#pittura di trasformazione
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BUON 2024 - di Gianpiero Menniti
INGANNI IRRIPETIBILI
La prima immagine è di Louis Faurer, colta in una strada di New York nel 1947.
Le successive sono di Nino Migliori, bolognese, classe 1926, tuttora vivente: racconti silenziosi dell'Italia dal 1950 al 1957 circa.
La fotografia è una delle forme d'arte più intimamente tragiche emerse nell'età contemporanea: s'affianca alla millenaria pittura e come tutto quello che è accaduto e accade in quest'epoca assiale, è anch'essa fagocitata dalla velocità della trasformazione di ogni artefatto in traccia digitale.
È divenuta "storia", "momentum" che permane nel suo "movimento" intriso in una radice e proteso in uno sviluppo: si arresta e lascia il passo ai pensieri.
E in questi non riusciamo a farci capaci di accettare che i bagliori chiaroscuri siano fantasmi.
Come l'Anno che scompare e l'Anno che inizia formino l'illusione di un passaggio.
Ci affliggiamo nell'insensata scansione del tempo, rifiutando di abbandonarci ai suoi cicli segnati dalla sola natura.
Eppure, anche questa è civiltà che sarebbe irragionevole disprezzare: un edificio complesso, labirintico, spesso ineffabile.
Così, sovvengono a definirla le forme artistiche e la storia.
Per necessità.
Viviamo immersi in inganni irripetibili.
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Rubens a Palazzo Te: Pittura, Trasformazione e Libertà
La Fondazione Palazzo Te presenta la mostra “Rubens a Palazzo Te: Pittura, Trasformazione e Libertà”, che ha aperto i battenti al pubblico il 7 ottobre e proseguirà fino al 7 gennaio 2024 nella suggestiva villa giuliesca a Mantova. Curata da Raffaella Morselli con la collaborazione di Cecilia Paolini, l’esposizione offre una straordinaria opportunità di esplorare il percorso artistico del…
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Torno sempre così, con un pensiero sporadico che mi preme comunicare solo nel mio ripostiglio più sicuro: voi.
Oggi ho letto una frase de "Il Grande Gatsby" che mi ha fatto molto riflettere:
"È sempre triste guardare con occhi nuovi le cose su cui hai già speso le tue capacità di adattamento."
Pensateci. Quanto è faticoso?
Il nostro sguardo è in costante osservazione, sempre pronto a rivoluzionare, evolvere, modificare, deformare tutto ciò che abbiamo già visto. Proviamo a essere bravi a conservare i nostri ricordi, cercando di mantenerli sempre nella versione per noi più veritiera (che di base è già assolutamente deformata). Ma poi arriva qualcosa che ci obbliga a rivedere tutto. E questo implica smuovere di nuovo tutte le emozioni e le sensazioni legate a quel ricordo, a quella situazione, rivivendo i nostri dolori, danneggiando ulteriormente la nostra sensibile, esausta, mente. Per non parlare del cuore, pieno di ferite, crepe e buche che riempiamo con spiragli di quella che noi tutti chiamiamo felicità.
Vedere quella che è sempre stata la mia casa da che ne ho ricordo piena di scatoloni non è semplice. Mi vedo piccolissima, nella stanza condivisa con mia sorella, a cercare angoli nei quali replicare "il nascondiglio perfetto" che quella bambina in quel film ha in una parte della casa. Mi ricordo mentre capivo che una stringa di lettere forma una parola e, con mia mamma, leggevo le mie prime pagine, avviando l'amore per la lettura e divenendo irriverente nei confronti delle tabelline. Mi vedo a coccolare il mio gatto, che per sempre rimarrà tatuato sulla mia pelle e sulla mia anima, con i suoi grandi occhi color kiwi e quelle particolari e bellissime striature, che mi faranno sempre pensare che fosse parente di qualche grande felino. Penso con commozione al giorno in cui l'abbiamo portato a casa, ma mi torna in mente anche quello in cui i genitori di mio padre l'hanno trattato come un selvatico pericoloso. Ma penso anche a quando i miei zii sono venuti, stanchi e appesantiti, a visitarci perché volevamo vedessero i cambiamenti che, durante il covid, abbiamo fatto, la nuova pittura, le nuove disposizioni. Ed è in quella cucina che ho preparato il tiramisù che ho portato a mio zio - che da lì a poco avrebbe ricevuto una brutta notizia - che lo avrebbe raccontato a tutti come il tiramisù più buono mai mangiato, che aveva cucinato sua nipote. Sempre lì ho pianto per i primi crampi allo stomaco di quello che credevo fosse l'amore della mia vita. Lì ho riso e guardato film con la mia migliore amica, ma ho anche spettegolato e scambiato confidenze con quella che pensavo fosse una persona importante tratta come l'oro, e che poi si è rivelata - in una maniera così vigliacca che al solo pensiero mi vengono i conati - il peggio.
