#piatti tradizionali
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Comunque il pollo alla cacciatora dovrebbe essere considerato patrimonio dell'umanità.
Così, per dire.
Barbara
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Rabaton e Focaccia Dolce: Due Tesori della Tradizione Alessandrina
Alessandria promuove i suoi prodotti unici: un'operazione di marketing territoriale per far conoscere due prelibatezze locali.
Alessandria promuove i suoi prodotti unici: un’operazione di marketing territoriale per far conoscere due prelibatezze locali. La città di Alessandria si prepara a lanciare una grande operazione di marketing territoriale per far conoscere due specialità culinarie che raccontano la storia, la cultura e la tradizione del territorio: i rabaton e la focaccia dolce. Questi due prodotti, autentici…
#Alessandria#cucina contadina#cucina del Piemonte#cucina italiana#Cucina locale#Cucina Piemontese#Cucina tradizionale#cultura del cibo#eventi gastronomici#festival del cibo#focaccia dolce#food marketing#gastronomia piemontese#gnocchi alessandrini#Marketing territoriale#patrimonio culinario#piatti tipici alessandrini#piatti tradizionali#prodotti locali#prodotti tipici italiani#promozione dei prodotti tipici#Promozione del territorio#Rabaton#ricetta focaccia dolce#ricette alessandrine#ricette della tradizione.#ricette storiche#sagre gastronomiche#specialità alessandrine#storia dei rabaton
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Il Café Pirámide, situato in Egitto, è una straordinaria struttura architettonica a forma di piramide, realizzata con pietra calcarea simile a quella utilizzata per le piramidi di Giza.
Questo caffè, unico nel suo genere e sviluppato su sette piani, offre un'esperienza culturale immersiva. Gli interni, decorati con geroglifici e sculture di faraoni, ricreano un'atmosfera suggestiva che evoca l'antico Egitto.
Il menù propone una raffinata selezione di tè egiziani e dolci tradizionali, oltre a piatti preparati con ricette millenarie, ispirati alla gastronomia dell'epoca faraonica.
Di sera, il caffè si trasforma in un osservatorio astronomico, dotato di telescopi moderni che consentono ai visitatori di esplorare le stesse costellazioni che incantavano gli antichi egizi. Il Café Pirámide è una destinazione unica, che unisce cultura, storia e gastronomia in un'esperienza senza pari.
Post di Annamaria Iaccarino,tratto dalla pagina FB “Sindrome di Stendhal”.
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Martedì 27 agosto è arrivato a Mondaino l'ultimo artista selezionato nel contesto del progetto europeo Stronger Peripheries. Si tratta di Hamdi Dridi, artista di origini tunisine che vive tra Tunisi e Montpellier in Francia ma principalmente nomade, come preferisce definirsi beyond borders.
"Mi occupo di coreografia" racconta Hamdi "ma quello che mi interessa per primo è l'incontro con l'altro". Dan(s)e House trio and constellations è il titolo del progetto a cui sta lavorando: si tratta di un lavoro in cui danza, cucina e musica provano a mescolarsi sulla scena per creare un ambiente accogliente e immersivo per lo spettatore. Per questo, per la scrittura coreografica, Hamdi sta collezionando un archivio di gesti attraverso l'osservazione della preparazione di alcune ricette o particolari cibi che le persone che incontra gli propongono. L'archivio, costituito dai movimenti del corpo, in particolare tronco e braccia, servirà a definire la danza delle tre performer che saranno in scena: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, Debora N’Jiokou, danzatrici e dj, mixano, preparano le loro ricette tradizionali e danzano su una base hip hop le danze tradizionali dei loro paesi di origine, Polonia, Portogallo e Capo Verde, e le partiture di gesti scritti da Hamdi.
In queste prime giornate di residenza in Italia quindi, dopo aver trascorso nei mesi scorsi un periodo di residenza in Spagna e in Francia confrontandosi con le comunità di quei territori, Hamdi ha iniziato a incontrare alcune persone di Mondaino e dei dintorni per cercare nei loro gesti non solo l'amore per la cucina ma anche per lo stare insieme e condividere un tempo e uno spazio di vita: stare, osservare, raccontarsi e ascoltare.
Così scopriamo che il progetto è ispirato da una parte al ricordo del lavoro del padre e alla ripetizione dell'azione, nel suo caso del dipingere, dall'altro all'amore della madre per la cucina.
Nel giorno del suo arrivo a Mondaino è stato accolto da Elisa ed Erica, due sorelle che si sono trasferite da poco in collina e che hanno aperto un'associazione culturale Sentieri Felici che si occupa principalmente di curare progetti per l'infanzia.
Al nostro arrivo tutto è pronto per accoglierci al meglio. Subito entriamo in cucina ed Elisa ed Erica iniziano a illustrarci quello che ci preparerano di li a poco, cioè cassoni e piadine. E mentre mescolano gli ingredienti facendo scivolare farina e acqua tra le mani ci raccontano l'origine di quella passione per il cibo e il cucinare per qualcuno. La tradizione di famiglia, che è passata dalla nonna alla mamma, è fatta di ristoranti e forni, di gesti ripetuti e di cibi condivisi, di accoglienza e piatti tradizionali.
