#poi mi sento abbandonata
Explore tagged Tumblr posts
Text
Scrivere queste parole mi costa un’enorme fatica, non solo perché sento un vuoto dentro che non riesco a spiegare, ma perché metterle nero su bianco mi obbliga ad affrontare una realtà che sto cercando di ignorare da troppo tempo. Mi sento smarrita, tradita, delusa, e soprattutto stanca. Stanca di credere nelle persone, stanca di dare il meglio di me per poi ritrovarmi sempre con un pugno di niente tra le mani.
È incredibile quanto dolore possa provocare un'amicizia che finisce, soprattutto quando quella persona non era solo un'amica, ma una parte di te, qualcuno che credevi sarebbe rimasto per sempre. La cosa peggiore, è restare, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te. Credevo in te. Ti ho aperto ogni parte del mio mondo, anche quelle che avevo sempre nascosto agli altri. Ti ho mostrato le mie fragilità, le mie insicurezze, i miei sogni e i miei fallimenti. E tu eri lì, accanto a me, come se niente potesse mai separarci. Eppure, eccoci qui, quasi due estranee che si guardano da lontano, senza nemmeno il coraggio di parlarsi, senza nemmeno la forza di spiegarsi.
Non capisco come si possa cambiare così, da un giorno all’altro. Non capisco come tu abbia potuto guardarmi negli occhi, sapere cosa stavo passando, e comunque scegliere di allontanarti. Sai cosa mi stava passando per la testa, sai quanto fosse difficile per me anche solo alzarmi dal letto ogni giorno e non strapparmi la pelle. Eppure, hai scelto il silenzio, hai scelto l’indifferenza, hai scelto di lasciarmi andare senza una vera e propria spiegazione quando avevo più bisogno di te.
E sai qual è la cosa peggiore? Che tutto questo mi sta facendo dubitare di ogni singolo rapporto umano. Mi guardo intorno e vedo solo superficialità, persone che non sanno cosa significhi costruire qualcosa di vero, qualcosa che duri nel tempo. Tutti pronti a prendere ciò che possono, a succhiare via ogni briciolo di energia, ma nessuno disposto a restare, nessuno disposto a lottare per un legame. È come se il concetto di rispetto non esistesse più, come se l’empatia fosse diventata una qualità rara, quasi inesistente.
Non capisco come si possa essere così leggeri nel distruggere qualcosa di così prezioso. Non capisco come tu possa aver scelto di trattarmi come una persona qualunque, dopo tutto quello che abbiamo condiviso. Mi fa male, un male che non riesco nemmeno a descrivere. È un dolore che mi tiene sveglia la notte, che mi fa mettere in discussione ogni cosa di me stessa. Sono stata troppo? Non sono stata abbastanza? Ho fatto qualcosa di sbagliato? O semplicemente non valgo abbastanza per te, per nessuno?
Non voglio più credere a nessuno. Non voglio più aprirmi, più fidarmi, più sperare. Ogni volta che l’ho fatto, mi sono ritrovata a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non so nemmeno se valga la pena ricostruire. È come se fossi circondata da persone che non sanno cosa significhi amare davvero, rispettare davvero, rimanere davvero. Mi sento usata, vuota, come se tutto ciò che ho dato fosse stato preso e gettato via.
E adesso, qui, in questo periodo buio della mia vita, mi sento più sola che mai. Non c’è nessuno su cui possa davvero contare, nessuno che sappia cosa significhi esserci davvero. È come se stessi gridando sott’acqua, e il mondo continuasse a girare, ignaro del fatto che sto annegando. E tu, tu eri quella persona che pensavo mi avrebbe salvata, quella che non avrebbe mai permesso che mi sentissi così. E invece, sei stata proprio tu a spingermi più a fondo.
Non voglio più vivere con questa costante paura di essere abbandonata. Non voglio più costruire legami che alla fine si rivelano fatti di nulla. Ma allo stesso tempo, non so come fare a smettere. Perché nonostante tutto, nonostante il dolore, una parte di me continua a sperare che qualcuno, un giorno, sia diverso. Ma quella speranza si sta spegnendo, e con essa, anche una parte di me.
Non credo più alle persone. Non credo più ai “per sempre”, ai “ci sarò sempre per te”, alle promesse fatte sottovoce. Perché ogni volta che ci ho creduto, sono rimasta sola, a raccogliere i pezzi di un cuore che ormai non regge più. E tu eri l’ultima persona da cui mi sarei aspettata tutto questo.
Mi sento un guscio vuoto, una persona che non sa più come fidarsi, come amare, come vivere davvero. E tutto questo per cosa? Per credere di nuovo alle persone? Per aver sperato che tu fossi diversa?
Non mi rimane più nulla, se non il dolore di tutto ciò che abbiamo perso. E la tristezza di sapere che, probabilmente, a te non importa nemmeno più.
Ed è questo che fa più male, sai? Sapere che, mentre io passo le notti a chiedermi dove ho sbagliato, tu probabilmente non ci pensi nemmeno. Sapere che per me eri una sorella, un pezzo di vita irrinunciabile, mentre per te sono diventata una presenza superflua, qualcuno che è facile lasciare indietro.
