#profilare utenti
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Quando un social è gratis, vuol dire che il prodotto in vendita sei tu.
Se la tua domanda posta riguarda l'argomento in causa (social offerti gratuitamente), rispondo che gli "acquirenti di un social" sono le aziende che raccolgono dati sensibili per profilare gli utenti - accade anche quando un social ti propone pubblicità.
Se la tua domanda posta è specificatamente sulla mia persona, rispondo che io non sono in vendita, perché sto offrendo le mie foto e i miei contenuti senza chiedere nulla in cambio: nemmeno un caffè.
Stephen King, in un suo racconto, ha provato a dare una interpretazione a questa diffusione di social/app gratuite; il racconto fa parte della raccolta di quattro scritti inediti di King, intitolata “Se Scorre il Sangue“, pubblicata nel 2020, su cui è stato fatto un adattamento cinematografico (Mr. Harrigan’s Phone), recuperabile su Netflix.
Il solo fatto che per potermi iscrivere su questa piattaforma, passando da Instagram, io abbia dovuto, per forza, offrire dati reali e foto reali (come altri hanno fatto, oltre a me), offre prova concreta, anche a chi non sia esperto informatico, che siamo noi, con i nostri dati, la nostra vita privata, il prodotto venduto qui ad aziende terze - su cui Zuckerberg guadagna moltissimo.
In un social gratuito, come Facebook, Instagram, ed ora Threads, non dovrebbe essere assolutamente richiesto che i tuoi dati immessi per iscriverti siano reali (altrimenti viene cancellato il tuo account), poiché la privacy deve prevalere sempre per tutelare il cittadino comune; ma ciò accade, poiché veniamo tutti profilati e venduti come merce di scambio ad aziende e politica.
#social#gratis#prodotto#vendita#acquistare#dati sensibili#profilare utenti#aziende#social networks#pubblicità#domande#offrire#caffè#chiedere
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Alexa ci spia
Ma chi l'avrebbe mai pensato? <sarcasmo>
"Umar Iqbal, assistente professore di informatica e ingegneria presso la McKelvey School of Engineering della Washington University di St. Louis, ha dichiarato: “Abbiamo scoperto che Amazon utilizza i dati di interazione degli altoparlanti intelligenti per determinare gli interessi degli utenti e quindi utilizza tali interessi per indirizzare annunci personalizzati”.
Per analizzare i dati raccolti dai dispositivi intelligenti, il team ha creato diversi “personaggi” con interessi in determinate categorie. I ricercatori hanno misurato la raccolta dei dati intercettando il traffico di rete e determinato l’utilizzo dei dati osservando le pubblicità mirate a ciascun “personaggio”.
Il team ha scoperto che fino a 41 inserzionisti sincronizzano o condividono i propri cookie con Amazon, che vengono poi sincronizzati con altre 247 terze parti. Hanno anche scoperto che Amazon non rivela che le interazioni degli altoparlanti intelligenti vengono utilizzate per profilare gli utenti allo scopo di indirizzare la pubblicità."
Io l'avevo già capito da tempo. Per fare un test mi ero divertito a fare diverse ricerche su cofani funebri, bare e funerali con Google; beh, passato almeno un anno continuo a ricevere pubblicità di imprese funebri e servizi di cremazione.
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COS’E’ FACEBOOK ADS E PERCHE’ E’ LA MIGLIORE OPPORTUNITA’ PER LA TUA ATTIVITA’
Tra tutti i social media,Facebook si è dimostrata una piattaforma particolarmente efficace per fare pubblicità online, sia per i professionisti che per le aziende (B2B e B2C). Padroneggiare il mondo dell’advertising su Facebookin tutte le sue sfacettature, è diventato prioritario ad oggi se si cercano risultati soddisfacenti e misurabili.
Uno studio condotto daShopifyha evidenziato comei due terzi di tutto il traffico generato dalle piattaforme social verso i negozi online, arrivi da Facebook.Ed è proprio dalla piattaforma di MrZuckerberg che derivano circa l’85% delle vendite.
1. Cos’è Facebook ADS? A cosa serve?
FacebookAds è uno degli strumenti più efficaci per far crescere la propria attività online, costruire una community e una cerchia di clienti fedeli, generare nuovi contatti e conversioni.
La piattaforma social vanta 2,2 miliardi di utenti attivi al mondo ogni giorno, solo in Italia contiamo più di 30 milioni di utenti attivi.
Secondo recenti statistiche, un utente medio trascorre circa 50 minuti al giorno traFacebook, Instagram e Messenger. Ciò significa che farepubblicità su Facebook è di estrema importanza per raggiungere un pubblico sempre più vasto.
FacebookAdsa differenza di altre piattaforme di advertising, ha un grande vantaggio: la possibilità di crearecampagne pubblicitarie mirate, targettizzando in maniera molto precisa il pubblico di utenti.
Prima di cominciare a fare pubblicità su Facebook però, dovrai chiederti: qual è l’obiettivo che voglio raggiungere?
Qualora volessi aumentare il traffico verso il tuo sito eCommerce, potresti realizzare una campagna “traffico” mirata a raggiungere i tuoi clienti in modo efficace, creando un pubblico composto per esempio dai visitatori del tuo sito suddivisi in base alle azioni che hanno compiuto all’interno di esso (es. aggiunto un prodotto al carrello, visualizzato una specifica pagina, etc..).
2. FacebookAds e il famoso“bisogno latente”
Risvegliare il bisogno latente di un consumatore che non ricerca in maniera attiva ed esplicita un prodotto/servizio, ma che potenzialmente potrebbe essere interessato. Questo è il compito principale di Facebook ADS.
Quando si definisceuna strategia di marketing, è fondamentale come prima cosa individuare i bisogni degli utenti in target e comprendere la domanda online di un prodotto/servizio che si mette sul mercato.
A differenza di Google, che soddisfa un bisogno consapevole e specifico, Facebook può essere usato come canale attraverso il quale intercettare nuovi consumatori che non sono direttamente interessati ad un prodotto o servizio, ma che potrebbero esserlo.
