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Assemblea nazionale Cia: agricoltura italiana al bivio. Nove priorità per il futuro del settore presentate al Ministro Lollobrigida
Il 28 e 29 novembre 2024, si è tenuta a Roma l’Assemblea Nazionale della Cia – Agricoltori Italiani, con il tema “Agricoltura al bivio: più valore a chi produce”.
Il 28 e 29 novembre 2024, si è tenuta a Roma l’Assemblea Nazionale della Cia – Agricoltori Italiani, con il tema “Agricoltura al bivio: più valore a chi produce”. L’incontro ha visto la partecipazione di una delegazione di agricoltori e funzionari di Cia Alessandria e la presenza del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, al quale è stato consegnato un documento con le principali…
#agricoltura familiare#agricoltura italiana#Agricoltura Sostenibile#Alessandria today#assemblea agricoltori italiani#Assemblea nazionale Cia#cambiamenti climatici agricoltura#Cia Agricoltori Italiani#Cia Alessandria#Cia nazionale 2024#documenti confederali Cia#eventi Cia 2024#fauna selvatica agricoltura#fiscalità agricoltura#Francesco Lollobrigida#gestione rischio agricolo#Google News#infrastrutture aree interne#Innovazione Agricola#innovazione rurale#italianewsmedia.com#lavoro agricolo#manutenzione suolo#Ministero Agricoltura Italia#osservatorio UE prezzi#PAC agricoltura#Pier Carlo Lava#politiche commerciali agricoltura#politiche comunitarie agricoltura#reddito agricolo.
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I PODCAST DI PAOLO DE CASTRO
Eurodeputato del Gruppo S&D, Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Paolo De Castro è il super tecnico di riferimento da anni per il comparto zootecnico e per quello delle carni. Stimatissimo dagli operatori e molto apprezzato per la sua capacità di raccontare in modo chiaro e accessibile a tutti gli stati di avanzamento delle politiche comunitarie in materia carne. Segnaliamo il suo sito web paolodecastro.eu con i link ai suoi podcast (photo © instagram.com/decastro_pdc).
Fonte: “Social meat”di Elena Benedetti, Eurocarni 3/24
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Protesta dei trattori, l'Ue proroga la deroga sull'agricoltura
Protesta dei trattori, l'Ue proroga la deroga sull'agricoltura. «Gli agricoltori sono la spina dorsale della sicurezza alimentare dell'Ue e il cuore delle nostre zone rurali». Lo afferma Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che aggiunge: «L’impegno duraturo della Commissione viene portato avanti attraverso il bilancio della politica agricola comune del valore di 386,7 miliardi di euro, che aiuta a stabilizzare il reddito degli agricoltori europei, premiando al tempo stesso i loro sforzi sul clima e sulla sostenibilità. La misura odierna offre ulteriore flessibilità agli agricoltori in un momento in cui devono affrontare molteplici sfide». Proseguono intanto le proteste degli agricoltori che con i loro trattori invadono le strade in diversi Paesi europei e in Italia. Gli agricoltori francesi in rivolta hanno fatto irruzione in una zona di stoccaggio dei mercati generali di Rungis, alle porte di Parigi, dove sono stati commessi «danni». È quanto riferiscono fonti della polizia francese, precisando che i manifestanti sono stati evacuati dalle forze dell'ordine e che sarebbero 79 le persone fermate dalla polizia. Il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, aveva avvertito i manifestanti che qualsiasi tentativo di accesso ai mercati generali di Rungis, il mercato all'ingrosso più importante della Francia, sarebbe stato impedito dalle forze dell’ordine. Nelle stesse ore, gli agricoltori italiani a bordo dei loro trattori hanno bloccato il casello autostradale di Brescia, creando una loro colonna che di fatto impedisce il passaggio dei mezzi in uscita e in entrata. I mezzi del coordinamento Riscatto Agricolo, che da martedì stanno manifestando a Brescia contro le politiche europee, hanno mandato in tilt il traffico nella zona sud della città lombarda. Tutto questo mentre la Commissione europea ha annunciato una nuova proroga della deroga alla regola della politica agricola comune, la quale prevede che per accedere agli aiuti comunitari gli agricoltori debbano lasciare delle quote di terreni a riposo. Lo ha annunciato nel corso di una conferenza stampa il vicepresidente dell'esecutivo comunitario Margaritis Schinas. Quella legata al maggese è una delle misure per rendere sostenibile il settore agroalimentare contro le quali però stanno protestando gli agricoltori, che stanno schierando i trattori sulle strade di diverse città europee. «Bene, l'incontro è andato molto bene» ha dichiarato il Ministro Lollobrigida entrando nel quartiere di Fieragricola di Verona, dopo aver parlato a lungo con i rappresentanti del movimento dei trattori. «Il nostro ministero cerca di rimettere al centro la nostra agricoltura, la nostra pesca, il nostro allevamento che sono qualità e rispetto dell'ambiente. Gli agricoltori sono i primi ambientalisti del territorio», ha aggiunto Lollobrigida.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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⭐INCENTIVI PER IL RICAMBIO GENERAZIONALE CON INVESTIMENTI DEDICATI AI GIOVANI AGRICOLTORI Nel 2020, secondo il primo rapporto sui Giovani in Agricoltura, sono nate in media ogni giorno 236 aziende condotte da under 35 per un complessivo di oltre 86mila aziende. Circa un’azienda su dieci di quelle esistenti sono guidate da giovani. Questo trend, in crescita, dimostra quanto sia necessario sviluppare politiche nel settore primario. Alle misure di agevolazione fiscale e contributiva in essere, vanno affiancati ulteriori strumenti specifici per sostenere la fase di avvio e di crescita delle attività . Nel nostro programma prevediamo non solo un’attenta gestione e coordinamento degli strumenti comunitari del PSR per l’imprenditoria giovanile, ma intendiamo anche sottolineare il ruolo centrale di ISMEA per i servizi che facilitano l’accesso alla terra e al credito bancario, il ricambio generazionale e gli investimenti. #DallaParteGiusta (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CiQcK79uUU6/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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E’ nato il Coordinamento di Italia Viva Provincia di Torino - in squadra un rappresentante del Chierese e Carmagnolese -
Domenica 20 marzo 2022, alla presenza dei coordinatori provinciali di Torino è nato il Gruppo di Coordinamento di Italia Viva Provincia di Torino: fra i componenti un rappresentante del Chierese e Carmagnolese.
Questo gruppo costituisce l’embrione organizzativo per far conoscere e crescere Italia Viva sul territorio torinese perché la politica oggi non può fare assolutamente a meno del lavoro di squadra.
Noi di Italia Viva fin dalla nascita, Leopolda del 2019, abbiamo dato ininterrottamente il nostro contributo alla società, in tutti i momenti più importanti (Governo Draghi…)
Oggi, per essere ancora più incisivi, abbiamo deciso di dar vita ad un primo gruppo di coordinamento, puntando sulle nostre idee, sui nostri progetti, sulle nostre competenze.
Questa è la nostra squadra di partenza, che si arricchirà via via con altri iscritti di Italia Viva per lavorare attivamente sul territorio in forte sinergia con i coordinatori provinciali.
Ecco la squadra:
Mariangela Ferrero e Roberto Gentile – Coordinatori Provinciali, Responsabili della gestione dei Referenti di zona e dei rapporti con gli Enti Locali;3
Caterina Manzi – Responsabile Sicurezza, Giustizia e Diritti, Tutela Animali
Fabia Flavia Magi – Responsabile Digitale, Comunicazione e Social
Giancarlo Roberto – Responsabile Leggi, Decreti e Normative
Giuseppe Lozito – Responsabile Politiche Comunitarie e Coordinamento Amministratori Locali
Lucrezia Bono – Responsabile Politiche Giovanili, Tav e Trasporti
Massimo Calafiore – Responsabile Ambiente, Infrastrutture
Mauro Turri – Responsabile Sport e Associazioni
Pier Antonio Pasquero – Tesoriere e Responsabile Politiche Economiche (Industria, Commercio, Artigianato e Agricoltura)
Ornella Picciau – Responsabile Family Act, Politiche Sociali, Pari opportunità
Rodolfo Brun – Responsabile Sanità
Valter D’Apice – Responsabile Lavoro e Formazione
Valeria Asteggiano – Responsabile Istruzione e Cultura
Lavoreremo per ascoltare, approfondire, proporre e comunicare.