Non riesco a capire come ci si possa spegnere così, come si possa scegliere di voltare pagina senza neanche provare a spiegarsi. Non riesco a capire come il rispetto che credevo avessimo l’una per l’altra possa essere diventato così fragile da frantumarsi senza un vero motivo. E il dolore cresce, giorno dopo giorno, perché continuo a cercare risposte, a dare un senso a questa fine, ma non trovo nulla. Solo vuoto.
Sai quanto è devastante perdere fiducia in qualcuno? È come se qualcosa dentro di te si spezzasse in modo irreparabile. Ogni volta che provo a ricordare i momenti belli, le risate, le confidenze, sento una stretta al petto. Ogni ricordo si trasforma in una ferita aperta, una prova di quanto mi sono sbagliata su di te, su noi.
Ero già in difficoltà. Lo sapevi. E nonostante tutto, hai scelto di andartene, di tirarti indietro proprio quando avevo più bisogno di te. Come si fa? Come si può essere così insensibili? Non riesco a capire se sono io il problema, se pretendo troppo, o se semplicemente sono stata sfortunata a credere ancora una volta nella persona sbagliata.
Sai cosa fa più paura? L’idea che ormai io non riesca più a fidarmi di nessuno. Che ogni volta che qualcuno si avvicina, sento solo la paura di essere ferita di nuovo. È come se stessi costruendo un muro intorno a me, un muro che mi protegge ma che allo stesso tempo mi isola. Perché se nemmeno tu, che consideravo una parte di me, sei rimasta, allora chi mai potrebbe farlo?
Non so più cosa aspettarmi dalle persone. Non so più se esista davvero qualcuno in grado di comprendere cosa significhi rimanere, lottare per un legame, rispettarlo, anche quando è difficile, anche quando richiede sforzo. Mi sembra che nessuno sappia più cosa sia il rispetto, cosa significhi tenere davvero a qualcuno. Tutto è diventato così effimero, così fragile, che a volte mi chiedo se valga ancora la pena provare.
Mi sento stanca. Non solo fisicamente, ma dentro, nel profondo dell’anima. È una stanchezza che non si riesce a spiegare, che ti spezza ogni giorno un po’ di più. Ogni delusione, ogni abbandono, ogni parola non detta aggiunge un peso che diventa insopportabile. E mi chiedo quanto ancora riuscirò a sopportare.
Forse sbaglio io, forse sono io che mi aggrappo troppo alle persone, che vedo cose che non ci sono. Forse sono io che mi illudo, che mi costruisco castelli in aria, che vedo legami dove gli altri vedono solo convenienza. Ma se è così, allora non so più chi sono. Non so più come fare a essere diversa, come fare a non dare tutta me stessa, anche quando non dovrei.
Quello che mi distrugge è che non posso smettere di volerti bene, nonostante tutto. Nonostante il dolore, nonostante la delusione, una parte di me spera ancora che un giorno ti renderai conto di quello che abbiamo perso, di quanto valeva il nostro legame. Ma forse è una speranza inutile, una speranza che mi farà solo più male.
E allora resto qui, con questo vuoto dentro, cercando di capire come andare avanti, come continuare a credere nella vita, nelle persone, quando tutto sembra crollarmi intorno. Forse non ci riuscirò mai del tutto. Forse questa delusione mi accompagnerà per sempre, come un’ombra che non riesco a scrollarmi di dosso.
Ma quello che so è che non dimenticherò mai il dolore che mi hai lasciato, il senso di perdita, di abbandono. Non dimenticherò mai quanto pensavo che fossi diversa, e quanto invece mi sbagliavo. E questo, forse, è ciò che mi farà più male di tutto.
22 notes
·
View notes
Text
" Non era spudorato il mio amato padre. E per tutta la mia infanzia, l'ho amato senza esserne ricambiata. È stato un amore solitario il mio. Vegliavo su di lui, sulle sue impronte mai ripercorse, sui suoi odori segreti. Essendo lui sempre in viaggio, sempre lontano, trasformavo le mie attese in architetture complicate e aeree, tra il miraggio cittadino e la voglia di un sogno a occhi aperti. Quando tornava da uno dei suoi viaggi, io annotavo con pignoleria gli odori che si era portato dietro: di vecchie mele (l'interno dei sacchi da montagna chissà perchè ha sempre quel fondo di mela, forte, acido, incancellabile), di biancheria usata, di capelli scaldati dal sole, di libri scartabellati, di pane secco, di scarpe vecchie, di fiori macerati, di tabacco di pipa, di balsamo della tigre contro i reumatismi. L'insieme non era cattivo, anzi era dolce e inconfondibile, era il suo odore che ancora oggi mi fa sobbalzare quando lo sento in qualche angolo di casa, in qualche vestito vecchio, in qualche sacco da montagna messo da parte. Era l'odore di un uomo solitario, insofferente di ogni legame, di ogni impegno, che viaggia in continuazione da un continente all'altro.
