#nuova drammaturgia italiana
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#CarlottaBrentan#HideandSeeek#LorisScarpa#NicoCetrulo#parktheatre#SabrinaZavaglio#TobiaRossi#ZavaProductions
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Debutterà in prima assoluta venerdì 2 febbraio 2024 alle ore 20.00 all’Altrove Teatro Studio - via Giorgio Scalia, 53 - lo spettacolo di Federico Malvaldi Tre giorni, regia di F. Malvaldi ed interpretato da Daniele Paoloni, Francesca Astrei, Veronica Rivolta e Renato Civello. In prima assoluta all’Altrove Teatro Studio, da venerdì 2 a domenica 4 febbraio 2024 Tre giorni, spettacolo scritto e diretto da Federico Malvaldi. Tre giorni. E dopo? Dopo si vedrà. Rob, un ragazzo di ventotto anni malato di cancro alla spina dorsale, non può sapere come andrà a finire. L’intervento ha un 50% di possibilità di riuscire ed il rimanente 50% di… Tre giorni per fare i conti con se stessi e con tutti i fantasmi del passato, per accettare che tutto potrebbe finire entrando in quella maledetta sala operatoria. Tre giorni per dire l’ultimo ti voglio bene a una madre rimasta sola, o per ricordare le bravate di gioventù insieme al proprio migliore amico. Tre giorni di paure e di incubi, ma anche di sorrisi e momentanee speranze. Perché proprio a me? Perché la vita è così: si diverte a fregarti. Ma a volte capita che in mezzo alle fregature accada qualcosa di bello. Una parola, uno sguardo, un gesto: Emanuela. Tre giorni per innamorarsi. E dopo questi tre giorni chissà, si vedrà. Divertente, grottesco, a tratti commovente e vero come la vita. Tre giorni affronta la paura di morire con ironia e irriverenza, sbattendoci in faccia tutto il cinismo della vita, così brava a prenderci in giro. Cosa proverò? Si chiede Rob. Non proverai nulla, risponde Emy, senza però saperlo davvero. Perché nessuno sa veramente cosa accadrà dopo. Semplicemente, a un certo punto, tutto si spegne. Il cuore smette di battere, il cervello si ferma, gli organi non lavorano più e la nostra coscienza sprofonda in un sonno senza sogni. Tre giorni racconta l’attesa. Quella di una stanza d’ospedale: un luogo senza tempo che ha confini spazio-temporali a sé stanti, contaminati da un realismo magico che mescola tra loro ironia, cinismo, paura e disperazione. L’attesa altera lo scorrere del tempo, lo deforma fino a dilatarlo o a restringerlo. Un secondo diventa un giorno, un giorno diventa una vita. Non è più il tempo esteriore - scandito solo dalle visite dei parenti e dai pasti improponibili dell’ospedale - a scorrere, ma il tempo interiore. Un tempo che non ha regole, confini e che per ognuno di noi è mutabile e differente. Tre giorni, in fondo, non parla che di amore e di morte. Della possibilità di provare speranza grazie a uno sguardo che sa di futuro. Ma sperare significa anche affrontare le nostre paure più oscure. Così restiamo lì, vulnerabili e indifesi, ma con la consapevolezza che non si muore mai domani, si muore sempre oggi e allora, oggi, dobbiamo anche vivere. Tre giorni di Federico Malvaldi - regia: F. Malvaldi; co-ideazione scenica: Veronica Rivolta; aiuto regia: Rossella E. Scarlato; interpreti: Daniele Paoloni, Francesca Astrei, V. Rivolta, Renato Civello; suono: Leonardo Raspolli; costumi: Marta Montanelli; illustrazioni e grafica: Bernardo Anichini -, testo finalista al CENDIC Segesta, al bando di drammaturgia del Teatro Stabile di Catania ed al premio PaT - Passi Teatrali per la drammaturgia italiana contemporanea; Menzione speciale al bando di nuova drammaturgia Prosit! istituito da Altrove Teatro, vincitore del Premio “Pubblicazione” Silvano Ambrogi e del Premio SIAD Calcante, rimarrà in scena all’Altrove Teatro Studio fino a domenica 4 febbraio 2024 (orario: venerdì 2 e sabato 3, ore 20.00; domenica, ore 17.00)
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Verona, l'Altro Teatro al Camploy la travolgente comicità di Paola Minaccioni nel monologo "Stupida show"
Verona, l'Altro Teatro al Camploy la travolgente comicità di Paola Minaccioni nel monologo "Stupida show" Giovedì 18 gennaio alle 20.45 appuntamento da non perdere al teatro Camploy. In scena "Stupida Show", un monologo di stand up comedy per cuori coraggiosi con la travolgente comicità di Paola Minaccioni scritto da Gabriele Di Luca di Carrozzeria Orfeo. Paola Minaccioni, una delle artiste più amate del teatro, del cinema e della televisione italiana, col suo impetuoso umorismo trascinerà il pubblico nell'inconfessabile e nell'indicibile, nei piccoli inferni personali di ciascuno per dare voce a tutta quella follia e a quelle frustrazioni che ci abitano ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno. Il tutto raccontato attraverso lo sguardo di una donna in grado di trasformare le sue ferite personali e i fallimenti in una comicità travolgente, dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l'amore. In Stupida Show Paola Minaccioni non sarà la tenera eroina vittima di un mondo crudele, non sarà la donna da compatire, ma da temere. Si trasformerà in una donna sola e in guerra con la vita, alle prese con un corpo in declino, un'affettività traballante e songi irrealizzabili, antieroe per eccellenza che svela vizi, lati oscuri e follia di chi nella vita sa bene cosa significa inciampare, è stufa di sopportare la retorica qualunquista della contemporaneità e ha voglia di dirne quattro. È 'stupida' perché racconta il viaggio di una donna da sempre irrisolta, buffa nelle sue grottesche contraddizioni, apparentemente condannata ad inciampare sempre negli stessi errori nelle stesse trappole della vita. In fondo però parla un po' di tutti, presi nella limitatezza e finitezza. Presentato da Carrozzeria Orfeo, Infinito Produzioni e Argot Produzioni, Stupida Show!, per la regia di Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti, è uno spettacolo per cuori coraggiosi: politica, potere, differenze di genere, violenza, maternità, sessualità, razzismo, egoismo, pornografia, famiglia, individualismo, tensioni sociali... sono alcuni dei temi che intende indagare la comicità di oggi nei loro aspetti più scomodi per il nostro presente, con una nuova e diversa chiave di lettura della realtà. "In un periodo di generale smarrimento e incertezza come quello in cui viviamo - spiega il drammaturgo e regista Di Luca - in un tempo pieno di retorica, slogan, proclami populisti, ipocrisia, divisioni sociali, disonestà intellettuale e finzione, dove l'indagine di alcune tematiche e l'uso di un linguaggio senza filtri vengono condannati da una certa opinione pubblica perbenista, sembra davvero di vivere in un Truman Show. Proprio in questo contesto una comicità dissacrante, che voglia gettare luce sulla realtà e abbattere il muro della retorica, può dare il suo contributo nell'indagare l'uomo e la società contemporanea, offrendo la possibilità di metterci in discussione senza preconcetti e finti perbenismi". Il perbenismo, il politicamente corretto e la facile morale, nella stand up comedy sono banditi, perché nelle premesse fondamentali di questo genere non c'è la volontà di rassicurare o intrattenere, ma il desiderio di aiutarci a distruggere a suon di risate il finto set di cartone nel quale siamo imprigionati per svelare la realtà dietro ad esso. Spettacolo non adatto ad un pubblico di età inferiore ai 14 anni. Stupida Show: Drammaturgia Gabriele Di Luca, con Paola Minaccioni. Regia di Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti. Musiche di Massimiliano Setti, spettacolo di Carrozzeria Orfeo. Produzione di Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni, Argot Produzioni e Carrozzeria Orfeo. Coproduzione La Corte Ospitale, Accademia Perduta – Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival. Programma completo sul sito, sulla pagina facebook L'Altro Teatro Verona, sul profilo Instagram L'Altro Teatro Verona.Camploy. Biglietti disponibili da Box Office Verona - via Pallone 16 - tel. 045 80 11 154, e online sui circuiti ai seguenti link: - 1 boxol.it - 2 boxofficelive.it - 3 myarteven.it Il botteghino del Teatro Camploy sarà aperto la sera dello spettacolo a partire dalle 20 per l'acquisto dei biglietti. Carrozzeria Orfeo. In 15 anni di attività, con 11 spettacoli all'attivo – che hanno maturato oltre 1000 repliche – e il film Thanks! (programmato su Netflix nel 2020/2021), la Compagnia, diretta da Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti, prosegue nel suo teatro pop, fatto di drammaturgie originali che trovano ispirazione nell'osservazione del nostro tempo, in cui l'ironia si fonde alla tragicità, il divertimento al dramma. Il risultato è un'escursione continua fra realtà e assurdo, fra sublime e banale, attraverso storie che possono essere lette a più livelli e che hanno riscosso negli anni un grande successo di pubblico e critica.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Lucia Calamaro
https://www.unadonnalgiorno.it/lucia-calamaro/
C’è un grande bisogno di nuova drammaturgia italiana e servono testi corposi. Per un lungo periodo, dagli anni Novanta fino a dieci anni fa, la drammaturgia contemporanea italiana è stata considerata alla stregua di qualcosa di ermetico e incomprensibile dal largo pubblico. Non è accettabile che il contemporaneo sia necessariamente sperimentale, il teatro è presente al presente e per questo può raccontarlo.
