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PRIMA PAGINA Il T di Oggi domenica, 11 agosto 2024
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Storia Di Musica #350 - Miles Davis Quintet, Relaxin' With The Miles Davis Quintet, 1958
Per essere stata una piccola casa editrice musicale, la Prestige di Bob Weinstock è infarcita di leggende, come ho un po' raccontato in queste belle (per me, e spero pure per chi le ha lette) storie musicali novembrine. Che oggi toccano l'impressionante traguardo dei 350 dischi, e come tradizione vuole tocca a Miles Davis. Weinstock capì agli inizi degli anni '50 che Davis aveva un talento gigantesco sia come musicista ma forse ancora di più come band leader, tanto che fu uno dei suoi più grandi sostenitori ad intraprendere la costruzione di un suo gruppo. E Davis alla prima occasione dimostrerà il suo fiuto per la genialità musicale e nello scegliersi i musicisti, formando quello che è uno dei grandi gruppi di sempre, e apice dell'hard bop. Davis sceglie un giovane sassofonista della scuderia Prestige, John Coltrane, che in pochi anni diventerà uno dei giganti della musica del '900 e quella che è la sezione ritmica per eccellenza del genere: Red Garland al pianoforte, Paul Chambers al basso e contrabasso e Philly Joe Jones alla batteria. Siamo nel 1955: come accennato, Weinstock era uno che metteva la praticità davanti all'estetica, e spinge il quintetto a registrare. I musicisti la prendono come un'occasione per provare come suoneranno il repertorio dal vivo. Davis ha già registrato con la Prestige il suo primo disco da 12 pollici, The Musings Of Miles, nel 1955 con Oscar Pettiford al basso, e vedendo l'aura del personaggio crescere enormemente come seguito, Weinstock pubblicò in vari Lp tutte le registrazioni su disco da 10 pollici che Davis, con varie formazioni, aveva fatto agli inizi degli anni '50. Ai leggendari studi Van Gelder, Davis e il suo quintetto registrano in due date, passate alla storia del jazz: l'11 maggio e il 16 ottobre del 1956. Sono già così affiatati e coesi, la magia e la bravura a livelli così alti, che registrano moltissimo materiale, che il buon Weinstock è ben felice di avere, dato che ha notizie sicure che la Columbia vuole mettersi Davis sotto contratto, cosa che avverrà alla fine dello stessio anno, il 1956. Per questo motivo, e per la bellezza della musica, le intere quattro registrazioni vengono pubblicate come 4 dischi: Cookin' With The Miles Davis Quintet nel 1957, Relaxin' nel 1958, Workin' nel 1960 e Steamin' nel 1961. Sebbene Davis sia già passato ad altre magie stilistiche già nel 1958, quando pubblica quel capolavoro che è Milestones, i 4 dischi sono considerati insieme non solo uno dei gioielli del catalogo Prestige, ma come lo stato dell'arte del bop nella seconda parte degli anni '50.
Scelgo Relaxin' With The Miles Davis Quintet nella tetralogia perchè è unanimemente considerato il lavoro più palpitante e musicalmente ineccepibile, sebbene il repertorio scelto fosse, e da questo il titolo, il lato più intimo e dolce dei brani registrati. In questo disco la tromba di Davis, con i suoi interventi delicati e strutturati sulla ripresa di poche note caratteristiche del brano, diventerà iconica, tanto che chiunque pensi solo di avvicinarsi al suo stile verrà etichettato come "davisiano". Tra l'altro persino nelle versioni rimasterizzate più recenti, quelle del 2005 nientemeno che da Van Gelder in persona, rimangono ancora gli intermezzi di dialoghi all'inizio di ogni brano, dove Davis discute con i musicisti sul da farsi. In scaletta 6 brani, tutti standard, che in questa registrazione troveranno la loro forma definitiva: If I Were A Bell è un brano scritto da Frank Loesser per il famosissimo musical Guys And Dolls (uno dei grandi successi di Broadway, che ispirò il film Bulli E Pupe con Marlon Brando e Jean Simmons), qui è nella sua versione decisiva con gli assoli di Garlad e Coltrane e la tromba di Davis, che qui usa una sordina Harmon che diventerà una sorta di feticcio tra i trombettisti. You're My Everything è una canzone del 1931, altra canzone da un musical epocale è I Could Write A Book di Rodgers e Hart, cantata nella versione originale da Gene Kelly nel musical Pal Joey come It Could Happen To You, tratta dal film della Paramount And The Angels Sing del 1940. Due invece sono i brani scritti da jazzisti: Oleo è un brano di Sonny Rollins, il quale era molto stimato da Davis: i due spesso hanno suonato insieme, ma mai con assiduità, avendo un grande rispetto reciproco. L'altro brano è Woody 'n' You di Dizzy Gillespie, uno dei tre arrangiamenti realizzati da Gillespie per la big band di Woody Herman, anche se all'epoca non venne utilizzato; gli altri due erano Swing Shift e Down Under.
