#per questo sabato
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Orari indecenti, non troppo bene a lavoro, pensieri per la testa sempre inerenti a questo + mal di pancia da oggi pomeriggio non so nemmeno io per cosa. :)
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La smettete di farlo piangere non ce la faccio più
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#questo video per festeggiare che lollo pelle e' riuscito ad andare ad un ritiro europeo con l'italia#senza lasciare il ritiro a 24 ore dal volo#ora probabilmente si rompera' sabato ma per dire
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Il dono
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Gli anglofoni in genere, per indicare che la donna sta dando piacere all’uomo con la bocca dicono che “she’s givin’ head” cioè "lei sta offrendo la testa”. Ed è per questo che ti apprezzo, amore mio: amo il tuo dono quotidiano per me. Cascasse il mondo, non lo hai mai fatto a tuo marito e mai glielo farai. Ma non esiti a venire a casa mia e a metterti in ginocchio tra le mie gambe, per darmi il privilegio di entrarti in gola come e quanto più mi piace. Ci staresti le ore, così. Ormai l'ho capito.
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E con il mio uccello in bocca, pian piano sei diventata una vera maestra, di quest'arte nobile e delicatissima. Amo il fatto che tu sia una donna di cultura altissima e l'insospettabile, fedelissima moglie del famoso architetto del quarto piano. Ci siamo conosciuti qualche settimana fa in ascensore, appena sono arrivato in questo condominio, conseguenza del mio nuovo lavoro in questa città. Pochi convenevoli e c'è stata da subito un'incredibile chimica, tra noi.
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Il tuo sorriso, il tuo odore e i tuoi occhi di fuoco mi hanno catturato immediatamente. Non sai neppure tu come sia potuto accadere. Ma comunque, eccoci qui: io e te. Siamo due amanti segreti. Pieni di sensi di colpa per un amore che forse non ha alcun futuro, ma solo un presente pieno di sesso e passione travolgente. Ci incontriamo con gran circospezione attorno alle tre. Tu sei appena tornata da scuola e hai sbrigato le faccende di casa. Tutto avviene mentre dopo pranzo i tuoi figli riposano in camera o fanno i compiti.
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Ci amiamo rigorosamente solo dopo che lui è uscito nuovamente da casa e tornato al suo studio. Con la scusa del bucato da stendere o di dover prendere qualcosa in cantina, vieni da me e immediatamente mi regali la tua bocca. Ormai mi faccio trovare da te direttamente nudo dalla cinta in giù. Ogni giorno mi bevi avida. Solo al pomeriggio del sabato, giorno in cui nel pomeriggio tuo marito va a giocare a biliardo al circolo, ci permettiamo di unire le nostre anime, di sovrapporre la pelle e quindi mi ti concedi tutta.
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Io ricambio il tuo dono, leccandoti e facendoti godere tantissimo: fino a farti dire basta. Poi, per un po’ adoro e onoro i tuoi seni. Che sono sodi, gonfi di puro piacere e di una bellezza che mi stordisce. E i tuoi capezzoli turgidi hanno il profumo e il sapore del puro peccato. Sei una meravigliosa creatura erotica. Infine, t’accarezzo e t'avvolgo col mio amore dalla testa ai piedi. Tutta ti devo amare. È il modo più bello e giusto tra noi, per possederci reciprocamente ed entrare in una comunione profondissima, mai provata prima da entrambi.
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Ti godo sempre stando in un concentrato e rispettoso silenzio. Solo dopo che siamo sazi di noi e abbiamo finito le energie, esaurito lo scambio emotivo, ti guardo arrossire di vergogna e di rimorso. Mentre sorridi comunque soddisfatta e piena del mio seme ovunque. T’aiuto a ricomporti e infine ti do delle sonore pacche sul culo. Che ti piacciono da morire, perché ti fanno tornare ragazzina. Non riesci proprio a pentirtene: neppure io.
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La tua bocca e i tuoi seni io me li sogno la notte. Mi confessi davanti a Dio che Il mio corpo ti fa impazzire. L'amore proibito è sempre quello più saporito e gradito al cuore. E al corpo. Questa, che piaccia al cielo o no, è la nostra comune, vera, assolutamente deprecabile, illegale droga. Necessaria a entrambi per far continuare a vivere le nostre anime reciprocamente innamorate. Fuoco rovente di due cuori senza alcuna speranza di un futuro.
