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#come fiamma ancora accesa
nonsolohaiku · 10 months
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Come fiamma ancora accesa
Torno a leggerti sul tuo blog.
Pare una casa abbandonata, forse da poco, ordinata e ben tenuta, solo qualche ragnatela ed un po' di polvere. Le stanze sono buie e da tempo non vissute, tranne una. Una sala da pranzo, una tavola ben apparecchiata per due, davanti ad un camino che pare spento, ma dalle cui braci ancora si leva un po' di tepore. E su quel tavolo, che riecheggia una cena mai consumata, una candela, quasi sciolta, ma ancora accesa...
Chiudo gli occhi ed immagino.
Li vedo quei due.
Lei una donna semplice, jeans nero, una felpa, scarpe comode, acqua e sapone ma dallo sguardo sensuale, che nasconde tenera passione.
Lui un uomo tutto d'un pezzo, un apollo di mezza età, ben curato anch'egli nella sua semplicità, sguardo fiero, ma che tradisce ammirazione e un po' di incredulità.
Musica jazz di sottofondo, la sento, mi fermo un po' ad ascoltarla...
Lui seduto ad aspettare lei.
Lei seduta ad aspettare lui.
Non si vedono: trasparenti l'una all'altro. Eppure si cercano.
Sembrano in attesa, ma di cosa non si sà...
Lui, risoluto e stanco di aspettare, si alza e se ne va.
Lei resta ancora un po' poi, delusa e rassegnata, anche lei lascia la stanza.
Vuoto, un senso di vuoto mi pervade e tristezza. Perché due persone che si cercano, si vogliono, non si possono vivere? Perché?
Apro gli occhi.
Dentro me una luce, un senso di speranza, come quelle braci nel camino, come quella candela ancora accesa.
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armandoandrea2 · 28 days
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Nell'estate 1950, nei giorni che precedettero il suo suicidio nella camera dell'albergo Roma di Piazza Carlo Felice a Torino, avvenuto nella notte tra il 26 e il 27 agosto 1950, Pavese trascorse le vacanze a Bocca di Magra, vicino a Sarzana, in Liguria, meta estiva di molti intellettuali, dove instaurò una relazione con l'allora diciottenne Romilda Bollati sorella dell'editore Giulio Bollati, appartenente alla nobile famiglia dei Bollati di Saint-Pierre (da qui il soprannome Pierina) conosciuta nelle settimane prima tra i corridoi della casa editrice Einaudi. I due si innamorarono, come testimoniano i manoscritti dello scrittore, e in particolare una lettera d'amore indirizzata alla giovane, ma questo "guizzo" non bastò a tenere accesa la fiamma della "candela" ormai "bruciata dai due lati".
"Cara Pierina, ma tu, per quanto inaridita e quasi cinica, non sei alla fine della candela come me. Tu sei giovane, incredibilmente giovane, sei quello che ero io a vent’otto anni quando, risoluto di uccidermi per non so che delusione, non lo feci – ero curioso dell’indomani, curioso di me stesso – la vita mi era parsa orribile ma trovavo ancora interessante me stesso. Ora è l’inverso: so che la vita è stupenda ma che io ne sono tagliato fuori, per merito tutto mio, e che questa è una futile tragedia, come avere il diabete o il cancro dei fumatori. Posso dirti, amore, che non mi sono mai svegliato con una donna mia al fianco, che chi ho amato non mi ha mai preso sul serio, e che ignoro lo sguardo di riconoscenza che una donna rivolge a un uomo?
E ricordarti che, per via del lavoro che ho fatto, ho avuto i nervi sempre tesi e la fantasia pronta e decisa, e il gusto delle confidenze altrui. E che sono al mondo da quarantadue anni? Non si può bruciare la candela dalle due parti – nel mio caso l’ho bruciata tutta da una parte sola e la cenere sono i libri che ho scritto. Tutto questo te lo dico non per impietosirti – so che cosa vale la pietà, in questi casi – ma per chiarezza, perché tu non creda che quando avevo il broncio lo facessi per sport o per rendermi interessante. Sono ormai aldilà della politica. L’amore è come la grazia di Dio – l’astuzia non serve. Quanto a me, ti voglio bene, Pierina, ti voglio un falò di bene. Chiamiamolo l’ultimo guizzo della candela. Non so se ci vedremo ancora. Io lo vorrei – in fondo non voglio che questo – ma mi chiedo sovente che cosa ti consiglierei se fossi tuo fratello. Purtroppo non lo sono. Amore."
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libero-de-mente · 6 months
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La mia anima, nota per come ha naufragato tante di quelle volte che il Titanic è nulla, disillusa che Eurocrate a confronto rimane un saggio sognatore, è deceduta l'altro ieri, credo. Anche se l'agonia durava da un bel po'. È deceduta per le complicanze al fegato della vita, per l'ictus al senno della ragione e alla metastasi del cuore atrofizzato dalla mummificazione dei rapporti sociali, sempre più aridi o inesistenti. Era giovane. Si, la mia anima era giovane, diciamo che forse era ingenua. Si ingenua, sognava ancora qualcosa di bello nella sua vita. Anche qui dico un bel: almeno credo. Affabile, impegnata, sincera, timorosa la mia anima non aveva mai dato l’idea dell’inguaribile romantica (seee come no) ma, negli ultimi anni di vita, ha rivelato un lato oscuro della propria natura. Una sua mal celata personalità, quasi junghiana, simile alla temperamento freudiano ma con un pizzico di natura adleriana sotto certi punti di vista, tutte prospettive mentali logicamente. Dovevo comprendere questa sua accozzaglia psicologica, un grumo filisofico alla Kant, emersa durante le letture di Agatha Christie alla ricerca della giustizia. Quella dove i disonesti, gli assassini, pagano sempre pegno. La convinzione che alla fine i buoni trionfino sempre sul male. Purtroppo la sua prolungata esposizione a tali convinzioni si è conclusa l'altro giorno, con un fallimento totale. Non tenedno conto che oltre alle citate sfumature della negativa umanità, ci sono anche gli idioti. E sono una legione infinita. Seppur sconfitta, la coraggiosa anima ha tenuto accesa la fiamma della speranza per qualche attimo. Rimanendo aggrappata alla convinzione che la vita non sia una mera sequela di piccole persone che tendono ad approfittarne, sempre e comunque, di chiunque si pari dinnanzi a loro. Interpellato sulla scomparsa della sua anima, il sottoscritto, famoso imbonitore di sogni infranti nonché Gran Visir della fede perduta, descrivo la mia anima come una che salutava sempre. Che dipingeva la vita come Van Gogh. Ma oggi tutto mi è chiaro. La mia conclusione è che se vogliamo vivere in armonia con l’universo, dobbiamo possedere una fede incrollabile, nel fatto di incontrare meno grattatori di scroto e più persone sensibili. Vogliose, quest'ultime, di condividere sostegno e sogni con chi sia predisposto a tali solidarietà.