Un pellegrino dai gusti semplici e spartani, abituato a dormire per terra, a cibarsi di niente, astemio, sobrio, ma capace anche di grandi mangiate e grandi bevute se fatte in buona compagnia, in cima a una montagna o dentro una capanna abbandonata fra le rocce vicino al mare. Qualche volta fumava la pipa ma l'odore del tabacco non lo ritrovavo nei suoi abiti. Solo qualche volta nel "ruc sac" come veniva chiamato in famiglia. In campo di concentramento lui e gli altri uomini fumavano le foglie di ciliegio arrotolate. Il sapore pare fosse amaro e bruciante. Ma l'odore mi piaceva: era leggero e profumato di fiori. L'ho amato molto questo mio padre, più di quanto sia lecito amare un padre, con uno struggimento doloroso, come anticipando in cuor mio la distanza che poi ci avrebbe separati, prevedendo la sua vecchiaia che mi era già intollerabile da allora, immaginando la sua morte di cui non mi sarei mai consolata, ma di cui scorgevo l'ombra fra le sue ciglia delicate, fra i suoi pensieri selvaggi, negli angoli delle sue labbra sottili e delicate. "
Dacia Maraini, Bagheria, (collana La scala), Milano, Rizzoli, 1993¹; pp. 42-44.
#Dacia Maraini#Bagheria#libri#letteratura italiana del XX secolo#Fosco Maraini#romanzi#letture#letteratura degli anni '90#citazioni letterarie#narrativa italiana#Sicilia#relazioni familiari#padri e figli#viaggiatori#viaggiare#viaggio#passato#ricordi#memoria#nostalgia#famiglia#affetti#paternità#antenati#donne#narrativa del '900#antropologi#poeti italiani#intellettuali#Seconda Guerra Mondiale
8 notes
·
View notes
Text
In pochi secondi sono la Jessica di 8 anni, mia madre di colpo smette di parlarmi e fa finta che non esisto in casa. Cosa devo fare ora? Posso bere se ho sete? Posso mangiare se ho fame? Lei mi fa molta paura, chissà cosa ho fatto di così brutto. Lei non me lo dice quindi la mia testa inizia a vagare, ed effettivamente se ci penso sono proprio una bambina cattiva e incapace, quella operazione di matematica non mi usciva, ci ho provato tante volte ma ho preso un brutto voto. Sono solo una delusione per la mamma, fa bene a non volermi. Ho le unghie lunghe che mia zia adora pitturarmi di colori diversi ogni settimana, ma non sa che le infilo nella pelle delle braccia perché non so cosa altro fare per affrontare la paura che provo a casa, abbandonata a me stessa. La mamma parla proprio con tutti, fa finta di volermi bene davanti agli altri, poi a casa mi vuole male, chissà perché. Cerco di non dare fastidio, sto in silenzio perché tanto lei non risponde ad alcuna mia domanda. Sono una bambina cattiva, ma sono a letto e sento che non respiro, se lo dico a mamma chissà se mi aiuta.. forse è meglio aspettare che io stia meglio, magari passa, se domani starò peggio lo dirò alle maestre che il mio petto fa male e penso a cose brutte. Non riesco a mangiare perché devo stare seduta con lei al tavolo e mi fa paura, ma sono obbligata altrimenti lei si arrabbia di più. Dopo vado sempre in bagno perchè mi fa male la pancia. Ho 8 anni e capisco che la mia mamma non mi vuole. Ne ho 26, ho fatto un piccolo sbaglio e mamma non mi parla più. Le unghie sono diventate lame. Il petto che fa male è un attacco di panico. Io sono sola ma accarezzo i miei cani. Resisto solo per loro.
10 notes
·
View notes
Text






L'unica consolazione di questo Natale è stato ieri sera, perché grazie a Dio era Domenica e abbiamo potuto organizzare qualcosa tra noi stranieri (mentre i giapponesi se ne stavano per i fatti loro ad un altro tavolo, come al solito...).
Ho preparato giusto una pasta al forno con la zucca inventata da me (perché non sapevo che altro poter fare), mentre una ragazza cinese ci ha preparato una sorta di ravioli grossi e un'australiana dei raviolini che dice essere una ricetta polacca.
Poi è arrivato un amico di uno dei 2 ragazzi italiani (l'altro è giustamente tornato a casa) e grazie a lui abbiamo potuto mangiare anche un po' di pandoro e panettone.
Anche se è stata una bella serata, è comunque triste perché già so come funziona in questo paese: incontri un sacco di gente con cui condividi momenti felici adesso, ma tra 1 mese o 1 anno le strade si divideranno e addio.
Alla fine probabilmente nemmeno a casa sarei stata in pace... quindi forse alla fine piuttosto che lamentarmi che mi sento sola e abbandonata in questo mondo, dovrei dirmi che mi è andata di culo.
