#per oggi chiuso discorso giuro
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Cazzo, un soggiorno di ricerca in Svezia con la possibilità di estenderlo oltre i 12 mesi di permanenza e altro che corsettino estivo di lingua. Ma io che campo a fare? Crepare con la coscienza pulita non è l’unica soddisfazione che esista. Siamo fatti di carne e non possiamo eludere il nostro terrestre anelito di gloria. Mi sarei aspettata di tutto meno che un rilancio così violento della proposta proprio in questo periodo. Vorrei tanto avere un professionista della salute mentale dalla massima competenza possibile che mi guidasse e che non mi colpevolizzasse se, come probabilmente accadrà anche stavolta, decidessi di non partire. Ma cazzo, un soggiorno di ricerca. Un soggiorno di ricerca. Formalmente sono ancora solo diplomata e ho perdipiù 30 anni, non 20, né 25. A questa persona non è mai fregato niente di questo contorno, ha solo fatto scouting a partire dalle caratteristiche che ha giudicato vincenti in me e mi ha ricoperto di opportunità infinite volte. Proprio per questo non posso nemmeno biasimarla del tutto per non aver dato un’ultima revisione alla tesi di laurea: perché per il resto mi ha dato tutto, massimizzando il mio diritto allo studio come mai ne avevo avuto il privilegio e come mai ho visto fare in giro. Sono semplicemente esterrefatta e incapace di esprimermi. Sono mortificata di fronte a lui e di fronte a me stessa all’idea di dover rinunciare.
#per oggi chiuso discorso giuro#è stata una notizia troppo spiazzante e completamente a bruciapelo#Si accettano confronti pacati e tranquilli via askbox…
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Fragilità, libertà, consapevolezze e un discorso cuore a cuore.
Oggi mio fratello ha deciso di parlare con mia mamma. Sapete, una di quelle chiacchierate 'cuore a cuore' dove ha buttato fuori qualsiasi cosa piangendo a dirotto. Ho visto tante volte mio fratello piangere, ma mai come oggi. Ha completamente messo a nudo la sua persona rivelando una fragilità incredibile, fatta di sbagli, di cattiverie, di mancanze di sensibilità. Un' instabilità emotiva che per anni lui ha provato a riequilibrare cercandola nei miei genitori (perché io sono un pessimo esempio) ma che non ha mai trovato fino in fondo nonostante ci fosse, perché gli hanno sempre dato tanta (forse troppa) libertà. Una libertà che lui non sapeva come gestire e riempire tanto da arrivare a confonderla con mancanza di affetto, fino a quando non ha conosciuto quella che era la sua ragazza. Ha parlato anche di lei (soprattutto di lei), che lo ha lasciato 6 mesi fa per motivi inerenti al 'voglio pensare a me stessa prima di ogni cosa'. Non sono nessuno per giudicare le motivazioni di una persona che oggettivamente parlando possono essere valide o meno valide, però da qui seduta in cima alle scale ho bisbigliato un sonoro "che stronza però", che non vuole essere un giudizio quanto un ammonimento dettato dalla tristezza che mi ha messo mio fratello dicendo:
"A parte il fatto che mi manca da morire ma va be', quando ti senti solo al mondo e ti manca la sola cosa che senti vicino, che ti fa sentire meno solo, che chiude il tuo vuoto e sai che l'hai persa e non l'avrai più indietro ti senti mancare. Ti si spezza il respiro. Dopo 3 attacchi di panico ho sentito il bisogno di parlarne. Adesso posso buttare fuori tutto il male che ho dentro" .
Mia mamma, donna dotata di una sensibilità incredibile (è da lei che ho preso la mia empatia), non si è minimamente scomposta. Vi giuro che la fiducia, il bene, l'amore, la bellezza e la forza che riesce a trasmettervi lei, non è in grado di trasmetterla nessuno. Ha risposto a mio fratello con tono pacato, rassicurante, con una dolcezza incredibile, un savoir faire accondiscendente e pieno di amore, raga l'amore quello vero. Io ero in cima alla scale ma so di per certo che stava guardando mio fratello con gli stessi occhi pieni di conforto con cui guardi qualcosa che ami crollarti davanti con in testa la sola prerogativa di salvarlo. Ha concluso il discorso chiedendo scusa per essere caduta nell'unico errore in cui si era ripromessa di non cadere, tranquillizzando mio fratello sul futuro, sulle incertezze che mettono paura e sulle certezze che a distanza di 21 anni non sono mai cambiate: ovvero sull'amore che lei prova per lui.
"Tu sei una persona molto ermetica e hai sempre tenuto tutto dentro, senza sapere mai come sfogare questo tuo malessere. Ti si vedeva dalla faccia quando non stavi bene, quando la tua giornata era storta o quando qualcosa non andava. Ma tu hai sempre preferito il silenzio. Adesso è arrivato il momento in cui hai tolto la tua corazza dove hai chiuso tutto dentro per anni e puoi finalmente ricominciare. Ricorda che non è mai troppo tardi".
Sapete oggi ho avuto conferme su tante cose e nel mentre ne ho imparate tante altre. Ora sto riflettendo sulla questione 'libertà'. Cosa significa? Che vuol dire 'Essere liberi'? Avere la possibilità di fare tutto il cazzo che vuoi? E se invece significasse 'sentire di appartenere a qualcuno'? E se essere liberi fosse solo un modo diverso per sentirsi in gabbia?
Ci penserò andando al lavoro a piedi, nel mentre ho in testa tre uniche certezze: mio fratello è stato coraggioso. Coraggio oltre ogni misura e io lo sto ammirando tantissimo per questo. Sono fiera di lui come per poche cose la sono stata nella mia vita. E mia mamma si conferma, ancora una volta, una Donna incredibile. Io non so come cazzo ci riesca ma lei è davvero pazzesca. Vorrei essere anche solo un decimo di come è lei. Ed infine che io e mio fratello siamo fottutamente simili e credo sia anche questo il motivo fondamentale per cui a volte fatichiamo ad andare d'accordo nonostante il gran bene che ci vogliamo... Credo che aggiungerò anche questo alla lista delle cose a cui devo porre rimedio.
"Ricorda che non è mai troppo tardi"
#ai lettori l'ardua sentenza sulla questione 'libertà'#raga giornata assurda#avrebbero detto altro ma veniva un testo troppo lungo#ricorda che non è mai troppo tardi#fragilità vs libertà vs paura
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Quando spezzi un’anima a metà
Oggi, 2 Aprile
Ho cominciato a scrivere, a raccontare di me perché sento che solo così potrò affrontare tutta realtà, la verità. Sono qui seduta sul pavimento di camera mia, con il computer sulle ginocchia, pronta a fare i conti con me stessa. Ho finito la simulazione di seconda prova con due ore di anticipo e per una volta mi sono sentita realizzata, confesso ho scritto tante cose sbagliate ma ero e lo sono tuttora convinta di aver dato il meglio, e poi infondo è solo una simulazione.
Ti chiederai che cos’ho da raccontare di così importante? Bene, ora comincia il viaggio.
Fine novembre, 2018
Esattamente 10 giorno dopo mi hai riscritto con una scusa inutile, mi hai stupita, tu che mi cerchi ma sai non ci ho fatto caso. È cominciato tutto quella sera, assurdo, da quel messaggio, stupido, quasi inutile, ci siamo scritti giorni e giorni. Tu che mi dici che c’è una ragazza io contenta per te, io che ti dico che non va bene nulla con il mio ragazzo, ma fossero quelle le cose importanti, parlavamo di stupidate, con frasi frecciatina ci raccontavamo di noi, delle nostre giornate. Quanta poca attenzione ci ho posto, quel modo che io sottovalutavo, ribadivo a me stessa ‘è solo un amico’; come no.. i giorni passano, come al solito, solo che c’eri tu e io ti rispondevo solo quando ero da sola. Chissà perché.
8 Dicembre 2018
Dopo due anni abbiamo finalmente deciso di vederci, dopo che la tua super bionda ha deciso di lasciarti da solo su due piedi tu piombi da me a chiedermi se mi va di fare un giro. E perché no? Organizzo tutto in modo tale che mia madre non scopra che usciamo, il tuo ritardo abnorme quasi mi fa saltare il piano ma c’è il mio amore, di quel tempo che mi regge il gioco. Sorrido ancora se ci penso, a noi due. Così strano è stato vederti, dopo due anni, nessun cambiamento anzi tu eri sorpreso a vedermi, come se fosse la prima volta che mi vedevi, in effetti dopo due anni e poco più era così. Direzione paesino carino, tu guidi io che cambio canzoni, ma tutto di una naturalezza inimmaginabile. Io che chiedo di te e tu che ti stupisci del mio interesse, dico un’amica ti chiede di te, di come ti vada. Un pomeriggio come tanti se non fosse stato per le domande scomode, per tutte le varie frecciatine e l’invito a cena che ho declinato causa fidanzato che mi aspettava da un’ora sotto casa. Non mi è piaciuto, quel giorno mi hai fatta sentire strana, come fuori posto. Mi hai talmente scossa che alla sera pensavo a te, il mio ragazzo non mi interessava. Il mio problema di aver dato peso alle parole mi ha fregato ancora una volta. Accipicchia a me e maledetto che mi hai fregata.