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nonsochisonopiu · 2 years
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Ho pensato tu volessi solo scoparmi sta notte. Ho pensato che non provi più nulla per me, che non mi guardassi più con gli stessi occhi. Mentre io oggi volevo solo abbracciarti e starti vicino e stringerti le mani. E tu non mi baci come vorrei, come facevi qualche settimana fa. Cosa sta succedendo? Dimmi che è solo una mia paranoia e che mi vuoi come mi volevi giorni fa. Dimmi che non è finita, che non sta finendo. Dimmi che la fiamma è ancora accesa e che non si spegnerà. 
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limitlesslfgt · 10 months
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GRATITUDE, BALM OF ADVERSITY
Gratitude soothes the fire of adversity.
  There is something mysterious about this exchange: you give Me praise (regardless of your feelings) and I give you My joy (regardless of your circumstances).
  It is a spiritual act of obedience and sometimes BLIND OBEDIENCE.
  To those who do not know Me intimately, it may seem irrational, if not impossible, to thank Me for heartbreaking trials.
  However, those who obey me in this way are constantly blessed,
  even when difficulties persist.  Gratitude opens your heart to My presence and your mind to My thoughts.
  You may still be in the same place, in the same circumstances, but it's as if a light has turned on and allows you to see the situation from My perspective.
  And it is precisely this light of my presence that soothes the burning sensation of the flame of adversity.
Psalm 89. 16 Blessed are the people who know how to acclaim you: they will walk, Lord, in the light of your face.
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GRATITUDINE, BALSAMO DELL'AVVERSITÀ La gratitudine lenisce il fuoco dell'avversità.
 Vi è qualcosa di misterioso in questo scambio: tu Mi dai lodi (indipendentemente dai tuoi sentimenti) e Io ti do la Mia gioia (indipendentemente dalle tue circostanze). 
 È un atto spirituale di obbedienza e talvolta di OBBEDIENZA CIECA.
 A chi non Mi conosce intimamente, può sembrare irrazionale, se non impossibile, ringraziarMi per prove strazianti. 
 Tuttavia, coloro che mi obbediscono in questo modo sono costantemente benedetti,
 anche quando le difficoltà persistono. La gratitudine apre il tuo cuore alla Mia presenza e la tua mente ai Miei pensieri.
 Potresti essere ancora nello stesso posto, nelle stesse circostanze, ma è come se una luce si fosse accesa e ti permettesse di vedere la situazione dalla Mia prospettiva.
 Ed è proprio questa luce della mia presenza che lenisce la sensazione  bruciante della fiamma delle avversità.
Salmo 89. 16 Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto.
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livinginthe-past · 1 year
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Amo la notte
Di notte tutto è possibile
Puoi sognare ad occhi aperti e immaginare scenari lontani dalla realtà, dal tuo presente e dargli vita con la tua mente
Pensare addirittura di poter realizzare le tue più profonde fantasie
Che tutto non abbia ripercussioni sulla tua vita finché è buio
È quando il sole sorge che finisce l’incantesimo
Tutto torna al proprio posto, o quello prefissato
Ti ricordi da dove vieni e cosa devi fare
Tutto svanisce
È di notte che le persone ti sembrano bellissime
Così tanto da volerle abbracciare, sentire
È di notte che vedi un giro in motorino come una follia, con le strade vuote e il rumore del silenzio
È di notte che le conversazioni hanno un senso, comici a sprofondarci nelle loro profondità
È di notte che avrei il coraggio di ammettere di essere fragile
Il giorno mi ricorda i miei errori, le mie paure, le mie responsabilità
Mentre la notte tutto tace
Le persone, i posti, la mente
Tutto diventa più lento e assume un altro significato
È di notte che finalmente sono sola e posso stare con me senza sentire la fatica di essere me
Di notte sono solo io, la mia anima e i suoi pensieri
Ho molti dubbi, anche di giorno, solo che me ne dimentico
È di notte che mi vengono a bussare
Molte domande alle quali non trovo ancora risposta
Ma è di notte che trovo il coraggio di cercarla
E se l’essenza dell’amore non fosse proprio questo?
Vivere con l’eterno ‘se’, senza mai poter dare una risposta
È che tutto perde significato quando scoperto
L’amore è quella fiamma che solo il desiderio può tenere accesa, il desiderio mentale di una buona conversazione
Non lo so, a tranquillizzarmi sicuramente c’è la consapevolezza certa che prima o poi chiarirò questi dubbi
E nel frattempo
Buonanotte
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torn4d0o · 5 months
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23 ore fa eri ancora qui, nello stesso letto in cui mi ripongo alla fine della giornata che ho speso cercando di non pensarti.