FacebookAds si regge su di una gran mole di dati (età, sesso, interessi, comportamenti, connessioni, etc.). Grazie a queste informazioni fondamentali, gli inserzionisti potranno profilare i target in maniera più accurata ed intercettare i bisogni dei consumatori.
3. Perché conviene fare advertising su Facebook?
L’algoritmo pubblicitario di Facebook funziona con il meccanismo dell’asta che viene stabilita tra i vari inserzionisti. Sarà l’algoritmo stesso a determinare quali siano i migliori annunci da mostrare al miglior pubblico, nel momento opportuno.
In pratica, non avranno la meglio gli inserzionisti che faranno l’offerta più alta, andando così a monopolizzare la piattaforma. Ciò che per Facebookconta maggiormente, è l’esperienza all’interno della propriapiattaforma e quindi della qualità degli annunci pubblicitari in essa prodotti.
FacebookAds è una piattaforma ancora estremamente potente sia per il mercato B2B che per il B2C. Lo dimostrano le svariate storie di successo che hanno utilizzato le soluzioni di marketing offerte daFacebook.
5. Quanto costa fare pubblicità su FacebookAds
Ma ora arriviamo alla parte che tutti aspettavano. FacebookAds è una piattaforma magnifica, ma quanto costa davvero fare pubblicità su Facebook? La risposta sincera è: dipende.
Come prima cosa bisogna definire quale sia l’obiettivo della campagnamarketing, realizzare quindi una strategia, esaminarne i risultati e,senecessario, ottimizzare le campagne. A seconda delle “entrate” che si vogliono generare, o meglio, all’obiettivo che si vuole raggiungere, si potrà quindi determinare il costo da dedicare alle campagne di advertising.
Facciamo un esempio.
Se il tuo obiettivo è la “generazione contatti” e punti a generare entrate mensili per 10,000 euro, devi tenere conto innanzitutto del margine sul tuo prodotto, in questo caso 1.000 euro. Detto ciò, significa che avrai bisogno di minimo 10 vendite al mese che provengano da Facebook. Ponendo che alla tua attività occorrano approssimativamente 15 lead per generare una vendita, ciò vuol dire che la campagna pubblicitaria suFacebook dovrà portarti 150 contatti al mese se vuoi raggiungere l’obiettivo prefissato.
Il costo di una campagna Facebook dipende anche da altri fattori: chi è il tuo target di riferimento, quanto è competitivo il settore a cui ti stai rivolgendo, qual è il punteggio di qualità dei tuoi annunci, qual è il livello di interazione ed il numero di click sui tuoi annunci.
Il miglior consiglio che possiamo darti è cominciare a stanziare un budget per le tue attività di advertising e rivolgerti ad un esperto Facebook ADSche sarà in grado di monitorare i risultati, tenendo d’occhio i parametri più importanti come il costo per conversione o il CTR.
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Non ti sbagli: ora i siti web hanno molti più tracker
Il sito Web medio ha 48 tracker che monitorano ogni mossa di ogni visitatore e compilano dati sensibili, ha affermato una nuova ricerca scioccante (si apre in una nuova scheda).
I risultati di NordVPN suggeriscono anche che con così tanti tracker, i siti Web espongono i propri visitatori a un elevato rischio di furto di identità.
Utilizzando tre diversi tracker blocker (Brave, Privacy Badger e uBlock Origin), gli analisti dell'azienda hanno misurato il numero di tracker (cookie o pixel di tracciamento) presenti nei 100 siti Web più popolari in 25 paesi in tutto il mondo, secondo SimilarWeb. Sovraccarico di monitoraggio I siti Web di social media sembrano essere i peggiori del gruppo, con un sito medio contenente 160 tracker. I siti web sulla salute occupano il secondo posto, con una media di 46 tracker. I siti di media digitali sono dotati in media di 28 tracker. All'altra estremità dello spettro ci sono i siti web governativi e quelli che offrono contenuti per adulti, con solo quattro e un tracker per sito web, rispettivamente.
È stato scoperto che terze parti riconoscibili possiedono la maggior parte di questi tracker. Quasi un terzo (30%) appartiene a Google, l'11% a Facebook e il 7% ad Adobe, con i dati spesso utilizzati per scopi di marketing.
“Il numero di tracker di siti Web dipende principalmente dalle leggi sulla protezione dei dati in un paese. Ecco perché nell'Europa centrale e settentrionale, dove vengono applicate le regole del GDPR, i siti Web hanno meno tracker ", ha affermato Daniel Markuson, esperto di privacy digitale presso NordVPN.
"Tuttavia, la situazione è completamente diversa negli Stati Uniti, dove nessuna singola legge copre la privacy di tutti i tipi di dati in tutti gli stati". Per NordVPN, il problema con la raccolta di questi dati è che possono essere utilizzati per profilare gli utenti in modo molto dettagliato. Il profilo viene quindi venduto alle società pubblicitarie, i cui annunci "seguono" gli utenti su Internet per raccogliere ancora più dati.
Peggio ancora, i criminali informatici potrebbero mettere le mani su questi dati in qualsiasi momento e potrebbero quindi utilizzarli in attacchi di phishing che utilizzano il profilo personale approfondito di una vittima per apparire autentici, aumentando le probabilità che cadano nell'inganno.
Markuson suggerisce che, per diventare meno tracciabili online, gli utenti dovrebbero utilizzare un servizio VPN, nonché installare estensioni per il blocco del tracciamento e utilizzare un browser anonimo.
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#cartefedeltà#ecommerce#ecommercegratis#ecommercegratuito#fidelitycard#fidelizzazioneclienti#fidelizzazionedeiclienti#gdpr#gdprprivacy#programmidifidelizzazione
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Profilare gli utenti significa andare a conoscere i visitatori e come interagiscono con gli spazi. #bigdata suggerisce una sola via: l'integrazione dei dati. Novità: essere in grado di andare a integrare anche dati fisici. #OBAC18 @Fluxedo_Biz https://t.co/xVOBPU64AZ
from http://twitter.com/Osserv_Digital
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Facebook ci ascolta?
Questo è lo script del mio intervento durante l’incontro di Open TOAST! La comunicazione raccontata da chi la fa con Andrea W. Castellanza e Sebastian Paolo Righi (autori del podcast Bistory) organizzato in collaborazione con Hagam. “Podcast mon amour” si è tenuto il 23 ottobre 2019.