Esattamente una settimana dopo io lascio il mio ragazzo tu che fai? Mi dici che se ho bisogno di parlare mi chiami o usciamo, io ero già fuori con le amiche a divertirmi. La mia storia era arrivata al capolinea ma non perché eri arrivato tu, mi hai solo aiutato a capire che avevo bisogno di altro.
23 Dicembre 2018
Come previsto, usciamo. Si va a comprare i regali per natale insieme, indeciso se portarmi fuori a cena o meno alla fine ceniamo insieme. Mia madre che pensa che sono fuori con le mie amiche e invece no, sono con te a cercare di capire a che punto vuoi arrivare. Mi guardi il culo, mi scruti come se ti stessi analizzando, ed era così sì, mi offri la cena e ti soffochi quasi appena accenno che io a te ci tengo. Un’uscita come tante altre direte, ed è vero, non è successo nulla di che, se non cose che solo io e lui sapremo e che forse solo io ricorderò, come uno scherzo beffardo del destino.
Ci sentivamo ogni giorno, che voi ci crediate o meno ogni giorno ci si sentiva. Dopo capodanno, dopo che lui insisteva nel trovarsi usciamo. E ora la vita, aveva deciso di farmi un bruttissimo scherzo, e anche lui ne era complice.
3 Gennaio 2019
Finalmente, direte. Il tutto parte come al solito lui che viene a prendermi a casa, io che scelgo la meta e la musica. Ad essere sinceri si intravedeva già che lui era titubante, ma io non ci facevo caso, lo ritenevo solo una possibile persona con cui uscire, mi era stato vicino insomma, nulla di chè, di certo non credevo in un reale interesse nei miei confronti. Lui che mi dice che ha chiuso con l’altra ragazza, e io che penso? A nulla se non, vediamo qual è il tuo prossimo passo. Giretto in un altro paesino carino, l’uscita che mi è meno piaciuta, forse perché lo stavo già iniziando a capire che tutto quello che mi stava capitando sarebbe stata la più grande fregatura. Come due anni fa, quando mi piaceva. Ebbene sì signori, io ero follemente persa di lui, chissà che aveva di così particolare, mica me lo ricordo. La serata si conclude andando a vedere le stelle. Il freddo che faceva, e proprio lì chiusi in macchina, uno accanto all’altro lui mi prese la mano, la strinse, come se volesse dire io ci sono, la strinse così forte che mi scaldò il cuore. Giuro io ero immobile, mi stavo assaporando la pelle d’oca, mi stavo gustando la soddisfazione. Ebbene sì, vi chiederete e dopo? E dopo mi baciò, mi baciò in modo semplice, in quel momento capii che non lo sentiva, certo ero sbalordita perché non me lo aspettavo anche se lo avevo pensato 2 minuti prima, assurdo. Ma lui non sentiva quello che sentivo io, non era un gesto sentito. Nemmeno a negarlo, mi mandò un messaggio in cui diceva di averlo sforzato e che comunque ce la saremmo vissuta con calma. Niente di strano, direte, se non fosse che mi ha baciata anche quando sono scesa dalla macchina, mi ha chiesto se andavo via con lui la mattina seguente, mi ha riempita di parole come ci sei sempre stata, che è verità assoluta, che mi ha abbracciata, che mi ha fatto scoppiare l’anima, mi ha fatta sentire in un altro posto, che ha scavalcato quel muro che nemmeno io riuscivo a superare. Come mi è entrato lui nell’anima nessuno l’ha fatto mai, come ho abbassato la guardia con lui non l’ho fatto mai, avessi solo ascoltato il mio sesto senso.
Dopo una settimana circa mi scarica, con un semplice sento solo attrazione fisica, fosse quello il problema. Confesso dopo quella sera avevo pensato di interessargli, come non pensarci? Ma il culmine di questa storia arriva ora con lui che prima mi accusa di essermi costruita castelli con successivo vittimismo informandomi che è uno stronzo incallito ed egoista e ci sono altri ragazzi che mi faranno stare bene e che persone come lui devono essere lasciate perdere. Un discorso degno di premio della dialettica se non fosse che ogni singola parola era una bugia, se non fosse che io, ragazza, donna, dalle palle , ho speso una settimana per farlo ragionare e fargli capire che si stava sbagliando, che tutto era partito da lui e l’unica cosa che doveva fare era quella di assumersi le sue responsabilità. Maturità a parte la sottoscritta ci ha perso troppo tempo, non contenta ha deciso di andare fino in fondo.
Passano i mesi, ci si sente a stento, quasi come se fossimo sconosciuti, si litiga di più ci si parla di meno. Due mesi dopo, lo rivedo, mentre si allena, assurdo, come il caso mi fotta ogni volta. Gli mando un messaggio e lui con una serenità di quelle ‘sei qualcuno di importante per me’ chiede se voglio un passaggio, la fortuna ha voluto che fossi già a casa. Non contenta, gli lancio una frecciatina e lui mi risponde dicendomi che nel weekend ci saremmo visti. Punto a mio favore penso, per una volta ha abbassato l’orgoglio. Non ci sentiamo quasi mai per tutta la settimana se non che arriva venerdì e con un messaggio, dicendomi che non gli sembra il caso, che mi rispetta e che non vuole ferirmi preferisce non uscire. Lasciami sulle spine e poi rifiutami che scateni un terremoto. Terremoto fu, litighiamo, e con vari riferimenti a un interesse reciproco mi dice che io e lui a litigare faccia a faccia non riusciremmo mai. Tento, come mia ultima volta, anche se non fu così, di vederlo, lui mi rifiuta dicendomi che ha parenti. Incasso il colpo ma lui sembra aver cambiato atteggiamento ma ciò non cambia nulla, qualche messaggio e poi ognuno ritorna agli affari suoi. Entrambi d’accordo decidiamo di uscire la domenica. Vado incontro alla disfatta di me stessa, per sempre.
17 Marzo
Usciamo, all’inizio un imbarazzo da parte sua e le mie continue frecciatine perché chi non avrebbe voluto tirargli uno schiaffo e chiedergli che gli passa per la testa? Ma la realtà è che nemmeno lui sa che cosa vuole, non lo sapeva e non lo saprà mai. Si dilunga in discorsi raccontandomi di lui, privilegiandomi con qualche aneddoto, lo becco a guardarmi più di qualche volta, sempre di nascosto. Mi dice frasi che fanno pensare a un ennesimo interesse, ti penso, ma come va con i ragazzi e varie inutili frasi a cui la sottoscritta non facevano nessuno effetto se non schifo. La perla è stata il ci vediamo ci sentiamo andiamo dove vuoi e facciamo qualche guida insieme prima di fare l’esame di patente. Come no. Dopo avergli spiattellato in faccia per l’ennesima volta che deve prendersi le sue responsabilità, dopo averlo massacrato, giustamente, era il minimo. Mi ha sottovalutata, già. Non ci sentimmo più se non per me che gli provai a scrivere, sbagliai sì ma testarda come sono dovevo provarci, non volevo avere rimorsi. Inutili furono le persone che mi dissero che dovevo lasciar perdere, io ci provai comunque perdendo e ritrovando me stessa.