In quella casa ci sono cresciuta, non l'ho mai odiata anche quando ne avevo motivo. Ora ogni crepa e ogni difetto, che prima pensavo la valorizzassero - come quando si compra dagli artigiani e ti dicono che qualsiasi imperfezione rende particolare e unico quel prodotto - mi devastano il cuore, perché li percepisco come una sua reazione. La casa soffre. Casa è un concetto, come poeticamente ricordiamo tutti, e possiamo riconoscerla certamente in una persona. Ma casa è anche quello che è: un luogo, uno spazio, un ambiente. Un posto che ci riempie di familiarità e un posto che si sporca quando lo trascuriamo, che si svuota quando lo abbandoniamo, che si ammacca se lo trattiamo male. Ed è quello che sta succedendo alla mia casa. Che è in vendita, perché quel nido che ha accolto nel febbraio del 2001 non è più una famiglia. O meglio, lo è eccome, ma con un uomo che non è più un padre.
E qui sì che i miei occhi si riadattano, capiscono che quella trasformazione visiva è necessaria e che è giusto che la mia capacità di adattamento capisca che una determinata visione non può essere per sempre.
La mia casa rimarrà per sempre mia, anche quando ad abitarla sarà una coppia di giovani che iniziano una vita insieme o un'anziana che vuole abitare vicino alla figlia che lavora in ospedale. Sarà sempre mia perché i muri, le porte, i pavimenti, le pareti, sanno tutto. Sono discreti, non lo danno a vedere e se lo tengono per sé, ma loro conoscono le risate più rumorose, i lutti che ho elaborato, la voglia di andarmene e la felicità di tornare, gli abbracci più stretti, i miagolii insistenti, i pianti notturni, le conquiste più cercate e le scelte più complicate. Ma la mia casa non devo ricordarla per forza com'era prima, devo accettare che ora sia più vuota, più incasinata e più distaccata. Perché lo sono anche io. E, come per lei, verrà anche il mio tempo nuovo. Saremo entrambe popolate, riempite, trasformate. Ma, di soppiatto, quando ne avremo occasione, ci guarderemo timidamente, per scambiarci uno sguardo di chi si capisce, di chi si manca ma non si dispera.
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Siamo nell'ambito spaziale di un "Altrove" extra Mondo. Nella pratica di una mia personale porzione pittorica nel cui complesso ho determinato la scoperta di un nuovo territorio estetico (ia) stante per: (immateriale arte) questo territorio di natura triangolare qui riportato in figura. Ha delle particolari caratteristiche fisiche che lo portano ad esistere in differenti dimensioni di prospettiva pittorica. Queste dimensioni sotto elencate sussistono sui lati sono: umano, metafisica, virtuale su un'area di tipo digitale che tiene insieme il tutto. La P.d.T. o Pittura di Trasformazione permette l'ingresso e la transazione dei miei contenuti (#) pittorici. Che avviene grazie alla permeabilità della linea tratteggiata tra umano e digitale. Qui ho posto il mio studio e qui elaboro i miei contenuti attraverso l'amalgama di mega flussi dati a mano dipinti in originale. La porta di uscita è fatta di Luce per cui attraverso un trasporto incapsulato in luminosità, la mia pittura trasformata, può tornare sul nostro lato materico del Mondo, con il racconto luminoso del Quadro Liquido.
#torino#unartealtrapuoinitaly#pittura#art#transformation#digitale#innovazione#immateriale arte#ia#immaterial arte#QL#Quadro Liquido
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Esplorando la tela Una guida completa alle pitture murali
Quando si tratta di trasformare l'atmosfera di uno spazio, pochi elementi hanno un impatto così forte come la scelta della pittura murale. Le pareti fungono da tela su cui dipingiamo le nostre vite e la scelta della vernice giusta può influenzare in modo significativo l'umore, l'estetica e la sensazione generale di una stanza. In questa guida completa, approfondiremo il mondo delle pitture murali, esplorando diversi tipi, finiture,Pittura Coprente Per Muri tendenze di colore e suggerimenti essenziali per ottenere il lavoro di verniciatura perfetto.
Tipi di pitture murali:-
Vernici al lattice:-
A base d'acqua e facile da pulire con acqua.
Asciugatura rapida e bassa tossicità.
Ideale per la maggior parte delle pareti interne.
Vernici a base di olio:-
Durevole e fornisce una finitura lucida.
Adatto per aree ad alto traffico e lavori di rifinitura.
Tempo di asciugatura più lungo e potrebbe avere un odore più forte.
Vernici di fondo:-
Prepara la superficie per la mano finale.
Migliora l'adesione e la durata della vernice.
Disponibile nelle opzioni a base d'acqua e a base di olio.
Vernici strutturate:-
Aggiungi profondità e dimensione alle pareti.
Nascondi le imperfezioni della superficie.
Disponibile in varie finiture come sabbia, popcorn o pelle scamosciata.
Vernice per lavagna:-
Crea una superficie scrivibile sui muri.
Ideale per cucine, uffici o aree gioco.
Disponibile in vari colori.
Scegliere la Finitura Giusta:-
Finitura piatta/opaca:-
Ideale per aree a basso traffico come camere da letto e soffitti.
Fornisce una superficie liscia e antiriflesso.
Finitura a guscio d'uovo:-
Leggera lucentezza, più lavabile della finitura piatta.
Adatto a soggiorni e zone pranzo.
Finitura satinata:-
Offre una lucentezza discreta e una maggiore durata.
