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#per ogni carezza
be-appy-71 · 3 months
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Senti... facciamo che stasera vieni qui e ci facciamo le coccole.
Ce ne rimaniamo abbracciati a chiacchierare di nulla, a ridere di niente, a stare in silenzio, a respirarci vicino.
Vediamo un film o ascoltiamo musica o beviamo un bicchiere di vino o chissenefrega.
Magari mi racconti di quella volta in cui... o fai una battuta così scema da non riuscire a smettere di ridere.
Intanto però... stiamo vicini.
E ci tocchiamo.
Che detta “così” pare roba spinta e invece è solo braccia che cingono, mani che si sfiorano, una carezza sul collo, un bacio a fior di labbra, una gamba sopra le gambe... “dove metto la testa?”, “Vuoi un cuscino?”, Hey... mi si è addormentato il braccio...”, “Sei comoda? Sicuro che sei comoda?”, “Come stai? Sei stanca, vero?”... La fronte si aggrotta, tu ti agiti e ti accendi di pensieri, gli occhi che un po’ si chiudono... “Dormi?”... Già... dormi.
E io non mi muovo... che se ti sveglio mi scoccia.
E la mano rimane ferma sulle tue gambe.
Immobile.
Mi arriva il calore di un contatto tra vestiti.
Tatuaggio di energie.
Ti farei grattini ovunque.
Ti accarezzerei in ogni angolo.
Di anima e corpo.
Ti bacerei di baci leggeri.
Anche senza fare l’amore. Anche senza, per necessità o forza, lasciare che lo stare vicini diventi desiderio o passione...
Mi piacerebbe, a volte, avere più tempo e spazio per coccolarti.
Magari di ritorno da giornate cariche di stanchezza e pensieri.
Perché siamo adulti con bisogni bambini e non c’è intimità più profonda di un uomo e una donna capaci di essere Amanti passionali e complici di tenerezze:
le infinite forme del piacere e del volersi bene.
Senti... facciamo che stasera vieni qui e ci facciamo le coccole.
Ho una storia da raccontarti che comincia così….. ♠️🔥
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Letizia Cherubino,
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francesca-70 · 5 months
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. “Sono io, mamma, sono Francesca���. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
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Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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angelap3 · 2 months
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LETTERA AD UN VIGLIACCO
Non ci pensi più...?
Non ti domandi che fine possa aver fatto...?
Non puoi essere riuscito ad abbandonarlo senza un pensiero, senza un rimorso...
Non puoi averlo dimenticato... Siete stati insieme solo un po' di tempo... Per te la faccenda stava diventando troppo ingombrante...dovevi pensarci prima...Lui è cresciuto...Tu volevi andare in vacanza...Tu volevi la tua libertà... Ma come hai fatto...?
Semplice...rapido... un gesto veloce...come se niente fosse... Lo hai fatto salire come al solito sull'auto....
Per precauzione però hai cambiato strada, sei andato più lontano, per essere sicuro che lui non sarebbe riuscito a tornare a casa. Lo hai forse legato a un palo...?
E una volta tornato a casa avrai fatto finta di averlo perso...Avrai finto di essere dispiaciuto....Se si è salvato...lui certo non dirà nulla... la situazione avrebbe potuto essere perlomeno imbarazzante...Sai, no...e poi lo sai come li chiamano quelli come te... lo sai vero?
Forse, però, dentro di te, da qualche parte, ogni tanto, ci pensi...Pensi alla carezza, l'ultima carezza che gli hai dato con finta indifferenza, sapendo che non lo avresti mai più toccato...
Oppure risenti le sue urla di dolore e di disperazione che ti sono rimaste nelle orecchie quando lo hai buttato dall'auto, magari dopo avergli spezzato le zampe...E non puoi fuggire perché lo rivedrai sempre...lo rivedrai in tutti i cani che incroci....