Vi dico, non rincorrete nessuno, no fatelo nemmeno se siete i più testardi. Sprecate forze, la parte migliore di voi per persone che non vi meritano, persone che sono riuscite a strapparvi il sorriso, che vi hanno fatto sentire inutili. Chi ti riempie di tante parole , ricordatelo, non sa mai bene ciò che vuole. E non dipende dal carattere, dal’età, se tu vuoi qualcosa te la vai a prendere. Non importa se tu ritieni che ci sia qualcosa, non importa quanto tu ci spera, se quella cosa deve essere tua, lo sarà. Lo potrò ringraziare, lo so già perché mi ha fatto capire che di persone come lui io non ne ho bisogno, nonostante i bei momenti che ricordo con un sorriso, nonostante le passioni in comune che mi hanno fatto pensare che lui era quello giusto, il modo con cui mi sfiorava, chi se lo scorda più. Sono però consapevole che merito di meglio, merito chi mi porterebbe in capo al mondo, merito una persona a cui piaccia fuggire, dal mondo con me e non da un futuro noi, non merito chi deve essere convinto per stare con me, non merito chi se ne approfitta della mia rara gentilezza, del mio essere empatica, del mio altruismo, della mia testardaggine, del mio modo di amare. Perché io sono così, io ci scommetto su di te, se tu mi dimostri che ne vali la pena io ci scommetto, mi gioco fino al’ ultima carta e la mia carta, l’ultima, la più importante, era proprio me stessa. Non l’avevo giocata mai, chissà che hai fatto per convincermi, e le notti passate a chiedermi come potevi farmi questo, a me, che sono sempre stata presente anche quando tu stesso ti voltavi le spalle, come hai fatto, tu, a non apprezzare la sincerità, come hai fatto a mollare tutto. Egoismo o meno, non meriti nulla, non meriti nemmeno di trovare la persona che ti sfiori l’anima, non meriti di trovare un amore incondizionato, di quelli che non te li scorderai mai. Tu prendi tutto e poi scappi via,lasciando un vuoto enorme. Sono cambiata, sono più forte, sono più me stessa tu rimani il solito stronzo senza anima. Riderò a vederti morire dentro quando non potrai più parlarmi, quando io non mi metterò più in gioco per scorticarmi l’anima, per scoprirti il cuore, quando tornerai da me e con una scusa mi dirai ‘ci facciamo un giro questo weekend’.
Tutto è bene quel che non è mai cominciato, io da oggi in poi vivo però.
@frasidicartavelina
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Tiny Moving Parts - This Couch Is Long & Full of Friendship
Non sono mai stato così triste e spaventato allo stesso tempo
Capirò finalmente qual è il vero significato della vita quando ormai me la sarò lasciata alle spalle
(da: Dakota)
1. Dakota
Dakota
Non sono mai stato così triste e spaventato allo stesso tempo
Capirò finalmente qual è il vero significato della vita quando ormai me la sarò lasciata alle spalle
Non sapevo che direzione prendere dopo aver finito la high school
Non ho mai saputo niente su nessuna cosa
Il Midwest mi ha regalato grandi amici e relazioni indimenticabili
Ma ci sbatto comunque la testa ogni singolo giorno
Beh, se queste ossa continuano a tenermi in piedi va benone
Se continuo a sentire questo freddo sepolto in gola, mi sa che sopravvivo
Perché che triste che il tempo ci volta le spalle
Come una pialla che si divora il legname
Diventa polvere e resta sospeso in aria per dimostrarci che abbiamo perso
Tutte le mie magliette bianche si sono scolorite
Ma non voglio andare al negozio e spendere anche solo un altro dollaro
Tutte le mie magliette bianche si sono scolorite
Ma non voglio andare al negozio e spendere anche solo un altro dollaro
A me piace come mi vesto
Anzi, a dirla tutta io amo per come sono
2. Along the Lakeside
Lungo la sponda del lago
Sii grato per quello che hai
Beh, io non lo sono
Eccomi qua, mi sono chiuso in cantina
A spiaccicare i ragni sul muro
Creo fantastici esperimenti scientifici con la gelosia
Hanno molti più piedi di quanto possa mai riempire
Mi taglierò le labbra con una targa del Minnesota
Solo per attirarti
Solo per farti vedere il tragitto verso la mia vena
Preparati al tuo primo inverno
Mettiti il cappotto e spera che faccia mesi a nevicare
Questa gioia è fin troppo audace per questo cuore da reggere da solo
E io non ho nessuno e ho ancora paura, tanta paura
Sboccare senza sbocco, perché i conati sono la nuova moda
Ho la gola che è un deserto e vedo le mie parole che intasano lo scarico della vasca
Con ogni singola lettera che avrei dovuto dire
Disposta in modo da avere perfettamente senso
Sono sveglissimo e l'ora di andare a letto è già passata
Sono impegnato a tirare le monetine nel pozzo dei desideri lungo la sponda del lago
E sarò coraggioso per tutta l'estate perché io ho fegato
3. Grayscale
Scala di grigi
È in momenti come questi che vorrei che mi fosse rimasto un briciolo di buonsenso dentro la testa
Avrei dovuto saperlo che non poteva mai funzionare, che non poteva mai funzionare
Mai funzionare
Vorrei solo far parte di qualcosa di bello
Vorrei solo far parte di qualcosa di bello
Vibrazioni, frasette ironiche
Ci sono parole che vale la pena di dire ormai?
Di nuovo a letto per le undici
Spero di scomparire nel materasso
Spero che quando mi addormento il cuscino mi mangi i denti
Combinazioni di colori caldi, per lo più rossi
Come un fiore senza il nettare
È un pianeta, sai
È dove ci piantiamo e ci guardiamo crescere alti, alti, fin troppo
Che senso ha la bellezza se
Che senso ha la bellezza se
Che senso ha la bellezza se
Che senso ha la bellezza se sembriamo tutti uguali?
4. Vacation Bible School
Oratorio estivo
A casa non ho quella sensazione di benessere
Vado nella foresta a costruirmi una casetta sugli alberi
Con i bastoncini che mi hai dato tu lungo il fiume da piccolo
"Autostima", che parola forte
E non capisco quante volte che ci ho provato
Quante volte che l'ho persa
Non oso chiedere una conclusione
Mi sa che non posso più dire niente a nessuno
Questa passione è dura da paragonare al coraggio di un orso polare
E il mio corpo non è niente di meno che una fortezza di leoni
A quanto pare al ventriloquo manca l'ossigeno
E mi spiace dirlo, ma mi rende felice che questa cosa ti renda triste
La sincerità paga sempre con chi ha la mente aperta
La sincerità paga sempre con chi ha il cuore aperto
Avevo un lupo domestico, finché poi non ho avuto bisogno di un cappotto
"Eh, se una cosa va fatta va fatta"
Così va il mondo
Avevo un lupo domestico, finché poi non ho avuto bisogno di un cappotto
"Eh, se una cosa va fatta va fatta"
Così va il mondo
Sono venuto che mi sentivo fiducioso
Sono andato via che mi sentivo vuoto
Sono venuto che mi sentivo fiducioso
Sono andato via che mi sentivo vuoto
Sono venuto che mi sentivo fiducioso
Sono andato via che mi sentivo vuoto
Sono venuto che mi sentivo fiducioso
Sono andato via che mi sentivo vuoto
5. Clouds Above My Head
Nuvole sopra la testa
Non ne posso più di questo ciclo che gira nella direzione opposta
Quanto mi hai reso felice ai tempi dell'asilo
Il primo bacio l'abbiamo creato durante l’intervallo al nido
I momenti di pausa vicino agli armadietti meritavano eccome
I bambini in secondo piano sono sempre stati messi a fuoco
La fotocamera non ha mai fatto giustizia
E ci sto ancora male per questa cosa
L'apertura era troppo ampia per potertene accorgere
E la luce acceca la mia espressione
E poi tutta quell'attenzione io neanche la volevo
Ho sempre avuto i nuvoloni più neri sopra la testa
I temporali mi portano solo problemi, perché?
I segni che portano fortuna non sono mai un buon segno
Ti fanno aumentare le speranze per poi vederti morire dentro
Ti prego, dimmi che sto bene anche se è una bugia
Perché sta peggiorando, sta peggiorando
E mi sa che se sei un bambino chiuso dentro un negozio di caramelle
Sei destinato a non poterne più di qualsiasi cosa
E io ho imparato che i segni che portano fortuna non sono mai un buon segno
Ti fanno aumentare le speranze per poi vederti morire dentro
6. I
I
"Spero che ogni centesimo che hanno speso per me sentano che siano stati soldi spesi bene. Io... non l'ho mai fatto per i soldi o per la fama o per i record. Sento persone che parlano dei "tuoi successi" e di cose che... non sono stati i miei successi, ma i nostri successi. I compagni di squadra con cui ho giocato, e ne potrei citare tantissimi. Non l'ho mai fatto per me, l'ho fatto per tutti gli altri. Semplicemente il ruolo in cui giocavo era quello che stava più al centro dell'attenzione. Ma... i Packers sono stati... è stato un grandissimo rapporto. E spero che... quest'organizzazione e i fan mi apprezzino tanto quanto io apprezzo loro."*
* Dal discorso di addio al football americano di Brett Favre, nel 2008.
7. Waterbed
Materasso ad acqua
Sto trattenendo il respiro da fin troppo tempo
Mi sa che ho entrambi i polmoni forti abbastanza da trattenere tutta quest'aria infinita
Questo non è il mio posto
La mia testa è il ticchettio di un orologio
Devo solo chiedere una cosa: per favore, qualcuno punti la sveglia nel mio corpo
La mia casa non esiste
Ho il cuore sepolto nell'oceano
E non mi serve nessun'ancora che mi porti via
Dio mio, vi giuro che mi stanno crescendo le pinne, crescendo le pinne
Mi conviene continuare a sperarci
Ma io esattamente cosa ne so?