RDA
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ho un'età che mi permette di assistere alla forma adulta di chi ho visto essere bambino e questo vuol dire che questa fase per me è passata, ma riesco a prenderne coscienza soltanto attraverso l'evoluzione di altri perché io mi sento sempre la stessa, neanche un centimetro spirituale in più. ancora più straziante è guardare invecchiare le giovani figure adulte che hanno costellato la mia infanzia o adolescenza. zia si è fatta la tinta bianca ai capelli, li ha sempre avuti scuri, soltanto dodici mesi fa era mora. in un anno li ha schiariti sempre di più fino al bianco. dice che è stanca di fare la tinta ogni mese, lascerà che i suoi bianchi naturali crescano confondendosi con il nuovo colore. e poi forse non metterà più lo smalto e neppure il trucco il sabato sera. la vecchiaia quindi è l'abbandono del superfluo? o è l'abbandono di sè stessi? la tinta è davvero così superficiale oppure è un atto di resistenza? forse non sempre, forse qualche volta. questi movimenti viscidi del tempo che striscia lungo i pilastri solidi della mia esistenza mi mettono a disagio. probabilmente perché li sento anche addosso. probabilmente perché senza accorgermene sono diventata un pilastro della mia stessa vita anche io. probabilmente perché mi sento violata, impotente, non come uno stupro, è una violenza diversa, una violenza dolce, subdola, ingannevole, inesorabile. forse sono in ritardo, forse è troppo tardi per tante cose, forse gli altri sono in anticipo, forse si sentono in ritardo anche loro. da giovane la mia bisnonna aveva sempre uno zigomo gonfio, o un occhio nero, o una frattura da qualche parte. poi suo marito è morto e lei ha iniziato a mettere il rossetto, i gioielli e il profumo. io ero bambina, molto bambina, la ricordo come una delle donne anziane più eleganti che io abbia mai visto. è morta sulla soglia dei cent'anni con le labbra rosse, non è mai stata in ritardo. credo che la resistenza si manifesti sempre di rosso. vorrei passare lo stesso colore sulle mie labbra, per firmare queste parole con un bacio stampato sul foglio, ma il tempo della carta è passato
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super top wow!
10 donne si devono mettere d'accordo. Una propone 3 idee grafiche. SONDAGGIO PER DECIDERE LA GRAFICA Vince ovviamente la può scrausa, perchè una non ha gli occhiali, una detesta il blu, l'altra non crede che la grafica sia in tinta col colore delle sue unghie. Vabbè. Tutte d'accordo? Si va avanti col lavoro? Avanti! Però... uhm... ma a me piacerebbe il titolo in verde coi contorni gialli. A me viola. Io nero. SONDAGGIO PER SCEGLIERE IL COLORE DEL TITOLO Eh però adesso sta male il contorno. SONDAGGIO PER SCEGLIERE IL COLORE DEL CONTORNO Super. Top. Wow! Sì, però... C'è qualcosa che non ti convince? Dillo, cara, qualcosa non ti garba? Dillo, tranquilla. Anche se la grafica ha lavorato sabato e domenica gratis per questo gruppo di svitate, parla pure. Che c'è? A me piaceva di più il primo progetto. Ad altre piaceva di più il primo progetto? SONDAGGIO PER RI-DECIDERE LA GRAFICA Ok, ora però il titolo nero sta male. SONDAGGIO PER RI-SCEGLIERE IL COLORE DEL TITOLO Uh, però c'è un'amica di una mia amica che ha il fidanzato che lavora presso XY che ha detto che con l'intelligenza artificiale se prendi una foto e poi le parli, quella cambia da sola. Posta la foto dell'amica, dell'amica dell'amica, del fidanzato dell'amica dell'amica. Vabbè, ma quindi? No, niente, era così... per condividere. SONDAGGIO PER SCEGLIERE DI NUOVO IL COLORE DEL CONTORNO
Insomma, torno dopo 2 ore di lavoro e trovo 450 messaggi e 6 sondaggi. Mi permetto di dire la mia con la pacatezza che mi contraddistingue:
"Oh, adesso però avete rotto il cazzo. In due ore non solo non avete combinato niente, ma siete pure tornate più indietro del punto di partenza. Pare una riunione del PD. Abbiamo una grafica? Sì. Ha le competenze? Sì. Quindi decide lei. Punto! Se trovo un altro sondaggio, mando a monte il progetto. Chiaro?"
