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PRIMA PAGINA Gazzetta Di Modena di Oggi venerdì, 13 dicembre 2024
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Atene, 7 marzo 2024. Prima della partita contro l’Olympiacos, in nutrito gruppo di tifosi del #MaccabiTelAviv in trasferta aggredisce brutalmente un ragazzo arabo in piazza Syntagma lasciandolo esanime sul marciapiede. La sua colpa? Aver sventolato una bandiera palestinese. Sono in tanti contro uno solo, nessuno si mette in mezzo per difendere l’aggredito. Chi resta ai margini della scena si limita a osservare, facendo il verso della scimmia. Oggi qualcuno cerca di far passare questa gente per vittime. Sempre la stessa storia.
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Io non ero nata per fare la puttana. A scuola ero bravissima. Intelligente. Morto papà, ci siamo trovate in seria difficoltà. Io, mia madre e il mio fratellino Elia più piccolo di me di dieci anni. Mamma aveva un lavoro precario e malpagato. A stento sapeva fare la sua firma. L'hanno messa in mezzo: una grossa storia di prestanomi e fatture false. Ed è finita dentro.
Dovevamo cavarcela, io ed Elia. Gli assistenti sociali, dei bassifondi fondamentalmente se ne fregavano: troppo lavoro. Cincischiavano. Un ricco commerciante della zona, vedovo, si è offerto dapprima di farci mangiare, poi di pagare delle bollette. Inevitabilmente, ha chiesto qualcosa in cambio. Da subito. Ero vergine, giovanissima, ingenua. Ma già una donna sviluppata. L'avrei potuto mandare in galera, se avessi voluto.
Ma poi come avremmo mangiato. Quando ha saputo che avevo solo tredici anni è impazzito: mi voleva tutte le sere. All'inizio ho pianto di rabbia. Poi ho iniziato pure a godere, visto che comunque dovevo farlo. I vicini hanno fatto un po' di chiacchiere; le voci corrono. L'hanno denunciato ed è finito dentro per direttissima. Pure lui. Ma ormai avevo imparato tutto: come far drizzare il cazzo agli uomini maturi, cosa piace loro e soprattutto avevo capito che essere giovanissima mi dava un enorme potere contrattuale.
Sono finita subito con un anziano protettore: che mi faceva lavorare tantissimo, ma mi trattava male. Sberle e sottomissione psicologica. E ogni sera, prima di farmi andare coi clienti, voleva il mio culo. Ne andava pazzo. Una mattina, invece di tornare a casa, ho preso Elia e siamo scappati con l'incasso della nottata. Sono stata l'amante esclusiva di un'agiata farmacista zitella a cui mi ero rivolta per un aiuto appena fuggita.
Quando dopo tre mesi ho capito che mi voleva in esclusiva e che avrei dovuto rinunciare alla mia libertà, che avrei dovuto mandare Elia in un istituto da lei scelto, le ho rubato un po' di soldi, d'oro e siamo fuggiti di nuovo. E quindi oggi eccomi qui: sempre puttana, ma cerco di gestirmi da sola. Ho imparato a tirar fuori gli artigli. Dentro la borsetta ho sempre spray e coltello. Per questo il mio soprannome è 'l'arrotina'. Grazie a Internet seleziono anche i clienti. 100 euro in macchina in campagna per una sveltina.
Se vuoi anche culo e bocca: 200 euro, pagamento sempre in anticipo. 800 euro per una notte intera. Però per una notte voglio il pagamento con bonifico anticipato e solo così vengo a domicilio. Chiedo e offro massima igiene. Preservativo d'obbligo e pasto a carico tuo. Elia lavora giù al porto, ha diciotto anni e si gestisce da solo. Comunque è bellissimo e le colleghe spesso gliela danno gratis, lo ospitano, lo sfamano. Lo divorano. Quindi sono libera di muovermi, anche in trasferta. Interessa?