Cosa significa esattamente esattamente?
Il sole si piazza ancora in cielo a guardarci dall'alto in basso
Mi vede che faccio a pezzi questi limiti
Gli squali mi inghiottiranno in questo splendido mare azzurro
Mi rilasserò con un investimento dettagliato che ho comprato dal mio cervello
Con gli spiccioli che ho trovato nelle tasche
Ho passato troppo tempo ad aspettare
A capire come prendermi dei rischi
Promesse dalla lista dei desideri che ho creato io
Un giorno aprirai gli occhi e capirai come stanno le cose
La gente che c'è in questo mondo mi fa paura
È per questo che il mio posto è sott'acqua coi pesci e le balene e i delfini
Così finalmente mi sentirò soddisfatto di me stesso, di me triste e solitario
L'acqua mi scorre in gola
Le ossa cominciano a tremare al ritmo di un'apertura, della mia vita che ricomincia da capo, in questa camera da letto
Mi dispiace, ma me ne vado
Ecco un quadro che merita di essere dipinto
8. Amateur Night
La notte dei dilettanti
È un sabato sera estivo come tanti
Fuori i lupi mannari se la ridono
Con una luna così grande cosa pretendi?
Senti i tuoi genitori in cucina
Conversazioni che si ripetono
Ti seppellisci sotto le lenzuola sudate
E hai il cuscino pieno di rimorsi
Sono uscite tutte le piume
Arriva un altro weekend e tu ti senti tutto intontito
Eh, sì, ti senti spaventato, ti senti proprio stupido
Non sai cosa fare oltre a sperare che vada tutto bene
E preghi un Dio che ti aiuti con tutto il resto
Preghi un Dio che ti aiuti con tutto il resto
Però sei giovane e ti senti inutile, decisamente poco credente
Sono semplicemente sincero
Non ho bisogno di un lavoro da ufficio che mi inglobi la vita
Ci sono modi decisamente migliori per consumare il tempo
Con entrambi i genitori che non ci capiscono
Ci divertiamo un mondo coi nostri migliori amici in questo scantinato
Questo divano è lungo e pieno di amicizia
E so che loro non stanno perdendo tempo, e io nemmeno
Dico “Lasciate liberi i lupi
Banchettate con me, animali
Lasciate liberi i lupi
Assaggiate il mio coraggio”
9. II
II
“E dicevo a Deanna mentre venivamo qua che Dio mi ha donato… tantissime cose fantastiche. Le abilità, una famiglia stupenda. E mentre… mentre venivo qui in aereo oggi, ho pensato a tantissime cose diverse e ho pensato che volevo dire alcune cose che sento di dover dire. Ma… Lui mi ha dato un’occasione di usare le mie abilità e io quell’occasione l’ho colta. E per questo Lo ringrazio.”*
* Dal discorso di addio al football americano di Brett Favre, nel 2008.
10. John P.
John P.
Ci stiamo perdendo di vista pian piano
Stringimi per mano un pochino più forte e la smetto di aver paura
Dentro sono un ragazzino
E il fatto che te ne stai andando via è insopportabile sotto tantissimi aspetti dell’amicizia
Noi parliamo la nostra lingua che nessuno capisce
Quando avevo 17 anni mi sono innamorato per la prima volta
E non ho paura di ammetterlo
Ci ho messo anni a capire cosa voleva dire avere un cuore e avere un amico
Noi vediamo la nostra visione che nessuno capisce
La verità è che io ci tenevo troppo
Ho tentato la sorte
Il sentimento durerà per sempre
Il sentimento durerà per sempre
Devo finalizzare un piano per tornare a essere felice
È una storia infinita
È una storia infinita
Non farmi remare da solo su questa barca
Mandami segnali che alla fine saremo tutti felici e contenti
Lo stesso processo se capita di nuovo
Non farmi remare su questa barca
Sono sicuro che mi sveglierò di nuovo dopo lo stesso sogno
Con gli occhi azzurri bagnati dalle lacrime
Un giorno ci stapperemo una Coca-Cola in cantina dai miei
Rideremo pensando al passato mentre la vita se n’è già andata
#tiny moving parts#this couch is long & full of friendship#this couch is long#this couch is long and full of friendship#dakota#along the lakeside#grayscale#vacation bible school#clouds above my head#I#waterbed#amateur night#II#john p.#john p
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I’m searching for a Remedy - Chapter 12
Shannon 7:42. Sospiro. Stanotte non ho chiuso occhio, perchè ogni volta che lo facevo, avevo le immagini di Antonia su un pavimento freddo, accovacciata e che veniva ripetutamente presa a calci dal marito. Adesso capisco l'odio profondo che leggevo negli occhi del mio amico. Stringo la presa sulla sua spalla, per infonderle sicurezza mentre è nel mondo dei sogni, per farle sentire che ci sono e che non sarà più sola. Non so quante volte ho ripetuto quel gesto stanotte e non sono sicuro che sia solo per lei. L'ho fatto anche per me, perchè ho bisogno di sentirla, di averla, di possederla. E non è solo per il sesso, ma per tutto. Voglio averla accanto in casa mia, svegliarmi con il suo profumo che mi invade le narici, litigare con lei perchè ho sbagliato a comprare gusto di succo di frutta, ridere di cose che ci racconteremo. Voglio lei, far parte della sua vita. Voglio lei, voglio che lei faccia parte della mia. Cerco di spostarla da me il più delicatamente possibile per non svegliarla. Dopo la serata che le ho rovinato e quello di cui mi ha parlato, preferisco lasciarla dormire ancora un po.
Indosso un paio di pantaloni della tuta e scendo al piano di sotto e la prima cosa che faccio è prepararmi un bel caffè “ti prego Shan, quella che bevete voi americani, non è caffè, ma brodaglia” le parole di Antonia di qualche mese prima mi fanno nascere un sincero sorriso sulle labbra. Dio, l'amerei anche se mi mandasse a quel paese. Afferro una tazza dal mobiletto sulla mia testa e la riempio del liquido bollente per poi iniziare a sorseggiarlo. Non c'è niente di meglio di una tazza di caffè appena sveglio. O forse si? Sento due piccole mani che mi toccano i fianchi e risalire sul petto, il suo morbido seno premersi contro la mia schiena e le sue labbra stamparsi sulle mie spalle. Oh, c'è qualcosa di meglio di una tazza di caffè appena sveglio: la sua presenza “buongiorno dormigliona” porto la mia mano libera sulla sua, che sta ferma sul mio petto “mmmh” la sento mormorare e sorrido “questo sarebbe un buongiorno italiano?” dico per prenderla in giro “ti odio” mi dice stringendomi di più “e perchè mi odi?” le domando curioso “perchè non puoi farmi svegliare da sola” il suo tono da bambina triste mi diverte “oh...piccola” mi faccio beffa di lei e ricevo un pizzicotto sulla pancia “ahia” le dico allungando una mano dietro per afferrarle una coscia e fare lo stesso, ma lei si scansa subito e corre dall'altra parte della penisola. Mi volto, la vedo. Ha indosso una mia camicia, le gambe e i piedi nudi, i capelli scompigliati e sorride. Dio, quanto è bella. Poso la tazza che ho in mano e faccio il giro anche io cominciando a rincorrerci intorno al tavolo, poi si mette dietro la colonna che è al centro della stanza e si fa ancora beffa di me ridendo “quella camicia è mia” le dico puntandola “ah si?” nel suo sguardo vedo malizia “quindi, se non è mia...” comincia a sbottonarla andando verso il divano “...dovrei toglierla” accorcio subito le distanze afferrandola per i fianchi e la spingo sul divano mettendomi su di lei. Le blocco le mani sulla testa e mi sorride cingendomi i fianchi con le sue gambe. Una mia mano comincia a scendere lungo i suoi fianchi, per poi risalire sotto la stoffa di quell'inutile indumento, le sorrido malizioso e comincio a farle il solletico. Si dimena sotto le mie mani, ride e prova a divincolarsi “no, no, smettila....ti prego” urla tra le risa “...come non riesco a proteggermi da te...” mi blocco e di scatto mi scosto da lei ripensando alle parole della sera precedente, mi guarda confusa “ehi, tutto bene?” si avvicina cominciando ad accarezzarmi i capelli e istintivamente chiudo gli occhi. Il suo tocco mi manda in estasi, mi rassicura “Tony...tu...tu hai paura di me?” non la guardo e lei non risponde, ma cerca il mio sguardo chinandosi un po “Shan...ma cos'è questa domanda?” scosto la sua mano per alzarmi e faccio qualche passo in salotto “ieri...tu ieri hai detto che non riesci a proteggerti da me...” faccio una pausa e la guardo “...cosa significa?” Sospira mettendosi seduta e incrocia le gambe distogliendo lo sguardo “Shan...io...