Tumgik
#Pubblicità sui social
ideeperscrittori · 20 days
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SULLA LEVA OBBLIGATORIA
Un 17enne ha ucciso i genitori e il fratellino di 12 anni. È un fatto orribile che ha prodotto accese discussioni e io ho commesso l'errore di leggere i commenti sui social network.
Tanto per fare un esempio, un tizio ha scritto: "Queste cose succedono perché non c'è più la leva obbligatoria".
Un sacco di gente gli dava ragione.
Pioggia di like e applausi.
Bene.
Anzi, male.
Io sono radicalmente antimilitarista, quindi potete immaginare il mio punto di vista sull'argomento.
Ma vorrei aggiungere che:
1. L'omicida ha 17 anni. Il servizio di leva riguardava persone maggiorenni. Quindi che diavolo c'entra? Ma un minimo di logica?
2. Ci manca solo la leva rivolta ai minorenni.
3. Sono nato nel 1973 e ho vissuto gli anni Ottanta e Novanta. In quel periodo, malgrado la possibilità dell'obiezione di coscienza, c'erano moltitudini che facevano il servizio di leva. E credetemi: le pagine di cronaca non erano una testimonianza di pace, concordia e fratellanza universale.
4. Non fai una bella pubblicità al servizio di leva se ti vanti di averlo fatto e poi scrivi commenti di una superficialità sconcertante. Significa che qualcosa è andato terribilmente storto nella tua vita. Forse proprio durante il servizio di leva. Strano.
5. L'esercito ha prodotto fascisti come Vannacci.
[L'Ideota]
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libero-de-mente · 11 months
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Pensate che i genocidi si stiano facendo al confine ukr/rus? Oppure in terra palestinese? State valutando di pagare le spunte blu sui vari social? O il contributo su Fb per non avere la pubblicità?
In pratica ci si indigna sui social, usando dei devices (smartphone/tablet in maggioranza). Così anche noi contribuiamo a un genocidio, silenzioso.
Il Congo sta attraversando silenziosamente un genocidio.
Milioni di persone vengono uccise affinché il mondo occidentale possa beneficiare delle sue risorse naturali.
In Congo si trova più del 60% delle riserve mondiali di cobalto, utilizzato nella produzione di smartphone.
I paesi occidentali stanno fornendo aiuti militari finanziari per invadere regioni piene di riserve e nel processo milioni di persone vengono uccise e milioni rimangono senza casa.
Le multinazionali minerarie stanno schiavizzando le persone, soprattutto i bambini, nelle miniere.
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curiositasmundi · 10 months
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"Ti stai facendo una canna!" "Embè?": la nuova campagna del governo contro la droga è già un meme
Lo spot per prevenire il consumo di stupefacenti segue la non fortunata iniziativa con l'allora ct della nazionale Roberto Mancini. E sui social è già virale per la sua discutibile qualità ed efficacia
[...] Video, meme, ironici sketch su TikTok. È diventata questa, in pochissime ore, la campagna istituzionale del Dipartimento per le politiche antidroga in rotazione sulle reti Rai. Un bambino critica un ragazzino più grande mentre si prepara una canna. Trenta secondi, in cui il più piccolo avvisa il maggiore: «Guarda che ti fai male, poi è un attimo che passi ad altre droghe». 
