#ondata di piacere
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Waves of Lust (1975)
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RIP Ruggero Deodato (7.5.1939 - 29.12.2022)
"I've been doing the rounds for about ten years, doing the festivals, where I'm invited for Cannibal Holocaust, you know, and other fairly violent movies; festivals that specialise in exploitation style movies. The people I've met there, the fanbase, the people who actually pay to go and see the movies, the people who take part, are the nicest, most lovely people I've ever met. They may be scary in appearance, with piercings, tattoos and stuff, but they arrive at these conventions with their kids in the prams, dressed up as little devils, but it's like a carnival. They changed my mind about people's appearance; they're incredibly peaceful. These festivals, these conventions, are about having fun in a very peaceful way; it's just a fun weekend."
#ruggero deodato#italian cinema#rip#death ment tw#film director#cannibal holocaust#uomini si nasce poliziotti si muore#live like a cop die like a man#una ondata di piacere#ultimo mondo cannibale#concorde affaire '79#la casa sperduta nel parco#the house on the edge of the park#raiders of atlantis#cut and run#body count#the barbarians#phantom of death#un delitto poco comune#vortice mortale#the washing machine#ohhh this season has been a ruthless one#whilst my thoughts on Cannibal Holocaust (far and away Deodato's most successful and well known film) are complicated and honestly change#from day to day‚ I will say without reservation that it is probably the most intelligent and the most genuinely artistic of the italian#cannibal cycle of films. the intense focus on that film does seem to have robbed Deodato of some recognition if only for the bredth of his#filmography; he became the cannibal man‚ but he worked in poliziotteschi‚ slasher‚ comedy‚ erotica. films like Phantom of Death and#Live Like a Cop deserve to be a little better known and there are other films of his that are frustratingly still not widely available in#the english speaking world. here's to a retrospective. rip Ruggero‚ you rascally old provocateur. sleep tight
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Gli ebrei americani,7 milioni e mezzo, un numero pari quasi a quello di tutti gli ebrei che vivono nello stato d’Israele ( 9 milioni e mezzo che comprendono anche i cittadini arabi),sono sempre stati per la maggioranza, di sinistra. Adesso, il baratro che separa le ragioni di una guerra di sopravvivenza da quella, fino a ieri di Biden, di vincere le elezioni puntando anche a un pubblico pacifista e woke, hanno cambiato un po' le cose, ma non si sa ancora quanto. Di sicuro, Trump offre una spalla un po' più robusta quando dice che Hamas non avrebbe osato attaccare se lui fosse stato al potere, e non si può negare che in questo vanto può esserci qualcosa di vero. E tuttavia anche Biden ha detto qualche “don’t” agli iraniani, ottimo finché non si trasformato in un “don’t” anche a Israele, e soprattutto, alla fine non si è tirato indietro nel fornire di armi il suo unico alleato democratico in Medio Oriente. Certo, non l’ha fatto per beneficenza e ha sempre preteso un prezzo spesso esoso in cambio, e tuttavia Kamala Harris ne avrà i vantaggi che forse una sua gestione non avrebbe meritato.
E così, come il resto del voto anche quello degli ebrei americani è un mistero. La Harris si è molto buttata a sinistra puntando sui giovani e le donne; nei suoi ultimi discorsi in Pennsylvania, stato decisivo, ogni volta che parla promette di fermare la guerra e lamenta la “insopportabile” perdita di civili a Gaza; però, aggiunge che si batterà con tutti i mezzi per riportare a casa i rapiti. La par condicio è la sua linea: aggiunge anche che il 7 di ottobre è stato un crimine imperdonabile, però subito avverte che la pace consiste nel creare uno Stato palestinese, concetto che esprime mitigandolo con la sofferenza palestinese, censurando che si tratterebbe di affidarlo a forze terroriste o amiche dei terroristi. Questo, unito al fatto che non si presentò al Congresso il 24 luglio quando Netanyahu vi prese solennemente la parola, e che ha considerato “real” ben due volte la questione che un elettore ha posto a un suo comizio, ovvero se Israele sia uno Stato genocida, non fa di lei una candidata affidabile per Israele. Non è ideale per chi ci tiene a Israele e per gli ebrei che vedono che la grande ondata di antisemitismo che rende amara la loro vita è causata dai movimenti proPal “from the river to the sea” che propagandano su Israele stupidaggini senza vergogna, cioè che si tratti di un Paese spietato e guerrafondaio. Harris non l’ha mai denunciato. Circa l’80 per cento degli ebrei americani votavano a sinistra, ora la percentuale si è ristretta, ma non è chiaro di quanto.
Trump ha alzato la voce: siete pazzi, è la fine d’Israele, e se perdo la colpa è vostra. Trump ha anche avuto con Netanyahu un momento di rottura quando Bibi ha porto le congratulazioni a Biden nel momento delle elezioni, è ombroso e caratteriale, ha tenuto un discorso ambiguo sulla fine della guerra cercando anche il voto musulmano: pure è il presidente che ha con coraggio portato la sua ambasciata a Gerusalemme, ha riconosciuto la sovranità sul Golan, ha smascherato l’UNRWA, l’ONU, l’Autorità Palestinese, e ha messo al bando gli inutili accordi nucleari con l’Iran, tagliando i fondi a tutti. Ha creato gli accordi Abramo e oggi dunque rassicurerebbe i Paesi sunniti che temono l’Iran sulla possibilità effettiva di una politica americana coraggiosa, di uno spazio libero dalla minaccia iraniana, e quindi di una pace possibile finalmente, resa possibile dall’azione militare che Israele sta portando a termine. L’Iran intanto, mentre minaccia l’attacco a Israele per spaventare gli elettori, informa che tiene apertamente per Kamala. Se questo le faccia piacere, non si sa, ma Abdulaziz Al Sager del Centro di Ricerca del Golfo dice: “Trump imporrà pesanti sanzioni all’Iran o consentirà a Israele di condurre azioni mirate sui siti nucleari”.