C’è dibattito: parliamo di microfoni, pixel di tracciamento, dati e femtech.
Vi è mai capitato di parlare con un amico di un viaggio che vi piacerebbe tanto fare o della necessità di cambiare auto e dopo poche ore vedere su Facebook degli annunci pubblicitari proprio su un tour operator specializzato in viaggi in Nepal e un sito che ti aiuta a trovare la tua auto nuova?
A tanti, tantissimi, sembra proprio che Facebook usi il microfono dello smartphone per ascoltare le nostre conversazioni e mostrarci annunci pubblicitari basati su ciò che è stato detto ad alta voce.
Ma è davvero così? Facebook ci ascolta? Risposta breve: NO.
Addirittura Mark Zuckerberg l’ha definita una conspiracy theory (teoria della cospirazione) durante la sua audizione di aprile 2018 davanti alla Commissione del Senato degli Stati Uniti. La stessa audizione in cui ha spiegato al senatore Peters come fa Facebook ad essere un servizio gratuito per le persone: ospita la pubblicità.
Dicevamo: perché è falso dire che Facebook ci ascolta? Principalmente perché sarebbe un procedimento troppo costoso quello di registrare le conversazioni di migliaia di persone, si tratta di una mole di dati incredibile. Senza contare che anche per i telefoni degli utenti, avere il microfono costantemente attivo vorrebbe dire un consumo di dati e di batteria impossibile da sostenere, che quindi se ne accorgerebbero.
Supponiamo però che i nostri telefoni siano però davvero così potenti da poterlo fare. Le comuni conversazioni sono piene di sfumature, di sarcasmo, di non-detti e di doppi sensi, e credere che un’intelligenza artificiale possa capirle per sfruttarle a fini pubblicitari vuol dire probabilmente «dare a queste tecnologie più credito (o più paranoia) di quella che meritano», come sostiene per García Martinez, ex product manager di Facebook.
Potremmo dire però “e Alexa, Siri, Google? Sono dispositivi dotati di microfono e nascono proprio per ascoltare le nostre richieste”. Non è che anche loro ci ascoltano in tutto quello che diciamo? In realtà gli assistenti vocali hanno un supporto che sì, è sempre in ascolto ma si attiva esclusivamente quando intercetta la wake word, tipo Ok Google.
E ancora: perché e falso dire che Facebook ci ascolta? Principalmente e molto semplicemente, perché non ne ha bisogno: ha già tutte le informazioni per fare pubblicità mirata su di te. Sanno già molto su di te, a volte lo sanno anche prima di te. Facebook sa cosa pubblichi, cosa pubblicano i tuoi amici e gli amici dei tuoi amici. In questo modo può collegarti ai loro interessi e scommettere che qualcosa può interessarti basandosi su come e quanto interagisci con i tuoi contatti.
La realtà è che chi fa pubblicità ha modi sofisticati di profilare gli utenti. I dati di cui si è più ghiotti sono quelli di location targeting: quelli sulla posizione, il famoso “è in viaggio verso...” e via dicendo. Le informazioni su dove vivi sono fondamentali per conoscere le tue abitudini e i tuoi interessi. E poi il pixel di tracciamento, la gioia di chi fa advertising su Facebook. Il pixel è una stringa di codice presente su migliaia di siti che dialoga con Facebook ed è in grado di dirle cosa fa l’utente quando non è più su Facebook ma su questi siti. Il pixel riporta queste informazioni a Facebook: se compri, cosa compri; se lasci un articolo nel carrello e non concludi l’acquisto; quanto tempo stai un sito e su quale pagina. Sono questi i sistemi utilizzati per prevedere i tuoi interessi o i tuoi acquisti.
Quindi: se l’altro ieri hai parlato di fare trekking in Nepal e oggi su Facebook vedi un annuncio pubblicitario su un viaggio di gruppo per trekker nel sud est asiatico, è una coincidenza. Una strana coincidenza per carità ma di questo è fatta la vita. Se li cerchi, troverai sempre dei pattern, degli schemi perché la vita ne è piena.
In ogni caso, puoi andare nelle impostazioni del tuo smartphone e decidere di disattivare la funzione microfono per Facebook (e anche per altre app) e fare un esperimento.
Voglio precisare che le cose che abbiamo appena visto sono frutto di una ricerca e di una sintesi tra le fonti che ritengo più autorevoli e più aggiornate in merito (The Guardian, BBC, Business Insider e così via). Questo nel caso domattina ci svegliassimo con una breaking news su Zuckerberg che registra le conversazioni dei suoi utenti attraverso il microfono dello smartphone!
A proposito della fine che fanno i tanti dati che regaliamo alle app.
“Con la nascita delle app per monitorare la fertilità e il ciclo, la conoscenza intima dei corpi delle donne è diventata un affare milionario. I pubblicitari analizzano i dati raccolti da queste applicazioni e sfruttano il ciclo ormonale delle utenti per vendere prodotti mirati.” The Guardian ha pubblicato un micro documentario dal titolo Chi guadagna con le tue mestruazioni? che parla proprio di Femtech (female tecnhology) l’insieme di prodotti tecnologici dedicati alla salute femminile.
Nel quotidiano, sulle app che monitorano il ciclo puoi anche compilare dei test, fare domande, discutere in forum. E dove vanno tutte le tue risposte? Ecco 4 modi in cui questi dati possono essere utilizzati:
venduti ad altre aziende per fare pubblicità
condivisi con altre parti di cui l’utente non sa nulla (FB, Google)
consegnati a istituti di ricerca scientifica
combinati con altri dati per creare profili che saranno venduti per stilare delle medie e analizzare le tendenze
Per chiudere, vorrei fare una domanda un po’ provocatoria: abbiamo visto come Facebook riesce a proporci degli annunci pubblicitari in sintonia con i nostri interessi. Ma è davvero il male? Cioè: essere sottoposti a pubblicità mirata e potenzialmente utile è davvero così brutto?
Grazie!
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Per approfondire:
I nostri cellulari non ci ascoltano, Il Post
Internet ci ascolta, Domitilla Ferrari
Why phones that secretly listen to us are a myth, BBC
Is Facebook spying on you?, The Guardian
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Google Photos, quanto sono private le tue immagini?