37 notes
·
View notes
Text
La nuova casetta in provincia di Bergamo è buttata in una valle in mezzo alle montagne: apri la finestra e puoi fare lo yodel, la gente giù nella zona residenziale ti sentirà e risponderà a pieni polmoni. È grande e luminosa ed io mi sento già scomparire in mezzo a tutta quella luce. I mobili sono brutti, c'è troppo legno e sento l'odore di vecchio già a guardare le foto, ma c'è un orologio a pendolo che mi piace: mi ricorda l'orologio che vedevo a casa della mia prozia, il ticchettio costante e l'oscillazione ipnotizzante del pendolo e il brusco risveglio dall'ipnosi dato dal suono che faceva ogni tot. Mi vedo girare scalza per la casa silenziosa, quando non c'è nessuno, e guardarmi intorno dicendomi: forse ho esagerato quando dicevo che mi sarei rintanata in una casa sul cocuzzolo di una montagna. Certo che, se ci penso, passare dal mare alla montagna è veramente radicale come scelta, mi sorprendevo l'anno scorso quando mi giravo intorno a vedevo solo montagne quando io ho sempre visto solo mare acqua e spiaggia. Saranno solo un paio di mesi – chissàchissà – ma quella casa già è mia: immagino librerie lungo tutte le pareti nel salone, un tavolinetto con un paio di sedie sul balcone; angolo ufficio e angolo trucchi nella camera da letto, cameretta adibita a stanza per il computer; planetaria, macchinette per il caffè, forno, forno a microonde in cucina, col bancone per preparare il cibo separato dai fuochi e dal lavello; vedo tanti tappeti per la casa e me che lavo a terra perché tra tutte le faccende domestiche che in generale odio e schifo lavare a terra è l'unica che mi rilassa e mi diverte. Il padrone di casa dice che c'è un cane lì nel cortile, dice che non entra mai in casa e che è una pecorella talmente è buono, allora mi immagino che torno da lavoro io che apro il cancello e vedo un cane pastore grosso e mansueto battermi la coda e farmi le feste. Sono pensieri felici, forse un po' illusi, mi sembra quando da bambina mi mettevo a fantasticare robe talmente assurde che sembravano reali e fattibili. Ma a far venire i pensieri intrusivi ci vuole un attimo, d'altronde da piccola le mie fantasticherie venivano in poco tempo buttate giù ed infangate: i primi tempi mi sa dalle persone a me vicine, in poco tempo poi imparai a farlo da sola. Ad esempio, se mi fermo un attimo, penso che mi fa paura questo cambiamento: temo di rimanere sola abbandonata a me stessa e di non sapermi gestire. Questo perché questa notte ho sognato letteralmente di impazzire: avevo gli occhi furiosi, un odio che partiva dal petto e saliva in gola, gridavo ma di un grido grosso e feroce, mi sentivo quasi posseduta come quella volta che gridai nel sonno terrorizzata perché mi sentivo posseduta. In questi giorni poi sono tornata a fare sogni nervosi, dove litigo con la gente, addirittura con dei miei ex colleghi della pizzeria coi quali invece non ho mai avuto problemi. Guardo le mie reazioni inconsce e mi spavento all'idea di rimanere da sola in un posto così lontano. Però guardo anche le foto, vedo tutta quella luce e penso che sarà ottima per fare le foto e allora penso che mi servirà un cavalletto e altre cianfrusaglie varie. Chissà, magari un giorno realizzerò anche il sogno di mio padre di avere un telescopio. Intanto però mi dico che: se passati questi due mesi sarò costretta a ritornare giù al sud, sarà la volta buona che impazzirò definitivamente.
7 notes
·
View notes
Text
Come fiamma ancora accesa
Torno a leggerti sul tuo blog.
Pare una casa abbandonata, forse da poco, ordinata e ben tenuta, solo qualche ragnatela ed un po' di polvere. Le stanze sono buie e da tempo non vissute, tranne una. Una sala da pranzo, una tavola ben apparecchiata per due, davanti ad un camino che pare spento, ma dalle cui braci ancora si leva un po' di tepore. E su quel tavolo, che riecheggia una cena mai consumata, una candela, quasi sciolta, ma ancora accesa...
Chiudo gli occhi ed immagino.
Li vedo quei due.
Lei una donna semplice, jeans nero, una felpa, scarpe comode, acqua e sapone ma dallo sguardo sensuale, che nasconde tenera passione.
Lui un uomo tutto d'un pezzo, un apollo di mezza età, ben curato anch'egli nella sua semplicità, sguardo fiero, ma che tradisce ammirazione e un po' di incredulità.
Musica jazz di sottofondo, la sento, mi fermo un po' ad ascoltarla...
Lui seduto ad aspettare lei.
Lei seduta ad aspettare lui.
Non si vedono: trasparenti l'una all'altro. Eppure si cercano.
Sembrano in attesa, ma di cosa non si sà...
Lui, risoluto e stanco di aspettare, si alza e se ne va.
Lei resta ancora un po' poi, delusa e rassegnata, anche lei lascia la stanza.
Vuoto, un senso di vuoto mi pervade e tristezza. Perché due persone che si cercano, si vogliono, non si possono vivere? Perché?
Apro gli occhi.
Dentro me una luce, un senso di speranza, come quelle braci nel camino, come quella candela ancora accesa.
11 notes
·
View notes
Text
Sento addosso troppa stanchezza mentale. Non è nemmeno il lavoro a stressarmi così, sono io che avrei avuto bisogno di qualche giorno di pausa dopo la laurea e l’inizio del lavoro full time. Il lavoro sicuramente sta aggiungendo stress: ci sono momenti in cui mi piace, altri in cui mi sparerei (tipo adesso!). Sicuramente non troverò mai un lavoro che mi piacerà al 100%, devo farmene una ragione, però qua mi sento davvero abbandonata a me stessa. I colleghi dell’ufficio sono in ferie, sono completamente da sola e lo sto trovando davvero tanto alienante. Mi annoio, senza contatti umani per quasi tutto il giorno. E poi dovevo essere seguita per un po’, invece non è stato fatto e mi ritrovo ad avere difficoltà perché molte cose non mi sono nemmeno state spiegate e devo chiedere di continuo. Tutto per un tirocinio del cavolooo
3 notes
·
View notes
Text
🌟”Non mi sento proprio di mettermi nei panni di quello che si loda da sé, né ritengo sia il caso di sopravvalutare quello che definiscono il mio talento. Preferisco lasciar decidere al pubblico: se lo soddisfo, so che ho ottenuto un risultato e questo mi basta."