Nella piccola cucina si muovono agili mentre Hamdi le segue con attenzione, cercando di non perdere nessun frammento dei loro movimenti coordinati, ritmici e ripetuti: il tempo è scandito dalla ripetizione dei gesti, dall'impastare e dal farcire, dall'attesa del riposo dell'impasto alla foratura del cassone "per farlo respirare" fino alla cottura finale.
La condivisione del cibo con tutta la famiglia, i sorrisi dei bambini e i loro sguardi attenti, i profumi e i sapori chiudono per Hamdi la prima intensa giornata di incontro con la comunità.
"Si tratta", racconta Hamdi, "di comprendere un gesto che diviene ritmico: non è la danza che prende il sopravvento ma è il gesto che nel suo essere grezzo diventa ritmico e le due cose diventano organiche: è il gesto naturale che si fa danza inscrivendosi nei corpi".
Siamo a Marazzano ora, nel comune di Gemmano, e siamo a casa di Ivan Fantini dove ha sede il suo Boscost'orto. Ci accoglie insieme alla sua compagna, la danzatrice Paola Bianchi; poi seduti in giardino attorno a un lungo tavolo Hamdi e Ivan si raccontano, sorseggiando caffè e succo di mele appena fatto.
Ivan è un cuoco eterodosso, dimissionario e anarchico. Di origine romagnola proveniente da una famiglia del sottoproletariato inizia a cucinare in casa, a sette anni, per aiutare la madre e la nonna malate: così apprende la cucina tradizionale. Da qui in avanti non abbandonerà mai il mondo del cibo e della condivisione: dall'istituto alberghiero al primo lavoro a 16 anni in un ristorante famoso della zona, per poi entrare a far parte di un circolo culturale a Rimini, Quadrare il circolo, poi l'esperienza con festival e musei fino alla Biennale Teatro diretta da Romeo Castellucci dove curava installazioni gastronomiche d’arte, che potevano essere viste, toccate, mangiate. Infine un'osteria con cucina dentro un antico mulino prima di abbandonare tutto per ritirasi nella sua casa di Marazzano.
Ci racconta, infatti, come a partire dal 2008 con l'introduzione in Italia dell'HACCP, norma che concerne la sanificazione dei luoghi e degli alimenti, siano iniziati i problemi: Ivan non ha mai accettato di sottostare a quella norma e alle leggi del mercato: non ha voluto acquistare prodotti del mondo globalizzato ma ha continuato a lavorare con i contadini della zona, che ovviamente non potevano sottostare a queste norme e dopo tre anni di multe e una crisi depressiva ha scelto di uscire dal sistema.
Ha abbandonato, si fa per dire, il suo mestiere per fare quello che non sapeva fare. Ha cominciato a scrivere. Ha disboscato un bosco per avere un'autonomia alimentare. Ha iniziato a recuperare lo scarto del capitale, ciò che la comunità non acquista, e a saccheggiare quello che la natura offre vivendo di baratto.
E proprio grazie al baratto, un amico gli ha portato del pesce fresco. Così ci mettiamo in cucina, Ivan inizia a muoversi tra lavello e spianatoia, il dialogo prosegue mentre pulisce e disseziona seppie e sgombri, affetta cipolle, raccoglie foglie di alloro, rametti di rosmarino e scorze di limone per produrre un trito aromatico speciale. Il suo ritmo è serrato e sincopato allo stesso tempo, i gesti ripetuti sono ritmici e sicuri, le mani si muovono veloci e violente.
"Vivo il lusso della povertà: ho relazioni umane e politiche molto potenti in tutta Italia. Sono felice, malgrado quello che accade nel mondo", ci dice. Intanto i suoni e gli odori del cibo iniziano a pervadere lo spazio nonostante siamo all'aperto.
E Hamdi osserva, registra con gli occhi ogni movimento e con le orecchie, grazie anche al supporto di Anouk nella traduzione, le parole: lo sguardo non si arresta, entra ed esce dalla cucina, segue ogni movimento di Ivan.
E si tessono fili.
"La cucina è musica: come reagisce chimicamente la padella è un concerto."
"Conoscere le regole per poterle sovvertire. Opero come fa un musicista jazz che conosce le note e improvvisa."
"La cucina è una danza, un gesto poetico e brutale allo stesso tempo!"
"La cucina come tutto è poetica e politica: quando cucino ho una specie di rabbia".
Così, tra una battuta e l'altra, si arriva al pranzo condiviso in giardino: il lungo tavolo apparecchiato si riempie e ci accoglie. E ce ne andiamo, ricchi di questo nuovo incontro.
#Tandem 11
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On Tuesday, August 27, the last artist selected for the European project Stronger Peripheries arrived in Mondaino. His name is Hamdi Dridi, a Tunisian artist who lives between Tunis and Montpellier in France but is primarily nomadic, as he prefers to define himself beyond borders.