Un ritorno alle pubblicità progresso anni novanta che di progresso avevano ben poco: la generalizzazione degli stupefacenti, l'atmosfera ansiogena e quella sensazione di terrorismo psicologico che tratta la tossicodipendenza esclusivamente come un problema giovanile. Dopo la Venere di Botticelli lanciata ad aprile come influencer dal Ministero del Turismo e il logo del Ministero del Merito presentato a maggio che sembrava richiamare alla fiamma del Msi, un altro pasticcio per il Governo Meloni. Va detto che l'Italia non colleziona successi per spot informativi sulla prevenzione al consumo e all’abuso di sostanze stupefacenti, eppure l’informazione sugli effetti delle varie sostanze restano ovunque la premessa di qualsiasi comunicazione. https://www.youtube.com/embed/kCg6FXNHVn0
Lo spot del Governo tuttavia accomuna tutte le droghe («è un attimo che passi ad altre droghe»). E dietro lo spot è evidente la mano del consulente del Dipartimento per le politiche antidroga, il leader delFamily Day, Massimo Gandolfini («assolutamente contrario a ogni legalizzazione») sostenitore di una criminalità affibbiata ai consumatori di cannabis, dell’equiparazione tra droghe pesanti e leggere. Decisamente un cambio per la politica italiana sulle droghe che archivia la stagione della ex titolare del dossier, Fabiana Dadone, che pur non producendo risultati concreti, aveva tentato di aprire un dialogo sulla legalizzazione della cannabis. Adesso arriva lo spot anti cannabis del Governo Meloni. Così debole da suscitare l'ilarità sui social: «Ogni anno il governo realizza campagne anti-droga che causano effetti controproducenti perché sono fatti a cazzo di cane"» una delle parodie più riuscite firmate da Il Grande Flagello su Twitter. Tra la reazioni politiche si segnala la critica lapidaria del segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Ma davvero il governo pensa di fare la guerra alla droga con questi spot ai limiti del ridicolo? Un insieme di luoghi comuni privi di ogni base scientifica, una breve sequela di affermazioni che non hanno alcuna fondatezza scientifica o statistica e che si basano evidentemente su un presupposto: i giovani italiani sono stupidi. Una cosa è certa: chi ha pensato questa pubblicità regresso non ha alcuna contezza di ciò che accade nel mondo reale ed è rimasto a una retorica anni 80 che ha portato alla guerra alle cannette, alla persecuzione di qualche adolescente mentre, nel frattempo, il narcotraffico prosperava. Fatevi una cortesia: legalizzate la cannabis e proibite questi spot».
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susieporta · 10 months
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Mi sarebbe piaciuto fare una diretta ma ho la febbre e non riesco a parlare.
Non è il ceto sociale
Economico
Culturale a stabilire la possibilità di cadere dentro la trappola della dipendenza affettiva e anche dentro quella di un uomo violento o di un carnefice.
Sono i buchi interiori.
Le ferite.
La percezione di se stesse.
Una signora ha scritto : ho conosciuto una donna vittima di violenza con una famiglia perfetta alle spalle che la sosteneva..
Vedete, le ferite infantili si scontano tutta la vita e non hanno nulla a che fare con “il sostegno” che la famiglia fornisce.
La persona si sente comunque sola, bisognosa, insicura, fragile, non autonoma.
Quando mi parlate di famiglie perfette ho sempre un brivido, perché dopo 15 anni di clinica, dove ho raccolto racconti di tutti i tipi, vi posso garantire che se c’e’ un luogo che assomiglia all’inferno, è la famigliarizzo tradizionale che abbiamo vissuto fino a qualche generazione fa.
Luoghi di apparente benessere che celano striscianti violenze, ricatti silenziosi, assenze pesanti, mancanze, che generano una catena senza fine di mostri, mostri come vittime e mostri come carnefici.
Queste poesiole che girano sul web, queste slide “ se ti fa questo vattene” mi fanno ridere e inorridire al contempo: svelano la totale ignoranza sull’argomento.
L’aggancio interiore invisibile è potentissimo, la fantasia di risanare quelle antiche ferite è potentissima, la colpa, l’illusione, la disperazione, lo sono parimenti.
Ci sono donne plurilaureate che hanno un QI da geni che ci cascano.
Perché la falla è EMOTIVA— inconscia ed energetica.
E occorre un grande lavoro per risanarla.
Un lavoro che non procede in modo lienare ma che spesso-ahimè- prevede “ritorni” da chi ti fa del male.
Non giudicate,
Non categorizzate
Non cercate di capire tutto con la mente.
Non è possibile.
Senza contare che alcune faccende inspiegabili sono anche karmiche ( ma questa non è la sede giusta per parlarne)
Ah, una signora ha detto che ho usato il post sulla dipendenza per fare pubblicità ai seminari, ecco sono questi commenti imbecilli che fanno sentire le persone ancora più sole e disperate, perché la mia e‘ una CONCRETA proposta di uscita dalla solitudine non una poesia scema su facebook, senza contare che i seminari sono sold out fino a gennaio, e che non ho fatto nemmeno UNA sponsorizzazione perché ho troppe persone.
