#nuovo brano musicale
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pier-carlo-universe · 3 months ago
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Danda lancia il suo nuovo singolo "Flowers": Un viaggio nei sentimenti tra magia e disincanto
A un anno dal suo debutto musicale, Alessandra Greco alias Danda torna con una canzone intima e potente che esplora l'effimera illusione dell'amore e la consapevolezza di una relazione perduta.
A un anno dal suo debutto musicale, Alessandra Greco alias Danda torna con una canzone intima e potente che esplora l’effimera illusione dell’amore e la consapevolezza di una relazione perduta. L’artista napoletana Alessandra Greco, conosciuta come Danda, ha pubblicato il suo nuovo singolo “Flowers”, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Dopo il successo di “Mostro”, il suo esordio…
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lady--vixen · 5 days ago
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L'ELISIR D'AMORE
L’opera fu composta da Donizetti in un lasso di tempo assai ristretto: meno, dicono i biografi donizettiani, di due settimane. Sono note le circostanze in cui vide la luce questa partitura destinata a essere una delle più acclamate del teatro musicale. L’impresario del teatro milanese della Canobbiana, trovandosi in difficoltà per la mancata promessa di un compositore che si era impegnato per un’opera da mandare in scena, si rivolse disperato a Donizetti, supplicandolo di salvarlo, magari mettendo a nuovo una sua opera già fatta. Il musicista non accettò la proposta, ma fece una controproposta azzardata: scrivere un’opera tutta nuova, nello spazio di 15 16 giorni. L’impresario, trovandosi a malpartito, fu ben lieto di accettare. L’elisir d’amore venne rappresentato nel teatro milanese, il 12 Maggio 1832, con esito trionfale. L’opera tenne il cartellone per 32 sere consecutive. Il pubblico e la critica sancirono la nascita di un capolavoro.
se Donizetti in 2 settimane ha partorito un capolavoro, vuoi che io non possa tirar fuori un semiobbbbbrobrio? 2 settimane con in mezzo vigilia, natale, santo Stefano, san Silvestro, capodanno e la befana... COMECAZZOFACCIO???
brano tratto dal sito gbopera.it... brano a cui ho dovuto correggere punteggiatura e verbi prima di postarlo qui 🧐
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diceriadelluntore · 19 days ago
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Storia Di Musica #352 - Deep Purple, Burn, 1974
Tra i dischi che compiono 50 anni quest'anno, la scelta della domenica dell'Immacolata scalderà il cuore degli amanti dell'hard rock. Fu questo disco la seconda rinascita di una formazione che come poche altre ha segnato l'immaginario musicale, sia per la storia lunga e travagliata, ma soprattutto per la musica, dirompente e davvero una delle poche che ha, quasi da sola, designato un genere. ma andiamo con ordine.
I Deep Purple nel 1972 sono tra le band più famose del mondo, e vengono da una serie di dischi capolavoro incredibile: In Rock (1970), Fireball (1971), e nell'anno magico del '72, Machine Head e quello che è probabilmente uno dei dischi più famosi della storia del rock, Made In Japan. Erano all'epoca alla seconda formazione, quando nel 1970 il cantante Ian Gillian e il bassista Roger Glover subentrano a Rod Evans e Nick Simper e si associano a Jon Lord alle tastiere, Ian Paice alla batteria e alla chitarra di Ritchie Blackmore. Eppure nel momento di massima popolarità, Gillian, attratto dalle sirene di una carriera solista, si chiama fuori, e così fa Glover. Non se ne vanno subito, perchè per motivi contrattuali devono pubblicare un nuovo disco, tra l'altro il primo per la propria casa discografica Purple (che sarà distribuito poi dalla Harvest). È uno stillicidio: si acuiscono i dissidi interni, soprattutto tra Gillian e Blackmore, e il disco che ne viene fuori, Who Do You Think We Are?, esce nel 1973 tra polemiche infinite, e mostra un gruppo stanco e dilaniato che firma solo un brano all'altezza della fama, Woman From Tokyo.
C'è però un lato positivo: quelli che restano hanno tutto il tempo di decidere i sostituti. La scelta è all'inizio su un giovane e pirotecnico bassista, che fa faville con i Trapeze, si chiama Glenn Hughes. Ed è quasi deciso che il posto di Gillian verrà preso da Paul Rodgers in uscita dei Free. Tuttavia Rodgers glissa, fondando i Bad Company, e la band fa un unico provino, dopo un annunio sul Melody Maker, ad un ragazzo di 21 anni, sconosciuto, David Coverdale. Come dirà Paice nelle interviste future, il repertorio che il ragazzo presentò era scarsissimo, ma aveva un che in quella voce dai tratti molto soul e calda, quindi completamente diversa dalla potenza acuta di quella di Gillian, che era l'obiettivo che la band voleva.
Nascono, o meglio, rinascono così i Deep Purple, Mark III (che fa presagire, come nomenclatura, le ulteriori future formazioni), che nel 1974 pubblicano un 33 giri che riporta dove merita la band. Burn esce il 15 Febbraio 1974 e ha nel pezzo di attacco il segnale che la classe è tornata: Burn è uno dei loro brani classici, uno dei riff degni della leggenda dei Deep Purple, che diventerà il brano di apertura di tutti i concerti dei successivi due anni. Vibrante, con la chitarra di Blackmore a giganteggiare, è uno dei brani degli anni '70. Ma è l'intero disco che ammalia: Hughes è fine musicista e compositore, e solo per problemi contrattuali non è citato nei crediti delle canzoni della prima edizione (problema che verrà "risolto" nella edizioni successive, dove nei crediti delle canzoni comprare il suo nome), il suono seppur rimane potente acquista delle inflessioni soul, più blues, e canzoni come Might Just Take Your Life, Lay Down, Stay Down e You Fool No One sono magistrali esempi di quell'hard rock che furono loro, e pochi altri, a costruire a fine anni '60. Il disco è pieno di cavalcate strumentali, non solo di Blackmore alla chitarra (come dimenticare l'assolo alle tastiere di Lord in Burn!), di intrecci vocali e melodici e va ricordato, tra gli altri, quello strepitoso hard blues che è Mistreated, canzone che Blackmore aveva nel cassetto da anni, ma che solo con la voce di Coverdale, che all'esordio fa una figura da veterano, riesce a sviluppare appieno.
La copertina, iconica, ritrae il volto dei musicisti come candele accese, sul retro le stesse candele sono quasi del tutto consumate e sullo sfondo ci sono i veri volti dei musicisti: è opera di Fin Costello. Il disco arriverà in cima alle classifiche di 13 paesi, e il successivo tour avrà grande successo.
La Mark III durerà un altro disco, Stormbringer, dove sono ancora più accentuati il lato funk e soul della nuova formazione, e che regala alcuni brani fortunati (Lady Double Dealer o la stupenda Soldier Of Fortune, che esalta il timbro di Coverdale). Poi nel 1975 Blackmore se ne va a fondare i Rainbow, e la band arriva alla Mark IV con Tommy Bolin, proveniente dagli Zephyr e Bill Bruford: Come Taste The Band è un disco particolare, dove si esalta anche Hughes che duetta spesso con Coverdale e c'è un accenno marcato al funk rock.
La band si scioglie nel 1977, non senza polemica, ma l'affetto dei fan continuerà a lungo, tanto che la leggendaria Mark II, con di nuovo Blackmore e Gillian, si riunì nel 1984 con un album tanto dimenticato quanto bello: Perfect Strangers. E non finirà qui, tra litigi, reunion e un nome significativo e potente come pochi della Storia del rock. Proprio come la loro musica.
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klimt7 · 11 months ago
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L'amor che move il sole e l'altre stelle
[ Dante, Paradiso XXIII, v.145 ]
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Perchè dietro questa ragazza
[ Angelina Mango ]
c'è una grande STORIA
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Sanremo 2007
LAURA VALENTE & PINO MANGO
I genitori di Angelina partecipano all'edizione di Sanremo 2007 e cantano il brano "Chissà se nevica"
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Anno 2014, 8 dicembre
Pino Mango durante il concerto a Policoro ( Matera) viene colto da malore e muore.