Il software di google per la gestione delle foto ha da poco compiuto quattro anni e, dopo una breve introduzione su cos’è nello specifico e come funziona, vorrei parlarvi della privacy e dei rischi per la nostra sicurezza online legati all’utilizzo.
Icona Google Photos - Fonte: Wikimedia
Google Photos si occupa si occupa di immagini, come è facilmente intuibile dal nome, e lo fa veramente molto bene. E’ utilizzato come galleria fotografica in moltissimi smartphone, soprattutto Android, ma è anche molto di più. Esso permette infatti un backup nel cloud di google di tutte le nostre foto o video, con nessun limite di spazio e in modo completamente gratuito. Le nostre immagini saranno così accessibili in ogni momento sia dal nostro telefono che dal nostro pc attraverso il sito web, anche se non presenti “fisicamente” sul dispositivo.
Inoltre esso utilizza elaborati algoritmi e machine learning per estrapolare informazioni dalle foto e poterle catalogare in apposite cartelle: posti, animali, auto, tramonti, monumenti, favorendo così una ricerca tramite parole chiave.
Ovviamente tutti questi vantaggi vengono con un costo: la nostra privacy. Non solo salvare le nostre foto online ci espone a un rischio maggiore di furto da parte di malintenzionati, poiché basterebbe rubare il nostro account per averne l’accesso, ma stiamo effettivamente dando le nostre foto personali nelle mani di Google. Esatto, dopo aver sottoscritto il contratto è come se li autorizzassimo a vedere e utilizzare le nostre foto. Ovviamente queste non saranno pubblicate su internet a nostra insaputa, non vi allarmate, non servirebbe a nulla e sarebbe un enorme danno d’immagine, queste però possono certamente essere analizzate per estrarre i dati di cui l'azienda ha bisogno.
Esempio di catalogazione di foto nell'applicazione - Fonte:Me
La catalogazione delle immagini avviene in base a ciò che appare in esse ad esempio auto, cibi, palazzi, ecc. Questa operazione non fa altro che estrarre informazioni dalle nostre foto e, come già anticipato, noi beneficiamo di queste grazie al servizio, ma permettiamo a google di conoscerle. Questo fa sì che essa possa facilmente capire cosa ci piace, i nostri gusti, i luoghi che frequentiamo, ma anche e soprattutto chi ci sta intorno, poiché ci fotografiamo maggiormente con le persone a noi più strette. Dalle foto si possono sapere moltissimi cose, dopotutto non è vero che un’immagine vale più di mille parole?
Non immaginatevi però una stanza piena di impiegati che controllano le vostre foto dell’estate scorsa, quanto piuttosto un software che setaccia tutte le foto che gli vengono fornite, e più ne analizza più migliora nel farlo. Queste informazioni sono infatti fondamentali per google, che può utilizzarle sia per migliorare i propri algoritmi, grazie alla mole colossale di dati, sia per profilare i suoi clienti e potenzialmente offrirgli annunci più mirati.
Personalmente penso che così come Google Photos, vi siano moltissimi altri servizi online che fanno uso dei nostri dati personali. È quindi sempre difficile proteggere queste informazioni in ogni caso. Sta ai singoli utenti decidere cosa fare dei propri dati, in questo caso immagini. Questo però non significa che non si debba comprendere i meccanismi e il funzionamento di tali software, per poterli utilizzare in modo consapevole e informato , non usarli o usarne di diversi.
Alessio Pani
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22 APR 2019 11:18
''IL REFERENDUM SULLA BREXIT È AVVENUTO AL BUIO, PERCHÉ È AVVENUTO SU FACEBOOK'' - RICCARDO LUNA DELL'AGI FA TRADURRE IN ITALIANO IL 'TED TALK' DI CAROLE CADWALLADR, CRONISTA GALLESE CHE HA RACCONTATO COME ''GLI DEI DELLA SILICON VALLEY'' RIESCANO A MANIPOLARE LE COSCENZE DEI CITTADINI SENZA LASCIARE TRACCIA NÉ PRENDERSI RESPONSABILITÀ. HA SCOPERCHIATO IL CASO CAMBRIDGE ANALYTICA E PER QUESTO È STATA BANNATA A VITA DA FACEBOOK… - VIDEO INTEGRALE
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VIDEO INTEGRALE (CON SOTTOTITOLI ATTIVABILI IN INGLESE)
Da
https://www.agi.it/estero/perche_facebook_minaccia_la_democrazia-5367741/news/2019-04-21/?fbclid=IwAR10GTaIklfWsW3G2i0BQtLDRWy_20RGSfgaD6yH7N7FHDscIX-0_jVoMuA
Riccardo Luna, direttore dell'agenzia AGI:
Quest'anno non sono riuscito ad andare al TED di Vancouver. Ma ho seguito qualcosa in rete. E mi hanno colpito due cose, collegate fra loro. La prima è il talk della giornalista dell'Observer che ha scoperchiato lo scandalo di Cambridge Analityca (e che è stata bannata a vita da Facebook per questo). La seconda il fatto che uno degli sponsor principali di questa edizione del TED di Vancouver fosse proprio Facebook. Ce lo vedete un evento in Italia dove lo speaker principale è quello che attacca lo sponsor principale. O anche solo il giornale, la radio, la tv, l'agenzia di stampa....
Carole Cadwalladr ha fatto un lavoro giornalistico memorabile (per il quale è stata fra i finalisti del premio Pulitzer appena assegnato). Nel suo TED Talk ripercorre la vicenda e pone delle domande molto serie "agli dei della Silicon Valley" e a noi utenti dei social, sul futuro della democrazia. Per questo abbiamo ritenuto di tradurre subito in italiano il suo intervento.
*Lo speech integrale di Carole Cadwalladr al TED
Il giorno dopo il voto sulla Brexit, quando la Gran Bretagna si è svegliata con lo choc di scoprire che stavamo davvero lasciando l’Unione Europea, il mio direttore al quotidiano Observer, mi ha chiesto di tornare nel Galles meridionale, dove sono cresciuta, e scrivere un reportage. E così sono arrivata in una città chiamata Ebbw Vale.
