#non me lo faccio ripetere due volte
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early mornings
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Secondo me è inutile spiegare cosa accade biologicamente durante le mestruazioni agli uomini, è più efficace questa narrazione (che è valida per quasi tutte le donne eccetto quelle baciate dal Dio delle mestruazioni silenziose e pacifiche):
Un giorno una donna si sveglia di soprassalto verso le quattro del mattino e scopre di avere il ciclo perché è trafitta da dolori lancinanti e il letto è diventato il set di un film splatter; al che si alza tutta rincoglionita e dolorante per recarsi in cucina col fine di assumere l’antidolorifico salva-vita prima che il dolore raggiunga livelli estremi. Solo allora viene colta da un dubbio esistenziale: ma se assumo l’antidolorifico a stomaco vuoto poi starò mica male? Quindi mangiati due biscotti di merda mentre vorresti solo sboccare per prenderti quella cazzo di pastiglia. Effettuato questo processo corre in bagno per lavarsi e mettersi l’assorbente e da qui si aprono due possibili strade altrettanto fastidiose:
- Nel caso di assorbente interno, ci si impiegherà cinque minuti solo per scartare quella cazzo di supposta mentre il sangue scorrerà noncurante sulle cosce macchiandoti i pantaloni, quel cazzo di filo non si srotolerà dal tampone e nella migliore delle ipotesi sentirai di essere stata nuovamente deflorata
- Nel caso di assorbente standard sicuramente le ali si attaccheranno male alle mutande e dovrai rimetterlo una seconda volta e poi una terza perché il primo sarà irrimediabilmente rovinato e non si attaccherà più e avrai rovinato per sempre un assorbente inutilmente
A questo punto la donna procederà a lavarsi e durante tutti questi processi capirà che l’antidolorifico inizia finalmente a fare effetto fino a quando, tuttavia, si alzerà dal bidet e si accorgerà che tutto questo trambusto le avrà di nuovo fatto venire i dolori (voi che dite di fare sport durante le mestruazioni: morite).
Se il buon dio vuole ti rimetterai a letto quando sarà ormai appena mattina e ti ci metterai con la consapevolezza di aver già perso in partenza mezza giornata. Al tuo risveglio avrai probabilmente altri dolori a cui si sarà aggiunta l’irrefrenabile voglia di cacare anche il pranzo del 2015. Puzzerai, avrai i capelli unti, i brufoli, non riuscirai a fare un passo senza sentire quel bagnaticcio fra le gambre e le cascate del Niagara aprirsi ogni qualvolta deciderai di sederti, ma bisogna pur sempre lavorare, quindi uscirai di casa cercando di mantenere una parvenza umana e piacevole per evitare l’ennesimo stronzo sul tuo cammino che commenterà: sei nervosa perché hai il ciclo?
[sto espellendo sangue dalla fica mentre mi si ritorcono le interiora, veda un po’ lei]
Naturalmente il presupposto del racconto è che tu quella cazzo di mattina, mentre dormi e all’improvviso capirai di non essere incinta, dovrai avere in casa gli assorbenti e gli antidolorifici altrimenti cazzi tuoi, il racconto non si dà nemmeno, fine.
In assenza di contraccettivi ormonali ripetere questo processo 12 volte l’anno per circa 35 anni di vita e otterrete una vita di merda.
Ora, fermi tutti. Se gli uomini spesso usano la retorica della biologia per giustificare gli atti meschini che compiono, allora io posso usare la mia, di biologia, che mi fa sanguinare ogni mese e che oggettivamente crea scompensi ormonali e biochimici nel mio cervello oltre che grandissime rotture di cazzo? No, perché se lo faccio sono una stronza acida mestruata volubile del cazzo.
Bene, alla prossima.
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Ellen
Chiamai Ellen per uno dei nostri soliti appuntamenti:
«Ciao, ti vengo a prendere verso le 20».
Non se lo fece ripetere due volte e rispose: «Ok, ti aspetto». Cenammo in un locale fronte mare. Due enormi scogli primeggiavano al largo, mentre la spiaggia era illuminata da candele di vario spessore. La serata era un invito a passeggiare al chiaro di luna, che splende più del solito, alta nel cielo, facendo brillare gli occhi di Ellen come fossero stelle. Poco più in là vidi un hotel. Guardai Ellen, splendida nel suo abito leggero a fiori che svolazzava sospinto dalla brezza. Lei aveva capito la mia intenzione e senza esitare annuì. «Una camera per due, grazie». Alla reception, una ragazza molto gentile porse la chiave, dimostrandosi discreta: «Camera 21, secondo piano».
Dallo specchio della hall notai che la ragazza finalmente ci guardava, incuriosita dalla differenza di età tra me ed Ellen, ma poco m’importava!La stanza era molto accogliente, decorata con un vaso e delle rose fresche dal gambo spinoso. Sui cuscini del letto vi erano posate due caramelline a forma di cuore, mentre la stanza da bagno conteneva una vasca idromassaggio. Tutto era perfetto! Ellen, senza parlare, si siede ai bordi del letto, mentre io accendo le candele profumate poste sopra un mobile, arricchito con un grande specchio, spegnendo le luci per creare un’atmosfera accogliente e romantica, dando vita a un contrasto tra buio e luce. Con quel fascio di luce in penombra, Ellen è stupenda, le labbra accentuate dal rossetto, lo sguardo magnetico, la rende attraente più del solito.
Nel osservarla ho un erezione improvvisa.
Sento il pene duro, gonfio, caldo, intrappolato ancora nei boxer, ma pronto a uscire.
Con un gesto di sfida Ellen divarica le gambe e lentamente alza il vestito scoprendo le sue gambe coperte dalle calze a rete autoreggenti, fermandosi poi fino alla sua intimità già nuda.
Quella visione celestiale mi provoca un gran desiderio di possederla.
Con passo deciso mi piazzo di fronte al suo viso e sfioro le sue labbra prima con la punta della lingua come a voler assaporare il rosso fuoco del rossetto. Mi occupo del labbro superiore, poi di quello inferiore, ancora qualche assaggio, poi passo il pollice per contornare quelle labbra carnose, fino a quando mi decido a infilare la lingua.
Iniziamo una guerra di lingue e morsi, di assaggio e desiderio, oramai privo di controllo, appoggio la mano sul suo capo spingendola verso di me il più possibile.
Volevo non finisse mai, quei travolgenti baci passionali, mi provocano una eccitazione irresistibile.
Mi allontano e in silenzio mi tolgo la cintura dei pantaloni, le sfilo le calze e con le stesse la bendo.
Ellen è in balia di ciò che desidero, così mi ritrovo nudo con il cazzo che scoppia dal desiderio.
«Ti prego, scopami la bocca».
La sua voce è un sussurro di piacere, le afferro i capelli, l’avvicino e lei di rimando spalanca le labbra accogliendomi.
“Fammi godere, troia”
Le infilo il membro senza pudore, quasi fino a soffocarla, a lei piace tanto, fino a che mi stringe i fianchi assecondando le spinte.
La sua bocca piena comincia a sbavare, e con decisione aiutandosi con la mano, aumenta il ritmo, lasciando esplodere schizzi caldi che ingoia con devozione.
Sfinito da quel gioco mi sposto e la sbatto sul letto, le spalanco le cosce senza esitare per ammirare la sua figa bagnata, pronta per accogliermi.
Le ordino di stare ferma non sa cosa l’aspetta! La faccio mettere a pancia in giù e comincio a sculacciare il culo dicendole:
"sei stata monella, non indossavi le mutandine "
E ancora giù uno schiaffo più forte:
"Sei una puttanella, lo sai che voglio che indossi le mutandine."
Giù un altro schiaffo.
I suoi gemiti, tra dolore e piacere, spezzavano il rumore degli i schiaffi sul culo arrossato, ma Ellen non si lamenta anzi mi prega di continuare:
"Siiii fammi male, ti prego! Sbattimi, sono la tua puttana”.
A quel punto, con la mano sotto il bacino le alzo il culetto, così da avere la sua fica all’ altezza del mio cazzo . La penetro lentamente, voglio sentire ogni minima contrazione , entro ed esco quasi al rallentatore, movimenti che fanno sentire gli spasmi della sua fica eccitata.
Ellen sibila gemiti a bocca chiusa, ma non mi fermo, anzi!
Affondo tutto dentro di lei, mi soffermo pochissimi attimi per sentire i battiti del cazzo nella sua carne.
Riprendo il ritmo aumentando sempre più veloce, affondo come un animale senza sosta, i suoi gemiti si fanno sempre più intensi, sentire quel suono alimenta sempre più il desiderio.
Il cazzo sembra impazzito, le mie gambe sbattono contro le sue cosce e le sue natiche arrossate, ho voglia di godere dentro ma resisto.
Esco, la lascio lì immobile sul letto in attesa.
Ellen cerca di immaginare la mia prossima mossa, l’incertezza la eccita tantissima.
Mi accingo a prendere una rosa dal vaso.
Il gambo ha tre spine, ma non le tolgo, anzi la faccio voltare con le gambe ben aperte.
Le verso dell’acqua fredda sul seno, i suoi capezzoli si irrigidiscono mentre lei ansima un lungo « mmmmmmm».
La scia dell’acqua scivola giù verso il ventre fino ad attraversare la sua fica già di per sé bagnata.
Ancora un respiro soffocato,
"mmmmmm siiiiiiiii "
A quel punto prendo la rosa e comincio a strusciare i petali sull’inguine mentre lecco i suoi irti capezzoli, fino a morderli.
Arrivo con la rosa fino al monte di venere, per poi scendere lungo le grandi labbra, su e giù con i petali.
