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#non ti illudere
smokingago · 29 days
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Ti piacerebbe che una persona a cui tieni ti dicesse che gli piaci o che ti vuole bene, o semplicemente volesse passare del tempo con te in modo intimo, senza però in realtà provare veramente quello che dice o desiderare davvero ciò che fa, ma solamente per non restare soli anche al costo di lasciarti cuocere nelle pene di un amore non corrisposto? Sono sicuro di no. Non mi è mai piaciuto illudere le persone che so provare una attrazione nei miei confronti, per il semplice motivo che a me stesso non piacerebbe affatto essere illuso da una donna che lo sappia.
Ma aldilà del non dover fare agli altri ció che non si vorrebbe fatto a se stessi, mi è stato chiesto se illudere le persone non fosse da considerare anche una violenza psicologica. In realtà criminologi, psichiatri e psicoterapeuti sono unanimamente d’accordo nel considerare l’illudere consapevolmente una persona come una delle peggiori e più meschine forme di violenza. Basterebbero sempre poche parole per rassicurare sul fatto che sia normale che i sentimenti cambino, che si possa cambiare idea o che si possa non essere più attratti come prima. E sarebbe corretto anche solo dire che non interessa più continuare la relazione.
Non vale invece la scusa del non voler ferire l’altra persona allontanandola: il “fin di bene” sta infatti nella presa di responsabilità della scelta di interrompere una relazione che per l’altro diventerebbe sicuramente tossica. Qualsiasi fosse il motivo per non farlo, dobbiamo renderci conto che si diventa poi colpevoli di indurre quella persona a uno stato di sofferenza profonda e prolungata, rischiando di causargli gravi danni psicologici. Quella persona, infatti, vedrà un giorno crollare tutte insieme le sue certezze e i sacrifici che avrà fatto per seguire i suoi desideri, resterà profondamente delusa dall’amore e finirà per temere gli altri soffrendo di solitudine.
Se invece vi trovate dalla parte di chi ha illuso qualcuno, soprattutto se non solo per gioco (un gioco tipico dei narcisisti, che hanno continuamente bisogno di attrarre persone per aumentare la loro autostima), ma avete illuso anche persone che vi amavano davvero e che ritenevate importanti, allora dovete imparare a non essere egoisti, a scegliere, e a seguire le vostre scelte senza paura.
La verità è sempre l’unica via giusta, e anche se può far male sul momento, deve essere sempre usata al posto del silenzio o della menzogna. Siamo responsabili di noi stessi, prima degli altri, ed è proprio della nostra coscienza che ci dobbiamo preoccupare, invece di agire da vigliacchi. Troppa gente soffre inutilmente e smette di credere negli altri per colpa di persone che pensano solo a sé stesse.
La verità. Basterebbe imparare a non averne paura. E a scegliere questo tipo di persone.
Perché illudere qualcuno è la peggior cosa che gli puoi fare.
Cit.
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privateclubcultura · 3 months
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Un saggio disse: Nella vita bisogna disfarsi di tutte quelle chiavi che non aprono più nulla! Fanno solo illudere che possano aprire ancora qualcosa e le confonderai con quelle nuove che forse hai trovato e che aprono quelle porte nuove che ti possono cambiare la vita!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 24/06/2024
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alonewolfr · 19 days
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"Non ti illudere se non vuoi farti deludere!!"
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ambrenoir · 2 months
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Lettera alla mia vecchiaia:
"Quindi, mia cara, quando invecchierai non insegnare mai niente a nessuno.
Anche se sei sicura di avere ragione.
Ricordi quanto ti ha dato fastidio una volta? Hai seguito anche tu il consiglio degli anziani?
Non cercare di aiutare se non ti viene chiesto.
Non imporre la tua presenza a nessuno.
Non cercare di proteggere i tuoi cari da tutte le disgrazie del mondo. Amali e basta.
Non lamentarti della tua salute, dei tuoi vicini, del tuo governo, della tua pensione!
Non trasformarti in una vecchia litigiosa.
Non aspettarti gratitudine dai bambini.