Eccola (mostra la cartina geografica). È nelle valli del Galles meridionale, che è un posto abbastanza speciale. Aveva questa sorta di cultura di classe operaia benestante, ed è celebre per i cori di voci maschili gallesi, il rugby e il carbone. Ma quando ero adolescente, le miniere di carbone e le fabbriche di acciaio chiusero, e l���intera area ne è rimasta devastata. Ci sono tornata perché al referendum della Brexit era stata una delle circoscrizioni elettorali con la più alta percentuale di voti per il “Leave”. Sessantadue per cento delle persone qui hanno votato per lasciare l’Unione Europea. E io volevo capire perché.
Quando sono arrivata sono rimasta subito sorpresa perché l’ultima volta che era stata ad Ebbw Vale era così (mostra la foto di una fabbrica chiusa). E ora è così. (mostra altre foto). Questo è un nuovissimo college da 33 milioni di sterline che è stato in gran parte finanziato dall’Unione Europea. E questo nuovo centro sportivo fa parte di un progetto di rigenerazione urbana da 350 milioni di sterline, finanziato dall’Unione Europea. E poi c’è questo tratto stradale da 77 milioni di sterline, e una nuova linea ferroviaria e una nuova stazione, tutti progetti finanziati dall’Unione Europea. E non è che la cosa sia segreta. Perché ci sono grossi cartelli ovunque a ricordare gli investimenti della UE in Galles.
Camminando per la città, ho avvertito una strana sensazione di irrealtà. E me ne sono davvero resa conto quando ho incontrato un giovane davanti al centro sportivo che mi ha detto di aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla per lui. E ne aveva abbastanza di questa situazione. E in tutta la città le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e rifugiati. Erano stufi.
Il che era abbastanza strano. Perché camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del Galles. E quindi ero un po’ confusa, perché non riuscivo a capire da dove le persone avessero preso le informazioni su questo tema. Anche perché erano i tabloid di destra a sostenere questa tesi, ma questo è una roccaforte elettorale della sinistra laburista.
Ma poi, quando è uscito il mio articolo, questa donna mi ha contattato. Mi ha detto di abitare a Ebbw Vale e mi ha detto di tutto quella roba che aveva visto su Facebook durante la campagna elettorale. Io le ho chiesto, quale roba? E lei mi ha parlato di roba che faceva paura, sull’immigrazione in generale, e in particolare sulla Turchia. Allora ho provato a indagare, ma non ho trovato nulla. Perché su Facebook non ci sono archivi degli annunci pubblicitari o di quello ciascuno di noi ha visto sul proprio “news feed”. Non c’è traccia di nulla, buio assoluto.
Questo referendum avrà un profondo effetto per sempre sulla Gran Bretagna, lo sta già avendo: i produttori di auto giapponesi che vennero in Galles e nel nord est offrendo un lavoro a coloro che lo avevano perduto con la chiusura delle miniere di carbone, se ne sono già andati a causa della Brexit. Ebbene, l’intero referendum si è svolto nel buio più assoluto perché si è svolto su Facebook. E quello che accade su Facebook resta su Facebook. Perché soltanto tu sai cosa c’era sul tuo news feed, e poi sparisce per sempre, ma così è impossibile fare qualunque tipo di ricerca. Così non abbiamo idea di quali annunci ci siano stati, di quale impatto hanno avuto, o di quali dati personali sono stati usati per profilare i destinatari dei messaggi. O anche solo chi li ha pagati, quanti soldi ha investito, e nemmeno di quale nazionalità fossero questi investitori.
Noi non lo possiamo sapere ma Facebook lo sa. Facebook ha tutte queste risposte e si rifiuta di condividerle. Il nostro Parlamento ha chiesto numerose volte a Mark Zuckerberg di venire nel Regno Unito e darci le risposte che cerchiamo. Ed ogni volta, lui si è rifiutato. Dovete chiedervi perché. Perché io e altri giornalisti abbiamo scoperto che molti reati sono stati compiuti durante il referendum. E sono stati fatti su Facebook.
Questo è accaduto perché nel Regno Unito noi abbiamo un limite ai soldi che puoi spendere in campagna elettorale. Esiste perché nel diciannovesimo secolo le persone andavano in giro con letteralmente carriole cariche di soldi per comprarsi i voti. Per questo venne votata una legge che lo vieta e mette dei limiti. Ma questa legge non funziona più. La campagna elettorale del referendum infatti si è svolto soprattutto online. E tu puoi spendere qualunque cifra su Facebook, Google o YouTube e nessuno lo saprà mai, perché queste aziende sono scatole nere. Ed è esattamente quello che è accaduto.
Noi non abbiamo idea delle dimensioni, ma sappiamo con certezza che nei giorni immediatamente precedenti il voto, la campagna ufficiale per il Leave ha riciclato quasi 750 mila sterline attraverso un’altra entità che la commissione elettorale aveva giudicato illegale, e questo sta nei referti della polizia. E con questi soldi illegali, “Vote Leave” ha scaricato una tempesta di disinformazione. Con annunci come questi (si vede un annuncio che dice che 76 milioni di turchi stanno per entrare nell’Unione Europea). E questa è una menzogna. Una menzogna assoluta. La Turchia non sta per entrare nell’Unione Europea. Non c’è nemmeno una discussione in corso nella UE. E la gran parte di noi, non ha mai visto questi annunci perché non eravamo il target scelto. E l’unico motivo per cui possiamo vederli oggi è perché il Parlamento ha costretto Facebook a darceli.
Forse a questo punto potreste pensare, “in fondo parliamo soltanto di un po’ di soldi spesi in più, e di qualche bugia”. Ma questa è stata la più grande frode elettorale del Regno Unito degli ultimi cento anni. Un voto che ha cambiato le sorti di una generazioni deciso dall’uno per cento dell’elettorato. E questo è soltanto uno dei reati che ci sono stati in occasione del referendum.
C’era un altro gruppo, che era guidato da quest’uomo (mostra una foto), Nigel Farage, quello alla sua destra è Trump. E anche questo gruppo, “Leave EU”, ha infranto la legge. Ha violato le norme elettorali e quelle sulla gestione dei dati personali, e anche queste cose sono nei referti della polizia.
