#paul hammersmith
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doritofalls · 5 months ago
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uhh. wolfed creek.
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munsonsvest · 1 month ago
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btw everyone this is my boyfriend!! (insane,delusional)
isn't he just the cutest!! (he just got tortured) ❤️
also it's about time i posted about wolf creek 2/paul hammersmith/ryan corr [it sucks that paul is a brit...] [ryan is aussie 😍🙏]
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anthonysperkins · 9 months ago
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Playing Dirty (2001) dir. Paul Barresi
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rhetthammersmithhorror · 10 months ago
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Arena | 1989
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marian-1122 · 2 months ago
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The Clash live onstage at Hammersmith Palais , London , England , 16th June 1980 .
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newesthope · 1 year ago
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Fuck it. Metalocalypse posting on main part six.
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theclasharchives · 11 months ago
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promo for the clash's show at palais de sports saint-sauveur in france in 1981
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savage-kult-of-gorthaur · 2 months ago
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THE PINK STREET CRED REVOLUTION OF FIRST WAVE UK PUNK ON FULL DISPLAY.
PIC(S) INFO: Mega spotlight on the Dutch pressing of "(White Man) In Hammersmith Palais," b/w "The Prisoner," 7 inch vinyl single by UK punk rock band, THE CLASH, released in 1978 under CBS Records. From the private collection of @completecontrol77, uploaded in July 2024.
Source: www.picuki.com/media/3388816177578268497.
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rodpower78 · 4 months ago
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The Firm - Jimmy Page & Paul Rodgers - Radioactive 1984 (London)
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modernmanblues · 2 years ago
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modern man blues encore at Hammersmith Odeon ‘77 AKA the clip that made Eric win my heart 💘
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rushingheadlong · 3 months ago
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Freddie Mercury and his "chest wig" through the years
"We did two photo sessions quite early on in our career and for one of them - for the first one, I think, or for one of them, whatever - Freddie decided that he wanted to shave his chest. He wanted to have a clean-cut look. And then for the other photo sessions he was just normal. And then some guy in the press put two and two together to make five and said, 'Yes, of course, Freddie was wearing a chest wig in this one.'" --Brian May, Rock Montreal Commentary
[sources below]
From L-R and top-down:
Live at the Rainbow (1974)
Live at the Hammersmith Odeon (1975)
Somebody to Love music video (1976)
Live at Houston (1977)
Fat Bottomed Girls music video (1978)
Live at the Hammersmith Odeon (1979)
Live in Saint Paul (1980)
Rock Montreal (1981)
Queen on Fire: Live at the Bowl (1982)
Radio Ga Ga music video (1983)
Live at Montreux Pop Festival (1984)
Live in Tokyo (1985)
Hungarian Rhapsody (1986)
Making of the Great Pretender music video (1987)
Note: Music videos are listed for the year they were recorded, not the year the song was released
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doritofalls · 8 months ago
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the one that got away
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earlycuntsets · 14 days ago
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Chloe! I need your help! Do you have any idea who's killjoy mask this is? We've looked EVERYWHERE in like the comics and wiki, help us figure it out?
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it was made by a fan actually!
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10/23/2010 hmv hammersmith apollo london england - paul harries
I wonder if it's the fan's killjoy oc!
thank you for this ask!! i've never thought about this mask and probably just assumed it was killjoy lore I didn't know.
wow. I bet they will always remember that. how sweet is that
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anthonysperkins · 7 months ago
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Dante Foxx and Rick Hammersmith Playing Dirty (2001) dir. Paul Barresi
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rhetthammersmithhorror · 9 months ago
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It Conquered the World | 1956
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diceriadelluntore · 4 months ago
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Storia di Musica #335 - The Clash, Sandinista!, 1980
Il punto esclamativo finale di questa piccola carrellata tra i dischi che lo hanno nel titolo arriva ad uno dei più famosi dischi degli anni ’80. Protagonista una band che nasce dal calderone del punk britannico della seconda metà degli anni ’70, ma che grazie ad un percorso per molti versi unico e virtuoso, è arrivata ad essere, giustamente, considerata come una delle più importanti rock band d tutti i tempi. Joe Strummer è figlio di un alto funzionario del Ministero degli Esteri Britannico, tanto che nasce in Turchia nel 1952. Quando ha 20 anni, fonda un gruppo, i 101’ers con Clive Tiperlee e Richard Dudanski. Suonano con discreto successo nei pub londinesi e registrano persino qualche canzone. Nel loro giro c’era un altro gruppo, I London SS, che erano noti poiché non suonavano quasi mai con la stessa formazione, in una sorta di gruppo aperto: tra coloro che più spesso ne facevano parte c’erano Mick Jones, Paul Simonon, Tory Crimes e Nicky “Topper” Headon. I primi tre si uniscono a Strummer e per qualche mese al chitarrista Keith Levine (che suonerà pochi anno dopo nei PIL di Johnny Rotten) e fondano un proprio gruppo, che prima si chiama Heartdrops, e poi The Clash. La prima, storica, esibizione è allo Screen On The Green di Islington, il 26 Agosto 1976. Inizia qui la loro storia: agli esordi sono una delle punte di diamante del punk di quegli anni, espressione più matura e politicamente sensibile del periodo storico economico di quei tempi. Ne è esempio il primo grande successo, White Riot, uscito nel Marzo 1977, ispirato agli scontri tra polizia e giovani neri al carnevale di Notting Hill nel 1976. Sono il punto di incontro della visione politica più matura e curiosa, lontano dall’anarchismo furbetto dei Sex Pistols o dall’apatia politica disinteressata dei Damned. Il loro esordio discografico è fragoroso: The Clash esce nell’anno Uno del Punk Britannico, il 1977, e piazza canzoni mito come I Fought The Law e (White Man) In Hammersmith Palais, unendo i ruvidi stilemi del punk a ritmi giamaicani del dub e del reggae. Il successo li carica, e il successo lavoro è leggenda: London Calling (1979) è il primo disco in studio cui Topper Headon prende posto dietro i piatti della batteria (dopo aver suonato già nel tour post primo disco), ma soprattutto è il racconto del rapporto odio-amore con gli Stati Uniti, fonte delle musiche vitali per loro stessi ma anche dell’ipocrisia, dei complotti. È un doppio disco che mostra la personale e infinita voglia di contaminare la musica di suoni e colori differenti: album pietra miliare per le musiche (l’incandescente title track), i temi (la violenza urbana di Guns Of Brixton, il terrorismo basco di Spanish Bombs), la copertina (che riprende la grafica dei primi dischi di Elvis con la foto di Simenon che distrugge il basso sul palco).