Ottimo per le aree ad alto traffico come i corridoi.
Finitura semilucida:-
Riflette la luce, facilitando la pulizia.
Adatto per cucine, bagni e finiture.
Finitura lucida:-
Altamente riflettente e durevole.
Ideale per evidenziare dettagli architettonici.
Tendenze e suggerimenti sui colori:-
Toni neutri:-
Senza tempo e versatili, i colori neutri creano uno sfondo classico.
Tonalità come il greige, il tortora e i bianchi tenui rimangono popolari.
Accenti in grassetto:-
Dai vivacità con pareti accentate in colori vivaci.
Toni gioiello, blu profondo e verdi terra sono di tendenza.
Psicologia del colore:-
Considera l'impatto psicologico dei colori sull'umore.
Blu per calma, verde per freschezza e giallo per calore.
Test del campione:-
Testare sempre una piccola area prima di impegnarsi in un lavoro di verniciatura completo.
Valuta come appare il colore in diverse condizioni di illuminazione.
Aiuto professionale:-
Per lavori di verniciatura complessi o in caso di dubbi, consultare un pittore professionista.
I professionisti possono fornire approfondimenti su combinazioni di colori e tecniche.
Nel mondo delle pitture murali le scelte sono vaste e vanno dai colori e finiture alle texture e tipologie. La chiave è allineare le tue preferenze con le esigenze pratiche dello spazio. Sia che tu opti per l'eleganza senza tempo dei toni neutri o per l'audace affermazione di tonalità vivaci, una vernice ben scelta può trasformare qualsiasi parete in un'opera d'arte. Quindi rimboccati le maniche, prendi un pennello e lascia che la trasformazione abbia inizio!
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:-
Pittura Coprente Per Muri
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Mirò ancora protagonista della nuova mostra al Mastio della Cittadella di Torino
Dopo ben due mostre in Piemonte, più precisamente nella provincia di Cuneo, tra la fine del 2022 e i primi giorni di quest'anno, Mirò è ancora protagonista della nuova mostra al Mastio della Cittadella di Torino, in programma dal 28 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024. In esposizione, nelle sale del Mastio, ci sono circa 100 opere, tra dipinti, tempere, acquerelli, disegni, sculture e ceramiche provenienti da musei francesi e collezioni private. Completano l'esposizione "Omaggio a Mirò" una serie di opere grafiche, libri, documenti e una sezione multimediale. La Fondazione Miró, creata dallo stesso artista in vita, cataloga circa 10.000 opere. Il curatore della mostra su Joan Miró a Torino sarà Achille Bonito Oliva, uno dei critici d'arte italiani e internazionali più stimati, con la collaborazione di Maïthé Vallès-Bled, già direttrice di musei francesi, e Vincenzo Sanfo, esperto d'arte e organizzatore di grandi mostre internazionali. La sede è assolutamente prestigiosa ed è una delle chicche poco conosciute e frequentate della città. In questo periodo triste di guerre, entrare in un museo di Artiglieria lascia molte emozioni supplementari. È stato possibile visitarne solo una piccola parte poiché le aree espositive principali sono in fase di ristrutturazione ma saranno presto riaperte al pubblico. La mostra cade non a caso nel 130° anniversario della nascita e nel 40° della morte dell'artista. Il nucleo di opere che troverà casa nel capoluogo piemontese quest'autunno e inverno copre un periodo di sei decenni della carriera dell'artista catalano, esponente della corrente surrealista: dal 1924 al 1981, con un focus particolare sulla trasformazione dei linguaggi pittorici che Miró iniziò a sviluppare nella prima metà degli anni '20, documentando così le sue metamorfosi artistiche. Miró ha attraversato i più importanti movimenti artistici del Novecento, dedicando il suo impegno a una continua sperimentazione. Sebbene fosse amico dei famosi connazionali Picasso e Dalì, si distinse da loro per una vita meno esposta al gossip dei rotocalchi dell'epoca. La costante sperimentazione lo portò poi a lavorare con la ceramica e le maioliche, e persino il bronzo, ottenuto fondendo materiali di scarto, unendo così la più nobile tradizione con una forma di economia circolare ante litteram. Siamo negli anni '60. Con la ceramica, diede vita a opere monumentali, tra cui i celeberrimi murales del sole e della luna per la sede Unesco di Parigi (1954/56). Spirito libero, Joan Miró i Ferraz (il suo nome completo), si distaccò ben presto dalla corrente surrealista, giudicandola schematica anche tecnicamente. Dopo questa sua prima stagione parigina (1924/29), trasse ispirazione dalle pitture rupestri, dalla cultura africana e persino da aspetti particolari del cattolicesimo catalano. Importante fu anche il suo rapporto con la musica e le culture orientali. Un'altra fonte di ispirazione furono due artisti del nord Europa, lontani quattro soli fra loro: Bosch e Munch. Durante un primo viaggio negli Stati Uniti, nel primo dopoguerra, incontrò Pollock, da cui trasse nuove ispirazioni che mise in atto negli ultimi anni di vita, ad esempio bruciando e lacerando le tele prima di dipingerle. Da segnalare è anche un grande