“I work in choreography,” Hamdi explains, “but what interests me most is the encounter with others.” The project he is working on is titled Dan(s)e House Trio and Constellations: it is a work in which dance, cooking, and music try to blend on stage to create a welcoming and immersive environment for the audience. For this, in choreographic writing, Hamdi is collecting an archive of gestures through the observation of the preparation of certain recipes or particular foods proposed by the people he meets. The archive, consisting of body movements, especially torso and arms, will be used to define the dance of the three performers who will be on stage: Ewa Bielak, Lucia de Oliveira Moreira, and Debora N’Jiokou, dancers and DJs who mix, prepare their traditional recipes, and dance traditional dances from their countries of origin—Poland, Portugal, and Cape Verde—on a hip-hop base, along with the gesture scores written by Hamdi.
In these first days of residency in Italy, after spending time in Spain and France in the previous months interacting with communities in those regions, Hamdi has started to meet some people from Mondaino and the surrounding areas to look for not only the love for cooking but also for being together and sharing a time and space of life: being, observing, storytelling, and listening.
We discover that the project is inspired partly by memories of his father’s work and the repetition of the action, in his case painting, and partly by his mother’s love for cooking.
On the day of his arrival in Mondaino, he was welcomed by Elisa and Erica, two sisters who have recently moved to the hills and opened a cultural association, Sentieri Felici, which mainly deals with projects for children.
Upon our arrival, everything is ready to welcome us in the best possible way. We immediately enter the kitchen, and Elisa and Erica begin to show us what they will prepare for us shortly: cassoni and piadine. As they mix the ingredients, letting flour and water slide between their hands, they tell us about their passion for food and cooking for others. The family tradition, passed down from grandmother to mother, is made of restaurants and bakeries, repeated gestures, shared foods, hospitality, and traditional dishes.
In the small kitchen, they move gracefully while Hamdi watches them closely, trying not to miss any part of their coordinated, rhythmic, and repeated movements: time is marked by the repetition of gestures, from kneading and stuffing, from waiting for the dough to rest to puncturing the dough box “to let it breathe” until the final baking.
Sharing the food with the whole family, the smiles of the children, and their attentive gazes, the aromas and flavors close for Hamdi the first intense day of meeting with the community. “It’s about,” Hamdi recounts, “understanding a gesture that becomes rhythmic: it’s not the dance that takes over but the gesture that, in its rawness, becomes rhythmic and the two things become organic: it’s the natural gesture that becomes dance inscribed in the bodies.”
We are now in Marezzano, in the municipality of Gemmano, at Ivan Fantini’s home where his bosco-storto (wooded garden) is located. He welcomes us together with his partner, dancer Paola Bianchi; then seated in the garden around a long table, Hamdi and Ivan share stories while sipping coffee and freshly made apple juice.
Ivan is an unorthodox and anarchic cook. Of Romagnolo origin, coming from a working-class family, he began cooking at home at the age of seven to help his sick mother and grandmother: this is how he learned traditional cooking. From then on, he never left the world of food and sharing: from culinary school to his first job at 16 in a famous local restaurant, then joining a cultural circle in Rimini, Quadrare il Circolo, then working with festivals and museums up to the Biennale Theater directed by Romeo Castellucci, where he curated gastronomic art installations that could be seen, touched, and eaten. Finally, an inn with a kitchen inside an old mill before abandoning everything to retire to his home in Marazzano.
He tells us how, starting from 2008 with the introduction of HACCP in Italy, a regulation concerning the sanitation of places and food, problems began: Ivan never accepted complying with that regulation and market laws: he did not want to buy products from the globalized world but continued to work with local farmers, who obviously could not comply with these regulations, and after three years of fines and a depressive crisis, he chose to leave the system.
He “left,” so to speak, his profession to do what he didn’t know how to do. He began writing. He cleared a forest to achieve food self-sufficiency. He started recovering discarded capital, what the community does not purchase, and to forage what nature offers, living off barter.
And it was thanks to barter that a friend brought him fresh fish. So we enter the kitchen, Ivan starts moving between the sink and the counter, the conversation continues as he cleans and fillets cuttlefish and mackerel, slices onions, gathers bay leaves, rosemary twigs, and lemon peels to make a special aromatic blend. His rhythm is tight and syncopated at the same time, the repeated gestures are rhythmic and sure, his hands move quickly and forcefully.
“I live the luxury of poverty: I have very strong human and political relationships throughout Italy. I am happy, despite what happens in the world,” he tells us. Meanwhile, the sounds and smells of the food begin to fill the space even though we are outside.
And Hamdi observes, recording with his eyes every movement and with his ears, thanks also to Anouk's help with the translation, the words: his gaze does not stop, entering and exiting the kitchen, following every movement of Ivan.
And threads are woven.
“Cooking is music: how the pan reacts chemically is a concert.”
“Knowing the rules to overturn them. I operate like a jazz musician who knows the notes and improvises.”
“Cooking is a dance, a poetic and brutal gesture at the same time!”
“Cooking, like everything, is poetic and political: when I cook, I have a kind of anger.”
So, between one comment and another, we arrive at the shared lunch in the garden: the long table is set and welcomes us. And we leave, enriched by this new encounter.
#Tandem 11
#stronger peripheries#residenza creativa#danzacontemporanea#progetto europeo#Hamdi Dridi#Dan(s)e house
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Consumati.