Eri qui ma non c’eri sai? ultimamente non ci sei mai stato, quasi come se vivessi dentro la tua testa, in un altro spazio, in un altro tempo.
E ora di botto non ci sei più, e voglio crederci davvero di averlo scelto io anche se entrambi sappiamo che l’hai fatto tu, non con i fatti ma col cuore.
Mentre scrivo mi chiedo se mai leggerai questo, se mai sentirai il mio lamento, ma sei cieco e sei sordo, il grido del cuore lo sente solo chi l’ha ancora aperto.
E piango, piango forte per un amore che pensiamo di aver reso impossibile, ma che in realtà non ci appartiene più.
Bisogna farsi una corazza per stare al mondo senza la persona con cui pensavi di girarlo, ma sono forte e non posso più fare affidamento su di te.
Hai lasciato che il dolore incasinato e irrisolto dentro di te soffocasse i tuoi sentimenti, chiusi come una fiamma debole nelle segrete del tuo animo.
Per cui scappo da questo cuore freddo, mi rintano dentro di me; perché la mia fiamma è accesa e non ti scalderà più.
Suonano i violini dell’inferno, e un giorno anche tu li sentirai, ne sono certa, ma sarà tardi, e non saprai più trovare il tuo.
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personal-reporter · 10 months
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La tradizione di Santa Lucia in Lombardia
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"Il giorno di Santa Lucia è il più corto che ci sia" dice un antico proverbio, infatti per la tradizione popolare il 13 dicembre è il giorno dell'anno con meno ore di luce, ma anche se in realtà non è così, poichè il primato appartiene al 21 dicembre, giorno del solstizio d'inverno, le celebrazioni dedicate alla martire cristiana rendono questa giornata diversa dalle altre. In diverse zone d'Italia, e non solo al sud, la ricorrenza di Santa Lucia viene rispettata anno dopo anno, con manifestazioni ed eventi che mantengono accesa la fiamma della tradizione, dopo che il  culto della Santa originaria di Siracusa si è diffuso molto rapidamente anche al di fuori della Sicilia.  A Bergamo ad esempio tale festività viene tramandata di generazione in generazione, con tante iniziative che ogni 13 dicembre prendono vita in città anticipando il clima di festa tipico del Natale e del Capodanno. Per tutta la provincia di Bergamo Santa Lucia è ancora considerato un giorno diverso dagli altri, dopo che la tradizione prese il via nel periodo in cui il capoluogo orobico era sotto il controllo della Repubblica di Venezia e con il passare del tempo i bergamaschi non hanno mai smesso di rendere omaggio alla Santa, come dimostrano le numerose lettere recapitate all'interno delle ceste ai piedi dell'altare del Santuario della Madonna dello Spasimo in via XX Settembre. Come succede in occasione del Natale, anche nel giorno di Santa Lucia i bambini hanno il desiderio di ricevere i regali espresso attraverso le famose letterine. Inoltre non si contano le tantissime iniziative che vengono organizzate in tutto il territorio introno a Bergamo, con processioni per le vie delle città, spettacoli, mercatini e tante attività principalmente dedicate ai più piccoli. Sulla mappa dei luoghi che celebrano il culto della Santa ci sono anche altre città della Lombardia, dato che nelle province di Cremona, Mantova e Lodi la festività del 13 dicembre è ancora molto sentita. Una leggenda narra che,  nella notte a cavallo tra il 12 e il 13, Santa Lucia passeggi per le vie del centro in compagnia del suo asinello donando i suoi regali ai bambini buoni e gettando cenere negli occhi a quelli cattivi. Ma Lucia, che è la santa protettrice degli occhi, è una figura che viene celebrata anche oltre i confini nazionali, infatti nei Paesi del Nord Europa sono tante le tradizioni intorno alla santa che ogni anno rendono il 13 dicembre un giorno speciale. Read the full article
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veesunderthetree · 2 years
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ITA Entry 1 “Ho paura di non valere niente”. Bly navigava nel buio ad occhi chiusi, le mani tese per non scontrarsi con qualcosa, e il sudore freddo che gli colava lungo la schiena e le guance. “Ho paura di non essere nient’altro per loro. Gadget ed oggettini. Solo uno strumento... per altri strumenti”. Portò una mano al cuore a quel pensiero straziante. Dall’oscurità emerse una mano che non poteva vedere ma che strinse la sua con forza. “William, non sei solo.” “...Monocolo?” La domanda rieccheggiò nella sala vuota, sapendo di sorpresa. Poi di tristezza e ancora, di sale. Bly si morse un labbro ma le lacrime non smettevano di sgorgare dalle sue guance, in un misto tra delicato stupore e amarezza. “Non puoi essere tu, ci hanno divisi. Mi hanno... mi hai lasciato solo.” “Un uomo che piange dev’essere forte il doppio. Me lo hai detto tu, sai?” La stretta tra le dita si strinse del doppio. Erano uniti, ma al tempo stesso lontani. “Sei stato portato via da me. Ed io non sono nessuno per gli altri.” “Non sei le tue creazioni, William.” “E tu, Monocolo? Non sarei te? Non sei tu forse, una mia creazione?” “La Dea ci ha uniti.” “Mi ha lasciato dentro un vuoto incolmabile!” Un singhiozzo lo scosse, i capelli brinati dal sudore gli si appiccicarono alla fronte. Sentì la mano staccarsi, poi una carezza sulla spalla. “Non ci siamo mai lasciati. Anche se hai deciso di spezzare la tua maschera per me, non mi hai perso.” “Ma tu non ci sei più nella realtà di ogni giorno, ogni