#perchè voi non valete
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Saremo noi che vinceremo, anche se poi moriremo Arkansas. Louise fa la cameriera in un fast food. Si vede con Jimmy, che le vuole bene, ma non è contenta di questa relazione.
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Dicono che si raccoglie ciò che si semina, ma sono tutte stronzate. Ho passato il tempo a salvare chiunque fosse nel bisogno mettendoci tutto me stesso, trascurandomi. Tutto ciò che ho avuto in cambio è stato che, appena quelle persone erano di nuovo felici, non ci hanno messo molto ad andarsene via da me, rimasto solo insieme alle sofferenze di coloro che ho salvato. Dicono che nessuno si salva da solo, eppure io ho sempre dovuto contare solo sulle mie forze per stare meglio. Dicono che per amare, prima bisogna amare sè stessi, ma io ho cercato qualcuno su cui riversare tutto ciò che non provavo per me, ma nessuno lo ha voluto. Dicono che chi trova un amico trova un tesoro, ma io dico che si trova solo qualcuno pronto ad accoltellarti alle spalle. Dicono che si torna sempre dove si è stati bene, eppure, nonostante abbia salvato tutti, nessuno è mai tornato. Quelle belle frasi di cui ci riempiamo sono tutte cazzate. Imparate a salvarvi da soli perchè non ci sarà mai nessuno disposto. Non fidatevi di nessuno perchè se no vi morirete solamente. Amatevi perchè nessuno merita il vostro amore quanto voi stessi. Non perdete tempo dietro alle persone perchè il tempo vi appartiene, le persone no. Non fidatevi delle parole dolci e dei messaggi lunghi perchè non vogliono dire nulla e servono solo ad ingannarvi. Non abituatevi alla felicità perchè dopo conoscerete la tristezza e il dolore e senza una corazza non puoi sopravvivere. E diteli quei "vaffanculo", mandate a quel paese, non avete bisogno di nessuno se non di voi stessi. Quel tempo che avete usatelo per voi e per voi solo perchè agli altri non importerà della vostra presenza. Voi valete e questa non è solo una stupida frase di una pubblicità. Fatevi desiderare, ma senza aver bisogno di nessuno. Bastatevi, gli altri sono solo persone e nulla di più. Siate i vostri supereroi e bastatevi.
#cuore vuoto#cuore spento#cuore a metà#cuore mio#cuore spezzato#cuore che piange#cuore a pezzi#ascolta il tuo cuore#cuore che batte#odio il mondo#mondo di merda#mondo marcio#fine del mondo#mondo#mondo sbagliato#io sono sbagliato#io e te contro il mondo#io sono io#io sono l'amore#io sono così#frasi odio#mi odio#odio#odio tutti#Odio me#frasi tumblr#empatico#amici falsi#falsità#falsiamici
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Dipendenti pubblici
Il tema comune dei dipendenti pubblici è che vengono pagati poco. Raga guardate che se avete diritti e garanzie anche quando non producete, riducete gli investimenti, riducete gli investimenti e nel tempo valete poco.
Rinunciate non sò alle 13 esima o alle malattie per 5 / 10 anni , investite quei soldi in R&S creando un sistema che controlli chi, come e dove vengano investiti quei soldi e il vostro salario continuerà a crescere, sennò crollerà costantemente sempre e un pochino di più.
Non volete rinunciare ad un diritto ( chiamiamolo privilegio dato che chi viene dopo di voi non ce l’ha ;) ) e allora ci saranno meno soldi per il futuro e quindi meno soldi e il vostro stipendio varrà meno. Semplice
Ah, e se qualcuno scalza via questo sistema del cazzo perchè non è sostenibile, ancora una volta CAZZI VOSTRI
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"Devo smetterla di corrervi dietro perchè voi non ne valete la pena."
@laughnottocrybabe
#testo mio#frase mie#citazioni#frasi tumblr#tumblr#frasi#frasi tristi#dolore#tristezza#me#amicizie false#non ne vale la pena#pianto#odio#schifo#bambine#bambini#fate ridere
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Venite signori della guerra
voi che costruite i cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite le bombe
voi che vi nascondete dietro muri
voi che vi nascondete dietro scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere.
Voi che non avete mai fatto altro
che costruire per distruggere
giocate con il mio mondo
come fosse il vostro giocattolo
mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dal mio sguardo
e vi voltate e scappate lontano
quando volano i proiettili.
Come Giuda dell'antichità
voi mentite e ingannate
Volete farmi credere che
una guerra mondiale può essere vinta
Ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
così come vedo attraverso l'acqua
che scorre nella mia fogna.
Voi armate i grilletti
perchè altri sparino
poi vi sedete a guardare
il conto dei morti farsi più alto
Vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue di giovani
fluisce fuori dai loro corpi
ed è sepolto nel fango.
Voi avete sparso la paura peggiore
che si possa avere
la paura di mettere figli
al mondo
Per minacciare il mio bambino
non nato e senza nome
non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene.
Cosa ne so io
per parlare quando non è il mio turno?
Potreste dire che sono giovane
potreste dire che non sono istruito
ma c'è una cosa che so
sebbene sia più giovane di voi:
nemmeno Gesù perdonerebbe mai
quello che fate.
Lasciate che vi faccia una domanda
il vostro denaro è così potente
che pensate potrà
comprarvi il perdono?
Io penso che scoprirete
quando la Morte chiederà il suo pedaggio
che tutto il denaro che avete fatto
non riscatterà la vostra anima.
Bob Dylan
(f.b.)