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2 mar 2021 16:54 1. SIETE CURIOSI DI CONOSCERE IL NOME DEL RESPONSABILE DEL RITARDO NELL’ACQUISTO DEI VACCINI IN EUROPA? LO SPIFFERA ROBERTO BURIONI: “SANDRA GALLINA”. E AGGIUNGE: “LA DIRETTRICE GENERALE ALLA SALUTE DELLA COMMISSIONE UE, CHE HA CONDOTTO LA TRATTATIVA DELL'EU PER I VACCINI, È LAUREATA ALLA SCUOLA INTERPRETI E HA AVUTO A CHE FARE PER LA PRIMA VOLTA CON LA SANITÀ NEL LUGLIO 2020. PRIMA SI OCCUPAVA DI AGRICOLTURA E PESCA..." 2. ECCO COME SI È ARRIVATI A NOMINARE UNA TRADUTTRICE DIRETTORE GENERALE DELLA SALUTE DURANTE UN'EMERGENZA SANITARIA SENZA PRECEDENTI NELLA STORIA MODERNA…
Da www.repubblica.it
Due curricula a confronto. A sinistra quello di Sandra Gallina, negoziatrice per i vaccini in Europa. A destra quello di Kate Bingham, negoziatrice per il governo britannico. È così che il virologo Roberto Burioni attacca il ruolo della direttrice generale alla Salute della Commissione nella Ue: pubblicando sui social i cv di entrambe e puntando il dito sul primo: "Trova le differenze", scrive in un tweet.
Sandra Gallina, friulana, l'autunno scorso è stata chiamata d'urgenza da Ursula von der Leyen, presidente della commissione Ue, per negoziare i contratti dei vaccini con le case farmaceutiche. Ciò è accaduto dopo aver avuto un ruolo di primo piano nel portare a termine il trattato di libero scambio con l'America Latina (Mercosur).
In un post Burioni sostiene che "la funzionaria che ha condotto la trattativa dell'Eu per i vaccini è laureata alla scuola interpreti e ha avuto a che fare per la prima volta con la sanità nel luglio 2020. Prima si occupava di agricoltura e pesca".
Dal profilo twitter di Roberto Burioni (25 febbraio 2021)
A sinistra la persona che ha trattato per l'acquisto dei vaccini per l'UE.
A destra la persona che ha trattato per l'acquisto dei vaccini in UK.
Trova le differenze.
https://twitter.com/RobertoBurioni/status/1364934330284470274
Dal profilo twitter di Roberto Burioni (26 febbraio 2021)
Niente di personale contro @SandraGallina ma vista l'oggettiva catastrofe vaccinale in EU, è legittimo chiedersi se una persona con la sua formazione (Scuola Interpreti) sia stata la migliore scelta per condurre la trattativa dalla quale dipendono decine di migliaia di vite.
la scelta della Dott.ssa Gallina è stata una scelta politica, messa in atto da un organismo politico e non stiamo parlando di un esperimento in laboratorio. Le questioni politiche hanno rilevanza pubblica e io ho il diritto di esprimere le mie opinioni politiche
https://twitter.com/RobertoBurioni/status/1365260520790634499
DAGONEWS
Come si è arrivati a nominare una traduttrice direttore generale della DG Salute durante un'emergenza sanitaria senza precedenti nella storia moderna? La carica le è stata assegnata ad ottobre 2020, non prima, la crisi Covid era dunque già scoppiata e conclamata. Ma quali sono le logiche e le dietrologie che portano i vertici comunitari a compiere scelte diciamo un filino avventate?
Le nomine di alti livelli alla Commissioni Europea devono rispondere a determinati criteri, in un mondo in cui il finto politicamente corretto la fa un pochino da padrone. Ed è cosi' che il posto vacante di direttore generale doveva andare ad una donna, per rispettare il principio della parità di genere.
Doveva essere un'italiana, perché in posizioni apicali dopo l'abbuffata tedesca dell'ultima presidenza ne sono rimasti troppo pochi, di Italiani. E il candidato doveva avere un grado abbastanza alto per sedersi su quella poltrona.
Si è arrivati a Sandra Gallina, brava donna e ottimo funzionario con zero esperienza in materia di salute pubblica. E così preparazione e competenza anche a Bruxelles cedono il passo ad altri criteri di valutazione, una specie di manuale Cencelli internazionalizzato dove sesso e nazionalità vengono di gran lunga preferiti alla competenza.
Tutto giustissimo sul piano concettuale, ci mancherebbe. Ma ora l'Europa intera si ritrova a far gestire un'emergenza sanitaria da una traduttrice con laurea in interpretazione cum summa lode.
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Educazione alimentare nelle scuole, Mortaruolo: “Si investa su innovazione, qualità e valorizzazione” Il Consigliere regionale e Vicepresidente della Commissione Agricoltura della Campania, on.le Erasmo Mortaruolo prenderà parte domani mattina, a partire dalle ore 11, alla seduta congiunta delle commissioni VI “Istruzione e Cultura, Ricerca scientifica, Politiche sociali” e VIII “Agricoltura, Caccia, Pesca, Risorse comunitarie e statali per lo sviluppo”.
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Olio: illeciti Agroalimentari, rinnovato il Quadro Sanzionatorio
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/olio-illeciti-agroalimentari-rinnovato-il-quadro-sanzionatorio/
Olio: illeciti Agroalimentari, rinnovato il Quadro Sanzionatorio
Olio: illeciti Agroalimentari, rinnovato il Quadro Sanzionatorio
Rassicurare i consumatori, tutelare i produttori di qualità e sostenere il lavoro dell’Icqrf sono gli obiettivi delle norme chiarificatrici volute dal Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate. Con ogni probabilità approderà nel prossimo Consiglio dei Ministri il disegno di legge sugli illeciti agroalimentari che si pone come obiettivo l’aggiornare le attuali norme, risalenti anche agli inizi del ‘900. All’interno del testo contro le agromafie saranno incluse, all’articolo 12, le norme di revisione del quadro sanzionatorio sulla contraffazione nel comparto dell’olio d’oliva. L’attuale classificazione degli oli d’oliva, infatti, è stabilita dalla regolamentazione dell’Ue che ha introdotto, relativamente alle caratteristiche che devono possedere le diverse categorie di olio, elementi non previsti all’epoca in cui fu emanata la legge italiana inerente le sanzioni, ovvero la legge 1407 del 1960 attualmente in vigore. Ad esempio le caratteristiche organolettiche o quelle legate all’evoluzione analitico-scientifica. Inoltre, non vengono previste alcune tipologie di esame per la classificazione degli olii di oliva. “Per questo – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – già da componente della Commissione Agricoltura della Camera ho presentato una proposta di legge per integrare il decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103 con disposizioni che consentano di adeguare il sistema sanzionatorio alle nuove disposizioni comunitarie, creando una sorta di ‘testo unico’ sanzionatorio. Norme che ora approdano all’interno del ddl sugli illeciti agroalimentari che mi auguro venga licenziato quanto prima dal Consiglio dei Ministri per poi aprirsi al doveroso confronto parlamentare. L’obiettivo – prosegue Giuseppe L’Abbate – è quello di far sì che strumenti, tecniche e caratteristiche divenute scientificamente obiettive per stabilire le diverse tipologie e qualità di olio di oliva siano utilizzabili per legge, sostenendo e agevolando il già ottimo lavoro dell’Icqrf, rassicurando i consumatori sull’olio d’oliva che stanno acquistando nonché tutelando i produttori di qualità”. Vengono, dunque, superati tutti i dubbi interpretativi che in diverse controversie giudiziarie hanno vanificato il lavoro di controllo dell’Ispettorato centrale repressione frodi. Divengono sanzionabili olii classificati come extravergine di oliva ma risultati vergine di oliva all’esame organolettico. Inoltre, ad esempio, si sanziona il cosiddetto olio “deodorato” venduto come olio extravergine di oliva, e conforme a tale categoria a livello di requisiti intrinseci, ma ottenuto in maniera illecita con l’ausilio di un processo di deodorazione che invece caratterizza l’ottenimento degli olii raffinati e non degli olii vergini di oliva.
Rassicurare i consumatori, tutelare i produttori di qualità e sostenere il lavoro dell’Icqrf sono gli obiettivi delle norme chiarificatrici volute dal Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate. Con ogni probabilità approderà nel prossimo Consiglio dei Ministri il disegno di legge sugli illeciti agroalimentari che si pone come obiettivo l’aggiornare le attuali norme, risalenti anche agli inizi del ‘900. All’interno del testo contro le agromafie saranno incluse, all’articolo 12, le norme di revisione del quadro sanzionatorio sulla contraffazione nel comparto dell’olio d’oliva. L’attuale classificazione degli oli d’oliva, infatti, è stabilita dalla regolamentazione dell’Ue che ha introdotto, relativamente alle caratteristiche che devono possedere le diverse categorie di olio, elementi non previsti all’epoca in cui fu emanata la legge italiana inerente le sanzioni, ovvero la legge 1407 del 1960 attualmente in vigore. Ad esempio le caratteristiche organolettiche o quelle legate all’evoluzione analitico-scientifica. Inoltre, non vengono previste alcune tipologie di esame per la classificazione degli olii di oliva. “Per questo – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – già da componente della Commissione Agricoltura della Camera ho presentato una proposta di legge per integrare il decreto legislativo 23 maggio 2016, n. 103 con disposizioni che consentano di adeguare il sistema sanzionatorio alle nuove disposizioni comunitarie, creando una sorta di ‘testo unico’ sanzionatorio. Norme che ora approdano all’interno del ddl sugli illeciti agroalimentari che mi auguro venga licenziato quanto prima dal Consiglio dei Ministri per poi aprirsi al doveroso confronto parlamentare. L’obiettivo – prosegue Giuseppe L’Abbate – è quello di far sì che strumenti, tecniche e caratteristiche divenute scientificamente obiettive per stabilire le diverse tipologie e qualità di olio di oliva siano utilizzabili per legge, sostenendo e agevolando il già ottimo lavoro dell’Icqrf, rassicurando i consumatori sull’olio d’oliva che stanno acquistando nonché tutelando i produttori di qualità”. Vengono, dunque, superati tutti i dubbi interpretativi che in diverse controversie giudiziarie hanno vanificato il lavoro di controllo dell’Ispettorato centrale repressione frodi. Divengono sanzionabili olii classificati come extravergine di oliva ma risultati vergine di oliva all’esame organolettico. Inoltre, ad esempio, si sanziona il cosiddetto olio “deodorato” venduto come olio extravergine di oliva, e conforme a tale categoria a livello di requisiti intrinseci, ma ottenuto in maniera illecita con l’ausilio di un processo di deodorazione che invece caratterizza l’ottenimento degli olii raffinati e non degli olii vergini di oliva.