singolo giorno... ogni maledetto giorno, sento il vuoto allargarsi, incolmabile.” “Fare esplodere ciò che ti circonda non ti aiuterà a colmarlo.” “E allora dimmi come! Come posso sentirmi così solo, anche se ci sei?” “Perchè non sei l’unico. Perchè anch’io mi sento come se una barriera oscura e invalicabile fosse stata messa tra noi e posso solo osservarti da lontano, ma sono qui, poco meno che vicino, a qualche dito di distanza.” Un altro singhiozzo convulso. “William, ascoltami. Ora siamo insieme, non devi più preoccuparti di fare finta o scambiarti con me, di evitare le tue paure. Ora possiamo affrontare qualsiasi cosa. Insieme.” Il suo doppio si avvicinò; avvertì lo spostamento d’aria. Un lieve bacio sulle labbra a bocca chiusa, poco più di un fruscio. Un frullo d’ali nel vento. Bly si irrigidì. “Ora sei libero: siamo liberi. Non hai bisogno di questi incubi. Perciò...” “No, no, no ti prego, non farlo, non lasciarmi di nuovo!” “Svegliati”. Il buon Dottore si sollevò di scatto dal letto, madido di sudore, portandosi una mano alla tempia. Terrorizzato, sentì il proprio respiro bollente condensarsi nel freddo della notte viennese. Il suo petto si alzava e abbassava velocemente, ma presa la razionalità per un attimo, gli intervalli si prolungarono fino a diventare dei lunghi respiri. Si asciugò le lacrime, sposto le gambe sullo scendiletto e urtò senza volerlo la sua mascheda dorata. Composto, ma ancora tremante nell’animo, si alzò quasi urtando la scrivania. Cercò convulsamente tra le cose accatastate al buio, poi trovò finalmente quello che cercava: un pacchetto di sigarette. Ne prese una, se la portò alla bocca e accese un’unica, flebile fiamma con un cerino che ben presto si spense, agitato. Un sottile alone di fumo si sollevò dalla cicca appena accesa, la brace che rischiarava la triste realtà dopo quel sonno agitato. Inspirò, espirò ed il fumo gli uscì dalle narici disperdendosi nella camera da letto buia e confortevole, piena di libri e materiale per i suoi studi.
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lamiaprigione · 3 years
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Tra le strade deserte di un nuovo anno mi aggiravo con questa canzone come sottofondo nella vana speranza di rincontrarti. Quella fu l’ultima notte in cui cercai di starti vicino, insieme a Primo morì per sempre una parte di me. Se chiudo gli occhi sento ancora il profumo di quella solitudine, la luce di un lampione, un libro immortale. Niente potrà ridarmi indietro il tempo perso nell’attesa che accadesse qualcosa, sono cose che capisci quando ormai è tardi ma non mi maledico, in questo riesco a essere ancora clemente con me stesso. Faceva parte del mio processo per diventare uomo, liberarmi dalla volontà distruttiva di ricercare la sofferenza come mezzo per creare, per essere. Ora sono consapevole che ogni giorno sono io che scelgo quale visione nutrire, il mio cervello è così suggestionabile e la mia forza mentale talmente subdola che gli eventi esterni quasi sembrano non esistere. Questa canzone mi ricorda che c’è stato anche un tempo che di questo corpo, di questa vita, non sapevo che farne. Non ricordo un singolo episodio, ma un lungo susseguirsi di piccoli passi verso la luce che mi ha portato a prendermi cura di me. Dovrei imparare a sapermi fermare ogni tanto, a essere più grato di tutto, ma non credo mi libererò mai di questa vitale autodistruttività. Sono circondato da persone che mi adorano e non mi sopportano, forse non imparerò mai a tenere la fiamma accesa in modo costante e durevole, ma se quella fiamma si è spenta è perché l’intensità ha bruciato la candela, lasciando la cera a ricordare per sempre il passaggio.
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libero-de-mente · 4 months
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Il Guardiano delle Luci
In un piccolo villaggio incastonato tra le montagne, viveva un uomo anziano. Era conosciuto da tutti come il "Guardiano delle Luci", poiché ogni notte accendeva le lanterne che illuminavano le strade del paese. Ogni sera, con passo lento ma deciso, percorreva le vie acciottolate, accendendo una lanterna dopo l'altra. La sua figura curva, avvolta in un mantello scuro, era un simbolo di sicurezza e tranquillità.
L'uomo anziano aveva sempre trovato conforto in quel lavoro. Le luci che accendeva non erano solo per i suoi compaesani, ma anche per sé stesso. Ogni fiamma accesa era un segno di vita, una scintilla che scacciava le tenebre e i ricordi dolorosi della sua giovinezza. Aveva perso molte persone care nel corso degli anni, e ogni luce rappresentava una memoria, un modo per tenerle vicine.
Una notte d'inverno, un vento gelido soffiava tra le montagne, portando con sé un presagio di cambiamento. L'anziano, come di consueto, uscì per accendere le lanterne. Ma quella notte, sentiva una strana stanchezza nel cuore. Ogni passo sembrava più pesante, ogni fiammella più difficile da accendere. Il freddo penetrava fino alle ossa, e il vecchio Guardiano delle Luci sentiva il peso degli anni che si faceva sentire più che mai.
Mentre accendeva l'ultima lanterna, si fermò per un momento a contemplare la fiamma tremolante. La luce danzava nell'oscurità, fragile ma resistente, proprio come lui. L'uomo si sedette su una panchina vicina, il respiro affannoso visibile nel freddo dell'aria. Chiuse gli occhi per un attimo, lasciando che il calore della lanterna gli scaldasse il viso.