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TITOLO: Jane Eyre (edizione integrale) traduzione di Lia Spaventa Filippi AUTRICE: Charlotte Bronte CASA EDITRICE: Newton Compton COSTO: 3,90€ TRASPOSIZIONI CINEMATOGRAFICHE: molto bello il film del 2011 "Jane Eyre"con Mia Wasikowska e Michael Fassbender GIUDIZIO: 10/10 Jane Eyre è una giovane donna priva di bellezza e di qualità strabilianti, ma dall’intelligenza fuori dal normale e con una grande voglia di affermare se stessa sia come donna sia come persona degna di rispetto, in un mondo che troppo spesso mira solo all’aspetto esteriore. È la storia di una grande figura, un’eroina, creata dalla brillante penna di Charlotte Bronte. Jane sarà protagonista di un amore folle e forse sbagliato, spesso etichettato come impossibile, per via della classi sociali o di un segreto di cui cadrà vittima, nonché di un riscatto femminile condotto nel più bello e combattivo dei modi. Quella piccola bambina ripudiata dai suoi stessi famigliari diverrà una vera e propria forza della natura, in grado di prendere in mano le redini della sua vita e far sì che nessun’altra prenda decisioni per lei. È la storia di una donna che lotterà per poter dire a tutti “Io sono Jane Eyre”, per non appartenere a nessuno e per essere rispetta anche nella sua piccola figura di governante. Esempio attuale per far comprendere a tutte le donne che nessuna è perfetta, che ogni donna è unica ed indispensabile, che non occorre abbassare il capo, ma alzarlo e gridare finché la propria voce non avrà superato quella infida dei pregiudizi e delle critiche. Valete molto più di quello che gli altri dipingono di voi.
NOTE DI LARAGAZZADELLIBRO: Ho avuto modo di leggere il romanzo anche in lingua originale e devo ammettere che, nonostante la fatica e l'impegno, in inglese rende maggiormente ogni stato d'animo della piccola Jane, spaventata dal mondo e con molti pesi sulle spalle. Può quasi essere considerato un delicato quanto mai forte romanzo di formazione, perchè assistiamo alla crescita della protagonista, in un mondo in cui già la sola figura di governante era ritenuta inferiore, ad accrescere il tutto abbiamo il fatto che Jane sia una donna e per giunta senza dote alcuna o famiglia che possa aiutarla. Dall'essere senza futuro, diviene una donna capace di gestire i propri desideri e le proprie scelte, in grado di combattere per ciò che ama e di comprendere quando sia opportuno ritirarsi. Molto bella anche la trasposizione cinematografica del 2011, molto attinente al libro, anche se con un finale leggermente diverso rispetto alla versione cartacea. CHARLOTTE BRONTE nasce nel 1816, i suoi romanzi spregiudicati ed in grado di affrontare tematiche agli altri occhi sconvenienti, furono pubblicati con lo pseudonimo Currel Bell, per combattere l’inferiorità assegnata alle donne. "Fra questi cambiamenti di luoghi e di fortuna credete che avessi dimenticato il signor Rochester? Neppure per sogno. Il pensiero di lui era ancora con me; perchè il mio amore non era una nebbia che il sole poteva dissipare, nè un'impronta sulla sabbia che le tempeste potevano cancellare. Il suo nome era inciso sul marmo, e come il marmo duraturo. Il desiderio di sapere che cosa era avvenuto di lui mi perseguitava."
(da "Jane Eyre")
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Anche se avete esautorato il 5 stelle con le vostre truppe cammellate (E stavate quasi perdendo comunque), non mi farete mai perdere il sorriso. Vi ricordate la battaglia di Stalingrado di 2 post fa? Ecco i risultati: ANNIENTATI! Questa è la verità. In termini numerici il M5S passa dall'avere il 55% dell'influenza governativa ad un appena 18% e questo lo avete voluto voi, non io. Neanche il 18% in realtà, uso questo numero arrotondato per eccesso, precisamente valete 1/6 nella stanza del potere, mentre ieri era 1/2 +1 (il presidente del consiglio). Comunque Draghi un miracolo già l'ha fatto salvando ben 12 famiglie con i 4 ministri del 5 stelle. Grazie Mario! https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2019/11/15/news/il-super-staff-di-luigi-di-maio-agli-esteri-costa-il-doppio-di-quello-dei-suoi-predecessori-1.340907/ Adesso aspettiamo settimana prossima per le nomine di Vice-ministri e Sottosegretari. (Si, sto aspettando di vedere proprio il tuo nome) Io non vi seguo più. Avete mentito spudoratamente agli attivisti che si sono fidati di voi in un suicidio di massa. Una blue whale nascosta dietro a termini di Responsabilità, incisività, truppe cammellate e fuffa. Ai miei occhi, siete diventati peggio di loro, mantenendo una posizione Governativa inutile, vergognosa e scaldapoltrone. Ormai non ci resta che la speranza che Draghi faccia veramente qualcosa di buono, perchè in Voi non l'abbiamo più. P.s. Senza contare che il gruppo F.I. - Mastella ha ottenuto 4 ministeri con il 12%, esattamente come il M5S che conta il 28%. Per l'analisi dei Ministri vomito nominati dovrete attendere il prossimo post. Abbracci stellari. https://www.instagram.com/p/CLOsPzXnuoB/?igshid=1q5ajlh3zgauw
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Le persone vanno via, sapete che vi dico? grazie grazie grazie perchè le persone che valgono qualcosa non se ne vanno , oh si loro si, loro si che hanno le palle. Voi che andate via non valete assolutamente nulla. Quindi grazie perchè di persone così insignificanti non ne ho bisogno e mi fate un favore ad andarvene. Buona vita di merda. ❤
My diary (via @occhidistruttidalsangue)
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Lectio Divina: 18ª Domenica del tempo ordinario (C)
Lectio
Domenica, 4 Agosto, 2019
Le preoccupazioni con le ricchezze
allontanano da Dio e impediscono di servire il prossimo
Luca 12, 13-21
1. Raccogliamoci in preghiera – Statio
Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo; sentiamo il peso delle nostre debolezze, ma siamo tutti riuniti nel tuo nome; vieni a noi, assistici, vieni nei nostri cuori; insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire, compi tu stesso quanto da noi richiesto.