Nasce in questo disco la sintonia musicale quasi sincronica di Davis e Coltrane, che nel 1959 porteranno ai picchi inarrivabili di Kind Of Blue: la sezione ritmica diventerà lo standard, tanto è che Coltrane, che inizierà i suoi lavori solisti proprio con la Prestige, se li porterà appresso.
Il quintetto lavorerà fino al 1960, non senza dissidi e pause, primo fra tutti il fatto che Red Garland porterà Coltrane alla dipendenza dall'eroina, cosa che Davis non gli perdonerà mai (tanto è vero che Garland non suona in Kind Of Blue). Chambers, un genio, anche lui attraverserà una devastante dipendenza dalla droga e addirittura morirà per complicazioni da tubercolosi nel 1963, a 33 anni.
Nel 2006 la Concorde Records, che detiene il catalogo Prestige, pubblicherà in una scintillante confezione box da 4 cd The Legendary Quintet Sessions, che ai 4 capolavori aggiunge 'Round Midnight, presente in Miles Davis And The Modern Jazz Giants e una serie di registrazioni inedite in jazz club e show in televisione. Un tesoro per gli appassionati più accaniti, ma per un approccio genuino e affascinante al jazz basta ascoltare la bellezza del disco di oggi, una delle innumerevoli magie di Miles Davis.
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Corsi terrestri...
Venghino "signore" venghino che il manipulation game abbia inizio.
Per "principesse" bad girl che devono creare l'ossessione! Per distruggerlo, spezzarlo, farlo strisciare! Per donne alfa e uomini beta?!
Per relazioni sane, tutta vita, tutte power e senza sforzo!
PS. so bene che certe minchiate sono create anche dagli uomini, risparmia il commento "ma anche loro..." perché è palese che questo schifo è pane quotidiano di entrambi i generi. In ogni caso le donne sono molto più pericolose sotto diversi aspetti che non elenco, per cui oggi il post va tutto a queste finte muse che vogliono tanto essere regine e sanno soltanto essere cor-rotte.
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Chieti
LA CIVITELLA
Situata nella parte più alta della città, sul colle di Teate.
Civitella significa fortezza perché su questo colle venne costruita per esigenze di difesa una grande fortezza con castello e caserma. Oggi sono rimaste soltanto le mura e una torretta.
Solo in tempi recenti si è scoperto, a seguito dei lavori per lo stadio del Chieti calcio lì situato, un vero e proprio museo a cielo aperto che viaggia tra epoche differenti come strati di rocce che raccontano diverse ere. Anni e anni prima lì non venivano applauditi calciatori ma squadre di gladiatori infatti la Civitella sorge là dove si trovava una struttura dell'epoca imperiale romana l’anfiteatro della città e prima ancora una necropoli dell'età italica e ancora prima un insediamento risalente all'età del bronzo.
I TRE TEMPLI
Sono stati scoperti 3 templi e parte dei relativi frontoni e meteope decorati in terracotta da svastiche, cornucopie e foglie. In particolare è stato rinvenuto il Campidoglio di Teate adornato da statue di divinità e muse e le ante fisse raffiguranti Demetra persiana (Diana) e Ercole a riposo, per la cui realizzazione sono stati usati degli stampi in posizioni differenti.
Ercole è il semidio della forza usata però con saggezza, mentre Demetra persiana è la dea della natura e delle fiere, incarna la potenza femminile pertanto è la dea delle donne caste cioè delle donne indipendenti che non soggiaciono alle richieste, all'arroganza e alla violenza del maschio. Demetra inoltre aveva un albero sacro il noce, quindi la sua raffigurazione per i cristiani era un simbolo demoniaco considerandola una strega.