Nello sguardo degli altri cani...loro guarderanno e sentiranno quello che c'è dentro di te....non hai scampo...
I tuoi amici portali sempre con te. E se per strada ne trovi qualcuno meno fortunato, dagli un passaggio verso una nuova vita.
Gabriella Dimastrodonato
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me-soltanto-me · 3 months
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C’è chi le attenzioni sa fartele sentire in ogni modo, in ogni momento e, se per un attimo sei distratta, le avverti come una carezza dolce a fior di pelle.
E sorridi… sorridi con le labbra, con gli occhi e con il cuore…
Elisabetta Barbara De Sanctis
Sorridere!
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l-incantatrice · 4 months
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Lentamente scivola La tua mano su di te. Quel tanto che basta per trasformare Ogni carezza in un gemito Ti guardo accaldata contorcerti tra le lenzuola umide. Golosa ed implacabile forza fammi male finché vuoi.
Negrita, “Magnolia”
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poesiablog60 · 4 months
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E adesso
Per ogni giorno
Ruberò il respiro al vento
Perché il profumo di un pensiero
Possa sfiorarti il viso
come una carezza.
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gregory71 · 3 months
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I believe in heavy, real handcuffs that tighten the wrists, and I believe in blindfolds. the chain on the ankles and the clamps on the nipples. I think you should be like this. stop. waiting for domination. but if I'm going to dominate you, expect the marks that will mark the skin of your ass, and then expect honey. you won't be able to move, and with every attempt to move your wrists will ache, your ankles will ne marked by the chains but you will feel my tongue and my hands on your clitoris and you will travel in pleasure but you won't know the next move, you won't see it , and it could be bites and marks on the ass or it could be a kiss on your tongue, it could be a bite on the lips or it could be a caress on other lips. you will be dominated but only to be able to enjoy as you have never done before …..
credo nella manette pesanti, vere, che stringono i polsi, e credo nelle benda sugli occhi. la catena sulle caviglie e i morsetti sui capezzoli. credo che tu debba stare così. ferma. ad aspettare il dominio. ma se Sarò io a dominarti, aspettati i segni che marcheranno la pelle del tuo culo, e poi aspettati dolcezza. non ti potrai muovere, ed ad ogni tentativo di movimento i tuoi polsi faranno male, le tue caviglie verranno segnate dalle catene ma sentirai la mia lingua e le mie mani sul tuo clitoride e viaggerai nel piacere ma non saprai la prossima mossa, non la vedrai, e potranno essere morsi e segni sul culo o potrà essere un bacio sulla tua lingua, potrà essere un morso sulle labbra o potrà essere una carezza su altre labbra. sarai dominata ma solo per poter godere come non lo hai mai fatto …..
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ilpianistasultetto · 1 year
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NOI SIAMO VITTIME E NON CARNEFICI
Lisa, Marco e il cane Lino. Dalla primavera vivono in questo angolo di Cinecitta', fermata Lucio Sestio della metro. Il muretto e' il loro letto, la panchina di marmo il loro salotto. Quell'angolo a cielo aperto e' la loro casa in tutto e per tutto. Una valigia con qualche straccio di ricambio, le colonnine telecom a fare da mensola per saponi, deodoranti, zucchero, sale, qualche barattolo di vetro pieno di detersivo e un marciapiede- pavimemento sempre lindo e pinto da poterci mangiare sopra. E poi c'e' la loro storia. Buttati fuori dalla loro casa popolare da delinquenti mafiosi che poi quelle case le rivendono. Nessun aiuto, nessuna giustizia. Lisa si e' tagliata i capelli a zero per avere una testa piu' pulita. Cardiopatica, diabetica e altre mille complicanze. Marco, il giorno se ne sta spesso