Ricorda: non esistono figli ingrati - esistono genitori stupidi che si aspettano gratitudine dai loro figli.
Non dire frasi come: 'Io alla tua età...', 'Ti ho dato i migliori anni...', 'Sono più grande, quindi conosco meglio...'. Questo è insopportabile!
Se hai dei nipoti, non insistere perché ti chiamino per nome, se ti chiamano nonna. Che stupidaggine.
Non sprecare i tuoi ultimi soldi in trattamenti anti-invecchiamento.
Non serve a niente.
Meglio spenderli per un viaggio.
Non guardarti allo specchio e non truccarti in una stanza buia.
Non ti illudere.
E cerca di sembrare il più elegante possibile. Precisamente elegante, non giovane.
Credimi, è meglio così.
Prenditi cura del tuo uomo, anche se diventa un vecchio rugoso, indifeso e lunatico.
Ricorda che un tempo era giovane, forte e allegro.
E forse è l'unico che ha davvero bisogno di te in questo momento.
Non cercare di stare al passo con i tempi a tutti i costi: capire le nuove tecnologie, stare al passo con le notizie in modo ossessivo, studiare costantemente qualcosa di nuovo, non 'rimanere indietro nel tempo'.
Questo è divertente.
Fai quello che vuoi. Finché puoi!
Non incolpare te stessa di nulla.
Qualsiasi cosa sia successa nella tua vita o nella vita dei tuoi figli, hai fatto tutto il possibile.
Preserva la tua dignità in ogni situazione! Fino alla fine!
Fai del tuo meglio, mia cara, è molto importante.
E ricorda: se sei ancora viva, qualcuno ha bisogno di te!"
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lovesickshanties · 11 months
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OFMD Ficlet - XVI
Birds of a feather Izzy
Per lunghi anni, ogni mattino nella vita di Israel Hands si era svolto così. Al primo sospetto di aurora apriva gli occhi, uscendo da un sonno buio e denso come piombo; e come prima cosa, controllava se il proprio amore per Edward Teach fosse ancora lì.
Ci conviveva come con una vecchia ferita. Da tempo non sperava più che potesse smettere di dolere; semplicemente, aveva imparato a sopportarne la muta, costante presenza.
Dopo che con stanca rassegnazione aveva dovuto constatare che, sì, gli importava ancora di quella fottuta bestiaccia, si alzava sospirando e andava nella cabina del capitano.
A volte, entrando, Izzy doveva guadare una distesa di bottiglie vuote; a volte trovava Edward sveglio, imbronciato davanti a una finestra, a guardare il mare con l’aria di non aver chiuso occhio.
A volte, ed erano le mattine più dure, Israel entrava e lo trovava addormentato, riverso sulla branda o con il capo sullo scrittoio, in una nube di capelli sciolti che si confondevano nella barba come quelli di un San Giovanni Battista. Era facile dimenticarsi di quanto Edward fosse indisponente, quando dormiva con l’innocenza di un bambino, i lineamenti resi più dolci dal sonno e il respiro così quieto da fare appena rumore.
Izzy riscuoteva entrambi da quell’incantesimo con un secco battito di mani, e Edward si svegliava di soprassalto come un gatto spaventato. Una volta aveva fatto un balzo tale da sbattere contro l’ennesimo, inutile trofeo appeso proprio sopra il suo letto, un palco di corna ritorte che si erano poi staccate crollandogli addosso. Izzy aveva riso così tanto che era finito per terra.
…Anche quando non dormiva, però, nella sua tana piena di gingilli che non servivano ad altro che a riempirsi di polvere, Edward non si decideva a cominciare il giorno a meno che non fosse Izzy a chiamarlo.
Una volta dato il via al tran tran quotidiano, però, le ore scorrevano facili come un meccanismo ben oliato; un saccheggio di seguito all’altro, un’isola dopo l’altra, finché all’apice della loro fama non dovevano neppure più sguainare la spada per far capitolare intere flotte.