I fatti dipingono chi siamo non le cance sui social.
Grazie a tutti
Claudia Crispolti
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crazy-so-na-sega · 11 months
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Ormai la strategia Vannacci si può dire pienamente dimostrata: fai un prodotto che non piace alla sinistra/destra lo pubblichi sui social, aspetti che i ritardati ti facciano pubblicità gratis, profitti alle stelle.
Lord Kevin
solo per ritardati bipartisan....:-)
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flameheart28 · 1 year
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Ho un problema.
Mi reputo una persona di sinistra.
Ma sono anni ormai che quando leggo i ragionamenti di quelli di sinistra sui social riguardo cazzate (non cose importanti come immigrazione, lavoro e diritti civili per esempio) mi verrebbe da prenderli a sprangate sui molari.
Si. C'entra la pubblicità dell'Esselunga.
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gcorvetti · 1 year
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Questa è bella.
Il ristorante dove lavoro si trova alla fine della piazza e la finestra, l'unica che c'è, da sulla strada (siamo sotto il livello stradale), ad un certo punto nel tardo pomeriggio sentiamo vari mezzi di soccorso arrivare a sirene spiegate, polizia, vigili del fuoco e ambulanza, io guardo la cameriera e le chiedo se è successo qualcosa, visto che loro salgono in superficie dove ci sono i tavoli, lei dice non saprei ma ti dico dopo. Torna dopo quindici minuti e ci dice che hanno chiuso la strada e non si capisce perché, le dico guarda sui social di solito le persone sono più veloci dei giornalisti, lei dice già fatto per ora niente. Torna dopo qualche minuto e sul telefono mi fa vedere che alla fermata del bus tra la piazza e i centri commerciali, fermata che onestamente è inutile non ci vedo mai nessuno, sull'asfalto davanti al marciapiede c'è un borsone tipo quelli per la palestra, e le dico "E allora?", lei subito "Ma ci potrebbe essere una bomba!" 😂😂😂
Al che le dico "Ma usa la testa, secondo te un terrorista metterebbe una bomba in un posto dove non c'è nessuno?" Al che lei fa una faccia come per dire "In effetti!!!" e va via. Ma si può essere così stupidi? Non lei per carità, anche se..., ma tutti, tutti quelli che hanno innescato questo falso allarme comprese le forze dell'ordine che dovrebbero tutelare non hanno avuto un minimo di cervello e pensato che poteva essere caduto da qualche bus o qualcuno l'ha dimenticato, infatti nel borsone c'erano vestiti, ci sono diversi senza tetto in città sarà di uno di loro. Mi ricorda molto lo spettacolo di Albanese Psyco party e lo sketch della valigia che introduce il ministro della paura, vi posto il video che è esilarante
youtube
Cambiando discorso, ieri è morta la Murgia mi dispiace anche perché siamo/eravamo coetanei, poi perché socializzare il dolore aiuta la gente comune ad empatizzare e comprare i tuoi libri in modo da finanziarti il funerale, no no mi dispiace, come quando disse, lei Michela Murgia, che Franco Battiato era un finto intellettuale e che i suoi testi non significano niente, questo dopo la morte di Franco, perché se lo avesse detto quando era vivo avrebbe sicuramente scatenato la risata del compositore e magari un commento sarcastico che avrebbe distrutto la scrittrice, in compenso in difesa di Battiato che non poteva replicare perché morto, ci penso Sgarbi che prese le sue difese e rispose a modo suo. Sarò onesto come sempre non ho mai letto niente di lei, non ho sentito mai nessuno dire che i suoi libri sono fantastici e non sono perbenista, mi dispiace per la morte di una persona, ma farsi pubblicità dicendo cazzate sui morti come fece lei non è corretto, vedi Michela chi di spada ferisce di spada perisce. Se qualcuno pensa che sia offensivo il fatto che nonostante la sua morte non me ne fotta un cazzo può anche bloccarmi e tanti saluti.