Dopo 2 minuti: Brava! Lo stavo per dire io! Sei troppo SUPER! TOP! WOW!
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Cristo santo... non ce la faranno mai.
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Buongiorno, stavo riflettendo sull'abominio che è avvenuto ieri, a cui per fortuna non abbiamo assistito
Ho solo una domanda da fare, ma come cazzo è possibile.
C'è chi menziona Geolier, ma Geolier il famoso 60% l'ha avuto su 5 cantanti, non su, boh quanti ne erano, 12/13?
È una forbice di voto che non ha senso
Unica cosa che posso dire è che Sanremo ha dimostrato che gli italiani non votano, perché il boomerazzo medio o lo spettatore sanremese non ha votato Geolier, a votarlo è stata principalmente la sua fanbase che ha schiacciato tranquillamente il voto dello spettatore sanremese.
Parliamo del boicottaggio, alcune persone che solitamente votavano quest'anno hanno "abbandonato la barca", quindi indubbiamente ancora più easy schiacciare il voto dello spettatore medio.
E quindi la mia conclusione è che qualcosa puzza, sicuramente i s1onisti d'Italia hanno preso a cuore la situazione e hanno fatto la Geolier move, ma il gap continua ad essere troppo ampio, e non mi stupirebbe se sotto ci fosse qualcosa di losco, approfittando appunto dell'abitudine italiana di non televotare
E vi dirò di più, 99% questa disasterclass non è successa solo con noi
Perciò amicɜ io so già quale sarà l'esito di questo circo sabato, e se posso essere brutale: è quello che meritano di assistere gli eur0fans che proprio non ce la fanno a tenere la TV spenta.
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Devo resistere all’impulso di autocommiserarmi perché peggiora solo le cose, ma è durissima dato che tutto va in vacca, compreso un grosso numero di ambiti di cui tendenzialmente non parlo e di cui raramente ho parlato. D’altra parte, già scrivere di voler astenersi dall’autocommiserazione corrisponde in parte a commiserarsi (ratio del Sabato del villaggio vince 100 a 0 su tutto) e tanto mi faccio bastare. Solo interventi molto drastici sulla mia vita – che comunque esulano dalle mie possibilità fattuali – potrebbero salvare una piccola percentuale del futuro che mi aspetta. Sono a tutti gli effetti in una bolgia e mi faccio pena quando mi balocco al pensiero dei miei miseri successi accademici come se se ne potesse ricavare salute, serenità, quiete. Le questioni pressanti sono ben altre dal non sapere se riuscirò mai ad andare in Svezia a fare la borsista o meno. Qui mancano proprio le basi per condurre un’esistenza che non sia atroce, e da ogni punto di vista. Anche dal punto di vista finanziario le cose si mettono piuttosto male, e in questo la colpa ricade tutta sua mia madre che fa dello spendere in ciarpame l’unica sua ragione di vita. Considerando che non so se mai potrò avere un mio reddito che non sia passivo (proveniente da eventuali immobili sfruttati a questo scopo e da una quantomai fantomatica micro-pensione di invalidità INPS) anche in questo senso il futuro non mi arride. Ma questo è uno di quegli argomenti che mai toccherò da queste parti. Ecco, ho ceduto all’impulso, dopotutto. Non risuccederà; l’unico mio appiglio sono stoicismo e imperturbabilità a ogni evento, esogeno o endogeno che sia. E anche quando la malattia mi stringe nella sua morsa più venefica non devo dimenticare di dedicare allo studio un tetto minimo giornaliero. Ho bisogno di mantenere il pensiero lubrificato, il lessico agile e pronto a descrivere ogni sorta di nefandezza, se necessario anche di addolcirla, e a questo fine la padronanza di ogni meandro di ciascun registro linguistico è di indispensabile necessità. Mi concederò eventuali sfoghi, d’ora in poi, solo a patto di rimanere vaga, di farne occasione di esercizio stilistico e di contatto parasociale. Basta dunque coi dettagli (per me) morbosi e superflui a meno che di fronte non abbia un potenziale risolutore che quindi non può prescindere dal conoscere a fondo quello che mi accade. Per il resto, pipa, gambe in spalla costantemente, libri e studio quando concesso, impermeabilità agli eventi. Nonostante nel 2025 il confronto sia pane quotidiano e misurarcisi tutt’altro che una banalità, ma al contrario una palla al piede che ostacola il tentativo di impermeabilizzarsi. Era molto più facile avere una vita di merda prima di Zuckerberg e di tutto il paradigma comunicativo cui ha dato la stura e che d’ora in poi per noi tutti sarà ineliminabile dal nostro stesso tessuto di vita (e francamente non mi capacito di come ne abbiamo fatto la nostra normalità senza fiatare).