NEOLITICO
In quest'era l'uomo da cacciatore diventa agricoltore e inizia a lavorare e decorare la terracotta per contenere e conservare le provviste.
Ritrovamento della Grotta dei Piccioni dimora degli uomini primitivi, poi divenuto santuario.
L'OFFERENTE DI RAPINO
Statuetta raffigurante una donna che porta in offerta un piattino su cui figurano delle spighe.
CAPPELLA DI UN LIBERTO E I GIOCHI DEI GLADIATORI
Lusius Storax era un liberto diventato poi seviro, sulla sua cappella funebre ha fatto rappresentare in maniera realistica l'organizzazione dei giochi dei gladiatori, dalle trombe che suonano ai gladiatori che combattono in squadre.
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26/02: un'altra lunga domenica di febbraio sembra star per finire. a pranzo il vino rosso e la pioggia scrosciante accompagnata dall'inconfondibile petricore a farmi compagnia subito dopo nel letto sotto al piumone. è sempre così, la malinconia e il mio non saperla gestire mi portano a scrivere due pensieri spesso scoordinati fra loro, tra canzoni francesi e dolci parole di autori italiani non vissuti nella mia epoca. ho un po' di ricordi vividi nella testa, a volte ritorno a pensare anche a te, chissà forse. ieri ho pianto nuovamente in silenzio sperando forse di soffocare senza esser visto e sentito da nessuno, oggi vorrei essere altrove (come sempre d'altronde), scappare come Gauguin in Polinesia a dipingere Cristi e muse esotiche, o comunque in qualsiasi altro posto lontano lontano. spero tu stia bene, sai a volte spero sia stato un sogno.
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All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d’erbe famiglia e d’animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l’ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell’amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a’ dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l’obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe
e l’estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l’illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra ‘l compianto de’ templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d’lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti
contende. E senza tomba giace il tuo
sacerdote, o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t’appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de’ buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d’ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov’io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch’or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d’ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d’evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l’ossa
col mozzo capo gl’insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l’úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l’immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d’umane
lodi onorato e d’amoroso pianto.
Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
all’etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
ed are a’ figli; e uscían quindi i responsi
de’ domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d’anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
fean pavimento; né agl’incensi avvolto
de’ cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
d’effigïati scheletri: le madri
balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono
nude le braccia su l’amato capo
del lor caro lattante onde nol desti
il gemer lungo di persona morta
chiedente la venal prece agli eredi
dal santuario. Ma cipressi e cedri
di puri effluvi i zefiri impregnando
perenne verde protendean su l’urne
per memoria perenne, e prezïosi
vasi accogliean le lagrime votive.
Rapían gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte,
perché gli occhi dell’uom cercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali
amaranti educavano e vïole
su la funebre zolla; e chi sedea
a libar latte o a raccontar sue pene
ai cari estinti, una fragranza intorno
sentía qual d’aura de’ beati Elisi.
Pietosa insania che fa cari gli orti
de’ suburbani avelli alle britanne
vergini, dove le conduce amore
della perduta madre, ove clementi
pregaro i Geni del ritorno al prode
cne tronca fe’ la trïonfata nave
del maggior pino, e si scavò la bara.
Ma ove dorme il furor d’inclite gesta
e sien ministri al vivere civile
l’opulenza e il tremore, inutil pompa
e inaugurate immagini dell’Orco
sorgon cippi e marmorei monumenti.
Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
decoro e mente al bello italo regno,
nelle adulate reggie ha sepoltura
già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
morte apparecchi riposato albergo,
ove una volta la fortuna cessi
dalle vendette, e l’amistà raccolga
non di tesori eredità, ma caldi
sensi e di liberal carme l’esempio.
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a’ regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l’arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a’ Celesti; e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe’ lavacri
che da’ suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell’aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d’oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l’idïoma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d’un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l’itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t’ invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a’ Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,
la virtú greca e l’ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l’Eubea,
vedea per l’ampia oscurità scintille
balenar d’elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d’armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all’orror de’ notturni
silenzi si spandea lungo ne’ campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Felice te che il regno ampio de’ venti,
Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi!