Ellen non c'è la fa più, il piacere che si fonde con l’agonia di quel gioco la fa impazzire, con voce eccitata mi ordina,
"slegami e togli la benda, ti prego. Voglio vedere!"
l’accontento,
"Sei perverso!"
La guardo un attimo negli occhi, mentre con il gambo di spine attraverso la fessura delle labbra fino a strofinare sul clitoride che sporge evidente.
Ellen inarca la schiena, il culetto alzato è un invito per la spina verso quel buchetto.
Così attraverso la fica fino allo sfintere e la graffio leggermente, inevitabile il suo «hai», ma subito la ripago da quel piccolo dolorino, portando la bocca sul graffietto ricoprendola di baci soffici e peccaminosi.
Dal culetto alla fica il passo è breve.
D’improvviso le afferro le gambe, senza darle tregua, le posiziono sul mio collo, l’odore del suo sesso è inebriante, la mia lingua si posizione al centro delle sue labbra e comincio a leccare come se non ci fosse un domani.
Ellen ansima, è in estasi, le sue gambe tremano, mentre con le mani, mi accarezza i capelli e affonda il mio viso sulla sua figa strusciandosi il più possibile, In quell’attimo ebbe un orgasmo, scatenando la mia reazione: «non dovevi godere, sarai punita! Girati a pecora».
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10... Cinghiate sul culo:
«sei proprio una puttanella monella».
Ellen è oramai priva di orgoglio e inibizioni tanto che urla:
«sìì, puniscimi! scopami!»
La sua schiena è molto sexy, i fianchi stretti e tra le chiappette sporge quel bocciolo luccicante di umori che mi invitava a scoparla.
Dio che spettacolo non resisto
Comincio a passare la cappella sulle labbra, su e giù, su e giù, poi continuo con tutta l’asta a strofinare, sono in delirio.
La sento pulsare, vogliosa di essere penetrata. Non voglio la fica, così senza lubrificare, le penetro il culo dicendo: «sono dentro, urla per me», lei in risposta afferra le lenzuola e miagola un; «haiiiiiiiii»
Il suo buco è stretto ma non desisto a continuare con colpi decisi, aumentando così il suo dolore che si fonde con il piacere.
A quel punto ero talmente eccitato da volerle venire dentro, ma la troia doveva essere umiliata come piace a lei…
La faccio mettere seduta sul divano e d’improvviso le metto il cazzo davanti alla bocca.
Lei comprende subito quello che le sto ordinando!
Inizia a succhiarlo, con una mano mi strizza i testicoli e continua a farlo scivolare tra le sue labbra:" Sto per venire mia piccola puttanella, continua!” veloce lei si scosta e si inginocchia sotto il cazzo in attesa della schizzata che arriva subito!
La guardo bere il mio sperma con avidità! Non rinuncia neanche a una goccia!
Con una mano sul suo mento le alzo il viso dicendo, «Sarò sempre dentro di te mia REGINA». Lei risponde sorridendo: «Anche tu sei dentro di me, in ogni pensiero, soprattutto quelli più proibiti mio Re»
Fine...
#erotico#raccontierotici#eros#sensualità#sesso #passione#orgasmi#erotic#lingeriesexy# erotismo#scritturaerotica#poesiaerotica
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quando il gruppo si riunisce al completo, un venerdì sera va più o meno così. ci ritroviamo al solito bar, gestito da una tipa che ormai ci vuole e le vogliamo bene, ci chiede sempre come va e nota ogni volta un dettaglio "Hai cambiato tinta blu!" "Hai tagliato i capelli!". iniziamo chi con degli spritz chi con della birra, siamo sempre felici di vederci e più o meno la prima mezz'ora passa con frasi come Oooh ma quant'era che non ci vedevamo!!, abbracci e teste sulle spalle che intervallano i discorsi. siamo un gruppo di laureat e laureand in filosofia - attorno ai quali ruotano partner e amic di qualcun di noi - piuttosto sfigaty, non di quelli vestiti bene con una prospettiva di futuro: gente di provincia con un profondo odio di classe transfemminista che attende la lotta armata, a parte me e A. tutti depressi, e senza paura nei confronti delle scomodità perché tanto - cito - "Si fa tutto". qualcuno ha 28 anni e sta ancora scrivendo la tesi, qualcuno ha iniziato il dottorato, qualcuno viene sfruttato per 500€ al mese. quando arriva il momento di passare dallo spritz al negroni, C. racconta un'insolita esperienza sessuale che non ha gradito, facendo nascere confronti infiniti tra J. e M. che devono sviscerare i dettagli della cosa. Verso l'una qualcuna tira fuori le parole crociate e il gruppo si divide tra chi cerca di indovinare le definizioni e chi continua a parlare di chissà cosa - io provo a giostrarmi tra le due fallendo in entrambe. qualcuno va a fumare e fa avanti e indietro, quando rientra fa finta di nulla ma a fine serata si scopre che in quelle intime pause sigaretta a due o a tre si confessano segreti. C. è ubriaco - quando beve gli prende qualcosa che chiama "vena pansessuale", smette di essere etero e mi propone di fare sesso. in effetti in quel tavolo gli incroci negli anni sono stati parecchi ma tra noi due mai, non ci avrei mai pensato però e mi pare un po' strano che me lo dica così, poi mi rendo conto che non so neanche quanti negroni abbia bevuto quindi ha senso: gli dico che gli voglio bene ma magari un'altra sera. M. confessa a J. di essere innamorato di C. e quando il pettegolo me lo racconta la prima cosa che diciamo è Cazzo ecco perché sta così male! ci mettiamo settant'anni a prendere la via di casa, C. prova a picchiarsi usando le nostre mani mentre A. è l'unica che ride sguaiatamente alle cose che dico mentre cerco di trascinarli via. ci salutiamo pregando M. di ricordarsi di far mangiare C. domani, perché si dimentica di farlo ogni giorno e se non fosse per lui si potrebbero contare sulle dita di una mano le volte in cui mangia in una settimana. C. reggendosi a mala pena in piedi prima di salutarmi mi dice Adesso ti darò un bacio ok? io rispondo NO non farlo grazie, ti voglio bene segui L. e vai a casa, e mi chiedo Ma perché cazzo gli è presa così stasera. saluto gli altri e J. viene via nella mia stessa direzione, M. convinto di smascherare chissà quale segreto mi chiede Ma quindi tornate a casa insieme stasera??!! e io per l'ennesima volta gli devo ripetere che J. sta andando a dormire dalla ragazza che abita vicino a me, aggiungendo che ormai sono passati anni da quando scopavamo. alle interminabili ore 3:00 finalmente le nostre strade si dividono e io faccio l'ultimo pezzo di strada con J. che più che un amico per me è un braccio o un rene. oggi l'ho visto per la prima volta con la sua ragazza in un momento di tenerezza e mi sono sembrati innamorati, è bello vedere le persone che amo felici. ed è bello anche essergli accanto quando mi dicono che stanno male. da fuori forse sembriamo uno sgangherato gruppo di strambi maniaci, ma l'ambiguità ci piace anche quando non accade niente, la chiacchieriamo più di quanto non la pratichiamo davvero, e quella che più ci riesce è l'ambiguità emotiva - col cazzo che l'amore romantico è più importante dell'amicizia che abbiamo. ci prendiamo cura l'uno dell'altra: con una birra, con medicine, con la febbre la depressione la povertà la tesi i problemi d'amore, ci siamo.
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東京美術館に「ローマ」という展示会が開催されています。美術大好きのイタリア人としてはその機会は欠かせなかったので、先週末に行きました。
Qualche mese fa, quando ancora non ero stata resa schiava, mi ero resa conto che stavo perdendo il mio tempo libero nel weekend a fare poco e niente. E mi sono domandata: ma cosa facevo in Italia? Ah sì, andavo ai musei. Ma ci andavo sapendo cosa c'era dentro, perché conosco almeno una infarinatura della storia e della storia dell'arte europea, che mi appartiene.
Conosco e ho studiato anche quella giapponese che, per carità di Dio, ha i suoi pregi e il suo fascino ma... non credo sia all'altezza della nostra (sorry not sorry).
Quel giorno però mi misi a cercare qualcosa che avrebbe potuto interessarmi e incappai nella mostra perfetta per me: una mostra su ROMA, nel Tokyo Metropolitan Art Museum (più facile in giapponese ma vabbè, lo faccio per voi lettori). La mostra era una collaborazione con i Musei Capitolini di Roma, dove non sono mai stata.
La settimana scorsa non ho perso tempo, ho comprato il biglietto e ci sono andata.
Che meraviglia: ho di nuovo sentito quell'emozione spirituale e quella pace dei sensi che solo l'arte può dare. Mi era mancata, tantissimo. E nel provarla ho sentito anche l'angoscia di non poterla provare più facilmente come ho fatto fino a quando ero in Italia, dove TUTTO È ARTE.
In Giappone nei musei è proibito fare foto nel 90% dei casi quindi mi è venuta l'idea di fotografare le cartoline delle opere che c'erano dentro. Tra le più importanti: una replica della famosa lupa che allatta Romolo e Remo e la Venere Capitolina.
Avrei voluto fare un check up ravvicinato fotografico alla Venere come feci con quella di Jago a Bologna per ricordare la grazia, la perfezione di quell'opera così antica ma perfettamente sobria in tutti gli aspetti possibili. Ci ho girato in tondo due volte, a passo lento, per osservare tutto: il volto, le mani aggraziate, le cosce, le natiche, il sedere, la schiena...
Ma la sorpresa più bella è stata trovare senza nemmeno saperlo un quadro del Tintoretto e poi anche il mio amato Guido Reni (!!!) con la sua "Lucrezia". Firma immancabile del pittore, lo sguardo verso l'alto che in questo quadro ti scioglie peggio che nel San Sebastiano.
