#non ci vedo morti in sta stagione
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ho letto le sinossi e sinceramente ho delle cose da dire:
Cosa ne pensi dei nuovi arrivati?
Palese Consuelo la violentano, sennò mi chiedo cos'altro possa "andare storto"
Sofia sinceramente non mi convince, mi sembra un rip-off di Paola della prima stagione
Ho paura per la romance tra Lino e Silvia, sarà una trashata assurda
Secondo te chi è che muore/se ne va?
Metto sotto un readmore aspè
Allora premetto che non ho seguito le riprese né nulla quindi faccio considerazioni a caldo e non studiate
Secondo me Alina ci darà delle gioie e potrebbe anche essere una piacevole pausa dagli intrecci dei clan etcetc. Avrà uno sviluppo lineare, anche circoscritto, non mi interesserebbe nemmeno troppo dei suoi rapporti con il resto. Mi piace l'idea di dare un'amica a Cardio che sostituisca un po' Filippo, adorerei se non sostituisse anche Gemma ma non sono così fiduciosa. Angelo boh sembra il vero sostituto di Filippo (viene da una famiglia benestante e si trova in carcere? Sul serio?) e questa roba dei segreti in cui c'entra sempre Silvia ma che è ma perché lasciatela stare. Comunque non riesco bene a inquadrarlo perché comunque lo devo ancora incontrare, però non mi convince molto, sembra un copia e incolla un po' a casaccio. A sto punto tenevi Sasà.
Consuelo pensavo la ammazzassero tutto considerato. Poi invece a quanto pare vive ma o la violentano o tipo le tagliano una mano una cosa del genere per avere un trauma che porta a così tante conseguenze. Non mi convince la violenza sessuale per quel "qualcosa va storto", uno stupro non può accedere per sbaglio, ma magari ci leggo troppo io.
Sofia mi auguro solo non abbia una storia con Massimo perché sennò veramente che bassezza
Lino e Silvia il mio incubo peggiore non so veramente come possa essere venuto in mente agli sceneggiatori ma Antonio non si è licenziato appena letto un accenno nei copioni io non capisco
Secondo me se ne vanno quelli vecchi, Cardio e Pino quasi sicuro, mi auguro Silvia e Kubra. Non so dire se morti, probabilmente no perché morendo ormai potrebbero andarsene solo quelli più coinvolti nelle dinamiche, quindi Edoardo Carmine Rosa e Mimmo. Però far morire Mimmo sarebbe troppo simile a Pirucchio, Edo ormai direi che se non è schiattato fino a mò seppellirà tutti gli altri, Rosa sarebbe riprendere la trope di Nina. Carmine è ormai l'unico protagonista, ammazzi pure lui? Nonsense.
L'unico che avrei visto morto suicida come possibile fine in character era Cardio, ma a questo punto non ne sono così convinta. Almeno leggendo i primi 6 episodi
#non ci vedo morti in sta stagione#o Massimo raga#non c'è niente che lo suggerisca però secondo me prima o poi#mare fuotag
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Più che autunno.
Mentre leggo che in Italia e in altre parti dell'Europa sembra ancora estate qua (sempre Estonia) sembra che il passaggio di stagione sia più tra l'autunno e l'inverno che tra l'estate e l'autunno, per esempio ieri ha piovuto tutto il giorno, mentre oggi la temperatura è scesa sotto i 10 gradi, un altro mondo in tutti i sensi, anche se a me piace definire questo piccolo scorcio di terra i confini del mondo, non solo perché siamo appiccicati al cattivone di turno ma proprio perché è un posto fuori da ogni regola europea, ma non è questo il punto del post. Ieri ho visto un video del prof Saudino che parlava di manganellate agli studenti, pratiche d'altri tempi, cerco tra le notizie mainstream ma non trovo nulla, ovvio, allora chiedo a G e trovo l'articolo, ma lo scrivo dopo. Infatti le notizie più gettonate sono l'autobus precipitato a Mestre con morti e feriti, mi dispiace naturalmente, ma sappiamo che l'uomo per natura è fallace, cioè che può sbagliare, certo alcuni errori sarebbe anche bene evitarli, ma può capitare. Altra notizia che mi salta all'occhio è che tra Kosovo e Serbia ci sono degli artriti, quando mai, ma che vengono attribuiti a Putin, ah, come i migranti che arrivano era colpa della Wagner? La Germania segue da vicino ed è pronta ad intervenire, gli USA puntano il dito e ordinano "ritirate le truppe o peggio per voi", come per la prima guerra mondiale i balcani ci regalano un motivo per scontrarci? Vedremo. Una notizia che sembra invece preoccupare è quella della situazione ai Campi Flegrei, tutto porta ad una imminente eruzione, che per natura è imprevedibile, ma sembra un pò come quei documentari fiction su Pompei dove viene ripetuto più di una volta che la terra tremava ma che i cittadini non ci facevano caso più di tanto continuando la loro vita come se niente fosse, siamo davanti ad una catastrofe imminente? Probabile, ma sembra che nessuno abbia intenzione di muovere un dito per fare evacuare le persone che vivono in quella zona, allora ve le cercate, cosa aspettano? Qualche notizia più light, qualcuno ha postato su FB l'esibizione di Anna a xfactor, amici catanesi, qualcuno scrivendo 'figlia d'arte', figlia di chi? Guardo l'esibizione e non è niente male, anzi, il brano è simpatico, un pò scorretto nel testo ma ci sta, d'altronde l'arte è così, quindi vado a vedere di chi è figlia, Castiglia è il cognome, allora il primo che mi viene in mente è Peppe Castiglia noto comico catanese, infatti è sua figlia, ma non perché è sua figlia è brava, è brava a prescindere, ma perché andare ad un talent?