Ecco il punto: Trump ha già detto che Israele ha come vero obiettivo la cessazione della minaccia atomica. Dunque, se l’Iran attaccherà Israele, Netanyahu che fino a ora ha mostrato una sua certa equidistanza dai candidati proprio osservando la regola di Biden durante la risposta all’Iran di non colpirne le strutture atomiche e energetiche, stavolta potrebbe rispondere subito gestendo una doppia possibilità: quella che anche una nuova gestione Harris, per quanto pacifista, accetterebbe e aiuterebbe necessariamente se l’Iran attacca con i missili balistici, e quella che Trump se eletto approverebbe perché prepara il terreno a una gestione solida del futuro mediorientale. Di fatto pulirebbe il terreno per ambedue i candidati, e la Harris, che sull’Iran ha sempre detto che è pericoloso, mentre arrivano dall’ America i nuovi aerei da combattimento, non avrebbe ragione di dispiacersene. Israele guarda al voto mentre i missili piovono e i soldati vengono uccisi sia a nord che a sud, ma ha molto indebolito il nemico e certo Netanyahu, come sempre i leader democratici cerca la strada per concludere una guerra vittoriosa: in realtà Trump fornisce maggiore sicurezza perché, con tutti suoi difetti, è convinto che Israele sia il bastione della civiltà democratica, dell’economia della medicina, dell’agricoltura e degli USA nel mondo arabo; la Harris ha ereditato nei consiglieri, nella impostazione ideologica, l’ambizione internazionalista di Obama. Che non ha portato fortuna né ai Paesi Arabi, né a Israele, né agli Stati Uniti, e nemmeno all’Europa.
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martedì 5 novembre 2024 08:32:52 Trump appare, proprio dal modo con cui ha condotto la campagna elettorale, una personalità instabile molto più di Harris. Pannella direbbe che sembra capace di tutto. E non va bene. Se ci sarà un momento in cui servirà una persona stabile emotivamente, sarà nel periodo dei 2 mesi di transizione
Tra i palestinesi, invece, l'umore è meno positivo.
"La vittoria di Trump per un secondo mandato significa la continuazione dello spargimento di sangue e indica che la politica americana non è cambiata: continuerà a sostenere Israele" ha dichiarato Naim Fawzi, residente a Ramallah, nella Cisgiordania occupata.
Tuttavia, per molti palestinesi un cambio di presidenza non varierà di molto la posizione degli Stati Uniti su Gaza.
"Speriamo sempre in un cambiamento della politica americana, in una vittoria dei diritti umani, una vittoria per i palestinesi", ha detto Abdallah Abu Rahma, un altro residente di Ramallah.
"Ma sia che vinca Trump o Harris, credo che la politica verso i palestinesi rimarrà la stessa", ha aggiunto.
Qual è la posizione di Donald Trump sul Medio Oriente?
Anche se la scorsa settimana Trump ha giurato di garantire la pace in Medio Oriente se fosse stato eletto, si è sempre posizionato come un forte sostenitore di Israele.
Durante il suo primo mandato, Trump ha spinto per una riconciliazione tra Israele e gli Emirati Arabi, e ora tutti gli occhi sono puntati su come interverrà nei conflitti che imperversano nella regione tra Israele e Hamas a Gaza e Israele e Hezbollah in Libano.
La soddisfazione di Netanyahu
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la vittoria elettorale di Trump "il più grande ritorno della storia".
"Il suo storico ritorno alla Casa Bianca offre un nuovo inizio per l'America e una potente ripresa della grande alleanza tra Israele e l'America. È una vittoria enorme!", ha scritto sui social media.
Trump e Netanyahu hanno avuto un rapporto stretto durante il primo mandato dell'ex presidente, ma i legami si sono inaspriti quando Netanyahu si è congratulato con il presidente Joe Biden per la vittoria nel 2020.
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Ma She- Hulk è veramente femminista o è solo un supereroe sessualizzato?
In un periodo in cui il Marvel Cinematic Universe (e ne parleremo del perché i supereroi hanno un po’ stancato) sembra aver perso il suo hype, ho voluto rendere pubblica questa mia riflessione su un personaggio che sullo schermo non è stato apprezzato a dovere ma che rappresenta il cambiamento nell’industria dei fumetti.
She-Hulk è sempre stato il mio personaggio preferito non per come è nata ma per come sia riuscita a spezzare i canoni estetici e sociali a cui le donne erano costrette.
L’introduzione di She-Hulk all’interno dell’universo Marvel ha sicuramente rivoluzionato l’idea del supereroe femminile visto sino ad allora.
COME NASCE?
Con il successo della serie tv su Hulk (tra gli anno Settanta e Ottanta), Stan Lee si sentì quasi obbligato a creare una versione femminile del “mostro verde” ma la sua scelta non fu dettata dalla voglia di creare una controparte femminile, bensì di garantirsi i diritti su un ipotetico spin-off della serie [1]. È il 1979 quando dalle idee e dalle mani di Lee e John Buscema, nasce She-Hulk, all’anagrafe Jennifer Walters, figlia dello sceriffo Morris Walter e orfana di madre. Jennifer acquisisce i poteri che la rendono forte grazie al cugino Bruce Banner che, in seguito ad un’aggressione che le ha provocato delle gravi ferite, le fa una trasfusione con il suo sangue mutandola quindi geneticamente. Sebbene all’inizio la donna si trasformi esattamente come il cugino, con il tempo riesce a controllare la sua mutazione tanto da abbracciarla totalmente rimanendo quasi sempre con l’aspetto da She-Hulk piuttosto che quello comune di Jennifer. [2]
La vita di Jennifer è alterata dalla ricerca della giustizia: la madre uccisa da criminali, suo padre che lavora per la legge, lei che viene aggredita ma è anche un avvocato. In un certo senso lei incarna la giustizia in un prodotto che rappresenta perfettamente l'epoca in cui è stato creato. Quando Savage She-Hulk[3] venne pubblicato la prima volta, la seconda ondata di femminismo e lotte per la parità di genere, aveva trasformato il mondo.