I giapponesi non facevo che guardare le cose e ripetere le solite esclamazioni del cazzo: sugoi, subarashii... "tanto non capirete mai a pieno la grandezza di quello che state vedendo, capre che non siete altro", dicevo nella mia testa. Ed infatti è stato pure scritto a chiare lettere che nell'era Meiji siamo stati proprio noi a far capire qualcosa di arte vera a sti poveri coglioni. In particolare furono Antonio Fontanesi, Vincenzo Ragusa e Giovanni Vincenzo Cappelletti a insegnare la nostra arte in questa povera terra di stupidi (nomi mai sentiti ma su cui dovrò assolutamente farmi una cultura).
La dimostrazione della loro stupidità è stata il bookshop che con la mostra non c'entrava quasi un cazzo. Infatti un'intera parete era piena di prodotti italiani artigianali e di alta qualità (dalla pasta di Gragnano ai grissini e ai cuneesi) proprio come se fossimo a una sagra Coldiretti. Il resto del bookshop era roba da merchandise come se la mostra fosse stato un concerto: magliette e felpe di tutti i tipi, gomme da cancellare con la forma dei busti, latte di cioccolatini con la Venere stampata, peluche della lupa (che è diventata tipo un mostriciattolo peloso) e per finire un tovagliolo con sempre la lupa mostricciolo e la scritta "dammi il latte" (perché ha appunto allattato Romolo e Remo).
Cosa non farebbero sti stronzi per vendere...
#c'è della genialità per carità di Dio#ma sono geniali solo in queste cacate del cazzo#che oltretutto ha banalizzato un'intera mostra d'arte#che dire#ps: le immagini della venere e di lucrezia le ho prese dal web sennò mi cacciavano a calci nel culo#my life in tokyo#東京美術館#東京#展示会#美術#イタリア美術
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Dovrei studiare... ma come si fa a trovare la concentrazione?
Studio questa materia ormai da quasi un anno... sono stata bocciata ben due volte e devo dire che la seconda volta non l'ho presa benissimo.
Credo di sapere ormai a memoria tutto il libro e non ho veramente voglia di ripetere e ripetere all'infinito cose che già so e ho studiato fino allo sfinimento giorno e notte.
Ma a quanto pare non è bastato e dovrei spingere ancora di più.
Ma dove lo trovo l'entusiasmo per farlo? Studiare una materia sapendo che gli assistenti del professore sono tanto bastardi e frustati dalla vita che anche se sai il libro a memoria troveranno sempre qualcosa per affondarti e non farti passare, possibilmente per una stupidaggine... come se poi i voti non vanno dal 18 al 30 e lode.
Io non voglio il 30 e lode perché non me ne faccio proprio niente. Voglio solo passare questa materia che devo dire mi ha distrutta fisicamente e mentalmente. Mi ha portato tanti problemi, gli elevati sbalzi di stress mi hanno sballato i valori della tiroide (dopo averli curati per due anni ed essere "guarita"). Mi ha fatto cadere tanti capelli. Mi ha tolto la vita, non uscivo più di casa. Avevo perennemente ansia, tachicardia e nausea, ho perso chili e tanta autostima.
È la mia penultima materia. Queste due bocciature mi hanno fatto slittare la data della laurea e già solo questo mi ha fatto sentire una fallita.
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una notte d’incanto
drrriiiiiiin la sveglia mi fa alzare di scatto e ci metto un paio di minuti per realizzare che- “È IL GIORNO” inizio subito a correre in bagno per farmi una doccia: ho ancora il trucco sbavato di ieri sera e i capelli tutti scompigliati- “devo essere al meglio per lui stasera”.
metto il disco nel mio stereo di hello kitty e faccio partire il mio pezzo preferito: cigno nero, devo ripassare le parole per essere sicura di essere notata da fedez al concerto. entro in doccia e inizio a cantare con passione, nella mia testa inizio a domandarmi chi possa avergli spezzato così tanto il cuore, da creargli una voragine nel petto… sono sicura che io potrei aiutarlo meglio di una iniezione di collagene.
“JESSICA MUOVITI DEVI PORTARE TUO FRATELLO A SCUOLA” mia madre interrompe il mio sogno ad occhi aperti, riportandomi al mondo reale.
mi muovo a uscire dal bagno, raccolgo i capelli bagnati in un disordinato chignon e scendo le scale-
“jessica non lavori oggi?” “no mamma oggi ho il concerto di fedez!!! su piccola peste prendi lo zaino che andiamo”
corro in macchina, è tardi, farò fare tardi al mio fratellino, e non farò in tempo a farmi bella per il mio idolo perché dovrò subire le urla di mamma… “preparati alla velocità super sonica” “SIIIIIII” esclama il piccolo matias
“fiuh, appena in tempo, ciao maty divertiti e non fare il cattivo bambino” “ahah si jess, salutami federico stasera” risponde mio fratello col suo fare innocente. adoro quel bambino, se non fosse per lui non so come saremmo andate avanti io e mamma dopo la scomparsa di papà…
torno lucida- “SU” esclamo prendendomi a schiaffi in faccia “ANDIAMO”
[il tempo passa e jessica si prepara con cura, mettendosi in tiro per fare colpo sul suo idolo]
AAAAA CHE EMOZIONE sono davanti al palco ce l’ho fatta, non vedo l’ora che esca non sto nella pelle!!
“JESS” sento un grido da lontano, è la mia amica irene! è arrivata finalmente “ciao amoreeee ti ho trovata! sei pronta per un concerto all’ultimo grido? ma certo che si guarda come sei bella!”
“grazie ire non esagerare ahah, tu piuttosto che schianto che sei”
il mio vestito attillato nero mi risaltava ogni curva, la scollatura a v permetteva al mio seno di prendere aria e essere libero, sono davvero bellissima. solo per lui. solo per lui.
“ma finiscila tesoro sei una favola, poi quelle collane ti donano, l’adornato perfetto per un gioiello perfetto”
la amo, come farei senza irene, mi è sempre stata accanto, e mi supporta persino in questa mia illusoria fantasia di essere notata da federico.
“UUUH INIZIA INIZIA” gridiamo insieme emozionate, non sono mai stata così eccitata in vita mia.
[stacco, fedez a fine concerto invita alcuni fan sul palco e jessica è tra quelli, quando lui l’ha vista i suoi occhi si sono illuminati e un movimento impetuoso avvenne nei suoi boxer, doveva essere sua]
siamo arrivati al camerino, non posso crederci… entrata dalla porta non ho fatto in tempo a a proferire parola che mi ritrovai la sua mano tatuata intorno al collo
“sei sicuro sia una buona idea io-“
mi spinge al muro e con l’altra mano mi inizia ad accarezzare le cosce, salendo sempre di più, togliendomi il respiro.
“io sono sicuro, tu?” annuisco
lui si dirige sicuro di se verso l’eden tra le mie gambe e inizia a toccarmi come nessun uomo mi ha mai toccata prima… al solo sentore della sua pelle a contatto con la mia mi vengono i brividi.
il calore tra le mia gambe è insostenibile e lui l’ha notato… “come sei bagnata piccola” e dopo questa frase e il suo magnifico sorriso ammiccante, io non ho potuto fare altro che abbassare la guardia e lasciarmi andare al mio stato caotico eccitato.
mentre continuiamo a divorarci il volto, con la mia mano esploro il rigonfiamento che vedo nei pantaloni: “ti prego tiralo fuori” esclama orgasmando, e non me lo faccio ripetere due volte, gli slaccio i jeans e mi metto in ginocchio davanti a quella sua montagna marmorea, lo prendo in mano e li inizio a percepire cosa sia il paradiso.
inizio a prenderlo in giro “ma quindi non sono l’unica ad essere eccitata vedo-“ lui ride, sogghigna, si avvicina al mio orecchio e sussurra “stai zitta e succhia” il mio stomaco si ribalta dall’eccessiva reazione a quelle parole tra le mie gambe, stavo per prendere in bocca l’interezza del mio idolo federico, e non potevo desiderare altro.
mi bagno le labbra e inizio a darmi da fare, mi aiuto con le mie mani perché mi risulta impossibile ricevere cotale immensità solo con la mia povera bocca, faccio su e giù con la testa sempre più veloce ma a quanto pare non basta, federico mi prende la testa e ringhiando mi spinge sempre più giù fino a non farmi più respirare, e quando stava per venire mi ha spinto via tirandomi dai capelli, con una forza tale da non farmi capire più cosa stesse succedendo.
sono a terra con lui sopra di me, mi strappa il vestito di dosso e a quella visione io non posso che iniziare a supplicarlo di scoparmi, “ti prego fede fai di me ciò che vuoi, posso essere tutto quello che hai sempre sognato” dico con un’aria disperata, il mio cuore non smette di battere all’impazzata, e il mio respiro affannoso non fa altro che rendere ancora più patetica e disperata la mi supplica…
“tesoro come sei tenera” mi sorride, e presenta alla mia gattina il suo grande pesce: sembra scolpito nella pietra, è troppo perfetto per essere vero, le venature creano mandala abbellendo il cazzo e portandolo a un concetto di idilliaco assoluto.
non appena lo mette dentro e inizia a spingere, aggrappandosi al mio seno, io inizio a urlare dal piacere, avrei voluto continuasse per sempre, godo e grido, mi aggrappo alla sua schiena rendendola da tela bianca a un quadro postmoderno pieno di graffi sanguinanti… ogni graffio che faccio lui diventa più cattivo…
mi strozza così forte che devo aprire la bocca in cerca d’aria lui ride “ti piace eh?” lo guardo con uno sguardo languido, in cui si potevano leggere le parole ‘si federico mi piace tutto ciò che mi fai’
lui si pone sopra di me e mi sputa in bocca tenendomi ferma con la mano sul mio collo, io assaporo la sua essenza, non avrei mai detto che mi sarebbe piaciuto essere trattata così, ma quando lo fa lui io impazzisco, mi sento di sua proprietà e non ho mai desiderato altro.
mi continua a girare e muovere come preferisce: sono la sua bambolina, e per di sentirlo godere e dire il mio nome sono disposta a fare tante merdate… “jessica” dice sospirando “ti voglio venire dentro… voglio che dentro di te resti il segno del mio passaggio”
io senza pensare acconsento, lui mi vuole così tanto??? davvero? è possibile?? o è solo la mia immaginazione? voglio sentire la sua anima che si unisce alla mia.
mi metto a novanta e lui brandendomi il culo continua a muovermi avanti e indietro portandomi allo sfinimento, mi gira così tanto la testa che temo di svenire, fino a quando non sento dentro di me un liquido caldo, più caldo del suo ardente cazzo, e mi sento inebriata di nuova vita…
“nessuno sarà mai degno di toccarmi dopo il tuo passaggio fede lo sai”
sono affannata e completamente innamorata di lui; federico si sdraia accanto a me esausto e, inaspettatamente, lo vedo sorridere coi denti apprezzando la mi risposta, e dice la frase su cui fantastico da quando ho 18 anni: “mi piacerebbe rivederti, sai?”