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t-annhauser · 2 years
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Per un uso estensivo del termine "pornografia"
Bisognerebbe estendere per quanto possibile il termine "pornografia" anche al mondo della pubblicità, niente lo vieterebbe visto che il significato di "pornografia" è in ultima analisi "immagini di cose messe in vendita". Questo bel termine di origine greca è stato associato fin dalle origini al meretricio ed è un peccato limitarne l'uso solo a questo particolare significato, gli si fa torto. Per esempio: "Hai visto l'ultimo porno di [nome di prodotto messo a caso]?", sarebbe più appropriato.
Pornografia è anche tutto il miasma di notizie di cronaca che viene esalato ogni giorno dai social, i lanci di agenzia, le ultime sui reali d'Inghilterra, tutta quanta la civiltà delle immagini. Niente sfugge a questa forma di pornografia, a meno che di andare a vivere su isoletta sperduta, con un cane e una piantina di basilico sul davanzale della finestra, ma senza comunicazioni con l'esterno, ovviamente. 
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abr · 1 year
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Premesso che chi ha sparato ora andrà a giudizio (...), siamo nella situazione in cui un orso problematico incontra un umano problematico. In Abruzzo hanno gli stessi problemi del Trentino ovvero un ambiente dove gli orsi (e gli umani assieme) stanno stretti. La differenza la fa il fatto che il marsicano (...) è più piccolo e meno aggressivo (dell'orso bruno). (...). Modesta opinione personale: Amarena aveva un(a fama e un) tasso di riproduzione alto per via della tolleranza (...) alle sue incursioni nei centri urbani, dove era solita rubare galline e altri animali allevati. Parliamoci chiaro, in Trentino (...) sarebbe stata prelevata e stoppata da anni. Si è fatta l'eccezione (...) perché era tollerata (se non amata) dai più, una star dei social, la perfetta pubblicità di integrazione tra uomo e fauna selvatica (...). Il motivo per cui gli orsi vanno subito allontanati è proprio abbattere il rischio di conflitti che poi portano ad episodi gravi (...). Capisco la scarsa empatia verso le galline, ma se vedessi un grande predatore che minaccia ad esempio Miss Poiana non so come potrei reagire di impulso sul momento, sicuramente non sarebbe una bella scena anche se poi la regione ti indennizza i danni. Quindi ecco, il tanto decantato modello abruzzese (...) in realtà non è altro che la solita storia di (...) luoghi troppo complessi da gestire, animali che non si sanno dove mettere perché lo spazio è quello che è, poco per una sessantina di esemplari. Io spero vivamente che questa storia inizi a far capire che la convivenza tra fauna selvatica ed essere umano è complicata, che dire con leggerezza "Era amata da tutti, fatto inspiegabile" è una cazzata: ogni anno i boschi vengono riempiti di bocconi avvelenati tant'è che è sempre la nostra prima preoccupazione quando andiamo a tartufi. Non è un caso isolato chi abbatte un orso, se mai è un caso isolato che sia stato fatto in maniera così eclatante (...). Morale? La gente ora si scannerà sui social, gli animalisti si stracceranno le vesti e dopo 3/4 giorni di accese polemiche resterà tutto immutato. Ci si aggiorna al prossimo incidente con gli orsi, tanto in media sono un paio all'anno, difficilmente ci si annoia. W gli orsi.
via https://twitter.com/Arypigliate/status/1697918197985378723
La prima disamina seria che incrocio. Sono d'accordo su quasi tutto, non dove emerga quel po' di "più ugualismo" di poiane meglio delle galline, di "territorio antropizzato" in tempi di spopolamento di monti e colline, di animali e umani "problematici": solito dirigismo asettico tribunizio ma vabbé. L'unico appunto razionale possibile a uno che si trovi a tu per tu con un orso: spara prima in aria, non addosso.
Il mio "take" è il FALLIMENTO dell'ossimoro natura selvaggia Disney, solo bella e tanto buona, per i turisti e i social. Selvaggio è selvaggio, punto.
