#pioggia primo
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Giotto hiding away on a balcony while it storms, water dripping from his hair, down his face, gazing out into the distance without really seeing anything.
“You’ll catch your death like this,” Asari says, and his outer robe settles over Giotto’s head like a veil.
“D hates me now,” is Giotto’s reply, whisper soft and hoarse.
“He doesn’t hate you”
“If he doesn’t now, he will.”
“Giotto—“
“It was never supposed to be like this” He grips the railing, knuckles scarred and white. “Who bombs a school, Asari? Who does that?!” His voice pitches, frantic and demanding, and he finds himself enveloped by white, pale blue, summer rains. Giotto trembles and comes apart in his friend’s arms. His voice breaks. “D… D’s planning something. I’m scared. I don’t wanna hafta… Hafta hurt him.” His breath catches on a sob. Asari says nothing, only nestles Giotto closer to him, as if trying to shield him from the world. His face is pinched, pained. “I don’t want this. I only… I wanted to help people!” And weakly, so unlike the playful, stubborn, and sometimes scary man he knows Giotto to be “I’m scared…”
Carefully, Asari gets an arm under Giotto’s thighs and lifts. The other man doesn’t protest, shivering against him.
“Let’s get you warmed up for now.”
That’s the day Asari starts planning for them to leave.
“… You really think he doesn’t hate me…?”
Lips at Giotto’s hair, like a mother comforting her child. Right now, he thinks his friend might as well be one for how vulnerable he is. “I don’t think he could ever hate you, no matter what…”
Asari is a different story, though. Just because he washes away the grudges others hold, doesn’t mean he does the same for himself.
#khr#katekyo hitman reborn#vongola first generation#asari ugetsu#khr giotto#vongola primo#pioggia primo#AsaGio
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PRIMA PAGINA Nuova Ferrara di Oggi lunedì, 09 settembre 2024
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Domenica 8 settembre in caso di pioggia a Cittiglio, se le condizioni meteo non consentiranno la corsa si terrà comunque un “Incontro con i campioni” #cittiglio #giuseppesaronni #alfredobinda #incasodipioggia #cicloturismo #sport #ciclismo #fabriziosbardella #eventi #pedalata #primopiano, #inevidenza
#sport#cittiglio#giuseppe saronni#alfredo binda#in caso di pioggia#cicloturismo#ciclismo#fabrizio sbardella#eventi#pedalata#primo piano#in evidenza
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Domenica col sereno, weekend Primo Maggio a rischio di altre perturbazioni e le temperature potrebbero tornare a scendere
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100 domande curiose
1. Libro preferito?
2. Autore preferito?
3. Poesia preferita?
4. Ti piace scrivere?
5. Ti piace leggere?
6. Disegni?
7. Ti piace l'arte?
8. Sei mai stato/a ad un museo?
9. Artista preferito?
10. Film preferito?
11. Attore/attrice preferito/a?
12. Regista preferito?
13. Colonna sonora preferita?
14. Saga preferita?
15. Personaggio preferito di Harry Potter?
16. Personaggio preferito di un libro?
17. Personaggio preferito di un film?
18. Serie tv preferita?
19. Canzone preferita?
20. Cantante preferito/a?
21. Band preferita?
22. Hai mai scritto una canzone?
23. Hai mai scritto una lettera a mano?
24. Hai mai ricevuto una lettera scritta a mano?
25. La pazzia più grande che hai fatto?
26. Ti piacciono le sorprese?
27. La sorpresa migliore che hai ricevuto?
28. La sorpresa più bella che hai fatto?
29. Quale pianeta visiteresti?
30. Preferiresti essere una sirena o una fata?
31. Quale decade preferisci?
32. Sei una persona creativa?
33. Quale lavoro vorresti esistesse?
34. Quali animali vorresti si unisserero per dare vita ad una nuova specie?
35. Pic nic al mare o in montagna?
36. Ti piace il teatro?
37. Hai mai visto un balletto?
38. Sei mai stato/a ad un concerto?
39. Hai mai cantato in pubblico?
40. Hai mai ballato in pubblico?
41. Adotteresti un bambino?
42. Adotteresti un animale?
43. Moto o auto?
44. Preferisci nuotare o volare?
45. Quale personaggio Disney pensi di essere?
46. Quale villain Disney ti rappresenta?
47. Quale cultura ti affascina?
48. Se potessi condividere un senso (tatto, vista,olfatto, gusto,udito) con la tua anima gemella quale condivideresti?
49. Vampiro o licantropo?
50. Credi nella fiamma gemella?
51. Temporale o arcobaleno?
52. Musica classica o rock?
53. Ti piace recitare?
54. Hai mai suonato in pubblico?
55. Hai mai recitato in pubblico?
56. Sai leggere i silenzi?
57. Sai rispettare i silenzi?
58. Soffri il solletico?
59. Riesci a fare ridere gli altri?
60. Sai ascoltare?
61. Ti fidi?
62. Ti piace fare foto?
63. Sei fotogenico/a?
64. Musica in streaming, Spotify, CD o vinile?
65. Anime preferito?
66. Manga preferito?
67. Meglio i manga/anime di ieri o quelli di oggi?
68. Cartone animato preferito?
69. Il tuo cavallo di battaglia in cucina?
70. Il piatto che proprio non ti riesce?
71. Quale colore non sopporti?
72. Cosa non può mancare in casa tua?
73. Quale tua caratteristica vorresti avessero anche gli altri?
74. Cosa "rubesti" da un altra persona?
75. Come organizzeresti il primo appuntamento?
76. Come vorresti fosse il tuo prima appuntamento?
77. Faresti il primo passo?
78. Amicizia uno a uno o gruppo di amici?
79. Le parole che vorresti sentirti dire?
80. Cosa vorresti dire agli altri?
81. Credi nel destino?
82. Credi nella fortuna?
83. Pratichi la gratitudine?
84. Ti senti cambiato rispetto a 10 anni fa?
85. Cosa cambieresti di questi ultimi 10 anni?
86. Come ti vedi tra 10 anni?
87. La famiglia è solo quella di sangue?
88. Gli amici sono una seconda famiglia?
89. Si deve sempre perdonare chi si ama?
90. Cosa non ti perdoni?
91. Vorresti tornare bambino/a o diventare adulto/a?
92. Vorresti essere del sesso contrario al tuo?
93. Balletto preferito?
94. Ballerino/a preferito?
95. Conosci il messaggio dei fiori?
96. Giorno o notte ?
97. Alba o tramonto?
98. Freddo o caldo?
99. Sole o pioggia?
100. Scegli tu questa domanda
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Definisci l'amore