Sii tu solo a suggerire e a guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio Padre e con il Figlio suo, hai un nome santo e glorioso; non permettere che sia lesa da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace; non ci faccia sviare l’ignoranza; non ci renda parziali l’umana simpatia, non ci influenzino cariche e persone; tienici stretti a te e in nulla ci distogliamo dalla verità; fa’ che riuniti nel tuo santo nome, sappiamo contemplare bontà e tenerezza insieme, così da fare tutto in armonia con te, nell’attesa che per il fedele compimento del dovere ci siano dati in futuro i premi eterni. Amen.
Luca 12, 13-21
2. Lettura orante della Parola – Lectio
Dal Vangelo secondo Luca:
13Uno della folla gli disse: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l'eredità».14Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
3. Ruminare la Parola – Meditatio
3.1. Chiave di lettura:
Il testo proposto dalla liturgia per questa 18ª Domenica del tempo ordinario fa parte di un discorso abbastanza lungo di Gesù sulla fiducia in Dio che scaccia ogni timore (Lc 12, 6-7) e sull’abbandono alla provvidenza di Dio (Lc 12, 22-32). Il brano odierno infatti sta proprio in mezzo a questi due testi. Ecco alcuni insegnamenti dati da Gesù, prima che fosse interrotto da quell’ “uno della folla” (Lc 12, 13), su questa fiducia e abbandono:
Lc 12, 4-7: A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
Lc 12, 11-12: Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
È proprio a questo punto che l’uomo interrompe il discorso di Gesù, mostrando la sua preoccupazione su questioni di eredità (Lc 12, 13). Gesù predica di non aver “timore di quelli che uccidono il corpo e dopo non possono far nulla” (Lc 12, 4) e quest’uomo non percepisce il significato delle parole di Gesù rivolte a coloro che egli riconosce come “miei amici” (Lc 12, 4). Dal vangelo di Giovanni sappiamo che amico di Gesù è colui che conosce Gesù. In altre parole, conosce tutto quello che egli ha udito dal Padre (Gv 15, 15). L’amico di Gesù dovrebbe sapere che il suo Maestro è radicato in Dio (Gv 1, 1), e che la sua unica preoccupazione consiste solo nel cercare di fare la volontà di colui che l’ha mandato (Gv 4, 34). Il consiglio e l’esempio di Gesù ai suoi amici è di non affannarsi per le cose materiali perchè “la vita vale più del cibo e il corpo più del vestito” (Mt 6, 25). In un contesto escatologico Gesù ammonisce: “Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non siano intorpiditi da stravizio, da ubriachezza, dalle ansiose preoccupazioni di questa vita” (Lc 21, 34).
Perciò la domanda di quell’uomo che chiede a Gesù di dire al “fratello che divida l’eredità” (Lc 12, 13) è superflua davanti al Signore. Gesù rifiuta di fare da giudice tra le parti (Lc 12, 14) come nel caso della donna adultera (Gv 8, 2-11). Si nota che per Gesù non importa chi dei due ha ragione. Egli si mantiene neutrale nella questione tra i due fratelli perchè il suo regno non è di questo mondo (Gv 18, 36). Questo comportamento di Gesù riflette l’immagine che ci da Luca del Signore mansueto e umile. L’accumulo dei beni materiali, l’eredità, la fama, il potere, non entrano nella scala dei valori di Gesù. Egli infatti usa la questione dei due fratelli per ribadire che “la vita non dipende dai beni” (Lc 12, 15) anche se abbondanti.
Come suo solito, anche qui Gesù insegna per mezzo di una parabola, nel quale ci presenta “un uomo ricco” (Lc 12, 16) diremmo noi un ricco sfondato che non sa che farsene dei suoi beni tanto sono abbondanti. (Lc 12, 17). Ci ricorda questo tale del ricco epuleno che tutto chiuso in se stesso non se ne accorge della miseria di Lazzaro (Lc 16, 1-31). Certo é che questo uomo ricco non lo possiamo definire come giusto. Giusto é colui che come Giobbe condivide con i poveri quei beni ricevuti dalla provvidenza di Dio:“perché soccorrevo il povero che chiedeva aiuto, l'orfano che ne era privo. La benedizione del morente scendeva su di me e al cuore della vedova infondevo la gioia” (Gb 29, 12-13). Il ricco della parabola é un uomo stolto (Lc 12, 20) che ha il cuore pieno dei beni ricevuti, scordando Dio, sommo e unico bene. Egli “accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio” (Lc 12, 21). Nella sua stoltezza egli non se ne accorge che tutto gli viene elargito dalla provvidenza di Dio, non solo i beni ma anche la sua stessa vita. Ce lo fa notare la terminologia usata nella parabola:
Il raccolto: “La campagna […] aveva dato un buon raccolto”. (Lc 12, 16)
La vita: “questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita”. (Lc 12, 20)
Non é la ricchezza in se stessa che costituisce la stoltezza di quest’uomo ma é la sua avarizia che rivela la sua follia. Egli dice infatti: “Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia” (Lc 12, 19).
L’atteggiamento del sapiente invece é molto diverso. Lo vediamo per esempio incarnato nella persona di Giobbe che esclama con distacco: “Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Gb 1, 21). La tradizione sapienzale ci tramanda degli insegnamenti sull’atteggiamento giusto davanti alla ricchezza: Pr 27, 1; Sir 11, 19; Qo 2, 17-23; 5, 17-6, 2. Anche il Nuovo Testamento ci ammonisce su questo: Mt 6, 19-34; 1Cor 15, 32; Gc 4, 13-15; Ap 3, 17-18.