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Vorrei sapere come fai...😔
Ti ho messo il mondo🌍 fra le mani e tu me l'hai tirato in faccia.🏌🏼♀Vivrei due volte per spiegarti quello che non sai, ma ormai ho perso tutto e la tua assenza qua mi schiaccia.
In sostanza, mi hai fottuto🤷🏻♀😔 mi hai lasciato a mani vuote...
"Si è visto quanto bene mi hai voluto." 😭 (VAFFANCULO)🖕🏼😭 DIO B**************
Mi rifiuto, davvero, non ho la forza per parlarti perché a sentire ste stronzate si diventa matti.🤯😩 Provo ad ignorarti ma se ti amo come faccio a vedere i nostri mondi distanti? Prova a guardarmi sei il mio inizio🔙e la mia fine🔚
come posso scordarti? Non bastano i pianti se continuo ad amarti, se tu mi scarti se quando provo ad accarezzarti poi ti scansi. Non so farmi da parte, non vado via. Far parte della tua vita è anche far parte della mia. 😞
E non va mai via anche se vado via...🚶🏻♀
tu continui la tua vita quando sei la mia vuoi qualcuno che resti con te, allora che problema c'è?🤔🤷🏻♀
Spiegami perché tu continui a mandarmi via. 🥺
Tu compari per poco e poi sparisci💥io continuo a urlare parole che non capisci🤦🏻♀ subisci da chi rischi di perdere 🪢unisci🪢quei sogni non andati lisci e poi è con me che te la vieni a prendere.
Di tutti i miei vizi, il più difficile da spegnere.
Lo posso ripetere ma tanto non capisci.
*Tuttu tempu pessu cu tia* 😐
Sarai la risposta ogni volta che potrò scegliere, sei la malattia💊e tutto ciò che può guarirmi.💉
Non so più darmi importanza come la davo a te😭😭😭😭😭 ma non c'è neanche speranza che il tempo ti riporti da me. Non c'è💔
NON C'È 😭😭😭😭😭😭😭😭😭
@occhicastanitristi-blog @cuoregelidoo-blog @delusa-da-tutti
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Segni sulla pelle.
Tatuaggi, succhiotti, graffi.
Segni d'appartenenza o di una notte un po' troppo folle.
Ho incontrato l'amore, forse sarà l'ultimo o il primo.
Non sarà mai tutto rosa e fiori perché siamo in questo mondo malato, sbagliato, e ci sentiamo così sbagliati.
Magari qualcuno lo è più di qualcun altro.
Magari, insieme, si può essere veri però, sinceri, pieni, e vivi.
Respirare in mezzo a questo mare in tempesta.
Non una fuga, solo un porto sicuro. Un faro dove poter fare ritorno, delle braccia pronte a stringerci, farci ridere, e consolarci a fine serata quando si vuole solo un po' piangere.
Inutile dire che sono preso. Folle, innamorato di te che stai leggendo.
Sono anche convinto di volerti avere sempre nella mia vita, sperando che tu non voglia tagliarmi fuori.
Non voglio essere come le persone che hai trovato fin'ora.
Una cosa un po' personale, scusami.
E in tutto questo dove lo mettiamo il dolore?
L'ansia?
Il suicidio?
Sapete, alzarsi in piena notte con la tachicardia, ed il fiato corto.
Essere in auto, guidare, e pensare "spero di andare fuori strada".
Il dolore dov'è?
Sta nel pensiero tipo.
Sta nel premere l'acceleratore e sperare di far una cosa sbagliata, perché così la gente si rassegna un po', un incidente, non un'azione voluta.
Perché sapete, certe azioni creano conseguenze, e determinate azioni portano sensi di colpa, distruggono cose.
Vite, famiglie, persone.
Mi manchi, in realtà, è uno sfogo caotico ma ehi, questo sono io.
Cerco di migliorare ogni giorno.
Non cambiare, ma migliorare.
Mi manchi ancora.
Mi manca sentirmi un po' al sicuro in un mondo di insicurezze per me.
La vita è lotta e non sempre è piacevole o facile.
L'amore è ancora peggio, una cazzo di guerra di logoramento.
Però, l'amore, quando baci qualcuno che ami, dio che sensazione.
E quando fai l'amore?
Quando scopate forte?
Quando ti stringe e tu senti di appartenere a qualcosa e a qualcuno di così bello.
Spero sia davvero così bello.
Per me lo è.
Ogni singolo istante.
Ricorda, ripensa. Ci si impegna in due, purtroppo.
Ti aspetterei all'uscita di ogni dottore. Di ogni posto di lavoro.
Ti aspetterei ogni sera.
Perché è così che io tengo, ed è così che io dimostro.
Purtroppo viviamo in un mondo dove le parole vanno accompagnate da azioni.
C'è chi è più bravo, chi meno.
Ed ognuno ha la sua lotta di logoramento interiore.
Col proprio fisico, con la propria sessualità, con la vita.
Alcune lotte possono essere divise, altre no.
Spero di poter dividere anche alcune lotte con te.
E di poterti dare forza in quelle in cui non posso partecipare attivamente.
Mi fa cagare il termine attivamente.
L'ho già detto che voglio la tua presenza, nella mia quotidianità?
Non lo so, ma perché sono così confuso?
Così ripetitivo.
Penso che sono stato abituato a dover parlare e urlare, invece con te dei silenzi sono così splendidi.
Eppure mi porto gli strascichi di dove ripetere e ripetere e ripetere.
Porca troia ahah.
Ma poi perché sto facendo sto post?
L'ho modificato già 4 volte.
4 volte, dopo 4 minuti.
Sono un cazzo di record vivente.
Vorrei avessi paura di perdermi.
Sinceramente, gli altri non ti parlano, ci litighi, e io che faccio così?
Boh.
Lo penso davvero che devo spari sinceramente delle volte
Chissà se l'amore può essere così forte...
Cosa vorrei?
Un bacio.
Uno di quelli lenti, che ti rimettono in sesto, ed un abbraccio, da togliere il fiato.
Com'è ironica questa cosa. Una vita senza fiato, per la paura, e l'ansia ed il panico, e vorrei un abbraccio che comunque togliesse il fiato, ma per altro.
Mi manca la te che eri con me.
Già. Anche a me
Mi manca questo, mi manca respirare, anche solo dormire.
Scusa E, perché il casino che sei.
Io ci provo a perdonarmi, ci provo davvero.
Ma come si fa quanto si è così?
Ma quel buco nero
Che parte dal petto e prende lo stomaco e arriva alla gola e ti soffoca
Non sparisce mai
È parte di me
Non lo cancello senza cancellare me
E stringe la gola
E il cuore sembra implodere
E cadi a terra piegato.
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ho scoperto che la mia psicologa mi nasconde gli stati su WhatsApp, ma non su instagram. come faccio a rimanere calma e a dirmi che avrà i suoi motivi e che lo devo accettare? mi sento costantemente che sbaglio, che do fastidio, che sono di troppo, nonostante lei mi dica costantemente il contrario. le scrivo quasi tutti i giorni e a volte abbiamo parlato di notte, mi scriveva per impedirmi di farmi del male, l'ho chiamata da scuola quando ho avuto un attacco di panico due mesi fa e due settimane fa mi ha regalato un libro, io non penso di dare fastidio ma mi sta scoppiando la testa a pensare a cosa posso aver fatto e mi continuo a ripetere che ha tutto il diritto di nascondermi un cazzo di stato se vuole; ma perché ci sto così male? cos'ho che non va?
Secondo me dovresti parlare direttamente con lei, del vostro rapporto intendo, perché tu non dai fastidio e la psicologa è lì per aiutarti, ma è comunque una professionista che si occupa della tua salute e non una tua amica. Probabilmente ci stai male perché sei troppo legata a lei e anche una cosa minima così ti fa andare in crisi. Quindi parla con lei direttamente, se vuoi chiedile anche il perché ti nasconde gli stati e valutate insieme cos'è meglio fare per creare un'alleanza terapeutica funzionale che possa farti stare bene. Se vuoi fammi sapere come va 🌻
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Piastrellato ROSA
Fine ottobre, forse già Novembre. Sono per le strade intorno al mio quartiere, a Milano, che cammino con una giacca troppo leggera, i pantaloni della tuta e sotto solo una magliettina, per farmi sbollire l’incazzatura. E’ sera, inizia a fare freddo, e io parto da isola e inizio a camminare, cammina cammina, spingendomi sempre più in là, fino a quando la città diventa diversa, i palazzi si allontanano tra loro e in giro ci sono solo persone come me, pazze e sole. In Viale Valtellina a un certo punto riconosco l’Alcatraz, mi fermo pensando a tempi migliori in cui mi ci ero divertito un sacco, poi proseguo incuriosito dalle stranezze della via, tipo un palazzo piastrellato in ROSA, o alcune voragini aperte tra gli edifici in vista di nuove costruzioni che con sto covid chissà quando verranno terminate. Mi sento un po’ umarell.