Le donne richiedevano la parità di lavoro, di non essere relegate solo al ruolo in famiglia e che venisse loro riconosciuto il diritto di abortire. E la saga dell’avvocato Walter riflette proprio questa realtà, mostrando una donna che lotta per essere accettata in una professione dominata dall’uomo. Nonostante She-Hulk abbia un’impostazione femminista, il suo personaggio veniva oggettualizzato e sessualizzato.
Questo primo arco narrativo racconta principalmente l’origine di Jen come She-Hulk ed esplora la sua accettazione di questa forma ma è in Sensational She-Hulk che il tono del personaggio cambia radicalmente. Si nota un cambiamento della percezione del corpo della protagonista che si rende conto dell’effetto che fa sugli uomini, questo rende il fumetto estremamente sessualizzato e degradante. Basti pensare che in un numero She-Hulk è disegnata mentre si spoglia per il lettore, invitandolo a comprare il suo fumetto. La sessualità di Jennifer diventa anche la chiave della narrazione del testo dato che, la gigantessa verde, acquisisce consapevolezza e gode della sua libertà sessuale ma costruisce quest’ultima per il singolo piacere dello sguardo maschile.
E questa non è libertà.
Jen preferisce la sua forma mostruosa al posto dell’aspetto normale, tanto da vestire raramente i panni da umana, lei è felice di essere bloccata nella sua forma di Hulk in quanto le porta numerosi vantaggi, vantaggi che prima poteva solamente sognare.
Come affermato da Dale Mitchell nel suo saggio dedicato a She Hulk[4], la supereroina è una creazione letterale e metaforica dell’uomo, come Eva è nata dalla costola di Adamo così la sua mutazione è stata avviata dal materiale genetico di Bruce Banner, eppure She-Hulk non è il risultato di qualche gesto simbolico o di ispirazione femminista, come detto in precedenza, è nata dall’esigenza di Stan Lee di garantirsi un seguito televisivo.
She-Hulk nasce come versione femminile di Hulk ma in realtà riflette perfettamente la società patriarcale dove sono gli uomini a dover dare i diritti alle donne. Mitchell inoltre spiega come She-Hulk sia erroneamente considerata un’icona femminista, perché non è solo stata creata per il puro piacere maschile ma anche per farsi strada in una società di uomini, in un lavoro che all’epoca era riservato solamente agli uomini.
In una società patriarcale le esperienze maschili sono considerate la norma, quindi le esperienze femminili legate alla vita di una donna sono totalmente diverse e non adatte alla visione del mondo maschile, vi è un’inequità di genere che le femministe radicali vorrebbero annullare cambiando la società dalle basi.
Ovviamente il saggio di Mitchell si concentra sulla situazione della donna negli anni Ottanta ma, nonostante ciò, questi concetti sono ancora terribilmente presenti all’interno della nostra società che sta molto lentamente creando uno spazio per le donne.
Viene automatico domandarsi come le lettrici dell’epoca abbiano recepito il messaggio pseudo femminista di She-Hulk che sicuramente rappresentava una novità narrativa al quale ispirarsi ma che in realtà rivestiva perfettamente i panni di una donna vista da un uomo.
Basterebbe ragionare sul titolo per rendersi conto di quanto questa eroina vesta dei panni femministi visti da una mente maschile, infatti non nasce con il nome di Incredible She-Hulk come il cugino, bensì come Savage She-Hulk. L’aggettivo incredibile per Hulk denota qualcosa di estremamente buono e inaspettato (quando è noto che non è così) mentre savage viene usato quasi per descrivere la primitiva e selvaggia She-Hulk, questo immaginario pone l’eroina come secondaria rispetto alla sua controparte maschile. Quando però da savage diventa Sensational She-Hulk, quasi in contrasto con gli aggettivi usati in precedenza, sembra quasi che la figura del supereroe femminile venga costruito come un contrasto con la norma maschile, quasi come se non potesse avere una propria identità senza essere continuamente paragonata a un eroe maschile.
I personaggi femminili dell’epoca però, sia al cinema che nei fumetti come in questo caso, venivano raccontati nella maggior parte dei casi da uomini e quindi venivano visti con i loro occhi.
Le donne venivano disegnate per esaltare i loro corpi per cullare la mente di un pubblico prettamente maschile portando quindi un esempio di sessualizzazione che sarebbe stata presa come esempio dai lettori. Lettori a cui viene insegnato come desiderarla tramite l’immagine di un corpo formoso che viene scoperto durante le battaglie e lettrici che vengono spinte a desiderare di essere come lei. All’epoca non vi era alcun tipo di lamentela riguardo la sessualizzazione di She-Hulk, il fatto che lei spesso posasse in copertina quasi come se fosse una rivista di Playboy era un modo per aumentare le vendite in calo. Per chi non conosceva il fumetto, sembrava quasi un albo pornografico soft-core dove la protagonista si sarebbe svestita per compiacere il lettore che diventava quindi un voyeur inconsapevole.
Eppure, si può considerare She-Hulk una femminista liberale, l’oggettivazione del suo corpo è voluta dagli autori e dai lettori ma lei aderisce all’ideologia di donna in carriera che rappresenta clienti sovrannaturali che senza di lei non avrebbero modo di essere tutelati perché ostracizzati da un sistema normativo dominato dagli umani, sistema che, bisogna ribadire, è patriarcale.