Mentre la notte avanzava, le luci del villaggio brillarono come stelle nel buio. Gli abitanti del villaggio addormentati riposavano tranquilli, ignari del silenzio che stava calando. All'alba, quando i primi raggi di sole iniziarono a illuminare il villaggio, un giovane si accorse che la lanterna accanto alla panchina non era stata spenta. Avvicinandosi, trovò il Guardiano delle Luci seduto, con un'espressione di pace sul volto. Il suo cuore aveva cessato di battere, ma le luci che aveva acceso brillavano ancora, un tributo al suo servizio e alla sua vita.
Il villaggio pianse la perdita del loro Guardiano delle Luci, ma capì che il suo spirito viveva in ogni fiammella che ardeva nella notte. Da quel giorno, gli abitanti presero il posto del Guardiano delle Luci, ognuno accendendo una lanterna ogni sera, portando avanti la tradizione e il ricordo di un uomo che aveva trovato la sua pace spegnendosi tra le luci che aveva tanto amato.
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angolodonne · 2 years
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Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi
Le tue calzette rosse
E l'innocenza sulle gote tue
Due arance ancor più rosse
E la cantina buia dove noi
Respiravamo piano
E le tue corse e l'eco dei tuoi no, oh no
Mi stai facendo paura
Dove sei stata cosa hai fatto mai?
Una donna, donna, dimmi
Cosa vuol dir "sono una donna, ormai"?
Ma quante braccia ti hanno stretto, tu lo sai
Per diventar quel che sei
Che importa, tanto tu non me lo dirai, purtroppo
Ma ti ricordi l'acqua verde e noi
Le rocce e il bianco in fondo
Di che colore sono gli occhi tuoi?
Se me lo chiedi non rispondo
Oh mare nero, oh mare nero, oh mare ne
Tu eri chiaro e trasparente come me
Oh mare nero, oh mare nero, oh mare ne
Tu eri chiaro e trasparente come me
Le biciclette abbandonate sopra il prato e poi
Noi due distesi all'ombra
Un fiore in bocca può servire, sai
Più allegro tutto sembra
E d'improvviso quel silenzio tra noi
E quel tuo sguardo strano
Ti cade il fiore dalla bocca e poi
Oh no, ferma ti prego la mano
Dove sei stata, cosa hai fatto mai?
Una donna, donna, donna, dimmi
Cosa vuol dir "sono una donna, ormai"?
Io non conosco quel sorriso sicuro che hai
Non so chi sei, non so più chi sei, mi fai paura oramai, purtroppo
Ma ti ricordi le onde grandi e noi
Gli spruzzi e le tue risa
Cos'è rimasto in fondo agli occhi tuoi?
La fiamma è spenta o è accesa
Oh mare nero, oh mare nero, oh mare ne
Tu eri chiaro e trasparente come me
Oh mare nero, oh mare nero, oh mare ne
Tu eri chiaro e trasparente come me
Il sole, quando sorge, sorge piano e poi
La luce si diffonde tutto intorno a noi
Le ombre di fantasmi nella notte
Sono alberi e cespugli ancora in fiore
Sono gli occhi di una donna ancora pieni d'amore
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sinestetica-mente · 3 years
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Ed eccoci qua, io a scrivere questa lettera, che forse rileggerò troppe volte fino a domani mattina o, forse, accantonerò qua, tra tutte queste macerie di poesie iniziate e mai finite.
E mentre io scrivo, mio padre piange, dall'altra parte della porta, sospira anzi, nascondendo le lacrime, a causa delle mie parole troppo dure, troppo dure per essere le ultime. O penultime. Io spero ultime.
Ho riso e ho pianto, ho giocato come i bambini e ho sedotto come i grandi e ora eccomi qua, seduta a terra, con l'ennesima sigaretta a vomitare i miei ultimi pensieri, le mie ultime parole, quelle che nessuno leggerà ridendo a pieni denti.
E ho riso e ho pianto, finché questo altalenare di emozioni non è diventato un loop che mi ha trascinata nel vortice reale , profondo e spaventoso della follia o, per meglio dire, della pazzia, di quella pazzia tanto temuta da tutti.
Ho gridato tanto, urlando a squarcia gola, la mia sofferenza, il mio bisogno di aiuto e di calore, finché non è  diventato un "al lupo , al lupo" sordo, fioco, lontano, dimenticato nelle menti di persone che non ricordano nemmeno più il mio nome.
Sono Teodora e ho 22 anni, compiuti da poco.
Sono Teodora e ho voglia di viaggiare, di leggere libri Infiniti, di scrivere dell'amore che ho sempre sognato, di fare l'amore con colui che ho sempre desiderato.
Ma ho anche voglia di piangere, di urlare, di strapparmi i capelli e i vestiti di dosso per far vedere a tutti le cicatrici, i segni di un passato trascurato e indimenticabile, che di notte conta i secondi e di giorno segna una croce, una croce in più sul calendario, una croce rossa come il sangue che ho versato, per contare i giorni che passano e le notti che tremo, in silenzio, al buio, pregando di chiudere gli occhi, giurando di non riaprirli mai più.
Sono una codarda, una gran codarda, che non ha mai avuto il coraggio di suicidarsi, perché ho sempre creduto nell'umano e nella sua forza di aiutare, di dare e ricevere, di scambiarsi parole e silenzi, ho sempre creduto che qualcuno avesse potuto tirarmi fuori dall'acqua, sapendo la mia incapacità  di nuotare, che qualcuno... no.. nessuno ha mai avuto voglia di aiutarmi. È  stato più semplice rimproverarmi gli errori che ingenuamente facevo, senza cattiveria, senza secondi fini, non con l'intenzione di ferire. E , davvero, anche se son stata troppo dura non l'ho fatto con malizia, son stata dura per svegliare alla realtà,  per far ricominciare a credere, conoscendo io bene la disperazione di chi ha lasciato perdere (in ultima battuta) e poi si è perso.