Lucia Calamaro drammaturga, regista e attrice che ha vissuto e si è formata in giro nel mondo.
Nata a Roma l’8 giugno 1969, a tredici anni si è trasferita a Montevideo per seguire il padre diplomatico.
Laureata in Arte e Estetica alla Sorbonne di Parigi, è stata allieva dell’attore, mimo e pedagogo francese Jacques Lecoq.
Ha partecipato, nel 1998, alla creazione della nuova disciplina Ethnoscénologie (studio comparativo di spettacoli in vivo).
Nel 2002 si è trasferita a Roma per una borsa di specializzazione in Drammaturgia Antica e Versificazione.
L’anno seguente ha fondato Malebolge, compagnia teatrale completamente auto-prodotta con cui ha dato corpo alla propria scrittura scenica, allestendo diversi spettacoli che provava in spazi occupati della città.
La grande visibilità è arrivata nel 2011 con L’origine del mondo, ritratto di un interno con cui ha vinto tre Premi UBU e il Premio Enriquez per regia e drammaturgia, che è andato in onda su Rai Radio 3.
Nello stesso anno ha pubblicato il libro Il ritorno della Madre.
Dal 2014 insegna drammaturgia alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano.
È stata finalista ai premi Ubu come miglior testo nel 2016 con La vita ferma e nel 2018 con Si nota all’imbrunire. Nel 2019 ha vinto il Premio Hystrio alla drammaturgia.
È stata Presidente di giuria del Premio Riccione per il Teatro nel 2021.
Ha creato e dirige la scuola itinerante di drammaturgia Scritture, promossa da vari enti teatrali, per creare una scuderia di nuovi autori e autrici.
La sua colta scrittura teatrale, che spazia dalla psicanalisi al postmoderno, ha un’impronta veloce, contemporanea, mai compiaciuta che abbraccia ritmi e temi del presente.
Compone una cartografia umana di traumi, angosce, nevrosi che raccontano attraverso i personaggi, con una scrittura teatrale netta e mai compiaciuta, un sentimento universale dello stare al mondo.
La cifra che caratterizza i suoi personaggi è l’ironia. Prova, costantemente, a sorridere un po’ del mondo e di chi si prende terribilmente sul serio. A infilarsi in una fessura per non prendere la vita di petto ma affrontarla obliquamente per non uscirne schiacciata.
Lucia Calamaro è una delle poche artiste i cui spettacoli riescono a trovare spazio nei cartelloni teatrali in un paese, come l’Italia, dove il contemporaneo stenta a essere rappresentato e la drammaturgia femminile ancor meno.
Scrivere per me è cadere dentro le cose, prenderne atto, avvicinarmi alla questione quale è, anche se sfugge, si sposta, appare inafferrabile. Per capire il mondo devo reinterpretare la realtà, creare strumenti di comprensione dentro un tempo delle idee che non è quello del reale e della materia.
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"La stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola di Firenze"
youtube
"Uno spettacolo straordinario"
di Riccardo Rescio
Uno straordinario inedito, affascinante spettacolo è quello che è stato offerto ai partecipanti alla conferenza stampa indetta dal Teatro della Pergola di Firenze per la presentazione della stagione 2023/2024, martedì 6 giugno 2023.
Non in platea come prassi, bensì sul palcoscenico con la spettacolare vista del bellissimo teatro della Pergola in tutto il suo splendore.
Il Teatro della Toscana, in questo suggestivo scenario ha annunciato la stagione in abbonamento 2023/2024 del Teatro della Pergola, che è indubbiamente espressione del meglio del teatro nazionale e internazionale e che fa seguito alla fortunata stagione appena trascorsa, finalmente completa, che ha confermato lo stato di salute della Fondazione quanto ai risultati di pubblico e di incasso.
Autori, testi classici e contemporanei, sia italiani che stranieri, grande poesia e letteratura, drammaturgia storica e nuova drammaturgia, impegno e leggerezza, sono le linee guida di una programmazione articolata e poliedrica, nel segno dei valori fondativi quali Giovani, Europa, Lingua Italiana.
Un passo definitivo verso l’affermazione della Fondazione come Centro Internazionale di Cultura Teatrale.
La Pergola dal 24 al 29 ottobre, inaugura il suo cartellone, nel segno della Poesia e dell’Arte attoriale con l’Ezra Pound di Mariano Rigillo diretto da Leonardo Petrillo.
Ma l’indipendenza del pensiero e la voglia di percorrere nuove strade propone molti degli spettacoli che vanno da Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini per Fabrizio Gifuni, a sempre Pasolini per Elio Germano e Teho Teardo, per proseguire con Eduardo De Filippo per Fausto Russo Alesi, e ancora Sigmund Freud per Stefano Massini, per arrivare a Fabrizio De André per Neri Marcorè.
Solo solo alcuni assaggi di una spettacolarità tutta da gustare.
Riccardo Rescio Italia&friends
Teatro della Pergola Regione Toscana Fondazione CR Firenze Città metropolitana di Firenze Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
Elena Tempestini Etpress Comunication
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A Chorus Line, ballerini senza nome raccontano storie, cicatrici, speranze. E a teatro va in scena la vita vera. / Il Bullone - OrianaG e Isabella Marino
Pubblicato su Il Bullone n°34, aprile 2019.