Il femminismo liberale vede lo stato come un ostacolo per il raggiungimento dell’eguaglianza di genere a causa di leggi che favoriscono la disparità di trattamento tra uomini e altri generi. [5]
Per She-Hulk è la riforma del sistema politico e legislativo il mezzo che porterà alla libertà di genere, nonostante spesso, all’interno delle sue storyline, i tribunali e gli studi rivali di avvocati si divertono a pubblicare dettagli della sua vita privata e la magistratura le tolga l’abilitazione. Jennifer Walters non si arrende, e per aiutare i più deboli, nonostante la forza disumana, ripone la sua fede in un sistema patriarcale che riesce a sfruttare.
O che con gli occhi di oggi, possiamo dire che la sfrutta, illudendola di fare la cosa giusta. Isabella R.
[1] Uno spin-off è un'opera derivata da un'opera principale, tipicamente un prodotto audiovisivo nato da una serie televisiva, un film, un fumetto o un videogioco, che mantiene l'ambientazione dell'opera originaria ma si focalizza su storylines di personaggi secondari nell'opera di riferimento. [2] BYRNE J. (2018) Marvel Omnibus: La sensazionale She-Hulk. Modena: Panini Comics [3] LEE S., KRAFT D. (1978-80) The Savage She-Hulk 1–25, Marvel Comics. [4] Dale Mitchell (2015) Paradoxes and patriarchy: a legal reading of She-Hulk, Griffith Law Review, 24:3, 446-481, DOI: 10.1080/10383441.2015.1087367 [5] CURTIS Neal, CARDO Valentina (2017) Superheroes and third-wave feminism, Feminist Media Studies, DOI: 10.1080/14680777.2017.1351387
Crediti: (created 2021, online since JULY 2024) Romeo Isabella Ma She- Hulk è veramente femminista o è solo un supereroe sessualizzato?: https://opulenzacinematografica.tumblr.com/post/755540030581358593/she-hulk-femminismo
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Silvia Dionisio
watched:
Uomini si nasce poliziotti si muore 1976
to watch:
Vacanze sulla Costa Smeralda 1968
Eat It 1969
Italiani! È severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate 1969
Il commissario Pepe 1969
Pensiero d'amore 1969
Lisa dagli occhi blu 1969
La ragazza di nome Giulio 1970
Trasplante de un cerebro 1970
Lacrime d'amore 1970
L'arciere di fuoco 1971
Il bacio di una morta 1974
Ondata di piacere 1975
Amore mio spogliati… che poi ti spiego! 1975
Paura in città 1976
Natale in casa d'appuntamento 1976
Noi siam come le lucciole 1976
Il marito in collegio 1977
L'inquilina del piano di sopra 1978
Aragosta a colazione 1979
La ragazza del vagone letto 1980
Ciao marziano 1980
L'ebreo fascista 1980
Tranquille donne di campagna 1980
Crema, cioccolata e pa… prika 1981
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/odio-contro-di-me-fraintesa-su-balocco.html "Odio contro di me. Fraintesa su Balocco": Ferragni fa la martire da Fazio Chiara Ferragni vuole tornare a piacere a quelli che piacciono e quindi, dopo l'intervista dai molti buchi rilasciata al Corriere della sera, questa sera è approdata in tv da Fabio Fazio. "I social media diventano un incubo quando le cose vanno male, è un gioco. Quando le cose vanno bene ti senti invincibile, quando vieni criticata aspramente ti senti un pò accerchiata ed è stato difficile negli ultimi mesi", ha detto Ferragni, scoprendo che esiste un mondo al di là delle lusinghe e dei complimenti, che ha sempre ricevuto senza colpo ferire. "Sto bene, sono contenta di essere qua, la mia storia è piccola cosi rispetto alle tragedie che succedono nel mondo. Sono stati due mesi e mezzo tosti in cui mi sono trovata al centro di una ondata d'odio. Tu penseresti che una come me è preparata ad un'ondata di odio del genere, perché sono Chiara Ferragni. Sei preparata però niente ti prepara alla violenza di certi attacchi. Niente ti prepara alla violenza che arriva da tutte le parti", ha aggiunto Ferragni, cercando di scivolare ancora una volta dalla parte della vittima. "Il 15 dicembre 2023 la sentenza dell'Antitrust è stata uno spartiacque. Se le persone hanno frainteso, vuol dire che le cose potevano essere fatte meglio. Da lì è iniziato un momento di grande cambiamento", ha dichiarato Ferragni rispetto alla sanzione dell'Antitrust. "Pensavo di non aver fatto nulla di sbagliato. In quel momento mi sono resa conto che se alcune persone avevano frainteso le mie intenzioni, qualcosa che avevo detto o scritto, vuol dire che le cose potevano essere fatte meglio. È stato un momento di grosso cambiamento", ha aggiunto l'influencer. "Avevo fatto in totale buona fede, alcune persone hanno frainteso. Chiedo scusa, non faccio più operazione di questo genere. Voglio restituire tutto [...] Se c'è stato un fraintendimento vuol dire che c'è stato un errore", ha ribadito su insistenza di Fazio. "Adesso c'è una normativa più chiara...", ha detto l'influencer, ribadendo la sua buona fede, prendendosi ancora i meriti del ddl sulla beneficenza. "Non volevo uscire di casa, mi sentivo accerchiata", ha detto Ferragni affermando di voler uscire più spesso "nel mondo reale" e di voler vivere d'ora in poi step by step. E sulla crisi con Fedez, affrontata in maniera molto superficiale da Fazio che, com'era prevedibile, la Ferragnisi è limitata a dire: "Allontanamento definitivo? Vediamo, non so. Dietro qualsiasi mossa io faccio si pensa che ci sia un pool di esperti, non è così. Non è una strategia. Non c'è differenza tra mondo reale e virtuale".
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Il sole scende... 🌞 il mare e il faro. Oggi pomeriggio dopo un' ondata di caldo anomala, torno in spiaggia per farmi un bagnetto.. e cosa ritrovo? Un mare torrido e pieno di alghe! Ma non mi sembrava vero.. l'acqua fredda più fredda del sole caldo. Quindi un sole troppo caldo e un mare troppo freddo. Non ho trovato nessun piacere infetti. In particular.. teşekküler!