E se il piloto ti drizzò l’antenna
oltre l’isole egèe, d’antichi fatti
certo udisti suonar dell’Ellesponto
i liti, e la marea mugghiar portando
alle prode retèe l’armi d’Achille
sovra l’ossa d’Ajace: a’ generosi
giusta di glorie dispensiera è morte;
né senno astuto né favor di regi
all’Itaco le spoglie ardue serbava,
ché alla poppa raminga le ritolse
l’onda incitata dagl’inferni Dei.
E me che i tempi ed il desio d’onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l’armonia
vince di mille secoli il silenzio.
Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a’ peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a’ cori dell’Eliso, a Giove
mandò il voto supremo: - E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de’ fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d’Elettra tua resti la fama. -
Cosí orando moriva. E ne gemea
l’Olimpio: e l’immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe’ sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d’Ilo; ivi l’iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da’ lor mariti l’imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all’ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l’amoroso
apprendeva lamento a’ giovinetti.
E dicea sospirando: - Oh se mai d’Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de’ Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l’altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l’urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l’ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
I Sepolcri-Ugo Foscolo.
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Bruno Innocenti, Niobide, bassorilievo in terracotta steccata
La Niobide colpita da una freccia si collega al complesso di opere che Bruno Innocenti realizzò intorno ai temi classici e mitologici a partire dal grande complesso monumentale Apollo e le Muse, sette sculture in gesso e stucco realizzate nel 1933 per l'Arcoscenio del Teatro Comunale di Firenze appena inaugurato, che oggi si trovano, dopo i restauri del 1960, nel foyer dello stesso teatro, e costuiscono la più monumentale opera di scultura del Novecento toscano. In questa Niobide lo scultore unisce al tema classico la sua visione del nudo femminile, realizzata attraverso un modellato plastico raffinatissimo e permeata di un lirico erotismo
Bibliografia : Marco Fagioli, Bruno Innocenti, scultore tra mito e liricità, Aión, Firenze, 2009 Bibliografia di riferimento Marco Fagioli, L'Erinni di Bruno Innocenti. L'anima e la forma, Aión, Firenze, 2006
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Ancona presenta l'assemblea annuale ICOM: ospiti oltre 140 rappresentanti delle realtà museali e un pubblico specializzato
Ancona presenta l'assemblea annuale ICOM: ospiti oltre 140 rappresentanti delle realtà museali e un pubblico specializzato. Si apre oggi venerdì 19 aprile al Ridotto del Teatro delle Muse di Ancona l'Assemblea annuale dei soci ICOM Italia, l'associazione che riunisce i Musei e i professionisti museali italiani e che fa capo all'International Council of Museums. Interverranno ad Ancona oltre 140 rappresentanti delle realtà museali associate, tra le più prestigiose in Italia, e un pubblico specializzato. L'International Council of Museums, organizzazione internazionale non governativa, riunisce in un unico network oltre 37.000 membri e professionisti museali di tutto il mondo. Rappresenta un luogo di dibattito composto da esperti provenienti da 138 Paesi e territori. E' formato da 119 Comitati nazionali, con oltre 2.000 professionisti museali e 30 International Committees tematici. A livello mondiale sono oltre 20.000 i musei associati a ICOM. "L'appuntamento annuale ICOM 2024 – spiega l'assessore alla Cultura Anna Maria Bertini– è stato fortemente voluto dall'assessorato alla Cultura del Comune di Ancona e dalla Regione Marche per l'alto valore e la rilevanza strategica che l'ICOM riveste a livello nazionale e internazionale. E' la prima volta che l'ICOM realizza l'Assemblea