Se questo da un lato aveva reso la crescita della leggenda di Blackbeard una marea inarrestabile, dall’altro aveva precipitato Edward in una noia così profonda da trasformarlo sempre più di frequente in un gremlin dispettoso e crudele.
Qualche volta, la stupida violenza che accartocciava uno dentro l’altro i loro giorni aveva fatto illudere Israel che l’amore per Edward fosse stato corroso da amarezza e disillusione.
E invece ogni mattina guardava fra le ceneri, e lo ritrovava lì.
///
Quando era andato a salutarla per l’ultima volta, sua madre dormiva.
Era sera, ed erano soli in casa, e Israel non avrebbe più avuto un’occasione come quella per scappare. Doveva fare presto, prima che sorgesse la luna, tagliare correndo fra il granturco ancora alto.
Ma sua madre stava morendo.
Così Israel, col suo piccolo fagotto già sulle spalle, era entrato nella sua stanza. Il lume ardeva così fioco che appena si distinguevano il riflesso dello specchio sulla credenza, il luccichio del bicchiere vicino al letto, e gli occhi febbrili di sua madre, quando li aveva aperti lentamente su di lui.
Nel suo volto smagrito parevano enormi. Erano dello stesso colore dei suoi.
Non appena l’aveva visto, aveva capito subito; e gli aveva sorriso.
“Vieni qui, pulcino,” aveva sussurrato, con il luccichio nello sguardo di quando da bambino lo afferrava per fargli il solletico. Israel si era avvicinato al suo capezzale con la gola serrata.
Sua madre aveva preso le sue mani fredde fra le proprie, brucianti di febbre, e con solennità lo aveva benedetto. Poi si era sfilata dal dito l’anello nuziale e glie lo aveva premuto sul palmo. “Ti vorrò per sempre bene come oggi,” aveva bisbigliato; non aveva le forze di sollevarsi dai cuscini, così tremando Israel si era chinato per permetterle di baciargli la fronte. “Non dimenticarlo, bambino mio.”
Quella notte, mentre correva nei campi bagnati dalla luna piena, Israel aveva imparato l’esistenza di un amore che segna come fuoco, e che nessuna distanza, nè il tempo, nè la morte possono toccare.
///
And so no longer live I in fear Them are too greedy to pay my asylum bills This is my life and freedom's my profession This is my mission throughout all flight duration
There is a core and it's hardcore All is hardcore when made with love The love is a voice of a savage soul This savage love is undestructable
Gogol Bordello - Undestructable
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Un paio fa di pranzi mi ha canzonato ricordandomi che l’impegno non serve e che gli sforzi con cui gioco a fare Atlante non sono richiesti.
Davvero avrei voluto saperlo un paio di diottrie fa? Se l’avessi saputo avrei mosso solo il vento. Ti avrei forse tenuto la porta un po’ meno spalancata? Non ti illudere: siamo come le canzoni, finiamo molto prima di finire davvero.
Mi sono tagliata i capelli, ho una lentiggine sul naso, giro ancora attorno al sole, tutto nella norma. Piove tanto, stanno costruendo un palazzo dove prima c’era solo il cielo e dal tabaccaio sotto casa hanno finito le caramelle. In sostanza, sembra che il mondo avanzi. A me avanza un po’ di malinconia, quella classica da occhi stanchi e mani vuote. Compro nuovi cassetti per stringerci dentro sogni più grandi, cerco di ignorare che il vuoto che lasci non prende abbastanza spazio e che questa foga di rivalsa non mi sazia.
Mi ha tolto l’entusiasmo. Forse nemmeno se ne accorge, ma dire che la fatica profusa è un mero esercizio di stile, taglierebbe le gambe a chiunque. Mi faccio bastare l’aria viziata di questa stanza, per pigrizia, per paura. No, non è vero: il mio guinzaglio è la speranza.
Questo cielo grigio non mi abbatte, questa poca vita non mi finisce. Mi sono sfinita a forza di cercarti ma come me lo dico che non ho mosso un passo, non ho consumato gli occhi e non mi è esploso il cuore? Che occhi banali che mi ritrovo, chissà se riesci a rimanermi dentro. Agli occhi, mica al cuore, chè quello non sa farsi consumare. Solo amare non sarebbe bastato a tenerci stretti. Forse amarci, invece, avrebbe potuto salvarci.