Quest’altro uomo (sempre nella stessa foto), è Arron Banks, è quello che ha finanziato la loro campagna. E in una vicenda completamente separata, è stato segnalato alla nostra Agenzia Nazionale Anticrimine, l’equivalente del FBI, perché la commissione elettorale ha concluso che era impossibile sapere da dove venissero i suoi soldi. E anche solo se la provenienza fosse britannica. E non entro neppure nella discussione sulle menzogne che Arron Banks ha detto a proposito dei suoi rapporti segreti con il governo russo.
O la bizzarra tempestività degli incontri di Nigel Farage con Julian Assange e il sodale di Trump, Roger Stone, ora incriminato, subito prima dei due massicci rilasci di informazioni riservate da parte di Wikileaks, entrambi favorevoli a Donald Trump. Ma quello che posso dirvi è che la Brexit e l’elezione di Trump sono strettamente legati. Ci sono dietro le stesse persone, le stesse aziende, gli stessi dati, le stesse tecniche, lo stesso utilizzo dell’odio e della paura.
Questo è quello che postavano su Facebook. E non riesco neanche a chiamarlo menzogna perché ci vedo piuttosto il reato di instillare l’odio (si vede un post con scritto “l’immigrazione senza assimilazione equivale a un’invasione”).
Non ho bisogno di dirvi che odio e paura sono stati seminati in rete in tutto il mondo. Non solo nel Regno Unito e in America, ma in Francia, Ungheria, Brasile, Myanmar e Nuova Zelanda. E sappiamo che c’è come una forza oscura che ci collega tutti globalmente. E che viaggia sulle piattaforme tecnologiche. Ma di tutto questo noi vediamo solo una piccola parte superficiale.
Io ho potuto scoprire qualcosa solo perché ho iniziato a indagare sui rapporti fra Trump e Farage, e su una società chiamata Cambridge Analytica. E ho passato mesi per rintracciare un ex dipendente, Christopher Wiley. E lui mi ha rivelato che questa società, che aveva lavorato sia per Trump che per la Brexit, aveva profilato politicamente le persone per capire le paure di ciascuno di loro, per meglio indirizzare dei post pubblicitari su Facebook. E lo ha fatto ottenendo illecitamente i profili di 87 milioni di utenti Facebook.
C’è voluto un intero anno per convincere Christopher a uscire allo scoperto. E nel frattempo mi sono dovuta trasformare da reporter che raccontava storie a giornalista investigativa. E lui è stato straordinariamente coraggioso, perché Cambridge Analytyca è di proprietà di Robert Mercer, il miliardario che ha finanziato Trump, e che ci ha minacciato moltissime volte per impedire che pubblicassimo tutta la storia. Ma alla fine lo abbiamo fatto lo stesso.
E quando eravamo al giorno prima della pubblicazione abbiamo ricevuto un’altra diffida legale. Non da Cambridge Analytica stavolta. Ma da Facebook. Ci hanno detto che se avessimo pubblicato la storia, ci avrebbero fatto causa. E noi l’abbiamo pubblicata.
Facebook, stavate dalla parte sbagliata della storia in questa vicenda. E lo siete quando vi rifiutate di dare le risposte che ci servono.
Ed è per questo che sono qui. Per rivolgermi a voi direttamente, dei della Silicon Valley… Mark Zuckerberg…. E Sheryl Sandberg, e Larry Page e Sergey Brin e Jack Dorsey, ma mi rivolgo anche ai vostri dipendenti e ai vostri investitori. Cento anni fa il più grande pericolo nelle miniere di carbone del Galles meridionale era il gas. Silenzioso, mortale e invisibile. Per questo facevano entrare prima i canarini, per controllare l’aria. In questo esperimento globale e di massa che stiamo tutti vivendo con i social network, noi britannici siamo i canarini. Noi siamo la prova di quello che accade in una democrazia occidentale quando secoli di norme elettorali vengono spazzate via dalla tecnologia.
La nostra democrazia è in crisi, le nostre leggi non funzionano più, e non sono io a dirlo, è un report del nostro parlamento ad affermarlo. Questa tecnologia che avete inventato è meravigliosa. Ma ora è diventata la scena di un delitto. E voi ne avete le prove. E non basta ripetere che in futuro farete di più per proteggerci. Perché per avere una ragionevole speranza che non accada di nuovo, dobbiamo sapere la verità.
Magari adesso pensate, “beh, parliamo solo di alcuni post pubblicitari, le persone sono più furbe di così, no?”. Se lo faceste vi risponderei: “Buona fortuna, allora”. Perché il referendum sulla Brexit dimostra che la democrazia liberale non funziona più. E voi l’avete messa fuori uso. Questa non è più democrazia - diffondere bugie anonime, pagate con denaro illegale, dio sa proveniente da dove. Questa si chiama “sovversione”, e voi ne siete gli strumenti.
Il nostro Parlamento è stato il primo del mondo a provare a chiamarvi a rispondere delle vostre azioni, ma ha fallito. Voi siete letteralmente fuori dalla portata delle nostre leggi. Non solo quelle britanniche, in questa foto nove parlamenti, nove Stati, sono rappresentati, e Mark Zuckerberg si è rifiutato di venire a rispondere alle loro domande.
Quello che sembrate ignorare è che questo storia è più grande di voi. È più grande di ciascuno di noi. E non riguarda la destra o la sinistra, il Leave o il Remain, Trump o no. Riguarda il fatto se sia possibile avere ancora elezioni libere e corrette. Perché, stando così le cose, io penso di no.
E così la mia domanda per voi oggi è: è questo quello che volete? È così che volete che la storia si ricordi di voi? Come le ancelle dell’autoritarismo che sta crescendo in tutto il mondo? Perché voi siete arrivati per connettere le persone. E vi rifiutate di riconoscere che la vostra tecnologia ci sta dividendo.
La mia domanda per tutti gli altri è: è questo che vogliamo? Che la facciano franca mentre noi ci sediamo per giocare con i nostri telefonini, mentre avanza il buio?