Sembra che nonostante le conoscenze oramai sia l'unica strada breve per saltare la fila, sicuramente il talento c'è, ma vedremo più avanti adesso è prematuro. Comunque oggi c'è una notizia che parla del suo testo e viene additato come politicamente scorretto perché nel testo dice che se non ha soldi è colpa degli ebrei, figuriamoci se non si facevano sentire e immediatamente, manco li avesse mandati a fare la 'doccia'. L'arte è provocazione, in ogni forma e in tutte le direzioni possibili, se avesse detto che è colpa delle banche avrebbe fatto meno scalpore perché i banchieri evitano di attirare l'attenzione, anche se sono colpevoli.
Torniamo agli studenti. La violenza genera altra violenza, nell'articolo del Fatto Quotidiano si sentono varie campane politiche, per quelli di sinistra e di centro è un'azione fascista che il governo dovrà spiegare in aula, la faccio breve e posto l'articolo alla fine, mentre per quelli di destra, cioè il governo attuale, è la solita sommossa organizzata dai centri sociali, piccola parentesi la vedo brutta per centri sociali anzi mi sembra strano come non sono andati ancora a farli chiudere fine parentesi, che come sappiamo sono i nemici della democrazia, quelli dei centri ah. Nei due video dell'articolo si vede come, nel primo gli studenti, mi sembrano anche parecchio giovani, siano li davanti al cordono ma non sembra abbiamo fatto lancio di oggetti o urlato slogan contro i poliziotti, ma ad un certo punto si vede in basso a sinistra un tizio che dice "basta hanno rotto i coglioni" e ordina la carica, chi è quello la? Sicuramente un capoccia ma perché invece di parlare con gli studenti li menano? Perché è più facile reprimere, sicuramente un'altra motivazione è perché non è in grado di avere un dialogo, il capoccia, anche lo studente meno studioso lo distruggerebbe a parole :D e poi dai c'è il governo fascista. Nel secondo video si vedono alcuni poliziotti incazzati che menano alla rinfusa, ecco, quelli sono i classici pulotti fasci che non dovrebbero avere una divisa, che godono a menare col loro manganello, filmato ripreso da una manifestante che urla "te la prendi con dei ragazzini". Non penso che c'è da aggiungere altro, l'unica cosa e che non bisogna stupirsi se poi i cittadini iniziano ad odiare le forze dell'ordine, cosa che in qualche modo è come tirarsi la zappa sui piedi perché se ti rubano in casa, esempio, chi chiami? Non di sicuro i ghostbusters. Questo e altre belle sorprese si celano dietro un governo di fanatici di destra, perché a differenza della Germania dove due idioti hanno fatto il saluto romano e sono stati ingabbiati, in Italia se fai il saluto sei premiato, il mondo al contrario. L'articolo
Nota personale, dopo che ieri ho dibattuto il fattore pianista/caffettino con Spock tutto il giorno e ogni tanto anche col diretto interessato (il pianista), quest'ultimo non arriva a capire e non accetta la mia volontà di starmi per i cazzi miei, allora ho pensato che lo piscio, eh si se l'è cercata soprattutto alla frase "Eddai torniamo amici", hai quasi 40 anni non 8, ma che cazzo scrivi, questo mi veniva fortemente di scriverglielo, anzi penso che avrei dovuto, ma che cazzo, viviti la tua vita miserabile da pecorone lobotomizzato e non rompere i coglioni al prossimo, che in questo caso sono io, ma potrebbe essere chiunque. Va bè non vi tedio con sta cosa che mi da solo fastidio e non la trovo affatto da persona matura e sana di mente.