Mi si scaldano le guance al pensiero del tuo fiato. Voglio le tue mani addosso, sentirmi persa nel tuo letto, non doverti chiedere se rimani.
Posso sopportare il suo sguardo, riconoscere la mia fortuna senza denigrare la fatica. Posso essere felice senza sentirmi completa. Posso cantare mentre preparo il caffè senza essere serena. Il cielo apatico ultimamente non mi sfama. Poi, una mattina qualsiasi, il sole mi scalda anche se nessun progetto è allineato. Nessuno spazio è occupato, sono solo prese di fiato, me lo ripeto per non morire soffocata dalle mie risposte lapidarie. Monosillabi che spargo in giro per illuderti di essere presente come non ti scordar di me ai bordi delle strade di città.
In quella foto non mi riconosco. Non ti voglio più, pensa che cosa stupenda. È disarmante, essere stati e non volere essere più. Non ti voglio più, pensa che cosa terribile. È rassicurante, non essere più e volere essere ancora.
Davanti alla sua ammissione di colpa sono rimasta senza fiato. Fatico a rimanere salda nelle mie convinzioni, vorrei andare un po’ più lontano, non voglio lasciarla. Ti ho fatto soffrire troppo da bambina, lo dice ma io ho lavato via la tristezza da ogni momento con il suo sorriso a cui il mio non assomiglia. Vorrei avere il suo coraggio, mica i suoi occhi, per dirti ancora che siamo come le canzoni. Non smettiamo mai di finire.
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laragazzafortesworld2 · 8 months
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Quello che mi fa perdere interesse in una persona è :
- Metterci 1/2 ore a rispondere ad ogni messaggio (a meno che non stia facendo qualcosa e in quel caso ci sta)
- Mettere storie continue e non rispondere (significa che mi stai ignorando)
- Parlare unicamente di se stessi senza chiedere nulla all' altra persona
- Rispondere a monosillabi o con risposte fredde in modo tale da non continuare la conservazione
- Non scrivere mai e aspettare che sia l'altra persona a farlo
- Illudere dando false speranze
- Essere un passatempo per quella persona (anche no, esistono i giochi per questo e i sentimenti non sono tali)
- Visualizzare e non rispondere
- Ghostare senza una spiegazione
- Essere presa per il culo (ad esempio ti chiedo di vederci, mi dici sempre scuse x per non farlo e poi beccarti in giro, anche meno)
E penso tante altre che ora non mi vengono in mente.
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lunamarish · 1 year
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12 aprile 1947
Aver l’impressione che ogni cosa buona che ti tocca sia un felice errore, una sorte, un favore immeritato, non nasce da buon animo, da umiltà e distacco, ma dal lungo servaggio, dall’accettazione dell’arbitrio e della dittatura. Hai l’anima dello schiavo, non del santo. Che a vent’anni, quando i primi amici ti lasciarono, tu soffrissi per nobile sofferenza, è una tua illusione. Ti dispiacque dover smettere abitudini gradite, non altro. E continui adesso, tale e quale. Tu sei solo, e lo sai. Tu sei nato per vivere sotto le ali di un altro, sorretto e giustificato da un altro, che sia però tanto gentile da lasciarti fare il matto e illudere di bastare da solo a rifare il mondo. Non trovi mai nessuno che duri tanto; di qui, il tuo soffrire i distacchi -non per tenerezza. Di qui, il tuo rancore per chi se n’è andato; di qui la tua facilità a trovarti un nuovo patrono -non per cordialità. Sei una donna, e come donna sei caparbio. Ma non basti da solo, e lo sai. 