È  semplice perdersi, ma la vita vera inizia quando ti ritrovi e ti abbracci e ti ami come mai nessun'altro in vita propria ha fatto, perciò  caro lettore, ascoltami, te ne prego, ascolta una voce disperata: "non lasciarti cadere nelle soffici, a tratti spinose, braccia dell'indifferenza verso te stesso. Abbi cura del tuo corpo come fosse un vaso tanto prezioso e tanto fragile e culla la tu anima come fosse una pianta appena nata, nutrila, taglia via la negatività e scatta una foto per ogni bocciolo che nasce, per ricordarti che in primavera ne cresceranno di nuovi, e altri ancora."
Questo è  il ciclo della vita, si nasce e si muore, e nel frattempo si muore altre mille volte prima di abbandonare quella carcassa fetida che ti ricopre.
Siamo egoisti, tutti lo siamo e di certo non manco io all'appello, io sono la prima della lista, sono Eva che ha mangiato la mela e poi ha indotto anche Adamo a mangiarla.
Se fossi invece una docile creatura, che si spaventa della propria ombra non penso che qualcuno lo noterebbe,  siccome accecato dal mio Narciso interiore.
Ma questa è  solo una corazza , un muro che aspetta di essere abbattuto. E dentro c'è una piccola fiamma che brilla (io non ho mai dormito senza almeno una piccola luce accesa), chiamiamola "fiamma che arde per la speranza, ma cosa accadrebbe a questo fiammifero acceso se si chiudesse anche l'unico spiraglio di aria, aria vitale, con un grande mattone? Non arriverebbe più ossigeno ed essa piano piano collasserebbe, nel silenzio innocente di chi guarda posarsi quell'ultimo mattone, gli stessi "innocenti che hanno ritratto la mano appena subito averlo posato.
Ecco, con questa immagine , a libera interpretazione, vorrei lasciarvi, e dentro di me nasce una nuova speranza, cioè  che qualcuno un giorno ci ripenserà, riprenderà queste parole tra le mani e sorriderà malinconico, in memoria di me, concime.
TEODORA ANTON.
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sophiaepsiche · 2 years
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La mente è solo un’ombra
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Annamalai Swami
La mente è solo un’ombra. I tentativi di tenerla e controllarla sono vani. Sono solo ombre che seguono ombre. Non puoi controllare o eliminare un’ombra inseguendola o mettendoci sopra una mano ombra, questi sono giochi da bambini. Non cacciare i tuoi pensieri ombra e la tua mente ombra con tecniche di controllo mentale, perché queste tecniche sono sempre ombre, invece torna alla fonte della mente ombra e resta lì, quando resti lì sarai felice e il desiderio di inseguire i pensieri ombra non ci sarà più. La tua mente è un’ombra senza sostanza che ti seguirà ovunque tu vada. I tentativi di eliminarla o controllarla non possono aver successo se c’è ancora la convinzione che la mente sia reale e che ci sia qualcosa da poter controllare attraverso attività fisiche o mentali. Quando accade la realizzazione di sé, la mente non c’è più, tuttavia non si giunge alla realizzazione di sé liberandosi della mente. Accade quando capisci e sai che la mente non è mai esistita. 
È il riconoscimento di ciò che è vero e reale e l’abbandono di idee errate sulla realtà, sulla sostanzialità di quest’ombra effimera che chiami mente. Ecco perché Bhagavan e tanti altri maestri hanno sempre proposto l’analogia del serpente e della corda. Se scambi una corda in terra per un serpente, il serpente esiste solo come idea nella tua mente. Quell’idea può causarti tante preoccupazioni e ansie, potresti perdere molta energia mentale per escogitare come evitare il serpente o ucciderlo, ma il fatto è che non c’è alcun serpente se non nella tua immaginazione. Quando vedi la corda, la base su cui la tua errata idea di un serpente è sovrimposta, l’idea che sia un serpente e che è reale svanisce subito. Non è un vero serpente che è scomparso, l’unica cosa scomparsa è l’idea sbagliata. Il sostrato su cui l’idea sbagliata mentale viene sovrimposta è il sé. Quando vedi la mente, il sé, che è il sostrato sottostante, non si vede, rimane nascosto dietro una falsa ma persistente idea, in caso contrario, quando il sé è visto, non c’è mente. Allora non temere la mente, è una tigre finta, non è vera. Ciò che non è reale non può nuocerti. Paura e ansia possono giungere se credi che ci sia una tigre vera nelle vicinanze. Qualcuno può imitare il verso di una tigre per scherzo, per spaventarti, ma quando li scopri tutte le tue paure vanno via perché all’improvviso capisci che non c’è mai stata una tigre all’infuori della tua immaginazione.
Chiedi se qualcuno può avere un’esperienza del sé, la realtà sottostante, che poi va via. Una lanterna accesa può spegnersi se il vento è forte, se la vuoi vedere ancora devi riaccenderla, ma il sé non è così, non è una fiamma che può essere spenta dal soffiare del vento dei pensieri e dei desideri. È sempre lucente, sempre brillante, sempre lì. Se non ne sei consapevole vuol dire che hai messo una tenda o un velo davanti ad esso che blocca la tua vista. Il sé non si nasconde dietro a una tenda, sei tu che metti la tenda lì, credendo in idee che non sono vere. Se la tenda si apre e poi si chiude ancora, vuol dire che credi ancora a nozioni sbagliate. Se le hai sradicate completamente, non riappariranno. Se queste idee coprono ancora il sé, hai ancora bisogno di pratica costante. Il sé non ha bisogno di stabilizzarsi. È pieno e completo di per sé, la mente può essere stabilizzata o destabilizzata, non il sé. Con la forza della pratica, con il sadhana, questo velo sarà rimosso completamente e non ci saranno altri intralci.