A pochi passi da questo palazzo rosa, davanti a un palazzotto in vetro e acciaio, c’è una costruzione molto più anonima con davanti una di quelle postazioni comunali con le bici. E appoggiato alla postazione scorgo un ragazzo; sembra giovane, ha il telefono in mano e dà l’idea di essere un “bullo”. Sembra stia aspettando la ragazza sotto casa per farci un giro, tipo quando sei adolescente e ti infratti per un pompino o cose così. Ha una giacca di pile troppo leggera e pantaloni della tuta, pure lui, che sembrano fatti apposta per tirare giù l’elastico e far scavallare il cazzo teso.
Lo guardo, perchè purtroppo quando uno mi piace non riesco a fare a meno di mangiarmelo con gli occhi, e pure lui mi guarda con fare interrogativo. Decido di proseguire, e di nuvo mi perdo in mille vie, viali e viuzze, senza mai sapere bene dove mi trovo perchè la geografia di Milano non mi entra in testa, non è un bel reticolo come Barcellona, non è a cerchi concentrici come Amsterdam, o meglio lo è ma i cerchi sono inframmezzati da troppi viottoli casinari. Miei unici punti di riferimento sono i luoghi che vedo camminando: una banca, un palazzo, una casa che avevo visitato quando ancora ero alla ricerca... cose così.
Dopo una mezz’ora buona passo vicino a un’Intesa San Paolo (credo) con tanto di fontana, mi giro e mi rendo conto di essere a 100-150m dal punto in cui ho visto quel bel ragazzo. Inizialmente scrollo le spalle e proseguo, ma poi come una forza invisibile mi fa girare e tornare verso quel posto, senza nessun intento preciso, sicuro di non trovarci più nessuno. E invece eccolo lì, che mi vede ripassare nella direzione opposta, di nuovo guardandolo, con ancora più insistenza.
Anche lui mi sta guardando, sempre con una espressione stupita/divertita negli occhi, sempre con il telefono in mano. Come ho già fatto mille altre volte nella vita decido di essere sfrontato, lo supero e mi giro di continuo a guardare. Lui mi sta ancora fissando, io proseguo per una ventina di metri, sempre girato all’indietro verso di lui che mi guarda interrogativo. Poi mi fermo, mezzo coperto dal tronco enorme di un albero del viale. Non c’è quasi nessuno in giro, poche macchine che passano; mi metto in modo che lui mi veda parzialmente, quando lo decido io, e che nel frattempo mi vedano anche le auto in marcia, nel caso la situazione si facesse rischiosa. Per ora è solo eccitante.
Ora ci fissiamo a distanza, lui sta iniziando a fare gesti con viso e mani tipo “cazzo vuoi?”, io lo guardo insistentemente, e con la testa gli faccio segno di avvicinarsi. Ho paura in quel momento, ma sono in un posto abbastanza aperto, posso scappare, farmi vedere... chi lo sa. Lui non se lo fa ripetere due volte, e io faccio un passo verso la carreggiata delle auto, per non restare nella mezz’ombra. Quando è vicino mi dice “COSA VOI?” con un forte accento straniero. Visto in azione forse non è bello come mi pareva, ha un po’ di panciotta da adolescente, e è un po’ più basso di me. Però ha questa faccia un po’ balcanica, ipotizzo potrebbe essere Rom, e un’espressione strafottente.
Gli dico che non voglio niente, ma lui non ci crede: “SE VOI QUALCOSA DIMMI”
- tipo cosa?
-QUELO CHE VOI!
-...tipo potrei farti una sega
- SI VA BENE ANDIAMO!
E così iniziamo a passeggiare senza meta, con lui che mi dice di essere etero ma di andare per soldi con uomini e mi chiede se ho qualcosa per lui. Io sono sinceramente convinto di essere uscito senza soldi, e gli dico che ho solo qualche monetina, ma lui non se ne va, anzi mi cammina sempre più vicino. Nell’imbarazzo generale ricordo di aver messo nella tasca interna un 20euro che mi han dato di resto, e per rompere il ghiaccio (non ho mai pagato nè contrattato nulla di tutto ciò, non so come si faccia nè sono interessato a farlo) glielo sventolo davanti e gli dico che ho solo quello. Lui tutto contento mi dice che va bene, che ci possiamo divertire, e continuiamo a camminare in cerca di un posto.
Io in realtà sono un po’ preoccupato, nel mondo dei sogni avrei fatto di tutto in mezzo alla strada con un ragazzotto etero ed eccitato, nella vita reale sono ipocondriaco e voglio vederci chiaro, quindi sto all’erta e mi dico da subito che al massimo gli farò una sega. E poi mi fa strano la cosa del pagare, è come se mi trovassi in un sogno e volessi vedere dove si va a finire, qualsiasi cosa è meglio della prostrazione psicologica e fisica che mi ah portato ad uscire di casa senza soldi, senza telefono, poco vestito.
Lui comunque è simpatico, parla abbastanza bene l’italiano, dice di avere 18anni, di essere turco, di essere arrivato in italia da un annetto con genitori e nonni. Non studia ma durante il giorno fa il dogsitter, e la sera verso le nove si mette in strada e vede di arrotondare. Sei gay? Bisex? NO, ETERO, MA NON HO RAGAZZA. Usi il preservativo? NO, e alza le spalle.
Per un po’ giriamo nelle vie intorno a Viale Valtellina, ma c’è sempre qualcuno, magari qualche sbandato seduto per terra, o luci accese nelle case di fronte. A un certo punto mi tocca il culo, mi si avvicina da dietro e mi sussurra entusiasta “MI PIACE SCOPARE”. Però se gli tocco il pacco non sento granchè duro. Alla fine gli viene in mente un parcheggio isolato, proprio dietro a quel palazzo di vetro e acciaio, dove tra l’altro ero già passato prima. Ci mettiamo sotto a un albero, in piedi. Gli apro la zip della felpa di pile e mi scaldo contro il suo panciotto. Lui tira fuori il pisello che ora è ben duro: nulla di che, saranno 12-13cm. Non voglio baciarlo, gli lecco solo un po’ il collo e sento un odore che non capisco se è il suo, di maschio poco lavato, o se è il mio, di sudore, lacrime, moccio colato ovunque mentre ero in casa e urlavo come un pazzo al telefono. Non è sgradevole, ma non voglio troppo contatto. Lui cerca di mettermi le mani nelle mutande ma glielo impedisco, prendo in mano il suo pisello e lo sego lentamente, mentre lui si lamenta, dice che mi vuole scopare, e mi stringe a sè.
Sego per un po’ ma oggettivamente sopno già stufo del giochino, già appagato di aver trovato un per strada e avergli visto il cazzo, senza app di mezzo, così per un colpo di fortuna. Lui mi prega di inginocchiarmi e succhiarlo, almeno di bagnarglielo un po’, perchè è tutto secco, e io mi inumidisco la mano e lo lubrifico con la mia saliva segandolo. Lui apprezza molto, è duro come non mai, mi dice che una volta verrà a casa mia e mi scoperà duro, e io annuisco distrattamente, in realtà a casa vorrei già esserci, non ho più voglia di stare lì, mi fa fatica anche l’idea di dover camminare indietro.
A un certo punto ritiro fuori i 20 euro dalla tasca, glieli dò:
-Dai grazie, per me stasera è abbastanza, ci si vede
Me ne vado, lui mi dice di dargli il numero, ma non esiste proprio allora mi dice di ripassare dilì, perchè lui tutte le sere sta in quel posto, ma io mi sono già girato con un cenno di saluto.
Lì per lì non mi ha fatto nè piacere nè dispiacere questa esperienza: ero molto triste, lo ero da tempo e lo sono stato ancora per giorni, ma almeno per una mezzoretta avevo pensato ad altro. Oggi se ci ripenso ho sentimenti contrastanti, per lo più mi eccito, ma non credo lo rivedrei.
#storie
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Ci vuole molto coraggio
La differenza tra coraggio e forza? Non la so. Questa domanda mi è venuta in mente adesso, e sinceramente non mi va neanche di darle una risposta o starci a pensare più di tanto. Secondo me non c’è tanta differenza o perlomeno penso non possano esistere l'uno senza l'altro. Si può essere coraggiosi senza anche essere forti? Non credo.
In breve: la mia vita in poco tempo è cambiata drasticamente e nel giro di due mesi ho perso quelle due persone che reputavo essere le più forti di tutta la mia famiglia. Avete presente quando siete liberi di avere paura o di scoraggiarvi perché sapete che c’è qualcuno più forte di voi che può consolarvi o aiutarvi a rialzarvi?. E’ estremamente difficile da spiegare, ma ci sto provando veramente e scrivere queste parole per me non è facile. Avete presente la sensazione di quando siete in macchina, siete stanchissimi perché è notte fonda, allora chiudete gli occhi e permettete a voi stessi di riposare, ma lo fate solo perché sapete chi sta guidando, perché sapete che la persona accanto a voi eviterà tutte le buche possibili per lasciarvi dormire tranquillamente, perché vi fidate ciecamente di chi sta conducendo la macchina?. Avete presente quando da piccoli permettevate a voi stessi di spaventarvi a causa di un incubo solo perché sapevate che poi potevate correre nel lettone e mettervi al centro tra mamma e papà? Ecco, io sento di non potermi più spaventare o avere paura perché non ho nessuno da cui correre, nessuno abbastanza forte che possa avere coraggio per entrambi. Sono notti di lunghi viaggi in auto ad occhi sbarrati ed incubi che poi, rispetto alla realtà, non fanno tanto paura.