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LA LETTERA DEL TRADIMENTO
Mi è difficile scrivere questo post, a dirla tutta non so neanche perché rendo pubblico questo mio sentimento, cosi grave e profondo che sto provando.
Forse una sorta di liberazione personale, di qualcosa che ho dentro e che fa tanto male. Un qualcosa che farà sicuramente sorridere con perfidia alcune persone che mi sono consanguinee. Se mi leggeranno, dai loro profili blindati e privatissimi.
Oggi sono passato da mia madre, semplicemente per scrivere la lista della spesa da farle domani. Quella settimanale del sabato a cui lei ci tiene tanto ancora. Oltre a sistemarle le medicine nei porta pillole.
Il taccuino su cui scrivevo, per poi strappare il foglio e mettermelo in tasca, è finito. Cerco nello scrittoio e trovo un quadernetto di quelli tascabili. Si la lista della spesa l'ho scritta, ma tra quello che mi sono messo in tasca con un cura, c'era anche una paginetta scritta. Tempo fa.
"Settembre 2015", così inizia la paginetta. La calligrafia è quella di mia madre, non ci si può sbagliare. Il tratto della penna più fluido e deciso, non tremante e pieno di pause come quando scrive oggi.
Sono passati nove anni da quella confessione scritta su quella paginetta. Uno sfogo che mia madre ha scritto, nello sconforto e nell'incredulità più totale. Un dolore, il suo, che penso sia riuscito a sconfiggere la sua resistenza mentale un anno fa. Facendola precipitare in un declino cerebrale senza ritorno.
Ho letto poche righe per capire il contenuto, l'ho messo in tasca e poi con calma me lo sono letto a casa. Il tradimento.
L'essere traditi porta a una condizione interiore di crollo delle tue certezze, un punto fermo e d'appoggio che viene a mancare. All'improvviso. La certezza dell'incertezza, comprendere che chiunque faccia parte della tua vita può farti volutamente del male.
Questo sentimento diventa devastante quando a tradirti, a pugnalarti alle spalle, è un figlio. Un essere umano che hai voluto, accudito e protetto. Ma che al momento di diventare un uomo ti violenta il cuore, depreda di tutto materialmente e sentimentalmente. Lasciandoti solo e completamente privo di ogni certezza, con la consapevolezza di quanto spietato possa diventare un essere umano.
Le sue parole lette tutte d'un fiato con il cuore in gola mi hanno lasciato una devastazione interiore, alzando lo sguardo dal foglio ho guardato i miei figli. Ho provato a immaginare se uno di loro, in futuro, si comportasse come mio fratello ha fatto con mia madre. E ancor prima con me.
Chi conosce la mia famiglia sa. Alcuni nonostante sentenze e giudizi definitivi ha scelto di seguirlo, di appoggiarlo, altri di trovare soddisfazione personale per quanto successo. Attestati di solidarietà, di conforto mai pervenuti. Un senso di pietà per le loro anime aride lo provo comunque, anche se da anni ho cercato di alzare muri a protezione. Per non sentire, per non vedere.
Faccio del mio meglio per far ricredere mia madre sul fatto che un figlio sa anche essere parte e sostegno, della vita di un genitore, fino alla fine. Lo farò anche quando la sua ragione, oramai compromessa, non ricorderà più neanche chi sarò io.
Oggi era felice che gli facessi la spesa, oggi aveva tanta voglia di dettarmi la lista della spesa, contenta di essersi ricordata tutto. Senza dovermi dire "c'era ancora qualcosa ma non me lo ricordo".