Aliantis
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Erano più o meno le 18.00 e l'autobus ci portava all'aeroporto dopo aver giocato la partita di serie A di Calcio a Cinque contro il Palermo, valevole per l'accesso alla Poule Scudetto, che abbiamo poi disputato. Ricordo che giunti a Capaci, uno dei miei giocatori fece una battuta spiritosa, in riferimento alla buona partita e al buon risultato ottenuto: "Vedi ce lo riconoscono pure loro, oggi siamo stati davvero bravi, veramente capaci".
Subito dopo strada facendo sentimmo un sordo rimbombo, come fossero fuochi d'artificio poco lontani. Arrivati all'Aeroporto, vedevamo tanta irrequietezza e nervosismo tutt'intorno a noi ma non potevamo di certo immaginare, o renderci conto dell'accaduto e qualcuno degli addetti ai lavori ci disse che erano esplosi alcuni tombini del gas lungo la strada. Giunti a Fiumicino scesi dall'aereo come sempre ad aspettarci dopo ogni trasferta, c'erano le varie mogli e fidanzate che ci seguivano per radio e che nonostante il buon risultato piangevano tutte. Finalmente potevano uscire dall'incubo perchè loro si, che sapevano e che erano al corrente del drammatico accaduto.
In serata dai telegiornali, apprendemmo anche noi ufficialmente di essere passati in quel punto circa cinque minuti prima, che scoppiasse tutto il tritolo. All'epoca ero ancora ateo, ma neanche allora credevo alla fortuna/sfortuna o al caso e... al perchè noi no ci ho pensato per molto tempo.
No, non potrò mai dimenticarlo.
Per il suo modo di essere vero Uomo, per il suo operato, per i suoi principi e per i suoi valori, per il suo amore per la giustizia, per la sua dignità e per il suo coraggio e perchè ho respirato anch'io quell'aria omertosa di quei tragici momenti, mai ho potuto e mai io potrò dimenticare: "Giovanni Falcone".
P.S. Questa è una recensione che io scrissi nella mia libreria virtuale di "anobii" e che ho riportato ogni anno nei miei blog in ricordo e a memoria e onore di un grande Uomo (e del suo caro amico fratello Borsellino, come lui martire per lo stato).
#veriuominidiveronorerazzamortaconloro
lan ✍️❤️
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oggi parto per una trasferta dormirò due notti fuori. la cosa che mi consola è che venerdì rimarrò a casa e potrò andare in libreria a ritirare Intermezzo di Sally Rooney.
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Perfetti per l'estate
Come di consueto, proponiamo agli affezionati lettori delle biblioteche milanesi la nostra rubrica di consigli di lettura, perfetti per l’estate!
Fonte: Pexels
La recente ristampa de Al paradiso delle signore di Zola è una ghiotta occasione per leggere un romanzo avvincente, tomo XI del ciclo dei Rougon-Macquart: un feuilleton di gran classe per gli appassionati di moda, scritto da un maestro nell’arte della descrizione (il tema è simile a quello de Il ventre di Parigi, ma concentrato sull’abbigliamento), “che esplora lucidamente l’universo femminile”, spaziando per tutti gli strati sociali della Parigi di metà Ottocento. Una lettura che analizza la nascita di un fenomeno moderno tuttora in espansione: il grande magazzino, oggi diventato centro commerciale (come in Il denaro si descriveva la bolla finanziaria del 1860, profetica di quelle dei nostri tempi). Non erano necessarie le parole di Gide (e di molti altri critici citati nella preziosa prefazione di Mario Lunetta) per rivalutare questo capolavoro. Iperbolico, lussureggiante, immaginifico.
A questo romanzo è vagamente ispirata la serie televisiva italiana trasmessa da Rai 1 dal 2015, ora diventata una vera e propria soap, ma ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta a Milano, dove esistette davvero un negozio chiamato “Paradiso delle signore”.