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High and Low The Movie + The Red Rain
Party time
Di base, questi due film di High and Low (a quanto pare la serie più longeva di tutta l'Asia), mi sono piaciuti. Hanno certe difficoltà, le loro problematiche, ma mi sono piaciuti.
Innanzitutto una cosa: sono molto offesa che in The Movie il personaggio di Hyuga sia stato relegato in pochissime scene, quando la sua tamarraggine meritava di brillare in tutto il suo splendore.
@dilebe06 Questa gif è tutta per te:
A parte questo, veniamo alle cose serie. Colui che brilla davvero è senza ombra di dubbio Kohaku, il "villain" di questo primo film.
Penso che sia uno dei personaggi più interessanti e scritti meglio di questa serie, e mi è davvero piaciuto il suo tragico percorso, pieno di rabbia e sensi di colpa. In questo l'ho trovato molto umano.
Lo scontro tra lui, Tsukumo, Cobra e Yamato è semplicemente straziante e mi è piaciuto un sacco, anche se ancora mi chiedo com'è possibile che nessuno di loro sia morto dopo essersi menati in quel modo.
La pecca che trovo in questa scena è la ripetizione delle stesse dinamiche usate tra Cobra, Yamato e Noboru nella prima stagione. Però devo anche dire che Kohaku non è mai stato un villain vero e proprio, era solo un uomo molto arrabbiato che aveva perso la strada, quindi capisco se alla fine non è rimasto nel lato oscuro.
Comunque trovo BELLISSIMO il concetto di aver creato l'Unione del Sannoh per dare agli amici un posto in cui tornare tutte le volte che lo vorranno.
Non mi sarei mai aspettata tutta questa emotività e introspezione in High and Low: alla fine le botte sono solamente un ripiego e un intratteninento per raccontare le vicende di questi poveri disgraziati e tutti i valori in cui credono, come la famiglia e l'amicizia.
Ho ADORATO il mega rissone che occupa quasi metà del film. Mi ha pompato parecchio e me lo sono goduta come una bambina davanti alle caramelle.
Mi è piaciuto come i vari personaggi si aiutano e si parano il culo a vicenda, anche tra gruppi diversi, dimostrando ancora una volta il rispetto che scorre tra le varie bande, o forse hanno finalmente capito che per sconfiggere davvero i cattivi bisogna combattere insieme e aiutarsi a vicenda.
(Peccato che questo sia un film e non una serie quindi non posso usare questa scena come miglior scena d'azione nel quiz finale. @dilebe06 E ORA COME FACCIO??? 😭😭😭).
Ma siccome nulla è perfetto, ho un paio di appunti da fare riguardo questa mega rissa: prima di tutto, la versione femminile asiatica di Leopardi, tizia di nome Sara, qualcuno può spiegarmi come sia possibile che per tutto il tempo non viene colpita nemmeno una volta??? Può essere brava a combattere quanto vuoi, ma questo è sicuramente assurdo. L'altra cosa che ho trovato ridicola è stata l'assenza di morti. Trovo davvero improbabile che dopo una rissa del genere nessuno ci abbia lasciato le penne.
Un'altra cosa che non mi è piaciuta del film, sono stati i villain. Li ho trovati abbastanza insulsi e privi di una psicologia profonda e interessante.
Riguardo The Red Rain invece, dunque, ho apprezzato tantissimo l'idea di partenza, ovvero dare spazio ai fratelli Amamiya creando una storia tutta per loro con tanto di background.
Ovviamente si tratta di una storia tragica perché ormai High and Low sembra diventata un'opera scritta dalla penna di Shakespeare. Ma è una cosa che mi piace, perché io da questa serie mi sarei aspettata solo botte e inseguimenti.
"Indipendentemente da quello che dicono gli altri, noi tre siamo veri fratelli."
Non è la prima volta che High and Low affronta questo discorso, avevo già visto come Smoky e Lala si considerassero fratello e sorella benché non avessero lo stesso sangue, ed è un concetto davvero bello che mi piace un sacco.