La storia delle valli del Galles meridionale è la storia di una battaglia per i diritti. E quello che è accaduto adesso non è semplicemente un incidente, è un punto di svolta. La democrazia non è scontata. E non è inevitabile. E dobbiamo combattere, dobbiamo vincere e non possiamo permettere che queste aziende tecnologiche abbiano un tale potere senza controlli. Dipende da noi: voi, me, tutti noi. Noi siamo quelli che dobbiamo riprendere il controllo.
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Il balletto di Cambridge
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Il balletto di Cambridge
Ora che il clamore della vicenda si placa, che cosa è successo realmente e che cosa succederà inevitabilmente?
La vicenda che vede sotto i riflettori la più grande azienda del mondo per capitalizzazione insieme ad un’oscura dot.com del Regno Unito sta cominciando a sgonfiarsi; i media ormai la trattano come una notizia datata e sfruttata, con solo qualche testata finanziaria che si interroga tuttora sulle conseguenze che la cosa avrà sul mercato azionario.
È perciò il momento che Cassandra attendeva per scrivere un riassunto della questione, esposto “in termini semplici, così lo potrete capire anche voi” ©.
In effetti descrivere il nocciolo di una vicenda così complessa, urlata e sovraesposta non è semplice, ma proviamo lo stesso.
L’azienda più capitalizzata del mondo, che regala i suoi prodotti ai suoi clienti apparenti e vende servizi di profilazione ai suoi clienti veri, circa quattro anni fa ha permesso ad un numero di aziende e ricercatori valutato intorno ai 1400 di accedere ad una parte dei dati utilizzando un’API, cioè un’interfaccia di programmazione. 1400 vi sembrano tanti? Nei soli Stati Uniti oggi sono attivi da 2500 a 4000 aziende che fanno solo compravendita di dati.
Per 1399 di questi casi non sono note ulteriori informazioni, mentre per uno, quello poi battezzato col nome dell’azienda Cambridge Analytica, si sa che il permesso originale era stato concesso da facebook ad un ricercatore per, appunto, scopi di ricerca.
Usando l’API e dei programmi realizzati ad hoc, il ricercatore ha estratto i dati di circa 500.000 utenti ma, sfruttando una possibilità che l’API permetteva, anche quelli dei loro “amici”, per un totale di 87 milioni di utenti.
Questi dati sono poi stati memorizzati, utilizzati per profilare gli utenti, i loro comportamenti ed inclinazioni, ed infine sono venuti, non si sa se legalmente o no, in possesso di Cambridge Analytica, che li ha usati per vendere dei profili psicografici da essi ricavati a chi questi dati richiedeva.
Questi profili sono stati per anni usati per qualsiasi cosa la conoscenza delle inclinazioni di un cospicuo numero di persone permettesse; in un caso recente sono stati usati per influenzare, in maniera subliminale e pare decisiva, le elezioni presidenziali di una superpotenza planetaria, e questo fatto è stato provato e reso pubblico.
Ecco che improvvisamente quei tanti politici e poteri forti che già non lo sapevano sono entrati in fibrillazione.
Scandalizzati? No, andreottianamente, si sono semplicemente resi conto di essere rimasti indietro nella corsa alla nostra manipolazione rispetto ai loro concorrenti più “avveduti”. Questo è il vero motivo per cui la questione è salita ai riflettori delle cronache ed è diventata un caso mondiale.
Ora, come interpretare tutto il can can che è successo ed ancora succede? Sempre andreottianamente, come un riassestamento di un mondo che operava nascosto, che sta cercando di ritornare nascosto per continuare a fare le stesse cose che faceva prima, anzi più cose e più in grande.
Alcuni fatti poco evidenti ma importantissimi; mai il CEO di facebook Mark Zuckerberg ha dichiarato che i dati usati da Cambridge Analytica siano stati rubati, solo che sono stati “usati impropriamente”.
Ora Facebook ha perso un centinaio di miliardi di dollari all’inizio di questa storia; per cifre del genere si combattono guerre, invece qui nemmeno una causa in tribunale. Senza bisogno di conoscere altre informazioni, si deve andreottianamente concludere che gli interessi delle due aziende coincidono, visto che non hanno, in buona sostanza, innescato nessun conflitto tra loro.
Di più; mai Zuckerberg ha dichiarato che le informazioni che Facebook possiede non siano costantemente usate e vendute per influenzare in tutti i modi possibili le persone.
Quello che Cambridge Analytica anche in questo caso ha fornito ad uno o più dei suoi clienti è stati il suo prodotto standard. cioè le informazioni necessarie per influenzare decisioni politiche; il riuscirci in maniera clamorosa ed essere beccati li ha messi sotto gogna mediatica.
Di nuovo, andreottianamente, è evidente che Zuckerberg non può criticare questi fatti di per se; facebook infatti ha un solo prodotto, queste informazioni, e le vende a chiunque le chieda, in tutti i modi che riesce ad escogitare. Risultato 450.000.000.000 di dollari e fine della storia. Riassumendo, a parte ritrovarsi Donald Trump con in mano la valigetta nucleare ed i rubinetti dell’economia mondiale non è successo nient’altro, niente che non fosse già noto ed arcinoto ai pochi che praticano questo mestiere, o che non vogliono tenere la testa sotto la sabbia.
Due conseguenze positive però ci sono state. La prima; alcuni, non molti, hanno cominciato a pensare e dire che forse facebook non andrebbe usato, o che andrebbe usato in modo diverso, aprendo il più delle volte solo dibattiti inutili sulle opzioni di privacy da attivare. La seconda; Cassandra, che non ha mai avuto un account facebook, è stata promossa dall’infima retroguardia dei retrogradi della Rete all’avanguardia di questa nuova moda. Solo per poco però; si tratta una moda non destinata a durare, perché non conviene a nessuno.
Non a Facebook ed ai suoi famuli, perché l’unica cosa che interessa loro è continuare ad espandere il loro “business as usual” dell’ultimo decennio. Non ai politici, ai poteri forti ed a tutte le aziende, che da sempre vogliono manipolare la mente delle persone, in modo da poterlo fare più di prima con questi nuovi mezzi così efficaci. Non agli utenti di Facebook, che sono stati sostanzialmente indifferenti alla buriana, e che comunque sotto sotto non desiderano altro che tornare nelle loro bolle informative dorate per continuare a sentirsi ripetere le loro convinzioni, e potersi così crogiolare in una artificiosa autostima.