è complicato” si passa una mano tra i capelli “piccola, io non ti farò...non ti farò mai male...te lo giuro” cerco di rassicurarla e lei scuote la testa “lo so che non mi alzeresti mai le mani addosso Shan” alza gli occhi al cielo e sbuffa “e allora cos'è Tony? io...io non capisco” mi porto una mano tra i capelli cominciando ad innervosirmi “ok..ok...non innervosirti che poi mi innervosisco anche io” mi dice alzandosi e avvicinandosi a me. Serro la mascella e la fisso serio “bene, allora incazziamoci, ma almeno parliamo” le dico aprendo le braccia “sei esasperante!” mi volta le spalle e si dirige verso la cucina “cosa?” domando stupito. Non ci credo, ora la esaspero pure? “devi sempre sapere tutto” resta di spalle e afferra la caffettiera per preparare il suo caffè. Oddio, stamattina vuole proprio farmi incazzare “senti, dopo quello che mi hai raccontato ieri sera, non puoi pretendere che io non voglia spiegazioni” cerco di mantenere un tono calmo “oddio, ma perchè non impari a bere quello italiano?” cambia discorso riferendosi al caffè, mentre accende il fornello per preparare il suo “abituatici, non cambierò gusti per i tuoi capricci!” vuole farmi incazzare, bene, incazziamoci in due. Sbuffa una mezza risata e alza gli occhi al cielo “abituarmi? Ma se ci vediamo una volta ogni tanto a cosa dovrei abituarmi?” si volta e mi fissa incrociando le braccia sul petto. Le mie parole non l'hanno fatta incazzare, ma le sue fanno infuriare me “qui se c'è uno che fa i capricci, quello sei tu!” aggiunge puntandomi. La sua ultima affermazione mi lascia quasi allibito “io...ehm...e che capricci farei? Sentiamo!” cerco spiegazioni “vieni quando vuoi, vai via quando meglio ti pare senza mai chiedere se io ho altro da fare nella vita” mi passo una mano sul volto “io...sono un tuo capriccio!” aggiunge voltandosi di nuovo per controllare il caffè, sospiro “Tony, lo sai, io vivo dall'altra parte del mondo e non posso fare grandi programmi, ho una carriera io!” non può credere che io venga qui solo per un capriccio “certo, perchè è l'unica cosa che conta, la tua fottuta carriera! Io invece una carriera non ce l'ho più!” stiamo sul serio cominciando a litigare per ciò che faccio? “ehi, non ti ho detto io di abbandonare la carriera di dj e poi quando mi hai conosciuto sapevi chi io fossi e cosa facessi nella vita, non puoi farmene una colpa, cazzo!” sbatto un pugno sul piano dietro di me esasperato. Sa quanto io abbia sudato per arrivare dove sono e sa che odio quando mi toccano la mia carriera. Sospiro cercando di calmarmi “ti prego Tony, stavamo parlando di altro, non litighiamo su altri motivi pure” scuote ancora la testa, come se non si sentisse compresa in questo momento e questo mi manda in bestia perchè io voglio capirla “è questo il motivo per cui devo proteggermi!” mi urla contro voltandosi e puntandomi con il cucchiaino. Cerco di trattenermi dal ridere, perchè è alquanto buffa questa scena “tu non mi dai nessuna certezza e lo so che vieni qui per scopare solo e mi chiedo anche perchè tu faccia tutti questi inutili chilometri per una scopata!” le sue parole mi lasciano quasi interdetto, sto per parlare, ma il treno Antonia è partito e non ha intenzione di fare fermate “poi compri questa casa, ma cosa cazzo mi sta a significare?” la sua sfuriata continua e la caraffa del mio caffè ne paga le conseguenze venendo svuotata. Ma perchè? Lo avrei bevuto! “e poi il vestito? Andiamo, Shan...” allarga le braccia “...da dove ti è uscita questa idea? Che poi prima lo fai fare e poi mi dai della puttana?” me lo rinfaccerà a vita questo, me lo sento. Prende due tazzine e le riempie con il suo caffè senza zuccherarle “e strattonare quel poverino manco fossi geloso di me” quanto fiato ha in corpo questa donna? Ha intenzione di usarlo tutto oggi? No perchè quando s'incazza è incredibilmente sexy e saprei io come farle perdere fiato “io non capisco dove vuoi arrivare ed è per questo che devo proteggermi da te, io...” mi porge una delle due tazzine e l'altra comincia a sorseggiarla lei “...io non ci sto capendo un cazzo ed è da questo che devo proteggermi” distoglie lo sguardo sbuffando. La fisso un po mentre bevo il caffè cercando di ricordare come è nata questa discussione. I suoi gesti, il suo infuriarsi, il suo parlare mi hanno confuso al punto di avermelo fatto dimenticare. Ma ho capito che, forse, c'è qualcosa anche da parte sua. Le importa che non siamo sempre insieme, sento la sua voglia di starmi vicino, di avermi vicino. Poso la tazzina, ormai vuota sul banco “non credi che forse una scopata, uno come me, se la sappia procurare facilmente?” domando, ma non aspetto risposta, no, stavolta parlo io “eppure vengo qui per scopare” enfatizzo l'ultima parola e mi avvicino piano “noi non scopiamo da tempo Tony...” sono a pochi passi da lei, si volta a guardarmi “hai voglia?” chiede non cogliendo bene il senso delle mie parole, sorrido “non hai capito cosa intendo” accarezzo la sua guancia e socchiude gli occhi godendosi il mio leggero tocco “piccola, non è più una scopata da tempo tra me e te...” mi sposto davanti a lei e avvicino il mio viso al suo lasciandole un leggero bacio sulle labbra, mi stacco e lei apre gli occhi e mi fissa, le sorrido “...forse, tra me e te, non è mai stata solo una scopata” aggiungo attirandola a me e cominciando a baciarla con passione. Antonia Abbiamo passato la giornata a stuzzicarci senza andare mai al sodo. Mi piace stare in questa casa con lui, averlo intorno. Ho svuotato la mia valigia mettendo tutto a posto nell'enorme cabina armadio che c'è nella nostra camera. Sorrido tra me e me come un ebete da quando mi ha detto che tutto quello che c'è qui, è nostro. Non mio, non suo, ma nostro. Dopo essermi fatta una bella doccia, lui è uscito per comprare un dessert per stasera. Ceneremo a casa ed io gli ho detto che mi sarei occupata di preparare tutto, ma non il dolce. Mi vesto con un pantalone nero attillato e sopra una camicia rossa di seta non molto abbottonata e che lascia intravedere il completino che mi ha regalato lui e sotto opto per un paio di décolleté tacco 10 dello stesso colore. Mi trucco gli occhi in modo leggero, al contrario delle labbra, alle quali preferisco mettere un bel rossetto rosso scuro. Appena finisco, sento la porta dell'entrata aprirsi e un sorriso mi si stampa sulle labbra “piccola, dove sei? Sono tornato!” mi affretto ad uscire dalla stanza e mi dirigo a scendere le scale “ho dovuto fare un casino per comprare questo dolce, nessuno parla la...” mentre sta parlando, si volta a guardarmi scendere “...mia lingua” finisce la frase quasi sospirando “che c'è?” domando mettendo le mani sui fianchi una volta che sono davanti a lui “no...è...che...insomma, avevo lasciato qui una mezza stracciona con una camicia da boscaiolo che non era niente male...” oddio, ecco che comincia a fare il cretino, scuoto la testa “...e ora ritrovo una supersexy donna che...” si morde il labbro continuando a fissarmi “...cazzo, Tony, tu mi fai morire così” dice avvicinandosi e attirandomi a lui stringendomi per i fianchi “Shan, sono sempre la stessa” gli dico mentre comincia a scendere con la bocca sul mio collo “è questo il problema, che sei sempre la stessa che mi fa eccitare come un matto” sento la sua erezione premersi contro il mio bacino mentre con la lingua lascia scie umide sul mio collo “Shan...” chiamo il suo nome sospirando. Quest'uomo mi farà impazzire uno di questi giorni. Sposta di poco la camicetta e sorride “oh, questo lo conosco” sorrido alle sue parole “si, me l'ha regalato un tizio che ci ha allegato un bigliettino dicendo che voleva strapparmelo di dosso. Una specie di maniaco” dico mentre lo sento ridere sul mio petto. Le sue mani scivolano a stringermi i glutei e sento il respiro farsi sempre più corto “la cena Shan...” dico sperando che la fame lo convinca a fermarsi per ora “cena? Io sto già cenando” dette quelle parole i suoi denti affondano nella carne del mio seno e la mia mano, istintivamente, stringe la sua nuca mentre lancio un leggero urlo per il piacere misto al dolore che mi ha provocato. Avrò un bel segno addosso, ma non m'importa. Gli afferro