Ironico (di un’ironia antifrastica), divertente, scorrevolissimo, Di chi è la colpa? fu pubblicato nel 1947 ed è l’unico romanzo dello scrittore russo Aleksandr Ivanoviĉ Herzen. Dimenticatevi Tolstoj e Dostoevskij, il suo stile ricorda piuttosto il Gogol’ fantasioso e stravagante dei racconti. Citiamo dalla prefazione di questa recente ristampa: «È strano che questo straordinario scrittore, in vita celebre personalità europea, stimato amico di Michelet, Mazzini, Garibaldi e Victor Hugo, a lungo venerato nel suo paese non solo come rivoluzionario, ma come uno dei più grandi uomini di lettere, sia tuttora poco più di un nome in Occidente. Il piacere che si ricava dalla sua lettura … rende ciò una strana e ingiustificata perdita». Sottoscriviamo in pieno.
È già in testa a tutte le classifiche la nuova avventura, attesa da ben sei anni dopo Il morso della reclusa, dell’ispettore Adamsberg, creato dall’abile penna della scrittrice francese Fred Vargas, questa volta in trasferta nella selvaggia Bretagna, il regno di Asterix e dei menhir. Sulla pietra è il decimo resoconto della serie dell’improbabile ispettore e le profonde conoscenze storiche dell’autrice si dispiegano felicemente in questo noir ricco di misteri e di legami con il passato.
Appena ripubblicato da Edizioni Capricorno nella collana Capolavori Ritrovati, L’altare del passato di Guido Gozzano ci consente di scoprire, se ancora non l’abbiamo fatto, la prosa del poeta di “Non amo che le rose che non colsi. Non amo che le cose che potevano essere e non sono state”. In questi undici racconti “riaffiorano tutti i temi cari al poeta - la malinconia, il rimpianto per il tempo che passa, i ricordi ingialliti, l’esitazione amorosa, l’indulgenza verso gli oggetti inutili”.
A cento anni dalla nascita dell’autore (New Orleans 1924 - Bel Air 1984) Garzanti ha appena ripubblicato Bare intagliate a mano: cronaca vera di un delitto americano (presente anche nella raccolta Musica per camaleonti), sorta di reportage esposto in forma narrativa di Truman Capote. Non potevamo aspettarci niente di meno dallo scrittore che, dieci anni prima della pubblicazione di questo giallo, in Sangue freddo (da cui nel 2005 è stato tratto un film con la strepitosa partecipazione di Philip Seymour Hoffman) aveva romanzato un fatto di cronaca che nell’America del 1959 aveva destato grande scalpore: lo sterminio di un’intera famiglia per un bottino di pochi dollari.
Anche questo thriller, per quanto incredibile possa sembrare la sua progettazione (e poi realizzazione), si ispira alla realtà, raccontata in forma di dialogo tra l’autore e l’investigatore incaricato delle indagini. Uno stile assolutamente inimitabile.
Ambientato in una Milano semideserta di metà agosto (il cadavere di una donna annegata viene recuperato nel Lambro) Le conseguenze del male di Gian Andrea Cerone è ormai un best seller. Avevamo già proposto questo autore nel post natalizio (I libri della renna) per un racconto contenuto nell’antologia Un lungo capodanno in noir, la cui protagonista, Marisa Bonacina, era la moglie del commissario Mandelli, che invece campeggia in questo thriller estivo da leggere tutto d’un fiato. Il numero di donne trovate annegate è decisamente troppo alto perché si tratti sempre di suicidi e, contestualmente, il commissario, costretto a interrompere le ferie, si trova a fare i conti con il passato. Un duplice percorso di indagine guidato da una scrittura che attanaglia l’attenzione del lettore per non abbandonarla più.
Il Saggiatore ha appena ripubblicato una raccolta dei racconti di un autore ingiustamente dimenticato, Guido Morselli, intitolata Gli ultimi eroi. “Gli ultimi eroi raccoglie per la prima volta tutti i racconti di Guido Morselli, narrazioni in cui, come solo nelle sue opere più alte, la sua invenzione si libera, dando vita a realtà alternative e a commoventi ritratti umani: da un Mussolini che si trasforma per amore in leader democratico all’incontro fra Pio XII e uno Stalin che vuole sostituirlo con un sosia; dall’ultima grottesca resistenza di un gruppo di soldati nazisti fuggiti da un manicomio a un comico tentativo di far finanziare agli americani l’Unità d’Italia. Fantasmagorie proiettate sul muro da una lanterna magica, la cui luce ci permette di osservare per una volta, una volta ancora, l’abbacinante talento di un maestro nascosto”. Da non perdere.