arazzo realizzato dalla celebre arazziere Scassa di Asti, unica al mondo a ricreare le opere commissionate filo su filo con una ricerca dei colori originali tendente alla perfezione. Il suo tratto distintivo rimane la semplicità formale, tendente alla creazione di un linguaggio universale e comune. Il periodo più cupo, con una certa involuzione stilistica, fu quello della fine degli anni Trenta, quando la Spagna, che si era salvata dal conflitto del '14-'18, fu coinvolta in una sanguinosa guerra civile. Il percorso espositivo, suddiviso in sette aree tematiche (Ceramiche, Poesia, Litografie, Pittura, Derrière le Miroir, Manifesti, Musica), è accompagnato da una importante sezione fotografica e da alcuni video inediti che raccontano il privato e il pubblico del grande maestro del surrealismo europeo. Alcuni degli scatti sono stati realizzati da alcuni tra i più importanti fotografi, tra cui Man Ray. Inoltre, viene proposta un'installazione multimediale per offrire una suggestiva esperienza immersiva nei colori e nell'opera di Joan Miró. Molto apprezzabile è stata la presentazione di uno dei curatori, Valerio Sanfo, che ha illustrato le opere senza pedanteria, evitando gli stucchevoli convenevoli reciproci tra vari personaggi più o meno autorevoli sul palco. Informazioni: Dal 28 Ottobre 2023 al 14 Gennaio 2024 Orario: 09:30 - 19:30 Dal lunedì al venerdì, dalle ore 9:30 alle ore 19:30; Sabato, domenica, festivi, dalle 9:30 alle 20:30. Giorni Speciali: 1 novembre, 8 dicembre, 26 dicembre, 6 gennaio 2024, dalle 9:30 alle 20:30; 25 dicembre e 1 gennaio, dalle 15:00 alle 20:30. Organizzazione: www.navigaresrl.com Email per prenotazioni: [email protected] Telefono: 351.8403634 Mastio della Cittadella Corso Galileo Ferraris, 0 - Torino Prezzo: Biglietto intero a partire da 14,50 €, biglietto ridotto a partire da 11,50 €. Il biglietto ridotto è valido. Articolo di ERRECI Read the full article
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Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà (RUBENS! La nascita di una pittura europea)
Mantova ha segnato la crescita di Rubens giunto giovinetto in Italia e diventato uno dei più importanti artisti europei
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Pesaro: venerdì 20 ottobre alla Galleria Rossini si inaugura “La pittura del Delta”.
Pesaro: venerdì 20 ottobre alla Galleria Rossini si inaugura “La pittura del Delta”. Ritmo veloce di proposte alla Galleria Rossini di via Rossini 38, spazio della cultura inaugurato lo scorso agosto per ampliare l’offerta cittadina e offrire spunti di partenza per eventi, scambi e progetti di creatività. Venerdì 20 ottobre alle 18.30 inaugura la mostra di Claudio Marangoni ‘La pittura nel Delta’, promossa dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Pesaro Musei nell’ambito del percorso di Pesaro Capitale Italiana della cultura 2024. Visitabile fino al 26 ottobre, l’esposizione presenta il lavoro dell’artista Claudio Marangoni (Adria, 1961), un viaggio pittorico introspettivo nel Polesine. Pittore per diletto, Marangoni ha maturato negli anni una forte personalità espressiva e tecnica artistica dopo aver iniziato con la riproduzione dei paesaggi delle opere dei grandi maestri veneziani, dell'età moderna e del periodo impressionista. La svolta rappresentativa orientata al paesaggio polesano nasce da una profonda trasformazione maturata dall'incontro fortuito con il poeta Gian Antonio Cibotto, divenuta poi profonda amicizia. Le tele si propongono di cogliere e riprodurre squarci naturalistici di un ambiente selvaggio e incontaminato, di luoghi desolati e identitari fissati nell'istante in cui la luce produce la massima vibrazione, di spazi sconfinati di tranquillità e di armonia artificiale dove a volte, nello stesso istante, una barca o un casolare testimoniano l'abbandono, la violenza e impotenza dell'uomo contro la natura; immagini davanti alle quali spesso non si ha tempo di soffermarsi ma da cui attingere per portare su tela il fascino di corsi d'acqua, piante, case, cieli e animali, contemplati in una dimensione emotiva. Generando un’atmosfera al limite tra reale e immaginario, le tele di Marangoni vogliono ispirare un’ode alla natura, scolpita dalla luce, plasmata dall'acqua e sedimentata nella memoria di chi li osserva. La pittura nel Delta – Claudio Marangoni Galleria Rossini, via Rossini 38 20-26 ottobre 2023 Inaugurazione venerdì 20 ottobre ore 18.30 Orario: martedì-giovedì 10-13, venerdì-domenica e festivi 10-13, 15.30-18.30 ingresso gratuito, info 0721 387541... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Negli spazi espositivi della “Sesto Senso Art Gallery”, in Via Margutta 43, giovedì 19 ottobre alle ore 18,30 sarà inaugurata a Roma, a cura della gallerista Barbara Tamburro, la mostra “Grandi maestri della pittura: dagli anni Sessanta ad oggi” nella quale saranno in esposizione le opere di alcuni dei più noti pittori del secondo novecento le cui ricerche attraversano le principali correnti artistiche (dal nuovo realismo alla pop art, dall'astrattismo al realismo esistenziale, fino alla nuova figurazione): Omar Galliani, Mimmo Rotella, Franco Angeli, Renzo Vespignani, Antonio Corpora, Alberto Sughi, Antonio Tamburro (orari apertura galleria: lunedì dalle 10.00 alle 15.30 e dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 15.00 alle 19.30) Partendo dall’opera meno recente (1966) di Renzo Vespignani fino alla grande tela (2023) di Antonio Tamburro, la mostra si configura come un percorso cronologico che attraversa le principali correnti artistiche del secondo novecento per arrivare al figurativo più recente. L’opera “Caffè” di Antonio Tamburro (Isernia, 1948), al centro dell’esposizione, reinterpreta in modo attuale il soggetto femminile con una carica sensuale e una forza espressiva di grande impatto. Le donne sono protagoniste di molti quadri di Tamburro, un pittore, come ama definirsi lui, che continua ad emozionare attraverso la sua tecnica magistrale e il suo stile espressivo. Nel corso della sua carriera ha sperimentato varie tematiche pittoriche: dalle spiagge alle periferie, dalle biciclette ai caffè, fino alle metropoli urbane e alla serie degli ombrelli. Del 1966 è invece “Autoritratto” di Renzo Vespignani (Roma, 1924 - Roma, 2001) che sembra caratterizzarsi, come le altre opere del periodo, da un tono dolorosamente poetico come evidente dall’espressione di sofferta inquietudine. Pochi anni prima infatti, nel 1963, con i pittori Gianfranco Ferroni, Ennio Calabria, Giuseppe Guerreschi, Piero Guccione e Alberto Gianquinto e i critici d'arte Dario Micacchi, Antonio Del Guercio e Duilio Morosini, l’artista aveva fondato il gruppo “Il pro e il Contro”, divenuto fin da subito un punto di riferimento per le neonate sperimentazioni neofigurative. Seguono cronologicamente, entrambe degli anni ‘70, le opere di Franco Angeli e Antonio Corpora, artisti che usano il colore quasi come unica forza espressiva ed emotiva. Per Franco Angeli (Roma, 14 maggio 1935 - Roma, 12 novembre 1988), figura chiave di quella nuova generazione di pittori romani venuta impetuosamente alla ribalta all'aurora degli anni '60, gli anni ‘70 rappresentano una fase importante e matura del suo lavoro in cui esprime “una volontà di trasformazione e di lotta”, che carica la sua pittura di intensa partecipazione agli avvenimenti politici e sociali, dal colpo di stato in Cile alla guerra del Vietnam, dalle proteste studentesche al golpe militare in Argentina, fino al rapimento di Aldo Moro e alla strategia della tensione. Antonio Corpora (Tunisi, 15 agosto 1909 - Roma, 5 settembre 2004), invece, alla fine degli anni '40 si allontana sempre più dalle espressioni cubiste per avvicinarsi ad un linguaggio libero delle forme che negli anni '50 lo porterà all'espressionismo. Negli anni '60 le sue opere assumono un'espressione informale, tuttavia le ultime forme geometriche dei suoi dipinti si dissolvono solo agli inizi degli anni '70, come visibile nell’opera esposta del 1970. Interessante il confronto tra l’opera di Tamburro e il “Caffè” di Alberto Sughi (Cesena, 5 ottobre 1928 - Bologna, 31 marzo 2012) del 1980; anche qui la carnagione chiara e la malinconia esistenziale della giovane caratterizzano la composizione dell’artista, che pone però il suo focus sull’espressione enigmatica del soggetto femminile e sullo sguardo dell’uomo su di lei. L’artista rifugge ogni tentazione sociale mettendo in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Enrico Crispolti nel 1956 inquadrò la sua pittura nell'alveo del realismo esistenziale. Alberto Sughi
sceglie di coltivare una ricerca più intima e introspettiva che si sofferma sul malessere della società civile e dell’animo umano. Racconta questa crisi rappresentando soggetti solitari contestualizzati nelle periferie delle grandi realtà urbane, luoghi dove si respira un’atmosfera di solitudine. Mimmo Rotella (Catanzaro, 7 ottobre 1918 - Milano, 8 gennaio 2006), uno degli artisti italiani più attivi all’interno del movimento del Nouveau Réalisme sviluppatosi negli anni Sessanta, è presente con “Attenti al giardino” del 2001, uno splendido décollage dai colori vivaci; i primi décollages sono stati realizzati dall’artista nel 1953, strappando manifesti dai muri e poi ulteriormente lacerati in studio. Quest’opera in particolare è stata realizzata lo stesso anno in cui era all’apice di riconoscimenti, con la nascita della Fondazione Mimmo Rotella. Infine Omar Galliani (Montecchio Emilia, 1954), il cui lavoro si fonda sul disegno e sulle sue possibilità espressive, con “Kumara Kom” del 2004, una donna dai bellissimi tratti in bianco e nero, incorniciata da colori brillanti ai lati. L'artista, noto per la sua tecnica impeccabile e il suo approccio artistico innovativo, utilizza una combinazione di strumenti tradizionali e moderni, come matite, carboncino e inchiostro, creando opere che sono caratterizzate da un equilibrio tra dettaglio minuzioso e sfumature suggestive. La sua maestria nella gestione della luce e dell’ombra conferisce un realismo magnetico che cattura l’attenzione dello spettatore.
