#paolina borghese
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Mi sembra di intravedere nella struttura a propileo, riflessa nell'acqua, un'eco del tempietto ad Esculapio che domina il laghetto di villa Borghese. L'ipotesi mi pare confermata dal punto di vista dal quale si intravede l'edificio, molto simile a quella che si potrebbe avere tra i boschetti nei pressi del lago ancor oggi
va pur detto che Luca Postiglione nacque, visse, operò e morì a Napoli, dove non mancano esempi di tempietti e strutture di ispirazione classica, senza menzionare poi la Reggia di Caserta. Chissà!
Nymph by Luca Postiglione (Italian portrait painter, 1876-1936)
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La bellezza è uno strumentotramite il quale i maschi assoggettano le femmine, non giàun mezzo per cantarle. Peggio: con la bellezza i maschi giudicanoe costringono le femmine in un cliché immobile.»
Elena di Troia, Circe, Cleopatra, Ofelia, Paolina Borghese, Sarah Bernhardt, Dora Maar, Marilyn Monroe e molte altre: donne che hanno in comune l’aura mitica con cui sono state ammantate dagli uomini per via della loro bellezza. Donne-simbolo che hanno lasciato un segno nell’arte, nel teatro, nel cinema, nella letteratura, un segno sempre mediato però dall’immaginazione maschile. Cleopatra e il…
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Gian Lorenzo Bernini, moriva a Roma il 28 novembre del 1680.
Lascio' in eredità ai posteri e al mondo capolavori immensi, questo che vediamo è una delle prime opere richieste, il materasso dell'ermafrodito.
All'età di 22 anni gli venne richiesto di fare un materasso per l'ermafrodito, un'opera propabilmente di epoca romana, quasi certamente una copia di un originale in bronzo realizzata nel secondo secolo a C.
L'opera è conservata al Louvre dove si può ammirare, e guardandola si aprono scorci inaspettati,
Come appunto il materasso e il cuscino che Bernini ha scolpito in marmo dando all'opera una morbidezza tale che fa venire voglia di toccarla, di constatarne la morbidezza.
In giro per il mondo le copie di Ermofrodito sono circa una ventina, ma uno solo è i materasso di Bernini ed è al Louvre.
Perché mai?
Nel 1807 venne venduta al Louvre assieme ad altre opere della collezione, lo fece il Principe Camillo Filippo Ludovico Borghese erede della collezione, il principe aveva sposato Paolina Bonaparte e quindi l'opera venne trasferita al Louvre.
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Paolina Borghese Bonaparte as Venus Victor,
Antonio Canova 1804
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Antonio Canova | ritratto di Paolina Borghese Bonaparte Paolina è rappresentata come Venere. Nella mano sinistra infatti tiene il pomo d’oro con il quale fu riconosciuta da Paride la bellezza della dea. Si può veramente dire che il marmo prende vita.
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La Scultura del giorno: Paolina Borghese di Antonio Canova
La scultura del giorno che vi propongo oggi è Paolina Borghese scolpita da Antonio Canova, ultimata nel 1808. Il celeberrimo artista scolpì Paolina Borghese nei panni di Venere vincitrice del giudizio di Paride come si può intuire dalla mela che la giovane tiene nella mano sinistra. Paolina Bonaparte era nata ad Ajaccio nel 1780, undici anni dopo suo fratello Napoleone e si sposò con il…
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Prima che si coricasse, i dottori le avevano detto che la fine era prossima, chiedendole se voleva ricevere i Sacramenti.
Lei però, elegante come sempre a dispetto persino della malattia che la stava divorando, per tutta risposta aveva esclamato : “Vi dirò io quando sono pronta! Ho ancora qualche ora da vivere”.
Così, soltanto la mattina seguente accettò di ricevere il prete che le portava il Viatico, ma anziché ascoltarne la predica, fu lei che ne fece una a lui, abituata com’era a parlare senza ascoltare le risposte degli altri, ma anche senza attendersi che gli altri stessero a sentire lei.
Chiamò poi il notaio per dettargli il testamento e tale operazione richiese parecchio tempo, perché i parenti erano numerosi. Ce ne fu per tutti, fuorché per il marito Camillo, col quale i rapporti s’erano guastati da tempo e che solo per uno scrupolo di coscienza era accorso al suo capezzale.
Dopo essersi congedata dai domestici e aver impartito le istruzioni per la sua imbalsamazione, chiese infine uno specchio per verificare il proprio aspetto, timorosa di non essere in ordine per l’appuntamento supremo, e solo quando ebbe sistemato tutto, all’una pomeridiana del 9 giugno 1825, chiuse finalmente gli occhi per sempre, all’età di soli 45 anni.
Questa fu la fine della principessa Paolina Borghese Bonaparte, detta “la Venere dell’Impero”, che con le sue arti ammaliatrici aveva fatto impazzire la Parigi napoleonica, per poi diventare la regina della Roma papalina d’inizio Ottocento.