3.2. Domande per orientare la meditazione e l’attualizzazione:
● Cosa ti ha colpito di più in questo brano e nella riflessione?
● Che cosa ti dice il fatto che Gesù rimane neutrale davanti alla questione dell’uomo ricco?
● Credi che l’avarizia ha a che fare strettamente con la condizione sociale in cui uno si trova?
● Ci credi alla provvidenza di Dio?
● Sei cosciente che quello che possiedi ti viene dato da Dio, oppure ti senti padrone assoluto dei tuoi beni?
4. Oratio
1Cronache 29:10-19
«Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora e sempre. Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere. Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l'abbiamo ridato. Noi siamo stranieri davanti a te e pellegrini come tutti i nostri padri. Come un'ombra sono i nostri giorni sulla terra e non c'è speranza. Signore nostro Dio, quanto noi abbiamo preparato per costruire una casa al tuo santo nome proviene da te, è tutto tuo. So, mio Dio, che tu provi i cuori e ti compiaci della rettitudine. Io, con cuore retto, ho offerto spontaneamente tutte queste cose. Ora io vedo il tuo popolo qui presente portarti offerte con gioia. Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Israele, nostri padri, custodisci questo sentimento per sempre nell'intimo del cuore del tuo popolo. Dirigi i loro cuori verso di te. A Salomone mio figlio concedi un cuore sincero perché custodisca i tuoi comandi, le tue disposizioni e i tuoi decreti, perché eseguisca tutto ciò e costruisca l'edificio, per il quale io ho eseguito i preparativi».
5. Contemplatio
Salmo 119:36-37
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
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Viaggio sola: un Erasmus da imbarcare.
Dopo il mio Erasmus in cui il viaggiare da sola è diventato inevitabile mi sono accorta di strani fenomeni che circondano “il viaggio di una femmina sola”. Premetto che io non ho mai avuto problemi a muovermi sola, portandomi dietro a volte anche mia sorella. Le mille pare da parte di tutti i lati della famiglia erano d’obbligo correlate da infinite chiamate. Ma questa volta, probabilmente complice il trasloco a trasformarsi è stato anche l’ambiente intorno a me.
La partenza. L’inizio di questo viaggio è stato pervaso dalla convinzione di tutti i famigliari che: il bus, l’aereo, il treno e la nuova città fossero pieni di stupratori e scippatori in attesa solo del mio arrivo ai diversi terminal. Poi, però, quando sono arrivata ci si è resi conti che magari questi avevano di meglio da fare che stare lì ad aspettare una povera studentessa. Un’altra questione riguarda i soggetti in cui mi sono imbattuta per primi i galantuomini che ti approcciano con la scusa del “Vuoi una mano con la valigia? E’ più grande di te!” Qui, vorrei precisare che la cavalleria fa sempre piacere soprattutto nel caso in cui tenti di leggere il biglietto online e ti trascini dietro 30 kg di bagagli e tu ne pesi 46 ma se rispondo “No grazie” vuol dire no e basta. E si, il no è riferito anche al tuo pene. Successivamente ad accompagnarmi sono stati gli sguardi compassionevoli delle mamme e delle hostess un po’ più anziane che ti guardano come fossi un po’ pure loro figlia mentre ti imbarchi per un volo da SOLA. Signore, potete stare tranquille a casa ci torno e mamma lo so che sono qui.
L’arrivo e il trasloco. Il problema principale dato dall'arrivare in loco è generato dalla necessità di sistemare la casa e la tua piccola cameretta in primis. Quindi nei panni di una Cenerentola moderna (perchè è vero che nei paesi anglofoni sono sporchi) a pulisci e rassetti ma ti fai anche i muscoli per i quantitativi di boccioni di candeggina e MR Muscle usati in tutta la casa e quindi trasportati da te. Dopodichè, ti ritrovi ad acquistare: piumoni, lenzuola ed affini. Cose che tu nei tuoi miseri 20 anni di vita non hai mai considerato acquistabili ma pensavi fosse tua madre a generarli. Ma soprattutto, tra lo stupore dei commessi, non ti sei mai chiesta effettivamente quali fossero le misure in cm di un letto singolo. Dopo questa immane fatica arrivi a casa carica come un mulo e dopo aver sistemato tutto la tua coinquilina sostiene tu abbia un tocco poco femminile. Con tocco femminile vorrei capire cosa intendesse la tipa: lustrini e tappezzeria rosa ovunque?
La permanenza. Beh, senza troppi giri di parole si sa che l’Erasmus abbassa i freni inibitori. O forse è l’alcol. Comunque, non solo in prima persona ma anche osservando l’ambiente circostante, mi sono resa conto che l’idea di cambiare frequentemente partner è tutt'oggi un qualcosa di accettabile solo in senso maschile. Una donna che cambia partner con una certa frequenza viene subito additata come una “easy” anche in un contesto “ovattato” come quello dell’Erasmus. Questo additare continuamente avviene sia da parte di altre donne che da parte di uomini. La cosa di cui ci si rende conto è che questo tipo di “rimprovero” ha infinite conseguenze. Mi sono resa conto che molte delle mie compagne hanno iniziato a non vivere benissimo le feste e magari nel momento in cui bevevano un po’ di più o si sentivano libere di fare tutto quello che da sobrie non avrebbero mai fatto oppure avevano crolli psicologici in cui si sentivano “sporche/poco di buono” per la scappatella della settimana prima. Il nascondersi dietro all'alcol faceva sì che fossero le più “wasted” a fine serata e il maschio (quello codardo ed infimo) era lì pronto ad approfittarsene. Dall'altro canto ciò ha fatto sì che le ragazze vivessero l’Erasmus in maniera molto più frenata evitando magari quei viaggi che si organizzano tutti insieme per non dormire insieme ai ragazzi e sentirsi costantemente giudicate. Perché mantenere la testa ai baldi giovani che vomitano pure l’anima dopo una serata brava è giusto, mantenerla ad una ragazza è un “ma che schifo”. I ragazzi stessi in questa situazione hanno generato una divisione tra le stesse ragazze. La prima categoria rappresentava tutte le “fattibili” ovvero le più attraenti, quelle da portare a letto o che almeno erano di bella presenza. Nel secondo girone vi erano quelle che perchè fidanzate o con canoni estetici non idonei non erano degne delle loro attenzioni e venivano costantemente trattate come l’amica di turno, utile per fare da spalla con la tipa gnocca.