È tornato in Italia "A Chorus Line", con la regia di Chiara Noschese e la produzione di Stage Entertainment Italia, in scena al Teatro Nazionale dal 14 febbraio al 7 aprile. È un atteso ritorno, dopo 11 anni dall'ultima versione italiana, con la regia di Saverio Marconi, la produzione della Compagnia della Rancia e le traduzioni di Michele Renzullo.
«A Chorus line» è un musical strano, semplice, ma mai uguale. Se sei del mestiere è difficile che non ti parli diretto, guardandoti dritto negli occhi. Debutta a Broadway nel 1975, rimane in scena fino al 1990, 15 anni, 6137 repliche, 9 Tony awards (gli Oscar del musical) e Premio Pulitzer alla Drammaturgia. La trama è semplice: 17 ballerini affrontano le audizioni per la «Chorus line», la linea del coro. Nessun ruolo principale, solo corpo di ballo, ballerini di fila, quelli senza il nome in locandina. Ottenere «la linea» significherebbe riuscire a pagare le bollette, in un bisogno a metà tra passione viscerale e istinto di sopravvivenza.
Il cast italiano, diretto come già anticipato da Chiara Noschese, che ha riunito diverse generazioni di interpreti, è bello, unito e convinto. E convince. Gli addetti ai lavori sanno bene cosa si provi a stare su quella linea, su un palco vuoto, da dove il regista che ha in mano il tuo futuro a breve termine, è solo una voce amplificata che dà ordini, un mezzo viso appena illuminato da un punto luce da scrivania, nel buio della platea.
Il bello del gruppo sta nella sua realtà. Personaggi semplici, ben interpretati da professionisti che ti coinvolgono con sincerità, fino a farti sentire uno di loro. Viene voglia di salire sul palco e mettersi a ballare insieme a loro! L'orchestra dal vivo regala classe e magia, sulla scenografia semplicissima ma d'effetto. Un gioco di specchi che moltiplica le vite, le storie dei ballerini in scena.Il valore aggiunto di «A Chorus line» - e probabilmente il motivo che lo ha reso mitico negli anni - è che di quei ballerini senza nome racconta le storie, le cicatrici, le speranze, le paure. Quella linea per la prima volta nella storia del musical diventa tridimensionale, l'importanza di ottenere quel lavoro supera la smania di avere il proprio nome in evidenza.
Le storie raccontate nello spettacolo sono tutte vere, registrate in diversi workshop a Broadway tenuti dallo stesso Michael Bennet, ideatore, coreografo e regista originario. Otto dei protagonisti di quelle storie vere entrano a far parte del primo cast nel 1975. Una di loro, Baayork Lee, ispiratrice del ruolo di Connie, ha seguito e curato molti allestimenti, anche in Italia. Questo passaggio diretto dell'eredità storica dello spettacolo, vive stavolta in Fabrizio Angelini, coreografo, presente in tutte le edizioni italiane precedenti, che non inventa nulla da zero, ma regala la propria storia ed esperienza ai nuovi interpreti. Il cast di questa nuova produzione è variegato, per età, esperienza, attitudine. E non solo funziona, ma rispecchia perfettamente la natura dello spettacolo, che cresce e si evolve negli anni grazie alla trasmissione diretta degli interpreti storici ai nuovi, in un'infinita eredità.
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Questo amore, dal 20 al 25 marzo all'Off/Off Theatre
Questo amore, dal 20 al 25 marzo all’Off/Off Theatre
Da martedì 20 a domenica 25 marzo all’OFF/OFF Theatre, sarà di scena Questo amore, con Laura Lattuada, Massimiliano Vado ed Eleonora De Luca, tratto dal romanzo omonimo di Roberto Cotroneo.
Lo spettacolo racconta la storia d’amore tra Anna, un’insegnante di lettere ed Edo, un ex calciatore di Serie A, due figure tanto distanti tra loro, quanto vicine. Subito vengono alla mente le iconiche storie…
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#Laura Lattuada#Matteo Tarasco#nuova drammaturgia italiana#Questo amore#Roberto Cotroneo#susanna tamaro
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100 anni fa la prima regia di Anton Giulio Bragaglia: elogio del gran genio del teatro italiano. Ovviamente dimenticato
“Grazie AGB, se non fosse stato per il tuo acume (e per quello di Luigi Pirandello), ci saremmo perduti la poetica straordinariamente novecentesca di Rosso di San Secondo. Non che sia servito a molto – oggi RSS, piuttosto colpevolmente, non viene più rappresentato -, ma ai tuoi tempi dare la possibilità di andare in scena al drammaturgo siciliano significa capire il valore dei testi e non lasciarsi ingolosire dalla necessità di registrare il ‘tutto esaurito’ a teatro”. AC
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Mentre la polvere delle case distrutte ancora annebbiava la luce del sole e la vasta eco della Prima Guerra Mondiale era ancora piantata nelle orecchie degli italiani, Anton Giulio Bragaglia – siamo agli albori del 1919 – decide di mettere in scena sulle assi del Teatro Argentina di Roma “Per fare l’alba. Tre momenti d’una notte isolana”, dramma di Rosso di San Secondo. In maniera soggettiva però: per lo spettacolo aveva deciso di applicare la “luce psicologica”, un sistema di atmosfere colorate derivanti inavvertitamente l’una dall’altra a commento degli stati d’animo dei personaggi.
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Efficace totem poetico del Fascismo, AGB fu amico personale del Duce: il suo volume, intitolato “Il teatro della rivoluzione”, si apre difatti con una “Lettera sul teatro a Benito Mussolini”.
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Occorre però aspettare qualche anno. È solamente dopo un lustro esatto che AGB decide di rivoluzionare la scena. A Parigi presenta il “palcoscenico multiplo” che “permette di cambiare all’infinito l’ambiente nell’azione”.
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A distanza di dieci anni dalla rappresentazione di Rosso di San Secondo – quindi esattamente nel 1929 –, fa uscire a Roma il libro “Del teatro teatrale ossia del teatro”, la summa poetica del suo sguardo di “régisseur” sperimentale. L’opera ha uno sguardo riposto verso il domani, quindi parla al teatro presente e futuro, il principio del “meraviglioso” visto come “moltiplicazione dell’azione e dei luoghi” e mette al centro della nuova drammaturgia scenica la “macchina”, quindi la “scena mobile” che il teatro deve ereditare dal cinema.
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Lui è Anton Giulio Bragaglia (1890-1960)
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti – l’omonima compagnia fu aperta da lui nel 1922 e venne chiusa nel 1936 – agiva la “scena versile”, una scena a tre facce che voltandosi istantaneamente produce il cambiamento da bosco a colonnato e a tendaggi.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti era presente anche la “messinscena fotoelettrica” ottenuta mediante un sottile schermo perlaceo, dietro al quale è disposta una quantità di lampadine di tre o più colori che proiettano un vago profilo delle cose – paesaggi o emblemi – durante le rappresentazioni del teatro sintetico.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti si adoperava la “lampada dell’oraluce”, un parco di lampade colorate nei tre colori fondamentali che, girando più o meno velocemente in un sottile filtro di garza, davano luce più o meno fredda o calda secondo l’ora del giorno.
Sul piccolo palcoscenico degli Indipendenti era installata la “maschera mobile”, in gomma elastica sottilissima, che offriva la “truccatura permanente” e separava psicologicamente l’attore dal pubblico: teste imbottite, menti tremuli come gelatine, collottole pneumatiche.