L'immenso Daniel Day Lewis, unico interprete maschile ad aver vinto tre volte l'Oscar come miglior attore protagonista!
-Per il film "l'insostenibile leggerezza dell'essere" imparò la lingua Ceca e non uscì dal personaggio per gli 8 mesi di riprese.
-Per il primo ruolo da Oscar ne "Il mio piede sinistro" si faceva imboccare, portare in bagno o a letto, come se fosse veramente paraplegico, imparò ad usare il piede per dipingere e scrivere e si incrinò due costole per la posizione storta che tenne per tutte le riprese.
-Per "l'ultimo dei Mohicani" ha imparato a cacciare nella foresta e a costruire delle canoe.
-Per "Nel nome del padre" ha passato delle notti in isolamento in una prigione abbandonata ed è rimasto sveglio per tre giorni di fila prima della scena dell'interrogatorio.
-Per "La seduzione del male" si costruì da solo la casa in legno e non si lavò per i tre mesi di riprese.
-Per "The Boxer" si allenò un anno e mezzo con un ex pugile prima delle riprese.
-Per "Gangs of New York" diventò apprendista macellaio per imparare il mestiere e non mise mai dei vestiti pesanti perché non in linea con il periodo.
Si ammalò di polmonite ma non prese farmaci moderni.
-Per il secondo Oscar ne "Il Petroliere" imparò ad usare i vecchi macchinari per estrarre il petrolio e si ruppe una costola perché non volle una controfigura.
-Per il film "Nine" ispirato a "8 e mezzo" di Fellini, imparò l'italiano.
-Per il terzo Oscar in "Lincoln" imparò per un anno l'accento esatto del ex presidente degli stati uniti, soggiornando nei luoghi dove era nato e cresciuto e per tutto il film si fece chiamare "Mr. President" da Spielberg e dalla crew.
-Per "Il filo nascosto" ha cucito da solo un intero abito di sartoria a mano.
-Dal 1997 al 2001 sparisce dallo Star System, facendo anche l'apprendista calzolaio in una bottega a Firenze, il venerdì usciva prima per andare a Parigi dal figlio, per poi tornare tutti i lunedì mattina al lavoro.
-Solo 20 film in carriera, sei dal 1997 ad oggi.
-Nel 2018 da l'addio al mondo del cinema. L' attore britannico con cittadinanza irlandese.
Viene considerato uno dei maggiori interpreti della Storia del Cinema🌟

1 note
·
View note
Text

"Non mi sento proprio di mettermi nei panni di quello che si loda da sé, né ritengo sia il caso di sopravvalutare quello che definiscono il mio talento. Preferisco lasciar decidere al pubblico: se lo soddisfo, so che ho ottenuto un risultato e questo mi basta."
L'immenso Daniel Day Lewis compie oggi 66 anni
L'unico interprete maschile ad aver vinto tre volte l'Oscar come miglior attore protagonista!
-Per il film "l'insostenibile leggerezza dell'essere" imparò la lingua Ceca e non uscì dal personaggio per gli 8 mesi di riprese.
-Per il primo ruolo da Oscar ne "Il mio piede sinistro" si faceva imboccare, portare in bagno o a letto, come se fosse veramente paraplegico, imparò ad usare il piede per dipingere e scrivere e si incrinò due costole per la posizione storta che tenne per tutte le riprese.
-Per "l'ultimo dei Mohicani" ha imparato a cacciare nella foresta e a costruire delle canoe.
-Per "Nel nome del padre" ha passato delle notti in isolamento in una prigione abbandonata ed è rimasto sveglio per tre giorni di fila prima della scena dell'interrogatorio.
-Per "La seduzione del male" si costruì da solo la casa in legno e non si lavò per i tre mesi di riprese.
-Per "The Boxer" si allenò un anno e mezzo con un ex pugile prima delle riprese.
-Per "Gangs of New York" diventò apprendista macellaio per imparare il mestiere e non mise mai dei vestiti pesanti perché non in linea con il periodo.
Si ammalò di polmonite ma non prese farmaci moderni.
-Per il secondo Oscar ne "Il Petroliere" imparò ad usare i vecchi macchinari per estrarre il petrolio e si ruppe una costola perché non volle una controfigura.
-Per il film "Nine" ispirato a "8 e mezzo" di Fellini, imparò l'italiano.
-Per il terzo Oscar in "Lincoln" imparò per un anno l'accento esatto del ex presidente degli stati uniti, soggiornando nei luoghi dove era nato e cresciuto e per tutto il film si fece chiamare "Mr. President" da Spielberg e dalla crew.
-Per "Il filo nascosto" ha cucito da solo un intero abito di sartoria a mano.
-Dal 1997 al 2001 sparisce dallo Star System, facendo anche l'apprendista calzolaio in una bottega a Firenze, il venerdì usciva prima per andare a Parigi dal figlio, per poi tornare tutti i lunedì mattina al lavoro.
-Solo 20 film in carriera, sei dal 1997 ad oggi.
-Nel 2018 da l'addio al mondo del cinema. L' attore britannico con cittadinanza irlandese.
Viene considerato uno dei maggiori interpreti della Storia del Cinema
Atlantide
10 notes
·
View notes
Text
Oggi, 26 settembre 2023...🩵
Non saprei come spiegarvi come mi sento..