Il rientro. Beh, che dire l’Erasmus è stata comunque un’esperienza meravigliosa e il rientro si è fatto sentire. In primo luogo ad esami e tirocinio conclusi nel momento in cui si parlava dei piani futuri ed io palesavo il mio essere in anticipo con gli esami e le mie intenzioni future (nonché le gratificazioni provenienti dall'università ospitante), i miei compagni di scambio si irrigidivano. Come fossero intimoriti da una ragazza che nonostante fosse più piccola avesse raggiunto dei traguardi anche superiori ai loro e ovviamente in questo contesto non mancavano le battutine sessiste “Chissà a chi l’hai data/ Ma per voi FEMMINE è più facile”. Prendere in considerazione il fatto che fossi brava e capace di mio era un’opzione impensabile per molti. In secondo luogo il rientro a casa è stato pieno di momenti emotivamente destabilizzanti e dall'altro canto mi si sono propinate le medesime scene dell’andata: gente che mi approcciava nei modi più disparati, valige troppo pesanti e mamme non mie che mi guardavano apprensive. La mia appena mi ha vista mi ha detto che ero dimagrita troppo.
Fatto questo piccolo sunto, quello che mi sento di dire a chiunque, ma soprattutto alle ragazze è: NON FERMATEVI. Partite, tornate, fate, divertitevi, superate i pregiudizi e i giudizi. Camminate a testa alta, perchè se ci vuole coraggio ad essere viaggiatori già di per sè ce ne vuole ancora di più ad essere viaggiatrICI. Accettatevi e non vivete le cose a metà solo perchè qualcuno potrebbe pensar male di voi, non ponetevi limiti ed andate. Non negatevi niente, voi ne valete sempre la pena.
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- Pensaci.
Ciao, queste sono parole riferite a tutti coloro che hanno preferito avere ragione che un amico. Ciao. Sono io. Come vi sentite? Io spero potenti e invincibili. Volete sapere come sto io? Bhe dai, voi avete preferito essere invincibili , io ho preferito dei sentimenti un po’ diversi dai vostri, ho preferito essere vulnerabile alle persone, di diventare timido,ansioso,nervoso e sopratutto cattivo dentro. Sapete come ci si sente così? Non lo auguro a nessuno. Perché non sono come voi che augoro il male agli altri. Si l'ho fatto qualche volta quando stavo con voi, voi, capitani del male lontano che arriva come un acquazzone estivo. Adesso mi chiederete, perché hai preferito la timidezza, l'ansia, il nervosismo e la cattiveria? Bella domanda. Ho scelto questo perché se avessi scelto l'invicibilità sarei stato uguale a tutti voi, piccole fotocopie della stessa foto. Guardate il lato positivo dei sentimenti che provo, io non mi stupisco più di nulla, invece voi cadrete, essì che cadrete, cadrete nell'abisso della merda che vi circonda. La merda che avete voluto che fosse subita da me. Quando avete capito che avevate fatto una stronzata a lasciarmi andare siete tornati. Ah si, mi ricordo ancora, “dai esci, come ai vecchi tempi” e mi ricordo ancora la mia risposta, un semplice “no” che ha fatto diventare potente me e perdenti voi. “Perché non sei ritornato con loro? Ora non hai più amici”, mi chiederete ora, bravi un'altra bella domanda, e vi risponderò con poche parole, perché sarei dovuto tornare con delle persone che hanno preferito altro a me? Sono una persona che non dimentica, sono una persona che porta molto rancore, non perdono. Non ho tanti amici, ma penso che quei pochi amici che conto su una mano valgano molto più di tutto ciò che avete fatto voi in anni di rapporto. Sono un guerriero, subisco molto, ma non cado mai, mi rialzo e combatto tutti i giorni. Vivo male quello che potrei vivere bene e vivo peggio quello che vivo male, e voi mi direte “si ma fai una vita di merda” bhe dai ricordatevi che grazie alla merda ti porti il pane in tavola, e con questo voglio dire che un giorno la mia merda sarà il vostro oro. E voi sarete la merda. Sarete delle semplici persone che non valgono nulla, non che ora valete molto, ma voi pensate di essere invicibili, peccato che tra l'esserlo e pensarlo c'è molta differenza. Ecco, voi siete quella differenza, siete l'inutilità della differenza che non viene mai definita o viene definita come il mare o un abisso. Quella differenza che c'è tra voi e me. Quella differenza che voi non riuscirete mai a calcolare perché siete ignoranti e avete preferito divertirvi che ha pensare alla vita che vi circonda. Quindi ora mi chiederete “si ma sei giovane e giusto che pensi a divertirti” si bella frase, bella ma non è vera… perchè, caro lettore, come ti ho gia detto io non mi sorprendo più di nulla, e loro che pensano solo a divertirsi quando finiranno, cadranno nelle grinfie della vita, che non è poi così bella come tutti pensano. Non voglio essere l'esempio di nessuno, non voglio fare pena a nessuno anche perché non è il mio genere di vedere le cose, perché odio vedere le persone che vittimizzano, ma voglio solo farvi ragionare un po’, aprire un po’ quegli occhi marroni/verdi/azzurri/neri che avete. Perché se non aprirete quegli occhi cadrete anche voi nel mare o nell'abisso della differenza, dove ci sono i miei EX-amici. dove ci sono quelli che hanno preferito il materialismo all'amicizia. Ricordo che i regali con il tempo vengono dimenticati e le amicizie mancano se vengono perse. Ma così non è stato per me, è successo a loro. Chi viene