Se devi dimenticare qualcosa, madre, dimentica il dolore che ti ha provocato. Dimentica lui e continua serena con me.
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Fare dolci, scambiarsi le coccole e poi scopare finché non arriva la pizza per concludere la serata davanti alla partita.
Questo è il sabato che vorrei vivere
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È da un paio di mesi che faccio lezione di italiano a un ragazzo una volta alla settimana.
Avevo intuito che questo ragazzo fosse abbastanza ricco perché: 1. È giapponese ma ha fatto le superiori in UK (e non è una roba normale qui) 2. Vuole migliorare l'italiano perché mi ha detto che vuole aprire un business in Italia 3. I suoi hanno un'azienda e lui "lavora" lì.
Fin qui okay, cioè ci sembrava che fosse ricco però insomma ricco come potrebbe essere ricco uno che ha un'attività media (che so, una concessionaria, un negozio di immobili ecc).
Sabato ci vediamo per l'ennesima lezione e mi dice che prenota una stanza dove possiamo parlare liberamente. E io pensavo fosse tipo una sala di una biblioteca pubblica, una cosa del genere. Arrivo in stazione e mi viene a prendere e mi fa entrare in un palazzone gigante che pare più un albergo 5 stelle. Penso:"Ma dove cazzo mi sta portando?". Entriamo in questa sala molto bella con delle riproduzioni di quadri, un tavolo gigante e delle sedie comode.
Gli chiedo:"Come fatto a conoscere questo posto?" Mi fa:"Ah io abito qua"..
AH.
Facciamo conversazione come sempre, poi alla fine gli dico:"Ah comunque Mercoledì non ci sono perché vado ad un concerto"
Lui:"Ah sì? Chi vai a vedere?"
Io:"Ah non so se lo conosci, si chiama Miyavi"
(Ora per favore prima di continuare andate un attimo a leggere chi è Miyavi e fatevi una stima di quanto è famoso e quanti fan può avere in tutto il globo. Poi continuate a leggere questo post).
Lui risponde:"Ah sì certo che lo conosco! Abita anche lui qui. È mio vicino. Siamo sullo stesso ascensore!"
...
...
...
#sono passati quasi 2 giorni e io sono ancora SCONVOLTA#1. io immaginavo che questo fosse ricco ma non COSÌ TANTO RICCO#2. sono entrata nel palazzo dove ABITA uno dei miei ARTISTI GIAPPONESI PREFERITI#3. io avrei potuto incontrarlo FACCIA A FACCIA IN QUALSIASI MOMENTO#4. quante probabilità c'erano su TUTTA LA POPOLAZIONE DI TOKYO che io venissi in contatto col VICINO DI MIYAVI????#raga io non ci posso credere#io questo studentello me lo devo tenere stretto anzi STRETTISSIMO#non succede niente ma se succede qualcosa questo mi può spalancare porte e PORTONI#sono uscita da quella stanza che stavo per perdere l'equilibrio mentre camminavo tanto mi sentivo frastornata dalla cosa#my life in tokyo
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Storia Di Musica #341, Bee Gees, Main Course, 1975
Per le storie di musica con almeno tre fratelli coinvolti non potevano mancare. Oltre questo motivo importante, mi spinge a scrivere di loro anche il fatto che, come poche altre band, sono fisse nell'immaginario collettivo per un disco, la colonna sonora de La Febbre Del Sabato Sera. Sebbene il disco sia uno dei più venduti di tutti i tempi (probabilmente oltre 40 milioni di copie vendute), legato non solo al mondo musicale ma anche a quello cinematografico, si finisce per dimenticarsi di tutto il resto, cioè di una delle band più longeve e più di successo di tutti i tempi, che nella loro carriera lunga 60 anni ha sperimentato di tutto.
Barry, Robin e Maurice Gibb nascono appena dopo la guerra (Barry nel 1946, Robin e Maurice gemelli nel 1949, hanno anche una sorella maggiore, Leslie, nata nel 1945) sull'isola di Man. Si trasferiscono piccolissimi nei sobborghi di Manchester, dove Barry è coinvolto in numerosi episodi di vandalismo, che gli valgono una condanna con la condizionale. I genitori decisero di emigrare nei pressi di Brisbane, in Australia, nel 1958, dove nel marzo di quell'anno nacque Andy, l'ultimo dei fratelli Gibb. Lì sviluppano, in maniera spontanea, una grande intesa canora e musicale, tanto che i tre fratellini cantano in trio in una radio privata, Radio Brisbane. il deejay che li annuncia si chiama Bill Gates, l'autista che li va a prendere per portargli agli studi radiofonici si chiama Bill Goode. Pensando anche che fossero i Brothers Gibb, decidono di chiamare la band B.G.'s, poi scritto Bee Gees.