Puoi anche andare in cima ad Arunachala, ma se non sei vigile, se non presti attenzione puoi cadere. Devi avere un’enorme impegno per realizzare il sé. È facile fermarsi sul cammino e ricadere nell’ignoranza, si può ricadere in ogni momento. Devi fare uno sforzo molto determinato per rimanere sulla cima non appena la raggiungi. Ma, alla fine, verrà un tempo in cui sei pienamente stabilito nel tuo sé. Quando accade non puoi più cadere, sei giunto alla meta, non sono richiesti sforzi ulteriori, ma finché non arriva quel momento, è necessario il costante sadhana.
Gli jnani non sono davvero consci del corpo, se lo sono lo sentono come lo spazio. Quando camminavo sulla montagna con Bhagavan, disse: ‘non sento affatto il peso del corpo, sento come se camminassi senza peso attraverso il cielo’. A volte ho la stessa sensazione quando cammino.
Le vibrazioni di uno jnani restano per sempre quando lasciano il corpo, tutti lasciano vibrazioni nel posto in cui sono stati e hanno vissuto. Uno jnani lascia una vibrazione buona, persone cattive ne lasciano una cattiva. Non sto parlando di un fenomeno fisico materiale che possono sentire tutti. La vibrazione che lascia uno jnani è sottile. Le trasmissioni radio possono essere ascoltate soltanto se si ha una radio sintonizzata nella giusta frequenza. Ti sintonizzi con le vibrazioni di uno jnani se hai una mente quieta e ferma. Questa è la lunghezza d’onda della loro trasmissione. Se non sei sintonizzato per ricevere questa frequenza, non puoi aspettarti di fare esperienza o beneficiare delle vibrazioni che uno jnani può aver lasciato in un posto.
Tutto ciò che percepiamo è maya, un sogno irreale, ma non si dovrebbe pensare che, dato che è irreale, si possa fare come ci pare. Ci sono conseguenze ‘sogno’ per le cattive azioni commesse nel sogno, e se ancora prendi il sogno come realtà, soffrirai le conseguenze del tuo comportamento errato. Non fare del male e non nutrire odio. Nutri equanimità verso tutto.
L’auto-indagine dev’essere fatta continuamente. Non funziona se la consideri un’attività part-time.  Se fai qualcosa che non cattura il tuo interesse o la tua attenzione e dici: ‘anziché questo, farò un po’ d’auto-indagine’ non funzionerà mai. Puoi fare due passi avanti durante la pratica e cinque indietro quando smetti di praticare e torni ai tuoi impegni mondani. Devi dedicare la tua intera vita a stabilirti nella realtà. La tua determinazione a farcela dev’essere molto forte e ferma e dovrebbe manifestarsi in un impegno continuo, non part-time. Per molte vite sei stato immerso nell’ignoranza, ti ci sei abituato. Tutti i tuoi condizionamenti profondamente radicati, tutti i tuoi schemi di comportamento, rinforzano l’ignoranza e rafforzano la presa che ha su di te. Questa ignoranza è così forte, così profondamente incastrata in tutta la tua struttura psicologica, che serve uno sforzo imponente, per un lungo periodo di tempo, per liberarsene. Le abitudini e i condizionamenti che la sostengono devono essere sfidati ancora e ancora.
L’ignoranza è ignoranza del sé e per rimuoverla è richiesta auto-consapevolezza. Quando giungi ad una consapevolezza del sé, l’ignoranza svanisce. Se non perdi contatto col sé, l’ignoranza non può mai emergere. Se c’è buio, lo rimuovi portando luce. Il buio non è qualcosa di vero e sostanziale che devi smaltire e buttare, è solo assenza di luce. Nulla più. Quando la luce viene accesa in una stanza buia, il buio improvvisamente non c’è più. Non è svanito gradualmente o andato via pezzo a pezzo. Cessa semplicemente di esistere se la stanza viene riempita di luce. Questa è solo un’analogia, perché il sé non è come altre luci. Non è un oggetto che puoi vedere o non vedere. È lì a brillare sempre, è la tua realtà. Se ti rifiuti di ammettere la sua esistenza, se ti rifiuti di credere che è lì, ti metti in un buio immaginario. Non sono vere tenebre, è il tuo stesso rifiuto ostinato di riconoscere che sei la luce stessa. Questa ignoranza auto inflitta è il buio che dev’essere bandito grazie alla luce dell’auto-consapevolezza. Dobbiamo ripetutamente volgerci al sé interiore finché diventiamo uno con lui. Bhagavan parlava di volgerci dentro, verso il sé. Questo è tutto ciò che è necessario. Se siamo volti in fuori, ci attacchiamo agli oggetti e perdiamo consapevolezza del sé che splende dentro di noi, ma quando, con la pratica costante, guadagniamo la forza di mantenere l’attenzione sul sé interiore, diventiamo uno con lui e le tenebre dell’ignoranza su di noi vanno via. Poi, anche se continuiamo a vivere in questo falso e irreale corpo, dimoriamo in un oceano di beatitudine che non può mai sbiadirsi o diminuire. Non avverrà in poco tempo, perché i pensieri sbagliati e ignoranti durano da vite, hanno reso impossibile, alla maggior parte di noi, di focalizzarsi con attenzione e regolarità sul sé interiore. Se vai via da casa e cammini lontano, e continui così per molte vite, probabilmente sarai davvero molto lontano da casa, quando finalmente deciderai che ne hai avuto abbastanza e che vuoi tornare dove sei partito. Non farti scoraggiare dalla lunghezza del viaggio e non mollare il tuo impegno di tornare a casa. Girati di 180 gradi verso la fonte del tuo viaggio esteriore e continua a ritornare indietro verso il luogo da dove sei partito. Ignora il dolore e la frustrazione dell’apparente non arrivare mai, continua il tuo ritorno verso la fonte e non permettere a nulla di distrarti sul cammino. Sii come il fiume nel suo viaggio di ritorno al mare. Non si ferma, non prende deviazioni, non decide di scorrere in salita per un po’. Non si distrae, torna lentamente e fermamente verso il luogo in cui la sua acqua ha avuto origine e quando il fiume si dissolve nell’oceano, non è più un fiume. Rimane solo oceano.