Sento, anzi, che a volte devo essere forte per troppe persone: per me, per chi mi circonda, per chi è rimasto, e la cosa mi sfianca. A volte non ho coraggio nemmeno per me, figurarsi per gli altri.
Penso comunque che tutti siano coraggiosi a modo loro, ognuno in misura diversa. Ho visto tantissima forza e coraggio in quest’ultimo anno.
Improvvisamente io dovevo essere la forza e il coraggio di qualcun altro, ma non di qualcuno a caso, ma di qualcuno che per 17 anni era stata la mia di forza. Si può essere mai pronti per una cosa del genere? Che vi devo dire, per me è stato difficilissimo. Non puoi piangere d’avanti a nessuno, puoi farlo solo da sola, in silenzio perché d’avanti agli altri devi essere forte, ed è un continuo ripetere, quando si è insieme, che andrà tutto bene, e quando la persona che ti sta di fronte sembra rompersi dinanzi a te, tu devi essere lì a prendere tutti i suoi piccoli pezzi e ricomporla piano piano, con delicatezza, con cura, e ovviamente con tantissimo coraggio mentre anche tu ti stai rompendo dentro. Speri che mentre sei lì, che gli sorridi, in qualche modo possa sentire le tue urla che dicono che anche tu hai paura e che non eri pronta a dover avere tutta questa forza. Sembri tranquilla e se qualcun percepisce che non era stata esattamente una bella giornata per te, perché le giornate no capitano a tutti, i sensi di colpa iniziano ad affiorare.
In questi giorni c’è un pò di paura no? Per noi, per le persone che amiamo e io non faccio che chiedermi come sarebbe stato vivere tutto ciò con qualcuno che mi avrebbe trasmesso un pò più di coraggio.
Vi volevo solo dire che se volete potete trovare la forza dentro di voi, perché ce n’è ed ho visto persone trovarne quando tutto sembrava perduto. Io sono tanto più forte in generale ora.
Però volevo anche dirvi che non si può essere sempre forti, quindi trovate una persona che in alcuni momenti sia forte anche per voi e vi dia coraggio. Non vi vergognate a cercarla e sì, forse non è un compito facile ma se vi ama lo farà con tutto il cuore. Io adesso la sto cercando, vi faccio sapere come va a finire. Siate forti anche per voi e non bisogna pensare che ci voglia coraggio sole per le grandi cose, ma come dicono gli EX-OTAGO "ci vuole coraggio anche per guardare Sanremo fino in fondo". Che poi chi l’ha detto che guardare Sanremo fino in fondo non sia una grande cosa? Buona quarantena a tutti e, se vi capita di avere paura, ricordate che non siete i soli.
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Vorrei ma non opossum.
Vorrei bere un bicchiere di vino bianco servito fresco, molto prima di pranzo, prima di quando sia socialmente accettabile, forse appena dopo la colazione o addirittura per colazione e basta. Magari accompagnato con del pesce. Magari accompagnato da un paesaggio che non sia quello cittadino. Un contesto diverso. Forse un lago? Perché no. O un mare, ancora meglio. Da solo. Nessuno attorno. Nessuno seduto con me. Nessuno a portarlo. Potrebbe essere questo il programma dell’estate ma ahimé credo non avverrà. Credo pure che l’estate non avverrà. Ma mi sta bene. Invidio molto chi riesce a staccare da tutto. Io quanti anni sono che non riesco a staccare? Boh forse da sempre. Ad esempio staccare dalle responsabilità. Pensare al passato può essere considerata una responsabilità. Se fossi veramente al mare adesso a sbronzarmi da solo sono sicuro starei ossessivamente pensando a quello che non sto facendo con la mia vita. Che esistenza del cazzo. Vorrei prendere ferie dall’orgoglio. Vorrei prendere ferie dalle mie aspettative. Vorrei prendere ferie dal silenzio. Ho preso ferie, ma come l’anno scorso le userò per fare un workshop con bambini e cercare di dare un senso al non fare nulla. C’è tanta rabbia in giro e ne sento l’odore in tutto quello che faccio. Per questo non riesco a parlare più, o a scrivere, senza sentirmi in colpa. Parte del problema. Chiedo scusa in anticipo perché madonna se ho fatto schifo in vita mia. Vorrei prendere ferie per venire a dirti in faccia che mi dispiace un casino per quanto ho fatto schifo con te. Forse è tardi adesso, ma non so nemmeno che giorno sia. O che anno. Penso solo sia il momento giusto per iniziare a bere. Ho provato a fare sport e per un po’ ha funzionato ma poi abbiamo preso una pausa di riflessione. Mi guardo nei riflessi per strada e non capisco se sono i vetri a prendermi in giro oppure se la mia bellezza interiore si sia nascosta sotto innumerevoli strati. Vorrei prendere ferie dal cinismo e partecipare a tutte le attività sociali e socievoli. Non fate più tanto i fighi adesso che vi hanno annullato i concerti e i viaggi e vi rendete conto della vostra misera esistenza online basata sul compiacere masse di gente che vi usa come metro di paragone per sentirsi a volte migliore, a volte peggiore, sempre in competizione eh? Vorrei prendere ferie e partire con il mio cane ma tanto lei ama solo il mio patrigno e non si sentirebbe a suo agio con me. Forse. Ho preso in braccio mio nipote praticamente pochissime ore dopo la sua nascita. Ho sollevato libri più pesanti di lui, ma meno caldi. Come può essere contenuta della vita in un essere ridicolmente tanto minuscolo? Non funziona bene manco come fermacarte. Che ridicolo. Si rompe solo a guardarlo. (Per favore non romperti mai sono già in ansia per tutto quello che potrebbe succederti). Vorrei prendere ferie o una pausa di riflessione da me stesso. Il patto tra noi due è che tu secondo me dovresti venire una trentina di volte, almeno, magari senza dire nulla, solo respirando fortissimo mentre ti stringo il collo e guardo fissa negli occhi. Poi se c’è tempo magari vengo pure io. Ma non è importante. Portiamo prima a termine gli impegni presi. Il neurologo mi ha chiamato e mi ha detto che si può fare, dopo sette anni togliamo le iniezioni. Ero in ufficio. Mi sono messo a piangere. Ho abbracciato i colleghi. Ho saltato in giro. Ho pianto ancora. Ok non è una notizia così grande, si tratta solo di cambiare farmaco, ma dopo sette anni di vita legata ad una macchinetta che in pratica ha controllato ogni mio spostamento e decisione beh, è il più bell’addio mai dato. Forse sarà solo un arrivederci ma adesso non ci penso. Forse davvero prenderò ferie e per la prima volta in sette anni saranno senza dover controllare se c’è un frigorifero dove conservare la macchinetta per le iniezioni. Forse la soglia di attenzione è cambiata e non ha più senso scrivere post lunghi ma del resto a me non è mai interessato trattenermi. Sono per l’all-in, che credo sia quella cosa che si fa nel poker ma io a poker non so giocare, mi piace solo ripetere frasi sentite altrove. Come si fa a trattenersi in tutto? Ricordo la barista per cui avevo scritto la lettera, siamo usciti un paio di volte, ogni volta mi diceva “ok, usciamo, ma non avere aspettative”. Ok cazzo. Nessun problema. Ma se non posso avere aspettative, che alla fine sono solo la mia mente che vaga e pensa a quanto sarebbe bello realizzare le cose che immagino, ma scusa che cazzo di senso ha uscire. Non è un problema. Non usciamo, mi va benissimo. Ho quintali di immaginazione da investire in progetti ancora più assurdi. Va bene mettere le mani avanti sempre, lo faccio pure io, ma non davanti alla mia immaginazione. È la più grande risorsa che ho. Quando torno a casa da solo, sono con lei, mica con bariste casuali. Ho guardato mio nipote. Ho pensato che quando sarà grande abbastanza lo porterò fuori e sarò lo zio rancido e disgusto che paga da bere e poi ci prova con le sue amiche. Te l’ho detto per disgustarti. Ti ho guardata negli occhi. Hai riso. Mi piace rovinare sempre tutto. Hai detto che ti faccio vomitare. Che sono un maiale schifoso. Mi hai baciato. Ora non so se è successo davvero o l’ho solo immaginato. Vorrei prendere ferie e cambiare casa e mettere su famiglia e cambiare vita e essere molto ma molto più calmo. Vorrei essere una di quelle persone che riesce a prendere il sole per un giorno intero magari leggendo anche un libro addormentadosi ogni dieci minuti. Vorrei essere in grado di abbronzarmi. Vorrei non innamorarmi ogni giorno di qualcosa di diverso. Ci vediamo in luglio? Ti passo a prendere. Andiamo fuori per il tuo compleanno. Ubriachiamoci durante la colazione. Mi dicono che mi piacciono solo le ragazze troppo magre ma che mangiano come assassini. È vero. Mica capisco perché. Forse sono i cartoni animati giapponesi ad avermi influenzato. Il mio cane mangia troppo e la veterinaria l’ha messa a dieta. Di nascosto, le davo degli snack. La stronzetta si faceva sempre trovare sul mio letto. Mio nipote ha sorriso ma mi hanno detto di non credergli, che è troppo piccolo e sono solo spasmi. Non riesce a controllare le espressioni facciali. Ah bene brutta merda, neanche due settimane hai e già mi prendi per il culo. Ci proverò con tutte le tue amiche così impari. Ma che cazzo dico che già adesso non ho più voglia di provarci con nessuno figurati tra vent’anni. Veramente, mi dispiace per quanto ho fatto schifo. Vorrei poter dire che non accadrà mai più ma mi conosco troppo bene. Capiterà di nuovo. Sempre. Nemmeno il mio cane mi ama quanto vorrei. Posso solo assicurarti che ci saranno una marea di aspettative e mi impegnerò a rovinare quelle che non sarò in grado di realizzare. Così. Per divertirci. Il mio problema, e l’ho capito di recente, è che non credo nell’esistenza degli altri esseri umani. Esisto solo io. Tutto quello che avviene al di fuori di me è solo uno spettacolo messo in scena per intrattenermi. Talvolta è spassoso. Talvolta mi annoia. Ma non è reale. Vorrei prendere ferie da questo delirio di onnipotenza però credo sia l’ultimo sistema di difesa ad essermi rimasto. Ho un biglietto in più, lo conservo per te. Puoi sederti qui, vicino al mio cane obeso e alla piccola culla contenente quell’essere ridicolo di mio nipote. Fai piano che stanno per iniziare di nuovo. Non ci crederai ma quest’ultima stagione di “Umani della terra” è assurda. Disastri ecologici, risse generazionali, pandemie, distruzione del patriarcato, emancipazione, l’annullamento degli sport e del razzismo, il collasso degli influencer e del capitalismo. Ti giuro, mi pare un ottimo finale. È così figo che spero chiudano tutto perché dopo di questo sfido io a scrivere qualcosa di altrettanto stupendo.