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Aumento di stipendio: il 47% dei campani lo richiede
Le aspettative dei lavoratori campani riguardo all'aumento dei salari per il prossimo anno sono salite in maniera decisa, come rivela il rapporto “People at Work 2023: A Global Workforce View” dell'ADP® Research Institute. Secondo l'indagine, infatti quasi la metà dei lavoratori campani (47,5%) prevede di ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, con un incremento medio pari al 5,7%. Aumento di stipendio: i dati in Campania Questo nonostante lo scorso anno in Campania il 48,2% dei dipendenti abbia ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,7%. Tuttavia, le aspettative per l’anno in corso traggono giustificazione dai dati ISTAT, secondo cui nel 2022 i prezzi al consumo sono cresciuti nel Mezzogiorno dell’8,2%, implicando quindi una riduzione dei salari reali. A ciò si aggiunge il fatto che, secondo il 39% dei lavoratori campani, le aziende non hanno adottato nessuna iniziativa a sostegno dei dipendenti, per consentirgli di affrontare il complesso periodo economico. Il report, condotto su oltre 32.000 lavoratori in 17 Paesi, circa 2000 in Italia, analizza la percezione che i dipendenti hanno dell'attuale mondo del lavoro e di ciò che si aspettano e sperano di ottenere dal proprio datore di lavoro in futuro. Perché chiedere un aumento? Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe, commenta: “Il riconoscimento di un aumento salariale è un tema di estrema rilevanza. Qualsiasi somma sia stata concessa ai lavoratori in passato, è improbabile che freni le nuove richieste di un aumento. Con l'impennata del costo della vita, i lavoratori delle fasce di reddito medio-basse hanno riscontrato una forte riduzione del loro reddito disponibile, e anche alcuni lavoratori con redditi più elevati ne risentono. La spesa per i beni di prima necessità, e non solo per i beni di lusso, è stata fortemente compressa a causa dell'impennata delle bollette energetiche, dell'aumento degli affitti, dell'incremento dei tassi di interesse e dell'aumento delle spese alimentari. Anche se l'inflazione ha raggiunto il suo picco, sembra che ci vorrà del tempo per tornare a livelli più sostenibili”. Oltre a un aumento di stipendio, il 31% dei lavoratori campani prevede di ottenere un bonus e il 22% una promozione. In ogni caso, come riporta lo studio, il 49,6% dei lavoratori campani afferma che la retribuzione è il fattore più importante in ambito lavorativo, seguito dalla stabilità (42,4%) e dall’avere piacere a lavorare nella propria azienda (36,7%). Un salario insoddisfacente Un dato che potrebbe essere correlato sia al tasso di insoddisfazione (47,5%) concernente il salario ricevuto, sia al percepito sull’adeguatezza del proprio stipendio rispetto al lavoro svolto: il 43,8% dei campani pensa di essere pagato meno di quanto meriterebbe. “I datori di lavoro hanno il difficile compito di soppesare le richieste di aumento di stipendio con le sfide poste dall'aumento dei costi e dal restringimento dei margini di profitto. I lavoratori sono fiduciosi di ottenere un aumento di stipendio dalla loro attuale azienda, ma in caso contrario è forte la sensazione di potersi assicurare un aumento cambiando lavoro. Le implicazioni per l'acquisizione e la fidelizzazione dei talenti sono enormi. Come dimostra la recente ondata di scioperi in molti Paesi e in diversi settori industriali, molti lavoratori ritengono che non si stia facendo abbastanza e sono disposti ad adottare misure sempre più drastiche, organizzando scioperi per far valere le proprie ragioni e raggiungere un accordo adeguato. I datori di lavoro che non sono in grado di concedere aumenti di stipendio adeguati devono pensare in modo creativo a come soddisfare il personale in altri modi, ad esempio offrendo maggiore flessibilità o altri vantaggi” conclude Uribe. I dati a livello nazionale In Italia, circa la metà dei lavoratori italiani (44,3%) vuole ottenere un aumento di stipendio nei prossimi 12 mesi, sia dal loro attuale datore di lavoro sia cambiando lavoro. In media, si aspettano un aumento dell'6%. Questo nonostante lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti abbia ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5%. Oltre a un aumento di stipendio, il 28% dei lavoratori italiani prevede di ottenere un bonus e il 19% una promozione. Tuttavia, secondo il 44% dei lavoratori italiani, le aziende non hanno adottato nessuna iniziativa a sostegno dei dipendenti e il 45,6% pensa di essere sottopagato. Foto di Nattanan Kanchanaprat da Pixabay Read the full article
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26 mag 2023 19:44
FAZIO, GIÙ IL CASCHETTO – DANIELE LUTTAZZI AZZANNA GLI “AMICHETTI” GIORNALISTI DEL CONDUTTORE, CHE L'HANNO DIFESO DOPO L'ADDIO ALLA RAI: “NESSUNO DEI GIORNALISTI TV CHE SI SONO OCCUPATI DEL CASO FAZIO – GRUBER, FORMIGLI, FLORIS, GRAMELLINI, SAVIANO – HA AVVISATO L’UDITORIO DI FAR PARTE DELL’AGENZIA DI BEPPE CASCHETTO, LA STESSA FAZIO. OLTRE AL CONFLITTO DI INTERESSI, VA SEGNALATA UNA STORTURA: QUESTA PRASSI DOVREBBE ESSERE VIETATA, PER EVITARE CHE ARTISTI E GIORNALISTI DELLA STESSA AGENZIA FINISCANO OSPITI…” – VIDEO -
Estratto dell'articolo di Daniele Luttazzi per “il Fatto Quotidiano”
Riassunto delle puntate precedenti: da vent’anni Fabiofazio infarcisce di balle vittimistiche il racconto del suo rapporto con la Rai, dove peraltro ha continuato a lavorare bello paciarotto tutto il tempo. Resta da glossare lo storytelling capzioso con cui i suoi amici giornalisti (pidini e/o scuderia Caschetto e/o gruppo Gedi e/o ex collaboratori di Fabiofazio) hanno strumentalizzato il suo passaggio alla Nove evocando a sproposito l’editto bulgaro per fare propaganda anti-governativa.