Guardo un video del prof Saudino e anche se d'accordo con la sua analisi sul consumismo, che trae spunto da Bauman, il video lo posto in fondo, secondo me c'è molto di più di quello che dice il prof. Non ho letto la notizia in se, delle code ai McMerda, vista su FB perché postata da qualche testata, ma ho capito che c'era uno sconto e si è creata una fila notturna, correggetemi se sbaglio. Partendo da questo e dal fatto che lo sottolinea anche Saudino che l'umanità è in un loop anche sociale e antropologico, vedi le code per l'iphone, oppure per i saldi, il black friday poi è una cosa nuova che piace ai consumatori ancora di più perché non si devono muovere da casa ed accalcarsi e fare a gomitate per accaparrarsi quell'articolo in vendita; quindi un aspetto di quel consumatore medio, e anche basso e alto direi, che oltre a cercare l'offerta va anche per fare parte di quel momento mediatico, magari poi postando foto e video sui social con tanto di ashtag. Levando questo aspetto sociale, io mi concentrerei su un aspetto che il prof non ha toccato, ovvero il cibo in se. Sappiamo che quello che si acquista nei fast food, non solo McM, non è proprio salutare, non so se esiste una tabella nutrizionale di tali prodotti e non la cerco neanche, se ci fosse la vorrei vedere. Comprendo anche come in paesi tipo quello dove vivo, l'Estonia, non ci sia una cultura culinaria, in alcuni paesi hanno anche poco, e capisco anche che si deve dare una scelta alle persone, scegliere dove mangiare in questo caso, però vorrei spezzare una lancia in favore della nostra tradizione culinaria, visto che molti si riempiono la bocca con il made in Italy e poi quando ci sono multinazionali in mezzo non dicono niente. Ogni singola regione, città e paesino in Italia ha diversi piatti tradizionali, svariati centinaia in alcuni casi, ma ci sono anche piccole pietanze, per farvi un esempio da siculo noi abbiamo gli arancini (ma anche una varietà di rosticceria non indifferente), il mio è solo un esempio ma ogni angolo dello stivale è pieno di cibo locale anche se, ho cercato adesso, vedo che i prezzi degli arancini sono lievitati parecchio (sempre come esempio), però so che a Catania ci sono dei laboratori notturni che hanno comunque i prezzi bassi, quindi. Tornando al discorso, perché caro ministro lollominchia non promuovere il nostro cibo e invece di fermare treni ad minchiam e dire cazzate che si denota la poca preparazione di certi elementi messi al posto sbagliato, perché non spezza una lancia sul nostro cibo tradizionale visto che nel governo attuale la parola vi piace così tanto? Perché di mezzo c'è una multinazionale, americana, quindi zitto coglione. Ricordo, e c'è anche un docufilm online vediamo se lo trovo, niente ho trovato solo trailer e spezzoni comunque si chiama "Focaccia blues", narra la storia vera di un panificio in Puglia che vinse contro un McDonald's che gli aveva aperto vicino, perché alla fine passata la novità e col buon senso delle madri, aggiungerei, i ragazzi sono tornati a mangiare cibo della cultura pugliese, che costa anche meno ed è più genuino. Allora c'è da chiedersi se sia una questione di salute, se mangi spesso dal McM ti finisce come il tizio di Big size me, oppure è una questione di marketing e quindi di consumo becero? Cioè fa tendenza mangiare di merda? Ditemi voi perché io non vivo più in Italia e quindi non saprei se è così oppure è una cosa mediatica ed è successa solo in un punto, oppure che le nuove generazioni sono state abituate a mangiare male? Per velocità e convenienza economica, che poi se aspetti 5 minuti una pizza o anche 10 minuti un qualsiasi piatto locale fatto spesso con ingredienti a KM zero quindi a basso costo, cosa ti cambia? Magari ora non è più così, vi ripeto non vivo più instivalato, ditemi voi.
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Provo a cambiare la bio di una pagina ig almeno dieci volte con la via del posto, nulla. Disinstallo l'app e la riscarico, entro, cambio la bio, nulla. Altre dieci volte di via/xyz/piatti tradizionali, nulla.
Quanto scommettiamo che se scrivo H1tl3r me la cambia immediatamente?
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SAN BENEDETTO DEL TRONTO
42° 57' 16.35'', 13° 53' 22.43''
COM'È..
SAN BENEDETTO DEL TRONTO?
LA RIVIERA DELLE PALME...
San Benedetto del Tronto
..è una deliziosa località balneare situata lungo la costa adriatica dell’Italia centrale, non è solo famosa per le sue splendide spiagge e il clima mite, ma anche per la sua ricca tradizione enogastronomica.
Con una combinazione di pesce fresco, prodotti locali e specialità regionali, questa affascinante città offre un’esperienza culinaria indimenticabile per i visitatori che desiderano immergersi nella cultura gastronomica delle Marche.
Pesce fresco e frutti di mare: Essendo una località di mare, San Benedetto del Tronto vanta una vasta scelta di pesce fresco e frutti di mare.