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“La gloria del secolo d’oro dell’arte teatrale fu in fatti soprattutto gloria della ingegneria posta al servizio del sogno fantastico dell’esecutore di spettacoli. Fu allora che la meccanica classica tolse un perfezionamento assoluto che noi non raggiungeremo mai anche con la nostra elettricità perché intanto non avremo mai tanta profusione di tesori per il grandioso teatrale, e poi perché è noto che i sistemi elettrici non sono infallibili, mentre la operazione teatrale deve esserlo”. Anton Giulio Bragaglia, 1929.
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Quando è morto AGB, nel 1960, io non c’ero. Non ero ancora nato…
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L’Università per, non tutte perlomeno ma alcune, talvolta insegnano bene e con passione il teatro del Novecento. È stato grazie alla sensibilità e all’amore della professoressa Anna T. Ossani di Urbino – “Letteratura teatrale italiana” – che ho avuto modo di annusare AGB. E il suo odore è ancora presente nelle mie orecchie.
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Gli studi di Bragaglia sulla “meccanizzazione della scena” – l’avvicendarsi dei luoghi, il movimento delle luci colorate, i suoni e tutto ciò che potesse portare un’efficacia reale all’azione scenica – sono stati gli insegnamenti pioneristici delle ardite soluzioni scenotecniche, costumistiche e luministiche italiane degli anni ’60.
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“Scelgo l’autore nel clima spirituale del momento. Lo eccito a scrivere la commedia sperimentale. Essa è pronta per venir rifatta. Lunghe forbici, carta bianca, colla e penna. Ora si tratta di far carne il verbo lo si crea scena per scena; si imposta il gioco dell’azione e si vocalizzano le espressioni, si compongono i quadri di colore e si stringono o rallentano i tempi, si piantano le vette degli acuti e dei forti; si spaziano le pause e i silenzi. Perfino l’intimismo ci fa gioco, a chiaroscuro del teatrale”. Bragaglia, 1930.
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Il “régisseur”, nella testa del Genio, era la conciliazione in un’unica personalità artistica dei tre maestri di scena: il direttore, colui che dirige la rappresentazione, il corago, che indirizza, guida la recitazione e l’apparatore, responsabile di tutto ciò che serve per l’allestimento, invenzioni, adattamenti, maestro degli attori e guida nella messinscena.
Occorre avere manciate di genialità nella testa solo per pensare a una crasi simile…
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“Imbacuccato in un elegante cappotto di cammello, una sgargiante sciarpa gialla alta sul collo fino a sfiorargli i baffi e in testa l’eterna lobbia sempre un po’ sulle ventitrè, Anton Giulio Bragaglia, altrimenti detto, per amor delle sigle, AGB, si poteva incontrare, in qualche bella giornata d’inverno, seduto all’interno della libreria Rossetti, nella parte alta di via Veneto a Roma, mèta di quotidiano appuntamento per artisti e letterati romani. Se ne stava lì, in silenzio, fissando dalla porta a vetri il poco che poteva vedere del traffico. Chi entrava, se lo conosceva, si limitava a rivolgergli un saluto al quale lui rispondeva, poi più nulla. Verso l’ora della chiusura si alzava, si toccava il cappello con la mano, a guisa di commiato, e se ne andava” ha scritto l’ottimo Luciano Lucignani su “Repubblica” nel 1985.
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La compagnia teatrale “Il Bagaglino” deriva il suo primo nome, “Il Bragaglino”, da Anton Giulio Bragaglia, ma un’ingiunzione degli eredi impose loro il cambio di nome. Ma forse nemmeno gli artisti che le hanno dato il meritato successo in oltre 30 anni di spettacoli lo sanno…
Alessandro Carli
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In #Volcano - coreografia e complessità
Alcuni spunti di riflessione estrapolati dall’incontro che si è tenuto sabato pomeriggio in teatro tra i partecipanti di Volcano #3 e Stefano Tomassini.
La coreografia è il prendere parola per il coreografo. è articolare il pensiero e un’etica, è un atto di responsabilità.
Danza e drammaturgia (modelli di agency e risposta):
Fare scelte
Fare gesti politici
prendersi delle responsabilità
PELLE: ANATOMIA DI SUPERFICIE
Problematizzare le gerarchie: in questo caso problematizziamo l’idea di interiorità considerata profonda rispetto all’idea di ciò che è superficiale come ciò che sta in superficie.
E’ possibile che queste gerarchie siano incorporate? Come smantellarle?
C’è un mondo per pensare la superficie senza renderla profonda?
PELLE SUPERFICIE - considerazioni preliminari:
la pelle è l’organo del nostro corpo più grande
è il primo a formarsi (è l’origine)
è il più sensibile
è il primo mezzo di comunicazione
è il più efficiente mezzo di protezione
il senso che gli è associato, il tatto, è il primo a svilupparsi nell’embrione
l’accrescimento e lo sviluppo della pelle dura tutta la vita (movimento continuo)
è impenetrabile all’acqua e alla polvere
durante tutti gli stadi della vita è sempre della giusta misura
In ANTONIN ARTAUD, Van Gogh il suicidato della società (1947)
“Il corpo sotto la pelle è una fabbrica surriscaldata, e fuori, il malato brilla, luccica, da tutti i pori scoppiati”
corpo che luccica
malattia come esperienza di luce
la pelle è l’immagine di qualcosa che sta sotto
In SKINS - nella prima puntata della seconda serie c’è una coreografia di Hofesh Shechter. Il titolo viene da un termine gergale inglese che allude alla carta delle sigarette: quindi la pelle è la carta e il sotto - il corpo - è il fumo. quindi idea di generazione in fumo - nella danza l’ibridazione di corpi per una nuova percezione di pelle
ORLAN Self Hybridation
tra pelle e corpo c’è un corpo ibrido esterno
tentativo di far saltare l’idea comune di “viseità”
contenuti/reliquiarie: gli ibridi una volta tolti dal corpo vengono conservati come reliquie
JANA STERBAK, Chair Apollinaire
è la rivendicazione di quello che c’è sotto la pelle: carne e nient'altro
TRASFORMARE L’IMMAGINARIO è COME CAMBIARE PELLE scrive Rosi Braidotti
MUTARE PELLE
JONATHAN DEMME, Il silenzio degli innocenti / The Silence of the Lambs
il titolo italiano ricorda la strage degli innocenti di Erode (racconta molto della cultura italiana: è una censura culturale) / il titolo originale non riguarda la Bibbia ma fa riferimento alla sacrificio di animali
CHATWIN, Che ci faccio qui?