lasciato andare non sente la mancanza, la sentono quelli che lasciano andare. Chi se ne va non prova mancanza, prova tanto dispregio, prova emozioni che solo chi l'ha subito può provare. però nella vita, oltre le brutte cose ci sono anche delle gioie. Ritrovare delle amicizie, improvvise, ma cazzo se sono vere. Auguro a tutti di trovare quella persona che vi sa fare stare bene. Lei/lui e te. La stessa cosa. Stesse emozioni, stesse modi di vedere le cose. Adoto vedere che le persone grazie a me riescono a dare il meglio di loro, trovare una persona come te e starci insieme ti fara diventare uguale a lei. I'amico e quello con cui ti puoi sedere sotto un porticato senza dire mai una parola e a poco a poco sentirsi come se si avesse fatto la conversazione piu bella del mondo. Un amico e la migliore che tu possa avere e la cosa migliore che tu possa essere. Cari lettori, se nella vita troverete una persona così, non lasciatela andare via per nulla al mondo, non perdertevela perché non tutti hanno la fortuna di trovare il sosia di se stessi. Alla fine come ti senti te? Chiederete voi, hai parlato di tante cose di amizie perse, di vita e di amicizie casuali. Come mi sento io? Bhe, dopo tutto questo io sono colui che alla fine di tutto non è caduto. Colui che fino a questo punto della vita ha vinto. colui che ha dovuto perdere per vincere. Nella vita entreranno molte persone a darti fastidio o per migliorartela. Un vero amico non è colui che lo è da piu tempo, ma è chi è arrivato e non se ne piu andato. Caro lettore. Penso che tu sia arrivato alla fine dei miei pensieri. Un viaggio inmenso nelle sinapsi di un pazzo. Avrei tante frasi da dire ancora. Sono giovane. Ma ho vissuto abbastanza per parlare.
-Umberto Finotto
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Perchè voi (non) valete: la pena più diabolica.
Narrare rappresenta l’unico modo che l’essere umano possiede per far conoscere la propria storia. Non è possibile, infatti, presentarsi al mondo se non narrandosi.
Così anche per le donne narrare costituisce l’unica strada che possiedono per far conoscere la propria storia, per presentarsi al mondo, di là da schemi sociali e stereotipi.
Mala storia delle donne è storia di appropriazioni indebite…
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Guardatevi, sempre qui a rebbloggare post depressi e non, a condividere pensieri e frustrazioni e a dare tutti voi stessi. Vi osservo, guardo le domande che vi scambiate, gli anonimi non ricambiati e quant'altro. Credetemi siete fantastici. Imparo più da voi tumbler che da chiunque altro. E non dite che non valete niente, perchè nessuno di noi è saggio o supremo ma voi, con i vostri modi di fare e semplicemente essendo voi stessi, riuscite a dare, se non altro a me, una lezione sul come comportarsi e come affrontare la vita. Quindi grazie e non dubitate mai di voi, bensì non cambiate e se vi mettete in dubbio sappiate che c'e qualcuno, da qualche parte, che vorrebbe invece essere come voi. Capaci di affrontare la vita. Come voi.
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Caro professore,
vorrei dirle tante cose che non ho detto oggi, in aula,davanti a tutti. Forse perchè non sono forte come sembro, forse perchè la voglia di stare in silenzio era maggiore della voglia di dirle tutto. Forse perchè negli altri continuo a vedere dei piccoli mostri pronti a giudicare, ad assalirti, a divorarti. Ci sono volte che non li vedo, volte in cui queste piccole allucinazioni restano al loro posto. Queste minuscole bestioline sanno entrarti dentro con infallibilità da maestre quando a infilarle è un mostro più grande di loro. Forse non le ho detto niente perchè oggi quelle parole, tante parole che le uscivano da bocca, circolavano nell’aula fluttuando leggere, quasi malevole, quasi come condanne a morte. Fluttuavano e ciascuno le osservava, guardandosi attorno, all’erta, guardinghi. E sa, professore, c’erano alcuni di noi più all’erta di altri. Si riconoscevano a primo impatto, li potevo contare. Erano più tesi, si guardavano più attorno, alcuni guardavano le mani, altri i piedi, nessuno guardava lei, nessuno guardava nessuno. E poi c’erano altri invece rilassati, che continuavano a chattare con l’iphone, oppure a scartare una caramella. Io li osservavo, i loro movimenti tranquilli mentre accartocciavano palline di carta per chissà quale scopo, e intanto sentivo montar dentro una paura talmente grande da far formicolare mani e piedi. Tante, piccole formiche fluttuavano nei miei arti, e i soliti suoni si dilatavano, come se nell’aula improvvisamente fosse calato un dissennatore, ma che dico centinaia di dissennatori. Scusate la punteggiatura, ma ho talmente tanto da vomitare da non riuscire a preoccuparmi anche di questo. Lei ci guardava tutti con una sfrontatezza, le posso dire, che trovavo fin troppo audace, fin troppo invadente. Mi dondolavo nella mia scomoda sedia e cercavo di concentrarmi sul trascorrere del tempo, sul fischio del microfono, su quante mattonelle componessero il pavimento di fronte a me. Avrei voluto dirle di parlarne in altri luoghi, avrei voluto chiudere le porte e finestre e dirle di parlarne piano; avrei voluto che non ci fosse tutta quella gente, perchè nonostante mi ripetessi costantemente il contrario, continuavo ad avvampare