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di Stefania Mezzina
CONTROGUERRA – Le iniziative organizzate dall’amministrazione comunale di Controguerra nel mese di dicembre, proseguono, compatibilmente alle tradizioni del territorio, con particolare riguardo ai temi ed alle proposte che possono nascere dai contesti di rete, sostiene il Vice-Sindaco Fabrizio Di Bonaventura, ricordando la notevole partecipazione della terza edizione della “Camminata tra gli Olivi”.
Il nostro Comune aderente all’Associazione Città dell’Olio propone una nuova iniziativa dedicata al Settore Olivicolo, nello specifico la proposta, elaborata dall’Assessore del Comune di Controguerra con deleghe alla Cultura, Città del Vino, Città dell’Olio e Politiche Comunitarie Fabrizio Di Bonaventura, prevede l’iniziativa dal titolo “Olio Nuovo – Oliva Ascolana del Piceno DOP: un’opportunità di rilancio integrato di Agricoltura e Turismo”.
Il Convegno tematico, che si terrà Giovedì 12 Dicembre alle ore 17:30 presso l’Enoteca comunale di Controguerra, avrà come ospiti il Funzionario Agronomo della Regione Abruzzo Luciano Pollastri, il Dirigente Servizio territoriale Est Teramo Dipartimento Agricoltura Bernardo Serra, il consigliere comunale di Ascoli Piceno Micaela Girardi e l’Agronomo responsabile della Confederazione Italiana Agricoltori Ascoli-Fermo-Macerata e produttore di Oliva Ascolana del Piceno DOP Ugo Marcelli.
L’incontro propone nella prima parte un’attenta analisi rivolta alla stagione Olivicola che si sta concludendo che verrà relazionata dagli Agronomi Luciano Pollastri e Bernardo Serra durante la quale i due interlocutori proporranno, inoltre, una sessione di degustazione sensoriale di olio nuovo, pertanto i produttori che lo desiderano potranno portare al seguito dei campioni di olio per la degustazione che verrà effettuata da due esperti Panel. A seguire il focus verterà sull’Oliva Ascolana del Piceno DOP come prospettiva di valorizzazione del territorio e come opportunità di profitto per gli agricoltori del territorio.
Il nostro territorio altamente vocato per la coltivazione delle colture durevoli, nello specifico Vite e Olivo, da ottimi risultati nella coltivazione della Cultivar Ascolana. L’intervento di Ugo Marcelli avrà come titolo “La remuneratività per l’olivicoltore della raccolta di olive per la salamoia e per l’olio”, mentre alla responsabile del Protocollo tra gli 88 Comuni dell’Areale del Disciplinare di Produzione dell’oliva Ascolana del Piceno DOP Micaela Girardi il compito di relazionare sulla reale opportunità di credere nella coltivazione di questa Cultivar che trova la sua naturale collocazione proprio nel territorio del Piceno e anche nella Provincia di Teramo. Oltre a essere presenti all’iniziativa i produttori e frantoiani di Controguerra, daranno un importante contributo Nazzareno Migliori il noto produttore dell’oliva Ascolana del Piceno DOP di Ascoli Piceno e Gennaro Montecchia rinomato frantoiano di Morro D’Oro, le loro testimonianze saranno di grande importanza e utilità ai fini dei temi che verranno trattati.
Al termine dell’iniziativa il Sindaco Franco Carletta darà luogo la cerimonia di premiazione per gli autori degli scatti fotografici realizzati durante la terza edizione della “Camminata tra gli Olivi”. Tutte le foto sono visionabili sui social perché pubblicate con lo slogan #controguerra2019 ecco tutti partecipanti: Danila Crescenzi, Di Bonaventura Mauro, Di Giuseppe Pierfrancesco, Di Natale Matteo, Palestro Alessandra, Pietropaoli Guido, Pontuti Franco, Potenza Gabriella e Quaglia Samuela. I fotografi verranno omaggiati con i prodotti delle Aziende del territorio di Controguerra.
Attraverso queste iniziative, prosegue Fabrizio Di Bonaventura, intendiamo portare avanti una programmazione che veda sempre più protagonista la crescita dei settori produttivi di eccellenza del nostro territorio. Il settore Olivicolo è uno dei principali, e sarebbe necessario favorirne la crescita proprio perché vi sono delle potenzialità che con il tempo si rende necessario sviluppare. Di certo, iniziative di qualità potranno accrescere l’interesse verso questo Settore e favorire nuove opportunità alla collettività non solo attraverso la preparazione di figure professionale ma anche promuovendo nuove attività imprenditoriali.
Sempre nell’ottica di tale progettualità nella programmazione dell’anno 2020 l’obiettivo è di consolidare il lavoro ad oggi svolto proponendo nuove iniziative che possano interessare e coinvolgere gli operatori dei settori delle produzioni di qualità.
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Roma: “Green Obsession” di Stefano Boeri Architetti, vince SDG Action Awards delle Nazioni Unite
Roma: “Green Obsession” di Stefano Boeri Architetti, vince SDG Action Awards delle Nazioni Unite. Green Obsession è stato premiato tra 5.000 progetti provenienti da 190 Paesi, per il suo impegno nel cambiare i paradigmi delle città e nel promuovere le foreste urbane come una priorità per i governi di tutto il mondo, per garantire un futuro più verde per tutti. La Green Obsession di Stefano Boeri Architetti vince l’SDG Action Award, l’“Oscar” dedicato ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU che nell’ambito della campagna SDG Action delle Nazioni Unite premiano le iniziative che mobilitano, ispirano e collegano le comunità per promuovere un cambiamento positivo. Nato con lo scopo di valorizzare la relazione tra natura e progettazione e implementare i principi della forestazione urbana, “Green Obsession” è la filosofia progettuale di Stefano Boeri Architetti che nel tempo ha generato anche convegni, programmi pubblici e un libro (“Green Obsession: Trees Towards Cities, Humans Towards Forests”,pubblicato da Actar nel 2021 e sostenuto dalla Graham Foundation for Advanced Studies in the Fine Arts): ora ha conquistato gli SDG Action Awards delle Nazioni Unite (dedicati ad attivisti e protagonisti del cambiamento riconosciuti per il loro lavoro nel mettere in atto e diffondere valori di sostenibilità) grazie all’approccio unico all'architettura e all'urbanistica, ma soprattutto grazie al nuovo modo di immaginare il futuro delle città contemporanee. “Green Obsession presenta la visione di un futuro in cui le città si trasformano grazie a giardini sui tetti, orti comunitari nei cortili, agricoltura urbana e filari alberati nelle strade. Aumentare la connettività tra boschi, giardini e aree verdi e promuovere la creazione di corridoi ecologici sono obiettivi fondamentali della Green Obsession: un’attitudine che va oltre il singolo progetto, portando una strategia forestale urbana trasformativa e una nuova prospettiva del futuro del paesaggio urbano globale” afferma Maria Chiara Pastore, Responsabile del Dipartimento di Ricerca di Stefano Boeri Architetti e Ricercatore del Politecnico di Milano, ha ritirato ieri sera il premio a nome dello studio. Selezionato tra le oltre 5.000 candidature provenienti da 190 Paesi che hanno coperto l'intera gamma dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile Green Obsession, che ha vinto nella categoria INSPIRE, incoraggia una nuova prospettiva sulle città, promuove la collaborazione globale e sostiene azioni politiche trasformative. Prevede città e comunità sostenibili che danno la priorità alla buona salute e al benessere, intensificando al contempo l'azione per il clima attraverso il suo approccio creativo alla pianificazione urbana, alla connettività ecologica e alla silvicoltura urbana - soddisfacendo gli SDG 3, 11 e 13. “Siamo felici e orgogliosi per questo importante riconoscimento. Green Obsession raccoglie 20 anni di idee e progetti di Stefano Boeri Architetti per portare la natura vivente e in particolare gli alberi e le foreste all’interno delle nostre città. Dobbiamo portare alberi e piante ovunque sia possibile: nelle piazze, nelle corti, nei viali, sui tetti e sulle facciate delle case. Le due grandi sfide della biodiversità e della coabitazione tra specie viventi sono infatti alla base di ogni progetto di transizione ecologica e di riduzione dei danni causati dal cambiamento climatico. Green Obsession è dunque un impegno di lavoro e insieme un sentimento che vorremmo condividere con chiunque guardi con coraggio e ottimismo al futuro delle nostre città e della nostra specie sul pianeta terra” dichiara l’architetto Stefano Boeri. "Gli 2023 UN SDG Action Awards arrivano mentre ci avviciniamo al punto centrale dell'Agenda 2030, un crocevia fondamentale nel nostro viaggio verso un futuro più sostenibile, equo e inclusivo per tutti" ha dichiarato Marina Ponti, Global Director della UN SDG Action Campaign. "Ancora più importante, ci hanno offerto l'opportunità di onorare e riconoscere le persone straordinarie che stanno ispirando il cambiamento e guidando azioni significative per gli SDG". UN SDG Action Campaign: Un'iniziativa speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite ospitata dall'Ufficio esecutivo del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP). È stata istituita per unire le persone di tutto il mondo affinché agiscano per gli SDG e per collegare la società civile, i governi locali e le persone che lavorano nei settori artistico e culturale, dei media e privato per difendere gli SDG nelle case, nelle comunità e oltre. In tale ruolo, la campagna ha il compito di MOBILITARE, ISPIRARE E CONNETTERE persone e organizzazioni di tutti i settori e aree geografiche affinché intraprendano azioni per raggiungere gli SDG, anche attraverso gli annuali UN SDG Action Awards.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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MIPAAFT-ISMEA-AGEA: Nasce AssInCampo, nuovo strumento informativo al servizio degli operatori agricoli