ricorda che l’abito fa il monaco
abito come seconda pelle
SECODA PELLE
VIRGILIO SIENI, Atleta Donna (Biennale 2013)
vetrina come seconda pelle di cui lo spettatore sente l’interno che è lo spazio
pelle che mette in relazione la città con la performance
LUCA GIORDANO, Apollo e Marsia
pelle esposta come monito per la sfida al divino
seconda pelle come superbia
altra sfida agli dei: DIDONE, la pelle di bue per fondare un regno
DAVID LEBRETON, Antropologia del corpo e modernità (2000)
Il sociologo francese sintetizza icasticamente il concetto di 'pelle': una 'membrana' che funge da 'protezione' e da 'filtro' contro ogni agente esterno nocivo, una 'corazza' che ci permette di affrontare le insidie del tempo, una 'forma' che dà consistenza e compattezza alla materia organica:
“La pelle è un sottile foglio di tessuto che avvolge il corpo. Fisiologicamente essa è un organo piuttosto semplice; dal punto di vista sociale e psicologico, invece, è un organo altamente complesso. La pelle è un confine tra il mondo esterno e quello interno, tra l'ambiente e il proprio sé”
e prosegue descrivendo la pelle come un confine:
“La pelle è un confine tra il mondo esterno e quello interno, tra l’ambiente e il proprio sé”
PELLE COME CONFINE
TATUAGGI personalizzare il corpo per rinascere
RICCARDO BLUMER, La pelle come limite (2009):
il colore non è altro che pelle
siamo il simulacro della nostra pelle (siamo il simulacro di un tessuto/pelle che ci veste)
PAUL VALERY: “Quel che c'è di più profondo nell'uomo è la pelle”
A FIL DI PELLE
Full body scanner (passivo e inconsapevole)
Thaipusam (piano interiore e piano esteriore coincidono: resistenza del fil di pelle, forza esterna corrisponde a forza interiorità)
RENARD, Pel di carota
i rossi come emblema di un’atra pelle
per Pel di carota la donna/mamma non ha eseguito il suo compito madre cioè non gli ha fatto capire l’affetto tramite il tatto
L’ALTRA PELLE
CURZIO MALAPARTE, Pelle (1949)
SALVARE LA PELLE
LILIANA CAVANI, La pelle (1981) “La nostra vera patria è la nostra pelle”
LEVINAS, Umanesimo dell’altro uomo
Possibilità di una nuova umanità dopo Auschwitz, la fine dell’umanità è nell’altro, nel riconoscimento del volto dell’altro
“L’apertura è il denudamento della pelle esposta alla ferita e all’oltraggio”
PELLE ESPOSTA
Statua di San Pietro nel Duomo di Modica
ferita nel costato come apertura abissale
la pelle del cristo è rotta, si è aperto un varco, uno spazio che chiama quel piano di ospitalità di cui parla Levinas
DANTE
la pelle esterna che racconta dell’interno
diavolo che si nasconde dietro una bella pelle
PELLE BENIGNA
Volto, significazione senza contesto
#Volcano – coreografia e complessità#volcano#formazione#coreografia#complessità#Danza Contemporanea#danzacontemporanea#stefano tomassini#simona bertozzi#enrico pitozzi
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Savona, "Iliade. Il gioco degli dèi" in prima regionale al Chiabrera lo spettacolo con Alessio Boni e Iaia Forte
Savona, "Iliade. Il gioco degli dèi" in prima regionale al Chiabrera lo spettacolo con Alessio Boni e Iaia Forte Dal 20 al 22 dicembre, ore 21.00, il teatro Chiabrera ospiterà, in prima regionale, lo spettacolo con Alessio Boni e Iaia Forte "Iliade. Il gioco degli dèi" di Francesco Niccolini, liberamente ispirato all'Iliade di Omero, regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer. "Prodotto per Bergamo-Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, la nuova produzione con Alessio Boni sulla guerra delle guerre, "l'Iliade" al Chiabrera in prima regionale - Rajeev Badhan, Direttore Teatro Chiabrera. - Ci sono tutti i semi del tramonto del nostro Occidente in Iliade che, come accade con la grande poesia, contiene anche il suo opposto: la responsabilità e la libertà di scegliere e di dire no all'orrore. Iliade canta di un mondo in cui l'etica del successo non lascia spazio alla giustizia e gli uomini non decidono nulla, ma sono agiti dagli dèi in una lunga e terribile guerra senza vincitori né vinti. La coscienza e la scelta non sono ancora cose che riguardano gli umani: la civiltà dovrà attendere l'età della Tragedia per conoscere la responsabilità personale e tutto il peso della libertà da quegli dèi che sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla. In quel mondo arcaico dominato dalla forza, dal Fato ineluttabile e da dèi capricciosi non è difficile specchiarci e riconoscere il nostro: le nostre vite dominate dalla paura, dal desiderio di ricchezza, dall'ossessione del nemico, dai giochi di potere e da tutte le forze distruttive che ci sprofondano nell'irrazionale e rendono possibile la guerra. TETRO CHIABRERA - 20 - 21 - 22 DICEMBRE - ORE 21:00 - durata spettacolo: 90 minuti - Regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer Iliade. Il gioco degli dei prima regionale - di Francesco Niccolini - con Alessio Boni e Iaia Forte - liberamente ispirato all'Iliade di Omero drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer - altri interpreti: Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer, Elena Vanni - scene: Massimo Troncanetti - costumi: Francesco Esposito - disegno luci: Davide Scognamiglio - musiche: Francesco Forni - creature e oggetti di scena: Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva - Crediti foto: Luciano Rossetti - produzione: Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo - coproduzione: Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Al sociale di Valenza tra cinema e teatro
Quando Kim Baker, producer statunitense di notiziari per la tv via cavo, si rende conto che alla sua esistenza manca qualcosa, decide di cambiare vita, partendo per una folle missione in Afganistan. Questo è l'incipit del film “Whiskey Tango Foxtrot”, in proiezione sul grande schermo del Cinema Teatro Sociale di Valenza mercoledì 29 novembre (ore 21). La pellicola è l'adattamento cinematografico del libro “The Taliban Shuffle: Strange Days in Afghanistan and Pakistan”, memorie della giornalista americana Kim Barker sulla sua esperienza in Medio Oriente avvenute dal 2002 al 2007. I registi Glenn Ficarra e John Requa dirigono un cast di qualità composto da Tina Fey, Margot Robbie, Martin Freeman e Billy Bob Thornton. La protagonista (interpretata da Tina Fey, comica del “Saturday Night Live”), stanca della routine da giornalista televisiva decide di mandare tutto all’aria (“WTF”, espressione americana che ne esprime l’intenzione, è il codice militare abbreviato per "Whiskey Tango Foxtrot") e si fa spedire in Afghanistan. È il 2003: tutti i corrispondenti di guerra più qualificati hanno, però, ormai base in Iraq. Qui, in mezzo a un'incredibile varietà di avventurieri, militari, signori della guerra, Kim trova qualcosa di inaspettato: la forza che non aveva mai saputo di avere. Con ironia e sottigliezza ci racconta di un percorso femminile, di cambiamento e di rinascita, una sorta di romanzo di (tarda) formazione che, come nella vita reale, è sempre intriso di lacrime ma anche di molte risate. Con la complicità di Tina Fey, la commedia decolla e si riesce anche a ridere di un conflitto. Il film, con verve satirica, ci racconta di risate e pianti, umanità e corruzione dilagante, passioni fuori controllo e attentati in pieno rave notturno. L'accesso alle proiezioni del cinema di Valenza può avvenire con una tessera del Cineforum Valenza Social Club. Con