo secondo del tempo passato insieme. Non mi ero mai sentita così: con te è stato come godersi profondamente una cosa bella avendo la consapevolezza che sarebbe finita. Mi manchi ma non posso trascinarti di nuovo nel mio limbo: mi convinco che non può funzionare ma allo stesso tempo penso a quanta felicità sei, e me ne rammarico, me ne rammarico tantissimo. E mi pento di aver troncato così in fretta, perché penso che magari se ti avessi conosciuto un po' di più.. E se mi fossi lasciata influenzare dal parere degli altri senza pensare a cosa realmente sei? Quando ti vedo dentro muoio, perché mi hai dato colori nuovi, i tuoi.. e mi piacevano così tanto.. ma infondo so che non funzionerebbe, e non posso certo chiederti di "riprovarci", perché non posso illuderti di nuovo sapendo che non andrebbe avanti.
E queste cose te le urlerei, te le direi.. se non fossi già uscito dalla porta.. e se non ci fossimo evitati con un altro sorriso di circostanza..
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