Il porto locale è uno dei più importanti della regione e le barche dei pescatori tornano quotidianamente con una varietà di prelibatezze dal mare.
Gamberi, calamari, moscardini e triglie sono solo alcuni dei deliziosi frutti di mare che si possono gustare nei ristoranti locali.
I piatti tradizionali come il “brodetto alla sambenedettese” (zuppa di pesce) o l'”acciuga ripiena” (acciuga farcita) sono assolutamente da provare per apprezzare appieno la cucina di mare di San Benedetto.
Prodotti locali: L’enogastronomia di San Benedetto del Tronto si basa anche sulla ricchezza dei prodotti locali delle Marche.
L’olio d’oliva extravergine, i formaggi, le verdure fresche e le carni di alta qualità sono solo alcune delle specialità che caratterizzano la regione.
La zona circostante la città è conosciuta per le sue colline fertili, dove si coltivano uve prelibate per la produzione di vini di qualità.
Un bicchiere di vino marchigiano, come il famoso Verdicchio dei Castelli di Jesi, o l’Offida Pecorino Docg, si abbinano perfettamente a una cena a base di prodotti locali.
Specialità regionali:
Oltre ai prodotti locali, San Benedetto del Tronto offre anche alcune specialità regionali che meritano di essere assaggiate.
Le Olive Ascolane, ad esempio, sono una prelibatezza tipica delle Marche. Si tratta di olive farcite con una miscela di carne macinata, formaggio e aromi, che vengono poi impanate e fritte.
Un altro piatto imperdibile è la “vincisgrassi”, una lasagna marchigiana con ragù di carne, besciamella e formaggio fuso.
Ristoranti e trattorie:
San Benedetto del Tronto ospita numerosi ristoranti e trattorie che offrono una vasta gamma di piatti tradizionali e innovativi.
Dalle piccole trattorie familiari ai ristoranti gourmet, c’è qualcosa per tutti i gusti e le preferenze. Molti di questi locali si trovano lungo il lungomare, offrendo ai visitatori la possibilità di gustare prelibatezze culinarie mentre godono di una vista spettacolare sull’Adriatico.
San Benedetto del Tronto è una destinazione imperdibile per gli amanti dell’enogastronomia che desiderano scoprire le delizie culinarie delle Marche.
Con pesce fresco, prodotti locali di qualità e specialità regionali uniche, questa affascinante località balneare offre un’esperienza gastronomica indimenticabile.
Visitare i ristoranti e le trattorie locali è un modo perfetto per assaporare la cucina tradizionale e immergersi nella cultura enogastronomica di questa splendida città costiera.
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Ci sono luoghi che restano custoditi nella memoria, richiamati da canzoni, poesie, dove il cibo, il buon vino, aneddoti e storie si rincorrono, si mischiano, in maniera indissolubile.
Sono le trattorie tipiche di un tempo, quelle rimaste fedeli alla tovaglia a quadrettini rossi e bianchi ed ai bicchieri con la base smerigliata ottagonale.
Le trattorie o le osterie, meglio se “quelle di fuori porta“, rimaste celate ai flussi turistici, sono uno scrigno dell’anima. Un richiamo irrinunciabile per gli abitanti del posto, un tesoro per chi, da turista, da visitatore, da straniero, ha modo di imbattersi in loro e respirare l’aria antica e vera di una città, gustare i piatti tipici secondo le ricette tradizionali.
Tutti i centri italiani, piccoli e grandi hanno la propria “bettola”. Quella che nel corso degli anni ha visto avvicendarsi i vip del posto, quella in cui sono nati progetti politici, teatrali, musicali, letterari.
Di solito non finiscono mai su TripAdvisor, non hanno migliaia di recensioni. Perché la trattoria di una città non ha bisogno di fare fatturato, fanno storia e offrono buon cibo, quello di una volta, della tradizione, la vera ricetta della nonna, che poi, magari, è la persona grazie alla quale, quel luogo di sapori e profumi fu aperto.
Le trattorie tipiche devono essere apprezzate per la loro immutabilità, per la capacità di custodire la storia di una comunità, di conservare i ricordi di un tempo che non ci appartiene più e soprattutto riscoprire sapori di un tempo, immutati, conoscere, anche solo attraverso le foto, i personaggi che ne hanno dato lustro e notorietà.
Bologna, Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Palermo, Bari, hanno la trattoria tipica, l’osteria storica, la cassaforte dei ricordi di una città.
A Bologna e a Milano, così come a Roma, le trattorie tipiche si trovano in zone poco battute dai flussi turistici. A Napoli le puoi scoprire nascoste nei meandri dei vicoli del Decumano. Osterie di un tempo a Bari Vecchia, sulle colline fiorentine a Firenze, nel cuore antico a Torino e così via.
Per chi non è del posto, però, potrebbero esserci dei contraccolpi non da poco. Chi vi serve a tavola potrebbe avere un comportamento “troppo intimo”, poco professionale per così dire. E’ questo il bello della trattoria. Se avrete la fortuna di imbattervi in quella davvero storica in una delle cento città italiane, ricordatevi che la trattoria è una esperienza prima ancora che una sosta gastronomica, è come vivere per un’ora in “una stampa storica animata di quella città” dove il tempo si è fermato a tavola.