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questouomono · 1 year
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Questo uomo no, #135 - Quello che lui vuole fare l’eroe
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Ricordo ancora i giorni seguenti alla sentenza del caso tra Johnny Depp e Amber Heard. Ingolfati dalla solita retorica scorretta e ignorante sul processo, la vittoria di Depp fu salutata da molti uomini come “la fine del #metoo”, ai quali si aggiunsero le solite voci sedicenti coraggiose di “attivisti per i diritti degli uomini”, “padri separati” e altre creature fantastiche, tutte vittime a miliardi delle ingiuste accuse di spietate donne disumane. L’esercito delle femmine accusatrici di falsità era stato definitivamente sconfitto, dicevano tutti, dal meno visibile al giornalistone più leggibile. Com’era, com’era… ah sì: “è finita la pacchia!”. Adesso che è stato un uomo, Massimo Guastini, a denunciare lo schifo di una delle migliaia e migliaia di ambienti chiusi nei quali milioni di uomini, ovunque nel pianeta, fanno sessismo esplicito e convinto sui corpi delle colleghe di lavoro, che è successo, cari uomini sofferenti di denunce false? Il #metoo è riapparso, miracolato, zombie? O forse, tra le balle che vi raccontate, c’è stata pure quella della sua fine? Perché tra gli aspetti più schifosi della vicenda - che sia chiaro, l’ennesima di una lunghissima storia, niente in sé di sorprendente né di nuovo - c’è che tutta l’importanza mediatica che sta suscitando è evidentemente dovuta al fatto che quella solita retorica vigliacca che si abbatte su qualsiasi espressione del #metoo, qui non può funzionare. Non si può dire che Massimo Guastini è la solita attricetta che cerca notorietà. Non si può dire che Massimo Guastini è una ex avida che vuole solo soldi. Non si può dire che Massimo Guastini è una femminista isterica che odia gli uomini. Non si può dire Massimo Guastini è una povera scema che non capisce le battute. Non si può dire che Massimo Guastini è una donnetta ingenua che non sa che questa roba si fa dalle scuole medie. Non si può dire che Massimo Guastini è una lesbica fanatica che fa un sesso insoddisfacente. Non si può dire che Massimo Guastini è una racchia che incolpa tutti gli uomini delle sue frustrazioni. Si diranno le solite cose che si dicono a quegli uomini - ancora troppo pochi, purtroppo - che hanno scelto di assumersi la responsabilità sociale di dare all’immagine maschile qualcosa di più del tono marrone che da secoli gli spalma addosso il sistema patriarcale. Diranno che è un traditore, un infame, perché ha violato uno spazio privato, segreto. Segreto di Pulcinella, ma tanto se lo denunciano le donne nessuno crede loro. Diranno che c’è dietro un interesse lavorativo, economico, così adesso avrà tanto lavoro da questa pubblicità “woke”, “politically correct” che si è fatto. E sì che Massimo Guastini ne aveva proprio bisogno di lavorare, poverino. Diranno che è una vendetta personale vai a sapere perché. Certo, non c’era modo migliore in cui Massimo Guastini si poteva vendicare: bruciarsi un ambiente di lavoro e prendersi carriolate di melma per settimane. Quello che non diranno è la semplice verità: che Massimo Guastini si è rotto le palle di venire messo alla pari di gente che non si rende conto della sua disumanità, e che con quella disumanità rovina la vita a donne che hanno tutto il diritto di viversela come pare a loro; che Massimo Guastini ha solo fatto quello che chi assiste a un abuso dovrebbe fare, cioè chiamarlo col suo nome; che Massimo Guastini è tra i pochi che sta dando l’occasione a una società intera di interrogarsi sui suoi distorti rapporti tra generi e di come queste distorsioni siano nocive anche nel mondo del lavoro; che a Massimo Guastini tutto andava di fare nella vita tranne che dover sembrare un eroe per colpa della merda altrui. Perché questo succede a violare apertamente e pubblicamente lo schifoso doppio standard di giudizio sociale tra gli uomini etero e qualsiasi altro genere: sembri un eroe, e invece sei solo una persona civile. Beh, che dire. Non tutti gli eroi indossano un mantello svolazzante; speriamo che almeno questi “eroi” qui abbiano gli stivali di gomma. Gli stronzi invece, uh, ce l’hanno proprio scritto in fronte, e se ne vantano pure. Questi uomini no.