soli 50 euro è infatti possibile ricevere la Tessera BLU che consente di vedere tutti i 21 film in stagione (fino ad aprile 2018), mentre per gli studenti universitari e gli under 35 la Tessera ROSA prevede una tariffa di 30 euro per tutte le proiezioni. Il costo dei biglietti singoli, invece, è di 5 euro (ingresso intero) e 3 euro (ridotto). La programmazione dei Valenza Movie, che gode del riconoscimento da parte del F.I.C. Federazione Italiana Cineforum, è resa possibile grazie al connubio con ALEGAS che ha inteso appoggiare il Teatro Sociale di Valenza nel suo percorso unendo il proprio marchio a questa importante operazione aggregativa e culturale. La pellicola rientra nel primo ciclo di proiezioni, Valenza RIDE, 7 film ogni mercoledì alle 21.00 - fino al 13 dicembre 2017. Nel 2018 la sala cinema ospiterà le pellicole selezionate dalla direzione artistica di Roberto Tarasco, che vanno a comporre i due filoni di AMA e PENSA. Un intenso parallelismo tra la tragedia di Eschilo e la drammatica realtà delle migrazioni via mare. Ecco lo spettacolo “Supplici a Portopalo” in scena al Teatro Sociale di Valenza venerdì 1 dicembre (ore 21.00) nell'ambito della programmazione APRE stagione teatrale 2017-2018. Ci sorprende, il testo, nel raccontarci le analogie per tematiche, tensioni e reazioni tra una vicenda di 2500 anni fa e gli attuali flussi migratori. In scena sono Gabriele Vacis (che è anche regista del lavoro ed autore insieme alla grecista Monica Centanni) e l’attore Vincenzo Pirrotta, ultimo erede della tradizione dei grandi cuntisti siciliani. Un episodio che va oltre il fatto teatrale tout court. Lo spettacolo si colloca all’interno della più ampia progettazione dell’Istituto di pratiche teatrali per la cura della persona, una nuova realtà che nasce da un'idea di Gabriele Vacis e Roberto Tarasco. L’arte non è più solo creazione di forme ma anche inclusione: questo l'assunto che muove una nuova articolazione del teatro che si sta concretizzando in laboratori, seminari, eventi e “ambienti” dedicati al pubblico in genere, ma che muove un interessante percorso, in particolare, sulle comunità dei migranti presenti sul territorio piemontese. “Supplici a Portopalo” è firmato, come detto, nella drammaturgia da Monica Centanni e Gabriele Vacis; scenofonia e allestimento di Roberto Tarasco; video di Michele Fornasero/Indyca. La regia è dello stesso Gabriele Vacis. Gabriele Vacis ed il suo staff svolgono un prezioso lavoro prima della replica coinvolgendo associazioni che sul territorio si occupano di accoglienza e portando in scena giovani rifugiati che avranno modo di offrire umanissime quanto sorprendenti testimonianze. La stagione APRE 2017-2018, organizzata dalla CMC di Angelo Giacobbe, con la direzione artistica di Roberto Tarasco, è resa possibile grazie al sostegno di Comune di Valenza, Regione Piemonte e Fondazione Live Piemonte dal vivo. Costi dei biglietti: intero 20 € / ridotti 16 € http://dlvr.it/Q3F7gx
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Isa Danieli, la storia del teatro italiano
https://www.unadonnalgiorno.it/isa-danieli/
Isa Danieli, poliedrica attrice italiana, si può considerare, senza temere di sbagliare, un monumento vivente del teatro italiano. Ne rappresenta la storia, il ricordo, il pathos.
È nata a Napoli il 13 marzo 1937, come Luisa Amatucci, all’epoca usare un nome d’arte era una convenzione comunissima, proviene da una grande dinastia di attori, i Di Napoli. Sua madre Rosa Moretti fu una delle voci di Radio Napoli. Nata e cresciuta nei teatri della sceneggiata napoletana, debutta a 14 anni con il nome d’arte di Luisa Moretti, in ‘O curniciello. A sedici anni invia una lettera con una sua foto a Eduardo De Filippo per proporsi nella sua compagnia, il grande maestro la convoca e la mette in scena la sera stessa.
Lo spettacolo d’esordio è Napoli milionaria!, viene poi riconfermata per Questi fantasmi! e successivamente il grande Eduardo scrive apposta per lei le parti da cameriera in Mia famiglia, e Bene mio e core mio. Diventa un punto fermo e inamovibile della compagnia De Filippo, con cui lavorerà per molti anni.
Nel 1955 prende il nome d’arte di Isa Danieli.
A fine anni Sessanta, esordisce al cinema, dagli anni ’70 nasce una speciale intesa con Lina Wertmüller che la dirigerà in quasi tutti i suoi capolavori. Sarà successivamente diretta da tanti grandi registi come Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore, Ettore Scola, Nanni Loy, Giuseppe Bertolucci e altri ancora. Nella prima metà degli anni Ottanta, Isa Danieli è tra i protagonisti del film Così parlò Bellavista, tratto dall’omonimo libro di Luciano De Crescenzo che ne curò anche la regia.
Nel 1986 vince un Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista per il film di Lina Wertmüller Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti.
Ma la sua passione per il teatro non verrà mai tradita, in circa 70 anni di carriera, sono innumerevoli gli spettacoli che l’hanno vista protagonista.
Ha fatto tanto avanspettacolo, è infatti anche un’intensa cantante e una discreta ballerina. Ha lavorato con Nino Taranto, è stata nello spettacolo epocale La gatta Cenerentola di Roberto De Simone.
Nella sua lunga e straordinaria carriera ha recitato in drammi, commedie, avanspettacolo, teatro sperimentale e di tradizione, cinema e televisione. È un’artista che non si risparmia mai e che ha un profondo rispetto per il lavoro.
Attrice pluripremiata, ha vinto tre Premi Ubu, un Nastro d’Argento, il Premio Eleonora Duse, gli Olimpici del Teatro e altri ancora.
Isa Danieli è stata la musa ispiratrice degli esponenti della nuova drammaturgia napoletana che le hanno dedicato dei personaggi indimenticabili.
Un’attrice che ha una gloriosa tradizione alle spalle ma sempre aperta alle avanguardie, alle novità, al dibattito politico e sociale.
Qualcuno mi battezzò carinamente ‘La musa’ della nuova drammaturgia. E venne Annibale Ruccello, Manlio Santanelli e poi Enzo Moscato, e ancora Francesco Silvestri e Ugo Chiti fino alla ventunenne Letizia Russo. È stato un viaggio faticoso, spesso doloroso, di cui custodisco gelosamente i calli sotto ai piedi e sopra il cuore, ma anche bellissimo. Avere il privilegio di tenere in sala, o addirittura in scena, chi ha scritto e sta scrivendo per te le parole che dovrai dire penso sia il sogno di chiunque faccia questo splendido mestiere.
Isa Danieli è un’artista impareggiabile, rigorosa e carismatica, è capace di trasformarsi in infiniti personaggi sul palcoscenico e nel cinema, dove buca lo schermo grazie al suo grandissimo talento.
Ironica, intelligente, vera, sentirla raccontare di vicende teatrali della prima metà del secolo scorso, è un vero privilegio che elargisce generosamente. È un’enciclopedia vivente di aneddoti, storie, nomi, date. Rappresenta la storia vivente del teatro e dello spettacolo del nostro paese.
Ancora oggi, con l’umiltà che appartiene soltanto a chi è grande, da vera lavoratrice del teatro, si mette a disposizione della regia e dello spettacolo. È un’antidiva, pur essendo nel firmamento delle grandi attrici italiane di tutti i tempi, è una donna reale, sincera, concreta e inarrestabile e soprattutto compagna di battaglie di tante lotte sociali e civili.
Una donna speciale Isa Danieli, un’artista sublime con una grande umanità, cosa per niente scontata.