annuale e le tre giornate nelle Marche e siamo onorati di averli nostri ospiti ad Ancona. La Mole Vanvitelliana sarà il luogo fisico che ospiterà i lavori dell'ICOM e per i partecipanti sono previste visite presso le sale Vanvitelli e Polveri, che ospitano una rassegna delle opere della Pinacoteca civica F. Podesti e la mostra "Dal Futurismo all'Informale: i capolavori del Mart"; la mostra immersiva "Pentagon. La ragione aurea della bellezza"; il Museo Omero. Importante è la sinergia che si è attivata fra ICOM e assessorato alla Cultura del Comune di Ancona, che rappresenta l'inizio di un percorso in cui Ancona diventa protagonista". Il programma ICOM L'appuntamento ICOM 2024 prevede una tre giorni ricca di eventi. Questo il programma in sintesi: ASSEMBLEA NAZIONALE ORDINARIA DEI SOCI 19 APRILE 2024 – Ridotto del Teatro delle Muse 14,30-14.50: La transizione e l'innovazione digitale per gli enti culturali 14,50-15,10: Il modello di sito per i musei civici 15,10-16,00: Casi studio dalle Marche: What's on? 16,00-17,30: Assemblea nazionale dei soci di ICOM Italia 17,30-18,00: Saluti istituzionali 20,00: Cena sociale 20 APRILE 2024 – Mole Vanvitelliana 9,00-10,00: Sessione Agorà – gruppi di lavoro e Coordinamenti regionali ICOM Italia 10,00-11,30: Icom on stage 11,30-12,15: Networking 14,00-15,30: Workshop 17,00-18,00: Visite alla Mole Vanvitelliana (Museo Omero, Pinacoteca, Mostra) 21 APRILE 2024 Visite guidate al patrimonio culturale di Ancona e dintorni.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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PRIMA PAGINA Liberation di Oggi giovedì, 21 novembre 2024
#PrimaPagina#liberation quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi jeudi#novembre#fermeture#hard#rock#comme#larmes#kitsch#yeux#profs#nana#musee#contemporain#place#liberation#eres#sociales#barnier#habille#pour#fronde
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Storia Di Musica #266 - Dead Can Dance, Aion, 1990
La copertina del disco di oggi, della serie di lavori che riprendono capolavori del Rinascimento, è un particolare de Il Trittico Del Giardino Delle Delizie di Hieronymus Bosch, dipinto probabilmente tra il 1490 e il 1510 dal maestro nederlandese, conservato oggi al Museo Del Prado di Madrid. Il particolare è della sezione centrale, sulla Vita nel Giardino. A sceglierlo per quello che è il loro disco capolavoro sono stati un gruppo australiano, i Dead Can Dance. Si formano a Melbourne alla fine degli anni ‘70, e si ispirano alla new wave britannica di quei giorni e alle sonorità post-punk. Sono in quattro all’inizio: Paul Erikson al basso, Lisa Gerrard alla voce, Simon Monroe alla chitarra e alla batteria e Brendan Perry alla voce e alla seconda chitarra. Pubblicano un singolo, nell’agosto del 1981, The Fatal Impact, che esce in una compilation di una rivista specializzata, Fast Forward. Visto il successo scarso, decidono di andare a Londra. Passano mesi duri, fino a quando nel 1983 un loro demo arriva alla 4AD Records, un’etichetta indipendente fondata nel 1979 da Ivo Watts-Russell e Peter Kent e che sarà fucina di talenti e del più sofisticato goth rock di quel periodo, avendo scoperto e prodotto Bauhaus, Cocteau Twins, Modern English, Pixies, Throwing Muses, e i leggendari This Mortal Coil, una sorta di supergruppo con molti dei musicisti delle band dell’etichetta che pubblicherà tre dischi magnifici. I Dead Can Dance sostituiscono Monroe con Peter Ulrich e nel 1984 pubblicano Dead Can Dance: in copertina, una maschera rituale della Nuova Guinea con il nome in caratteri greci del nome della band, una musica che se parte dall’elettronica new wave si espande e diventa rarefatta, acquisendo dettagli e costruzioni che diventeranno iconici, soprattutto grazie alla voce magnetica di Lisa Gerrard. Partecipano al progetto This Mortal Coil, poi nel 1985 il primo disco notevole, Spleen And Ideal, in cui introducono archi, fiati, armonie che si rifanno alla musica gotica, contenuti mistici che troppo