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kon-igi · 2 years
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- NON COMPRARE QUELLE PATATINE!  - PERCHÉ? SONO CATTIVE? - NO... MI HANNO RITARDATO DI 20 SECONDI L’ASCOLTO DI SWEET HOME ALABAMA
Il post è serio... o meglio, sono serie le mie intenzioni di comprendere i meccanismi che stanno dietro al marketing, perché è evidente che mi stiano sfuggendo tipo democristiano finito per sbaglio alla Festa dell’Unità.
Non voglio sembrare radical chic o intellettuale elitario ma ho bisogno del vostro aiuto per capire se l’illusione di essere immune al potere delle pubblicità - immune del tipo ‘Ahahaha! Tanto non mi posso ammalare di rogna sarcoptica dello stambecco della Alpi perché l’acaro responsabile non sopravvive sull’uomo!’ - in realtà non sia un effetto Dunning-Kruger che mi faccia sentire migliore di quanto in realtà io non sia.
Mi spiego.
In maniera molto dicotomica, io non compro MAI tutti quei prodotti che sono stati pubblicizzati in modo:
triviale (donna seducente, uomo forte, potere, esclusività etc)
stupido (luoghi comuni sull’italiano medio, balletti, comicità anni ‘80)
pressante (spot ripetuti e/o invasivi)
Quindi ripiego quasi sempre su marche sconosciute o prodotti col brand del supermercato (sì... lo so che i miei soldi gli arrivano lo stesso) perché chi mi dovesse incontrare tra le corsie mi sentirebbe sussurrare a fil di labbra ‘Te hai fatto bodyshaming, te sei green come il ciao smarmittato che avevo a 16 anni, te uccidi il 99% dei batteri come qualsiasi altra candeggina, te sei acqua distillata che ha visto le alpi solo in foto, te fai le scenette insopportabili con la mamma meridionale, te m’hai rotto il cazzo mentre ascoltavo il podcast sui serial killer più prolifici...’ e così via ma la mia domanda è questa:
Non è forse vero che qualsiasi consumatore interpellato in tal senso affermerebbe con sicumera che lui non si fa certo infinocchiare e sceglie sempre il prodotto migliore al minor prezzo?
In fondo il trucco del buon marketing è esattamente quello di far credere al consumatore di star compiendo una scelta indipendente e priva di condizionamenti basata sulla propria capacità di giudizio.
Quindi, in che modo il mondo del marketing mi sta comunque fregando?
Sono un illuso danno collaterale ininfluente sulla fetta enorme di altri acquirenti oppure sono addirittura utile come gruppo di controllo?
Forse l’influenza va oltre il mero prodotto del momento da me evitato e riguarda un imprinting sociale sulla necessità indotta di una certa classe di prodotti?
Non importa chi urla più forte la percentuale di batteri uccisi ma indurre il presupposto subliminale che se non ne uccidi il più possibile sei un infetto sudicio mentecatto. Non l’automobile più potente, elitaria o veloce ma che oramai non ti permettono più di mantenere la tua per più di qualche anno. Non l’acqua minerale che ti rende più puro degli altri ma un bene comune gratuito rivenduto a scapito dell’ambiente. Non il mutuo più conveniente ma che si sia arrivati ad accettare che per (soprav)vivere tu debba farne uno.
Anche perché - e fatemelo dire in modo catartico - nel marketing digitale la profilazione è fatta col culo di un mozzo carino imbarcato su un veliero vittoriano diretto verso il passaggio a Nord-Ovest senza un filo di vento.
Mi piacciono i coltelli ma non i coltelli da cucina.
Se cerco sul web un distributore di benzina dove non mi chiedano un rene, che cazzo mi pubblicizzi una Tesla da espianto total body per trafficanti di organi?
Lancio asce, non cerco un giardiniere che mi poti gli alberi.
Perché mi suggerisci le pompe funebri a me più vicine? Perché ho urlato ‘muori!’ a un deficiente che non m’aveva dato la precedenza?