Presentato ieri, durante il XI Convegno “Gestione del rischio in agricoltura”, presso il Teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli (PG) un nuovo strumento web innovativo al servizio degli agricoltori e operatori agricoli. Nato da un’iniziativa congiunta MIPAAFT-ISMEA-AGEA, nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2020, Misura 17, l’applicativo, denominato AssInCampo - consultabile all’indirizzo web http://assincampo.ismea.it/ anche da smartphone – consente a tutti i soggetti coinvolti a vario titolo di consultare direttamente il sistema AGEA/SIAN-SGR per utilizzare le corrette codifiche, i prezzi massimi assicurabili e i parametri contributivi disponibili a livello comunale e per prodotti e varietà assicurabili. AssInCampo permette la consultazione di tutti i dati e gli elementi necessari a predisporre correttamente gli schemi di polizza agricola agevolata e velocizza l’istruttoria dei contributi pubblici a favore degli agricoltori. “Con questo strumento innovativo – ha commentato il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Sen. Gian Marco Centinaio - proseguiamo con l’obiettivo di dare risposte agli agricoltori oltre che a velocizzare e snellire le procedure amministrative che hanno determinato, in passato, significativi ritardi nei pagamenti, il nostro impegno è massimo e lo stiamo dimostrando.” L’applicativo offre anche una specifica sezione normativa dedicata alla consultazione di regolamenti comunitari, leggi, decreti, bandi, circolari e istruzioni operative. Completa il kit di strumenti la sezione News dedicata alle notizie e alle informazioni sul mercato assicurativo agricolo agevolato. Read the full article
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1 - La pace come identità e garanzia dei diritti fondamentali
“Fa una grande differenza essere circondati da un clima di esaltazione “eroica” della guerra (come avvenuto sotto i regimi fascisti tra le due guerre mondiali in Europa) o da quel “ripudio” della guerra che la Costituzione della Repubblica italiana esprime e che le iniziative pacifiste cercano, da sempre, di incoraggiare e rendere vivo” Scriveva così Alexander Langer, definendo un approccio alla discussione e alla risoluzione di tutti i problemi fondato su quella che dobbiamo rivendicare come nostra identità.
Un’identità che risulta dai principi fondamentali della nostra Costituzione, in particolare dagli articoli 10 e 11, che sanciscono la collocazione internazionale dell’Italia, la quale «si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute», e consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, anche a limitazioni della propria sovranità quando ciò sia necessario «ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni», promuovendo e favorendo le organizzazioni internazionali «rivolte a tale scopo», coerentemente con l’affermazione del «ripudio» della guerra non solo come strumento di offesa ma anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Nel Manifesto di Ventotene leggiamo come la costruzione di una federazione europea fosse finalizzata alla creazione di una pace mondiale. In particolare, nella seconda parte, è infatti scritto che «la linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade […] ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale».
La pace si collega – come dicevamo – alla tutela dei diritti fondamentali della persona umana, senza nessuna distinzione di sesso, razza, religione o altra condizione, ivi compresa la nazionalità, seconodo quando affermato dalla Costituzione e dai trattati internazionali sottoscritti dall’Italia, a partire dalla CEDU, per cui tutti gli Stati membri «riconoscono a ogni persona sottoposta alla loro giurisdizione i diritti e le libertà enunciati nel Titolo primo della presente Convenzione».
Si tratta, tra l’altro, del diritto alla vita, della proibizione della schiavitù, della libertà di pensiero, coscienza e religione e di quella di espressione, della protezione della vita privata e personale e – perché dalle eventuali violazioni chiunque possa sempre difendersi – del diritto a un giusto processo.
Le guerre, le guerre civili e il proliferare in ampie parti del globo, e soprattutto in Africa, di regimi antidemocratici determinano per molti popoli persecuzioni, discriminazioni e mancato godimento di diritti fondamentali, che riguardano anche le condizioni di vita e di lavoro, naturalmente, con la conseguenza che la distinzione da alcuni proposta tra rifugiati e «migranti economici» spesso non esiste o è comunque molto difficile da determinare.
Rispetto a queste situazioni certamente occorre una strategia che si componga di più azioni combinate e che si compia a livello internazionale e – per quanto riguarda l’Italia e gli altri Stati membri – a livello di Unione europea.
Tuttavia, non possiamo trascurare i principi fondamentali, che caratterizzano a tal punto il nostro ordinamento che non possono essere neppure oggetto di revisione costituzionale. L’identità alla quale si fa spesso riferimento per indicare odiose chiusure è questa: proteggere i diritti fondamentali di tutti, accogliendo gli stranieri ai quali ne sia impedito il godimento.
La tutela e la promozione dei diritti fondamentali (anche di chi non è cittadino italiano) e la pace rappresentano per l’Italia repubblicana un tratto identitario, e per questo debbono essere posti al centro della politica (estera) italiana ed europea, come chiave attraverso la quale fronteggiare le questioni relative alla crisi dei rifugiati, alle relazioni con altri Stati (spesso non democratici), alle molte guerre in corso.
La promozione della pace e la connessa tutela dei diritti dovrebbero essere patrimonio di tutte le forze politiche, a differenza di quanto è spesso avvenuto (soprattutto) negli ultimi anni, come quando si è sottoscritto l’ennesimo accordo con la Libia, quando sono stati disposti rimpatri verso il Sudan, quando sono stati mantenuti rapporti diplomatici ambigui con l’Egitto, quando si è continuato a vendere sistemi d’arma all’Arabia Saudita, mentre questa conduceva una campagna di bombardamenti indiscriminati contro lo Yemen e al di fuori di qualsiasi quadro multilaterale di intervento.
Il nostro primo obiettivo, invece, deve essere la protezione dei civili attraverso corpi civili di pace e il blocco delle esportazioni di armi verso i Paesi in conflitto. Il nostro secondo obiettivo deve essere quello di riprendere gli sforzi diplomatici per la risoluzione dei conflitti, a partire dallo scenario siriano, sostenendo parallelamente i tentativi internazionali e indipendenti per aprire indagini e punire coloro che si sono resi responsabili di crimini di guerra.
Disarmare la guerra, un fucile alla volta
La nostra industria bellica alimenta conflitti nelle zone più calde del mondo, contribuendo alla devastazione di intere città, a crisi umanitarie gravissime, alla fuga delle persone. Il governo ha precise responsabilità dato che propaganda dappertutto il proprio impegno nel promuovere la vendita di armi “made in Italy”, nonostante la legge prescriva che le autorizzazioni all’export di armamenti debbano essere in linea con politica estera e non debbano essere indirizzate verso paesi in stato di conflitto armato o in cui siano confermati gravi violazioni dei diritti umani.
Tra i principali Paesi destinatari troviamo anche Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Pakistan, Angola, Emirati Arabi Uniti. Anche la spesa militare italiana è in crescita: nel 2017 è stimata in 23,3 miliardi di euro e si evidenzia una forte crescita dei fondi direttamente destinati all’acquisto di nuove armi e sistemi d’arma: 5,6 miliardi di euro (+10% rispetto al 2016 e + 85% rispetto al 2006) che appaiono spropositati rispetto alle esigenze operative delle nostre Forze Armate e la cui gran parte proviene dal MISE. Oltre l’86% del suo budget per il sostegno della competitività e lo sviluppo delle imprese finisce in armi.