vicino al mercato con il suo bastardino nella speranza di rimediare qualche elemosina o qualcosa da mangiare, regalata da persone di cuore che tirano fuori cose dai loro carrelli della spesa per sostenere tutta quella pena comunicativa. Quando ci parli racconta poco di se' stesso. Tutto il suo fiume di parole lo regala per quella sua compagna cosi sfortunata e malconcia. Pero' non ne parla mai con rassegnazione. No! Sempre con spirito fiero, come avesse accanto una combattente nata. Lei dorme, ricoperta da un sacco a pelo, lui racconta e le carezza continuamente la testa, come a volerle dire: "dai, vedrai che insieme ce la faremo anche questa volta. Ce la caveremo come abbiamo fatto sempre". Quel "ce la caveremo" non pretende molto, anzi, quasi niente. Questa e' gente disperata dalla nascita, gente abituata a lottare ogni giorno con le unghie e con i denti. Gente che se riesce a mangiare e' come vincere una lotteria. Gente comunque fiera, dignitosa. Ci parli e sembra sempre vogliano scusarsi per il fastidio che potrebbero dare a chi ce l'ha fatta, scusarsi per quelle loro mani tese che chiedono aiuto: qualche spicciolo o una semplice mela. Quando passo davanti quella loro casa sotto le stelle mi fermo sempre. Chiedo come se la stanno passando. A volte do a lui qualche 20 o 50 euro. Li do sempre con un po' di vergogna, forse perche' non e' solo quello che a loro serve. Stamattina Marco m'ha commosso. M'ha chiesto se conoscevo qualche B&B in zona che potesse accettarli per un paio di giorni. Ha detto che Lisa doveva riposare, farsi una doccia perche' non puoi lavarti sempre alla fontanella. Questa estate e' stata durissima sotto quel sole cocente, quel caldo asfissiante. Lisa doveva riposare, ne aveva bisogno estremo e lui voleva accontentarla. Voleva solo vedere la sua Lisa almeno una notte dormire sopra un letto vero. Voleva farle almeno questo regalo. Un regalo enorme, come chi regala un brillante enorme alla sua donna.
Noi siamo abituati a vedere storie come queste in tv o a leggerle sui giornali. Abbiamo uno schermo che racconta, che fa vedere ma non tocchiamo mai con mano e invece le cose, per capirle, per capirle veramente le devi toccare, ci devi stare dentro. Per capire, come e' scritto in quel cartello che Marco ha messo in un angolo di quella sua casa, che loro sono vittime e non carnefici. @ilpianistasultetto
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susieporta · 5 months
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La verità è che nessuno si regge più in piedi da solo, sulle proprie gambe. Nessuno regge più il dolore, la perdita, la frustrazione, l’attesa.
Insomma, le cose della vita.
Abbiamo bisogno di normalizzare i processi della vita: nascere, crescere, ammalarsi, ferirsi, invecchiare, morire.
Un tempo si moriva sazi di vita, appagati, senza rimpianto alcuno, in modo del tutto naturale.
Oggi si muore insoddisfatti, delusi e stanchi.
Il lutto non rientra più nelle categorie del vivente.
Abbiamo inventato questa parola: “elaborazione”, dimenticando che i lutti non si elaborano, ma si accolgono, come parti integranti dell’esistenza, tutt’al più si contemplano come espressioni mutevoli del flusso continuo della vita.
“Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande,
che sono simili a
stanze chiuse a chiave
e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte
che possono esserti date
poiché non saresti capace
di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa.
Vivere le domande ora.”
Aveva ragione Rilke.
Abbiamo disimparato il valore del piangere insieme, di condividere il pasto, dono gentile e premuroso gesto della vicina di casa, la sera, quando si raccontava ai bambini dove sta il nonno adesso, e si passava la carezza della mano piccola sul suo viso freddo e immobile, disteso sul letto.
I sogni facevano il resto, perché si aveva tempo per dormire e per sognare. E al mattino, appena svegli, per raccontare.
Così chi non c’era più continuava ad esserci, a contare, a suggerire, a consolare.