E soprattutto, nonostante credo abbiano capito che sono del settore, perché tentano di vendermi lo stesso principio attivo allo stesso dosaggio ma seguito dalle diverse diciture ‘febbre’, ‘cefalea’, ‘dolori mestruali’, ‘influenza’, ‘forte’, ‘fast’ come se non fosse la stessa cosa che fa sempre la stessa cosa? 
Giuro che tornerei a fare il cacciatore-raccoglitore se non che poi al mercato del baratto sicuramente incontrerei Ea-nasir che mi rifilerebbe i suoi lingotti di rame farlocchi.
@a-tarassia
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La grande epoca di Internet ha un difetto genetico di base: la piccolezza delle opinioni esposte sul più grande palcoscenico, spesso espresse con un'aggressività e un totalitarismo tali che ormai sembra far parte del pacchetto espressivo delle persone.
L'opinione è libera? Insomma, direi. Non oggi.
Ma di sicuro, anche quando è in contrasto col proprio credo, un'opinione andrebbe almeno formulata solo dopo un'attività intellettuale preventiva, averci pensato un po'. Andrebbe almeno ben argomentata e non sputata senza nemmeno saper motivarla o ancora più comunemente riprodotta seguendo l'opinione della massa.
L'argomento del giorno è lo spot Esselunga e i filosofi da tastiera si sono già lanciati in spinose, crudeli, efferate e spesso sgrammaticate critiche (avevate dubbi?).
Passiamo a un esame veloce ma ben dettagliato del perchè, secondo me, non solo queste critiche sono sterili, ma lo spot Esselunga è un tipo di pubblicità assolutamente riuscito.
La realtà è online. Esselunga ha avuto un coraggio da leoni, che è innegabile. Personalmente, adoro chi osa.
La società è cambiata e la famiglia è stravolta, chiunque si lamenta che "si stava meglio quando si stava peggio" ma quando siamo messi di fronte alla realtà delle cose, la rifiutiamo.
La famiglia della Mulino Bianco è morta da un pezzo e se la vogliamo dire tutta non è mai esistita. Semmai fa parte di quelle utopie impossibili che rendono la realtà delle famiglie ancora più frustrante e insopportabile perché propongono canoni talmente estremizzati da essere irrealizzabili.
Esselunga ha avuto coraggio. Ha proposto una famiglia attuale, imperfetta, disordinata, incasinata, vera. Che prova a fare il meglio che può anche quando le cose non vanno. Ha proposto un modello diverso dagli spot di massa ma molto, molto comune e possibile. Perchè in questo paese abbiamo ancora così tanta paura della realtà?
2. Il peccato della separazione. Il brand ha provato a sdemonizzare la separazione di una coppia come colpa mortale di cui vergognarsi. Le coppie scoppiano e si sa. Ma noi siamo sempre così pronti a battere il martelletto sulla vita degli altri. Abbiamo sempre la presunzione di sapere perchè le coppie scoppiano. Ma per esperienza diretta avendo genitori separati, io vi dico: la separazione spesso è una vera e propria benedizione. Non ci credete? Provate a stare insieme per forza quando le cose non vanno e vedere i risultati sui figli.
3. Attenzione ai bambini. Lo spot non è affatto incentrato sugli adulti, ma sulla bambina. Se siete onesti, saprete che nelle famiglie con problemi i bambini sono spesso dimenticati. Troppo presi a giudicare le scelte degli adulti, a farsi guerre legali, a portare dalla propria parte alleati con il racconto di come sono andate le cose, i bambini di coppie in crisi o separate sono le prime vittime innocenti la cui sofferenza è ignorata.
4. Il cuore è in prima linea. Esselunga propone un marketing di tipo emozionale molto efficace, che ha l'obiettivo di colpire dentro un pubblico molto vasto attraverso una storia semplice, comune e facilmente assimilabile emotivamente. Che sia per esperienza diretta o per umana immedesimazione, lo spot è in grado di suscitare emozioni, sia di tenerezza, che di tristezza, che di dolcezza o di altro, creando un legame con lo spettatore.