È da scongiurare, inoltre, il rilancio della “politica del 2%” promossa in ambito NATO, secondo la quale i paesi aderenti dovrebbero spendere almeno il 2% del PIL nel settore della difesa (per noi circa 9 miliardi). Anche da questo punto di vista dobbiamo ripartire da Ventotene e dai primi Trattati comunitari, andando verso una difesa comune nell’ambito dell’Unione europea: per ottimizzare il sistema di difesa e di intelligence europeo e, contemporaneamente, conseguire economie di scala stimate tra i 25 e i 100 miliardi di euro all’anno.
Naturalmente ciò è strettamente connesso a una politica estera comune, che renderebbe molto più agevole fronteggiare tutte le questioni che abbiamo sin qui posto, tutto ciò riportandoci alla necessità di rilanciare una prospettiva federalista per l’Unione europea. Infine, è necessario investire sulla difesa civile e nonviolenta costituendo un Dipartimento della difesa civile (a partire dai Corpi civili di pace) come mezzo alternativo per affrontare i conflitti e ridurre le turbolenze nel mondo, in linea con la campagna «Un’altra difesa è possibile» per promuovere iniziative multilaterali di risoluzione pacifica dei conflitti.
I cambiamenti climatici e l’effetto guerra
Le politiche per la pace sono strettamente connesse a quelle ecologiche: i cambiamenti climatici mettono a rischio le nostre città (come vedremo in seguito) ma stanno già causando enormi problemi nelle aree più esposte del pianeta.
Come ha scritto Martin Caparros «le carestie coinvolgono circa 50 milioni di persone», ma quelle che soffrono di «malnutrizione strutturale» sono «circa 2 miliardi, un terzo del totale».
Eppure «l’agricoltura mondiale potrebbe nutrire senza problemi 12 miliardi di esseri umani, quasi il doppio della popolazione attuale». Secondo la Fao sono necessari 265 miliardi di dollari all’anno, aggiuntivi rispetto a quanto stanziato ora, da oggi al 2030, per sconfiggere la povertà estrema e la fame. Si tratta dello 0,31% del Pil mondiale eppure nessuno sembra intenzionato a intervenire. Sulla fame, l’Italia - in ragione della sua collocazione geografica e della sua cultura - si deve porre alla guida, a livello europeo e internazionale, di una grande missione politica per la qualità del cibo e per un programma “fame zero”.
A questo proposito, la nostra agricoltura deve eccellere per qualità, tracciabilità del prodotto e rispetto delle condizioni di lavoro. «Made in Italy» deve essere un’etichetta che ha il significato del rispetto, in ogni accezione del termine.
Oltre ai finanziamenti abbiamo bisogno di scelte coraggiose, come facilitare l’invio di rimesse, garantire l’accesso all’acqua e alle risorse alimentari, fermare l’espulsione dei contadini dalla propria terra a opera delle multinazionali, mentre la costruzione di dighe e la siccità stanno portando molte popolazioni alla fuga dalle proprie terre. È necessario, inoltre, contrastare la deriva speculativa assunta dalla finanziarizzazione delle materie prime alimentari e le politiche commerciali e fiscali dannose per i paesi piùdeboli.
Sono priorità che già rientrano tra i nuovi diciassette Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDGs), che non a caso tengono assieme lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni (ambientale, sociale ed economica) e lotta alla povertà. Obiettivi che possono essere raggiunti solo se finanziati adeguatamente, non solo rispettando l’impegno a destinare lo 0,7% del Reddito nazionale lordo alla cooperazione allo sviluppo, ma anche partendo dai responsabili: partendo dalla lotta all’elusione fiscale delle multinazionali.
Paradisi (fiscali) per pochi, inferno per molti
I Paesi in via di sviluppo sono quelli che pagano il prezzo più alto per evasione ed elusione delle multinazionali. I governi europei dovrebbero effettuare valutazioni d’impatto delle proprie politiche fiscali su di essi, seguendo l’esempio dell’Olanda.
Dovrebbero rivedere i trattati commerciali e fiscali che attuano distribuzioni del tutto ineguali di risorse e diritti fiscali. E infine, la Commissione ONU sulla tassazione andrebbe trasformata in un vero organismo intergovernativo che ridiscuta le regole fiscali globali mettendo i Paesi in via di sviluppo in condizione di parità, affinché gli strumenti di contrasto al fenomeno tengano in conto la loro voce, e siano più efficaci su scala globale.
Per combattere paradisi fiscali e schemi elusivi delle multinazionali che sottraggono risorse fondamentali per i cittadini, aumentando le diseguaglianze, dobbiamo agire a tutti i livelli, a partire da quello globale e europeo.
I recenti scandali fiscali, Luxleaks prima e Panama Papers poi, hanno dimostrato quanto sia facile spostare ingenti flussi di denaro da una parte all’altra del mondo, in giurisdizioni a fisco agevolato e coperti dalla segretezza. È ancora più assurdo che questo accada nell’Unione europea, dove gli scandali lussemburghesi hanno svelato che circa 340 aziende internazionali, tra cui molte italiane, hanno concluso accordi per eludere miliardi di euro con aliquote inferiori all’1%.
Per non parlare del caso irlandese in cui si è vista un’aliquota dello 0,005%. Ventotto sistemi fiscali così diversi in UE hanno permesso alle multinazionali di spostare i profitti laddove più vantaggioso, e di erodere la base imponibile tramite strategie complesse, con artificiale contabilità infragruppo e trasferendo gli utili dai Paesi in cui conducono la loro attività economica verso territori a fiscalità agevolata o aree tax-free in cui hanno una presenza economica limitata e poche unità di personale.
Il problema è globale, e vede i Paesi in via di sviluppo pagare il prezzo più alto. Il risultato? Miliardi di euro di mancato gettito fiscale. Le stime sono variabili, alcune parlano di 860 miliardi di euro di mancato incasso per evasione e di 150 miliardi di euro per elusione, nella sola Unione Europea: 1000 miliardi di euro. C’è chi stima che la stessa cifra di registri in uscita ogni anno dai Paesi in via di sviluppo come flussi finanziari illeciti. Si tratta di una massa ingente di risorse, che queste pratiche sottraggono ai servizi, distorcendo al contempo l’allocazione degli investimenti verso chi attua strategie fiscali più aggressive, anziché su basi economiche e produttive, e colpendo in particolare la piccola e media impresa.
Bisogna porre fine alla sfrenata competizione fiscale, una corsa a ribasso che, per avvantaggiare pochi, fa male a tutti. È quindi necessario stabilire un principio semplice: le tasse si pagano dove vengono generati i profitti. La trasparenza è uno strumento fondamentale: serve un pieno scambio automatico di informazioni tra autorità fiscali degli Stati membri, così come sulla piena trasparenza sui beneficiari finali di aziende e trust. Ma non basta: deve anche essere resa obbligatoria la rendicontazione pubblica Stato per Stato per tutte le multinazionali, che siano tenute a rendere pubblici i dati su quanti profitti fanno e quante tasse pagano in ogni giurisdizione in cui sono operative (e una serie di altri dati rilevanti).
Questi vincoli di trasparenza già si applicano per norme europee al settore bancario. È fondamentale che si estenda l’obbligo di fornire questi dati anche sulle attività svolte fuori dall’UE, per non escludere i Paesi in via di Sviluppo.
Dobbiamo inoltre definire uno schema di regole chiare che permetta alle imprese operanti in più Stati membri di calcolare la propria base imponibile su scala europea (base imponibile consolidata comune, CCCTB), per poi suddividere l’utile complessivo da tassare nei vari Paesi secondo criteri concordati e in base all’effettiva creazione di valore economico. E infine dobbiamo proteggere coloro che portano alla luce fatti di corruzione ed elusione fiscale: solo cinque Stati Membri su ventotto hanno una legislazione completa sulla protezione dei whistleblower.
Una misura ponte è certamente la web tax, sul modello adottato dall'India. Si applica alle transazioni online per specifici servizi, come la vendita di prodotti advertising erogati da società senza stabile organizzazione nel nostro paese. La tassa a cui pensiamo è piatta, un prelievo di perequazione con un’aliquota non inferiore al 10% della transazione.
Deve essere prevista un’adeguata franchigia al fine di tutelare i piccoli inserzionisti. Come in India, la tassa si applica con il metodo del reverse charge: la persona che effettua il pagamento per la pubblicità online deve dedurre dall’importo il prelievo di perequazione e versarlo direttamente al governo del paese in cui risiede entro i primi sette giorni del mese successivo.
Devono essere previste sanzioni per i mancati versamenti mentre, nel caso in cui non sia nota la sede operativa del venditore, devono essere attivate speciali verifiche fiscali in via prioritaria. Soluzioni che invece prevedano aliquote più basse o diversi sistemi di deduzione e versamento del prelievo si rivelerebbero inefficaci. Attraverso queste misure possiamo recuperare risorse che vengono illegittimamente sottratte e che dovrebbero essere reinvestite in politiche di lotta alla povertà, alle diseguaglianze e all’emarginazione sociale, tanto quanto in investimenti in grado di riattivare un ciclo espansivo dell’economia, che abbia ricadute positive anche e soprattutto nelle aree del mondo più fragili.
Dobbiamo tenere assieme pacifismo, ambientalismo e lotta alle disuguaglianze, per non lasciare indietro nessuno.