Sarebbe lunghissimo scrivere tutta la loro carriera, ma alcune cose le voglio ricordare: nel 1966, dopo una serie di successi in Australia, decidono di tornare in Gran Bretagna, il loro manager Robert Stigwood aggiunge al trio Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. In pochi anni collezionano successi a ripetizione, tra il 1967 e il 1969 pubblicano 4 album e decine di singoli, che vanno in classifica in tutto il mondo, Italia compresa. Tra questi dischi spicca il bellissimo Odessa, un concept album sulla scomparsa di una fittizia nave nel Mar Nero nel 1899, disco che ebbe brutta critica all'epoca, ma che oggi è considerato un capolavoro nascosto di quegli anni. E portò anche ad una rottura tra i fratelli: in disaccordo sull'idea di musica da fare, Robin si allontana dai due fratelli e sceglie di scrivere musica da solo. Barry e Maurice scelgono di proseguire senza di lui: esce così Tomorrow Tomorrow che è superato in quanto a vendite dal singolo di esordio di Robin, Saved By The Bell; Robin pubblicò anche due singoli cantati in lingua italiana, Agosto Ottobre e Un Milione Di Anni Fa. Più tardi provò a bissare il successo con One Million Years ma senza riuscirci, mentre il suo primo album, Robin's Reign, uscì nel 1970. A fine anni '70 ci fu la reunion, che venne considerata alla stregua di una rifondazione, e qui inizia il periodo d'oro della band.
Iniziano a collaborare con il grande produttore Arif Mardin, della etichetta Atlantic, che intuisce che per sfruttare al meglio le perfette armonie canore di cui sono capaci devono virare su suoni più decisi. Li avvicina alle sonorità soul, r'n'b, al funk e alla nascente disco music per farli diventare il gruppo bianco più famoso del genere. Il disco che ho scelto oggi è quello che i critici considerano il primo passo verso questo percorso.
Può sembrare sciocco definire il dodicesimo album di un gruppo con una serie di otto anni di dischi d'oro alle spalle una "svolta", ma è questo che è stato Main Course, che esce nel 1975. In copertina, un bellissimo disegno di Drew Struzan, famoso disegnatore, autore dei più famosi manifesti cinematografici. Main Course ha segnato un enorme cambiamento nel sound dei Bee Gees, abbandonando la forma ballata per un disco fresco, pieno di sonorità innovative e che ha altri primati che scopriremo tra poco. Registrato, su consiglio dell'amico Eric Clapton che lì si era trasferito (al 461 di Ocean Boulevard di Golden Beach, vicino Miami, come il titolo di un suo bellissimo disco) in Florida, le ballate dei dischi precedenti ci sono ancora, come Songbird e Country Lanes, ma la scrittura era più semplice e il resto era composto da orecchiabili melodie dance fortemente influenzate dalla musica soul di Philadelphia del periodo. Trainato dai singoli Jive Talkin', Nights On Broadway, la prima canzone a sfoggiare il falsetto che li renderà iconici e Fanny (Be Tender With My Love), attirò milioni di nuovi ascoltatori. La voce in falsetto di Barry Gibb divenne oggetto di scherno negli anni successivi, ma funziona: riusciva ad essere credibile in senso romantico quanto piuttosto una conquista per la serata, il che era in linea con i costumi sessuali della metà degli anni '70. Arif Mardin aveva convinto i Bee Gees a volgere il loro talento verso una direzione musicale che avevano sempre amato ma mai abbracciato, e basta ascoltare Wind Of Change o Edge Of The Universe per capirne il risultato eccellente. Barry, Robin e Maurice Gibb erano affascinati da R&B e soul da anni (To Love Somebody era stata scritta perché Otis Redding la cantasse), ma, in quanto britannici bianchi, temendo che potessero sembrare ridicoli, non avevano mai adattato quei suoni da soli. Non solo non sembravano ridicoli, ma divennero gli interpreti principi di questo stile, segnando un'era. In Main Course li accompagnano fior di musicisti: Blue Weaver, alle tastiere elettroniche, un marchio di fabbrica di qui in avanti, e calderone di idee infinite, Alan Kendall, che suonava in uno stile di chitarra funky e il batterista Dennis Byron, che suonava pattern più complicati di quanto gli fosse stato chiesto negli anni, furono anche loro felici della nuova direzione e costituirono il nucleo strumentale della band per i successivi sei anni.