Poche settimane prima aveva confidato alla moglie Laura: "Cosa c’è di più bello che morire mentre fai musica davanti alla gente, e cioè mentre fai la cosa che ami di più in assoluto ?"
Anno 2019
La moglie di Mango, Laura Valente, ex cantante ed ex voce dei Matia Bazar, rilascia alcune interviste in occasione della pubblicazione del cofanetto con un volume contenente diversi scritti di Pino Mango, e il disco che rende omaggio alla sua intera carriera musicale.
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L'intervista alla madre, Laura Valente [2019]
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Anno 2024
Angelina Mango dopo aver partecipato alla edizione 2022 di "Amici", partecipa al Festival 2024 e trionfa con pieno merito sbaragliando avversari molto più noti e affermati di lei (Annalisa, Loredana Bertè, Mahmood, Emma, Fiorella Mannoia).
Nella serata di venerdì 9 febbraio con una esecuzione da brividi, che ha commosso tante persone sia in tv che nel Teatro Ariston di Sanremo, Angelina tributa un omaggio molto particolare, al padre Pino, eseguendo il suo brano "Rondine", in una versione del tutto inedita e con un nuovo arrangiamento curato da lei stessa e dal fratello maggiore Filippo (1995).
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Ecco, davanti ad una famiglia così, davanti ad un rapporto di questo tipo, davanti a una Storia del genere, le parole, tutte le parole possibili si diradano, rimpiccioliscono e infine scompaiono.
Resta solo un silenzio di ammirazione e commozione.
In ciò che ci è dato scorgere, io stesso, lo ammetto, fatico a trovare le parole.
Solo l'ascolto e il silenzio hanno senso.
Davanti a certi "miracoli'", ci si sente smarriti e disarmati. La commozione sommerge ogni cosa.
Una emozione che mi fa vedere la "magia" che sa trasformare le vite delle persone. Che può illuminarle!
E poi c'è la gratitudine per questa grande emozione che arriva a mostrarci, la trama di luce che attraversa ogni tempo e ogni spazio.
Le altre riflessioni e considerazioni, fatele Voi.
Io mi tengo stretta, questa emozione.
Pino Mango soltanto pochi anni fa cantava un brano: "L'amore è invisibile"...
Io per una volta, sento di doverlo smentire.
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Se siamo attenti, se impariamo a leggere e decodificare la realtà esterna, lo vediamo e lo sentiamo perfettamente, che l'Amore è l'energia, che innerva l'intero Universo.
Pino Mango, Laura, Filippo e Angelina stessa, ci tolgono ogni dubbio e incertezza al riguardo.
No. L'amore non è invisibile.
Lo possiamo annusare, fiutare nel vento e nel tempo, dentro le persone, in tutte le epoche.
Come un profumo di buono e di pulito, come un tepore di primavera, un sapore unico.
La magia che brilla negli occhi di chi è stato toccato da questo prodigio, arriva ovunque. È qualcosa di potente. Arriva a contagiarci e a cambiare, il nostro stesso modo di guardare il mondo.
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chez-mimich · 2 months ago
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LINA ALLEMANO: FLIP SIDE
È uscito lo scorso 4 ottobre il nuovo disco di Lina Allemano, trombettista, compositrice, improvvisatrice canadese-berlinese che vede nel CD, oltre che la sua adamantina tromba, Dan Peter Sundland al basso elettrico, Michael Griener, alla batteria e, talvolta ospite in alcuni brani, Andrea Parkins alla fisarmonica, oggetti ed elettronica. Lina e la sua tromba, pur avendo salde basi nel jazz, spaziano in territori liminari alla musica colta o cosiddetta tale. Ad aprire il magnifico lavoro del trio-quartetto “Lina Allemano’s Ohrenschmaus” (che significa smorfia), è il brano dal titolo “Sidetrack” che, in riferimento all’originalissimo nome della formazione, la prima smorfia la offre in apertura con una accattivante “intro” tutta rumorista, con qualche insufflazione di tromba, quasi a voler ingolosire l’ascoltatore su quanto successivamente lo aspetta. E in effetti il brano prosegue, dopo le fascinose titubanze iniziali, con la tromba della Allemano sempre più presente, anche se mai dominante, mentre le atmosfere restano inquiete; anche “Signal” si apre con rumori e percussioni, ma più decisi, come appare più certo e definito il ruolo della tromba. I toni sono rilassati e le parti sembrano più dialogiche, così come il “clima sonoro” in “Heartstrings” è pieno e ben definito, con la tromba che sembra aver preso decisamente il sopravvento o quantomeno, sembra tenere decisamente in pugno la situazione con un rumorismo delizioso, sia all’inizio che al termine del brano. Con “Sideswipe” (primo brano con l’intervento dell’elettronica di Andrea Parkins), il dialogo con la tromba diventa quasi un’invettiva dissacrante per un formidabile calando nelle parte finale dove spatole, carillon e ticchettii introducono l’ultimo lamento della tromba di Lina. Malinconico e lunare “Stricken” serba nel suo ventre un magnifico assolo al basso di Dan Peter Sundland che rende il brano quasi espressionista. “Flip Side”, che dà il titolo all’intero lavoro, è un pezzo sublime, di grandissimo spessore, notturno e solenne, dove le percussioni gravi e profonde sembrano dettare il tempo, un tempo di cupa sontuosità, con l’archetto del contrabbasso che diffonde rasoiate di vibrazioni rendendo ancora più drammatica l’atmosfera, ma sulla quale la tromba di Lina Allemano, ricama un disegno sonoro fatto di pacata leggerezza. È proprio in questo contrasto che vive “Flip Side”, ultimo brano dell’album edito dalla LUMO Records, etichetta della stessa compositrice, registrato dal vivo sul pavimento di una vecchia aula scolastica nel quartiere Schöneweide di Berlino, e non poteva essere altrimenti, poiché oltre ad essersi parzialmente stabilita a Berlino, Lina Allemano, pregna della cultura musicale della vecchia Europa, ha certamente assimilato la lezione della musica colta contemporanea della capitale tedesca, facendola rinascere a nuova vita, grazie allo straordinario sound della sua tromba, le cui radici sono saldamente piantate nella improvvisazione, nella ricerca e anche nel free jazz. Dopo una produzione discografica qualitativamente e quantitativamente notevolissima alla quale si aggiunge questa preziosa perla.
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vecchiorovere · 3 months ago
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Luci a San Siro è un brano musicale del 1971 interpretato da Roberto Vecchioni incluso nel proprio album Parabola e, successivamente, in Robinson, come salvarsi la vita.
Le parole sono dello stesso Vecchioni, mentre la musica è di Andrea Lo Vecchio e Giorgio Antola.
Nonostante non sia mai stato pubblicato come singolo, è universalmente riconosciuto come uno dei brani più significativi e importanti della carriera di Vecchioni, nonché come un classico della canzone italiana.
Il brano vinse nel 1996 il Premio Lunezia per la qualità del testo.
La canzone era già stata pubblicata qualche mese prima su un 45 giri inciso da Rossano, in una versione con testo completamente diverso e dal titolo Ho perso il conto.
Nel nuovo testo Vecchioni ricorda il suo amore giovanile per Adriana, la sua vicina di casa e fidanzata dal 1964 al 1968, che diventerà la "musa ispiratrice" di moltissime sue canzoni (da Mi manchi ad Archeologia), con cui si recava presso la Montagnetta di San Siro con la sua Fiat 600 grigia targata MI 860399, regalatagli dal padre nel luglio 1962 per il superamento a pieni voti dell'esame di maturità.
Il testo è inoltre un omaggio a Milano e alla giovinezza passata, oltre che un atto d'accusa verso l'ambiente dei produttori musicali.
Il brano di Vecchioni è ritenuto tra i più influenti e significativi della musica d'autore italiana; il suo collega e amico Francesco Guccini, interpretandola durante un proprio concerto, espresse il rammarico per non averla composta egli stesso.