(Consegniamo agli annali del giornalismo italiano anche l’altra anomalia: nessuno dei giornalisti tv che si sono occupati del caso – Gruber, Formigli, Floris, Gramellini, Saviano – ha avvisato l’uditorio di far parte dell’agenzia di Beppe Caschetto, la stessa di Fabiofazio: bit.ly/3My0evI.
E qui, oltre al conflitto di interessi, andrebbe segnalata una stortura di cui nessuno pare accorgersi: ci sono giornalisti che fanno parte di agenzie di spettacolo. Questa prassi dovrebbe essere vietata, per evitare che artisti e giornalisti della stessa agenzia finiscano ospiti, in via privilegiata, in programmi tv di artisti e giornalisti della stessa agenzia, a scapito di chi non ne fa parte: è una forma di concorrenza sleale.
Questo dumping è anche pubblicità ai privilegiati: alla lunga rende campioni televisivi pure le scartine, e solo perché l’agente potentone può piazzare, dove e quando vuole, chi vuole; in Rai, come se non bastasse, tutto a spese dei contribuenti. Sono anni che lo dico, ma è come parlare al vento: adesso capisco come si sentono quelli di Report).
A Piazzapulita, Formigli (Caschetto) ha chiesto l’opinione di Michele Serra (pidino, Gedi, ex autore e monologhista di Che tempo che fa, e amico di Fabiofazio), dopo un montaggio di frasi salviniane anti-Fazio a corroborare la narrazione falsa del martirio politico.
Serra dice: “[...]Possono piacere o non piacere, ma questo sono: questo era Biagi, questo era Luttazzi, questo era Santoro, questo è Fazio. Si sono messi lì da soli, nessuno li ha messi lì per nomina partitica. Ci sono state due onde anomale nella storia del servizio pubblico. La prima è quella del famoso editto bulgaro di Berlusconi, che non aveva molte simpatie per le persone che ha fatto tacere; e la seconda è questa ondata. Le due ondate sono state in coincidenza di governi molto di destra”.
Ma questo paragone è forzato: nessuno ha fatto tacere Fabiofazio. Peccato che Formigli non gli abbia obiettato: “Fabiofazio aveva dalla sua il Pd e Berlusconi e Conte e Renzi, oltre a Repubblica, Stampa, Corriere della Sera ed Espresso: quali condizioni non c’erano più per lavorare serenamente in Rai? Il nuovo governo Meloni? A Pajetta che se ne andava da una Tribuna politica perché ‘qui c’è Almirante, che è un nemico’, questi replicò: ‘E lei di fronte ai nemici scappa?’”.
Formigli avrebbe sollevato un tema importante: Fabiofazio ha detto che se ne andava perché non è “un uomo da tutte le stagioni”; dunque se ne va proprio adesso che la Rai avrà più bisogno di voci alternative alla destra? Questo vale anche per le dimissioni di Lucia Annunziata (pidina, agenzia Caschetto, ex Gedi, pure lei “non ci sono le condizioni”).
Legittimo che Fabiofazio se ne vada in una tv privata dove potrà fare il conduttore-produttore senza i paletti della tv pubblica, ma in tal caso la sua uscita dalla Rai non è quella, sofferta, dell’epurato politico, come lui e i suoi amici giornalisti hanno insinuato per giorni. [...]
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Listen/purchase: Ondata di piacere by SpecImEn
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una ondata di piacere / waves of lust (it, deodata 75)
#una ondata di piacere#waves of lust#ruggero deodato#silvia dionisio#elizabeth turner#mario capriotti
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Three acts of desire
Act three. Unity
Stavo sulle tue gambe con le tue mani che mi stringevano il culo. Ti baciavo. Non riuscivo a saziarmi di te e delle tue labbra. Hai alzato il mio abito scoprendo il culo e tirando le mie mutandine verso l'alto. Sentivo come il tessuto si stringeva e cominciava a premere sul mio clitoride ormai fradicio. Ho morso il labbro.
- Ti piace cosi, vero porca? - mi hai chiesto con un sorriso nella voce e sulle labbra.
- Mi piace molto.
Mi stavi guardando. Guardavi come piegavo la mia testa indietro. Come gemevo ogni volta che tiravi le mutandine ancora più sopra. Improvvisamente ho sentito uno schiaffo. E poi un altro più forte. Ho emesso un gemito che sembrava quasi un grido. Un altro schiaffo e un altro grido. E ancora. E ancora. Stringevo le tue spalle dal dolore e il piacere. Ti piaceva tantissimo vedermi così, sentirmi gridare.
- Dimmi quanto ti piace essere sculacciata così?
- Mi piace tanto perché amo le tue mani addosso.
- Ti farò sentire le mie mani addosso.
Dicendomi questo hai tolto il mio abito facendo scivolare le tue mani partendo dalle mie spalle percorrendo tutto il mio corpo fino ad arrivare alle gambe. Poi hai guardato le mie mutandine pensando in che modo avresti voluto toglierle.
- Strappale. Non mi dispiace.
- Quanto mi piace come sei porca.
Mi baciavi mentre strappavi le mie mutandine. Prima a destra e poi a sinistra. Sono rimasta nuda sopra di te. Con il cazzo duro che adesso stava spingendo proprio sulla mia fica. Ho cominciato a muovermi sopra per sentire come scivolava tra le labbra bagnate ma mi hai fermato.
- Devi aspettare un altro po'.