Mi hai chiesto di dirti che cos'è l'amore per me. Ti ho risposto che è un po' come sentirsi lontani dal proprio quartiere, stando seduta a sera su una panchina di legno in un sobborgo anonimo di un'altra città. In un'altra nazione. Vedi gli altri che procedono tranquilli, camminando per i fatti loro: chi mano nella mano, chi chiacchierando animatamente e ridendo a tratti. Altri guardandosi in silenzio negli occhi, mentre sgranocchiano patatine.

E tu ti senti stringere il cuore: sola, lontana dai tuoi cari e dalle mani che t’accarezzavano da bambina. Poi t'alzi e t'incammini. Svolti l'angolo e... vedi casa tua! Non te lo saresti mai immaginato. Assurdo ma vero! Casa tua... in un’altra nazione. Ecco: l'amore è una gioia improvvisa, impossibile da prevedere e da realizzare, se solo provi a costruirlo con razionalità. Un tuffo al cuore in un mare di estrema malinconia. Un vero e proprio, improbabile ufo nella tua vita.

E come hai fatto tu a portare casa mia dentro il mio corpo, inaspettatamente, senza nessuna logica o razionalità, solo Dio lo sa. Ho partorito il primo figlio da neppure un mese. Ho un marito che mi adora, non vediamo l'ora di veder crescere il nostro bambino e invece tu mi sei entrato in testa, nel cuore e da stasera direttamente anche nel culo: l’hai voluto fortemente come prima cosa. Non ho saputo dirti di no. Tutto dopo una corte brevissima ma irresistibile. E mi piaci da morire. Mi sento molto in colpa.