E’ evidente come tutte le maggiori sfide che ci troviamo di fronte non siano risolvibili entro i ristretti confini nazionali, ma richiedano soluzioni comuni a un livello superiore e più adeguato. Vale per la sfida migratoria, che è europea e globale. Vale per la necessità di trovare una sola e forte voce dell’UE sullo scenario geopolitico internazionale, se non vogliamo condannarci all’irrilevanza.
Vale per la sfida climatica, per cui solo a livello europeo ed internazionale si può fissare un quadro di regole comuni e sanzionabili che tutti siano tenuti a rispettare.
E vale per la lotta contro i paradisi fiscali e l’elusione dei grandi gruppi multinazionali, per recuperare risorse fondamentali da investire nella lotta alle diseguaglianze, tra gli Stati ed entro gli Stati, e per gettare le basi di un futuro più sostenibile.
Scarica qui il Manifesto in formato pdf
www.possibile.com
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L’insostenibile consumo di suolo
Il Petilino, novembre 2016
La rubrica ritorna, purtroppo, a parlare dei mali del nostro territorio, in primis della sua endemica fragilità strutturale, partendo, però, da considerazioni più ampie che interessano l’intera penisola, la stessa Europa. La mia “forma mentis” è “pensare globalmente ma agire localmente”, il motto di Legambiente, anche perché, grazie al web, siamo un po' tutti dei cosmopoliti, possiamo vivere, in tempo reale le gioie e i dolori di avvenimenti distanti diverse migliaia di chilometri.
In Europa, nel passato, le foreste erano così fitte, lo sapevano bene le legioni romane che dovevano attraversare territori ostili, impenetrabili a tal punto che se “una scimmia fosse partita da Roma saltando da un albero all’altro poteva arrivare in Spagna senza mai toccare terra”.
Oggi, ogni anno, in Europa spariscono sotto il cemento 1000 kmq di suolo fertile, foreste, terreni agricoli, un'area estesa come l'intera città di Roma. Oltre la metà del territorio nazionale (56%) risulta compromesso e i costi per fronteggiarne la trasformazione arrivano a sfiorare il miliardo di euro. Dal 2012 al 2015 il territorio sigillato è aumentato dello 0,7%, invadendo fiumi e laghi (+0,5%), coste (+0,3%) ed aree protette (+0,3%), avanzando anche in zone a pericolosità sismica (+0,8%), da frana (+0,3%) e idraulica (+0,6%). Nel 2015, 3 regioni: Lombardia, Veneto e Campania hanno superato il 10% di suolo consumato.
Il consumo di suolo è una delle più insidiose e irreversibili forme di degradazione del suolo che si verifica ogni qual volta “un’area agricola, naturale o seminaturale viene antropizzata. Il suolo, in quanto risorsa naturale limitata e non rinnovabile, è essenziale per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta e per la conservazione della maggioranza degli ecosistemi terrestri”. Un suolo “sano e vivo” ci protegge dai disastri ambientali, dai cambiamenti climatici, dalle emergenze alimentari.
Nonostante questo, in Europa, non esiste una legge comune che difenda il suolo. I cittadini di tutta Europa chiedono di difenderlo dal cemento, dall’inquinamento e dagli interessi speculativi. Occorre una celere approvazione della legge sul contenimento del consumo di suolo. Dallo scorso mese di luglio è all’esame, nelle Commissioni Ambiente e Agricoltura del Senato, il disegno di legge sul “contenimento del consumo di suolo” che mira a bloccarne il degrado e a salvaguardare il territorio, con particolare riguardo alle superfici agricole e alle aree sottoposte a tutela paesaggistica. Il provvedimento stabilisce, infatti, che per 5 anni i terreni che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici legati alle politiche agricole comunitarie (PAC) e ai piani di sviluppo rurale (PSR) non potranno cambiare la destinazione d’uso. L'obiettivo è quello di promuovere e tutelare l'attività agricola, il paesaggio e l'ambiente, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione del dissesto idrogeologico. Inoltre, la legge introduce il principio secondo cui i Comuni, nelle loro scelte di pianificazione, dovranno fornire un'adeguata motivazione rispetto a nuove scelte di espansione, dando priorità assoluta alla rigenerazione delle aree già urbanizzate.
Tali prescrizioni, ritornando agli aspetti “locali”, ricordano le osservazioni che nel 2002 il Circolo Legambiente di Petilia Policastro fece nel corso di una conferenza per la formazione del Piano Strutturale Comunale. L’Amministrazione Comunale, dell’epoca, era guidata dal compianto Sindaco Michael Angelo Tavernese, circa un mese prima della sua prematura scomparsa. Il P.S.C., importante strumento pianificatorio, non venne più realizzato, solo da pochi anni il Comune si è dotato di un Piano Regolatore Generale. Nel documento vennero rimarcati i gravi problemi causati dall’abusivismo edilizio che determinò, a partire dagli anni ‘ 70, il saccheggio del territorio, un abnorme consumo di suolo: “un primo intervento di riqualificazione del territorio urbano dovrà partire dalla “salvaguardia dei pochi spazi urbani rimasti inedificati e destinarli a verde” (criteri indicati dal Consiglio Comunale delib. n.31/96). Importante sarà la tutela e il recupero del centro storico, anche come luogo e risorsa di valore testimoniale, caratterizzato in questi ultimi anni da un progressivo degrado e spopolamento. Il recupero degli insediamenti abusivi e del centro storico potrebbe soddisfare le esigenze abitative per il prossimo decennio, senza dover oggi individuare nuove aree di espansione edilizia, consumo di suoli agricoli. Ci appare eccessivo il fabbisogno abitativo di n.656 nuove costruzioni quando si assiste ad un netto declino della popolazione e allo scempio degli “scheletri di mattoni” (documento completo in http://www.legambientepetilia.it/psc.htm ). Analoghe considerazioni sono presenti nel recente Piano di Emergenza Comunale per il rischio idrogeologico e sismico: “Attualmente l'edificato é un continuum di costruzioni incomplete e parzialmente abitate che dalla frazione Foresta si snoda fino ad oltre Pagliarelle. L'abusivismo non ha risparmiato nemmeno le campagne e le aree vocate allo sviluppo turistico. .. si perviene alla conclusione che il paese, per una quota superiore all’90% è abusivo”. Una situazione drammatica in un territorio ad elevata pericolosità sismica. Ricordiamo il terremoto del 1638 che contribuì alla distruzione di quasi tutto il tessuto medievale di “Policastro”. Lo storico Lucio d'Orsi descrive questo terremoto: "La notte verso le 5 e le 6 da più orribile terremoto furono abbattute alcune città, terre e castelli. Policastro fu da fondamenti abbattuta, così Roccabernarda, Casabona, Zinga, Verzino, Belvedere, Caccuri”. Policastro, antica e nobile città, vide tutto in un momento atterrate l'altezza dei palazzi, e di tante ricche chiese che l'onoravano e abbattute da fondamenti quelle reliquie dell'inespugnabile rocca del castello. Case cascate 337, inabitabili 81, chiese cascate 8". Un terremoto di intensità simile a quello che ha distrutto, nei giorni scorsi, il paese di Norcia. Quindi, non si possono imputare le nostre disgrazie alla sola fragilità geologica, agli eventi piovosi. I nostri mali sono imputabili ad una cattiva gestione e costante aggressione del territorio, ad un’assenza di prevenzione. Considerazioni già espresse nella rubrica di marzo 2014: “Si costruisce su terreni inadatti a resistere al peso degli edifici. Si impermeabilizzano luoghi che rappresentavano le vie di naturale deflusso delle acque. Si abbandona la manutenzione della rete capillare di fossi di raccolta delle acque piovane. Si diminuisce il numero degli alberi, anche nelle poche aree verdi del paese”.