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koufax73 · 4 months ago
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Talco: "La mano de Dios" è il nuovo video
La storica band Talco pubblica il nuovo singolo La Mano de Dios, un brano tratto dall’ultimo album live della band, 20 Years Live. Questo doppio lp rappresenta un viaggio musicale attraverso vent’anni di carriera e include ventiquattro brani registrati durante il recente tour europeo del gruppo. Ogni traccia cattura l’energia e la passione che hanno reso celebri i concerti dal vivo dei Talco, con…
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seoul-italybts · 4 months ago
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Intervista al Team Jimin: Pdogg e GHSTLOOP, i produttori di MUSE | 07.08.24⠸
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🌟 Weverse Magazine 🗞
"In un certo senso è come se l'amore diventasse la sua musa", ci hanno detto Pdogg e GHSTLOOP, i Produttori di 'MUSE', il Nuovo Album di Jimin
__ Intervista al Team Jimin: Pdogg e GHSTLOOP, i produttori di MUSEl  __
__ di BAE JIAHN | 07. 08. 2024
Twitter  |  Orig. KOR 
Jimin è tornato—e con tutto il sostegno del Team Jimin - ora anche noto come Smeraldo Garden Marching Band. Dopo aver capito quale direzione imboccare grazie a FACE, Jimin è ora pronto ad aprire un nuovo capitolo con MUSE. L'artista, che nell'album precedente implorava un potere superiore di essere “reso libero (Set me free)”, avrà davvero trovato la sua libertà? I produttori Pdogg e GHSTLOOP, i quali hanno lavorato ad entrambi gli album solisti di Jimin, ci hanno detto che “Jimin ha sempre tanta voglia di crescere e maturare” e hanno aggiunto che “è sicuramente più determinato di quanto non fosse nell'era di FACE.” Abbiamo fatto una chiacchierata con i produttori di MUSE, nonché membri della SGMB, riguardo la loro partecipazione all'ultimo album di Jimin.
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Congratulazioni per il vostro debutto (ride). Siete apparsi nel MV ufficiale di “Smeraldo Garden Marching Band (feat. Loco)” insieme a Jimin. GHSTLOOP: Onestamente, non mi aspettavo di esservi incluso (ride). Ma abbiamo deciso che se l'idea era quella di partecipare, avremmo seguito il concept e saremmo diventati una banda. È così che il Team Jimin è diventato la Smeraldo Garden Marching Band.
Pdogg: Abbiamo partecipato e l'abbiamo fatto per Jimin. Nel MV, suonavamo davvero i nostri rispettivi strumenti musicali e gli abbiamo suggerito tante idee riguardo l'estetica generale del video.
Pare le/gli ARMY siano curiosə di sapere se è un riferimento ai fiori smeraldo che compaiono nel BTS Universe. Pdogg: Non è esattamente ciò cui puntavamo. La nostra banda è più simile alla Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band ideata dai Beatles. Stavamo cercando parole ed idee chiave e, ad un tratto, abbiamo pensato agli smeraldo. Quindi siamo partiti dagli smeraldo, che sono fiori immaginari, e siamo arrivati alla nostra Smeraldo Garden Marching Band—è così che è nato il nostro concept: è una banda musicale che racconta “The Truth Untold (le verità non ancora svelate)” riguardo l'amore, che è esattamente ciò che simboleggiano anche i fiori. La canzone Truth Untold” - nata nell'era e come concept di LOVE YOURSELF – è un brano triste, ma la Smeraldo Garden Marching Band ne dà una reinterpretazione più allegra.
In FACE, Jimin svela cosa ha provato durante la lunga pausa dal palcoscenico, causata dalla pandemia, mentre in MUSE c'è maggiore attenzione a termini e concetti quali “spettacolo” e “festa.”
Pdogg: Durante la pandemia, molte persone hanno sperimentato un periodo di depressione e scoramento, e Jimin non è stato da meno. Ha dunque preso la sua passione ed entusiasmo per la musica e li ha incanalati nelle sue canzoni. Ricordo quanto fosse felice d'essere a Los Angeles per le registrazioni di “Set Me Free Pt. 2”, in quei giorni di sole e bel tempo (ride). Quindi, sì, credo lavorare a FACE gli abbia fatto bene e l'abbia aiutato a venire a patti con i suoi sentimenti. L'idea che sta dietro a MUSE era di esprimere le emozioni di quel periodo. Ecco perché tutte le canzoni sono allegre e piene di speranza, persino romantiche.
È per questo che avete scelto l'amore come filo conduttore di MUSE? Pdogg: In fin dei conti, la felicità ha origine dall'amore, ma non è stato semplice per Jimin capire come parlare d'amore (ride), quindi – per iniziare – abbiamo discusso insieme come approcciarci al tema dell'amore in un contesto finzionale. E, come ho già menzionato, abbiamo pensato di creare una banda musicale fittizia come i Beatles hanno fatto con la band Sgt. Pepper’s ed affrontare così l'argomento.
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Anche l'idea di collocare il singolo principale, “Who”, verso la fine dell'album fa parte del concept? GHSTLOOP: Abbiamo organizzato i brani di modo che seguissero la storia narrata nell'album. A parte per “Closer Than This”, abbiamo anche lavorato alle tracce nell'ordine in cui appaiono nell'album. Col senno di poi, trovo sia piuttosto pazzesco (ride).
Pdogg: “Rebirth (Intro)” collega MUSE a “Set Me Free Pt. 2”, in quanto mostra come questo sia un nuovo capitolo per Jimin. Il testo e l'atmosfera montano gradualmente in entusiasmo con tono spumeggiante—quasi l'artista stesse valutando se può davvero esprimere quanto è felice. Poi parte “Interlude: Showtime” e viene introdotto il vero concept dell'album. Successivamente, “Smeraldo Garden Marching Band (feat. Loco)” ci guida ancor più alla scoperta del tema di questo progetto. Se lo si interpreta come una dichiarazione d'amore, un brano che aiuta a rivelare una verità altrimenti tenuta nascosta, allora il destinatario è la persona amata, ma volevamo anche fosse una dedica alle/i fan, ecco perché vi si possono trovare versi e riferimenti come quello al “12 giugno”.
“Slow Dance” (feat. Sofia Carson) fa riferimento ad alcuni dei modi in cui si può esprimere il proprio interesse ed amore alla persona che si ha nel cuore, ecco perché il titolo è “Slow Dance (Ballare un lento/dolcemente)”: parla del desiderio di prendersi del tempo per conoscersi l'un l'altrə con calma. Poi raggiungiamo “Be Mine” che sviluppa ulteriormente questo concetto ed immagina la relazione nata da questa prima fase di conoscenza. L'idea originale era collocare il singolo principale dopo questo brano e renderlo una sorta di serenata, ma Jimin non riusciva a calarcisi appieno. Si è dunque chiesto se sarà mai veramente in grado di amare qualcuno, e quella domanda ha portato alla creazione di “Who”. L'album, dunque, parla della ricerca di questa donna immaginaria, ma di fatto “Who” è espressione reale di un senso di solitudine e melanconia, si fa portatrice di questi dubbi ed insicurezze riguardo un'ideale dolce metà, ecco perché l'abbiamo collocata a fine album.
E dunque quello è anche il motivo per cui, mentre FACE ci mostra Jimin venire a patti con se stesso, MUSE ci parla e mostra anche altri soggetti? GHSTLOOP: Esatto. Nel suo primo album Jimin è alla ricerca di sé stesso, mentre nel secondo è un'altra la persona che sta cercando ed aspettando.
Pdogg: In un certo senso, è come se l'amore diventasse la sua musa.
GHSTLOOP: Abbiamo scritto FACE e MUSE più o meno nello stesso periodo.
Pdogg: Ma mentre ci lavoravamo, FACE è risultato essere piuttosto cupo e l'atmosfera delle tracce di MUSE non vi si sposava per nulla, quindi abbiamo deciso di dividere i brani in due album. A ben pensarci, se Jimin non avesse pasticciato e sperimentato un po' con i sintetizzatori KARMA, non esisterebbe neppure “Rebirth” e quel suo famoso crescendo (ride).