E invece del tuo cazzo ho sentito le dita sul mio clitoride. Facevi i movimenti circolari e leggeri che mi davano i brividi. Esploravi la mia fica con le tue dita. Tutti i punti dove sentivo più piacere. Alla fine arrivando a mettere prima uno e poi due dita dentro facendomi ansimare forte. Le tue dita si sono inzuppate facendo un rumore che potevo sentire mentre le muovevi dentro e fuori. Non potevo non muovermi. Per sentrile ancora più dentro.
- Ma guarda quanto sei bagnata.
- Mi fa bagnare baciarti. Mi fa bagnare guardarti e sentirti. Il tuo cazzo duro mi fa bagnare e ho tanta voglia di sentirlo dentro di me.
- Sei una troia. La mia troia.
- Si, dimmelo ancora.
- Sei la mia troia..e ora ti faccio godere tanto.
Hai preso il cazzo in mano facendo scivolare la cappella sul clitoride in mezzo alle labbra e lo hai messo dentro. Non volevo altro che questo. Mi sono abbassata prendendolo tutto.
- Oh Dio..sì
Non potevo dire altro perché ho sentito una ondata di caldo e freddo che è passata su tutto il mio corpo dalla testa ai piedi. Una sensazione fantastica. Facevo su e giù sentendo ogni centimetro del tuo cazzo che entrava dentro. Tenevi le mani sul mio culo e accompagnavi i miei movimenti aumentando il ritmo. Guardavo come stavi godendo. Come ti piaceva sentirmi tua. Completamente. Il ritmo stava diventando più veloce e hai bloccato il mio corpo con le mani per scoparmi ancora più forte. Come volevi. Sentendomi gridare a ogni colpo che facevi. Mordevo la tua spalla. Stringevo la testa.
- Un altro colpo e vengo...
A questa mia frase ti sei fermato e mi hai messo di schiena sul sedile. Ti sei avvicinato al mio viso.
- Devi venire solo nella mia bocca, troia. Solo così.
Mi hai dato un schiaffo sulla guancia. E mentre scendevi giù hai leccato entrambi i capezzoli. Le tue labbra si sono appoggiate sul clitoride. Lo hai succhiato dando tanti piccoli colpi sopra. Ho messo le mie mani sulla tua testa spingendola contro di me. Di nuovo due dita dentro. Adesso più veloce. Accompagnavano la tua lingua che mi stava leccando. Non riuscivo più a resistere e fermare il brivido che ha fatto scattare tutto il mio corpo. Un orgasmo molto intenso e pieno. Per riempirti la bocca. Hai preso tutto. Hai leccato tutto. Ti ho tirato su.
- Baciami e mettilo di nuovo dentro.
Ti baciavo e sentivo il mio sapore sulle tue labbra, sulla barba, sulla lingua. E il tuo cazzo che hai fatto entrare di nuovo nella mia fica. Mi hai fatto gridare di nuovo perché era troppo bella la sensazione di essere scopata dopo essere venuta. Lo spingevi tutto dentro. Dopo due colpi secchi lo hai tolto e hai fatto il cenno di avvicinarmi. Muovendo la tua mano sopra, sei venuto nella mia bocca tenendo la mia testa con l'altra mano. Dopo sei crollato su di me leccando e baciando le mie labbra.
- Sei fantastica!
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Cosa malinconica la fusione di due corpi estranei, o quasi. Piacere sommario, misto d'inquietudine e di sospetti. L'antico pudore rinasce e rende incerti e goffi anche i più rotti alle galanterie se la grande ondata dell'amore non arriva a rendere puri e sani tutti gli atti e i più segreti e vivi, della carne infiammata.
Ardengo Soffici
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Vorrei fare un appello a tutti i miei contatti ---> Nei luoghi chiusi, sui mezzi pubblici, e dove ci sono molte persone in spazi ristretti, vi prego, vi scongiuro: se vi è possibile, continuate a indossare la mascherina (specie FFP2). Fareste un grande, grandissimo, servizio alla comunità.
In questi giorni ho a che fare con la realtà del Pronto Soccorso e di alcuni reparti del S. Eugenio di Roma, e la situazione è vicina al collasso; checché ne dicano i mezzi di informazione e a prescindere dal comunicato rassicurante di quell’assessore o di quel virologo.
Gli accessi di persone con complicazioni legate al covid sta rendendo di nuovo difficile curare chi sta male, anche chi è lì per altri motivi e non per il virus.
Il personale ospedaliero si sta nuovamente contagiando in massa, e in situazioni già sotto organico (come sono i nostri ospedali pubblici) è di nuovo a rischio sia il servizio di Pronto Soccorso sia quello dei normali reparti. C’è nervosismo ed esasperazione. Si stanno provando a ripristinare corsie e spazi covid, ma nessuno era pronto per questa nuova ondata estiva e si procede con caos e difficoltà. Il personale è stanco e provato (metteteci anche il caldo record), e questo aumenta il rischio di sviste ed errori durante il lavoro.
La mascherina (specie se FFP2) è scomoda, per carità. Anche io non la indosso con piacere, e siamo tutt* stanchi. Ma è al contempo lo strumento più semplice, economico ed efficace che abbiamo per rallentare la circolazione del virus.
Soprattutto se sei una persona giovane e in salute, con questa variante attuale puoi sviluppare covid in maniera asintomatica o quasi, e quindi trasmetterlo - senza neanche saperlo - alle persone fragili che incroci. Sono quelle che finiscono poi al Pronto Soccorso. Questa cosa succede attraverso di noi, anche se noi non ce ne accorgiamo.
Ma il fatto che non vediamo le conseguenze dei nostri comportamenti, non significa che le conseguenze non ci siano.
Vi prego, vi scongiuro: ci sono persone che stanno morendo nei nostri ospedali, e potrebbero cavarsela se solo diminuisse questa nuova ondata di accessi per covid.
Per noi mettere la mascherina in spazi di rischio è una piccola/grande scomodità. Per pazienti, medici, infermier* oggi può letteralmente fare la differenza tra vita e morte.
Le pandemie, purtroppo, non finiscono per decreto.