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere
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colazionearipetere · 7 months
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Questa mattina colazione con un ricetta deludente. Mi ero fatta illudere da una ricetta "fit" che sembrava buona ed invece sa di uovo cotto, amaro e con boh un retrogusto strano. Sarebbero dei "brownies" alla mela. La ricetta è abbastanza fit, dato che ha solo tre ingredienti: uova, mela e cacao (e un po' di bicarbonato), però a livello di sapore fa abbastanza cacare. Non è una ricetta bilanciata per una serie di motivi: 1) troppe uova, 2 uova per 2 mele sono troppe, io ho usato due mele grosse (quasi 400gr in tutto) e due uova altrettanto grosse e sapeva di uovo cotto, sarebbe stato meglio 1 uovo e una parte di bevanda come latte, acqua o una qualsiasi bevanda vegetale l'importante è che fosse un liquido; 2) manca un amido, uno qualsiasi! che sia farina, fecola, amido di riso/mais, farina di avena, di grano saraceno, insomma manca un addensante, un qualcosa che dia corpo alla ricetta; 3) ne avevo un po' il sospetto ma volevo provare lo stesso e alla fine è stato confermato che la mela non si presta per questo tipo di preparazioni, credo che sia stato anche questo a dare un sapore strano, la mela non è polposa, ha molta acqua ed infatti sono venuti molto umidi una volta raffreddati; 4) troppo cacao, non è solo una questione di sapore e dunque che è troppo amaro, è il fatto che tutto quel cacao è proprio inutile, quella del video magari stava con la cosa che non mette farina e dunque daje di cacao anche perché il cacao assorbe più acqua della farina ma... no, proprio no, non serve a niente tutto questo cacao quello serve ad insaporire non puoi sostituirlo alla farina o una qualsiasi polvere amidacea e dunque addensante. Vuole essere una ricetta fit e capisco, ma il sapore è proprio brutto, si possono mangiare solo se copri parte del sapore: io ho messo sciroppo d'acero e burro d'arachidi ma se devi aggiungere qualcosa di calorico alla ricetta che nasce come fit tanto vale che ti mangi un dolce normale magari con pochi grassi ma almeno più buono e come calorie secondo me alla fine siamo lì. La ricetta dunque di per sé è sbagliata prorpio nella composizione, pure se si presenta come fit dato che: 1) se avesse usato la banana (o l'avocado, ma lì mi sa che saliamo di calorie e di grassi) avrebbe avuto più consistenza; 2) poteva usare solo l'albume, sarebbe venuta meno grassa e più proteica; 3) sostituire il tuorlo con un grasso vero e proprio come olio, burro d'arachidi, ma anche yogurt; 4) meno cacao (credo che quando ne metti già 20 gr è tutto il mondo, e lei ne ha messo 60) 5) usare un amido qualsiasi, farina 00, di avena, di riso, grano saraceno, amidi vari, boh quei preparati strani per robe fit che non ho idea qualcosa che insomma a contatto con un liquido diventa cremoso.
A volte ci provano con queste robe fit, ma veramente no.
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privateclubcultura · 8 months
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Si sa! Che la Fortuna è Cieca e ti volta le spalle! Che il Destino è Traditore e nasconde le sue trame e... la Seduzione, è Effimera la puoi vedere, ti può illudere e non ne conosci mai il contenuto!
Le disse lui tranquillamente a quel suo modo di essere provocante e fatalista.
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 28/01/2024
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chernobyl-x · 1 year
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Possiamo fare finta che
Tra noi ci sia più niente
Ci possiamo illudere
Che stare lontani non fa più male
Puoi nascondere le chat
Archiviare i miei messaggi
Ma non ti rendi conto che
Tu, non puoi archiviare me
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filorunsultra · 2 years
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Blue monday
È un lunedì sera di gennaio, sono seduto a un tavolo dell'Uva e Menta con Matteo. Dicono che sia la sera più triste dell'anno, probabilmente lo è. Il bar è semideserto e la birra è troppo forte, come al solito. Ci fissiamo le palle degli occhi a vicenda, un po' sbronzi e sputiamo su quello che abbiamo.
Cosa abbiamo non l'ho capito. Ho l'impressione che la vita mi prenda a pugni ogni volta che provo a campare di qualcosa che mi piace. Non ne ho l'impressione, so che è così. Ci stiamo piangendo addosso.