Potete parlarcene un po' più approfonditamente? Pdogg: Immagino abbiate visto nel documentario 'Jimin's Production Diary' come l'intro del suo primo album è nata da poche note alla tastiera suonate per caso da Jimin, un giorno che è passato dal mio studio. Ironicamente, è successo lo stesso con l'intro del nuovo album. È dal 2014 che usiamo sempre lo stesso studio per registrazioni come il coro in “Set Me Free Pt. 2” ed il ritornello di “All Day (feat. Tablo)” di RM e, tra le varie attrezzature, lì abbiamo anche un Korg KARMA—ovvero il sintetizzatore anni 2000 per eccellenza. Jimin vi ha suonato un paio di note e ha ideato questa melodia sognante. Dopo averla sentita, GHSTLOOP vi ha aggiunto gli strumenti a fiato ed io le percussioni. Dopodiché, Jimin ha aggiunto altre note e, questa volta, l'atmosfera era completamente diversa, ma ci siamo detti “Non male—proviamo a farci qualcosa.” Ed è così che è nata la prima canzone. Eravamo lì a ballare abbracciati gli uni agli altri, dovevamo davvero sembrare ridicoli (ride).
Nel dietro le quinte del video musicale di “Smeraldo Garden Marching Band (feat. Loco)”, Jimin ha detto che la canzone è stata piuttosto rapida da scrivere. Quale traccia vi ha dato maggiori problemi, allora? Pdogg: Forse “Who”? Credo sia quella che ci ha richiesto più tempo. Abbiamo davvero provato tanti approcci diversi, prima che il brano funzionasse. Alla fine abbiamo deciso di andare a New York e lavorare sul pezzo con Jimin, ed è ciò che abbiamo fatto.
GHSTLOOP: Ne abbiamo parlato con Jon Bellion, che ha prodotto la canzone, e Jimin ci ha spiegato tutto ciò che voleva includere. Jon ha quest'enorme lavagna bianca nel suo studio e mentre Jimin parlava della direzione che voleva prendere con il singolo, Jon era partecipe, commentava cose tipo, “Oh, quindi è questo che vuole esprimere” e si è annotato tutto (ride).
Pdogg: Ciò che Jimin voleva per “Who” era piuttosto chiaro. Ha lavorato a stretto contatto con noi per tutto il tempo, condividendo le sue idee. L'album precedente era profondo e personale, invece quello nuovo è più astratto e non riguarda necessariamente il solo Jimin. Credo ben rappresenti ciò che significa innamorarsi per i Millenials e i membri della Gen Z. La canzone è in inglese perché tratta una tematica comune alle persone di tutto il mondo, quindi ci è sembrato più sensato scriverla direttamente in inglese.
Riguardo alla main track del suo primo album solista, “Like Crazy”, sappiamo che è ispirata al film omonimo. Per questo nuovo album, vi siete forse ispirati a film o altro? Pdogg: Una figura che ci è rimasta particolarmente impressa è Olivia Hussey, l'attrice che ha interpretato 'Romeo e Giulietta (1968)'. Non ci siamo limitati a guardare vecchie clip, ma abbiamo scorso anche ciò che sta facendo oggigiorno e pregavamo, “Per favore, dacci qualche ispirazione!” (ride)
GHSTLOOP: Ci siamo ispirati a lei specialmente per i testi delle canzoni d'amore “Slow Dance” e “Be Mine”. Guardavamo i suoi film e poi ci chiedevamo, “Cosa diremmo noi se dovessimo interpretare quella scena?” Sì, quello è stato il nostro approccio. A ben pensarci, i brani che sono stati poi inclusi nell'album sono tutti quelli cui abbiamo lavorato seguendo quel processo mentale. Nelle nostre menti, avevamo già pronti video musicali per ognuna delle canzoni. Tanto che persino Jimin si atteggiava da regista di MV, a volte (ride).
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Sicuramente Jimin sarà stato dispiaciuto di non potersi esibire dal vivo con le sue nuove canzoni, visto che l'album è stato rilasciato dopo il suo ingresso nell'esercito. L'aspetto performativo è particolarmente importante per lui, d'altronde.
Pdogg: Sì, è davvero un peccato. Ed è proprio per quel motivo che abbiamo preparato una videoclip con l'esibizione di “Slow Dance”: perché Jimin teneva davvero al potersi esibire. Non ha potuto mostrare coreografie, visto che lì era accompagnato dalla band, ma se mai dovesse presentare la traccia in tour, potrebbe aggiungervi alcuni passi di danza, un lento. Quando avevamo concluso i lavori sull'album e mancavano solo più un mese o due al suo arruolamento, si attrezzava di microfono e faceva pratica nel canto e nel ballo come se si stesse preparando per una performance alla TV. Dice che la prima cosa che intende fare, quando avrà dei giorni di riposo dal servizio, è esercitarsi nel canto. Mi sembra davvero determinato a mostrare a tuttə quanto è migliorato ed i piccoli e grandi progressi che ha fatto, quando verrà congedato. Mi ha davvero colpito. La sua routine quotidiana era talmente piena—si svegliava presto ogni giorno per seguire corsi di inglese e lezioni di canto—che, ad un certo punto, non ho resistito e gli ho chiesto “Jimin, perché lavori così tanto?” e la sua risposta è stata che vuole ampliare la gamma di mezzi e forme espressive a sua disposizione, così da semplificare il lavoro di noi produttori e poter mettere a frutto tale esperienza nella stesura delle sue canzoni.
Sofia Carson ha partecipato a “Slow Dance” ed è anche apparsa nella live clip. Com'è nata questa collaborazione? Pdogg: La voce di Jimin ha un che di androgino e richiama l'atmosfera del pop occidentale, quindi abbiamo pensato non ci sarebbe stata male una collaborazione con un'artista d'oltreoceano ed il team A&R ha suggerito Sofia Carson. L'abbiamo anche vista recitare e cantare in un film e guardandola ho pensato “Wow!” È una cantante semplicemente fantastica e le loro voci si sposano bene insieme. Inoltre, Sofia ha studiato danza, quindi quello è un altro punto in comune con Jimin, sarebbero una coppia perfetta dovessero mai esibirsi insieme (ride).
Trovo che MUSE metta perfettamente in risalto la voce sensuale di Jimin. Cosa positiva, dato che quella nota seducente è un prerequisito fondamentale per le canzoni d'amore, e l'album ne è carico. GHSTLOOP: Lo scopo principale di Jimin era capire quali sono i suoi punti di forza nel canto e sfruttarli al meglio. Era anche piuttosto determinato ad apportare cambiamenti al suo stile canoro.
Pdogg: Quando abbiamo lavorato a FACE, Jimin era convinto di poter fare di meglio. Credo non fosse del tutto sicuro di poter esprimere appieno la visione che aveva per quel progetto. Questa volta, però, ha sperimentato con tanti stili e tonalità canore diverse così da trovare la soluzione perfetta per lui e rendere al meglio secondo gli obiettivi ed idee che si era prefigurato. Mentre per l'album precedente abbiamo adattato le canzoni affinché potesse raggiungere senza difficoltà anche le note più alte, che sono la sua specialità, questa volta non ci siamo limitati a quello ma abbiamo anche discusso molto su come potesse esprimersi al meglio, mostrando un approccio e caratteristiche sempre nuove e diverse per ogni brano, come cantando con tonalità più basse e profonde, oltre che in falsetto.
E riguardo questi cambiamenti, la sua voce in “Be Mine” sembra molto più minimal rispetto al cantato nelle sue tracce soliste incluse negli album dei BTS. Nel documentario Jimin’s Production Diary, vediamo che continua a preoccuparsi di non suonare troppo smielato, durante le registrazioni. Sembra veramente riflettere ed avere molto a cuore il suo modo di cantare.