Il luogo dove potete ancora respirare l’aria degli stornelli e dei minestroni d’osteria, che non sono le zuppe di verdura, ma le lunghissime canzoni che un tempo gli avventori ideavano al momento, magari dopo aver alzato un po’ il gomito.
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🌼🌹🌺Beltane,🌷🌱🌹
🌸💮🌼Calendimaggio, 🌼🏵️🌸
🌾🌸🌱Grande Sabba d'Estate, 🌻💐🌿
💐🍀🌼Festa di Morrigan, 🌸🌿🏵️
🍃🌺🏵️Festa di Cerere.🌾🌺🌱
🍃🌹🥀🌺🌷01-04 Maggio 🌾🌸🌱🌷🌿🌼
🔥Elementi: Fuoco
🦎Spiriti: Fate e Salamandre
🐂Segno zodiacale: Toro
🪵🌾🌺💐Simboli: Pali di maggio, corone di fiori, falò, .
Animali: 🐈⬛Gatto, 🦢cigno, 🕊️🕊️colomba, 🐮mucca,🐝 ape, 🌱cavallo
🧚🧝🧙Dee:Artemide, Diana, Afrodite, Cerridwen e tutte le Dee fanciulle.
🧞🧝🧙Dei: Pan, Cernunnos, Eros, Belanu
Colori:🔴 Rosso, ⚪Bianco, 🟣Rosa e🟢 Verde
Cibi tradizionali: Insalate, Frutti rossi, maiale e manzo, vino, idromele, farina d'avena o torte d'orzo. I cibi tradizionali sono anche i latticini e piatti come la crema di calendula ed il gelato alla vaniglia.
Erbe: 🌱Pino, Biancospino,🌿 Rosmarino, 🍃Incenso, 🌳Mandorlo,🌿 Angelica, Calendula, Lillà, Campanula, 🌼Margherite, Sambuco
Incenso: 🌸Lillà, 🌲Pino, 🌹Rosa
Cristalli e Pietre: 💎💍Smeraldo, Quarzo Rosa, Corniola, Zaffiro, Crisopasio, Giada, Pietra di Luna
Rituali: Tutti quelli che coinvolgono la 🔮divinazione, ♥️l'amore,🩸 la sensibilità,🪬 la spiritualità, 🫂l'apertura verso gli altri e la 🫄fertilità
Strumenti:🔔 Campana, Coppa, 🗡️Athame
Fonti: web
Crediti a chi di dovere
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Sapori d’Autunno a Motta di Costigliole: Due weekend all’insegna della tradizione enogastronomica piemontese
La Pro Loco Motta di Costigliole d’Asti celebra l’autunno con la Bagna Cauda e il Fritto Misto alla Piemontese
La Pro Loco Motta di Costigliole d’Asti celebra l’autunno con la Bagna Cauda e il Fritto Misto alla Piemontese La Pro Loco Motta di Costigliole d’Asti è pronta a celebrare l’autunno con due imperdibili appuntamenti gastronomici all’insegna della tradizione piemontese. La manifestazione Sapori d’Autunno si terrà nelle date del 12 e 13 ottobre e del 19 e 20 ottobre 2024, presso la tensostruttura…
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Come crisi e pandemia hanno cambiato il modo
### Come crisi e pandemia hanno cambiato il modo di mangiare degli italiani
La crisi e la pandemia di COVID-19 hanno avuto un impatto profondo sul modo di vivere degli italiani, e le abitudini alimentari non hanno fatto eccezione. Durante i lockdown, molti italiani hanno dovuto adattarsi a nuove realtà, portando a cambiamenti significativi nel modo di mangiare e cucinare.
#### 1. **Crescita della cucina domestica** Con i ristoranti chiusi e le restrizioni sugli spostamenti, gli italiani hanno riscoperto il piacere di cucinare a casa. Molti hanno iniziato a cimentarsi in ricette tradizionali, riscoprendo ingredienti locali e piatti regionali. Il tempo trascorso in casa ha incentivato la creatività in cucina, portando a un aumento della preparazione di pasti freschi e fatti in casa.
#### 2. **Aumento degli acquisti online** La pandemia ha accelerato la digitalizzazione anche nel settore alimentare. Gli italiani hanno iniziato a fare la spesa online, optando per servizi di consegna a domicilio e piattaforme di e-commerce. Questo cambiamento ha reso più comoda l'acquisizione di prodotti freschi e ha dato impulso a mercati locali e a piccoli produttori. Come crisi e pandemia hanno cambiato il modo di mangiare degli italiani
#### 3. **Flessibilità e salute** Le nuove abitudini alimentari hanno anche messo in evidenza una crescente attenzione alla salute. Molti italiani hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alla qualità degli alimenti, privilegiando frutta e verdura di stagione, cereali integrali e alimenti freschi. La pandemia ha spinto a riflessioni su benessere e nutrizione, rendendo più consapevoli le scelte alimentari.