La nostra partita l'abbiamo persa in partenza: non si può sopravvivere di una passione che strappa le unghie dai piedi, apre le mani, toglie il sonno o ti scarica qualche migliaio di metri cubi di neve addosso. Una cosa del genere non prevede compromessi, non dà da vivere e soprattutto non risponde a delle regole di mercato. Proviamo a integrarci, a proporre le nostre utopie, a convincere gli altri a darci retta, e ci sbattiamo il muso ogni giorno perché siamo dei disadattati. E non c'è niente di fico nell'esserlo. Niente di cool.
Passiamo la giornata a parlare di presentazioni di scarpe, e di video, photo shooting, experience, materiali e stronzate, ma è solo merda che siamo costretti a farci piacere per poterci illudere di vivere facendo quello che ci piace. Ma non è così, e non ho neanche i soldi per comprare da mangiare. Amare la corsa non significa andare in America per una rivista o lasciare il lavoro per allenare qualche testa di cazzo, no. Significa passare la giornata a girare hamburger in un fast food, cambiarsi nel parcheggio sul retro e andare a correre venti chilometri lungo la tangenziale. Quella è una scelta, quello è vivere per qualcosa. Il mondo della corsa dovrebbe implodere e collassare e tornare ad essere qualcosa in cui nessuno conta un cazzo di niente e in cui nessuno ha bisogno di nessuno. Se non di un arco di legno all'altro lato di una catena montuosa e di due amici e una birra ad aspettarlo. E Milano andrebbe bruciata.
Ci diciamo queste cose e ordiniamo un'altra birra. Mentre attorno a noi tutti sembrano riuscire a vivere senza pesi sul cuore, senza farsi nessuna cazzo di domanda. Persone meno colte, meno intelligenti, meno interessanti, persone mediocri.
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libero-de-mente · 1 year
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La lavanda dei piedi
Per la chiesa cattolica la lavanda dei piedi è simbolo dell'amore di Dio, oggi quel gesto fatto da Gesù, viene celebrato nel periodo pasquale con delle ricorrenze e atti simbolici.
Non per me, non io. Io ieri sera ero chino e in ginocchio a lavare fisicamente dei piedi, quelli di mia madre.
Le accarezzavo i piedi con delicatezza per i dolori che prova, pensavo a quanti anni, quanti giorni quei piedi hanno sorretto una madre e moglie nell'essere sempre prodiga verso la sua famiglia.
Quanti chilometri avranno camminato, m'immagino il giro intero del mondo non so quante volte. Con le buste della spesa in una mano e lo spazzolone per pulire i pavimenti nell'altra.
Mentre lavavo i piedi a mia madre mi sono sentito sollevato, come se stessi lavando dalla mia anima le ferite e le incomprensioni del nostro passato.
Lavare i piedi a una persona anziana, che ha serie difficoltà nel farlo da sola, è un atto di amorevole cura.
Generalmente se qualcuno decide di dedicare del tempo a qualcuno bisognoso lo fa quando ha del tempo perso, inutilizzabile per altre faccende. Sempre che lo faccia.
Credo che si debba donare anche un po' del tempo che noi definiamo "prezioso", quello dove avremmo "cose più importanti da fare". Quel poco di tempo sottratto alle "importanze" di una vita frenetica valga il triplo se dedicato verso chi ha bisogno.
Bisogno di attenzioni, di cure, di ascolto, di una parola o anche generalmente di un semplice gesto.
Se riguardo il mio passato è costellato di gesti amorevoli e gentili che spesso non ho fatto per mancanza di coraggio, di determinazione.
Poi un giorno iniziai, mi ricordo le prime volte la sensazione di felicità che mi si creava dentro. Così ci presi gusto e continuai.
Spesso con le persone più bistrattate, quelle da cui stare alla larga e prestare attenzione perché (e via di luoghi comuni).
Ho fatto favori, piaceri e cortesie anche importanti a gente ricca, gente arrivata, ho avuto in cambio strette di mano e pacche sulla schiena con a volte frasi del tipo "ti devo un favore".