GHSTLOOP: Esatto. Come ha già menzionato Pdogg, Jimin voleva ampliare la gamma di generi e tecniche canore a sua disposizione, ecco perché ha deciso di sperimentare così tanti stili. Rispetto al periodo di FACE, ora è molto più sicuro e stabile – anche emotivamente – ed è quindi molto più facile espandere il suo raggio artistico. Se avete notato una qualche differenza tra “Be Mine” e le sue canzoni precedenti, significa che ce l'ha fatta, che Jimin è riuscito nel suo intento, e noi con lui.
Quali sono le differenze principali nel suo modo di cantare da solista rispetto a quando canta con i BTS? Pdogg: Ognuno dei membri dei BTS sfrutta al massimo i propri punti di forza e nel caso di Jimin si può dire questi siano gli acuti e le note alte. Ma per i suoi lavori solisti, Jimin ha mostrato una gamma canora più ampia. Visto che “Who” è in inglese, vi si è approcciato come se si trattasse di un brano pop americano, sfruttando tecniche vocali mai provate prima. Il nostro obiettivo era presentare il suo cantato in modo che suonasse leggermente diverso rispetto a ciò cui siamo abituati. Inoltre, è sempre interessante sentire i vari vocalist di un gruppo fare a turno in una canzone, specialmente quando si tratta dei BTS perché i membri hanno voci talmente uniche e distinte tra loro, quindi con Jimin abbiamo cercato di registrare anche le sue canzoni soliste sottolineando al meglio il contrasto tra le note alte, quelle basse ed il falsetto, così da rendere più interessante l'ascolto e mantenere alta l'attenzione del pubblico.
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Dopo il rilascio di FACE, Jimin ha dichiarato “Ora sono sicuro della direzione da prendere d'ora in avanti. Ci sono tante cose che voglio fare e provare.” Quale pensate sia la sua forza motrice, ciò che lo spinge sempre a migliorarsi? Pdogg: Si impegna sempre al massimo per migliorare se stesso. Anche quando non aveva più promozioni all'attivo, ha continuato ad esercitarsi nel canto fino al giorno del suo arruolamento, come se ne sentisse davvero la necessità. Dopo FACE, il suo forte senso di responsabilità lo ha guidato a fare ancor meglio per il nuovo album, ed è proprio quella determinazione che lo ha spinto ad esercitarsi ancor più duramente. Persino quando ha finito di registrare tutte le parti vocali per MUSE ed eravamo quasi pronti al rilascio, Jimin non ha smesso di far pratica canora, al punto che ci siamo chiesti, ‘Ehm, forse dovremmo registrare anche questo?’ (ride) Perché, sì, i suoi progressi erano costanti, davvero impressionante.
GHSTLOOP: Persino il remix acustico.. se esiste è proprio perché Jimin continuava ad esercitarsi così duramente che sarebbe stato un peccato non registrarne i risultati (ride).
In MUSE troviamo anche una canzone dedicata alle/i fan, “Closer Than This.” L'approccio a questo tipo di tracce è forse diverso, rispetto al resto? Pdogg: È ormai tanto tempo che GHSTLOOP ed io lavoriamo con i BTS e sappiamo bene quanta sia la loro gratitudine nei confronti delle/i fan, anche se non potremo mai coglierne la portata fino in fondo, non quanto i membri stessi. Per quanto riguarda le fan song, solitamente Jimin ha le idee estremamente chiare rispetto a ciò che vuole esprimere con questi brani. Si annota tutte le conversazioni ed esperienze condivise con le/i fan, come se si trattasse di scrivere una lettera. Quando gli ho chiesto, mi ha spiegato che son tutte cose ed esperienze vissute insieme alle/i fan ed i relativi riferimenti tematici. Quindi è da questi elementi che partiamo per delineare la direzione da seguire. Nel caso di “Closer Than This”, abbiamo deciso di tenere come focus i concerti dei BTS. Ecco perché troviamo versi come "Finché i nostri giorni non si tingeranno nuovamente di viola" ed il testo fa sempre riferimento ai momenti condivisi da Jimin con l'ARMY. Per la parte corale – cantata da bambini – ci siamo prefigurati il giorno in cui i BTS saranno di nuovo tutti e sette insieme e andranno a trovare le/gli ARMY in concerto.
Attraverso MUSE, Jimin ha potuto aprire il proprio cuore alle/gli ARMY e svelare la sua truth untold (verità/parole ancora non condivisa/e). E voi? C'è forse qualche verità non detta che vorreste ora condividere con Jimin? Pdogg: Vorrei semplicemente dirgli che apprezzo tutto il suo strenuo impegno. Solo quello. Per noi produttori non c'è nulla di meglio che un artista che lavora duramente. Ha continuato ad esercitarsi fino al giorno del suo arruolamento affinché l'album potesse diventare un dono prezioso per le/i fan. Gli sono davvero grato e sono estremamente fiero di lui (ride). Ora non mi resta che aspettare e sperare concluda il servizio militare senza problemi ed in buona salute.
GHSTLOOP: Vale lo stesso per me. Come ha detto Pdogg, quest'album è tutto merito del grandissimo impegno e duro lavoro di Jimin, è grazie a lui se anche io ho potuto tenere duro e continuare a lavorare con impegno. Credo sia stata proprio la sua determinazione a trasmettermi l'energia positiva necessaria per portare a termine questo progetto. Gli sono davvero grato. Jimin, torna sano e salvo e quando avrai finito, dobbiamo assolutamente lavorare insieme a qualcosa di nuovo! (Ride).
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
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gcorvetti · 1 year ago
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Ancora niente.
Il post del video che ho messo ieri della performance che sono andato a vedere è ancora in revisione, a noi quelli di twitter ci svangavano i maroni se non toccavamo almeno due volte a settimana il target (che adesso non ricordo), comunque, senza contare che la coda italiana (quella dove lavoravo io) si estingueva in un paio di ore anche con 2000 tweet da controllare, beh non ero solo se non erro eravamo in 20 e molti erano esperti e quindi andavano rapidamente, fatto sta che il mio post con un video normale è bloccato mentre i video di gente che si scopa a morte sono ben visibili, se volete vengo a darvi una mano Tumblr assumimi :D se entro oggi non si decidono passo il video sul tubo e lo linko così non mi rompono.
Oggi niente di speciale sui notiziari tra articoli inutili e solite menate da propaganda e complottismo, quindi apro il tubo (che se qualcuno non l'avesse capito è youtube) perché quando scrivo qua di solito ascolto un brano o anche due, vedo che c'è Enrico in diretta e penso 'vediamo che dice' entro e dopo qualche minuto capisco che sta ancora parlando del fatto di Morgan, che palle Enrì, anche lui ha dei tempi un pò larghi sui fatti che accadono intorno alla musica, posso capire che vuoi approfondire ma dopo due video di cui uno spettacolare che ho condiviso ieri, basta no? Va bè saprà lui il tempo da dedicare a certe cose, da uomo di spettacolo.
Ieri poi riflettevo sulla performance che ho visto, molto interessante, mi sono accorto anche che gli spettatori, penso una 50ina oltre a noi due, ho portato la mia compagna, erano entusiasti, un pubblico molto attento e anche interessato, vuoi vedere che mi sono sbagliato? Che in realtà le persone che cercano qualcosa di particolare ci sono? Beh questo lo sapevo, non si fa di tutta l'erba un fascio, però non sapevo dove si potessero trovare, dove si riuniscono questi carbonari estoni della cultura musicale, in quel posto Kultuuriklubi Salong si chiama, l'avevo già detto. E' come spesso accade qua è in un seminterrato, la finestra da sulla strada, con puzza di umido e l'ambiente non è proprio unico, vedrete dal video. Però un solo posto è poco, certo meglio di niente, il programma è molto variegato, Giovedì prossimo c'è di nuovo Andres ma questa volta farà da spalla al Banjolectric che è un looper americano, avevo visto un video tempo fa ma onestamente non mi dice niente, poi comunque lavoro, cercatevelo non mi va di mettere il video. Altri eventi interessanti non ne vedo, quelli in programma sono "il quiz musicale" qua i quiz vanno alla grande per via della competizione selvaggia nel mostrare che ne sanno più degli altri, poi mi pare che si vincono bottiglie di alcol quindi è normale che le persone partecipino a ste serate; poi due serate di dj una di drum'n'bass e l'altra con i dj che usano esclusivamente vinili, sempre comunque cosa che non ha a che fare con live performance strumentali o sperimentali, pazienza.