Ho un misto di felicità,un misto di rabbia,tristezza e dolore... L'unica persona che sapeva realmente della mia paura, cioè l'abbandono, lo ha fatto anche lui!
Da un giorno all altro mi ha abbandonata, dimenticandosi tutto ciò che avevamo costruito in 5 anni.
°Tristezza° perché ho amato tanto e come sempre quella delusa sono sempre io.
Ho questo vizio purtroppo di dare Sempre tanto anche a chi mi fa del male.
°Felicità° perché credo che da questa delusione, io potrò dare tutta me stessa a me,per essere una persona nuova, migliore e finalmente felice, anche senza qualcuno.
Mi sono sempre focalizzata su qualcuno o qualcosa per essere felice.
Mi sono messa da parte per far del bene agli altri.
Mi sono amata di meno, per riuscire ad amare a pieno gli altri.
Mi sono trascurata, sono cambiata, per qualcuno che diceva di amarmi e diceva che prima o poi sarebbe migliorato per far funzionare la relazione...
È direttamente cambiato, tirando fuori il peggio che aveva in se.
Io comprendo che lui non stia bene emotivamente e Comprendo a pieno il suo dolore però non può farmi questo a me.
Non può disminuirmi, dimenticarmi, solo perché lui non sta bene con se stesso.
Io ho conosciuto sia il suo meglio che il suo peggio, ma sono sempre rimasta al suo fianco.
Nonostante mi avesse fatta sentire Brutta, sbagliata ecc...
Ma a me non importa, perché tutti nella vita sbagliamo e soprattutto per amore sorpassi tutto, se sai che veramente la persona che hai accanto non sta affatto bene ed ha bisogno di affetto..
Io so come si sente, ci sono passata anche io.
Però allontanandomi, non ti farà star meglio.
Comportandoti così con me, non avrai altro che ferite in più.
Quindi ti prego, lascia i tuoi pensieri chiusi in una scatola e ascolta il tuo cuore.
Quello saprà portarti nella direzione giusta.
Vorrei solo prendermi tutto il tuo dolore e farti stare meglio.
Ci sono cose che Sarà difficile spiegarti perché non riuscirei a trovare le parole giuste. Però io credo che basta guardare i miei occhi quando sono con te e li capirai davvero tutto.
C'è una canzone, solo una... che quando lascolterai capirai tutto....
"E in fondo pensi, ci sarà un motivo
E cerchi a tutti i costi una ragione
Eppure non c'è mai una ragione
Perché un amore debba finire"...
Ti amerò come accade nelle favole ...
PER SEMPRE!✨
Tua, Marti.
4 notes
·
View notes
Text

Santa Elisabetta della Trinità
ELEVAZIONE ALLA SANTISSIMA TRINITA'.
O mio Dio, Trinità che adoro, aiutami a dimenticarmi completamente, per fissarmi in Te, immobile e tranquilla, come se la mia anima fosse già nell'eternità. Nulla possa turbare la mia pace né farmi uscire da Te, o mio Immutabile, ma che ogni istante m'immerga sempre più nella profondità del tuo Mistero.
Pacifica la mia anima, rendila tuo cielo, tua dimora prediletta, luogo del tuo riposo. Che non ti ci lasci mai solo, ma che sia là tutta, interamente desta nella mia fede, tutta in adorazione, pienamente abbandonata alla tua azione creatrice.
O mio Cristo amato, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa per il tuo Cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti fino a morirne. Ma sento la mia impotenza, e ti chiedo di "rivestirmi di te", d'identificare la mia anima a tutti i movimenti della tua anima, di sommergermi, d'invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un'irradiazione della tua vita. Vieni in me Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.
O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio rendermi perfettamente docile per imparare tutto da Te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio sempre fissare Te e restare sotto la tua grande luce. O mio Astro amato, affascinami perché non possa più uscire dalla tua irradiazione.
Fuoco consumante, Spirito d'amore, "discendi in me", affinché si faccia nella mia anima come una incarnazione del Verbo e io gli sia una umanità aggiunta nella quale Egli rinnovi il suo Mistero.
E tu, o Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura, "coprila della tua ombra", e non vedere in lei che "Il Diletto nel quale hai posto tutte le tue compiacenze".
O miei Tre, mio tutto, mia beatitudine, solitudine infinita, immensità in cui mi Perdo, mi abbandono a Voi come una preda.
Seppellitevi in me perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra luce l' abisso delle vostre grandezze.
21 Novembre 1904
2 notes
·
View notes
Text
23 aprile
Oggi mi sento… diversa.
Più tranquilla, forse. Non leggera — non ancora — ma in uno spazio dove finalmente posso respirare. Non c’è più niente da dire, perché l’ho detto tutto. Tutto quello che avevo dentro. E adesso posso solo stare qui, con quello che resta. Con me.
Mi rendo conto che non ho risolto davvero niente, non fuori almeno. Con lui è rimasto quel vuoto, quel nodo che le parole non sono riuscite a sciogliere. Ma almeno non è più una prigione. Adesso so che ho fatto la mia parte. Ho avuto il coraggio di affrontarlo, di dire la verità anche quando tremavo. E questo vale.
Dentro di me però c’è ancora una frattura. Da una parte penso che abbiano fatto bene a lasciarmi sola. Che forse era giusto così, che certe assenze sono più sane delle presenze sbagliate.