#### 4. **Ritorno alla tradizione** C’è stato un rinnovato interesse per la cucina tradizionale italiana. Piatti regionali, ricette delle nonne e ingredienti tipici sono tornati protagonisti nei menu delle famiglie. Questo ha rafforzato il legame con le radici culturali e ha contribuito a creare un senso di comunità, anche se virtuale.
#### 5. **Sostenibilità e stagionalità** Infine, la pandemia ha messo in luce l'importanza della sostenibilità. Molti italiani hanno iniziato a scegliere prodotti locali e di stagione, riducendo così l'impatto ambientale e sostenendo l'economia locale.
In sintesi, la crisi e la pandemia hanno trasformato le abitudini alimentari degli italiani, portando a un ritorno alla cucina domestica, a una maggiore attenzione alla salute e a un rinnovato interesse per la tradizione e la sostenibilità. Questi cambiamenti potrebbero avere effetti duraturi nel panorama gastronomico del paese.
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L'osteria del Viandante, Rubiera
Rubiera c9nta due ristoranti stellati. Posizionati praticamente uno di fronte all'altro nel centro della cittadina, uno, La Clinica Gastronomica, ha radici profonde legate ad una tradizione di lunga data e un menu che la rispecchia a pieno. L'altro, l'Osteria del Viandante, ha una storia più recente ed offre una interpretazione più moderna della cucina locale.
Situato uno storico edificio fortificato, si colloca al primo piano dove una serie di vecchie stanze affrescate circondate da una bella terrazza, ospitano la sala da pranzo con ampi tavoli ben apparecchiati con tovaglie bianche. L'atmosfera è di uno storico e ben tenuto palazzo.
Ci sono due menu degustazione di cui uno vegetariano basato su un orto gestito da una cooperativa nei dintorni e che offre prodotti selezionati e biologici.
I piatti spaziano da una selezione di salumi locali dove spicca un prosciutto crudo la cui stagionatura viene portata a 70 mesi dal ristorante stesso e che ha una qualità eccellente, al famoso savarin di riso, piatto storico di una vecchia trattoria locale che venne resa famosa dalla guida Michelin. Quest'ultimo davvero molto buono con il riso cotto alla perfezione e servito con lingua e carne basata. Un piatto intenso e ispirato alla cucina francese.
Il menu vegetariano ha sapori meno definiti e combinazioni non completamente riuscite. Buono il gazpacho di pesche ma la sua combinazione con un poco preciso hummus non è completamente riuscita.
Anche la parmigiana non ha sapori ben definiti. Ottimo il sorbetto di peperone rosso e notevole il gelato alla crema servito da un carrello dove si possono scegliere diversi condimenti incluso aceto balsamico che si sposa alla perfezione con il gusto della vaniglia.
Carta dei vini monumentale, sia per estensione che per la carta stessa che è un libro gigante.
Ottima selezione di vini locali, Italiani e Internazionali con grande presenza di Francesi. Il Roc d'Anges del 2010 era perfetto!
Servizio formale ma non attentissimo.
Complessivamente un bellissimo ristorante dalla grande atmosfera ma un offerta poco definita che mette assieme stili diversi, dal menu vegetariano ispirato all'orto biologico al savarin di riso e altri piatto tradizionali alla carne selezionata e grigliata, senza rivelare uno stile preciso e memorabile. Un certo potenziale si percepisce ma non prende una sua forma definita. Anche la stella verde oltre alla rossa è difficile da riconoscere e capire.
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I problemi no.
Vedo che c'è una tendenza a evitare i problemi, non solo in casa mia, tipo spostare i problemi perché non si vuole affrontarli, perché siamo inondati di merda e quindi la nostra è altra merda buttata sopra alla merda che ci sorbiamo ogni giorno al lavoro, nei rapporti sociali che spesso sono tutti rose e cioccolatini ma che realmente sono spine e merda, appunto. Facendo così però si accumulano montagne che difficilmente si possono smaltire, se vado a cagare poi tiro l'acqua non aspetto che qualcuno lo faccia al posto mio anche perché potrebbero passare ore e l'odore si potrebbe espandere per la casa. Vedo che c'è il rifiuto di risolvere i problemi, questo perché si pensa che il tempo sistemi tutto ma proprio tutto, non è sempre così, le responsabilità delle nostre azioni sono un nostro dovere, se ho un problema cerco di risolverlo il prima possibile ed al meglio in modo da non doverlo più vedere anche perché crea tensione nella mia vita. Questo perché, sempre per quello che vedo io, c'è la tendenza a vivere in un mondo dove tutto deve essere stile film hollywoodiano tutto perfetto e tutto allegro e felice, ma la vita non è così, la vita è dionisiaca è un casino, un gomitolo ingarbugliato a più livelli, sbrogli la matassa e invece ti giri seguendo un filo e ne trovi un'altra più grande e così via.