Ma paradossalmente, soprattutto perché a mio marito, mio fidanzato da quando avevamo quindici anni, il culo non l'ho mai dato e a te invece... E quindi adesso eccomi qua: immobilizzata sotto il tuo corpo possente, in questo ritaglio di tempo rubato alla mia famiglia esemplare e perfetta. Da me già tradita dopo neppure un anno di matrimonio. A cercare di allargare le natiche un po' di più, per farti entrare meglio e darti più piacere nell’incularmi.

La mia prima volta nel culo... con un perfetto estraneo! Non ci posso credere! Ma godo, godo, godo. Come una troia che risponda solo ai suoi istinti. Senza alcuna morale o principio. Respiro l’odore forte e prepotente del tuo sudore e mi piace che entri nei miei polmoni: lo aspiro fortissimo, come se fossi in un parco d’autunno dopo la pioggia. Mi pervadi, mi possiedi. Sono la sposa di un altro. Penso al mio povero marito ignaro, che mi ama da impazzire e bacia la terra su cui cammino. Per me lui fa veramente tutto. Mi vizia. Mi riempie di cure e doni.
Ha ogni giorno un nuovo pensiero per me. Senza sapere che sto iniziando da oggi a dare tutto il mio corpo anche a un altro uomo, conosciuto da meno di una settimana! Godo come una puttana. Perché forse in fondo in me già c'era, senza saperlo: tu hai solo saputo farla arrivare in superficie. Ma ora non far caso ai mei scrupoli. Perché più mi sento in colpa, più godo nel mettergli le corna. Baciami il collo e la schiena. E poi spingi di più. Con una mano stritolami un capezzolo, strapazzami un seno e usa l’altra per torturarmi la fregna. Sgrillettamela, allargamela. Fammi male, fammi espiare. E poi sborra pure dentro di me quanto vuoi, liberamente. Fammi sentire la puttana che oggettivamente sono.