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spettacolo teatro
LA TEORIA DEL CRACKER
Rassegna
Re:act 2019/2020
Venerdì 06 Dicembre alle ore 21.15
Primo appuntamento della nuova stagione di Re:act - Rassegna Teatro Contemporaneo con lo spettacolo LA TEORIA DEL CRACKER della Compagnia Occhisulmondo esito di residenza artisticoall'interno del progetto CURA Centro Umbro Residenze Artistiche.
LA TEORIA DEL CRACKER
Con Daniele Aureli
Primo Spettatore Massimiliano Burini
Dramaturg Giusi De Santis
Assistenza al Lavoro Amedeo Carlo Capitanelli e Matteo Svolacchia
Drammaturgia e Regia Daniele Aureli
Organizzazione Elena Marinelli
Grafica Francesco Capocci
Con il Sostegno di Fontemaggiore - Centro di Produzione, Corsia Of - Centro di Creazione, Spazio ZUT! Foligno, Teatro Thesorieri di Cannara, Centro Danza Perugia.
“Quando mastichiamo un Cracker, il rumore che percepiamo dentro di noi è maggiore rispetto al rumore che sentono le persone che ci sono accanto. E così quando proviamo dolore.”
(Teoria del Cracker)
In un piccolo paese di 900 abitanti una donna si ammala. A pochi passi da lì, una città situata nel cuore dell'Italia ha come arterie fabbriche e inceneritori. Si producono nuvole grigie. In questo cuore, che batte irregolare, in nove anni si sono ammalati 3736 uomini e 3089 donne.“È lu bruttu male”, qualcuno dice in giro. Una storia di nuvole tossiche e di amianto che coinvolge e sconvolge una nazione, un paese, una famiglia. Bisognerebbe, forse, imparare a restare in apnea. Perché respirare non è più così semplice.
Ambientato in una provincia italiana, una delle quarantaquattro aree inquinate oltre ogni limite di legge, lo spettacolo scava all’interno di una società apparentemente silente, per far risuonare le urla nascoste di un’umanità ferita. Al vaglio di una lente d’ingrandimento, da un punto di vista inusuale e scomodo, la storia è narrata dalla stessa malattia, ospite inaspettato e indesiderato dentro ad un corpo inconsapevole. Immagini ironiche e spietate che, insieme alle parole dell'insolito narratore, raccontano la storia di un paese, dei suoi abitanti e di una donna che, come altri, camminava e respirava sotto un cielo ricoperto da nuvole grigie.
La Teoria del cracker indaga l’invisibile e il suo paradosso.
Un pugno stretto pieno di rabbia e poesia che, con violenta intensità, sbriciola tutto, lasciando tracce di un inno di-sperato alla vita.
DURATA: 55’
Adatto ad un pubblico dai 14 anni in su
INGRESSO biglietto unico 7
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'Mai più soli', la stagione 19/20 del Teatro Vascello
Una stagione ricca di novità quella del Teatro Vascello, frutto di un lavoro appassionato alla ricerca non solo di grandi titoli e grandi interpreti ma di sempre motivate e mai casuali scelte programmatiche. Un disegno di ampio respiro, con proposte diverse tra loro ma tutte riconducibili a un progetto culturale unitario sotto il segno della qualità.
Mai più soli è lo slogan della Stagione 2019 – 2020 che individua nel teatro il luogo ideale e privilegiato per incontrarsi, riflettere e confrontarsi con la realtà e la contemporaneità che ci circondano.
Stagione-Teatro-Vascello-2019-2020-Download
Si rinnovano relazioni già collaudate e si concretizza una nuova e inedita collaborazione con la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi guidata da Carolina Rosi con la quale il Teatro Vascello condivide ideali e futuri progetti.
Per una più immediata leggibilità gli spettacoli sono stati raggruppati in diverse sezioni.
Il nuovo abbonamento di prosa è composto da 9 proposte di artisti diversi per sensibilità, ma accomunati dal loro indiscusso talento.
Drammaturgia contemporanea con Stefano Massini, Spiro Scimone, Enzo Moscato:
– Alessandro Preziosi è l’intenso protagonista di Vincent Van Gogh L’odore assordante del bianco, uno spettacolo prodotto da Khora.teatro con la regia di Alessandro Maggi e la drammaturgia di Massini – asciutta ma ricca di spunti poetici – che riflette sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea (26 novembre – 1° dicembre).
– Scimone e Sframeli si misurano per la prima volta con Pirandello e con i Sei personaggi in una versione calorosamente festeggiata che, dopo una lunga tournée, arriva finalmente a Roma; uno spettacolo in perfetto equilibrio tra comicità e feroce ironia diretto da Francesco Sframeli, anche in scena con un nutrito cast di giovani attori (3-8 dicembre).
– Una sanguigna e tenerissima Imma Villa diretta da Carlo Cerciello, dà voce e corpo a Scannasurice di Enzo Moscato, uno spettacolo emozionante pluripremiato che torna a Roma dopo gli unanimi consensi ottenuti dal pubblico e dalla critica e che è ormai diventato un apprezzato piccolo “cult” (10-15 marzo).
Due i classici: La tempesta di Shakespeare e La locandiera di Goldoni.
Quella che arriva dal Teatro Biondo Palermo, a firma di Roberto Andò è una Tempesta ricca di spunti visionari, di elegante fattura e densa di suggestioni; nel ruolo di Prospero un attore di talento come Renato Carpentieri affiancato, tra gli altri, da Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Gaetano Bruno e Giulia Andò (10-19 gennaio).
Sorprende e fa sorridere La locandiera, nella versione della Compagnia Proxima Res di Tindaro Granata: una brillante edizione, diretta da Andrea Chiodi, fedele all’originale, ma non priva di trovate che la rendono piacevolmente attuale (28 gennaio-2 febbraio).
Teatro musicale con Moni Ovadia, artista ironico, narratore dotato di straordinaria lucidità: a 25 anni dal primo Oylem Goylem, mette in scena un nuovo spettacolo con nuove storie, umorismo yiddish, canzoni, barzellette, musica klezmer (4-9 febbraio).
Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Gadda e Pasolini Fabrizio Gifuni continua la sua lacerante antibiografia di una nazione; in Con il vostro irridente silenzio (18-23 febbraio) si confronta con alcuni degli scritti più scabri della storia d’Italia: le lettere dalla prigionia e il memoriale di Aldo Moro. Gifuni dedica inoltre con Fatalità della rima una serata a Giorgio Caproni, poeta livornese che visse una parte importante della sua vita a Monteverde, a due passi dal Teatro Vascello (17 febbraio).
Atteso ritorno a Roma è quello di Marco Paolini, straordinario affabulatore, con Filo filò, il suo più recente lavoro prodotto da Jolefilm che riflette sui cambiamenti determinati dalle nuove tecnologie sulla nostra vita quotidiana (24-29 marzo).
Rezza & Mastrella, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Teatro di Venezia 2018, sono di casa al Vascello che dedica quest’anno ai due artisti una piccola “personale”. Sarà l’occasione per vedere (o rivedere) Fotofinish, uno dei cavalli di battaglia della coppia, un classico della loro graffiante e surreale comicità (17-22 dicembre), Bahamuth, scatenato e spassosissimo montaggio dadaista (26-31 dicembre); Anelante (3-5 gennaio) storia di un uomo alla continua ricerca della sua dimensione.
Accanto alle proposte in abbonamento un’ampia sezione è quella dedicata ai progetti di teatro, alla danza, alla musica, al circo.