Quella tra questi tre fratelli è l'ennesima bella bromance che vedo quest'anno (My Country sta mangiando la polvere): tre ragazzi cresciuti insieme come una famiglia al di là dei legami di sangue.
Entrambi i film sono guidati dalla voglia di vendetta, ma laddove Kohaku vuole distruggere lo SWORD per poi colpire i veri cattivi (i piani geniali), qui Takeru si infiltra tra i cattivi per colpirli dall'interno (piano più intelligente ma suicida).
E quando alla fine Masaki e Hiroto fanno facilmente il culo a tutti i cattivi mettendoli tutti a tappeto senza alcuna difficoltà (Bud Spencer e Terence Hill levatevi), non ho potuto fare a meno di chiedermi perché non lo avessero fatto prima. È vero che non sapevano chi fossero i responsabili, ma quando ho visto questi due fare fuori tutti in due minuti contati dopo che il fratello si è fatto il mazzo tanto per mesi, mi è venuto un po' da ridere.
Riguardo alla mancata vendetta finale, ho sulle prime dato la colpa al buonismo, ma trovo molto buona la spiegazione di @dilebe06: secondo il modo di pensare giapponese essere sconfitti è un'umiliazione talmente grande che è peggio della morte. Una mentalità poetica e affascinante, e anche da puro medioevo.
In generale, Masaki e Hiroto sono una coppietta di fratelli niente male: menano bene (sono invincibili) e sanno anche essere divertenti.
I film sono piuttosto godibili e sono da vedere assolutamente dopo le prime due stagioni.
The Movie: 7.6
The Red Rain: 7.3
#high and low the movie#high and low: story of sword#high and low#high and low the red rain#hiroto amamiya#kohaku#cobra#japan movie#masaki amamiya#yamato#tettsu#yoshiki murayama#rocky#smoky#asian movies
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Si schiera coi curdi e parla di diritti Lgbt: Claudio Marchisio è la nuova icona social della sinistra Di Lorenzo Tosa “‘Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini…’, questo scriveva Anna Frank nel suo diario, nel 1942. Oggi, 77 anni dopo, è iniziato il bombardamento della Turchia contro i Curdi in Siria. Una vergogna per tutta la comunità internazionale. Sentiamoci pure responsabili per ogni vittima”. A scrivere questo post, ieri, giovedì 10 ottobre, sui suoi profili social, non è stato un politico, né uno scrittore, un pensatore, un filosofo o un intellettuale. Che ci crediate o meno, queste parole le ha scritte un calciatore. Da pochi giorni un ex calciatore. Non uno qualsiasi. Uno che è stato capitano della Juventus e, per almeno un lustro, titolare fisso della Nazionale italiana. Il suo nome è Claudio, di cognome fa Marchisio. E per capire chi è davvero e dove nasce questo post, diventato in breve virale, occorre fare almeno tre salti a ritroso nel tempo. L’ultima stagione calcistica, allo Zenit di San Pietroburgo, è stata la più lunga, difficile, dolorosa e illuminante della carriera di Claudio Marchisio. I numeri dicono molto, ma non tutto: 15 partite giocate, 2 gol segnati, 148 foto pubblicate su Instagram. Claudio in campo è un “vecchio” atleta che lotta contro un corpo che a 33 anni ha smesso di assisterlo, a un’età (e in un’epoca) in cui la maggior parte dei suoi colleghi sono ancora all’apice della forma. Fuori è un uomo risolto, intelligente, colto, maturo, che legge saggi e romanzi, visita musei e luoghi d’arte, esplora le meraviglie dell’ex capitale zarista, quando parla o concede un’intervista non è mai banale. E, soprattutto, fa Politica. Quella con la P maiuscola. Prende posizione. Sempre. Anche quando non è comodo o conveniente e su temi che non ti attenderesti di vedere uscire dalla bocca di un giocatore di calcio: migranti, clima, ambiente, diritti Lgbt, le lotte sindacali dei pastori sardi. Gli ultimi mesi a San Pietroburgo sono la fotografia esatta – e, in qualche modo, un antipasto – della seconda vita del “Principino”: un neo nell’universo banale, ipocrita, convenzionale e iper-standardizzato del calcio italiano e mondiale. Non è un caso se, meno di tre mesi dopo, Claudio Marchisio in una conferenza stampa affollata a Torino pronuncia le sue ultime parole da calciatore. (...) Sembra la fine, e invece è solo l’inizio. O, meglio, l’inizio ufficiale di un’avventura umana che era cominciata due anni e mezzo prima, quasi per caso, il 24 marzo 2017, pochi giorni prima della finale di Champions League col Real Madrid, quando un’imbarcazione