Tra i record dei Bee Gees: oltre 250 milioni di copie vendute, un ruolo non sono da interpreti, ma da autori fondamentale (Barry ha scritto sedici "numeri uno" in America, come produttore quattordici). Sono presenti nella Rock and Roll Hall Of Fame (1997), nella Songwriters Hall Of Fame (1994), nella Vocal Group Hall Of Fame (2001) e hanno vinto otto Grammy Award tra cui il Grammy Legend Award. Sembra abbastanza per non essere coverizzati per la pubblicità dei fermenti anticolesterolo.
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Incomprensibile
Non riusciva a capire come avesse fatto ad arrivare a quel punto: quell'uomo per lei costituiva ormai una vera e propria droga! L'aveva fatta capitolare dopo una corte serrata, fatta di pazienza, complimenti, messaggi continui e discreti. E poi aveva un suo fascino personale e inspiegabile a parole. Era attratta da lui. Rappresentava forse per lei il gusto del proibito, dopo tantissimo tempo.
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Era infatti sposata da trent'anni all'uomo che aveva sempre amato profondamente; l'aveva conosciuto da ragazza. Il primo e unico uomo con cui fosse mai stata. Matrimonio di puro amore, benedetto da tre figli. Cento ostacoli affrontati insieme, difficoltà, malattie. Poi la casa, le cattiverie, i parenti: tutto sempre insieme. Ed erano sempre riusciti a restare molto uniti, innamorati e fedeli.
Ma quell'uomo ora comandava sulla sua mente e sui suoi sensi. Le diceva: “spogliati e mettiti così o cosà.” Oppure: “adesso fammi questo o quello” e lei, docile come la più indifesa e avida delle puttane, eseguiva; rapida e senza esitazioni. Era pienamente cosciente del fatto che correva il rischio di mandare tutto all'aria da un momento all'altro solo per un suo temporaneo capriccio dei sensi.
Ma lei lo sentiva che quello era ben più di un capriccio: il tempo passato con quell'uomo era la sua vita vera, ormai. La cosa incredibile era che più rischiava, più mentiva spudoratamente, più si sentiva in colpa e più quella cosa sporca, torbida le piaceva da morire! Quindi, in mezzo alla settimana iniziava ad avere le smanie e non vedeva l'ora che arrivasse il sabato mattina: con la scusa della spesa, lo andava a trovare.
E quindi per un'ora o due rimaneva in suo completo controllo. Lo voleva dentro di sé, in qualsiasi modo lui preferisse. Purché la usasse per soddisfarsi. Amava sentirsi come una bambola stupida. L'amore ti mangia il cervello e al suo posto piazza una ricevente, il cui telecomando sta nelle mani di qualcuno che mai avresti pensato possibile. Ma ti piace, ti faresti passare sopra con un TIR, piuttosto di rinunciare a quel piacere. Si: è proprio così!
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RDA
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Qui nessuno sa realmente come mi chiamo e non sa neanche come sono fatta. è un paradosso. Lo è perché qui ho rebloggato e pubblicato le cose più intime che mi passavano per la testa e dopo tanto tempo ho deciso di rifarlo... Mi sento sola, ma non è una sensazione purtroppo. Sono rimasta completamente sola... non ho più amiche che rappresentino per me punti di riferimento, non ho un ragazzo e ogni volta che provo ad affezionarmi a qualcuno scappa da me senza un apparente motivo. Mi ritengo leale, sincera e anche simpatica e non riesco a capire cosa c'è che non vada in me. è sabato e sono a casa. Ho 24 anni e sento di star perdendo gli anni migliori e spensierati (o almeno dovrebbe essere così) della mia esistenza. Non riesco più a fidarmi di nessuno e ho gravi difficoltà a fare nuove amicizie per la paura che se ne vadano anche loro. Non fraintendetemi, so che il cambiamento di conoscenze è una cosa fisiologica della vita ma nonostante questo, mi crea una enorme sofferenza. Mi ripeto di poter star bene da sola, e nel breve termine è cosi ma in realtà vorrei tanto poter tornare a ridere, ballare e divertirmi con qualcuno. nessuno leggerà un testo così lungo. Ma avevo bisogno di scriverlo.
scusatemi.