Ringrazio in anticipo chi vorrà condividere, o anche solo riflettere sulla possibilità di indossare regolarmente la mascherina dove serve. Ciao ❤
Urbano Grandier, Facebook
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Cristina Donati Meyer l’artivista
https://www.unadonnalgiorno.it/cristina-donati-meyer-lartivista/
L’arte e le idee impegnate e innovative sono “divisive” per natura, non devono piacere a tutti, devono indurre le persone al dubbio, alla riflessione. Le certezze granitiche sono patrimonio di menti poco elastiche e curiose.
Cristina Donati Meyer, l’ARTivista, come si definisce, con le sue opere denuncia problemi sociali.
È fautrice di “una forma d’arte non addomesticabile, non comoda e non adagiata sui sofà delle gallerie rinomate”.
Nata a Milano nel 1985, da una famiglia di origini ebraiche, ha frequentato l’Istituto d’Arte Rudolf Steiner e l’Accademia di Belle Arti di Brera che ha, successivamente, lasciato.
Si definisce ARTivista perché ogni sua opera ha un contenuto di denuncia sociale. Tratta temi forti come l’immigrazione, il razzismo, l’ambiente, la violenza sulle donne.
Lavoro estetico e onirico, pittorico e materico, contaminano il suo impegno sociale ed etico.
Diverse le tecniche che utilizza per mandare i suoi messaggi al mondo. Oltre alla street art, con graffiti e stencil, realizza affissioni, performance e installazioni dal forte impatto emotivo.
Tra le sue performance più famose ricordiamo La morte della sposa del 2013, in cui è rimasta appesa in abito da sposa a Porta Romana per rappresentare le vittime di femminicidio.
Ha colorato con un colorante alimentare rosa acceso parte della Darsena, per ricordare che le donne esistono, non solo in l’otto marzo.
La sua opera Europa, affissa nel 2018 sui muri di piazza San Babila in occasione dell’incontro tra Salvini e Orban, è nata per rendere omaggio a tutte le vittime della rotta balcanica che speravano in un futuro migliore in Europa.
Una delle installazioni che ha destato più scalpore è stata quella sulla statua di Indro Montanelli a cui ha aggiunto, sulle gambe il fantoccio di una bambina eritrea. Qualche settimana prima anche Non Una di Meno aveva protestato contro la statua, colorandola con della vernice rosa.
Nel periodo della prima ondata di Covid-19, ha portato all’attenzione pubblica temi come la drammatica situazione delle RSA e dei tagli alla sanità lombarda.
Ha dedicato anche un’affissione alla comunità cinese in Italia, ingiustamente accusata di aver portato il virus nel nostro Paese e vittima di atti di razzismo.
L’installazione Le donne afghane ringraziano, raffigura una donna afghana crocifissa.
E ancora, gli ‘Umarell dell’Afghanistan’ che ritrae Europa e Stati Uniti come due anziani intenti a guardare un cantiere che rappresenta lo stato dell’Afghanistan, nel cui interno si vedono scene di guerra e abbandono.
Le sue opere si trovano affisse essenzialmente sui muri di Milano, ma si possono ammirare anche in qualche altra città italiana.
Alcune sono state vandalizzate o rimosse, perché considerate scomode.
La sua avversione principale è stata per Matteo Salvini che ha ritratto, quando era Ministro dell’Interno, in versione Robocop, con manganello alla mano, che arrivava dal mare. Mentre eseguiva la sua performance è stata identificata dalla Digos e interrotta dalla Polizia.
‘Una pisciata vi seppellirà’, subito distrutta, ritraeva due bambini intenti a orinare sugli stivali di Salvini nelle vesti di un gerarca fascista.
Subito dopo il risultato delle elezioni politiche del 2022, sui muri dei Navigli, a Milano, è comparsa l’opera Sfracelli d’Italia in cui Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, in tenuta da boxe, prende a pugni l’Italia dei diritti che è rappresentata da una donna dipinta di bianco, rosso e verde ricoperta dalle scritte inclusività, aborto, stabilità climatica, diritti Lgbtqia+ e così via.
“Non è sufficiente essere donna per rappresentare una novità al governo del Paese – ha commentato. Occorrerebbe pensare da donna e avere a cuore le conquiste del movimento femminile, non avere in mente unicamente fattrici che non possono abortire e soldatesse per la patria, annichilendo tutti i diritti a fatica conquistati dalle donne“.
Cristina Donati Meyer sa di doversi guardare le spalle, è stata più volte segnalata, minacciata, intimorita, ma continua a urlare il suo dissenso con le sue opere.
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Per anni ti sei chiesto se ci arriverai, come sarà. E poi eccola qui, ci sei dentro.
Fine dell’ansia. Diciamo almeno che è un bel sollievo. E adesso a noi due!
Pillola ore 10. Quattro semipillole ore 13. Pillola e un quarto ore 17.
Puntura ore 19. Quattro pillole ore 23. Due pillole ore 01.
Nella guerra per tenerti in piedi (si fa per dire) vincono sempre loro.
Quanti sorrisi ti arrivano quando sei vecchio! Di ogni tipo di ogni sfumatura.
Ben più di quando avevi due anni. Il massimo: farti sorprendere mentre canticchi “Veleno, se mi baci ti dò il mio veleno”. Sorridono indulgenti: li hai fatti felici.
Un vecchio è il solo ad avere i titoli per parlar male della sua età.
Potrà dire: “Mi fanno ridere questi precari. E io allora, che sono più di là che di qua?” Potrà chiudere con “Non ne posso più di tutta questa vecchiaia”,
ottenendo un sorriso comprensivo.
Il piacere di essere coinvolto anche televisivamente in ogni mutamento climatico. Ondata di caldo: non mancano mai di metterti tra i cittadini “a rischio”.
Ondata di freddo: stessa identica cosa. Sei qualcuno, finalmente!
(Carlo Fruttero)
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