I morti stavano insieme ai vivi.
Complicato allora non è il lutto, ma il modo di viverlo, di trattarlo, come se fosse una malattia in cerca di una cura. Ma la vita non è un problema da risolvere.
Ancora Rilke. Piuttosto un mistero da sperimentare. Una quota di ignoto inevitabile che spinge lo sguardo oltre la siepe.
Chi ha ancora desiderio di quell’infinito che solo l’esperienza del limite può disvelare?
Oggi tutti reclamano il diritto alla cura della psiche, forse perché i medici del corpo non riescono a guarire certe ferite dell’anima.
Ma così si sta perdendo il valore della psicoterapia. Così si confonde la patologia con la fisiologia dell’esistente, che contempla nel suo lessico le voci: malattia, solitudine, sofferenza, perdita, vecchiaia, morte.
Qual è l’immagine del nostro tempo, che rappresenta il senso estetico dominante? Una enorme superficie levigata, perfetta, specchiante.
In questo modo, privata delle increspature, delle imperfezioni, del negativo, della mancanza, l’anima ha smarrito il suo luogo naturale, la sua origine, il respiro profondo della caducità, della provvisorietà, della fragilità del bene e del male.
Perché alla fine, tutto ciò che comincia è destinato a finire e l’unica verità che rimane è questo grumo di gioia che adesso vibra ancora nel cuore, qui e ora, in questo preciso istante, nonostante la paura, il disincanto, la sfiducia.
Non c’è salute dunque che non sia connessa alla possibilità di salvezza.
Alle nostre terapie manca quel giusto slancio evolutivo, che spinga lo sguardo oltre le diagnosi, i funzionamenti, i fantasmi che abitano nelle stanze buie della mente.
Un terapeuta non può confondere la luna con il dito che la indica.
Può solo indicare la direzione e sostenere il desiderio di raggiungerla.
Per questo ogni sera mi piace chiudere gli occhi del giorno con una poesia, ogni sera una poesia diversa, per onorare la notte con il canto dei poeti.
Perché la notte sa come mantenere e custodire tutti i segreti.
Perché le poesie assomigliano alle preghiere.
Dicono sempre cose vere.
Stanotte per esempio ho scelto questa:
“Si è levata una luna trasparente
come un avviso senza minaccia
una macchia di nascita in cielo
altra possibilità di dimora. E poi.
Siamo invecchiati.
Il volume di vecchiaia
è pesato sul tavolino delle spalle,
sugli spiccioli di salute.
Cos’è mai la stanchezza?
Le cellule gridano
chiamano l’origine
vogliono accucciarsi
nel luogo prima del nome
nello spazio che sta tra cosa e cosa
e non invade gli oggetti
li accarezza e li accalora.
Non smettere di guardare il cielo
ti assegna la precisa misura
fidati della vecchiaia
è un burattino redentore.
Dopo tanta aritmetica
la serenità dello zero.”
Chandra Candiani
Testo di Giuseppe Ruggiero
foto dal seminario " In Quiete". Introduzione alle costellazioni Familiari con Anna Polin
Gloria Volpato
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il-gualty1 · 1 year
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Essere erotica, per una donna, non significa essere sempre in calore, per tutti, o mandare inviti di sesso a chiunque … anzi. Piuttosto è calda, caldissima, sì,… ma per un uomo in particolare. Solo per lui. E quando un uomo riesce ad accendere i suoi sensi, tutto, per lei, si trasforma in fonte di piacere: tutti i gesti che compie diventano sensuali, come se fossero carezze destinate al corpo di lui, e ogni soffio d'aria sulla propria pelle, ogni tessuto che la sfiori, persino l'acqua della doccia o una goccia di pioggia diventano, per i sensi eccitati, carezza di lui...