RDA
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Solo al primo giorno di pioggia incessante mi accorgo di quanto sono stati veloci i giorni pieni di sole
@lamigliorepartedime
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Lasciamolo ai ragazzi San Valentino.
Lasciamoli a frugare nei loro portafogli vuoti, nelle tasche dei giubbotti, per trovare cinque euro per una rosa rossa che promette un per sempre a cui credono.
Che se sarà per due settimane o un mese che importa, il tempo è relativo ed assoluto a quell'età.
Lasciamolo a loro San Valentino, che già al sabato guardano le previsioni del tempo, che lunedì promette lampi e tuoni.
E si disperano e si scervellano a pensare un posto protetto dalla pioggia dove scambiarsi promesse e baci contro un muro.
Lasciamolo alle ragazze, che alle sette di mattina si spruzzano veloci il profumo della madre perché il collo deve raccontare di donne oggi, di donne che amano e si aspettano amore.
Lasciamole nei loro jeans strappati e nelle loro magliette grandi come i fazzoletti di stoffa della nonna a sognare il suono della campanella per andare al Sushi, uno di fronte all'altro e in mezzo al tavolo una voglia matta di rimanere soli.
A noi adulti che serve San Valentino?
Che l'amore è costruzione.
Un giorno metti un mattone e il giorno dopo il vento vuol buttarlo giù.
E servono le mani di entrambi e i calli per sentire meno male.
Che serve aiutarsi a mettere sopra un altro mattone e tenersi le spalle col male alle gambe.
Io tengo te, tu tieni me, altrimenti crolla tutto.
Che la rosa più bella è se oggi fai tu la spesa e me la fai trovare a casa.
Se nella busta che nascondiamo nel cassetto ci sono quattrocento euro che ci siamo rubati e ce ne andiamo tre giorni in Toscana quando tutto il mondo lavora.
Che l'amore per molti è silenzio di chi non c'è più e una rosa fresca ogni sabato mattina a parlare in ginocchio, occhi vivi in occhi sempre uguali, a raccontare dei figli che crescono e di quel vuoto che non si riempie più.
Perché sì, l'amore riempie i vuoti e colma spazi, conosce i difetti e accarezza limiti.
L'amore trema e spesso sbuffa, suda e si stanca.
Se è allenato resiste, se è pigro si ferma.
E non bastano rose o cioccolatini o frasi che durano un giorno.
Servono progetti comuni e passioni e amici, spazi divisi e spazi condivisi.
Serve costruirlo l'amore, quello che si prova da grandi.
Che se i mattoni li tieni su bene, ti trovi in tasca quindici anni anche a quaranta.
Ai nostri ragazzi lasciamo la cornice che per loro ora é il quadro, il sabato del villaggio dell'amore.
E aspettiamoli a casa lunedì sera, stropicciati e a un metro da terra.
A vederli volare sul letto, gli occhi al soffitto e lo sguardo perso.
A pensare a quel bacio che sarà il primo, l'ultimo, il più bello, l'amore assoluto che non finirà mai.
Almeno fino a Marzo.
Irene Renei
(art.... Marc Chagall)
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PRIMA PAGINA Libero di Oggi lunedì, 09 settembre 2024
#PrimaPagina#libero quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi primo#italiano#vincere#sinfonia#americana#sinner#open#tango#direttore#responsabile#mario#dietro#caso#crisi#cosi#cultura#nomine#scaduto#pioggia#film#salvatore
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"Il giugno più freddo da 25 anni". Il Corrierino finalmente cede per primo e prende atto delle "percezioni" sul clima (copy mariotozzi): dopotutto è il catastrofismo del "mai visto da 25 anni" quel che paga laggente, in che senso conta meno. Sono commosso dal tradimento della religione unica, pubblico.
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Storia Di Musica #329 - Diaframma, Siberia, 1984
Nella scatola ritrovata in soffitta, questo disco stava sotto un altro, con la copertina leggermente rovinata dall'umidità (e che sarà protagonista di una prossima Storia di Musica). All'interno c'era il bigliettino da visita di un negozio di dischi, Data Records 93, Via dei Neri, Firenze. Il disco di oggi è l'inizio di una delle più intense e importanti storie musicali italiane degli ultimi 40 anni nel nostro paese. Tutto inizia a Firenze, fine anni '70, quando l'onda punk in Europa è al massimo livello: in un liceo si formano i CFS, con Federico Fiumani alla chitarra e due suoi amici, Gianni Cicchi (batterista) e Salvatore Susini (bassista). Suonano cover delle band punk rock britanniche, nel 1980 Susini se ne va e viene sostituito dal fratello di Cicchi, Leandro, e nascono così i Diaframma, nome scelto per la comune passione dei tre per la fotografia (il diaframma fotografico è il meccanismo usato in ottica per regolare la quantità di luce che deve attraversare un obiettivo). Sin da subito, si appassionano alle sonorità post punk che in quegli anni saranno chiamate darkwave, ispirati a gruppi leggendari come i Joy