#partori
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rosaleona · 2 years ago
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“Ogni due minuti nel mondo muore una donna per cause legate alla gravidanza. Il 45% degli aborti praticati non sono sicuri”
“Ogni due minuti nel mondo muore una donna per cause legate alla gravidanza. Il 45% degli aborti praticati non sono sicuri” https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/06/ogni-due-minuti-nel-mondo-muore-una-donna-per-cause-legate-alla-gravidanza-il-45-degli-aborti-praticati-non-sono-sicuri/7122632/
Presto anche in Italia.
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universodonna-official · 3 years ago
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IL PARTO PER UN BAMBINO
IL PARTO PER UN BAMBINO
Per il bambino il parto è uno stress.Nel giro di pochi minuti deve passare da una temperatura di 37 gradi ad una di 24°, da una respirazione placentare ad una polmonare. Per uscire viene spremuto attraverso il canale vaginale con un meccanismo simile a quello di quando strizziamo una spugna. Appena fuori il piccolo, che per mesi è stato contenuto dall’utero, si trova con i piedini nello spazio e…
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pollockdipoesie · 6 years ago
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Penso che in fondo in fondo quelli dell'enpa siano un po' stronzi. Che io lo so cosa vuol dire voler bene ad un animale e volere il suo bene ma se decidi di darne uno in adozione e poi fai aspettare l'adottante così tanto senza un reale motivo allora cominciano a venirmi dei dubbi. Per non parlare del fatto che la volontaria che mi ha fatto il preaffido mi ha detto di avere quattro gatti ed una casa con giardino e poi ho casualmente trovato su facebook un post per l'adozione dell'ultimo gattino rimasto senza adottante della stessa cucciolata del mio e c'è scritto a chiare lettere che non sarà affidato a chi ha un giardino. Ma perché? E anche a me ha fatto qualche storia perché ho un terrazzo, dove dovrebbe vivere una persona per poter avere un gatto, in un bunker? Poi si lamentano se le persone prendono i cuccioli dal vicino di casa che ha fatto partorie la gatta.
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cristianadellanna · 4 years ago
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Cristiana Dell’Anna
PREFAZIONE
Lo sguardo attento e profondo di una donna è lo strumento perfetto di analisi del mondo, ancor più in un momento storico come quello che stiamo vivendo oggi, mentre attraversiamo incerti la pandemia Covid. O forse sarebbe più corretto dire che da essa siamo attraversati, alquanto impotenti. Nella Grecia antica la donna era assimilata alla follia, ed ella era l’unica, poiché dotata degli strumenti cognitivi di cui la follia dispone, in grado di accedere al caos universale; di entrarci in contatto, al contrario dell’uomo, essere razionale confinato sulla sua minuscola isola e limitata, dell��intelletto, impugnato come sola arma per difendersi, per colmare quella sua incapacità a racchiudere la conoscenza, sempre forzata in schemi, gerarchie dell’essere, equazioni perfettibili. Le donne che osservano lo scorrere del tempo durante la pandemia, si rac- contano con parola onesta e fendente, che non fa sconti, ma che allo stesso tempo non perde quella delicatezza insita di tutto ciò che seppur brutale conserva la bellezza dell’essere. Il valore di questi racconti sta nel loro stesso esistere, nello spazio che ritagliano, che conquistano per loro stessi, per i pensieri che essi convogliano e i sentimenti che quei pensieri hanno partori- to; in un percorso a ritroso colmo di meraviglia, di scoperta di sé e di sé nel mondo. E di quel mondo che, duro ammetterlo, ancora non ci accoglie come vorremmo, che ci limita perché di noi donne è spaventato proprio come lo è della vastità dell’universo. Il pensiero affilato dai sentimenti, che è alla base di questi racconti al fem- minile, penetra la realtà che stiamo vivendo, senza sovrastrutture e perciò liberamente. Perché nel momento in cui viene messa una penna tra le dita di una donna, o una tastiera, si crea, secondo necessità, quello spazio di espres- sione e libertà di cui si ha bisogno per tracciare il cammino del cambiamento. Scrivere equivale a respirare aria pura, a togliere quel corsetto che ci imprigio- nava di fatto e in senso figurato. Ogni limitazione è intesa specificamente per una donna, affinché non conosca le proprie potenzialità. Ma è un ciclo che “Storie di donne ai tempi della pandemia” interrompe con audacia ed è un piacere dei sensi leggere e riconoscersi nelle storie che questo libro raccoglie. Le testimonianze delle autrici ci portano dentro le mura di case come le nostre, in fila per far la spesa, nei corridoi di ospedali, in ambienti tipici del vivere quotidiano che, durante la pandemia, hanno amplificato la loro eco evocativa di sentimenti profondi, talvolta reconditi. Essi assumono certamente un volto nuovo, ma celano l’atavica verità dell’essere umano. Dell’essere don- na, soprattutto. In quelle mura, tra la gente, sui letti in corsia, si consumano gioie e tragedie, nell’alternarsi imperituro tra vivere e morire. E non a caso il libro si apre con l’illustrazione di una panchina rossa, simbolo dell’incontro, anche casuale, con un’amica o una perfetta sconosciuta. Sedute in panchina ci si racconta, la panchina è luogo e tempo del dialogo, dell’aper- tura le une alle altre. Ed è rossa. Perché ogni donna che ci si siede, lascia il sangue delle ferite, e sì, del suo essere donna. Una metonimia che spero faccia vibrare le corde giuste, del disgusto e del dolore, dell’empatia e delle lacrime di felicità, nel constatare che essere donne è difficile, ma che il racconto, orale come quello scritto, segna la strada per chi verrà dopo di noi. Affinché non si senta sola, affinché sappia che nella condivisione e nella memoria di ciò che è stato attraversare un momento storico come il nostro, non siamo inermi. Al contrario siamo dotate dell’arma più potente: la parola.
Ebook completo reperibile al link:
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