Se ancora non l’avete letto, vi consigliamo Zipper e suo padre, uno dei migliori romanzi di Joseph Roth. Ambientato durante gli anni della Grande guerra e della repubblica di Weimar, è incentrato sul tema universale dei rapporti familiari e questo ne fa un’opera sempre attuale. Dal padre frustrato che maltratta e umilia la moglie e il figlio primogenito, al protagonista (amico del narratore, rappresentato dallo scrittore stesso) Arnold che, dopo la partecipazione al conflitto, si isola diventando angolista, neologismo che indica la sua volontà di stare in disparte in qualsiasi circostanza sociale, la famiglia Zipper rappresenta il simbolo dei danni provocati dalla guerra. Il risultato è la formazione di una generazione di indifferenti (per citare le parole dell’autore), proprio come li descriveranno Gramsci, nell’articolo Odio gli indifferenti, e Moravia, nel suo capolavoro. Si gusta ogni singola pagina.
#emile zola#herzen alexandr ivanovic#fred vargas#guido gozzano#truman capote#gian andrea cerone#guido morselli#joseph roth#antonio gramsci#alberto moravia#philip seymour hoffman
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Day 52
Giorno 52 - ieri.
Totale caffè bevuti, 2. Non si sa come, ma ci sono riuscito.
Il primo caffè l'ho bevuto alle sei del mattino, poco prima di uscire per andare all'appuntamento al casello di Ancona Nord ed essere trasportato in trasferta a Firenze.
Intervallo sosta in autogrill: prendo una mielizia.
A pranzo: scelta estremamente opinabile di prendere, a mensa dal nostro cliente, una pizza. Buonissima, ma ho finito di digerirla questa mattina.
Secondo caffè, cattivo - macchinetta da breakroom, ma facciamocelo bastare.
Intervallo in autostrada al rientro: prendo un dolcetto alle mele e una gassosa, sperando che quest'ultima mi faccia scendere la pizza (cosa che avverrà il giorno dopo).
A cena, nonostante tutto, mangio una vellutata di carote con qualche crostino di focaccia sg.
A un certo punto della sera crollo, e va bene così.
Oggi ho trovato un delirio in ufficio - un cumulo di backlog che non avrei potuto smaltire nemmeno se non avessi avuto altro da fare, e purtroppo avevo molto altro da fare.
Il clima intanto si è evoluto in una perenne thunderstorm e domani gran parte della circolazione è bloccata, è molto probabile che lavorerò da casa.
Sono stanco, ma non è una novità. Ah: però almeno saltano anche musica d'insieme e la lezione di chitarra, quindi alla fine, quantomeno, domani sera riposerò un po' (e poi non mi ero proprio esercitato tantissimo).
Stamattina avevo cercato di registrare questo day 52 e fare un post con un messaggio vocale ma l'app mobile non lo permette e non ho avuto tempo e modo di farlo diversamente. Magari in futuro, se Tumblr decide che i vocali sono accettabili, ci riproviamo.
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Oggi è il giorno in cui tutto mi è concesso, e quindi, esattamente come per tutti gli altri giorni dell' anno la sveglia è suonata ad un orario inopportuno.
Oggi inopportuno perché è domenica e la domenica si dorme. Voglio dire: anche i cani hanno imparato che la domenica non devono chiamare prima di una cert'ora. E invece oggi sveglia, colazione, trasferta, prima partita di campionato del nano di quest' anno.
Quest' anno è salito di categoria. Prima domanda fatta a bordo vasca: "ma voi contro quelli lì giocate? Ah sì? Sono grossi." E peloso, e magari non troppo veloci. E sta a vedere che ci ho preso e quelli grossi hanno finito il fiato prima di loro.