carica di migranti si rovescia al largo della Libia: 34 i morti, tra cui anche diversi bambini. Claudio legge e si sfoga su Instagram: “Viaggi della speranza che finiscono in tragedia per molte persone! Ancora corpi senza vita nel Mediterraneo. Come sta cambiando il mondo?” . È la prima volta che Marchisio prende una posizione così forte e netta sui social, e le reazioni non tardano ad arrivare. In un florilegio di commenti entusiasti, arrivano anche le critiche, alcune pesantissime, cariche d’odio: “Pensa alla Champions che è più importante di questi 4 monnezzari”. Il 20 giugno del 2018, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, compare in una foto in bianco e nero con un cartello dell’Unhcr in mano e un hashtag, #withrefugees, accompagnato da un breve testo: “E tu da che parte stai?”. Anche in quel caso fioccano le reazioni positive, in mezzo all’immancabile vomito delle “bestie”. Claudio alza le spalle e tira dritto. Pochi mesi dopo dal Kenya arriva la notizia del rapimento della cooperante milanese Silvia Romano e il “Principino” le dedica un pensiero commovente: “La nostra meglio gioventù che ci riempie d’orgoglio il cui esempio vola sopra la tristezza dei pidocchi che la criticano”, scrive. Non è difficile, in questa frase, scorgere una frecciata anche ai suoi hater, che crescono di post in post e cominciano a prenderlo di mira. ...Quando, nel giugno scorso, fa il giro del mondo la foto di un padre e figlio morti annegati nel Rio Grande avvinghiati nella stessa maglia slabbrata, il “Principino” perde il suo aplomb ed esplode: “Ma da cosa c**** ci stiamo proteggendo?”....Lui, papà, se ne fa una ragione. “Devo insegnare ai miei figli solo a tirare calci a un pallone? Forse ho solo un po’ di coraggio: sono consapevole di espormi a commenti feroci, però dico la mia. Vedo che l’infelicità si sta trasformando in odio ed è pericoloso che la politica solletichi certi timori”. E siamo a due giorni fa, quando Marchisio si schiera apertamente – con parole durissime – dalla parte del popolo curdo e contro l’indifferenza della comunità internazionale nei confronti di Erdogan e dell’invasione turca. Politico senza essere partitico. Idealista (perché no) senza essere ideologico. Mai una polemica gratuita. Mai un attacco o un riferimento diretto a questo o a quel leader. Mai una frase fuori posto. Mai una scorciatoia per acchiappare facili like. Anzi, paradossalmente Marchisio funziona sui social proprio perché rifiuta apparentemente ogni strategia. Mentre il calcio italiano ha appena perso uno dei migliori centrocampisti degli ultimi vent’anni, la politica – e la sinistra, in particolare – ha una nuova icona: giovane, sincera, pulita, coerente, credibile in ogni sua esposizione mediatica, in grado di rovesciare in poche righe tabù e stereotipi che nel mondo del calcio sono considerati muri invalicabili. Ma, soprattutto, nuovo. E di questi tempi sembra un miracolo.
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Avremo imparato qualcosa?
In una giornata uggiosa come quella odierna, dove il lavoro da sbrigare era poco, mi sono dedicato completamente alla visione di “The English Game”, una serie televisiva inglese che parla degli albori della FA Cup, del contesto socio economico in cui si svolgeva, della rivalità tra Darwen, Blackburn e Old Etonians, della costante divisione tra classe operaia e nobiltà, della fatica che sta alla base di ogni risultato raggiunto. E che affronta, in maniera non entrante, con rispetto, il tema delle donne che nell’epoca vittoriana e fino alla metà del Novecento, partorivano e lasciavano, involontariamente, i loro figli negli orfanotrofi e che a loro volta li cedevano ad agenzie che poi li affidavano a famiglie più o meno facoltose.
Questi i temi di una serie tv breve, ma intensa, come Unorthodox del resto. Ma non sono qui a recensire; quello spetta ad altri, più competenti di me.
Sono qui perché “The English Game” mi ha fatto commuovere. Commuovere perché ho riassaporato il pallone come l’ho conosciuto. Di tutti, gratis, senza quello show business che lo ha esautorato e rovinato negli ultimi anni. Quel pallone che ti emoziona vedere con gli amici o in famiglia, senza dover essere abbonato a una, due, tre, quattro piattaforme. Quel pallone che ti rende uguali, permettendoti di essere sereni per qualche ora e poco più.