velocemente diventano “new age”, e da qui inizia un piccolo seguito di culto per la band, che è diventata ormai un duo Gerrard\Perry, compagni anche nella vita. Si trasferiscono in Irlanda, e lì compongono il primo capolavoro: The Serpent’s Egg (1988) è ancora più etereo e sognante, e un brano, The Host Of Seraphim, verrà usato a più riprese in documentari, trailer, altri brani addirittura campionati (The Chemical Brothers che usano un sample di Song Of Sophia per la loro Song To The Siren, nel loro disco Exit Planet Dust del 1995). Succede però che i due si separino come coppia, con la Gerrard che rimane in Irlanda e inizia a studiare le lingue slave, Perry che va in Spagna. Ma il loro binomio artistico continua, e le esperienze personali sono alla base del disco di oggi, il loro capolavoro. Lo intitolano Aion, una parola greca che vuol dire “forza vitale”, e nella mitologia greca è il tempo infinito, del susseguirsi delle ere, ma anche il tempo vitale e il destino a differenza di Chronos che è il Dio del tempo degli eventi, delle ritualità. Composto da 12 brani spettacolari, ha decine di influenze. Solo due brani sono in inglese, Black Sun e Fortune Presents Gifts Not According To The Book, il cui testo è una traduzione di alcune liriche del poeta spagnolo barocco del diciassettesimo secolo Luis de Góngora. Si aggiungono melodie medioevali e rinascimentali, strumenti antichi come la ghironda o la viola da gamba, sono capaci di creare una musica che sembra un gioco di aria e acqua nella breve ma stupenda The Garden Of Zephirus, polifonie vocali nella toccante Wilderness, i ritmi da mercato arabo della conclusiva Radharc, la ripresa di un Saltarello, una melodia tipica del Centro Italia Rinascimentale, ma su tutto domina la voce, da brividi, della Gerrard, che con naturalezza canta una glossolalia fatta di parole greche, latine, arabe, bulgare, gaeliche che sembrano una misteriosa nuova lingua nella spettacolare apertura del disco, The Arrival And The Reunion, accompagnata dal soprano maschile David Navarro Sust. Alcuni strumentali sono eccezionali e rimandano al tempo del dipinto di copertina, come Mephisto e la stupenda As The Bell Rings The Maypole Spins (il Maypole Spin è molto simile All’Intreccio delle tradizioni folkoristiche nostrale legate al Carnevale, e consiste nell’intrecciare serie di nastri colorati, seguendo un ballo ritmico, ad un palo). Ma il colpo da maestro è la ripresa di una canzone tradizionale mediterranea, The Song Of The Sybil, conosciuta soprattutto nel sud della Spagna come El Canto De La Sibilla e ad Alghero: canzone di genere apocalittico che la tradizione fa risalire addirittura a Eusebio da Cesarea, che scrisse, secondo Sant’Agostino, una Iudicii Signum, che il teologo da Ippona tradusse dal greco al latino nella sua Città Di Dio. I Dead Can Dance ne riprendono la versione in catalano, che è uno dei momenti clou delle celebrazioni della natività in molte zone della Spagna: qui la Gerrad sfoggia tutta la natura dolorosa del canto, in una prova vocale da brividi e indimenticabile. Il disco è acclamato dalla critica e rimane uno dei picchi di creatività di una band che toccherà il massimo successo con Into The Labyrinth (1993), che venderà 500 mila copie, record per un disco della 4AD. Rimangono un ascolto necessario, per la delicatezza delle scelte e la magia della loro musica, da assaporare con il tempo necessario per un viaggio spazio temporale, almeno ad occhi chiusi.
P.S. La rubrica salta la domenica prossima, e riprende martedi 21 per ritornare domenica 26, con due titoli per finire la serie di dischi con le copertina rinascimentali.
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24/04 Dennis Cruz fa ballare Bolgia - Bergamo
Mercoledì 24 aprile 2024, la notte prefestiva che precede il 25 aprile, il Bolgia di Bergamo si scatena con la tech-house del top dj producer spagnolo Dennis Cruz. Si tratta di un'altra festa esplosiva per il tempio dell'elettronica sull'A4, ormai un riferimento internazionale.