Va bè, prima di campionato portata a casa, con tanto di vocale dell' allenatore post partita che (giustamente) fa presente che pure "noi" abbiamo finito il fiato e quindi da ora in poi basta fare i coglioni in spogliatoio per risparmiarsi il riscaldamento nella vasca grande. E io finalmente ho capito perché alcuni giorni temporeggia così tanto prima di andare ad allenamento.
Tornando al giorno in cui tutto mi è concesso: al rientro a casa avevo due cani felici, una torta, due cacce al tesoro e la pizza.
Tutto sommato è valsa la pena di svegliarsi presto.
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PRIMA PAGINA Il Tempo di Oggi sabato, 30 novembre 2024
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contro il logorio dei pontefici moderni
Mi sa che anche Papa Francesco rassegnerà le dimissioni prima di essere dimesso dal padreterno, ormai ha preso quest'andazzo, c'è da capirli, oggi anche i papi giocano ogni due giorni e non ce le fanno più a recuperare, una volta senza le coppe era più facile. Una trasferta in Polonia, una in Mongolia, gli eventi degli sponsor, le conferenze pre-partita, insomma, la Chiesa è diventata un business che non ha più riguardi per i pontefici in perenne tour mondiale, e quando arrivano a fine carriera non hanno neanche più la forza di alzarsi dalla sedia, tocca portarli in giro in carrozzina. Il doping nella Chiesa è una piaga. E va be', pace. Buona santa domenica a tutti.
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Sono piena rasa di trovarmi a gestire progetti con premesse semi-fallimentari proposti e accettati da colleghi con grandi ambizioni, che fanno grandi promesse e prendono impegni a destra e sinistra, e poi quando ti serve il supporto si vaporizzano. "Ah scusa oggi ho lo stocaz-meeting tutto il giorno." "Guarda sta settimana sono in ferie mi spiace." "Sì ho seguito io il meeting quando tu eri in trasferta, tutto bene nessun problema" e poi scopri che c'erano mille cazzi e lo scopri dal fornitore facendo una discreta figurademmerda ("Ah ma ne abbiamo parlato con Giancazzo!").
Puntualmente gente pagata più di me, che gestisce persone senza saper gestire le persone, che non fa altro che criticare quello che fanno gli altri e rosica per le cazzate. E io che devo mangiarmi la lingua, stare a sentire ste menate, riportare il discorso nel merito delle cose da fare. Ma se avessi voluto ascoltare lamentele tutto il giorno avrei fatto psicologia, non ingegneria! Avevo anche meno scazzi con gli esami di analisi e poi mi facevo pagare 50€ all'ora per annuire e sorridere mentre qualcuno mi raccontava i cazzi suoi (o almeno questo ha fatto per un anno la mia psicologa).
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dopo una settimana di trasferta oggi sono stata tutto il giorno sul divano accanto ad M. e ora sono un sacco felice.
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Cosa farei di bello oggi? Gare? Shopping? Studio?
Sono in trasferta oggi :/
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Day 51
Giorno 51 - ieri
Totale caffè bevuti: 2.
A pranzo: rigatoni con pancetta e melanzane.
A cena: polpettine al sugo.
Oggi sarà una bella sfida mantenermi su due caffè soltanto, dato che sono in trasferta. Però ci provo, giuro!
Odio dover andare a Firenze e non vederla, dovermi chiudere in un ufficio, ma tant'è. Spero almeno el jefe mi offra il pranzo. E chiaramente i manubri e il drawing of the day scalano a stasera...
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buongiorno milanblr oggi andiamo in trasferta a empoli vi ricordate cosa è successo l'ultima volta?🤠
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Un'isola
[ 1a parte ]
Un'isola...
Un'isola è, in ogni caso, una sfida.
Raggiungerla è una sfida a sè stessi.