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Bonus Bis
acquari72
E ARRIVA LUI!
Il primo messaggio mi ha spaventata ma è la confusione nella mia testa a vincere su tutto.
Quando l'ho visto nudo, tutto il mio corpo ha preso fuoco, ero già attratta da lui. Molte volte mi sono toccata nel mio letto e non, sognando lui.. le sue mani e la sua bocca. Ma adesso è anche peggio, perché non riesco a togliermi dalla mente quel suo corpo statuario, con il cazzo duro pronto per far godere anche la più frigida delle donne.
E sicuramente io non lo sono, al contrario.
Mi faccio coraggio, pago e torno su in ufficio per affrontarlo.
Non c'è nessuno, ed è strano.
Ma poi mi ricordo che oggi ci sarebbe stata una riunione con il direttore del personale, dove avrebbero spiegato alcuni spostamenti interni alla ditta, che però non concerne la mia posizione.
Mi fermo davanti la sua porta, un respiro profondo, ed avanzo.
Si sta vestendo.
É davanti a me con indosso camicia e pantaloni sbottonati, e a piedi nudi.
E mi soffermo su questi.
Non avevo mai fatto caso ai piedi di un uomo!
Ma questi mi affascinano, dita lunghe,regolari, ben fatti, unghie tagliate e ben curate, bellissimi affascinanti... anche in questo non mi delude, anche lì è perfetto!
Li vedo dirigersi verso di me, ma alzo la mano per fermarlo.
E stranamente lui lo fa, mi asseconda.
Alzo il viso per guardarlo e affogo in quella pozza nera che sono i suoi occhi!
Mi guarda negli occhi e con un sorriso infido, e compiaciuto in faccia mi chiede -Piaciuto lo spettacolo?... A me si!.. tanto... avere i tuoi occhi addosso mi ha fatto godere molto... sai immaginarli e averli veramente è tutta un altra sensazione.- ha concluso mettendosi in posa, con le mani sui fianchi.
- Guarda anche adesso- e mi indica la patta dei pantaloni. - Solo il tuo profumo e la tua vicinaza, me lo sta facendo diventare duro.-
Il mio sguardo vola lì, sulla chiusura slacciata e vedo la stoffa che si gonfia tirando, e la punta rosa, far capolino dalla cerniera.
" Oh... porca zozza non indossa le mutande!"
- Che c'è .. sei sconvolta? Da quando sei venuta a lavorare qui non indosso mai biacheria intima. E sai perché?-
Ma la sua è una domanda retorica perché riprende subito.
- Quando sento il tuo profumo, o la tua voce, sono sempre così!.... vivo con una perenne erezione tra le gambe.- continua strafottente.
Mi lecco le labbra, diventate improvvisamente secche, e faccio due... tre passi avanti, per fermarmi difronte a lui.
Ci fissiamo e le mie mani di volonta propria volano sui miei vestiti.
Giacca... camicia ... gonna ... tutto via!
Rimango con i tacchi e intimo brasiliana e reggiseno a balconcino,
di pizzo bianco con reggicalze e calze a rete, coordinate.
- Adoro la tua predilezione per l'ultimo.- dice bisbigliando e allungando la mano.
Con un dito segue il profilo del reggiseno.
È come una penna di fuoco che mi marchia, sulla parte alta del seno, per scivolare in mezzo alle due colline, e sfiorare i capezzoli che fremono. Ovunque passa, brividi di piacere si accendono nel mio ventre, mentre io continuo a leccarmi le labbra e abbassare gli occhi su ciò che più desidero.
Arrivato alla spalla me la afferra e mi spinge in basso.
- In ginocchio!- Mi intima con voce cupa. - Avanti fallo ... lo leggo nei tuoi occhi che lo vuoi! - mi dice dopo avermi accarezzato la guancia.
Ed io non me lo faccio ripetere.
Svelta, con entrambe le mani, allargò di più la patta dei pantaloni e lo tiro fuori. Non è ancora del tutto rigido, ma anche così è un bel vedere, liscio, pulito, grosso...
Rimango a bocca aperta.
" É depilato!!!"
Inghiotto il groppo di saliva che ho in bocca, al solo pensiero di poterlo leccare tutto facilmente, senza peli che ti finiscono in bocca rischiando di rovinare tutto sul piu bello!
Piena di aspettative, mi do da fare.
Lo afferro con la mano alla base, ci sputo sopra per bagnarlo, e inizio a muoverlo su e giù per farlo indurire bene.
Bagno a modo le labbra, trattengo un po' di saliva sulla lingua, e partendo dalla cappella inizio la mia lenta discesa.
- Uhmmm... liscio come seta.- mugugno, contentissima.
Mentre lui emette un rantolo di soddisfazione.
Lo lecco con la lingua piatta.
Dall'alto al basso, per poi arrivare in mezzo ai testicoli, afferrarne prima uno, e poi l'altro.
Si ritirano e sobbalzano, ma io succhio e ne traccio il contorno con la lingua per farli indurire.
Il sapore muschiato e leggermente salato della sua pelle, mi fa impazzire, ed inizio a lavararlo con più foga, succhio così forte da farmi male le guance.
Lui artiglia le sue mani tirando i miei capelli, per cercare di mantenere il controllo.
Contenta della sua risposta, riprendo a leccare per tornare sulla punta dove adesso mi fermo a torturare il prepuzio scoperto, facendo ruotare la lingua e succhiando leggermente con le labbra socchiuse, e bevendo il suo liquido trasparente.
Un sapore delizioso mi esplode in bocca e apro di più le labbra per poi affondare la bocca su di esso e prenderlo quasi tutto, fino alla gola.
Un ruggito di piacere esce dalla sua bocca, ed io mi bagno sempre di più tra le gambe, sono un lago!
Con la mano sul suo membro tengo la pelle tirata in giù, in modo da avere il prepuzio fuori e lo lecco cpme un "chupa chups".
Ci gioco, infilo dentro al buchino la punta della lingua, per poi tornare a succhiare quella pelle rosa che si scurisce sempre piu per via del sangue che scorre.
Lo riprendo dentro alla gola.
Allontano la mano e afferro anche la pelle, che ricopre il suo membro, tra le labbra e succhio, muovendo la testa su e giù. La saliva che mi riempie la bocca e cola sul seno, mi aiuta nel movimento che diventa sempre piu fluido e piacevole.
Anche lui apprezza, perché inizia a spinge il bacino, in modo da andare più a fondo.
È bellissimo.
Accucciata ai suoi piedi, con le scarpe coi tacchi e in lingerie sexy, mi sento bella e potente.
Gli artiglio le cosce con le dita, affondando le unghie per non cadere nella foga del movimento e sollevo gli occhi per guardarlo in faccia.
Anche lui mi fissa e le fiamme di desiderio che si vedono in quegli occhi neri, mi provocano spasmi, al centro del mio sesso, tanto da farmi quasi venire.
Apro di più la bocca, cresce, é piu grosso, più duro.
Adesso è lui che mi tiene ferma. Una mano che stringe i capelli e una ferma sul mento, in modo che possa muovermi come più gli piace.
E lo fa!
Me lo sbatte dentro, e sento che arriva fino a toccare la gola.
Dei conati mi fanno tremare, protesto e cerco di spostarlo con le mani.
Ma lui insiste.
Non molla.
Lo tira fuori un attimo, mi alza il viso, tirandomi per i capelli e mi da uno schiaffetto in faccia.
- Stai buona.. respira con il naso! ...So che puoi farcela.... Adesso ti scopo la bocca e poi la figa!-
Mi minaccia, con il respiro affannato, ritornando a riempirmi la bocca.
Ed io lo lascio fare, seguo il suo consiglio e mi rilasso.
Lecco, succhio, lo bagno... cresce, mi tortura... e io chiudo gli occhi per godermi il momento, la tensione che cresce nel mio ventre.
Mi scopa la bocca per minuti, o ore, il tempo si è fermato, e non ha più importanza.
So solo che mi fanno male le gambe per la posizione scomoda, ma non oso protestare per paura che smetta.
Ed io non voglio.
Mi piace, mi fa sentire desiderata e sexy.
Nella stanza si sentono solo i nostri gemiti.