Sono quasi 280mila i seguaci di Dennis Cruz su Instagram. Parliamo infatti di uno dei top dj più importanti della scena elettronica mondiale. Originario di Madrid, classe 1983, è alfiere di un suono da club sempre originale. Inizia a muovere i primi passi a 17 anni come sound engineer, a 20 collabora con artisti rock e hip hop. Il suo nome è ormai fisso nelle line-up di festival importanti, tra cui BPM o ADE. Moon Harbour, Defected, MUSE, DIRTYBIRD sono le etichette su cui fa uscire la sua musica. Su Solid Grooves Records, invece, ha appena pubblicato "Bonito", cavalcata tra latin e tech-house con cui ha letteralmente invaso le piste di mezzo pianeta. Un po' sulla scia di una super produzione come "Una Rumbita", tra techno, house e suggestioni afro, pubblicata solo un anno fa ma ancora decisamente sul pezzo, anzi forse in anticipo, come sonorità, rispetto al momento musicale che viviamo oggi. Giramondo in console, dopo un top club come il Bolgia il 26 aprile è in Canada, allo Stereo di Montreal. Unknown7 e Mattia Caso chiudono il cerchio, col loro sound potente e futuristico, nella Club Room del Bolgia il 24 aprile. L'evento è in collaborazione con Momento Lab.
Al top club di Bergamo, il 24 aprile si balla anche nella Garden Room con i suoni del party Groovers. E nella Lab Room, dove va appunto in scena il party targato Momento Lab. Il Bolgia apre alle 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
L'appuntamento di mercoledì 24 aprile 2024 al Bolgia con Dennis Cruz è soltanto l'ennesimo di assoluto livello per questo top club. Qui si sono esibiti tra gli altri, top dj come Nico Moreno, I Hate Models, 999999999, Deborah De Luca, Joseph Capriati, klangkuenstler, Trym, Pawsa, Reinier Zonneveld, Stella Bossi, Ilario Alicante, Len Faki, Ellen Allien e Métaraph, Franchino o Fatima Hajji.
24/04 Dennis Cruz @ Bolgia - Bergamo
Bolgia - Bergamo
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803
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24/04 Dennis Cruz fa ballare Bolgia - Bergamo
Mercoledì 24 aprile 2024, la notte prefestiva che precede il 25 aprile, il Bolgia di Bergamo si scatena con la tech-house del top dj producer spagnolo Dennis Cruz. Si tratta di un'altra festa esplosiva per il tempio dell'elettronica sull'A4, ormai un riferimento internazionale.
Sono quasi 280mila i seguaci di Dennis Cruz su Instagram. Parliamo infatti di uno dei top dj più importanti della scena elettronica mondiale. Originario di Madrid, classe 1983, è alfiere di un suono da club sempre originale. Inizia a muovere i primi passi a 17 anni come sound engineer, a 20 collabora con artisti rock e hip hop. Il suo nome è ormai fisso nelle line-up di festival importanti, tra cui BPM o ADE. Moon Harbour, Defected, MUSE, DIRTYBIRD sono le etichette su cui fa uscire la sua musica. Su Solid Grooves Records, invece, ha appena pubblicato "Bonito", cavalcata tra latin e tech-house con cui ha letteralmente invaso le piste di mezzo pianeta. Un po' sulla scia di una super produzione come "Una Rumbita", tra techno, house e suggestioni afro, pubblicata solo un anno fa ma ancora decisamente sul pezzo, anzi forse in anticipo, come sonorità, rispetto al momento musicale che viviamo oggi. Giramondo in console, dopo un top club come il Bolgia il 26 aprile è in Canada, allo Stereo di Montreal. Unknown7 e Mattia Caso chiudono il cerchio, col loro sound potente e futuristico, nella Club Room del Bolgia il 24 aprile. L'evento è in collaborazione con Momento Lab.
Al top club di Bergamo, il 24 aprile si balla anche nella Garden Room con i suoni del party Groovers. E nella Lab Room, dove va appunto in scena il party targato Momento Lab. Il Bolgia apre alle 23.30 e si balla fino alle 6 del mattino.
L'appuntamento di mercoledì 24 aprile 2024 al Bolgia con Dennis Cruz è soltanto l'ennesimo di assoluto livello per questo top club. Qui si sono esibiti tra gli altri, top dj come Nico Moreno, I Hate Models, 999999999, Deborah De Luca, Joseph Capriati, klangkuenstler, Trym, Pawsa, Reinier Zonneveld, Stella Bossi, Ilario Alicante, Len Faki, Ellen Allien e Métaraph, Franchino o Fatima Hajji.