Per chiudere vi posto il brano che sto ascoltando mentre scrivo
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micro961 · 10 months ago
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Dj Faxbeat “Secondo me”
Un testo riflessivo sorretto da ritmi incalzanti e melodie ipnotiche per il nuovo singolo del cantautore di Asti
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«Abbiamo tutti una nostra personale idea sulle cose ma spesso non focalizziamo le energie su noi stessi, tendendo a pensare con la testa altrui. Ho voluto fermare il momento in cui usiamo le parole “secondo me” su poche frasi e verità che abbiamo dentro di noi e probabilmente non ascoltiamo per paura di metterci in discussione.» Dj Faxbeat
“Secondo me” è il singolo d’esordio di Dj Faxbeat, al secolo Fabrizio Russo. Una linea vocale ipnotica, a metà strada tra il rap e il cantato tradizionale, che si sviluppa su una base musicale ricca di ritmi incalzanti. Il cantautore e producer di Asti porta avanti il suo percorso artistico decennale confezionando un brano orecchiabile con un testo mai banale.
Fabrizio Russo, nome d’arte Dj Faxbeat, è un produttore musicale, rapper e cantautore di Asti. Il suo suono è molto distintivo ed immediatamente riconoscibile ed incorpora elementi di musica elettronica, R&B, Funk, Afro.
Nel 2001 fa da dj in alcune date degli allora DDP (oggi produttori del rapper Emis Killa) e produce assieme al gruppo il primo singolo, "Selvaggi" uscito per l'etichetta Blocco Recordz, che vede l'allora poco conosciuto Ale Cattelan in una parte del video.
Nel 2005 crea la One Night “The Flow! Hip-Hop r’n’b night” ed anima le serate dei club della sua città suonando insieme anche ad ospiti come BigFish, Esa e molti altri.
Nel 2009 incide "Origine di Futuro”, un album di 17 brani che vede la partecipazione di alcuni artisti emergenti della sua città natale.
Nel 2012 incide il singolo "Per Ora" con Tormento.
Nel 2013 apre i live dei Club Dogo, J-Ax e General Levy.
Dal 2014 ad oggi inventa un nuovo genere musicale, l'E.S.M, acronimo di Electronic Scratch Music, genere in cui suona il giradischi come strumento musicale.
Nel 2015 vince l'award come Best DJ 2015 dalla WSSA.
Forma assieme a Davide Calabrese e Beppe Di Filippo il gruppo UNTZ di cui ne è tuttora dj e scratcher performer.
Nel 2016 esce “Body”, l'album sperimentale di scratch e strumentali totalmente prodotto e suonato da Dj Faxbeat (con alcune collaborazioni) in cui utilizza il giradischi come voce sui beat.
Suona nei club fino al 2019 quando si ferma in studio per una personale ricerca musicale fino al 2024. L’8 marzo 2024 decide quindi di uscire con il suo singolo “Secondo Me”, sotto il nome di Dj Faxbeat.
Radio date: 8 marzo 2024
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danzameccanica · 2 years ago
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Anche se i Darkthrone avevano abbandonato il mondo del death metal già dal precedente A Blaze in the Northern Sky, solo nel 1993 diventano una vera entità duale, ermetica e paradigmatica. L’ex bassista Dag Nilsen sarà d’accordo nel registrare le linee di basso ma di non comparire più nelle foto della band; destino identico, ma che ritarderà di poco, spetterà per il chitarrista Zephyrous, il quale sparerà perfino un assolo di rimembranza death in “Summer of the Diabolical Holocaust” e un altro dell’omonimo brano, ma poi anch’egli si distaccherà dal resto del gruppo e si renderà conto del nuovo percorso intrapreso da Fenriz e Nocturno Culto, sempre più chiusi a doppia mandata nel loro mondo. La produzione di Under a Funeral Moon è ancora più grezza dell’album precedente, estremamente casalinga e connotata da un eco di fondo che emette ancora più gelo e  desolazione. Con i Darkthrone di questo periodo (e in parte coi contemporanei Satyricon) si stilerà il profilo dell’ascoltatore perfetto di black metal; quello che non deve esagitarsi ai concerti, che deve rimanere schivo, solitario e possibilmente non parlare con nessuno. Qualsiasi atteggiamento di socializzazione indicava implicitamente la voglia di divertimento e quindi distogliersi dal culto della nera fiamma (tutti epiteti nati intorno a questo periodo dei Darkthrone); con questo disco si inizia a parlare di “black metal mafia” parteggiando in maniera abbastanza chiara con chi ha commesso i più importanti omicidi e crimini dell’epoca (Vikernes, Faust, Samoth).
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“To Walk the Infernal Fields” è l’unico brano in mid-tempo, caratterizzato dallo stesso modo di fare riff di Burzum mentre il resto dei brani sarà quasi sempre in blast-beat con degli accenni atmosferici esclusivamente dati dal rallentamento delle chitarre e della batteria (in stile “Freezing Moon”dei Mayhem). Alcuni riff risultano incomprensibili, come il primo di “Summer of Diabolical Holocaust”, altri riprendono i classici Bathory, Celtic Frost/Hellhammer come matrici di ispirazione – come l’omonima iconica traccia - mentre altri hanno già il germe di Transilvanian Hunger o di Panzerfaust (come la conclusiva “Crossing the Triangle of Flame”); “Inn i dype skogen favn” è il primo brano declamato completamente in norvegese e accentuerà ancora di più questa élite esclusiva e circoscritta; alcuni la chiameranno Inner Circle altri Black Metal Mafia. Sostanzialmente il cantato nella propria lingua, per quanto da un lato significhi una maggior libertà compositiva per quel che riguarda i testi, dall’altro lato suggerisce una chiusura esclusiva, un’autoconservazione radicale e rendere ancora più esclusiva la comunicazione musicale.
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Musicalmente parlando le composizioni sono scarne; la struttura è composta da una manciata di riff che si alternano; i microfoni della batteria sono ben distribuiti e si sentono tutti i pezzi delle pelli ma, non si può proprio parlare di “produzione” a tutti gli effetti. I mezzi tecnici si riducono ad un 16-tracce che vuole dare una qualità appena sufficiente e appena sopra la qualità di una rehersal. Da questo album i Darkthrone smetteranno di fare interviste per almeno cinque anni, calando se stessi in un’aura di mistero, irriverenza e rozza creatività che andava a forgiare i nuovi modi di pensare, di comporre e di come comportarsi. È inimmaginabile pensare alla quantità di band che nascono col preciso intento di replicare questo album, anche solo nel demo-tape; e sono immense le influenze che, benché la scarsa qualità sonora, questo album riesce ad elargire a band anche contemporanee - pensiamo ad esempio ai Marduk, ma a tutta la scena in generale… Pensate se potessimo fare un’operazione di pulizia sulle rispettive produzioni di queste band, oltre i trigger, oltre la dimensione bombastic del suono, oltre i synth e la post-production, sotto a tutto questo, spesso ci sarà l’impronta di Under a Funeral Moon.
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sounds-right · 2 years ago
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Ro'Hara, "Filo d'oro" dal 24 febbraio
Dopo "Shalla" e "Sa di te", "Filo d'oro" è il terzo singolo di Ro'Hara in radio e in digitale da venerdì 24 febbraio 2023.
"Filo d'oro" è un brano pop soul energico, poetico e positivo, contaminato da suoni elettronici e momenti gospel. Il pezzo parla di libertà, della voglia di lasciarsi andare senza pregiudizi e della fiducia che bisogna avere negli altri ma soprattutto in se stessi.