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti
LA TRASFORMAZIONE
La pittura è un fenomeno umano: affermazione banale. Ma l'umano della figurazione pittorica, in cosa consiste? La storia dell'arte s'è impegnata lungamente a classificare, a distinguere, a raggruppare le espressioni creative su tela come su ogni altro supporto, fornendo una risposta "tecnica" e strumenti pratici per memorizzare stili, tendenze, paradigmi. La domanda rimane. E si estende: in cosa si evidenzia il carattere tipicamente umano della pittura? E cos'è tipicamente umano rispetto alle altre forme di vita? Il linguaggio. L'essere umano può esprimersi attraverso significanti dotati di significato. Ma non lo possiede: lo usa, ne ha fatto strumento di organizzazione razionale. Eppure, ne avverte l'abisso dell'origine. Questa apparizione di una profondità oscura, inattingibile, costituisce la relazione con l'atto pittorico. Si tratta di un'aporia, di una strada che non presenta vie d'uscita, che non conduce in un altrove rispetto al suo corso. La pittura, come la "parola poetica" è dunque una permanenza che non ha sbocchi. "Ut pictura poesis". Tenta di fare cenno all'abisso, di condurre l'osservatore su un piano nel quale il significante è muto. Afferma il principio di una "ragione insufficiente" a spiegare. Così, coglie le tracce del reale e le trasforma, straniandole, in appello all'ascolto del silenzio.
Sovvengono i versi di Samuel Beckett (da "Cosa farei mai" in "Poèmes", 1946-1949):
"Cosa farei mai senza questo mondo senza volto né domande dove essere non dura che un istante in cui ciascun istante si rovescia nel vuoto nell’oblio d’essere stato senza quest’onda dove infine sprofonderanno insieme corpo e ombra..."
- Luigi Russolo, "Paesaggio ai primi raggi di sole", 1940, collezione privata
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Rocío Molina
https://www.unadonnalgiorno.it/rocio-molina/
Bevo flamenco ma lotto per la mia libertà e per non avere pregiudizi.
Rocío Molina, ballerina e coreografa spagnola che ha vinto il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia 2022.
Ha reinventato il flamenco abbracciando l’avanguardia senza snaturarlo. Spinge i suoi confini nella contemporaneità della danza, sperimentando nuovi limiti. Il suo virtuosismo tecnico e la ricerca nascono da una libertà creativa audace, rischiosa, radicale, da un pensiero in movimento mosso da improvvisazioni ed esplorazioni del corpo e della mente che uniscono e attingono a diverse discipline e a mondi culturali che richiamano letteratura, cinema, pittura, filosofia.
Nata a Malaga nel 1984, a tre anni già ballava e a sette componeva le sue prime coreografie. Diplomatasi con lode al Real Conservatorio de Danza di Madrid è subito entrata nei cast di compagnie professionali che facevano tournée internazionali.
A 22 anni ha debuttato col suo primo lavoro Entre paredes segnando l’inizio di una serie di creazioni che hanno come comune denominatore il suo approccio curioso e trasgressivo sul flamenco che oltrepassa i sentieri battuti precedentemente dalla storica danza.
Aveva 26 anni quando il Ministero della Cultura spagnolo le ha conferito il Premio Nazionale per la Danza per “il suo contributo al rinnovamento del flamenco e per la sua versatilità e forza di interprete capace di gestire i registri più diversi con libertà e coraggio”.
Dopo la sua interpretazione di Oro Viejo al New York City Center, Mikhail Baryshnikov si è inginocchiato davanti a lei sulla porta del suo camerino.
È la danzatrice spagnola che ha ottenuto maggiori riconoscimenti internazionali. I suoi lavori sono stati rappresentati in teatri e festival in tutto il mondo, Avignone, Londra, New York, Singapore, Berlino, Seoul, Mosca, Taiwan, Oslo, Stoccolma, Montreal, Tokyo e altri ancora.
Ha lavorato con importanti rappresentanti del flamenco e con figure di spicco dell’arte contemporanea.
Ha ricevuto una marea di premi internazionali e critiche entusiaste dalle più importante testate mondiali. Fra i riconoscimenti ricevuti ci sono: il Premio Nazionale Spagnolo per la Danza, il Premio Miglior Ballerina alla Biennale di Siviglia, la Medaglia d’oro della Provincia di Malaga, il Max Award nel 2015 e 2017 e il Dance National British Award nel 2016.
Nel 2022, oltre alla Medaglia d’Oro al Merito nelle Belle Arti del Ministero dello Sport e della Cultura spagnolo, è stata insignita del Leone d’argento 2022 per la danza della Biennale di Venezia con la motivazione: “Le coreografie di Rocío Molina, avant-guarde, singolari e di una potenza innata, fondono il flamenco tradizionale con gli stili della danza moderna e impulsos – improvvisazioni che caratterizzano il suo alfabeto coreutico. Radicalmente libera, intreccia un dialogo tra il XXI secolo e il passato per inventare un nuovo futuro della forma – rivolgendosi direttamente al presente in termini autentici ed evocativi. Sembra divorare il libro delle ‘regole’ classiche per costruire i propri volumi, ispirandoci e sollecitando un nuovo sguardo, un nuovo sentire”.