Oggi mi sono alzato tardi, avevo forse bisogno di dormire, mi è venuto in mente un pensiero che può essere buono o no, il fatto che non riesco ad uscire sia artisticamente che nel campo lavorativo è perché sono troppo sofisticato, non nel senso 'sofistopuzzasottoilnaso', ma troppo cervellotico per un posto mediocre come questo, si lo so già questa cosa sembra da puzza sotto il naso, per esempio, quando vedo i menù dei ristoranti pseudo italiani e ci sono piatti tipo "pasta con pollo e crema" che non ho mai visto in un ristorante italiano e che è spesso una portata per bambini in questo paese, quindi basta la pasta per dire ho un ristorante italiano. Quando poi mando il CV e non rispondono neanche mi intristisco, nella lettera di presentazione scrivo sempre il punto che ho un ricettario di piatti tradizionali italiani che propongo sempre nei posti dove vado, la caponata era diventato il contorno forte, clienti che mi dicevano che è la cosa più buona che avessero mai mangiato, oppure gnocchi gorgonzola e speck semplici e rapidi si leccavano il piatto, e tanto altro ancora. Ma mi sembra che c'è la tendenza a sminuire la nostra cucina prendendola come specchietto per le allodole, una macchina del caffè italica quattro foto di italiani famosi alle pareti e hai fatto il ristorante italiano, che però propone piatti locali, che è anche facile per le persone che sono abituate a quello, la cosa difficile è fare della vera cucina italiana e fare capire cosa è. Spero che mi sono spiegato in qualche modo, quindi la mediocrità loro è prendere tutto con leggerezza, ovvio siamo noi che abbiamo centinaia di anni di tradizione culinaria. Ma questo l'ho notato in tutto quello che fanno, nell'arte, nella musica soprattutto, il minimo sindacale, tanto è perfetto per un popolo mediocre, il problema è quando si trovano davanti una persona che fa più del minimo sindacale, spesso sono spaesati, avvolte spaventati, per lo più non capiscono perché non ci arrivano culturalmente; con questo non voglio dire che sono il più eccelso cuoco del mondo o il musicista più bravo dai tempi di Mozart, ma in quello che faccio ci metto sempre il mio occhio critico e cerco di uscire dagli schemi canonici dei conformisti, vado oltre.
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[ph. Mirco Lorenzi]
Si è concluso con la prova aperta di venerdì 6 settembre e la festa Mondaino gioca in Europa del giorno successivo il progetto europeo Stronger Peripheries.
Dopo aver lavorato per la prima volta proprio a Mondaino con le sue performers per qualche giorno Hamdi Dridi ha presentato una prima mezz'ora del suo trio Dan(s)e House trio and constellations che s’ispira ai movimenti della cucina contrapponendoli a quelli artistici. Il coreografo, che si fa influenzare anche dalle comunità che attraversa nel ricercare gesti semplici e ripetuti di chi sta lavorando, ha creato con Ewa BIelak, Débora N’jiokou, Lucia Oliveira una partitura in cui i gesti più quotidiani, legati al mondo della cucina, si confondono con l’Hip Hop e le danze tradizionali dei paesi d'origine delle danzatrici. Atmosfere pop e rock bagnate di rosso o blu si addensano in mezzo agli odori forti e inconfondibili della cucina in piena attività che è ospitata sulla scena: ci sono tre tavoli con fuochi accesi e pentole fumanti, forni e piatti da dj. Le tre performers si muovono in questo spazio accordando di volta in volta i loro movimenti ai ritmi della cucina o al richiamo di musiche tradizionali, scuotendo i corpi come durante un rave party. Tra i suoni e i rumori delle pentole in ebollizione, mescolati più spesso alla techno, la coreografia di Hamdi permette a gesti quotidiani di tramutarsi in danza.
La serata di venerdì si è aperta con l'inaugurazione della mostra Alberi di Mirco lorenzi che resterà aperta fino alla fine dell'anno e si è chiusa con un convivio aperto dalle pietanze preparate dalle artiste durante il lavoro in scena.
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The European project Stronger Peripheries came to an end with the open rehearsal on Friday 6 September and the Mondaino Plays in Europe party the following day.
After having worked for the first time in Mondaino with his performers for a few days, Hamdi Dridi presented the first half-hour of his Dan(s)e House trio and constellations, which is inspired by the movements of the kitchen and contrasts them with artistic movements. The choreographer, who is also influenced by the communities he traverses in his search for simple, repeated gestures, created with Ewa BIelak, Débora N'jiokou and Lucia Oliveira a score in which the most everyday gestures, linked to the world of cooking, mingle with Hip Hop and the traditional dances of the dancers' countries of origin. Pop and rock atmospheres bathed in red and blue thicken amidst the strong and unmistakable smells of the kitchen in full activity that is hosted on stage: there are three tables with lit fires and steaming pots, ovens and DJ plates. The three performers move in this space, tuning their movements from time to time to the rhythms of the kitchen or to the call of traditional music, shaking their bodies as if during a rave party. Amidst the sounds and noises of boiling pots, most often mixed with techno, Hamdi's choreography allows everyday gestures to turn into dance.
Friday evening opened with the inauguration of Mirco lorenzi's exhibition Alberi (Trees), which will remain open until the end of the year, and closed with a banquet opened by the food prepared by the artists during their work on stage.
#danzacontemporanea#residenza creativa#progetto europeo#Hamdi Dridi#tandem 11#residenze 2024#stronger peripheries#alberi#Mirco lorenzi
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