La canzone è interamente scritta dall'artista, prodotta e mixata da Cristiano Norbedo presso "La Casetta Gialla Studio" di Trieste, con le chitarre di Nicolas Morassutto, le programmazioni ritmiche di Giona Rossetto ed il master di Ricky Carioti.  
Spiega l'artista a proposito del brano: "Filo d'oro rappresenta la rinascita. Quando viviamo un momento difficile, buio e tormentato, il nostro filo è nero, sfilacciato come le nostre emozioni, ma soprattutto scollegato da tutto. Per fortuna non è la fine: qualcosa o qualcuno riconosce il tuo dolore, stringe il proprio filo d'oro al tuo ed illumina la strada che avevi perso, facendoti ritrovare la salvezza. Ognuno di noi ha il proprio filo d'oro, che ha scoperto o devo ancora scoprire, il tuo qual è?".
Presalva ora il brano
https://lapop.lnk.to/filo_doro
Biografia
Rossella Prignano, in arte Ro'Hara nasce a Verona il 2 dicembre 1992. All'età di dieci anni si trasferisce con la sua famiglia a Gorizia. È la più piccola di tre sorelle. Fin da bambina è molto curiosa e passa la maggior parte del suo tempo libero ascoltando più musica possibile e cercando di imparare a cantare, imitando i musicisti famosi dell'epoca. Viene notata dalla Direttrice del coro della Chiesa che insiste ad iscriverla in una scuola di canto. Da quel momento Ro'Hara non ha mai abbandonato la musica. Nel 2015 si diploma presso la "Bernstein School of Musical Theatre" di Bologna. La sua esigenza è quella di scrivere e cantare le proprie canzoni, ricevendo, per questi, diversi riscontri artistici durante gli anni, tra i quali: miglior testo inedito al "Premio Casa della Musica" con direttore artistico Andrea Rigonat, vincitrice del "Talent vocal Selection" con Mara Maionchi ed Antonio Vandoni, due volte finalista al "Tour Music Fest", sempre nella sezione cantautori, è successivamente tra i vincitori di "A Voice for music" con Loretta Martinez e Enzo Campagnoli ed infine è tra i finalisti di "Musicultura 2020". Dal 2020 ad oggi ha deciso di rimanere in silenzio per dedicarsi al suo nuovo Ep che a breve avremo modo di ascoltare su tutte le piattaforme. Un progetto interamente Pop, nato da due anni di ricerca interiore e musicale e di cambiamento per questa nuova artista emergente.
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diceriadelluntore · 4 months ago
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Storia Di Musica #340 - INXS, Kick, 1987
La band di oggi, a metà anni '80, era tra le più famose del mondo. Ma credo che anche all'epoca pochissima sapessero che il nucleo centrale di questo gruppo australiano fosse formato da tre fratelli. tutto inizia a Perth, nel 1979: i fratelli Farris, Tim, Andrew e Jon che avevano già un gruppo dal nome, inequivocabile, di The Farris Brothers, aggiungono al nucleo fondativo Kirk Pengilly, Garry Beers e un cantante, amico di liceo di Tim, Michael Hutchens. Si spostano a Sydney, dove cambiano nome in INXS ( da leggere come "In Excess") dove ottengono un contratto con una piccola etichetta indipendente, la Deluxe, con cui pubblicano il primo singolo, Simple Simon. Erano gli anni della pulizia dal rumore del punk, dell'arrivo della elettronica "dolce" e della new wave. È in questo solco che la band si muove, ma si apre in maniera piuttosto originale al funk e a piccoli innesti dance. All'inizio concentrano le energie nella nativa Australia, dove ottengono un buon successo con il loro primo disco, del 1980, intitolato INXS, che si ripete nel 1981 con Underneath The Colours, con la prima hit, una cover di un classico della musica australiana coverizzato, The Loved One, successo del 1966 dei The Loved Ones. Nel 1982 tentano il grande salto. Vanno in Inghilterra, dove li scrittura la WEA e la Atlantic li distribuisce negli Stati Uniti. Shabooh Shoobah del 1982 ha il primo singolo di successo mondiale, Don't Change, e il seguente tour internazionale al seguito di The Kinks e Adam And the Ants li fa conoscere in mezzo mondo. Nel 1984 ancora maggiore successo ottiene The Swing, trascinato dal singolo Original Sin, prodotto da Nile Rodgers. Il successo è sempre crescente: nel 1985 partecipano da Sydney al Live Aid, nel 1986 suonano con i Queen alla Royal Albert Hall, Hutchens addirittura esordisce come attore protagonista in Dogs In Space, film che lo vede interpretare Sam, il frontman avvezzo alla sostanze di una band post punk nel 1978 a Melbourne.
Dopo un tour lunghissimo, e con il management che ne programma uno nuovo in Europa, la band torna in studio. Guidati dal produttore Chris Thomas, uno dei grandi produttori inglesi (a lavoro con The Beatles, Pink Floyd, Procol Harum, Roxy Music, Badfinger, Elton John, Paul McCartney, Pete Townshend, Pulp, The Pretenders) le prime prove avvengono addirittura nella spettacolare Sydney Opera House. Il suono è più maturo, gli innesti da altri generi eclettici, i riff invidiabili e la voce di Hutchens è ormai una garanzia. Thomas però vorrebbe più canzoni, anche in previsione dell'atteso e imminente tour europeo, quindi manda Hutchens e Andrew Farris a Honk Kong, dove i due acquistarono un appartamento. Un giorno, mentre è in attesa di un taxi, a Andrew viene in mente una melodia, proprio mentre il taxi è arrivato. Chiede al tassista di aspettarlo cinque minuti, ma lui sale nel suo appartamento, scrive e registra i demo di una canzone, la riporta sulla cassetta e 45 minuti dopo, nonostante la furiosa cazziata del tassista, la porta a Hutchens che lo aspettava in un bar, e in dieci minuti ne scrive il testo, per quello che sarà il singolo di apertura, e hit mondiale, del nuovo disco.
Kick esce il 19 ottobre del 1987, un mese prima, il 21 Settembre, fu preceduto da quella canzone: Need You Tonight, dal ritmo funky, la voce sensuale di Hutchens e un bellissimo video musicale (che vinse nel 1988 5 MTV Video Music Awards) trascinano il brano in cima alle classifiche (primo negli Stati Uniti e secondo in Gran Bretagna) e proietta il disco e la band in una nuova dimensione. Tutte le canzone sono scritte dal duo Hutchens - Andrew Farris, che mediano tra il suono molto funk dei primi dischi a quello mainstream rock dei primi dischi a distribuzione internazionale. Più che altro, hanno il tocco magico di scrivere canzoni che diventano famose per come rimangono in testa: New Sensation, Devil Inside, Mystify, la toccante Never Tear Us Apart, la ripresa di The Loved One ne fanno un disco di grande qualità e di grande successo, con una serie di ganci musicali memorabile. Il disco venderà milioni di copie e li fa diventare rockstar.
Arriveranno anche al Festival di Sanremo del 1988, però perdono il tocco magico: nonostante tour seguitissimi, in studio perdono la magia e X (1990) e Welcome To Wherever You Are (1992) sono accolti con freddezza e non regalano grandi canzoni. Parallelamente, Hutchens diventa molto più famoso dell'intera band, complice anche la relazione con Paula Yates, giornalista musicale famosa per le sue interviste particolari fatte in programmi come The Tube o The Big Breakfast, dove intervistava gli artisti in un letto e dal 1986 al 1996 moglie di Bob Geldof. Hutchens pensa ad una carriera solista, ma il 22 novembre del 1997 viene trovato morto impiccato in una camera di Hotel in Australia. In un primo momento si scatenano le voci incontrollate di un tragico gioco erotico, in seguito un'inchiesta medico legale, contestata da Yates, accerta che la morte del cantante è suicidio, cosa che non interrompe minimamente il gossip sulla vicenda.