Abitarci è voler sfidare l'abitudine e l'assuefazione alla comodità, i limiti, e la stessa concezione del tempo a cui ci hanno educato sulla terra ferma.
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Il porto è annidato in fondo ad una insenatura naturale, mentre il centro abitato, l'unico che ci sia, sta su in alto, su un promontorio dominato dalla Fortezza cinquecentesca. Si chiama Forte di San Giorgio ed è stato costruito dai genovesi nel 1540, dopo la liberazione dell'intera isola dal dominio del corsaro turco Dragut.
Il borgo ha case addossate le une alle altre, in un dedalo di viuzze, scale, rampe, cortili. Le vie attuali non rispecchiano di certo il concetto di ortogonalità, ma piuttosto paiono assecondare le pendenze e le irregolarità della rupe vulcanica sottostante. Ciò che colpisce fin da subito è che ogni casa ha le chiavi infilate sulla porta e molte porte restano aperte per tutto il giorno.
Il borgo antico è stato quasi del tutto recuperato, ma ancora ci sono piccoli cantieri aperti. Dalle loro aperture ancora senza infissi, proviene un profumo di cemento fresco e intelaiature di legno. Le ditte sono tutte toscane e sono qui in trasferta, per cui non ci sono giornate di interruzione. Si lavora sia la domenica che il 25 aprile.
Mi fermo a guardare il muratore che sta smontando le impalcature.
Capisco quanto dev'essere eroico un cantiere di questo tipo. Ogni attrezzo, ogni materiale, ogni utensile, occorre farlo arrivare tramite il traghetto da Livorno
Un'isola selvaggia come questa, più vicina alla Corsica che all'Italia ha proprio questo di speciale. Viene nutrita e tenuta in vita grazie ad un cordone ombelicale che la lega al resto del mondo.
Gli isolani questo legame, lo chiamano "la nave". "Oggi la nave non è partita.", "Oggi è partita ed è dovuta rientrata in porto", "il mare è grosso e se non cala il vento, per qualche giorno, non avremo rifornimenti"...
Siedo al bar sul porto e assorbo ogni colore, ogni voce, ogni vibrazione che la luce riverbera sulle pareti del locale. Fuori da stanotte c'è il Maestrale. Un dio invisibile che regna sul Tirreno ed è capace di monopolizzare ogni attività tu possa credere di iniziare. È un vento che ti entra in testa. Nelle ossa.
Scompiglia i piani, i programmi, strappa i panni dai fili, sbatte porte, vetri, tende.
Sulla terra, solleva polvere e inquietudine mentre pettina l'erba dei campi, ma è sul mare che imbianca di candide pennellate il blù cobalto, poco sotto l'orizzonte.
Più tardi arrivo al B&B, accompagnato dalla signora che mi è venuta a prendere al porto. Si chiama Azzurra e gestisce col marito dal 2015 questo affittacamere ricavato da una delle più grandi case del borgo. Al piano terra c'è un giardino meraviglioso, provvisto di tavoli e sedie, di un amaca e di tende che tuttavia il vento ha buttato a terra. Da lontano pare un compound arabo, ma le sorprese arrivano appena ci si avvicina all'ingresso dell'abitazione.
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L'ingresso è quello originario e da su un cortile condiviso con altre case. La porta di legno. È verde chiaro con disegni tono su tono, mentre le due finestre al piano superiore sono azzurre.
Sulla porta di legno a due ante, le chiavi che penzolano dalla serratura.
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L'interno è diviso su tre piani, con quello inferiore dove c'è l'ambiente comune per la colazione, a livello del giardino a cui si arriva scendendo ulteriori gradini.
Tutta la casa è stata recuperata e arredata con mobili antichi in stile "arte povera" adattati ai diversi ambienti.
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Molte delle porte interne sono in legno, dipinte e personalizzate con un motivo marino. Perfino i tovaglioli per la colazione mi ricordano gli Azulejos portoghesi.
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Bene. Prendo possesso della stanza, lascio il trolley e lo zaino e ritorno ad esplorare il borgo di Capraia.
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