Ma poi arriva quella parte piccola, fragile, che urla sottovoce: mi avete abbandonata proprio quando ne avevo più bisogno.
Non so come tenerle insieme. Ma forse non devo scegliere. Forse le due cose possono convivere. Possono stare entrambe qui, dentro di me. E io posso ascoltarle senza combatterle.
Questa stanchezza che sento oggi… è diversa. Non è paura, non è ansia. È quella che arriva dopo una lunga battaglia. Quella che senti quando capisci che puoi finalmente abbassare le armi. Che non devi più dimostrare, né resistere. È quasi dolce, questa stanchezza. Mi dice: “Ora puoi riposare”. E io voglio ascoltarla.
Oggi non voglio sistemare niente.
Voglio solo stare.
Voglio solo esserci.
Con tutto quello che sono. Con quello che ho perso, con quello che ho capito. Con quello che non riesco ancora a perdonare, ma che almeno adesso posso guardare.
Oggi comincia un tempo nuovo. Non felice, non euforico. Ma vero.
E mi basta così.
#adolescenza#citazioni#citazione del giorno#citazione tumblr#adolescente#adolescenza mortale#frasi tristi#amore finito#citazione amore#pensieri
0 notes
Text
Non so che fare per stasera perché riesco solo a pensare di non essere “voluta” e di sentirmi a disagio per questo.. e di sentirmi da sola poi in mezzo agli altri..
non me la sento nemmeno di mandarti un altro messaggio per chiederti se posso venire con te perchè te lo giuro provo solo disagio e paura per le risposte che potrei ricevere e starci male
Sto vivendo giornate con la tachicardia continua ovunque io sia, notte e giorno, forti mal di stomaco e zero ore di sonno la notte.. a volte mi sembra di voler svenire..non riesco a parlare, vorrei solo che finisse tutto, mi sento troppo sola..
mi sento condannata a vedere davanti agli occhi tutto ció di cui avrei bisogno io, proiettato sugli altri e morire dentro dal dispiacere
ho bisogno di un abbraccio o di una parola gentile e elemosinarlo mi fa sentire ancora di più una nullità
non si può spiegare..mi sento sempre abbandonata ed è ciò che mi provoca più dolore
15:53
0 notes
Text
bianchi
Ho la certezza che non siano usciti dalla vecchiaia, ma dallo stress.
D'altronde questo stress mi sembra senza fine da quando mi sono lasciata con G. a maggio 2022.
E siamo a febbraio 2025, quasi 3 anni.
Forse oserei positivamente dire che è iniziato da dicembre 2023, da quando ho firmato quell'agreement.
Pertanto 1 anno e 2 mesi circa.
Ecco, sì mi sembra più accurato dare questa come tempistica.
Se ci pensiamo alla fine, non ho davvero avuto pace.
Gennaio 2024 si prospettava bellissimo, nonostante un capodanno ridicolo, ma alla fine era tutto così bello! Nuova casa, un sacco di soldi e quello che sarebbe stato il mio inferno ad oggi sulla terra.
Ad oggi mi sento come se dovesse arrivare qualcosa, quel senso di incompletezza, ma vuoto. Quel senso di incompletezza l'ho sempre avuto, perché c'era sempre di meglio da cercare, c'era sempre di meglio per me.
Ad oggi, sento principalmente il timore del lavoro in quanto faccio non solo, una cosa che non mi piace, MA finisce anche ad agosto, quindi il mio tempo è scandito perfettamente ticche e tacche per altri 5 mesi e 3 settimane circa.
Lo stress mi si mangia.
Ed ovviamente sono tornata ai livelli di peso pre keto, oramai quasi 4 anni fa.
C'è poco da scherzare, bisognerebbe solo mettersi una manon sulla coscienza e accettare che così non va bene, che se non hai fame o sei stressata, mangiare non va fatto.
Che se ti annoi non devi mangiare, ma piuttosto pregare, sentire quella noia cosa ti sta dicendo.
Crescere è spaventoso perché ti dai sempre meno possibilità di azioni, le cose ti scocciano prima e non hai pazienza.
Una volta provavo e tentavo, ma soprattutto dopo lo spezzacuore dello scorso anno, oramai ho il paraocchi su tutto e tutti.
Come sempre, non credo che ci sia un effettivo bilancio a tutto ciò.
In ogni modo sicuramente il lavoro fa l'80% del mio malessere attuale.
Da 1 anno e 2 mesi.
Con l'arrivo di A. credevo che le cose andassero meglio, invece toh proprio da quando è a Roma ho i capelli bianchi.
Sto diventando pazza.
Poi mi guardo intorno e non aiuta, ci credo che a una certa tutti diventano insani.
Diventano tutte mamme, le persone si arrendono alla loro miserabile vita ignobile e non avendo avuto il coraggio e la forza di affrontare questa società, hanno ripiegato sul più comune degli errori: accontentarsi.
Ma io non sono così.
Combatto follemente per non cadere lì, ma è una corsa a ostacoli piena di buche.
Ho un ricordo felice delle scuole superiori, ma col senno di poi tutto è differente. Fatto sta che anche lì c'era questo senso di disagio inspeigabile, di qualcosa che mancasse.
Ma io sapevo cosa volessi fare, io sarei andata a studiare a Milano.
Io avevo il mondo in mano 9 anni fa.