Non me lo hanno mai ritornato quel favore, solo Dio sa quante volte ne avrei avuto bisogno anche di uno solo di quei favori.
Da persone indigenti, disperate e bisognose a cui ho dato una mano nel silenzio e nella riservatezza più totale ho ricevuto tantissimo. Sorrisi, abbracci, lacrime e sguardi che sono valsi più di ogni altra cosa o favore restituito.
Mi hanno fatto dei doni che mi hanno scaldato il cuore. Un miracolo.
Tutto questo l'ho pensato mentre lavavo e asciugavo con amorevole cura i piedi di mia madre. Stanchi. Come lei, che stranamente mi seguiva nei movimenti in religioso silenzio. Lei che parla tanto. Le sue labbra sono di una ventenne tanto hanno energia nel parlare.
Offrite dei gesti d'aiuto e non solo parole. I gesti dimostrano, le parole potrebbero solo illudere senza di essi.
Credetemi, per tantissime persone un gesto d'attenzione o d'aiuto non è per nulla scontato, ma semmai qualcosa di inaspettato e sorprendente.
Ho fatto la lavanda dei piedi nel periodo pasquale per la prima volta nella mia vita, non l'ho fatto come un rituale ma come un concreto aiuto e gesto d'amore.
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sadboy888 · 2 years
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La mia anima è stata più volte distrutta, umiliata abusata da persone che non sanno amare. Sanno solo farti illudere di essere qualcuno in un mondo di illusioni fantasie e sogni che costruisci ogni volta ma poi ti tocca ricominciare con sempre meno fantasia e libertà.
Perché l'amore è saper custodire un'anima non tua costruendo qualcosa di unico
Aimar Lorenzo
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senza-battito · 2 years
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Non parlo di illudere in quel senso so che non cerchi nulla di serio,allora abbiamo deciso di essere amici,ti ho detto che avrei tolto tutto e mi hai detto "ma poi come parliamo" allora avevo lasciato tutto apposta per te,ma nulla è stato tutto inutile. Non rispondo all'ultima parte perché io di te non so nulla,non me lo hai permesso,ma tu di me sai tutto e sai anche perché ero sparita,ti ho chiesto anche scusa ma a quanto pare non è bastato. Ho cercato di non sparire e non richiudermi più in me stessa ma tanto tu sparisci ogni giorno. Comunque ho capito tutto,ti ripeto tolgo il disturbo non prego nessuno.
A me basta che accetti il fatto che io rispondo quando ho voglia, se una persona inizia a farmi “pressing” perdo le voglie
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unfilodaria · 13 days
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Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà
Un noto detto napoletano dice "Giorgio se ne vò jì e ‘o vescovo ne ‘o vò mannà" (Giorgio se ne vuole andare e il vescovo lo vuol mandare via). Non sono napoletano ma in Campania la lingua e i detti napoletani hanno influenzato tanti dialetti locali, per cui il motto resta, cambiando i personaggi, ma il significato resta identico. Nel significato originale, le persone adottano questo modo di dire quando due persone desiderano la stessa cosa, nonostante uno dei due non si dia una mossa nel fare il primo passo. Poi c'è chi lo adatta a circostanze diverse. Che c'entra con me questo nodo di dire? C'entra c'entra.