convinta che stesse parlando con me. Attraverso quelle sue lenti magiche e odiose non guarda nessuno e forse guarda tutti. Lei parlava, e parlava assai, e pure forte. Io guardavo lei, di sbieco e poi subito gli altri, tutt’attorno a me. Che penseranno? mi chiedevo. Che penseranno di noi? Mostriciattoli, tutti. E lei, professore, ha fatto anche ridere molti di loro con qualche battuta. Gliela perdono, so che lo fa per non far si che si distraggano. Qualche risata fa bene, e vabene. E intanto li vedevo ridere, li sentivo ridere. Mi si ghiacciava tutto. Sentivo i loro commenti a mezza voce. Sentivo la mia solitudine montare, piano. Sentivo il mio cervello dilatarsi nel sangue che pompava veloce. Intervallo e finalmente bagno. Bagno solitario, bagno da sola. Uno specchio, mi ci guardo, son normale. Son me stessa, niente di diverso. Un respiro, due respiri. Le ragazze, due di loro, non son mostri, mi si confidano. Lei mi racconta, mi parla di quanto le sue parole l’hanno trafitta. Stava parlando anche a lei, non a me sola. Io la guardo, lei mi si confida, mi confida che gli altri son stati tutti dei mostriciattoli con lei, che le hanno riso un po’ dietro, che l’hanno fatta sentire a disagio. Io la guardo, è tanto triste. Sembra talmente infantile dire così, ma è la più pura verità. Era tanto triste, professore, Tanto,davvero. Le ho sorriso, o almeno ho tentato. E lei mi ha sorriso, almeno ha tentato. Poi mi è esploso qualcosa dentro, puff. Ho iniziato a piangere, sconvolta. Mi son toccata gli occhi, li ho asciugati, è iniziata la vergogna, totale. Mi ha sorriso, un po’ imbarazzata ma non ho visto un suo giudizio, non credo di averglielo mai letto. Son fuggita in bagno, chiedendole scusa. Mi son chiusa nel cubicolo,ho serrato la porta. Cosa mi è preso? Che cazzo fai? mi sono iniziata a dire. Non lo so che mi è preso, ho chiuso gli occhi ed è stato tutto daccapo. Uno stesso,identico film, sempre lo stesso. Un garage, una stanza buia, una stanza d’albergo, il sapore del sangue, l’odore di sperma, la puzza di sudore, la nausea alla bocca dello stomaco. La testa che gira professore, gira e gira. Lucia mi ha bussato, son andati tutti via, esci dai. Son uscita,ci siam sedute. Siam state in silenzio. Mi ha offerto un caffè. Le ho sputato fuori che schifo che è ricordare. Ha confessato che è lo stesso per lei; mi ha raccontato quanto le sia difficile ricordare, parlare, rivivere. Piccoli singhiozzi, petti che si alzavano e si abbassavano. Si potrebbe comporre un quadro, una poesia, una sinfonia che contenga tutte le emozioni che proviamo quando vogliamo scoppiare. Quando minacciamo di scoppiare. E’ stata dura, professore, tornare in quell’aula e sentirsi dire direttamente quello che cerchiamo di negare ogni giorno. E’ stata dura, davvero; è stata dura e forse non saremmo rientrate se non avessimo saputo quanto si sarebbe arrabbiato. Siamo rientrate, a testa bassa, le mani sudate, ci siam sorbite tutte le sue supposizioni, le sue giuste teorie e i suoi sfottò (bonari si intende). Abbiamo guardato l’incredulità negli occhi dei nostri vicini, sconvolti che al mondo ci siano donne capaci di farsi ridicolizzare, umiliare, violentare. Insozzare. Ti senti sporca, professore, ti senti sporca dentro. “Io avrei reagito” la mezza voce di qualche mostriciattolo ignaro. E il suo sguardo indulgente,professore. Non è così semplice, ragazzi, ci ha detto. E non è sceso nei particolari, li ha lasciati tutti sul filo della loro beata ignoranza. Ci vorrebbero ore che non abbiamo per spiegarvi cosa succede. Abbiamo letto l’indifferenza di altri, convinti nel profondo che la cosa non avrebbe mai potuto toccarli, che non avrebbero mai dovuto preoccuparsi di poter essere così deboli, così sciocchi. Ha bruciato, professore, brucia ancora. Brucia la ferita che non si rimargina, brucia dalla voglia di alzarmi e gridare sulle loro facce impassibili che no,non se lo immaginano. Che no, non possono saperlo. E che no,non si sarebbero ribellati proprio a un bel niente. Non avrebbero saputo far meglio di me, non avrebbero potuto difendersi meglio di me, e non avrebbero saputo proteggersi meglio di me. E brucia,professore, quando futura psicologa sento di non riuscire ad avere ancora il controllo su una parte così importante di me, su un’emozione così complessa e non elaborata. Brucia quando descrive in minuziosi dettagli la dipendenza affettiva di questi “soggetti”. Quando soggetto sono anch’io, e arrossivo di vergogna perchè non riuscivo a poter essere maturo nel mio futuro ruolo di terapeuta, ma ero lì,inerme,sentendomi cavia da laboratorio. Un criceto stupidino sul tavolo da lavoro. E quei piccoli mostriciattoli miei colleghi passarmi accanto con i loro occhiali,le loro lenti di ingradimento e le loro teorie. “Professore ma questo rincorrere,questa dipendenza affettiva dall’altro non potrebbe essere una forma di egoismo?” E io lì,professore, a mordermi l’anima e gli occhi perchè avrei voluto scuoterla talmente forte da farle cadere gli occhiali per spiegarle come si vede quando non si ha più niente per vedere. Per spiegarle come si diventa quando non si vede da dove arriverà il colpo. Quando affidi te stessa nelle mani di qualcosa di inconsistente, quando ti alimenti di cure inesistenti. E lei, paziente, ha spiegato che no,per