5. Enorme reazione mediatica. Se si chiama pubblicità, un motivo ci sarà. L'obiettivo finale è arrivare: al cuore del consumatore, nella memoria della maggior parte, nelle bocche e nelle tastiere. Quello che non si può pretendere è che il maledetto politicamente corretto non venga ferito. Siamo un paese di code di paglia. Ma la verità è che lo spot non ha offeso nessuno. Chi si sente offeso ha una carenza di sensibilità per il valore del progetto e dei messaggi che manda e poca aderenza alla realtà sociale.
Ma come sempre più è piccolo il cervello e più sono lunghe le lingue.
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the-nightpig · 2 years
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Ricordo @lostaff che la pubblicità sul tabacco e derivati è vietata in Italia...
https://www.dirittodellinformatica.it/consumatori/dal-tabacco-tradizionale-alle-vaping-il-divieto-di-pubblicita-sui-social-network.html/
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enkeynetwork · 2 years
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viragfold · 2 years
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“6° Mail International postcard” - LA GUERRA
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ARTHEKA  32  APS
partner  OBSERVO ONLUS e Pro Loco  Ostia
Progetto mostra di arte postale Lido di Ostia — Roma
Regolamento:
Tema :  “LA GUERRA  -  Cosa ha cambiato nel mondo  -  cosa ha cambiato in te ?”
Una cartolina per capire cos’è la guerra e cosa significa per noi. Un mondo impazzito, un Europa stanca e vecchia dove il benessere ci ha resi ciechi, cattivi e indifferenti di fronte ai mali che affliggono i popoli più poveri e lontani da noi. Cosa pensi che bisognerebbe fare per alleviare il dolore degli altri più sfortunati di te ?
Scadenza: 31/08/2023
Tecnica : Libera 
Dimensione: 10x15 o 13x18
Partecipazione :
1) L’evento  è aperto a tutti, 2)  è gratuito, 3) le illustrazioni delle cartoline dovranno essere attinenti al tema e originali, no fotocopie, 4) le cartoline rimarranno proprietà di Artheka 32 e faranno parte di mostre itineranti, 5) libera è la scelta di spedire in busta o fuori busta, 6) al massimo due lavori per ogni singolo artista.
N.B. = I proventi della manifestazione saranno devoluti a sostegno della campagna di raccolta fondi per la costruzione di una scuola in Tanzania, promossa dall’associazione e partner OBSERVO APS di Ostia Lido.
Sul retro della cartolina indicare chiaramente :  nome, cognome, indirizzo postale e indirizzo  e-mail,  tecnica ,  titolo opera  e  anno di realizzazione.
  Scadenza: i lavori dovranno pervenire entro il 31 Agosto 2023.
Al seguente indirizzo = 
Sergio Guerrini
Per ARTHEKA 32
Via della Cacciuta, 64-S
00124 Roma – Italia
1) L’evento sarà documentato con foto, video e pubblicato sulla pagina di FB, sui web e siti gestiti da Artheka 32 e da siti locali ,
2) ARTHEKA 32 si farà carico:
del montaggio e smontaggio della mostra;
della custodia e informazione durante il periodo della mostra;
Inviti e comunicazione mediante mailing list;
allestimento della mostra;
Inserimento dell’evento sui siti artistici;
  della pubblicità sui social e mezzi  in uso della galleria;
  delle locandine, inviti, comunicati stampa;
foto e video della manifestazione consultabili on-line.
3) A carico degli artisti, sarà la spedizione  delle opere .
4) ARTHEKA 32 si riserva il diritto di utilizzare immagini, curriculum e note dell’artista per promuovere la manifestazione.
5) Catalogo  verrà realizzato e consultabile sulla pagina FB di ARTHEKA 32
Accettando il presente regolamento l’artista acconsente ARTHEKA 32 all’utilizzo delle sue immagini. 
La partecipazione è subordinata all’obbligo di accettazione del Regolamento.
La Direzione Scientifica di Artheka 32
Sabato 2 Settembre 2023, ore 18.00  inaugurazione della mostra presso
ARTHEKA 32 –  Associazione Culturale di Arti Visive
Via Sartena, 30/32
00122  Lido di Ostia  - Roma – ITALIA
      Info – Tel.  +39 3398329429 / e-mail : [email protected]  e [email protected]
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