Quindi agli altri che, come Cassandra, vogliono capire cosa gli sta succedendo, non resta che la consolazione di poter scaricare da facebook, Google e gli altri social che lo permettono gli zipponi con i giga di dati che di loro possiedono, esaminarli attentamente e rendersi conto di cosa è successo senza che se ne avvedessero.
Il faticoso cammino deve poi continuare leggendo qualcosa sull’Intelligenza Artificiale “debole”, sul Deep Learning e su quello che queste tecnologie permettono già oggi di ottenere.
In questo modo, forse, sostituiranno le preoccupazioni per un futuro olocausto chimico/bio/nucleare o per cambiamento climatico con quelle ben più urgenti per l’odierna, non futura, manipolazione dell’infosfera e della mente.
Scrivere a Cassandra – @calamarim Le profezie di Cassandra: @XingCassandra Lo Slog (Static Blog) di Cassandra Per parlare con Cassandra L’archivio di Cassandra: scuola, formazione e pensiero
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ASCOLI PICENO – Migliorare e innovare i servizi offerti agli anziani in alcuni comuni del cratere sismico attraverso la tecnologia: è quanto si propone il progetto “Smart Age”. L’iniziativa è stata sviluppata dall’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con alcune imprese sociali del territorio e con i Comuni di Palmiano, Force, Montegallo, Venarotta e Acquasanta Terme e Ascoli Piceno.
Il progetto, dell’importo di 683 mila euro di cui 473 mila provenienti da fondi comunitari messi a bando dalla Regione Marche, è stato presentato in Provincia dal Rettore dell’Università Politecnica delle Marche Sauro Longhi, dai sindaci di Ascoli Piceno Fioravanti, Force Curti, Palmiano Amici e dalla Consigliera Ciannavei in rappresentanza del Comune di Venarotta.
Erano anche presenti il coordinatore scientifico del progetto Gian Marco Revel, i rappresentanti delle imprese partecipanti (Cooperative Lella 2001, il Mentore e Virtus) e i funzionari della Regione Marche Antonio Secchi e Anna Torelli.
“Il problema dell’invecchiamento è mondiale ed è urgente assicurare agli anziani servizi ed opportunità – ha evidenziato il Rettore Longhi – in tale direzione si muove questo progetto che intende creare servizi innovativi e sostenibili nelle aree colpite dal sisma. Occorre proporre nuovi modelli di sviluppo – ha aggiunto il Rettore – che abbiano al centro la persona e le infrastrutture di connettività per attrarre nuovi residenti nell’entroterra”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Ascoli Fioravanti che ha sottolineato come “Smart Age” “faccia interagire gli anziani con i più giovani favorendo un miglioramento della qualità della vita e l’inclusione sociale”.
Il sindaco di Force Curti ha posto in risalto come questa iniziativa contribuisca “a rinsaldare i legami della comunità dopo il sisma, altrettanto importanti quanto ricostruire le infrastrutture”. Il sindaco di Palmiano Amici ha posto in risalto “le possibili sinergie di “Smart Age” con la strategia per le aree interne del Piceno, in particolare gli ambiti del telesoccorso e della telemedicina”.
Ad illustrare i contenuti tecnici ci ha pensato il prof. Revel: “Tre sono i capisaldi del progetto. In primo luogo il Centro diurno che sorgerà ad Ascoli Piceno dove gli anziani potranno interagire con i bambini sul modello positivo di quanto accade in esperienze analoghe a Piacenza, Parigi e Seattle. In secondo luogo l’orto sociale che avrà come protagonista il Comune di Force con gli anziani che metteranno in atto attività fisiche collegate al benessere e al wellness.
Cito, infine, l’assistenza domiciliare nei Comuni di Palmiano, Venarotta, Montegallo e Acquasanta. In questo caso, ai tradizionali servizi di assistenza degli operatori, gli anziani coinvolti nel progetto saranno dotati di dispositivi domotici e biomedicali per l’acquisizione di parametri volti a migliorare il servizio e la salute”.
Da evidenziare che tutti i dati raccolti, con avanzati sistemi di monitoraggio a basso costo, saranno processati con tecniche di Intelligenza Artificiale (AI), per profilare gli utenti e fornire servizi personalizzati, inclusivi e flessibili. I dati diventeranno strumento per le cooperative per ridisegnare i servizi con requisiti prestazionali maggiormente rispondenti ai bisogni dei cittadini.
Il progetto promuoverà un innovativo concetto di servizi di tutela degli anziani, orientato allo sviluppo di residenze diffuse all’interno della comunità del sisma e alla sostenibilità dell’assistenza domiciliare in una moderna visione di sussidiarietà pubblico-privata.
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Per concludere:
Dopo aver analizzato brevemente l’argomento, vorrei proporre ai lettori una guida su come eliminarli (clicca qui) e una riflessione sulla nostra privacy online. Mi sembra evidente che la maggior parte di noi , ormai , attraverso i social network, i siti di acquisti, può essere tracciato e profilato senza troppa difficoltà. Sembra quasi che possa essere possibile definire una “trasposizione” della nostra identità su internet. Adesso vi chiedo : fareste mai entrare un pubblicitario in casa vostra a rovistarvi tra le cose per far si che possa stillare un preciso profilo da riutilizzare come meglio ritiene? Sicuramente un` offerta mirata è meglio di quella ”a cascata” ma forse si dovrebbe dare anche la possibilità di scegliere di non ricevere offerte, il che, però, ha un costo che oggi pagano le imprese e che in assenza dovrebbe esser addossato all'utente del servizio.
illustrazione
Massimiliano
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Il Questionario
Ieri abbiamo diffuso un questionario online al fine di profilare e comprendere le caratteristiche salienti dei nostri utenti target. Il questionario si suddivide in due sezioni principali a seconda se si è studenti o lavoratori. Qua lasciamo il link del questionario in questione: https://goo.gl/forms/q4FlOqZF8UjKRbPz2
Seguirà analisi dei risultati
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