i capelli e lo tiro a me per baciarlo con passione “Shan...” le parole muoiono tra i baci “mi fai impazzire piccola” non abbiamo fiato “ceniamo prima? Poi ti darò un altro dessert oltre a quello che hai preso tu, promesso!” mi guarda imbronciato quando si stacca da me “ma solo perchè voglio mettermi bene in forza” mi dice puntandomi. Lo precedo per andare in cucina e mi colpisce con una sculacciata “e non sculettare così, altrimenti ti salto di nuovo addosso” mi dice sorridendomi. Gli schiaccio l'occhiolino e ritorno ad ancheggiare come se nulla fosse “sei perfida!” dice andandosi a sedere al tavolo che avevo precedentemente preparato. Seduti a tavola, a distanza di sicurezza, ceniamo e parliamo come fossimo una coppia. Sorrido ai suoi divertenti aneddoti riguardo quello che succede tra loro nei backstage dei concerti. Starei ore solo a guardarlo parlare, ascoltare la sua voce mi fa stare così bene “tu non suoni nessuno strumento?” domanda ad un tratto. Lo fisso qualche secondo poi scuoto la testa “da...da piccola ci provai, ma non mi riuscì bene e quindi smisi” sorride scuotendo la testa “evidentemente non ci hai provato abbastanza” dice sorseggiando il vino dal suo calice senza smettere di guardarmi “ma se non sai nemmeno di che strumento sto parlando” mi alzo prendendo i piatti dal tavolo e mi dirigo verso la cucina pronta a prendere il dolce dal frigo per poi ritornare da lui. Sta li a fissare un punto fermo sul tavolo tamburellando le dita. Poggio il vassoio con il dolce al centro disponendo i piatti e le posate ai nostri posti “il violino” dice ad un tratto e d'istinto mi volto a guardarlo. Vorrei chiedergli come l'ha capito o chi glielo ha detto, ma lui mi precede “quando ti penso mi vengono in mente i violini” fissa i suoi occhi nei miei. Deglutisco a quelle parole. Sono così dolci ed istintivamente abbasso lo sguardo sorridendo e sentendomi leggermente a disagio “grazie” dico riprendendo il mio posto e lui allunga una mano per accarezzare la mia “adoro quando riesco ad imbarazzarti” arriccio il naso e caccio la lingua guadagnandomi un suo sorriso “dai, proviamo questo...come hai detto che si chiama?” “delizia al limone” dico nella mia lingua “delezia a lemoni” prova a ripetere, ma la sua pronuncia non è delle migliori ed io comincio a ridere di gusto “scusa” cerco di smettere, ma la sua faccia mi fa solo aumentare “ehi, non prendermi in giro” mette un finto broncio. Mi alzo andando verso di lui, afferro uno dei cucchiaini e dopo averlo riempito con un po del dolce, lo avvicino alle sue labbra “dai, su, fai il bravo bambino” dico in tono materno e lo vedo aprire la bocca. Ma prima che lui possa afferrarlo lo ritiro per poi mangiarlo io facendolo rimanere a bocca aperta “mmh...buono” continuo a prenderlo in giro e lui mi attira a se facendomi sedere sulle sue gambe e cominciando a farmi il solletico “perfida, sei perfida” mi dice mentre io continuo a ridere. Una volta smesso, riprendo una cucchiaiata di dolce e gliela porgo lasciandogliela gustare “mmh...ottimo” poi si avvicina al mio orecchio “fammelo provare in un altro modo” mi sussurra “in che modo?” domando confusa. Lo guardo afferrare una cucchiaiata del dolce e portarlo alla mia bocca, ma mentre sto per ingoiarlo mi attira a se cominciando a baciarmi e lasciando che il dolce passi per le nostre bocche. Ci stacchiamo rimanendo comunque vicinissimi “wow, adesso si che è perfetto” poi ricomincia a baciarmi. Si alza facendomi alzare con lui per poi farmi risedere sul tavolo e mettersi tra le mie gambe. Lo sento armeggiare con qualcosa dietro di me mentre le nostre bocche non si staccano nemmeno un secondo. Ad un tratto sento la sua mano strisciare dal mio collo fino all'incavo tra i miei seni e mi accorgo che è imbrattata del dolce. Si stacca dalle mie labbra per seguire con la bocca la scia della delizia che ha fatto sul mio corpo. Rido e lui alza lo sguardo “che c'è? È più buono!” dice sorridendo e ritornando a mangiare dal mio corpo “si, però, puoi darmi una mezz'oretta?” alle mie parole alza di scatto la testa e mi guarda stupito “c-cosa?” lo spingo leggermente per scendere dal tavolo e allontanarmi “ho promesso a Vanessa che l'avrei chiamata e poi voglio chiederle la mattinata libera” gli spiego dirigendomi verso la scala “m-ma...” mi fissa quasi deluso “nel frattempo puoi mettere a posto?” gli dico dirigendomi al piano superiore “tanto, non ho niente di meglio da fare!” urla deluso e lo sento sbuffare. Mi dirigo in camera ridendo e chiudo la porta a chiave “oh, Shannon, alla fine mi ringrazierai” dico tra me e me cominciando a spogliarmi. Shannon Dopo che Antonia si è diretta al piano superiore, lasciandomi come un ragazzino arrapato, ho messo a posto la cucina come aveva detto. Aveva detto mezz'ora, ma è di sopra da quasi una intera. Le donne quando chiacchierano sono incredibili. Chissà cosa si stanno dicendo. Magari si staranno facendo anche 4 risate sul come mi ha lasciato poco fa. Sorrido scuotendo la testa. Da quanto tempo non mi sentivo così leggero, libero. L'amore fa bene, vorrei solo capire se è corrisposto. Sospiro prendendo una birra dal frigo per poi dirigermi allo stereo e mettere su un po di musica. Sembro l'eterno indeciso. Ho fatto portare qui i migliori dischi di musica di tutti i tempi, sapendo che nemmeno lei sa mai decidersi riguardo ai gusti musicali. Il ticchettio dei tacchi delle sue scarpe che che picchiano sulle scale, mi annunciano che finalmente ha finito e opto per i Beatles, esattamente la canzone oh! darling “parla parecchio Vanessa, eh?" domando mentre schiaccio play “in realtà non l'ho chiamata, ma solo mandato un messaggio” mi spiega “e cosa hai fatto tutto questo tempo...” mi volto a guardarla e resto di stucco “…di sopra?" aggiungo deglutendo. Una delle cose che devo imparare è che, con una donna come Antonia, le sorprese non finiscono mai. È appoggiata alla colonna con il braccio sinistro, ha indosso una canotta bianca con la scritta i prefer the drummer che lascia intravedere il completino nero di pizzo con tanto di reggicalze e sotto gli stivali lunghi fin sopra il ginocchio, entrambi miei regali. I capelli sciolti rossi le ricadono da un lato e il suo sorriso è ad alto tasso erotico “wow!” riesco solo a dire senza staccarle gli occhi di dosso. Sto per fiondarmi su di lei, ma mi fa segno di fermarmi ed istintivamente eseguo. Con il dito mi indica il divano quasi come ad ordinarmi di sedermi ed io lo faccio. Va verso il tavolo e prende una delle sedie. Se la porta dietro strisciandola sul pavimento e quel rumore fastidioso è per me musica. La guardo mentre cammina e faccio un sorso di birra giusto perché ho la salivazione a zero. Posiziona la sedia di fronte a me e poi si dirige verso lo stereo camminando in modo sinuoso e sento un incredibile caldo salirmi alla testa. Le note di Come Togheter dei Beatles si espandono nella stanza e sorrido al pensiero che io, se continua così, potrei venire da solo. La guardo mentre comincia a muoversi a ritmo della canzone. Sta ballando per me e lo fa benissimo. Mi metto comodo a godermi questo spettacolo che, so per certo, non ha mai dedicato a nessuno. Si avvicina alla sedia continuando a muoversi in modo sensuale. Potrei perdere la testa, ma forse, per questa donna, io la testa l'ho già persa. Si posiziona tra me e la sedia, mi guarda negli occhi per poi voltarsi di spalle e piegarsi a 90° poggiandosi ad essa e lasciandomi ammirare il suo sedere sodo che con quel perizoma è a dir poco perfetto. Ritorna con lo sguardo su di me senza cambiare posizione, non ha bisogno di parlare, sento ciò che vuole. Allungo una mano cominciando ad accarezzarle delicatamente le natiche. La sua pelle è caldissima “non trattenerti Shannon” la mia mano non si stacca da lei e le sue parole nascondono un non ho paura di te che sento. Lei sa come sono e non vuole che io cambi dopo ciò che mi ha raccontato. Non vuole essere trattata diversamente ed io non voglio che qualcosa cambi tra di noi. Le do una forte sculacciata e la sento sussultare d'eccitazione al mio colpo. Ci sorridiamo complici mentre lei si rialza scostandosi