Legambiente, insieme ad altre 400 associazioni, chiede all'UE norme specifiche per tutelare il suolo, bene essenziale alla vita come l'acqua e come l'aria. Per firmare la petizione online e difendere il suolo si può andare direttamente al sito web: www.salvailsuolo.it
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Scatta oggi il click day per la presentazione delle domande per gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal ‘decreto flussi’
Scatta oggi il click day per la presentazione delle domande per gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal ‘decreto flussi’. Scatta ufficialmente il click day per la presentazione in via esclusivamente telematica delle domande per gli 82.705 lavoratori extracomunitari previsti dal cosiddetto ‘decreto flussi’, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26 gennaio scorso. Decreto che disciplina la programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale nel territorio dello Stato. Nell’ambito della quota massima indicata all’articolo 1, sono ammessi in Italia, per motivi di lavoro non stagionale e di lavoro autonomo, i cittadini non comunitari entro una quota di 38.705 unità, comprese le quote da riservare alla conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato e per lavoro autonomo di permessi di soggiorno rilasciati ad altro titolo, di cui quota 30.105 ingressi per lavoro subordinato non stagionale nei settori dell’autotrasporto, dell’edilizia, turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni, dell’alimentare e della cantieristica navale per cittadini dei Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria. Sono inoltre ammessi in Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale, nei settori agricolo e turistico-alberghiero, i cittadini non comunitari residenti all’estero entro una quota di 44.000 unità, da ripartire tra le regioni e le province autonome a cura del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Tutte le domande – spiega online il Viminale- potranno essere presentate fino a concorrenza delle quote previste dal decreto o comunque fino al 31 dicembre 2023. La procedura richiede il possesso di un’identità Spid da parte di ogni utente. "In Italia un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere, con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi", rileva la Coldiretti, citando i dati Idos -Dossier Statistico Immigrazione-. Attualmente -però- non esiste una suddivisione delle quote di ingresso a livello territoriale. Sulla base delle esperienze degli ultimi anni, la Coldiretti indica che le regioni in cui si concentreranno le richieste di ingresso sono le stesse nelle quali si concentrano le coltivazioni stagionali che richiedono un grande impegno di manodopera. Fra queste ci sono il Trentino, soprattutto per la raccolta delle mele, il Veneto per la raccolta degli ortaggi, il Friuli Venezia Giulia per la preparazione delle piantine di vite per i nuovi impianti, e la Campania per la coltivazione del tabacco e del pomodoro destinato alla trasformazione industriale. Anche la Confagricoltura indica una "crescita elevata" della manodopera in agricoltura di origine extracomunitaria, che rappresenta circa il 70% dei lavoratori. Tra i Paesi di provenienza predomina l'Africa, con Marocco, Tunisia, Senegal, Nigeria e Mali. Rilevante anche la quota di manodopera non comunitaria proveniente dell'Est Europa, in particolare da Albania e Macedonia, e poi dall'Asia, con India e Pakistan. Sebbene gli arrivi attesi quest'anno superino quelli del 2022, per le organizzazioni agricole non sono comunque sufficienti rispetto alla domanda. « Nelle campagne sarebbero necessari almeno centomila giovani», rileva il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. «E' una necessità»- prosegue - «da affrontare con un decreto flussi aggiuntivo, previsto peraltro dalla legge». Centomila è anche la cifra indicata dalla Confagricoltura, che da tempo ha chiesto una revisione del decreto flussi e secondo la quale, «malgrado l'aumento, rispetto allo scorso anno, delle quote del Decreto flussi, nelle aziende agricole mancheranno ancora lavoratori sufficienti per le operazioni tardo primaverili ed estive». «Occorre almeno il triplo di manodopera disponibile e adeguatamente qualificata» afferma Massimiliano Giansanti , Presidente dell'organizzazione agricola.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Oliverio ha concluso il Primo forum della micologia in Calabria
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/oliverio-ha-concluso-il-primo-forum-della-micologia-in-calabria/
Oliverio ha concluso il Primo forum della micologia in Calabria
Oliverio ha concluso il Primo forum della micologia in Calabria
Si è tenuto questa mattina, presso la Casa del forestiero di Camigliatello Silano, il convegno regionale del primo forum della micologia in Calabria, promosso dalla Regione Calabria, attraverso il settore “Micologia” del Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, in collaborazione con il Gruppo Naturalistico Micologico Silano e la Confederazione micologica calabrese. Le conclusioni del convegno sono toccate al Presidente della Regione Mario Oliverio, che ha esordito ringraziando il Gruppo Naturalistico Micologico Silano per aver organizzato questo evento, nonché l’Ordine degli Agronomi per l’importante apporto, dicendo che si è riusciti a riunire i centri di ricerca della regione attorno a questa significativa risorsa, i funghi, che devono essere sempre di più valorizzate nel quadro generale delle politiche di sviluppo del territorio. “In Calabria abbiamo un patrimonio micologico prezioso – ha affermato il Presidente – ma ancora manca una diffusa consapevolezza di questo territorio, nonostante le tante sperimentazioni effettuate. È per questo motivo che, iniziative come questa, servono per far diffondere conoscenza e consapevolezza. Io sono nato e vivo in questo territorio. Ricordo che quando ero bambino c’erano intere famiglie che vivevano solo grazie all’attività micologica, prova che questo comparto ha sempre determinato occupazione, reddito, integrazione con altre attività delle aziende agricole e forestali. Credo che dobbiamo fare ulteriori passi in avanti. “E finalmente è stata compresa l’esigenza di dotare la Calabria di un regolamento, che è pronto, ma ha bisogno solo di essere approfondito, per adeguarlo alle esigenze mutate dei territori calabresi. Questo Regolamento deve normare le attività di raccolta e contribuire a valorizzare sia il settore che i territori e le rispettive potenzialità. Bisogna spingere affinché i vari aspetti trattati durante il convegno e quelli che saranno trattati fino alla fine della manifestazione, collochino queste attività sempre più e sempre meglio nei contesti territoriali e affinché possano integrarsi con l’economia dei territori. “In questi anni – ha proseguito Oliverio – abbiamo lavorato al sostegno del settore primario, agricolo e forestale. Il territorio della nostra regione, con prevalenza di collina e montagna, vanta una notevole superficie agraria utilizzabile, dove l’unità aziendale è ancora molto frammentata e dove si è assistito ad un processo di abbandono dell’attività agricola. Negli ultimi anni, però, stiamo assistendo ad una ripresa di queste attività. Non a caso con il PSR abbiamo voluto dare sostegno all’imprenditoria giovanile. Ci siamo posti l’obiettivo di realizzare il ricambio generazionale in agricoltura, che ancora dobbiamo portare a compimento. Siamo partiti infatti con l’obiettivo di immettere mille nuovi giovani, e ad oggi ne abbiamo insediati oltre 1300, ma l’obiettivo di fine anno è quello di raddoppiare il numero iniziale. “Grazie a misure diversificate, i giovani che hanno realizzato i propri progetti in aree montane o svantaggiate hanno ricevuto un premio di 50.000 euro invece che di 40.000, con incentivi del 70% dell’investimento a fondo perduto. Questo ha determinato una rivalutazione delle attività agricole ed un ricambio generazionale per il quale la Calabria è tra le prime regioni in Italia. Non si è trattato di un bando della pubblica amministrazione – ha specificato – ma di un investimento nelle attività produttive, perché la nostra più grande sfida è quella di liberarsi da una cultura assistenzialista. Una sfida non di poco conto per lo sviluppo della nostra terra che presuppone un cambio di mentalità. Oggi possiamo dire che la Calabria si colloca dopo il Veneto in quanto a spesa dei fondi comunitari in agricoltura. “Dato che fa rovesciare la posizione della nostra regione rispetto a qualche anno addietro. Anche nel campo della micologia dobbiamo ragionare nell’ambito di una visione integrata dello sviluppo e dell’assetto di un intero territorio, con l’obiettivo di far esprimere pienamente le potenzialità della nostra terra. C’è da dire che nel corso di questi anni sono cresciute anche tante piccole attività di trasformazione relativamente ai funghi; attività in gran parte allocate nei centri interni e nei piccoli comuni della nostra zona. Un mezzo per promuovere lo sviluppo dei territori ed il contrasto all’abbandono delle aree interne. L’utilizzo delle risorse comunitarie – ha aggiunto il Presidente – va visto nell’ottica della crescita, dell’impresa, del lavoro produttivo, della visione dell’ambiente, che dobbiamo preservare e valorizzare. Abbiamo tanti strumenti importanti in questo senso: abbiamo approvato una nuova legge urbanistica che prevede zero consumo del suolo, che presuppone una visione dello sviluppo, attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, storico, culturale e urbanistico. “Contemporaneamente è nato un grande progetto di valorizzazione dei borghi per il quale abbiamo messo in campo cento milioni di euro ed un’idea di sviluppo sostenibile. Concetto più che mai valido dato che oggi siamo riuniti nel territorio di uno dei tre parchi nazionali calabresi. Si tratta di un percorso che sta incominciando a determinare positività, dato che stiamo riuscendo a superare problematiche vecchie di anni, facendo ruotare nella direzione giusta la nostra terra. Ieri sera – ha concluso – è stata scritta una bellissima pagina calabrese nell’ambito della cultura ed in particolare del cinema. Abbiamo dimostrato che nel corso di questi cinque anni, da regione completamente cancellata dall’interesse di reagisti e artisti, la Calabria è diventata appetibile, essendosi finalmente dotata di una legge sul cinema. Proporsi come territorio all’attenzione delle produzioni cinematografiche significa produrre lavoro e promozione della nostra regione e i risultati si stanno vedendo alla grande. Questo a dimostrazione che bisogna crederci se vogliamo determinare un cambiamento. In tutti gli ambiti”.