Division o i primissimi The Cure di Robert Smith. Nel 1981 conoscono Nicola Vannini, un giovane cantante, e gli propongono di entrare nel gruppo: pubblicano in pochi mesi due canzoni unite in un singolo, Pioggia/Illusione Ottica e poi Circuito Chiuso (1982) e Altrove (1983). Vannini non si ambienterà mai del tutto, e poco prima delle registrazione del loro primo disco, viene sostituito da Miro Sassolini. Nelle stesse settimane, vengono scritturati da una neonata casa editrice musicale, la IRA Records di Firenze: fondata da Alberto Pirelli insieme alla moglie Anne Marie Parrocel diviene una delle etichette più attive e creative del panorama italiano. Ne è esempio il primo disco prodotto, Catalogue Issue, una compilation con alcune delle più interessanti band del territorio, tra cui oltre che i Diaframma si ricordano i Litfiba, i Moda, ed gli Underground Life. Pirelli coniò lo slogan nuova musica italiana cantata in italiano, dando consistenza all'impegno delle 4 band sull'utilizzo della lingua italiana nella musica alternativa del nostro paese, contro l'anglofila e l'alglofonia dominante di quegli anni.
Tutto è pronto per il primo disco: scritto tutto da Federico Fiumani, prodotto da Ernesto De Pascale (che fu anche grande giornalista di musica) Siberia esce nel Dicembre del 1984. È un album in cui l'eleganza e la forza espressiva della musica incontra la poetica decadente di Fiumani, che nella voce di Sassolini trova un interprete perfetto del suo pensiero musicale e artistico. 8 brani che sono una carrellata di immagini che regalano sensazioni fredde, pungenti, dominate dalle falciate chitarristiche tipiche della musica del periodo e dal ritmo sincopato della batteria, e illuminati dai testi romantici e decadenti di Fiumani. Siberia, che apre il disco, è già l'emblema: una chitarra malinconica, il basso dai toni ombrosi ed un elegante sassofono accompagnano una voce tenebrosa rendendo il brano misterioso, Aspetterò questa notte pensandoti,\nascondendo nella neve il respiro,\poi in un momento diverso dagli altri\io coprirò il peso di queste distanze…\di queste distanze… di queste distanze. Non da meno Neogrigio, angosciante, turbinante, ventosa, capolavoro per i più sconosciuto. Impronte è una dolente poesia ritmata (Ho preferito andare prima di esser lasciat\Prima che il cuore da solo scivolasse nel buio\Insieme ai ventagli ingialliti\Resti un lampo intravisto oltre i vetri del treno\Nello spazio improvviso sopravvive in un sogno), e arriva un altro capolavoro: Amsterdam, dal leggendario ritornello (Dove il giorno ferito impazziva di luce\Dove il giorno ferito impazziva di luce) è una speranza di uscita dal dolore, e l'anno dopo, nel 1985, diventerà un formidabile duetto con i Litfiba di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, band amica\nemica di quei tempi e destinata d un futuro radioso. Delorenzo è una ode baudeleriana, incentrata su un asfissiante basso, Memoria è un altro brano di discesa nell'oscurità, potente e misterioso, Specchi D'Acqua dal ritmo incalzante e quasi galoppante, è una fuga dagli incubi (Forse non sento le voci\Che mi allontanano\Sempre più in fretta\Dal ricordo latente\Di quei giorni sofferti), chiude il disco Desiderio Dal Nulla, trepidante, spasmodica, che continua nei suoi testi decadenti a raccontare il disagio.
Il disco fu osannato dalla critica dell'epoca, ma vista anche la dimensione indipendente del progetto, vendette poco. I Diaframma si fanno però un nome nella scena musicale alternativa italiana: è meno cupo ma altrettanto bello 3 Volte Lacrime, del 1986 e dopo Boxe (1988), un po' deludente, Fiumani scioglie il gruppo e lo riforma prendendo le redini anche del canto: pubblicherà con i nuovi Diaframma In Perfetta Solitudine (1990), che segnerà la sua volontà di continuare una carriera solista, tra cantautorato e musica rock, incisiva a volte a tratti scostante, con in primo piano la sua poesia dei testi, mai mancata.
Questo disco verrà ripubblicato in cd per la prima volta nel 1992, con aggiunta di altri due brani Elena e Ultimo Boulevard e nel 2001 con Amsterdam cantata con i Litfiba e numero brani live. Nel 2012, per il suo centesimo numero dell'edizione italiana, la rivista Rolling Stone Italia lo inserisce nella classifica del 100 migliori dischi italiani addirittura al 7.mo posto. È una riscoperta per almeno due generazioni: persino io lo comprai, non conoscendoli e non sapendo che nella soffitta di casa era, integro e impolverato, uno dei dischi più compiuti, affascinanti e belli non solo della stagione new wave post punk degli anni '80, ma dell'intera musica italiana.
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Poteva accadere.
Doveva accadere.
È accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì?
Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.