i capelli dal viso. Si posiziona tra le mie gambe senza smettere di ballare e comincia a sfilarsi la maglia per poi lanciarla in aria. Si volta di nuovo e molto lentamente inizia a scendere, ma la mia forte eccitazione me la fa a afferrare per i fianchi e farla arrivare prima a me. Lascio che la mia erezione si faccia sentire mentre adesso è seduta su di me e sorride lasciando andare la testa sulla mia spalla ed io mi chino a baciarle il collo. La nostra eccitazione è alle stelle, ma non vuole terminare, ancora, questa dolce tortura. Si rialza sedendosi sulla sedia difronte a me accavallando le gambe. Salgo le mani, partendo dalle caviglie, lungo le sue gambe ricoperte dagli stivali “sbaglio o avevo detto che volevo vederti solo con questi addosso?” domando malizioso “volevo rendere la cosa più intrigante, ma se non ti piace, posso smettere" si alza per allontanarsi, ma l'afferro prontamente per i fianchi “non pensarlo neanche lontanamente” dico perentorio “allora sono all'altezza delle spogliarelliste con cui hai a che fare?” il suo tono è malizioso, ma sento qualcosa oltre a questo che mi è difficile decifrare. Non sarà mica gelosa? Bacio delicatamente il suo basso ventre, fin sopra il pube “non ho mai visto nulla di così eccitante come stasera" catturo il suo sguardo dopo le mie parole, mi accarezza la testa “allora se il ristorante chiude, so già che lavoro fare" le sue parole mi fanno andare il sangue alla testa. Il solo pensiero che possa riservare questo spettacolo a qualcun altro mi manda in bestia. Le mordo con poca delicatezza il pube e la sento sussultare. Sento le sue dita farsi strada nei miei capelli, mentre m'inebrio del suo odore di donna. Alza piano la gamba sinistra poggiando il piede sul divano “sono tua Shannon…” ed è in quel momento che noto un nuovo tatuaggio. Nell'interno coscia ha tatuato un fulmine con una x. È lo stesso che di solito uso per lasciare autografi. Lo accarezzo piano con un dito “…solo tua" lo dice quasi in un sussurro, mentre io mi avvicino a baciare quel dolce regalo che mi ha fatto marchiando la sua pelle. Mi alzo di scatto e afferrandola per i glutei la prendo in braccio lasciando che le sue gambe cingano la mia vita. È sorpresa dal mio scatto e ne sorride “grazie" le sussurro per poi baciarla. L'appoggio un attimo con la schiena alla colonna per assaporare meglio le sue labbra “piccola, non ce la faccio più, ho bisogno di te” ho la gola secca dall'eccitazione “anche io Shan" mi dice cercando di sfilarmi la maglia “andiamo di sopra" le dico cominciando a camminare verso le scale “andiamo dovunque vuoi" dice tra un bacio e un altro “la prima volta in casa nostra voglio farlo nel nostro letto" le dico poggiandola alla porta della nostra camera. I suoi occhi brillano di passione e sono lucidi di emozione e il mio unico pensiero è che sono fottutamente innamorato di lei. Antonia Le sue mani percorrono con veemenza ogni centimetro del mio corpo infiammandolo. Le sue labbra strisciano su esso facendomi venire i brividi. Lo spingo verso il letto fino a farlo sedere e posiamo le nostre fronti una contro l'altra sorridendoci. Sto così maledettamente bene quando lui mi è vicino che dimentico ogni cosa che non va nella mia vita. Lo spingo leggermente e lui si tiene con le mani poggiate sul letto divaricando le gambe. I suoi occhi non si staccano da me e questo mi lusinga non poco. Accarezzo con le unghie il suo corpo. Parto dal collo, passo per le clavicole fino ad arrivare alle spalle, poi vado sui pettorali fino ad arrivare ai suoi addominali e a scendere verso l'apertura dei suoi jeans. Sorrido maliziosa al rigonfiamento evidente e lo accarezzo facendolo fremere ancora. Mi stacco da lui e indietreggio di qualche passo. Poso un piede sul letto tra le sue gambe. Si avvicina ad essa cominciando a far scendere lentamente la mezza cerniera dello stivale per poi sfilarmelo con delicatezza ed io mi dedico a slacciare i gancetti del reggicalze senza perdere mai il contatto visivo tra i nostri sguardi. Siamo legati da una complicità unica. Una volta sfilata la calza, dedichiamo all'altra gamba lo stesso trattamento e quando abbiamo finito, gli volgo le spalle e lui si alza cominciando a sbottonarmi il reggiseno lasciandomi leggeri baci tra il collo e la spalla. Porto le mie mani dietro di me per afferrargli l'apertura dei jeans e cominciando a slacciarglieli. Glieli sfilo, mentre lui fa scendere delicatamente il mio reggiseno. Afferra i miei seni con forza mentre comincio a gemere dal piacere. Amo questo suo modo di essere dolce e irruente allo stesso tempo. Mi volto verso di lui e ricominciamo a baciarci. Le sue mani continuano a vagare esperte per tutto il mio corpo mentre ci distendiamo, io sotto e lui sopra. Sento la sua erezione premere contro il mio bacino e lascio che le mie mani scendano per liberarla dai boxer. Gemo nel sentire il rumore stridente delle mie mutandine che vengono strappate con un unico gesto “scusa” sussurra al mio orecchio, ma io sorrido e riprendo a baciarlo mentre lo sento che si fa strada in me. Un urlo di piacere mi muore in gola soffocato da un suo bacio. Stringo le sue natiche con le unghie ad ogni suo affondo e mordo con bramosia le sue clavicole. Spinge in me come se volesse diventare un'unica cosa, come a volersi fondere col mio essere. Inarco la schiena per il piacere che si sta impossessando di me, l'orgasmo è già così vicino per la troppa attesa “Shan...” ansimo mentre lui cattura il mio sguardo “il...il preser...vativo” sembra quasi che non mi ascolti. Continua ad affondare in me e a baciarmi mentre l'orgasmo per me è alle porte “voglio...voglio...un..bambino” il suo tono sussurrato tra gli ansimi mi accompagna al massimo del piacere come una dolce cantilena “fermami..ora..se...” non lo lascio continuare, afferro il suo viso tra le mani catturando le sue labbra tra le mie, mentre le mie gambe lo stringono ancora di più fino a che l'orgasmo arriva anche per lui. I nostri respiri tornano regolari lentamente “ti ho lasciato un bel segno...scusa” dice riferendosi al morso che mi ha dato prima di cena sul seno, accarezzandolo piano con le dita “non è niente” accarezzo piano la sua testa “piuttosto, mi devi un nuovo completino, o almeno un paio di mutande” ride alle mie parole “tutto quello che vuoi amore mio” le sue ultime parole mi fanno venire quasi i brividi e m'irrigidisco. Alza la testa dal mio petto e mi fissa. Sono sorpresa dalle sue parole tanto quanto lui. Deglutisco sorridendo “co...come hai detto?” domando per essere sicura, non vorrei che il piacere post-orgasmo mi avesse fatto sentire male “tutto quello che vuoi” ripete abbassando lo sguardo e accarezzandomi la pancia. Porto un dito sotto al suo costringendolo a guardarmi “dopo...cos'hai detto dopo?” si morde il labbro e sorride quasi imbarazzato “amore mio” gli sorrido e sento i miei occhi diventare lucidi “Ti amo Shannon” dico con voce rotta. Si avvicina per baciarmi e lo fa in modo dolce e calmo, porta una mia ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi accarezzarmi le labbra con un dito “ti amo anch'io Antonia”.
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Diario di bordo - 5° giorno di Route 66 (Texas)
Mentre ci prepariamo per andare a fare colazione, io e gli altri parliamo di come sarà il Texas. È una delle mete più attese eppure, ci diciamo, adesso che abbiamo visto l’Oklaoma nella sua immensa bellezza, siamo sicuri che sarà difficile trovare qualcosa che possa superarla. Non abbiamo nemmeno il tempo di ripetere la nostra frase rito “come l’Oklahoma però non c’è niente” perché, non appena messo il muso fuori, quello che ci si presenta davanti ci fa perdere le parole e ci fa dimenticare il discorso. Se quello di ieri in Kansas è stato il tramonto più bello mai visto, questa è senza ombra di dubbio l’alba più bella della mia vita. Mentre ammiro il cielo avvolto nel rosa e la strada infinita e deserta davanti a me, mi domando perché colleziono tramonti in giro per il mondo e non albe. Non so darmi una risposta, difficile riflettere con lucidità davanti a un paesaggio che toglie il fiato come questo.