Sbarcata tredicenne a Tolone dalla nativa Corsica nel 1793 al seguito della madre Maria Letizia Ramolino, si trasformò presto in preziosa merce di scambio nella mani del sempre più potente fratello Napoleone, diventato in rapida serie generale dell’Armata Repubblicana, primo console della Repubblica Francese ed infine imperatore dei Francesi.
Giovanissima, fu da lui concessa in sposa all’amico generale Léclerc, comandante in capo dell’Armata d’Italia, del quale Paolina si innamorò, ma non abbastanza da riservagli l’uso esclusivo di quelli che lei pudicamente definiva “i vantaggi concessimi dalla natura”, ossia il più bel corpo muliebre della Parigi di quei tempi, famoso per la sua carnagione bianchissima curata con frequenti bagni nel latte d’asina.
Paolina iniziò a coltivare numerose relazioni extraconiugali, che sarebbero poi state una costante della sua vita. Attori, pittori, musicisti, generali ed ussari avrebbero via via frequentato la sua alcova, equamente suddivisi fra francesi, italiani e stranieri di passaggio.
Lo scandalo non tardò a scoppiare, per lo scorno del povero Léclerc al quale ad un certo punto Napoleone impose di partire per l’isola di Santo Domingo, con la moglie e il figlioletto Dermide al seguito, per sedarvi la ribellione indigena capeggiata dall’ex schiavo Toussaint Louverture, ma al fine recondito di coprire lo scandalo e far chetare le acque.
Nell’isola caraibica le preponderanti forze militari francesi non tardarono ad avere la meglio sui rivoltosi, a costo d’ingenti perdite di vite umane fra cui quella dello stesso Léclerc, morto sul finire del 1802 per un attacco di febbre gialla. La sua non inconsolabile vedova già sulla via del ritorno in patria trovò conforto fra le braccia del generale Humbert, mentre la salma del marito viaggiava sottocoperta rinchiusa in una bara di legno chiaro.
Rientrata a Parigi, Paolina riprese la vita spensierata di sempre, incontrando sul suo cammino Camillo Borghese, giovane principe appartenente ad una delle più nobili e facoltose Casate romane. Bello, elegante, ricchissimo e fascinoso nei suoi tratti mediterranei, il principe aveva tutte le doti per piacere alle signore della Parigi bene, a patto però che non aprisse bocca. Era allora infatti che la sua scarsa istruzione, unita ad un’intelligenza men che mediocre, si manifestava facendolo apparire alla stregua di un grullo, facile preda dei tanti più furbi di lui.
Allettato dalla prospettiva di vedere la sua famiglia imparentata con quella di un aristocratico di così alto lignaggio, Napoleone acconsentì di buon grado alle nozze della sorella col Borghese, raccomandandole di seguirlo a Roma e di rispettarlo “come marito e come uomo”. Parole al vento perché, appena giunta nell’Urbe, Paolina iniziò ad annoiarsi cercando sollievo ancora una volta negli amanti.
La prematura morte per un attacco malarico del figlioletto Dermide, di cui Paolina incolpò il coniuge perché l’aveva convinta a mandare il bambino a trascorrere l’estate nella calura di Frascati, a casa dello zio Luciano Bonaparte, guastò irreparabilmente i loro rapporti di coppia.
A nulla valse nemmeno lo splendido regalo fattole da Camillo, che nel 1804 incaricò il celeberrimo scultore Antonio Canova d’immortalare la moglie, seminuda in posa da “Venere vincitrice”, in una meravigliosa statua di marmo bianchissimo che all’epoca destò grande scandalo per il suo realismo.
Dal 1810 la separazione fra i due fu anche fisica, con Paolina impegnata ad seguire il fratello Napoleone in tutta Europa e persino in esilio all’Elba, e Camillo a rifarsi una vita accanto alla duchessa Lante della Rovere, nel suo palazzo di Firenze.
Una parvenza di riconciliazione fra i due ci fu solo “in articulo mortis”, appena in tempo per assicurare a Paolina una degna sepoltura nella Cappella Borghese, all’interno della Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.
Nella cripta di famiglia la “Venere dell’Impero”, che in vita sua dai preti aveva sempre cercato di tenersi lontana tanto quanto lo aveva fatto col marito, riposa paradossalmente accanto ai prelati di famiglia, fra cui Papa Paolo V e il Card. Scipione Borghese, oltreché al coniuge che là sotto la raggiunse sette anni dopo, nel simulacro di un ricongiungimento fuori tempo massimo.
Accompagna questo scritto "Paolina Bonaparte come Venere vincintrice", di Antonio Canova, 1804-1808. Galleria Borghese, Roma.