Ha aumentato le spinte, adesso va più veloce e mi fa male, ma anche bene. Penso ormai che sia quasi alla fine e con una mano gli accarezzo le palle, in modo viscido. Le coccolo e le strizzo leggermente.
E loro sembrano gradire, perché sobbalzano e la pelle si raggrinza.
Con una spinta mi fa cadere per terra, sfilandosi dalla bocca.
Lo guardo esterrefatta, mentre lui si spoglia del tutto, togliendosi i pantaloni e la camicia. Nudo davanti a me con il cazzo in piena erezione é un dio greco. Il Dio del sesso in tutto il suo splendore, con la pelle che luccica per il sudore.
E finalmente lo vedo!
Adesso ne sono sicura ha un tatuaggio sul pettorale sinistro. Un bellissimo gufo stilizzato con due grandi occhi che ti fissano.
Con sguardo quasi cattivo, mi afferra per le braccia, mi alza, strappa lo slip, ormai completamente zuppo, il reggiseno e mi fa sedere sulla scrivania.
La mia carne a contatto con il freddo del ripiano, mi provoca un brivido.
Rimango solo con autoreggenti e giarrettieta.
Afferra le caviglie e mi obbliga ad appoggiare i piedi sui bordi di essa.
Per non cadere, appoggio le braccia indietro con i palmi, ben fermi sul ripiano. Infine, tira il sedere più avanti possibile.
Mi sento esposta, aperta, alla mercé dei suoi occhi veraci e pieni di cupidigia.
Ed inizia mangiarmi!
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Oriana Fallaci: la mia guerra di oggi? La trincea del web. / Il Bullone - OrianaG
Pubblicato su Il Bullone n° 30, novembre-dicembre 2018.
Oriana a New York vive in un appartamento di fine 800. Ha una cantina piena di tutto un po', ricordi, cimeli, che ciclicamente l'East River allaga. La casa di Milano è accogliente più del previsto, dopo un caffè e un bicchiere d'acqua ci spostiamo nello studio. Sul tavolo l'elmetto del Vietnam, una Lettera 22, il libretto de L'Europeo, i primi appunti di "Lettera a un bambino mai nato", i passaporti. I sopravvissuti dell'East River.
Guardo l'elmetto.
In quale guerra andresti adesso? Dove c'è più bisogno di verità? Sul web. Ben inteso, non ho mai usato un computer, ma ho fatto fare qualche ricerca su Internet da altri. Ho piena percezione delle potenzialità che ha, ma non so quanto avrei saputo prevederne i danni, un potenziale così grande non può non nascondere problemi grandi. Ho visto le recensioni che fanno dei miei libri, le cose che vengono pubblicate on line, e non capisco. Come sia possibile non fermarli, gestire le autorizzazioni. E andrei in Nord Africa a capire cosa si sta muovendo, chi è questa gente che arriva. Non riuscirei forse più a ripetere il Vietnam, già dalla guerra del Golfo ai giornalisti non permettono più di andare al fronte. Forse ha ragione mio nipote Edoardo che ho una stella che mi protegge, che ho rischiato la pelle milioni di volte, ma è un giornalismo che non si fa più. Che non ci lasciano fare più. Spendo tempo per quello di cui mi frega realmente qualcosa. Della Bosnia, o della mafia per esempio, non mi sono mai occupata.
C'è un altro Panagulis in giro? Parecchi. Sang Suu Kyi in Birmania, Malala in Pakistan. Mi è piaciuto molto Lech Walesa in Polonia (presidente polacco dal 1990 al 1995, vince le prime elezioni libere con Solidarnosc), mi ricorda tanto Alekos. Ma con gli anni è venuto fuori più l'uomo che il politico, più sempliciotto, che ha fatto discutere. Probabilmente ad Alekos sarebbe successa la stessa cosa, se non fosse morto sarebbe ancora al governo. Ma era un predestinato, un eroe greco classico, un poeta che non poteva fare una fine diversa. In questo è unico.
Chi intervisteresti adesso? Trump, sicuramente mi divertirei. Rimango col rimpianto di chi non sono mai riuscita a intervistare: il Papa, Wojtyla non si è mai fatto intervistare in due anni di tira e molla; Fidel Castro mi ha fatto andare a La Havana due volte senza ricevermi; con Andropov, leader russo, avevamo fissato il colloquio, ho chiesto un rimando di quattro mesi per studiare, e lui è morto nel frattempo.
Tra i tuoi colleghi chi ammiri di più? Nessuno. Sono da sempre poco rispettata e molto temuta da tutti. Ho qualche amico, tra i colleghi, Vittorio Feltri, per esempio, con il quale siamo sempre in contatto. Ma ammirare, nessuno.
Quali caratteristiche deve avere, secondo te, un buon articolo? Soggettività. Io ho il dovere di commentare quello che vedo, per come lo vedo io. Il giornalista è testimone, non spettatore passivo. Ha spirito critico. Poi mio nipote dice che sono un po' strega, che faccio radiografie alla gente guardandola negli occhi. Magari ha ragione, tendo a farmi in fretta un'idea sulle cose. Mi stufo anche in fretta, delle persone. Ma un buon giornalista deve essere capace anche di ritrattare, cambiare idea, a me è capitato su americani e vietcong, sui palestinesi.
Cosa ti ha spinto a scrivere di mestiere? Predestinazione. Ne sono convinta da sempre. Zio Bruno, il fratello di papà, giornalista anche lui, racconta sempre del mio tema sul semino che ha vinto il Premio della Befana Fascista alle elementari, una piccola somma di denaro mai ritirata, con mio sommo dispiacere, ma in una famiglia di partigiani sarebbe stato un oltraggio. E ricordo il momento in cui mi è stato permesso, perché malata, di leggere le edizioni Salani col dorso rosso che splendevano in vetrina a casa. Poi finito il liceo non c'erano soldi e per pagarmi Medicina mi sono presentata alla redazione che doveva essere de La Nazione, ma è stata del Mattino dell'Italia Centrale. Giravo in bicicletta per commissariati e ospedali per scrivere di cronaca. Poi di un comizio di comunisti il direttore, democristiano, mi disse che potevo anche non andarci e cassarli tutti. L'ho mandato al diavolo. Ho scritto di un gruppo di operai comunisti che avevano celebrato il funerale di un compagno cui il parroco aveva negato il rito a Fiesole. L'ho mandato all'Europeo e me l'hanno pubblicato. Da lì mi sono occupata di Costume e Spettacolo, anche se in pochi mi stavano simpatici di quel mondo. Dal Vietnam in poi ho cambiato tono. Completamente. E ho cercato di eliminare tutto il "prima". Però l'ultima telefonata che ho ricevuto è stata da Sofia Loren. Ci conosciamo da una vita e non l'ho mai intervistata. Buffo, no?
Perché i tuoi genitori ti hanno chiamata Oriana? Non lo so, in realtà. Sapevo in onore di Orio Vergani (primo fotoreporter italiano), ma probabilmente è una balla. Mia sorella Neera ha il nome di una musa, l'altra mia sorella è Paola. Tendenzialmente non si è seguita la genealogia, nella migliore tradizione anarchica. In compenso mi sono divertita un sacco quando Edoardo, mio nipote, mi ha chiesto consiglio per il nome del terzogenito.
Una canzone o un libro alla quale sei legata? "La Divina Commedia", e mi piace molto la fantascienza. E "Greensleeves". Non so perché mi piace, l'ho usata tanto nella lettura registrata di "Lettera a un bambino mai nato". Ho sempre amato andare a vedere i musical, e i concerti dal vivo: Ella Fitzgerald, Louis Amstrong... Poi hanno vietato di fumare nei luoghi pubblici e m'è passata la voglia.
Che importanza dai alla famiglia? Tantissima. Se hai letto "Un cappello pieno di ciliegie" hai già la risposta. Il mio più grande rammarico è non aver avuto figli. Ne ho persi tre. Ho sempre appoggiato fortemente il progetto di famiglia di Edoardo, che di figlioli ne ha avuti quattro. Fin da bambina mi affascinavano le storie di famiglia. Mi piaceva scoprirle e mi piace tuttora raccontarle. Ma siamo rimasti pochi Fallaci, e le grandi storie di famiglia si fermano alla Liberazione, sostanzialmente. Anche "filmini" o foto di famiglia degli ultimi 30 anni non ne abbiamo. E chi ha girato lo sceneggiato su di me (Fandango e Rai, con i cui sceneggiatori Edoardo ha lavorato a lungo alla sceneggiatura) ha fatto una robetta sdolcinata molto lontana dalla realtà. Magari gli americani fanno meglio...
Come vivi la paura? Ne ho sempre tanta. Delle situazioni, dei bombardamenti. Bandini, console italiano negli USA, mi dava della paranoica, ma ero solo consapevole dei rischi. In una stanza interna non salti in aria se sparano per strada. Non ho invece paura di scrivere quello che penso, ho paura di essere fraintesa piuttosto.
Cosa diresti ai giovani? Studiate. Trovo assurdo che negli USA ora esistano corsi di "Oriana's Journalism", ma, per le mie interviste, quello studio e quella precisione nel registrare e appuntarmi tutto sono stati fondamentali. E, da fiorentina e italiana, agire. Muovetevi in prima persona per quello che vi interessa.
B.live ha 3 parole che sono essere, credere, vivere. Le tue quali sono? Da sempre scrivere, coraggio, libertà.
#oriana fallaci#intervista#intervista impossibile#il bullone#edoardo premazzi#gullone#oriana gullone#orianag
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Io lowkey vorrei vederla l'immagine di Dylan Dog che se la fa con un tipo 👀👀👀
Non me lo faccio ripetere due volte <3
+ bonus: dylan convince quest'uomo che crede di essere queequeg che lui è ismaele e quindi,,, devo aggiungere altro?
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