In questa quarantena forzata, per un pò di tempo il pallone si è assopito. Ora sta riprendendo vigore, forza, si ritorna a parlare di diritti televisivi per 230 milioni di euro(quello che Sky e Dazn devono alla Lega Calcio), s’inizia a riparlare incessantemente di calciomercato a delle cifre folli.
Ecco, in una situazione come quella che stiamo vivendo, lo stile e l’intrattenimento calcistico stile “The English Game” lo vedo come un sollievo, come un gioco adeguato. Al contrario invece delle continue polemiche di certe squadre o presidenti italiani, di tutto lo scorrere di denaro, diritti televisivi e quant’altro.
In questa quarantena ho riflettuto molto. Progressivamente cercherò di dare meno soldi possibili al sistema calcio, dal fantacalcio, alle televisioni fino ai vari prodotti di merchandising che il Sistema ci propina. Probabilmente sarò banale e scontato in quello che dico. Attualmente però, tra tutti i problemi che abbiamo, uno in particolare continua a farmi pensare..abbiamo quasi 30.000 morti solo in Italia e si pensa al calciomercato, alla stagione che deve finire e a tutte una serie di situazioni.
Per cui, viva “The English Game” e la sua essenza, abbasso “The Show Business Today Football....”.
fonte serialminds
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22 apr 2020 17:43 FUNKY-TARRO VS BORIONI - ''QUESTO BRILLANTE POLEMISTA È FORSE LO STESSO FAMOSO VIROLOGO BURIONI CHE IL 2 FEBBRAIO DISSE: 'IN ITALIA NON CI SARÀ NEMMENO UN CASO DI COVID?' - L'EX PRIMARIO DEL COTUGNO ALL'ATTACCO: ''NOI DOBBIAMO USARE LE ARMI DI QUESTO PAESE, IL SOLE E IL MARE, PER AIUTARCI A GUARIRE. INVECE DI STARE CHIUSI IN CASA AD AMMALARCI, ANDIAMO IN SPIAGGIA - IO NO VAX? FIGURIAMOCI! MA SERVE IL SANGUE DEI GUARITI PIÙ CHE UN VACCINO - DELLE STRONCATURE DELL'ACCADEMIA ME NE FREGO PERCHÉ…''
Luca Telese per www.tpi.it
TPI intervista il professor Giulio Tarro, 82 anni, virologo di fama internazionale, allievo di Albert Sabin (il padre del vaccino contro la poliomielite).
Professor Tarro, lei dice che si può riaprire.
Assolutamente sí, e se vuole le spiego perché.
Pensa che non dovremo rinunciare alle vacanze?
Al contrario, dovremo usarle per combattere il Covid.
Per questo motivo lei da due giorni è in polemica con Burioni, però.
Io? No.
Come no? Battaglia su Twitter.
Ah ah ah. È lui che è in polemica non me. Io non lo sono con lui, non lo conosco.
Burioni ha detto che lei è più papabile come aspirante Miss Italia che come un premio Nobel.
È libero di pensare quello che vuole. Io mi sono semplicemente fatto una domanda.
Quale?
Questo Burioni brillante polemista è forse lo stesso famoso virologo Burioni che il 2 febbraio disse: “In Italia non ci sarà nemmeno un caso di Covid?”.
Battuta perfida.
No, semplice constatazione. Io tendo a non dare lezioni agli altri. E mi diverte molto chi vuole dare lezioni dopo aver fatto errori come e più degli altri.
Di più?
Io non ho mai pensato né detto che non avremmo avuto vittime, anzi. Ero molto preoccupato.
Ma è vero che secondo lei il contenimento dovrebbe finire?
Ne sono convinto.
Parlava di vacanze. È vero che pensa che la stagione estiva al mare non dovrebbe saltare?
Noi dobbiamo usare le armi di questo paese, il sole e il mare, per aiutarci a guarire.
Ovvero?
Invece di stare chiusi a casa ad ammalarci con il contagio familiare, usiamo il mare come una terapia.
Con le barriere di plexiglass tra gli ombrelloni?
Per l’amor di Dio no! Questa è follia pura.
Spieghi perché, secondo lei.
Perché più che camere di protezione quelle diventerebbero camere di cottura. E non solo.
Cosa?
Il virus per diffondersi ha bisogno di spazi chiusi, scarsa ventilazione o sistemi di aria condizionata, temperature basse o umide. Il mare e la spiaggia sono l’esatto contrario di questo microclima propizio.