fortuna non si fanno giudizi morali, non si giudica una persona sofferente. E che no, la loro dipendenza nasce probabilmente da una carenza di cure materne,affettive; quando in effetti il nucleo familiare non consente un desatellitamento, quando la bambina non sente di essere amata incondizionatamente ma anzi, sente che deve guadagnare ogni giorno l’affetto di chi ha attorno e allora mette in campo le strategie migliori per ottenere cura,protezione,affetto,calore. Sviluppa efficacemente le proprie doti empatiche, per compiacere e riconoscere qualsiasi segno di debolezza dell’altro in modo da riuscire sempre più ad esser presente, ad accudire, a far del bene,a meritarsi quell’abbraccio mai ottenuto. E come ha parlato bene,professore. E come prendevano appunti,tutti. Ho guardato il mio foglio bianco, ho disegnato qualche scarabocchio per non star troppo ferma. Ha guardato spesso dalla mia parte, non so cos’ha pensato. L’ho odiata tanto, obbligarci a guardarla in faccia. Succede a molte di voi,ragazze. Ed è terribile il meccanismo che si innesca. E le domande stupide dei piccoli mostriciattoli, e la tua voglia costante di essere dalla loro parte dell’aula. Di esser stupida come loro. Di essere insolente come loro. Di ridere come loro, con quei dentini infami di un’empatia forse non ipersviluppata come noi stupide excrocerossine. Lei ha voluto leggerci un brano, di un libro bellissimo,ragazze,ve lo consiglio. Libro che ho già letto e riletto almeno cinque volte. Donne che amano troppo, e ha fatto la sua faccia di chi la sa lunga,e le avrei voluto chiedere con la stessa sfacciataggine di chi rideva, l’hanno mai obbligata a far sesso? Avrei voluto chiedere a ciascuno di loro, vi hanno mai tolto la voglia di essere voi stessi? Hanno mai instillato nei vostri più profondi pensieri che era vero, che era vero che i vostri genitori non vi amavano? Che eravate solo un peso per loro, che avrebbero voluto non avervi mai fatto. Che i figli di divorziati sono un errore. Che avrei fatto meglio a crescere, a separami da loro. Vi hanno mai convinto che non valete niente? Che qualsiasi estraneo riesce meglio di voi in tutto e che se qualcuno vi guarda è solo perchè voi volete in realtà farvi guardare. E allora se volete afarvi guardare è solo perchè in fondo davvero sapete di non contare nulla e che senza di loro non sareste niente, sareste soli. E soli ci siete diventati davvero, vi guardate attorno e non c’è altro che lui, non c’è famiglia,vi odiano tutti, gli amici altrttanto, l’unversità l’avete mollata perchè tanto non farete mai niente con quella laurea, perchè tanto lui già lavora e voi invece siete stupide, cretine attaccate ancora alla filosofia, alle poesie,a lle belle parole. quando poi non vi serviranno a niente e dovrete soltanto accollarvi ad un uomo in grado di mantenervi. ecco perchè vi odia, ecco perchè odia le donne,perchè sono tutte puttane, non importa quanto gli ripeterete di amarlo e di rispettarlo, lui non vi rispetterà mai perchè per avere rispetto dovrete meritarlo e finchè non lo meriterete lui non vi consegnerà che poche briciole del suo affetto e stima. e la vostra ansia diventerà una specie di ulcera che si cberà del vostro intestino, del vostro stomaco,e avrete perennemente voglia di non aver incontrato un amico alla stazione, o di non aver mai preso il treno se aveste saputo di incontrare un’amica che lui non sopporta. vivrete in simbiosi con il cellulare e tremerete quando troverete una chiamata persa o un messaggio non letto. e quando non prenderà,quando non ci sarà campo, quando sarete in ritardo, quando sarete in anticipo, quando ci saranno 30 gradi e dovrete girare con pantaloni e camice abbottonate. quando avrete paura di ogni singola botta, e ancora la avrete dopo quattro anni,ancora dopo cinque. Avrei voluto raccontarvi di come ci si sente a sentirvi ridere, a sentirvi increduli, sconvolti che al mondo esistano persone tanto deboli, quando voi lottate ogni giorno e ogni giorno con lo specchio per ricordarvi che la vostra forza è stata non arrendervi. Che la vostra forza risiede nell’amore per gli altri,nell’amore per la vita, nella fiducia negli uomini che ancora non vi fa odiare l’uomo che vi ha messo spalle al muro. E voi che ridete di me, voi che dite che lo avreste mandato all’ospedale o che avreste chiamato la polizia, voi non sapete che significa amare talmente qualcuno da sacrificare voi stessi per la sua felicità. Non potete sapere quanto ci si sente annientati, impotenti, e quanto si lotta ogni giorno per ricordare a voi stessi di essere più forti, di essere riusciti a superarlo, di essere liberi dai ricordi, liberi dalle ossessioni, dalle ansie. E scoprire invece ogni giorno di esserne ancora schiavi. E riprovarci ogni giorno daccapo. Con le stesse paure di far presto, di non far ritardo, di rispondere in fretta al telefono, di giustificarmi, di avere ansia, ansia per i programmi, per gli schemi, per far quadrare tutto, perchè tutto non infastidisca gli altri, perchè tutto abbia un suo corso, perchè non ci siano intoppi. Non ho parlato professore, perchè la lotta interna continua e continuerà sempre. E perchè avevo,si, troppa paura per farlo. Ancora non sono diventata forte come vorrei. Ci diventerò, stia certo.
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