Ginny Proud
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lauramalvicini · 11 months
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Non è mancanza di memoria, ma di interesse. Invecchiare è un po’ come diventare poveri, signora, mi creda. Hai meno possibilità nella vita, meno gente che ti cerca, e arrivare a fine mese è ogni volta una scommessa. La dimenticanza, a pensarci bene, è un’ultima carezza della vita, lo sconto di pena previsto per chi ha vissuto troppo e ha più ricordi del necessario.
Viola Ardone
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attimi-sfuggenti · 6 months
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Le persone sono delle merde. E no che non ti puoi aspettare nulla. Non l'hai ancora capito? Per ogni carezza concessa uno schiaffo ti aspetta.
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quelmaredeimieiocchi · 2 months
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Quando meno te lo aspetti la tristezza invaderà anima e corpo. Verrà a bussare dolcemente alla tua porta e tu, invincibile come ti senti, non potrai far altro che aprire e lasciarti travolgere. Quei volti così familiari li sentirai ormai distanti, ed ogni carezza non sarà mai quella giusta, o quella di una mano amica. Le risate rimbomberanno nella notte e non riuscirai a chiudere occhio. I pianti più frequenti, e sinceri.
Quest'altra notte insonne la dedico a me, che mi fingo tanto il Sole, ma sono una dolcissima Luna. Candida e carezzevole. E le prime luci del mattino, che mi sorridono nonostante tutto. 
Chiedo scusa a chi mi segue, e a chi mi legge quotidianamente. 
Non prendete esempio da me, ho semplicemente sbagliato strada. Ed è un errore solo mio.
Ho intenzione di dirlo a te che stai leggendo: non fingere mai che non ti importi. Sei ancora in tempo per cambiare le cose sbagliate in giuste.
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deafelice7269 · 25 days
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Sola nella stanza buia ,un brivido mi percorre la schiena ,qualcosa mi turba i pensieri...ľultima volta che ci siamo uniti in un corpo unico...una sola anima...io che dolcemente prendo il tuo volto tra le mani e ti bacio appassionatamente ,il desiderio sale a ogni tuo tocco ,a ogni tua carezza sobbalzo...il Desiderio aumenta...ti tolgo gli abiti è così tanta la voglia che ho di te...ti accarezzo...ti sfioro...ti bacio...scendo verso il collo...le spalle...il torace...i capezzoli...ľaddome...lentamente mi inginocchio per baciarti i testicoli e assaporare il tuo profumo,te li succhio...li bacio...salgo con la lingua...percorro il membro...con movimenti rotatori dolcemente lecco la ľapice del tuo desiderio...sì dolce...umida...eccitato...lo prendo tutto in bocca...fino in fondo alla gola...così duro...dolce...mi appartiene...🔒
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occhietti · 7 months
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Le carezze…
Le carezze sono importanti.
E a volte sono parole.
Parole scelte con cura
che sgorgano direttamente dall’anima.
Altre volte sono parole non dette.
Anche quelle possono essere carezze.
Poi ci sono le carezze dei pensieri.
Arrivano da lontano,
superando ogni distanza,
e s’appoggiano in angoli di anima.
Carezze sono anche i gesti esclusivi.
"Solo per te" è una carezza.
La Maiuscola di un nome è una carezza.
Le carezze sono importanti.
Le senti sulla pelle
anche quando le mani non s’incontrano.
E il brivido è lo stesso.
Stupido chi crede
che fare l’amore non abbia mille nomi.
E anche mille diverse carezze.
- Letizia Cherubino
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Io, che ho sempre cercato l'impossibile
ma solo dentro me stessa.
Io, che mi sono vinta
e piegata per ogni carezza.
Io, che mi sono persa
per ogni abbandono.
Io, che mi sono attraversata tutta.
Io, che cerco un equilibrio
che non trovo mai.
Io, che trabocco
sempre troppo dall'interno.
Allora, io voglio vivere
tutta la mia follia
come una religione:
sappiate che quando scrivo
in realtà sto pregando
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Michela De Liquori
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