Il suo è un corpo in continua trasformazione, capace di una metamorfosi fisica e visuale che apre a un immaginario visionario, bizzarro, carnale, che intreccia arte e vita, sacro e profano, tradizione e modernità.
È una forza con cui fare i conti, nell’arte e nella vita.
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Si tratta di riconoscere la scoperta di un nuovo territorio estetico posto in un "Altrove extra mondo. Il suo acronimo è (ia) (immateriale arte) viene definito con un perimetro ∆ triangolare scoperto con una ricerca pittorica, la quale deriva da una mia invenzione, concretizzata e messa a punto nella (PdT) (Pittura di Trasformazione).
Codesta PdT è un modo di dipingere alternativo, che mi permette di trasformare la mia pittura originale, mantenendola tale, in mega agglomerati di flussi dati, tutti dipinti a mano.
Questa PdT è quindi un mezzo che trasla, trasforma e trasporta i miei oggetti pittorici (#) dal mondo umano a quello digitale. Una sorta di ponte che collega il lato umano con il mondo digitale, su questo ponte transitano i miei contenuti (#) pittorici subendo una trasformazione che li mantiene originali, anche nel passaggio di stato da umano a digitale.
Questi miei contenuti (#) pittorici finiscono in un contenitore posto in un "Altrove"extra mondo. Nel mio caso io li raccolgo nel perimetro ∆ di (ia) (immateriale arte) un luogo che è divenuto il mio studio immateriale, in questa porzione di spazio pittorico che avrei scoperto poter qui esistere.
Stiamo quindi dicendo che lo studio pittorico, (ia) dove opero la mia creatività non è più posto sul nostro lato umano del mondo, ma è ubicato dentro un perimetro triangolare ∆, dove si amalgamano sui suoi lati differenti tipi di prospettive: quella umana, la metafisica e come terza la virtuale.
L'area di questo perimetro ∆ è totalmente digitale, ed è stata collegata da me con la mia ricerca, attraverso la costruzione di questo mio ponte di collegamento tra umano e digitale.
Ora fino a questo punto stiamo parlando della scoperta di un territorio estetico (ia) di natura immateriale, effimera e fluida posto in un "Altrove" extra mondo. Che non è direttamente visibile dal nostro lato del mondo materico se non a me stesso. Tutto sommato stiamo praticando un territorio di confine che assomiglia molto a una perfetto scenario da Utopia.
Posso però dimostrare l'esistenza di tutto ciò con il (QL) (Quadro Liquido) un nuovo oggetto visivo che definisce la possibilità di trasformare i mega flussi dati di cui sono composti i miei oggetti (#) pittorici . Questo QL è quindi un paradigma visivo innovativo, un trasporto di visioni effimere organizzate in un nuovo senso estetico fluido, che utilizza la luce per riproporsi alla nostra pubblica visione qui sulla terra.
QL definisce in questo modo una nuova opportunità di racconto estetico fluido e luminoso, per raccontare la pittura con la luce. In particolare il QL porta la mia pittura a una trasformazione definibile: con un flusso di luce capace di raccontare con uno start e uno stop nel tempo dell visioni pittoriche di nuovo senso estetico, attraverso una performance visiva.
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Tecniche e consigli per una finitura perfetta
L'appiattimento su legno verniciato │ un processo di trasformazione che eleva la qualit¢ e l'estetica dei tuoi progetti in legno. Che tu sia un falegname professionista, un appassionato di fai da te o un artista, │ essenziale comprendere le tecniche e i suggerimenti per ottenere una finitura liscia e impeccabile sul legno verniciato. Questo articolo ti guider¢ attraverso il concetto di flatting su legno verniciato, i materiali necessari e le tecniche passo dopo passo per aiutarti a ottenere un risultato davvero notevole.
L'importanza della flatting sul legno dipinto
La flatting, detta anche levigatura o levigatura, │ la pratica di rifinire una superficie di legno verniciato per renderla perfettamente liscia e priva di imperfezioni. Questo processo │ essenziale per i seguenti motivi:
Estetica migliorata: una superficie ben appiattita presenta un aspetto lucido e professionale, che pu migliorare significativamente l'attrattiva visiva complessiva del tuo progetto.
Maggiore durata: una superficie liscia │ meno suscettibile a danni e usura, rendendola pi resistente e duratura.
Adesione ottimale della vernice: la flatting fornisce una superficie ideale per l'applicazione di un nuovo strato di vernice o vernice, garantendo una migliore adesione e una finitura più uniforme.
Materiali necessari per la flatting su legno dipinto
Per ottenere un processo di appiattimento di successo, raccogliere i seguenti materiali:
Carta vetrata: │ essenziale una variet¢ di grane di carta vetrata. Inizia con una grana pi grossa, in genere tra 80 e 120, per rimuovere le imperfezioni e poi passa a grane pi fini come 220 e 400 per levigare.