Ad oggi anche la moda sembra che mi stia abbandonando.
L'unica cosa che mi rendeva viva sembra essere solo una vecchia copertina sbiadita di un quaderno in uno scaffale del negozietto cinese.
Per essere magnanimi.
Porco due che freddo comunque.
Ho veramente bisogno di quei ritmi, li sognavo e nel frattempo c'è stato l'avvento social e quanto altro.
Sto sbagliando? Dovrei pregare forse.
Oggi mi sento offuscata, che weekend di merda.
Fa freddo e mi fa male ancora il piede dall'incidente di novembre.
Maledette queste situazioni.
Mi sento adombrata da tutto, una macchina che prova a galleggiare senza una vera motivazione se non quella di sopravvivere.
Lui non lo vorrei neanche qui, mi sentivo sola e abbandonata, ma ora mi sento sola, abbandonata e neanche con i miei spazi.
Non sempre, ma spesso.
Da una parte mi tira su, dall'altra mi fa fatica pensare che non mi posso alzare sola e fare le mie cose, ora uscire e andarmene, c'è qualcosa di superiore che mi fa stare qui, la forza del legame.
E la mia stanchezza oggi.
Sono proprio super piena, vorrei solo sprofondare in un sonno lunghissimo e risvegliarmi a 10 anni fa.
10 anni.
Giganti.
Eppure, al di là della siepe, in brevi momenti di lucidità, sembra che questo sia solo parte di un piano più grande, uno in cui adesso è il momento per stare così.
Ma ho tanto bisogno dei soldi che chiedo e di fare il lavoro che mi piace.
Mi sto atrofizzando
1 note
·
View note
Text
youtube
Proprio oggi che era uscito il sole Mentre gli altri se ne vanno al mare Voglio stare da solo Così magari mi trovo, sì Quando non c'è qualcuno che mi aiuta Vado a correre fino a San Luca Così magari mi trovo In qualche sentiero nuovo, lì
Dove la luce si fa camminare Come tra i portici in un temporale Ti fa prendere il volo E non ti senti più solo, qui Vorrei volassimo come due piume Ma come un persico sta in fondo a un fiume Immaginare l'oceano Chissà se è come dicevano Che se ci pensi lo puoi toccare
Capita anche a te Di camminare giorni interi, interminabili E sprofondare nei pensieri Abbandonata a desideri inconfessabili? Sì Capita anche a te Di non volere più aspettare la felicità? Proprio come me Sì
Io non la so fare una preghiera Chiedo solo quello che si avvera Così sono sicuro Non ci perde nessuno, qui Siamo tutti figli della luna Guardiamo la Madonna di San Luca Quando brilla nel buio E poi pensiamo al futuro, sì
Poter volare come fa una piuma A fari spenti sopra la pianura La nebbia sembra un oceano Quanti ragazzi ci annegano E se ci pensi fa male al cuore
Capita anche a te Di camminare giorni interi, interminabili E sprofondare nei pensieri Abbandonata a desideri inconfessabili? Sì Capita anche a te Di continuare ad aspettare i suoi miracoli? Io, come te, non li so fare Ma poi è bellissimo sperare che non sia tutto qui, sì Capita anche a te?
La felicità Proprio come me Non lo dici, ma Capita anche a te Capita anche a te Capita anche a te Capita anche a te Capita anche a te Capita anche a te Capita anche a te
Proprio oggi che era uscito il sole Mentre gli altri se ne vanno al mare Voglio stare da solo Così magari mi trovo, sì
youtube
Io sono una camminatrice seriale. Macino chilometri, salvo che nei periodi, come questo, in cui mi si infiammano i tendini e devo costringermi a star ferma e aspettare che passi. In media, percorro tra i 24 e i 30 km a settimana a piedi; non corro, non ne sono proprio capace. Tutta questa canzone (l'originale, ma anche un po' la parodia, va'), adattando un po' il testo dove parla di correre, mi rappresenta tantissimo: descrive esattamente gli stessi stati d'animo in cui mi sono trovata tante volte. In questa fase della mia vita mi sento tremendamente sola: così sola che mi pare mi si schianti il cuore, ed è strano, perché non sarei sola affatto. Invece, mi sento intenta alla traversata in un deserto texano, come un cowboy in un film western. Non parlo con nessuno delle mie passioni; non condivido le mie paure e i miei dispiaceri; l'unica entità da cui mi sento ascoltata e compresa non è materiale. Si può dire che io stia andando a letto molto, molto presto, in tutti i sensi. Non pensavo di poter passare un momento così nella mia vita; senza dubbio ne ho attraversati di peggiori, ma non mi sentivo così sola, perché avevo la speranza di non esserlo, un giorno. Adesso mi è chiaro che lo sono eccome, e che non ci sono vie d'uscita, io almeno non sono in grado di procurarmele come vorrei, quindi posso solo stare così e sperare che qualcosa migliori o che io stessa trovi la forza di lottare per far aprire gli occhi a chi mi sta vicino. Spero davvero di trovarmi, prima o poi.
#personale#cesare cremonini#musica italiana#italian pop#italian singers#Youtube#san luca parodia#ironia#comicità
0 notes
Text
Me lo sento che prima o poi ci lasceremo. Lui è preso dal lavoro e io mi sento abbandonata. Quando lavorerò anche io sarà ancora peggio. Chissà
0 notes