La band, scossa dall'accaduto, sostituirà per un tour celebrativo Hutchens con Terence Trent D'Arby (che fu amante di Paula Yates quando era ancora sposata con Bob Geldof), inaugurando il nuovo stadio Olimpico di Sydney, e nel 2000 alla chiusura dei Giochi Olimpici nella città australiana del 2000. La band continuerà in maniera discontinua anche a suonare dal vivo fino al 2012, ma senza mai arrivare alla qualità di questo disco. Ci sono da raccontare ancora due aneddoti: Hutchens era probabilmente molto simpatico, perchè era amico di tantissimi musicisti. Simon Le Bon dei Duran Duran, scrisse per lui prima della sua morte, Michael, You've Got A Lot To Answer For dall'album Medazzaland del 1997, canzone che Le Bon non è mai riuscita a cantare dal vivo per l'emozione. E Bono dedicò all'amicizia con Hutchens un brano molto famoso, Stuck In A Moment You Can't Get Out Of, da All That You Can't Leave Behind del 2000, che immagina un impossibile dialogo tra i due con Bono che cerca di convincere Hutchens a non farlo:
I never thought you were a fool
But darling, look at you
You gotta stand up straight, carry your own weight
These tears are going nowhere, baby
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francescafiorini · 7 days ago
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ELLEN ci racconta il suo nuovo singolo "Amati forte", un nuovo brano che nasce dal dolore
Torna Ellen con un nuovo singolo dal titolo “AMATI FORTE“, un nuovo capitolo intenso ed estremamente descrittivo, in uscita su tutte le piattaforme digitali da venerdì 22 novembre 2024 per Nar International / ADA. Un nuovo capitolo che nasce ancora una volta per l’esigenza di stare meglio, e che si aggiunge all’autobiografia musicale della cantautrice che qui racconta, frase dopo frase, il…
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djs-party-edm-italia · 15 days ago
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Blind torna sulla scena musicale col singolo "Mala"
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Blind, rapper che si è fatto conoscere ad XFactor 2020 con "Cuore Nero", dopo un periodo di stop, torna sulla scena musicale. Lo fa con un nuovo team e con una nuova canzone, "Mala", prodotta in collaborazione con Bryan. Il brano esce venerdì 13 dicembre 2024. "Per me è un nuovo inizio", racconta. L'artista ha appena 24 anni ma ha già una grande esperienza, fatta anche di delusioni, non solo di successi. Oggi è cresciuto e nelle sue nuove canzoni si sente, eccome.
"Mala" racconta una relazione interrotta da incomprensioni e continui litigi, ma non soltanto. E' davvero amore oppure no? E quell'esperienza o quell'amicizia, dovevano proprio finire così? "Chiedersi se era solo sesso tra di noi è una domanda che può far ragionare davvero", spiega Blind. "In certi momenti si è così tanto innamorati da ritrovarsi completamente soli... La canzone però non parla solo d'amore, ma di rapporti tra le persone. Ognuno la può interpretare a suo modo". 
L'artista oggi ha in testa un obiettivo preciso: "voglio solo essere Blind. Non mi interessa avere successo o riempire San Siro. Certo, se ce la dovessi fare ne sarei molto contento. Ma prima di tutto voglio fare cose che mi rappresentino al 100%. Avevo una gran paura di sbagliare, oggi non ce l'ho più. Mi va benissimo sbagliare, ma voglio farlo di testa mia".
Non sono certo mancati i problemi, a Blind. Neppure nella sua recente vita d'artista. Negli ultimi anni si è convinto di aver compiuto diversi sbagli. "Mi sono affidato a persone sbagliate e non voglio rifarlo più. Voglio essere protagonista delle mie scelte", spiega. Tante riflessioni sono diventate canzoni come "Mala", intense ed efficaci. 
Cresciuto a Ponte San Giovanni (Perugia), Blind vive di musica fin da quando aveva appena 15 anni. A quell'età infatti ha lasciato la scuola per inseguire il suo sogno, iniziando a rappare ispirato da artisti americani, i cui testi descrivevano i sobborghi in cui vivevano. Ha avuto un'adolescenza complicata, finché il tribunale minorile lo ha affidato a Risorse & Talenti, associazione che lo ha aiutato a perseguire i suoi obiettivi musicali.
Nel 2020, come dicevamo, ha partecipato ad XFactor, arrivando al terzo posto e soprattutto pubblicando "Cuore Nero", singolo che ha raggiunto il Disco di Platino, un traguardo importantissimo. Su Instagram Blind è seguito da oltre 130.000 follower, perché la sua musica arriva sempre dritta al cuore. 
Forse il suo nome d'arte, che in inglese significa cieco, non l'ha scelto per caso. La musica guida tutti, non vedenti e non, in modo semplicemente unico, perfetto. E proprio chi non vede con gli occhi può farlo con il cuore e con le orecchie. Blind, in questa nuova fase della sua carriera non ha paura di spaziare tra i generi, non certo perché il mercato va veloce, ma perché vuol far sentire al mondo tutto ciò che ha dentro. 
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tarditardi · 15 days ago
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Blind torna sulla scena musicale col singolo "Mala"
Blind, rapper che si è fatto conoscere ad XFactor 2020 con "Cuore Nero", dopo un periodo di stop, torna sulla scena musicale. Lo fa con un nuovo team e con una nuova canzone, "Mala", prodotta in collaborazione con Bryan. Il brano esce venerdì 13 dicembre 2024. "Per me è un nuovo inizio", racconta. L'artista ha appena 24 anni ma ha già una grande esperienza, fatta anche di delusioni, non solo di successi. Oggi è cresciuto e nelle sue nuove canzoni si sente, eccome.
"Mala" racconta una relazione interrotta da incomprensioni e continui litigi, ma non soltanto. E' davvero amore oppure no? E quell'esperienza o quell'amicizia, dovevano proprio finire così? "Chiedersi se era solo sesso tra di noi è una domanda che può far ragionare davvero", spiega Blind. "In certi momenti si è così tanto innamorati da ritrovarsi completamente soli... La canzone però non parla solo d'amore, ma di rapporti tra le persone. Ognuno la può interpretare a suo modo". 
L'artista oggi ha in testa un obiettivo preciso: "voglio solo essere Blind. Non mi interessa avere successo o riempire San Siro. Certo, se ce la dovessi fare ne sarei molto contento. Ma prima di tutto voglio fare cose che mi rappresentino al 100%. Avevo una gran paura di sbagliare, oggi non ce l'ho più. Mi va benissimo sbagliare, ma voglio farlo di testa mia".
Non sono certo mancati i problemi, a Blind. Neppure nella sua recente vita d'artista. Negli ultimi anni si è convinto di aver compiuto diversi sbagli. "Mi sono affidato a persone sbagliate e non voglio rifarlo più. Voglio essere protagonista delle mie scelte", spiega. Tante riflessioni sono diventate canzoni come "Mala", intense ed efficaci. 
Cresciuto a Ponte San Giovanni (Perugia), Blind vive di musica fin da quando aveva appena 15 anni. A quell'età infatti ha lasciato la scuola per inseguire il suo sogno, iniziando a rappare ispirato da artisti americani, i cui testi descrivevano i sobborghi in cui vivevano. Ha avuto un'adolescenza complicata, finché il tribunale minorile lo ha affidato a Risorse & Talenti, associazione che lo ha aiutato a perseguire i suoi obiettivi musicali.
Nel 2020, come dicevamo, ha partecipato ad XFactor, arrivando al terzo posto e soprattutto pubblicando "Cuore Nero", singolo che ha raggiunto il Disco di Platino, un traguardo importantissimo. Su Instagram Blind è seguito da oltre 130.000 follower, perché la sua musica arriva sempre dritta al cuore. 
Forse il suo nome d'arte, che in inglese significa cieco, non l'ha scelto per caso. La musica guida tutti, non vedenti e non, in modo semplicemente unico, perfetto. E proprio chi non vede con gli occhi può farlo con il cuore e con le orecchie. Blind, in questa nuova fase della sua carriera non ha paura di spaziare tra i generi, non certo perché il mercato va veloce, ma perché vuol far sentire al mondo tutto ciò che ha dentro. 
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