Blocco di levigatura: un blocco di levigatura o una spugna aiuta a mantenere una pressione uniforme durante la levigatura, riducendo il rischio di creare superfici irregolari.
Equipaggiamento di sicurezza: proteggersi con una maschera antipolvere e una protezione per gli occhi per prevenire l'inalazione di particelle di polvere ed evitare lesioni agli occhi durante la levigatura.
Panno antiaderenza: un panno antiaderenza viene utilizzato per rimuovere polvere e detriti dalla superficie prima di applicare un nuovo strato di vernice o vernice.
Pittura o vernice: tieni la vernice o la vernice desiderata pronta per l'applicazione una volta completato il processo di livellamento.
Tecniche per la flatting su legno dipinto
Seguire questi passaggi per appiattire efficacemente il legno verniciato:
Preparazione della superficie: iniziare pulendo accuratamente la superficie del legno verniciata. Rimuovere la vernice staccata o scrostata con un raschietto e pulirla per eliminare sporco, sporcizia e grasso.
Selezione della grana: scegli la grana appropriata della carta vetrata. Le grane grosse (da 80 a 120) sono adatte per rimuovere le imperfezioni, mentre le grane pi fini (da 220 a 400) vengono utilizzate per levigare la superficie.
Movimento di levigatura: muovi sempre la carta vetrata con un movimento coerente e rettilineo, seguendo la direzione delle venature del legno. Mantenere una pressione uniforme per evitare risultati irregolari.
Controlli di avanzamento: fermarsi periodicamente per rimuovere la polvere e ispezionare la superficie in condizioni di buona illuminazione. Assicurarsi che tutte le imperfezioni vengano rimosse.
Transizione alla grana più fine: man mano che avanzi, passa alla grana più fine per ottenere una superficie più liscia. Ogni nuovo livello di grana dovrebbe eliminare i graffi lasciati da quello precedente.
Pulire la superficie: utilizzare un panno antipolvere per rimuovere polvere o detriti dalla superficie prima di applicare un nuovo strato di vernice o vernice.
Applicare vernice o vernice: una volta raggiunto il livello di planarità desiderato, applicare la vernice o la vernice secondo le specifiche del progetto. Seguire le istruzioni del produttore per i tempi di asciugatura e polimerizzazione.
Padroneggiare l'arte della lavorazione del legno dipinto │ un'abilit¢ preziosa che pu portare i tuoi progetti artistici e di lavorazione del legno a nuovi livelli. Che tu stia restaurando mobili antichi, realizzando pezzi personalizzati o semplicemente abbellindo il tuo spazio abitativo, il processo di appiattimento ti consentir¢ di creare una finitura professionale, duratura ed esteticamente gradevole. Seguendo le tecniche consigliate e utilizzando i materiali giusti, sarai sulla buona strada per ottenere un risultato notevole nei tuoi lavori di falegnameria.
per maggiori informazioni :-
flatting su legno verniciato
ferramentapro.com
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FELIX DARIO RUGGERI
(Foto di Diego Alberici)
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DICHIARAZIONE DELL’ARTISTA
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Mi definisco un artista poliedrico in continua trasformazione. Utilizzo differenti mezzi per esprimermi, fotografia, pittura, scultura, grafica, illustrazione, video e qualsiasi oggetto o idea che stimoli la mia curiosità. Mi piace scrivere poesie e racconti, progettare mobili minimali, leggere Douglas Adams, costruire castelli di carta e a volte restaurarli. Il mio amico più divertente è un Duende che si sposta saltando sui mobili di casa e a volte quando sono distratto mi sussurra parole.
Il primo evento che annuncia il mio futuro legame con l'arte si presenta inaspettato all'età di 12 anni durante una gita scolastica nel porto di La Spezia, in questa occasione vengo decorato con gli onori militari sul ponte di coperta del cacciatorpediniere “Impetuoso” per lo svolgimento del miglior tema sulla natura promosso dal Distretto Comuni Montagna Città Metropolitana di Bologna.
Mi sono sempre interessato all’arte in tutte le sue espressioni. Negli anni ‘80 sono stato curatore e ideatore dello spettacolo "La luce dell'Asia" presentato al circolo Pavese di Bologna. Sul palco del teatro, contestualmente alla proiezione di immagini rappresentative dell’arte classica orientale, l’attore Alfredo Caruso Belli interpretava racconti, poesie e testi di umorismo tratti dalla tradizione filosofico-religiosa dell’oriente.
Sempre negli spazi del circolo Pavese ho ideato e curato, in collaborazione con il musicista Massimo Testa, la rassegna musicale "Hello Jazz".
Sono stato cofondatore del Centro di Ricerca Cinematografica a Bologna, collaborando alla realizzazione di diverse rassegne di qualità, curando settore grafico e realizzazione di manifesti pubblicitari.
Artisticamente mi sono formato all'Accademia di Belle Arti di Bologna frequentando la cattedra di pittura del Professor Concetto Pozzati.
Dal ‘94 al 2005 sono stato condirettore della galleria Studio Eraarte, collaborando tra gli altri con artisti come: Marianne Eigenheer, Andreas Gehr, Roberta Fanti, Simone Zaugg, ecc.
Mi sono anche interessato di restauro conservativo …
(segue sotto nel commento)
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