Scattiamo delle foto, tante, ma non rendono. Le macchine fotografiche catturano un’immagine posticcia che ricorda solo lontanamente quella reale.
Torniamo dentro e facciamo una ricca colazione. Io mangio, tra le altre cose, anche una waffel a forma di Texas.
Il programma di oggi è serrato, come ogni giorno. Ci mettiamo perciò subito in viaggio verso Amarillo.
Passiamo da un museo che purtroppo è chiuso e poi visitiamo una città fantasma. Posteggiamo l’auto al centro della strada deserta e scendiamo a dare un’occhiata.
C’è una stazione di servizio che ha tutta l’aria di essere abbandonata da molti anni. La porta è aperta. Ci sono un paio di stivali davanti l’ingresso. Vorremmo entrare a curiosare, ma non siamo certi che sia saggio. Chiamiamo, non riceviamo risposta. Sul pavimento c’è di tutto e sembra che ci abbia abitato qualcuno. Ci sono vestiti, scarpe, bottiglie d’acqua vuote, un rotolo di carta igienica e tante altre cose. E poi c’è ciò che si trova in ogni stazione di servizio: pile di libri usati, uno stand con le cartoline. Vorrei entrare e scrutare con attenzione gli oggetti caratteristici e quelli di antiquariato, ma temiamo di vedere spuntare un texano infuriato, magari con un fucile sotto braccio. Perciò entriamo solo per pochi attimi, giusto il tempo di afferrare due cartoline e un libro usato.
Torniamo in macchina e ci allontaniamo terrorizzati, convinti che sentiremo suonare da un momento all’altro le volanti dello sceriffo. È impossibile, siamo in mezzo al nulla e abbiamo preso solo un libro vecchissimo e due cartoline altrettanto vecchie, però abbiamo paura lo stesso. Immaginandoci già dietro le sbarre, Marco intona I shot the sherriff e noi gli facciamo eco cantando, urlando e ridendo fino alle lacrime.
A farci tornare seri è un’officina di autodemolizione a cielo aperto. Ci sono pezzi di auto ovunque, molti arrugginiti, tutti coperti da centimetri di sabbia. Di nuovo mi accorgo di quanto sia strano trovare posti deserti e intatti da chissà quanto tempo. Prendo una targa ricordo e andiamo via.
Vagare tra le strade deserte è emozionante. È assurdo come tutto sia rimasto così come è stato lasciato. Sembra di essere in uno di quei film in cui spariscono tutti improvvisamente.
Facciamo una sosta davanti il Bug Ranch e qui ci sono dei turisti. Ci salutano, scambiamo qualche parola e poi si spostano così da permettere anche a noi di scattare delle foto.
Amarillo si avvicina, ma prima di raggiungerla facciamo qualche altra sosta.
In tarda mattinata arriviamo ad Amarillo. Cerchiamo un centro ma un centro non c’è. Chiediamo all’unica persona che troviamo per strada, un texano con il viso bruciato dal sole e con abbigliamento caratteristico. Ha un accento strano e sembra non capire bene ciò che stiamo cercando. Alla fine posteggiamo e vaghiamo per le strade deserte. Trovare Amarillo priva di vita mi sconvolge e delude. Non c’è un solo negozio o ristorante aperto. Incontriamo solo un secondo texano, ha un cappello in testa e fa un pisolino su una panchina.
Vaghiamo a piedi per un po’, corriamo e urliamo per le strade, cerchiamo invano persone e negozi aperti. Alla fine, affamati, decidiamo di lasciare Amarillo (che Marco continua a chiamare Armadillo, facendoci ridere ogni volta) e di andare alla ricerca del ristorante più famoso del Texas. Tornando alla macchina ci accorgiamo che il texano dorme ancora sulla panchina dove lo abbiamo lasciato mezz’ora fa.
Il The Big Texan è proprio come lo abbiamo visto in Man versus Food, enorme e bellissimo. All’ingresso c’è un negozio che vende di tutto, non vedo l’ora di entrarci, ma prima decidiamo di riempire lo stomaco (siamo affamati e il profumino che riempe il locale rischia di farci svenire).
Ecco che fine hanno fatto gli abitanti di Amarillo: il locale è pienissimo!
Attraversiamo la zona “bar” con il bancone, una fila di slot, i tavoli da biliardo, la riproduzione di un set horror, una vetrina su cui è esposta una finta bistecca da due chili, le foto di Adam Richman e degli altri che hanno provato a finirla tutta, e tanto altro. Mi sento in un lunapark.
La tristezza per l’aver trovato Amarillo vuota è sparita. Qui è tutto stupendo e si respira vera aria texana.
Arrivano i menù. I prezzi sono alti, ma le portate sembrano abbondanti e tutte super appetitose. Io scelgo il menù Ribs e Smoked beef, ovvero braciole caramellate in salsa Bbq e fettine sottilissime di carne di manzo affumicata con contorno di fagioli, purea di patate, un anello di cipolla in pastella, un bocconcino sofficissimo, la salsa barbecue e un bicchierone di coca cola ghiacciata. Giuro che non ho mai mangiato carne così buona. È tutto divino. Il mio pranzo è costato molto più dei pranzi fatti fino a oggi, ho pagato 16 dollari, ma ne è valsa assolutamente la pena.
Sazi e soddisfatti visitiamo lo shop. È fornitissimo e perdiamo lì dentro minimo un’ora (forse anche due). Compriamo cappelli e altre cose e poi, fatta qualche foto nel bellissimo esterno, ritorniamo in Route.
L’istallazione del Cadillac Ranch è affollata di turisti, incredibile! Molti scrivono con le bombolette sulle auto, lasciano traccia del loro passaggio. Altri fanno foto buffe. Noi purtroppo non abbiamo trovato le bombolette (tutti i negozi erano chiusi!) e quindi non possiamo lasciare la nostra firma come avevamo deciso. Pazienza, essere qui è lo stesso bellissimo.
Ci lasciamo alle spalle qualche altro museo e negozio chiuso e l’ennesima città fantasma, e poi via, diretti verso Tucumcari.
L’ultima città del Texas che incontriamo è Adrian, famosissima per il midpoint. Arriviamo come speravamo prima del tramonto, perciò possiamo fare qualche foto. Il midpoint è il punto che taglia esattamente a metà la Route 66. Essere a metà strada ci regala emozioni contrastanti. Da adesso in poi, più ci avvicineremo alla fine e più ci domanderemo: “e se vivessimo così? Da nomadi, girando il mondo in auto, vivendo di ciò che capita e trovandoci in ogni momento nel posto esatto in cui vorremmo trovarci?”
Il locale che fa le Ugly Pies, torte brutte ma buone, tanto per cambiare è chiuso. Partire nella stagione sbagliata ci ha impedito di visitare tantissimi posti, però per un certo verso è stata una fortuna. Non saremmo mai arrivati in tempo, se ci fossimo fermati a visitarli. Forse a quest’ora saremmo ancora là, dentro uno di quei musei o locali.
Ci godiamo l’ultimo tratto di Route texana con lo stato d’animo di ogni sera: tristezza ed euforia. Salutiamo il Texas con il cuore pieno di emozioni contrastanti e al solito contiamo alla rovescia prima di varcare il confine e urliamo una volta dall’altro lato: siamo in New Messico. Che la nuova avventura abbia inizio!
C’è ancora luce quando arriviamo a Tucumcari. Non siamo troppo stanchi e siamo indecisi se rimanere qui o se proseguire fino a Santa Rosa. Ci pensiamo parecchio, ognuno di noi ha un’idea diversa. Alla fine ci rimettiamo in macchina, ma non prima di aver fatto tappa nel primo vero supermercato incontrato fino a ora. Qui, miracolo dei miracoli, hanno di tutto. Voglio piangere. C’è anche la frutta! Anzi, a dire il vero, c’è un sacco di frutta. Frutta mai vista. Ecco una delle cose che amerò del New Messico, i supermercati mega forniti e la frutta e la verdura sconosciuta.
C’è un’altra differenza rispetto agli altri supermercati in cui siamo stati: qui c’è la sicurezza all’ingresso. Un uomo mi fa posare la borsa dentro un armadietto, potrò riprenderla solo dopo aver pagato. La terza novità è la lingua: l’inglese ha lasciato il posto allo spagnolo.
Io e Marco prendiamo una Papaya. Non abbiamo idea di come la mangeremo, ma ci va. A costo di doverla aprire con le unghie.
Proseguiamo per Santa Rosa e ci fermiamo nel primo Motel che troviamo.
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