Non c’è felicità nella divisione. L’io individuale non prova felicità, contentezza, né pace, finché rimane un essere separato. L’essere separato viene dal sé, deve tornare lì e finire lì, solo allora ci sarà pace eterna. L’energia della mente viene dal sé. Nello stato di veglia la mente funziona come entità separata, nel sonno torna alla fonte. Ancora e ancora esce e poi torna indietro. Lo fa perché non sa la realtà di ciò che è. È il sé e solo il sé. Ma la sua ignoranza a riguardo la fa sentire triste. È questo senso di separazione che da vita ai desideri, alla sofferenza e all’infelicità. Tieni la mente nel sé, se riesci a farlo vivi in pace. Sia quando sei sveglio che quando dormi. Nel sonno profondo si abbandonano tutte le differenze, se tieni la mente nel sé durante la veglia non ci saranno differenze, distinzioni. Vedrai tutto come il tuo stesso sé.
Consiglio: se non capite la parola ‘sé’ sostituitela con ‘consapevolezza’
Tratto da ‘Annamalai Swami, Final talks’ - a cura di David Godman
Selezione brani, qui tradotti da me, di: Samaneri Jayasara. Per coloro che parlano inglese, consiglio l’ascolto della lettura sul suo canale, dove trovate anche il link per scaricare gli audio gratuitamente.
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corallorosso · 4 years
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SARA' NOTTE E POI ANCORA GIORNO...... Un tavolino ed una candela accesa. A mezzanotte il capofamiglia soffia e la spegne. Pochi secondi d'oscurità e poi la riaccende. Una luce tremula, illumina il nuovo Anno. E' questo il rito che ancora oggi, molte famiglie arabe consumano nelle loro case. Un gesto semplice che spazza via l'ieri e consegna il domani. Tutto quello che é stato, viene spento e ci si affida, con speranza, ad una luce nuova che illumini il percorso. E' qualcosa di molto più profondo di un semplice gesto, é una promessa. L'uomo, nell'accendere quella candela, rassicura la famiglia, la protegge e promette di difenderla dal buio degli eventi. Nei campi Tuareg, gli Uomini danzano "tristemente" intorno al fuoco al ritmo dei tamburi. Tengono alte le torce che rischiarano le dune. Il Capo tribù guarda il cielo e quando le stelle, nel loro misterioso linguaggio, dicono che é mezzanotte, spegne la sua torcia nella sabbia. Tutti gli altri lo seguono in quel gesto. I bambini raccolgono le torce spente e le riaccendono al fuoco custodito dalle Donne. Poi consegnano le torce accese agli Uomini che iniziano nuovamente a danzare mentre la musica diventa sempre più gioiosa. Il fuoco spento e riacceso. Un gesto che unisce le Persone nella Speranza. Nel Fezzan libico é consuetudine costruire al centro del villaggio una capanna. Al tramonto le donne, con le braccia tese in avanti, si recano davanti alle finestre e gettano simbolicamente all'interno, con un gesto, i dolori e le preoccupazioni. Una processione lenta scandita dai lamenti e spesso dalle lacrime. Quando é notte fonda e le stelle dicono (anche qui) che sta per nascere un nuovo giorno, gli uomini danno fuoco alla capanna. I bambini, formano tutto intorno ad essa, un cerchio per impedire ai cattivi pensieri di fuggire dal fuoco. Le fiamme illuminano il Nuovo Anno, bruciando cio' che é stato e consegnando una nuova strada da percorrere. Ho preparato il tavolino di fianco alla finestra. Accanto alla candela, come vuole la tradizione, una manciata di sabbia per ricordarmi chi sono, da dove vengo e dove arrivero'. Tre datteri sul piattino ed un bicchiere d'acqua per sostenermi durante il viaggio. L'ultimo giorno dell'anno, verso l'imbrunire accendero' la candela ed aspettero' l'ora in silenzio. A mezzanotte, uniro' al mio soffio anche il vostro ed insieme spegneremo quello che é stato e, sempre insieme riaccenderemo il futuro. Passeremo la notte insieme in un semplice gesto. E sarà ancora domani. Uniti nella speranza e forti nel superare le difficoltà. Nessuno potrà mai toglierci quella piccola fiamma accesa. Mabrouk kouia. Auguri fratelli ❤ Claudio Khaled Ser
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catastrofeanotherme · 4 years
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Tu sei diversa dal sabato sera
tu suoni
una melodia leggera
una melodia
che non costringe
a parlare alle orecchie
per poter essere compresa
non sei le luci forti di discoteca
tu sei una candela
appena appena accesa
con la fiamma ancora
timida
ma pronta a bruciare tutto
sei diversa dal sabato sera
tu stai più in disparte
tieni le braccia conserte
perché è brutto
far vedere il cuore a tutti
tu non sei come lui
non sei un sabato tu
tu ti trattieni
non esplodi
non qui, non davanti a tutti,
tu aspetti di rientrare a casa
e pensi che solo la tua stanza da letto
sia in grado di capirti a pieno
di capirti veramente
l'hai arredata così bene
che non c'è mondo
lì fuori
in grado di riproporti
un habitat più affidabile
tu sei diversa dal sabato sera
tu sei più esile
più sincera
perciò ti aspetto a casa
a casa da me
niente di particolare
un balcone vista stelle
un vino
due sedie
qualcosa di eterno
qualcosa
che se dovessimo raccontarlo
tra cento anni
suonerebbe ancora bene.
Gio Evan
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