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Il Denim più clamoroso della storia
Chi non si è mai fermato davanti al manifesto mente!
Donna Jordan ha assolutamente dominato la scena della moda degli anni ’70 e ’80. Come una delle “Ragazze di Antonio”, le vibranti muse di Antonio Lopez, è diventata un simbolo ricorrente sulle riviste di moda di quegli anni. Il suo volto americano, con la pelle chiara e i capelli biondo platino, mostrava imperfezioni che oggi sono ossessioni della moda: un largo sorriso con denti spaziati, un…
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Le Opere del Natale: la Natività di Giovanni Battista Pittoni
L’opera del Natale che vi propongo oggi è la Natività dipinta da Giovanni Battista Pittoni fra il 1735, oggi esposta in Francia presso il Musee des Beaux-Arts di Quimper. L’artista Pittoni nacque a Venezia nel giugno del 1687 ed è considerato a ragione uno dei massimi esponenti del Rococò veneziano. Le opere più note e preziose che realizzò sono quelle di piccole e medie dimensioni dedicate…
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#antonietta bandelloni#artblogger#arte#artinfluencer#bellezza#Christmas#english#inartwetrust#Le Opere del Natale#masterpiece
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Le soluzioni per l'underground: Maurizio Santini
Oggi le soluzioni per l’underground le suggerisce Maurizio Santini. Anche per lui un’analisi lucida effettuata anche alla luce di quanto fino qui proposto da chi lo ha preceduto. Lo fa non attraverso un’intervista ma un intervento diretto. Tutto la leggere.
“Ho letto gli altri interventi e in linea di principio trovo tutto condivisibile. Dal supporto reciproco fino volendo alla “federazione”. Penso anche che il sostegno da utente medio dei social a iniziative come appunto Tempi-Dispari ci costi veramente poco, come anche l’iterazione coi contenuti social degli altri gruppi.
Mi è capitato, però, anche di trovarmi in iniziative che ben poco avevano a che fare con la promozione del prodotto artistico in sé, ma che erano praticamente solo puntate ad “imbrogliare” (in senso buono eh) i vari algoritmi social e delle piattaforme di streaming, giusto per arrivare ad avere appunto qualche stream in più. D’altra parte di iniziative sane ce ne sono, e per fortuna!
Nel mio ragionamento, tuttavia, vorrei tirar dentro anche il discorso legato all’istruzione e all’educazione all’ascolto: ho paura che non si investe veramente nell’istruzione musicale, ma se vuoi culturale in generale, diverrà sempre più difficile far passare il concetto di prodotto artistico meritorio. Mi spiego meglio.
Al momento creare musica e metterla a disposizione è diventato un processo molto democratico e, di questo, non possiamo che rallegrarci. Allo stesso modo però questo favorisce un’immensità di produzioni sia meritorie che meno, ma che non hanno differenziazioni nell’arrivare al possibile ascoltatore. Possibilità che si annullano completamente sui canali mainstream, che poi sono quelli che in effetti veicolano la maggior parte degli ascolti.
Quando manca l’educazione musicale, l’ascoltatore finisce per appiattirsi su quanto viene proposto (dal mainstream o dagli algoritmi), senza neanche avere gli strumenti per poter o voler richiedere dall’ascolto una qualche forma di soddisfazione artistica.
Concludendo, ritengo che potrebbero aiutare il mondo underground anche iniziative di educazione all’ascolto, magari anche nelle scuole, di modo da poter fornire almeno la curiosità nell’ascoltatore di andare a cercare qualcosa di diverso dal mainstream.
Piccolo esempio: mia sorella mi scrive qualcosa sul brano tormentone estivo dei KOLORS, che ovviamente ha sentito fino alla nausea sui canali mainstream. Le ho risposto mandandogli i link delle collaborazioni di Elisa con Muse e SOEN, quindi non propriamente underground, ma che non aveva mai sentito!
Ecco, quello che intendo, è che l’ascoltatore possa avere l’educazione non solo nel capire la differenza tra KOLORS e Muse (che poi è anche una questione di gusti, ben inteso), ma anche nel avere la curiosità e le conoscenze per andare a cercare qualcosa di più artisticamente soddisfacente, compreso anche il nostro underground”.
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