Si è tenuto questa mattina, presso la Casa del forestiero di Camigliatello Silano, il convegno regionale del primo forum della micologia in Calabria, promosso dalla Regione Calabria, attraverso il settore “Micologia” del Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, in collaborazione con il Gruppo Naturalistico Micologico Silano e la Confederazione micologica calabrese. Le conclusioni del convegno sono toccate al Presidente della Regione Mario Oliverio, che ha esordito ringraziando il Gruppo Naturalistico Micologico Silano per aver organizzato questo evento, nonché l’Ordine degli Agronomi per l’importante apporto, dicendo che si è riusciti a riunire i centri di ricerca della regione attorno a questa significativa risorsa, i funghi, che devono essere sempre di più valorizzate nel quadro generale delle politiche di sviluppo del territorio. “In Calabria abbiamo un patrimonio micologico prezioso – ha affermato il Presidente – ma ancora manca una diffusa consapevolezza di questo territorio, nonostante le tante sperimentazioni effettuate. È per questo motivo che, iniziative come questa, servono per far diffondere conoscenza e consapevolezza. Io sono nato e vivo in questo territorio. Ricordo che quando ero bambino c’erano intere famiglie che vivevano solo grazie all’attività micologica, prova che questo comparto ha sempre determinato occupazione, reddito, integrazione con altre attività delle aziende agricole e forestali. Credo che dobbiamo fare ulteriori passi in avanti. “E finalmente è stata compresa l’esigenza di dotare la Calabria di un regolamento, che è pronto, ma ha bisogno solo di essere approfondito, per adeguarlo alle esigenze mutate dei territori calabresi. Questo Regolamento deve normare le attività di raccolta e contribuire a valorizzare sia il settore che i territori e le rispettive potenzialità. Bisogna spingere affinché i vari aspetti trattati durante il convegno e quelli che saranno trattati fino alla fine della manifestazione, collochino queste attività sempre più e sempre meglio nei contesti territoriali e affinché possano integrarsi con l’economia dei territori. “In questi anni – ha proseguito Oliverio – abbiamo lavorato al sostegno del settore primario, agricolo e forestale. Il territorio della nostra regione, con prevalenza di collina e montagna, vanta una notevole superficie agraria utilizzabile, dove l’unità aziendale è ancora molto frammentata e dove si è assistito ad un processo di abbandono dell’attività agricola. Negli ultimi anni, però, stiamo assistendo ad una ripresa di queste attività. Non a caso con il PSR abbiamo voluto dare sostegno all’imprenditoria giovanile. Ci siamo posti l’obiettivo di realizzare il ricambio generazionale in agricoltura, che ancora dobbiamo portare a compimento. Siamo partiti infatti con l’obiettivo di immettere mille nuovi giovani, e ad oggi ne abbiamo insediati oltre 1300, ma l’obiettivo di fine anno è quello di raddoppiare il numero iniziale. “Grazie a misure diversificate, i giovani che hanno realizzato i propri progetti in aree montane o svantaggiate hanno ricevuto un premio di 50.000 euro invece che di 40.000, con incentivi del 70% dell’investimento a fondo perduto. Questo ha determinato una rivalutazione delle attività agricole ed un ricambio generazionale per il quale la Calabria è tra le prime regioni in Italia. Non si è trattato di un bando della pubblica amministrazione – ha specificato – ma di un investimento nelle attività produttive, perché la nostra più grande sfida è quella di liberarsi da una cultura assistenzialista. Una sfida non di poco conto per lo sviluppo della nostra terra che presuppone un cambio di mentalità. Oggi possiamo dire che la Calabria si colloca dopo il Veneto in quanto a spesa dei fondi comunitari in agricoltura. “Dato che fa rovesciare la posizione della nostra regione rispetto a qualche anno addietro. Anche nel campo della micologia dobbiamo ragionare nell’ambito di una visione integrata dello sviluppo e dell’assetto di un intero territorio, con l’obiettivo di far esprimere pienamente le potenzialità della nostra terra. C’è da dire che nel corso di questi anni sono cresciute anche tante piccole attività di trasformazione relativamente ai funghi; attività in gran parte allocate nei centri interni e nei piccoli comuni della nostra zona. Un mezzo per promuovere lo sviluppo dei territori ed il contrasto all’abbandono delle aree interne. L’utilizzo delle risorse comunitarie – ha aggiunto il Presidente – va visto nell’ottica della crescita, dell’impresa, del lavoro produttivo, della visione dell’ambiente, che dobbiamo preservare e valorizzare. Abbiamo tanti strumenti importanti in questo senso: abbiamo approvato una nuova legge urbanistica che prevede zero consumo del suolo, che presuppone una visione dello sviluppo, attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio ambientale, storico, culturale e urbanistico. “Contemporaneamente è nato un grande progetto di valorizzazione dei borghi per il quale abbiamo messo in campo cento milioni di euro ed un’idea di sviluppo sostenibile. Concetto più che mai valido dato che oggi siamo riuniti nel territorio di uno dei tre parchi nazionali calabresi. Si tratta di un percorso che sta incominciando a determinare positività, dato che stiamo riuscendo a superare problematiche vecchie di anni, facendo ruotare nella direzione giusta la nostra terra. Ieri sera – ha concluso – è stata scritta una bellissima pagina calabrese nell’ambito della cultura ed in particolare del cinema. Abbiamo dimostrato che nel corso di questi cinque anni, da regione completamente cancellata dall’interesse di reagisti e artisti, la Calabria è diventata appetibile, essendosi finalmente dotata di una legge sul cinema. Proporsi come territorio all’attenzione delle produzioni cinematografiche significa produrre lavoro e promozione della nostra regione e i risultati si stanno vedendo alla grande. Questo a dimostrazione che bisogna crederci se vogliamo determinare un cambiamento. In tutti gli ambiti”.
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Coldiretti: stop ai cibi falsi , raccolti 35mila firme in Calabria
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/coldiretti-stop-ai-cibi-falsi-raccolti-35mila-firme-in-calabria/
Coldiretti: stop ai cibi falsi , raccolti 35mila firme in Calabria
Coldiretti: stop ai cibi falsi , raccolti 35mila firme in Calabria
E’ un obiettivo storico il raggiungimento della raccolta di 1,1 milioni di firme di cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea “Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa dalla Coldiretti assieme ad altre organizzazioni europee. In Calabria sono state raccolte 35mila firme, come conferma il Presidente Franco Aceto. “La raccolta – continua – ci ha visto impegnati fino all’ultimo minuto per chiedere all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti, salvaguardando la nostra salute e il made in Italy del quale la Calabria è un pezzo importante. La battaglia per valorizzare la nostra agricoltura e proteggere i consumatori non finisce qui, porteremo avanti questa sfida con la determinazione, la trasparenza e l’impegno di sempre. Grazie allo staff di Coldiretti, a tutti i soci calabresi in particolare giovani, al quale – ha aggiunto – va il mio ringraziamento, che hanno sostenuto la campagna, nelle piazze, nei luoghi istituzionali e di incontro, nei mercati di Campagna Amica trovando, una straordinaria sensibilità da parte dei cittadini, delle istituzioni e rappresentanti politici, della cultura e dei mass-media. “ Per capire la portata storica dell’iniziativa, basti pensare che è appena la settima petizione sulle ben 48 presentate a raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da quando tale procedura è stata istituita, 12 anni fa. Si apre un vero e proprio fronte per la trasparenza che, non può essere più ignorato da una Ue che – ricorda Coldiretti – ha avuto sinora un atteggiamento incerto e contradditorio. Nello specifico – sottolinea la Coldiretti – l’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’Ue nonché di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare. Superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo significa contrastare in modo efficace, un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi”.
E’ un obiettivo storico il raggiungimento della raccolta di 1,1 milioni di firme di cittadini europei per chiedere alla Commissione Ue di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti con la petizione europea “Eat original! Unmask your food” (Mangia originale, smaschera il tuo cibo) promossa dalla Coldiretti assieme ad altre organizzazioni europee. In Calabria sono state raccolte 35mila firme, come conferma il Presidente Franco Aceto. “La raccolta – continua – ci ha visto impegnati fino all’ultimo minuto per chiedere all’Europa di rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli alimenti, salvaguardando la nostra salute e il made in Italy del quale la Calabria è un pezzo importante. La battaglia per valorizzare la nostra agricoltura e proteggere i consumatori non finisce qui, porteremo avanti questa sfida con la determinazione, la trasparenza e l’impegno di sempre. Grazie allo staff di Coldiretti, a tutti i soci calabresi in particolare giovani, al quale – ha aggiunto – va il mio ringraziamento, che hanno sostenuto la campagna, nelle piazze, nei luoghi istituzionali e di incontro, nei mercati di Campagna Amica trovando, una straordinaria sensibilità da parte dei cittadini, delle istituzioni e rappresentanti politici, della cultura e dei mass-media. “ Per capire la portata storica dell’iniziativa, basti pensare che è appena la settima petizione sulle ben 48 presentate a raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da quando tale procedura è stata istituita, 12 anni fa. Si apre un vero e proprio fronte per la trasparenza che, non può essere più ignorato da una Ue che – ricorda Coldiretti – ha avuto sinora un atteggiamento incerto e contradditorio. Nello specifico – sottolinea la Coldiretti – l’iniziativa dei cittadini si prefigge di rendere obbligatoria l’indicazione del paese di origine per tutti gli alimenti trasformati e non trasformati in circolazione nell’Ue nonché di migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni comuni nell’intera Unione circa la produzione e i metodi di trasformazione, al fine di garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare. Superare le attuali politiche comunitarie sull’origine del cibo significa contrastare in modo efficace, un fenomeno, quello dei falsi e dei tarocchi”.
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