(Testo di Anselmo Pagani)
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DIVINA CREATURA: CANOVA E PAOLINA BORGHESE
Il giovane Canova dovette l’inizio del suo successo ad un panetto di burro. Durante una festa data dalla nobile famiglia veneziana dei Faliero aveva stupito tutti modellandovi un leone di San Marco fatto talmente bene da segnalare il ragazzo come uno degli scultori più promettenti della città. Sarebbe diventato un artista prediletto da Napoleone, da lui coccolato e gratificato, in una vita…
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Giornate di primavera del Fai 2023
Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 imperdibile l’appuntamento con le Giornate FAI di Primavera, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico italiano. La manifestazione, giunta alla 31ª edizione, da’ l’opportunità di scoprire e riscoprire sorprendenti tesori d’arte e natura in tutta Italia, partecipando alle visite a contributo libero proposte dai volontari della Fondazione in oltre 750 luoghi in 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti. Saranno visitabili ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, e ancora esempi di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani. La manifestazione è anche un importante evento di raccolta fondi, per questo ai partecipanti sarà suggerito un contributo libero a partire da 3 euro, utile a sostenere la missione e le attività del FAI. A Roma è da non perdere Villa Bonaparte, sede dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede dal 1950, costruita due secoli prima, ma rivisitata in stile Impero da Paolina Borghese Bonaparte, che ne fu proprietaria dal 1816 e, dove nel 1870 le truppe del Regno d’Italia aprirono la Breccia di Porta Pia, sarà visitabile anche Palazzo Pia-Centini-Vaccaro, inaugurato nel 1932 come Ministero delle Corporazioni e dall’anno scorso sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con le grandi vetrate disegnate da Mario Sironi. Milano proporrà Palazzo Marino, capolavoro dell’architetto manierista Galeazzo Alessi, che lo costruì tra 1557 e 1563, ricco di sale decorate con stucchi e affreschi, sede del Comune di Milano dal 1861 e la storica sede RAI di corso Sempione, realizzata nel 1939, tra spazi operativi e studi di registrazione. A Bolzano ci sono due centri di ricerca internazionali, NOI Techpark ed EURAC Research, nati dalla riqualificazione di due grandi complessi degli anni Venti e Trenta e a Genova il Palazzo Doria Spinola, sede della Prefettura, dal 2006 patrimonio dell’Unesco. Bologna vedrà un percorso tra i luoghi del sapere, dall’Accademia delle Scienze, che ebbe tra i suoi soci Galvani, Marconi, Einstein e Marie Curie e la Palazzina della Viola, oggi sede di uffici dell’Università, con affreschi di Prospero Fontana e Amico Aspertini. Sempre in Emilia Romagna, ad Argenta ci saranno visite all’Impianto idrovoro di Saiarino, in stile eclettico, inaugurato da Vittorio Emanuele III nel 1925 e cuore del grande sistema di bonifica del fiume Reno. Tra le aperture più curiose ci sono il Centro culturale IKEDA per la pace a Corsico, il più grande centro buddista d'Europa, la sede della Navigazione Lago Maggiore, ad Arona, dove saranno visitabili il cantiere dedicato alla riparazione dei battelli, le officine e alcune motonavi storiche; gli Archivi di ricerca Mazzini di Massa Lombarda, che attraversano la storia del costume del Novecento, a Perugia, la Scuola di automazione della Banca d’Italia, in un parco di oltre 6 ettari, a Ercolano (NA), il Real Osservatorio Vesuviano, il più antico osservatorio vulcanologico del mondo e, a Palermo, l’Aula Bunker dell'Ucciardone, costruita nel 1985-86 all’interno del carcere per ospitare il Maxiprocesso. Read the full article
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Peace, you never seemed so tedious As now – no, never quite like this.
~ Sappho
Views of Galleria Borghese, Rome
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Paolina Borghese in Antonio Canova's Studio. Lorenzo Vallés (Spanish, 1831-1910). Oil on canvas.
Paolina Borghese posed for Canova’s Paolina Borghese as Venus Victorious, 1804-1808, white marble (Galleria Borghese, Rome). The semi-nude, life-size portrait of Napoleon’s wayward sister is a sumptuous work of art. Originally, Canova was to depict her as Diana, the chaste goddess of the moon and the hunt, a role that more would have require her to have been clothed. Paolina insisted on Venus, though. A bit of a loose cannon with a reputation for promiscuity, the Emperor’s sister enjoyed courting controversy and posing naked would certainly have raised a few eyebrows in polite society.
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Paolina Borghese come Venere vincitrice Antonio Canova, 1804-1808
Museo Canova, Possagno, Italy
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Antonio Canova, Pauline Bonaparte as Venus Victrix (c. 1804-8)
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Antonio Canova | ritratto di Paolina Borghese Bonaparte Paolina è rappresentata come Venere. Nella mano sinistra infatti tiene il pomo d’oro con il quale fu riconosciuta da Paride la bellezza della dea. Si può veramente dire che il marmo prende vita.
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Paolina Borghese, Canova, Borghese Museum
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