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A 12 anni, limonavo con un quasi trentenne: non potrò mai essere pertanto moralista; negli anni '80 non era raro essere molto giovani, leggere Cioè, e frequentare qualcuno o più di uno, soprattutto se facevi parte d'un gruppo di amici o scout o dell'associazione cattolica.
𝐸𝑟𝑎𝑣𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑐𝑜𝑐𝑖? 𝐸𝑟𝑎𝑣𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑚𝑎𝑡𝑢𝑟𝑖 𝑑𝑒𝑖 𝑟𝑎𝑔𝑎𝑧𝑧𝑖𝑛𝑖 𝑑'𝑜𝑔𝑔𝑖 ? No! Per nulla... 𝑬𝒓𝒂𝒗𝒂𝒎𝒐 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒍𝒊𝒄𝒆𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒈𝒊𝒐𝒗𝒂𝒏𝒊 𝒆 𝒄𝒊 𝒈𝒐𝒅𝒆𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒍𝒂 𝒗𝒊𝒕𝒂; a non farlo era chi non riusciva a sfuggire a genitori bigotti, esattamente come accade anche oggi.
Spesso, entrati nel mondo degli "adulti" si rinnega il passato e lo si ripulisce da ciò che la società contemporanea condanna per ostentare un'aria da persone "superiori" o evitare critiche, ma moltissimi millennial, oggi genitori, 𝑠𝑖 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑐𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑏𝑟𝑢𝑡𝑡𝑜 anche in discoteca già a 13 anni (oltre ad essere tollerati in famiglia come precoci alcolisti): molto peggio tutto questo del sesso a 13 anni con quasi coetanei, perché il sesso non rovina il cervello, non ti manda con l'auto contro un palo il sabato sera.
Gli anni Ottanta sono famosi non solo per la musica ma anche per 𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗴𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝘀𝗲𝗿𝗮.
Il mio post potrebbe infastidire gli oggi adulti ipocriti che si riconoscono in quanto da me ricordato, ma è l'unica cosa reale dietro alla costruzione di una verità fittizia data in pasto ai più giovani capace solo di nuocere.
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gli ultimi tre giorni sono stati infernali.
sabato mattina uno dei miei cani è stato investito da un furgone nella strada di casa. non l’ha preso benissimo, ma abbastanza bene da causare danni gravi. abbiamo fatto mille giri, Ettore ha dovuto dormire due notti fuori casa, da solo in una gabbietta, e so quanto lui soffra la solitudine. fino a domenica mattina eravamo quasi convinti che non ci fosse niente da fare. ieri, alla fine, il veterinario l’ha visto leggermente più forte, quindi ha deciso (insieme a noi) di operarlo. l’intervento è andato bene, i problemi e i rischi sono ancora tanti. c’è il rischio che rimanga “paralizzato” e che addirittura non riesca a fare i bisogni da solo; per un bel po’ sarà un casino perché lui e diego non possono vedersi; noi dobbiamo dividerci i turni per stare con ettore e con diego, per fortuna con diego c’è molto spesso un mio amico. ho paura, tutta questa cosa mi ha stressata tantissimo.
ho avuto una paura immensa di perderlo, tutt’ora ho paura di perderlo. oggi ce l’hanno fatto portare a casa, domani mattina torniamo in clinica per un controllo, speriamo vada tutto bene. io, nel frattempo, ho avuto un crollo bello grande, ma per fortuna non gigante. diciamo che ho avuto un inciampo, ecco. ma mi sto riprendendo, ci sto provando. per fortuna, in questo momento della mia vita, sto bene con le persone che ne fanno parte, intendo quelle che ne fanno parte veramente. ovviamente anche questo mi sta aiutando a rialzarmi.
va bene così, piano piano
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