E pensa che questo passo si possa fare anche prima che arrivi il vaccino?
Va fatto subito. Anche qui c’è un grave problema di analisi. Noi accademici in questo momento siamo tutti in attesa di questo benedetto vaccino.
E non è giusto?
Bisogna farsi un’altra domanda. Ma il vaccino che cos’è? È un anticorpo. E noi abbiamo già un vaccino naturale negli anticorpi di chi non si è ammalato, malgrado il virus, e di chi ha contratto il virus, ma è guarito.
Lei sta dicendo anche come cura?
Certo! Tutti a chiedersi quando arriveranno i vaccini, ma gli anticorpi dei guariti già ci sono! Bisogna usare il plasma dei guariti.
Con chi sta male?
L’infusione di 200 millilitri di plasma è un aiuto enorme per qualsiasi malato. Si chiama plasmaferesi, e non l’ho certo inventata io.
Quindi quella è la prima terapia?
I guariti andrebbero salassati, perché diventino donatori di anticorpi. Non trattati come appestati.
È una eresia?
Ma per chi? Ho sentito dire che in via sperimentale questo tipo di cure sono già in applicazione a Pavia, a Mantova, a Salerno.
Non solo ventilazione, dunque.
Ma ovvio. Tutti i medici stanno sperimentando. Non è normale – ad esempio – che si usi l’Eparina? A me pare una cosa scontata. È perfetto accompagnare queste terapie farmacologiche nelle terapie intensive.
Giulio Tarro, infettivologo di fama: napoletano, allievo prediletto di Albert Sabin (il padre del vaccino contro la poliomielite), virologo e primario emerito dell’ospedale Cotugno di Napoli. I suoi interventi in questi giorni sono diventati controcorrente rispetto alla linea scelta dal comitato medico-scientifico.
Cosa ha capito di questa malattia?
Ho capito che una malattia relativamente grave controllabile è fuggita dalla stalla.
Chi ha affrontato meglio di tutti il Covid?
Non mi piace dare giudizi frettolosi con una epidemia in corso. Ma non c’è dubbio che senza troppa enfasi, il modello isreaeliano abbia prodotto ottimi risultati.
Ovvero?
Tracciare il più possibili gli infetti, isolare gli anziani e far circolare il virus tra i più giovani.
Ma i britannici e i danesi avevano provato qualcosa di simile, però non lo hanno portato fino in fondo.
Lì credo che ci sia stato un grande errore di comunicazione: è una linea che si può sostenere senza enfasi e senza cinismo. Dire “preparatevi a salutare i vostri cari” non ha portato fortuna a Boris Johnson, ma soprattutto era un messaggio del tutto sbagliato.
Lei cosa avrebbe detto?
“Preparatevi a difendere i vostri cari. Soprattutto gli anziani”.
Quale è secondo lei la prima misura per fermare il contagio?
Lavarsi le mani. Indossare mascherine e guanti: quando sono venuti in Lombardia i cinesi sono rimasti stupiti che così pochi cittadini indossassero le mascherine. Si presta poca attenzione ai guanti. Ed è sbagliatissimo: il Coronavirus ha la sua porta di ingresso nella nostra bocca e nelle parti inferiori delle vie respiratorie.
Quindi?
Quindi tenere le mani protette. Disinfettare la bocca con un collutorio ma anche con ingredienti naturali come il bergamotto e i chiodi di garofano.
E poi?
Vedo che in tutto il mondo – a partire dalla Cina – si provvede a igienizzare gli spazi pubblici. Da noi non si fa.
I numeri del contagio la spaventano?
Io guardo con molta attenzione i numeri e cerco di interpretarli alla luce degli studi che sono già disponibili.
Ad esempio?
L’Istituto Superiore di Sanità ha studiato 909 casi di decesso, stabilendo che solo 19 morti sono ascrivibili unicamente al Covid. Quindi il primo problema sono le patologie concorrenti.
E i dati cinesi?
Sono stati controllati anche da Fauci, il superesperto della sanità americana.
E questa percentuale torna?
Su 1.092 pazienti, l’1 per cento è morto“solo” per il Covid. Questo non significa che dobbiamo ignorare le tantissime vittime italiane, ma che molti dei nostri dati devono essere letti meglio per circoscrivere le reali proporzioni dell’epidemia.
Ad esempio?
Nelle statistiche cinesi il 14 per cento dei deceduti avevamo malattie cardiovascolari, il 7 per cento erano diabetici, eccetera…
La colpisce la differenza con altri paesi?