In tutto questo ripercorrere a marcia indietro questi 13-14 anni di soggiogamento mentale autoindotto (posso continuare a sbattermi nel darle responsabilità, che in parte ha, ma alla fine ho fatto tutto io: semplicemente non ho voluto accettare e capire) sto cercando le radici di certi nostri atteggiamenti e delle mie reazioni a tutto questo. Negli ultimi anni di convivenza, la nostra insofferenza all'altro era diventata parossistica, la toccavi con mano, ma non si arrivava mai a troncare il rapporto: al di là della mia follia per lei (non c'è nulla da fare ero e sono totalmente drogato di lei, ossessivamente credo, ma ancor prima di questi 14 anni) quello che ci teneva insieme, penso, fosse la paura dell'abbandono, di restare soli, di non avere prospettiva di coppia diversa dalla nostra, almeno di facciata. Credo che entrambi, tante volte, abbiamo sognato, desiderato di liberarci di un fardello diventato insopportabile ed insostenibile. Io però restavo ancorato a questa idea di amore, col senno di poi, sicuramente molto idealizzato. Lei non so, non sono mai riuscito a vedere o a sondare oltre i suoi malumori e silenzi. Non capivo e il non capire mi rendeva instabile e allora avevo bisogno di certezze per continuare quel rapporto, che ci faceva comunque stare male entrambi, ma alle mie domande "se non ti sta bene nulla di me, perché continui a stare con me? Ma tu mi ami?" seguiva o un silenzio assordante o un farfugliamento incomprensibile, ma mai una risposta chiara e netta. Solo dopo che l'ho lasciata la prima volta, in un mio atto di disperazione estrema, e comunque dopo più di un anno, mi disse "io ti ho amato! Sei tu che non capivi" (sicuramente, come ho detto, non capivo ma cazzo, se mi amavi davvero, perché non l'hai fatto capire e dirlo quando era il momento di dirlo? Perché non mi hai abbracciato forte? Perché non me lo hai fatto sentire? Perché non mi hai baciato e ci siamo rassicurati l’un l’altro? Invece no, il gelo e alla fine ho usato la medesima arma, se non peggio. Che coglioni siamo stati. Colossali!)
La verità, capisco ora, che semplicemente ad un certo punto non mi amava più: mi voleva bene, si, ma non mi amava più. All’inizio, mi voglio illudere che sia stata una grande storia di amore, qualcosa degno di vivere e da ricordare: mi ha amato intensamente o ha almeno ha creduto di amarmi, poi pian piano il nulla. I primi tempi era tutto un Angelo (il mio nome) qui, un Angelo su un Angelo giù, poi le critiche massacranti e feroci, poi il silenzio. Non nego le mie enormi responsabilità, spiegate altrove, il mio carattere non facile, ma il silenzio era più che eloquente, come lo era diventato il fastidio, le continue critiche infilate spesso nei pensieri e parole altrui: io ne avrei dovuto prendere atto subito. Ma si sa che ci si aggrappa all'idea di un amore, ci si vuol credere, diventando ciechi e sordi. Negli ultimi tempi, ho capito sempre dopo, che c’è stato un lavorio continuo, sottobanco o meno, consapevole od inconsapevole, per accompagnarmi alla porta di casa, mai fatta sentire davvero mia, convincermi ad uscire e non è che ci voleva molto poi: lei ha assunto il ruolo del Vescovo, mentre io mi trasformavo in Giorgio, formulando lentamente l’idea di andarmene. Questa cosa mi è stata chiara solo dopo entrambe le volte che io ho “preso” la decisione di tagliare: la prima dopo sette anni di stare insieme, convivenza inclusa, la seconda, cinque anni dopo, quando si è avuta la vaga idea di star facendo sul serio, o almeno io credevo tale, e mi sono ritrovato in meno di un mese con le carte cambiate in tavola, con io che davo di matto (sempre stata abile a colpire basso e sempre stato coglione io a cascarci e a reagire) e annunciavo con rancore la voglia di chiudere. Ma la strada in realtà era già tracciata, la porta spalancata. Le bastava solo darmi una bottarella per farmi uscire di scena. Io sono stato Giorgio. Lei inesorabilmente il Vescovo. Abbiamo bruciato energie e tempo inutilmente quando, se ci fossimo soffermati a ragionare, il quadro sarebbe stato ben chiaro: l’amore era diventato solo una parola gridata nell’aria, agognata, a cui ancora oggi io mi ci aggrappo con tutte le forze, inutilmente, da vero illuso idiota, e con lei che ha ha avuto la forza di voltare pagina. Io fermo al palo, a scrivere ancora di lei, a sentirmi male e depresso quando la vita è altro.
Giorgio sei un imbecille perché il vescovo ci mette tempo a decidere ma sa sempre il fatto suo.
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