Wislawa Szymborska, "Ogni Caso"
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Certezze e carezze da recuperare

Lei
È tutto tempo che passa. È la voglia di ritrovarsi dopo un lungo viaggio forzato. È sentirsi a distanza e sapere di essere l'oggetto dell'amore di qualcuno lontano che però non può mettersi in viaggio verso di te. È avere un posto in prima fila nei suoi pensieri tutto il tempo. Questo tempo che passa. Lentissimo, per chi si ama.

Lui
L'ho rivista. Finalmente: non ne potevo più. Lei è al centro esatto dei miei pensieri. Sempre. Ho sfidato qualsiasi ostacolo per riaverla tra le braccia. Il sapore delle sue labbra era quello delle fragole mature e dolci: mie di nuovo. Era ora. Grazie, o Signore. La morbidezza delle sue mammelle è sempre quella dei petali di rosa.

Quei rilievi dolcissimi sul suo petto, senza il reggiseno avevano un assoluto bisogno del sostegno e della delicatezza delle mani forti di un uomo che sappia apprezzare un dono così prezioso, tra due che si amano: le mie mani. Parti di me che impazienti e delicate li hanno salutati e coccolati a lungo.

Li conosco a memoria e ogni volta è come fosse il nostro primo appuntamento. Tremo sempre, al pensiero di poterli vezzeggiare. Dolci budini impregnati di passione ed erotismo. Godo molto, nell'accarezzarli teneramente. Lei, permettendomelo, mi regala l'intimità più ambita e assoluta, tra un uomo e la sua donna.

I suoi capezzoli erano finalmente felici di farsi guardare nuovamente da me. E non appena glieli ho liberati, sono entrambi immediatamente cresciuti. Come funghi dopo una pioggia di maggio nel bosco dei piaceri segreti. Gemme preziose che devono essere guardate e godute solo dalle labbra di chi lei ama.

Anelavano essere assaggiati. Non potevano più resistere alla lontananza dalla mia bocca. Io lo so, li conosco bene. Ho intinto un dito nella sua tazzina di caffè, li ho cosparsi per bene di liquido e li ho assaporati a lungo. Il gusto dolceamaro del ritrovarsi.

Confesso che c'è una lunga e segreta consuetudine, tra me e i suoi due seni, una nostra storia d'amore parallela e segreta a tre di cui lei è testimone silente. Sorridente e complice gaudente.

Divaricando finalmente le sue gambe e le sue natiche poi, la mia lingua ha riscoperto delicatissimi aromi intimi. E forme e piaceri noti ma mai dimenticati da entrambi. Anche questo tempo comunque è passato. E passerà veloce, con lei. “Non lasciarmi solo mai più: per lavoro o altro, io non posso stare lontano da te, mia Dea.”

Lei
Bentornato, uomo mio. Fammi tua. Ogni volta che vorrai. Ogni giorno. Chiedimi qualsiasi cosa: la farò per te, per darti piacere. Perché sono tua, tua, tua. Usami. Sono nata per essere tua fonte di godimento. Usami. Dammi il privilegio di riceverti in ogni mio orifizio. Ti desidero: sono a te devota. Usami. Saprò farti godere come nessuna. Godi del mio corpo. Usami. Usami.

RDA
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Il discorso integrale di Gino Cecchettin al termine dei funerali della figlia Giulia, 22enne uccisa dall'ex fidanzato.

«Carissimi tutti, abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai. Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l'impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano, al presidente della Regione Zaia e al ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.
Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria. Allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente,
un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà:
il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti. Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà
prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione
Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali.
Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.
A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso
e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.
È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,
a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.
Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l'importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza inizia nelle famiglie,
ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.
Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.
Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo. Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme
per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.
Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere.
«Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l'accettazione di tutto ciò che è,
è stato, sarà e non sarà.
Le persone più felici non sono necessariamente
coloro che hanno il meglio di tutto,
ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.
La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,
ma di come danzare nella pioggia…»
Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotto questa pioggia.
Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.
Addio Giulia, amore mio.
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