L’idea successiva, dopo un tour che li portò in mezzo mondo a suonare e una ormai consolidata fama di band impegnata, era piuttosto bizzarra: dopo aver imposto alla CBS il prezzo politico per London Calling di disco singolo pur essendo doppio, la band progettò la pubblicazione di 12 singolo uno per mese. Negata l’idea, ottenne di poter registrare per una settimana i mitici Electric Ladyland Studios di New York. Registrano di tutto, e tornano con una montagna di materiale a Londra. Inclusi vari remix dub di idee e canzoni. Mettono un po’ a posto tutto, e decidono di pubblicare tutto quello che avevano registrato, 36 canzoni, un triplo disco. La CBS non vorrebbe pubblicarlo, poi si accorda con la band: se volete anche stavolta il prezzo “politico imposto” dovete rinunciare ai diritti per le prime 200 mila copie. La band accettò.
Sandinista! è un omaggio al Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, un movimento rivoluzionario e partito politico nicaraguense protagonista nel 1979 del crollo del regime dittatoriale di Anastasio Somoza Debayle: deve il suo nome all’ispirarsi alle teorie di Augusto César Sandino, rivoluzionario nicaraguense, nonché uno dei conduttori della resistenza rivoluzionaria alla presenza militare statunitense in Nicaragua tra il 1927 e il 1933. Tra l’altro leggenda vuole che Margareth Thatcher odiasse profondamente il termine e avesse avuto l’idea di proibirlo in Gran Bretagna. Il disco allarga a dismisura l’osservazione del mondo, proprio perché, e le interviste dopo la pubblicazione lo confermeranno, i concerti li avevano portati dove non erano mai stati, potendo così vedere quello che non avevano mai visto. La musica non è mai stata così piena di influenze, di idee, tanto che i fan della prima ora lo criticarono aspramente, accusandolo di aver perso tutta la spontanea violenza del punk. Ma a ben vedere, i nostri non hanno affatto perso lo sguardo critico e potente sulle cose, lo hanno solo voluto esprimere in modi diversi. Bastano i 6 monumentali, e storici, minuti di The Magnificent Seven per spiegare tutto: primo brano di rap bianco, Mick Jones a New York rimase ipnotizzato dai primi lavori della Sugarhill Gang e dei Grandmaster Flash & The Furious Five, è il viaggio nella testa di un operaio che si alza alle sette di mattina per andare al lavoro, che lavora per comprare regali alla sua fidanzata, ma che è anche un grande affondo alla realta del consumismo contemporaneo. Hitsville Uk è un brano che sa di gospel e di soul (il titolo è un omaggio alla Motown). C’è il Blues di Junco Partner e la sua versione dub in Version Pardner. Ivan Meets G.I. Joe è la cronaca surreale dell'incontro-scontro a ritmo di disco music tra un soldato americano e uno sovietico su una pista da ballo, in un tripudio di suoni da videogioco. The Call Up si apre con i cori dei Marines statunitensi, perché la chiamata del titolo è proprio un riferimento al servizio militare, dato che nel 1980 il Congresso ripristinò l'obbligo per gli uomini di età compresa tra 18 e 25 anni di registrarsi al Selective Service System. C’è persino un valzer, Rebel Waltz, Charlie Don't Surf è tratto da una celebre battuta del film Apocalypse Now, Police On My Back, divenuta famosissima, è una cover di un vecchio brano di Eddy Grant contro il regime dell'apartheid in Sudafrica. Il tutto con remix, versioni dub, riferimenti alle rivoluzioni in America Latina, perfino la voce di una bimba, Maria, figlia di Mick Gallagher che dà una bella mano a suonare nel disco, che canta in modo stentato alcune strofe di Guns of Brixton accompagnata al pianoforte dal padre.
Ridondante, eccessivo, imperfetto, eppure spargerà fertilità ovunque e per decenni. Ricordo un ultima curiosità: non si sa se per caso o perché i Clash lo imposero, ma il numero di catalogo del triplo era 'FSLN1', stesso acronimo di Frente Sandinista de Liberación Nacional. Un ultimo riferimento magico ad un disco leggendario.
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