Inaugura i progetti teatrali The night writer Giornale notturno di Jan Fabre. Lo interpreta Lino Musella che diventa Fabre in questa opera autobiografica dell’artista belga in cui emergono le intriganti sfaccettature e gli affascinanti pensieri di uno dei maggiori esponenti dell’arte e del teatro contemporaneo (11-13 ottobre in collaborazione con Romaeuropa Festival).
Un focus è dedicato a Roberto Latini, regista, attore e performer di originale personalità: La delicatezza del poco e del niente è un concerto poetico di parole su alcune delle composizioni più intense di Mariangela Gualtieri (14 ottobre); Il cantico dei Cantici è un poema antico al quale Latini sa infondere nuove energie (16-17 ottobre); Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? è una rielaborazione drammaturgica del capolavoro pirandelliano interpretato da PierGiuseppe Di Tanno che, solo in scena, dà voce a tutti i personaggi (18-20 ottobre).
Una novità è Venezia a Roma, un progetto che nasce in collaborazione con la Biennale Teatro di Venezia con l’intento di sostenere il lavoro di giovani artisti. Ospite quest’anno è Giovanni Ortoleva, regista under 30, menzione speciale alla Biennale 2018 che presenta Saul liberamente tratto dall’Antico Testamento e ispirato al testo di André Gide, drammaturgia dello stesso regista e di Riccardo Favaro (24-27 ottobre).
Quattro sono gli appuntamenti con la danza:
– Il Balletto di Roma arriva con due lavori inediti: Hu_Robot su coreografie di Ariella Vidach (4-6 ottobre) e Sogno, una notte di mezza estate firmato da Davide Valrosso (25 febbraio -1 marzo).
– Ricky Bonavita con la Compagnia Excursus presenta in prima nazionale Alma Tadema (13-15 novembre);
– Dancing partners (27-28 aprile) è un progetto europeo in rete che vede coinvolti artisti di diverse nazionalità (Italia, Spagna, Svezia, Inghilterra);
– Vivaldiana è infine il titolo del nuovo lavoro della Spellbound di Mauro Astolfi ispirato al musicista veneziano (5-10 maggio).
– È uno “spettacolo per tutti” – tra danza e circo – L’uomo calamita del Circo El Grito in programma dal 12 al 15 dicembre.
Spaziano dal classico al popolare le proposte musicali:
Tre gli appuntamenti di Calendario Civile (programma che trae ispirazione dal libro di Alessandro Portelli, per non dimenticare i grandi avvenimenti che hanno segnato la storia dell’Italia e dell’umanità) realizzati in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio:
– Moni Ovadia rilegge i grandi poeti greci in Romeosini Grecità (16 settembre);
– Dario Marconcini anche in scena con Giovanna Daddi e Emanuele Carucci Viterbi propone – in occasione della Giornata della Memoria – La mamma sta tornando, povero orfanello di Jean Claude Grumberg (27 gennaio);
– dedicato al ricordo del disastro di Chernobyl è Bob Dylan, pioggia e veleno con Alessandro Portelli, Piero Brega, Susanna Buffa, Sara Modigliani (20 aprile).
– La Scuola Popolare di musica Donna Olimpia e l’Orchestra di Villa Pamphilj arriva (dal 6 all’8 marzo) con Lucignolo e gli altri singspiel originale per soli, cori e orchestra diretto da Fabrizio Cardosa;
– Di voce in voce è la proposta di Nando Citarella, un viaggio tra musica e parola con ospiti diversi ogni sera (1-5 aprile);
– Ovidio Heroides Metamorphosis è l’incontro artistico tra Manuela Kustermann, interprete di alcune pagine del poeta latino Ovidio e Cinzia Merlin, virtuosa pianista (15-19 aprile);
– Soul è un concerto della More than Gospel diretto da Vincenzo De Filippo (26-29 maggio).
Chiusura con Maggio corsaro, due spettacoli di drammaturgia italiana contemporanea:
– La consuetudine frastagliata dell’averti accanto di Marco Andreoli diretto e interpretato da Daniele Pilli e Claudia Vismara (12-17 maggio);
– L’uomo più crudele del mondo scritto e diretto da Davide Sacco (20-22 maggio).
Numerosi gli appuntamenti in calendario in Sala Mosaico – rinnovata piccola sala del teatro – con incontri, letture, mise en espace dedicate alla poesia e alla letteratura; da novembre ad aprile si conferma inoltre la presenza di Vittorio Viviani – ogni giovedì alle ore 18.00 – con Quel copione di… che, a partire dalla novellistica italiana, riflette sulla situazione di oggi.
Come di consueto – saranno proposti nel corso dell’anno appuntamenti dedicati ai ragazzi con Il Vascello dei piccoli e si rinnoveranno le collaborazioni con il Romaeuropa Festival, Flautissimo, Roma Fringe Festival.
Sono in vendita on line e al botteghino del Teatro Vascello gli abbonamenti per la prosa Zefiro (a 9 titoli), Eolo (a 5 titoli a scelta). Ponentino è invece una card libera a 5 titoli tra le proposte di danza, musica, circo e progetti speciali di teatro.
È previsto inoltre un cambiamento negli orari della programmazione: sabato ore 19.00, domenica ore 17.00, tutti gli altri giorni alle ore 21.00.
L’Art Theatre BioBistrò è aperto tutti i giorni a partire dalla mattina.
Biglietteria:
Prosa intero € 25, ridotto over 65 € 18, ridotto under 26 € 15
Abbonamenti
ZEFIRO abbonamento fisso a 9 spettacoli (posto e turno fisso)
turno a scelta tra martedì, mercoledì, giovedì: 162,00 euro
turno a scelta tra venerdì, sabato, domenica: 180,00 euro
EOLO abbonamento a combinazione a 5 spettacoli (posto e turno fisso)
turno a scelta tra martedì, mercoledì, giovedì: 90 euro
È possibile effettuare il cambio turno con un costo supplementare di € 5,00;
esclusivamente per i nostri vecchi abbonati il cambio turno sarà possibile senza costi aggiuntivi.
Progetti Teatro intero € 25, ridotto over 65 € 18, ridotto under 26 € 15
Progetti Musica, Danza e Circo intero € 20, ridotto over 65 € 15 ridotto under 26 € 12
Flautissimo intero € 20, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 12
* per il concerto degli Avion Travel inizio spettacolo h 18: Intero € 25 ridotto over 65 € 18 ridotto under 26 € 15
Maggio corsaro posto unico € 15
Vittorio Viviani quel copione di… posto unico € 12,00 compreso di aperitivo
Ponentino card € 60,00 a 5 spettacoli a scelta tra le proposte di teatro, musica e danza, l’abbonamento non è valido per le proposte inserite negli abbonamenti EOLO e ZEFIRO.
TEATRO VASCELLO STRUTTURA DOTATA DI ARIA CONDIZIONATA
Via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma
Tel. 06.5881021/06.5898031
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Bando per la produzione del testo vincitore di NdN 2017
Bando per la produzione del testo vincitore di NdN 2017
NdN Network Drammaturgia Nuova è una rete nazionale che promuove un’azione di sostegno per la drammaturgia contemporanea italiana con l’obiettivo di favorire l’incontro di coloro che già lavorano nel campo della promozione della nuova drammaturgia per valorizzare i progetti esistenti e costruire una rete di discussione, ascolto e fattiva collaborazione.
Nell’ambito del progetto NdN 2016-2017 il…
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