Non è possibile che in Germania siamo al 3 per cento di mortalità e in Lombardia al 18,7 per cento. È matematicamente impossibile.
E quale spiegazione immagina?
Da noi i contagiati reali sono molti di più di quello che non dicano i tamponi. Solo che non li monitoriamo, per via del modo in cui facciamo i tamponi.
È un dato falsato?
È un dato parziale: bisognerebbe parlare di numero di contagiati per tamponi effettuati.
Lo dice in modo induttivo?
No, esiste uno studio su un caso particolare che però può essere preso a misura. Sul Corriere della Sera due ricercatori, Foresti e Cancelli, hanno usato come modello la Diamond Princess, la nave da crociera dove lo screening ha investito il 100 per cento della popolazione censibile.
La Diamond, infatti figura come un paese nella classifica mondiale dei contagi.
Quello è l’unico luogo al mondo dove le percentuali di contagio sono “giuste” perché tutti sono stati monitorati uno ad uno con i tamponi. Il classico caso di scuola.
E cosa ne esce fuori?
Se si proiettasse quel dato, a marzo nel periodo coevo, avremmo già in Italia 11 milioni e 200mila contagiati. Una enormità. Questo dato “reale” farebbe calare la percentuale di mortalità italiana. Perché se questa è la proporzione significa che il tasso di reale mortalità è più basso di quello apparente.
Quindi lei dice: fine del lockdown subito?
Il virus può essere controllato con le normali misure igieniche e con la diffusione degli anticorpi: la dimensione del contagio verrà abbattuta dal cambio di clima indotto dalla stagione estiva, anche al nord.
Lo dice in via ipotetica?
Il fattore climatico è senza dubbio fortissimo nella diffusione di questa epidemia.
Lo spieghi.
Come si fa a non vedere che i numeri del contagio scendono drasticamente al sud? Il mare, il sole hanno difeso una parte d’Italia dal contagio. Ma non solo dai noi, anche all’estero. L’Africa – tocchiamo ferro – per ora risulta pressoché indenne. Poi ci sono gli altri fattori.
Quali?
Il Coronavirus sembra aver colpito di più quelli che avevano fatto il vaccino anti-influenzale.
Lei ha posizioni No-vax?
Ma si figuri. Io ho scritto un libro sui vaccini! Io ho combattuto il colera, e ho vaccinato migliaia di persone, come le racconterò. Parlo di un vaccino, non dei vaccini.
Da cosa trae la connessione?
Questo che le cito è un dato che si reperisce facilmente in rete, non perché lo dica qualche complottista, ma uno studio dell’esercito americano.
E come lo interpreta?
La scienza deve essere basata sul metodo scientifico sperimentale: se un dato documentato emerge, deve essere considerato un valore per i dati che lo sostengono, non per i problemi che eventualmente crea.
Perché secondo lei il mare avrebbe un effetto positivo?
Lei hai mai visto gente con la sciarpa e il fazzoletto in spiaggia?
No.
Ecco: questo perché i virus influenzali con il mare soffrono. Il Covid, pur con la sua specificità e la sua virulenza appartiene a quella famiglia. E soffre. Perché fatica a diffondersi. Il virus si replica a temperature basse e umide. Accade per il rinovirus, e spero che accada anche per il Coronavirus.
Lei crede all’idea di vaccinare per poter dare un accesso alle spiagge?
Mi pare una follia. Ma non avendo il vaccino in tempi così brevi il tema non si potrà porre.
Cosa ci insegnò l’epidemia di colera?
L’errore di valutazione, anche lì. Inizialmente i pazienti non venivano idratati a sufficienza e morivano disidratati.
E poi?
Poi iniziammo a farlo, per fortuna, e la percentuale di mortalità crollò.
E poi?
La popolazione si mise in fila per le vaccinazioni, che furono effettuate, prevalentemente, con le pistole a siringa. Noi non le avevamo, ce le diedero gli americani.
Ci sono altre analogie?
All’inizio non avevamo il vaccino per tutti. Poi arrivarono e il contagio finì.
Il contenimento funzionò?
Dal 430 avanti Cristo con la peste di Atene, è il primo rimedio. Ma, come dice la parola stessa, è una misura contenitiva, che non può essere scambiata come una formula risolutiva di una epidemia.
Come si trovò in quell’emergenza?
Ero primario di virologia in America, lessi la notizia sul Corriere della Sera. Presi il primo aereo utile per tornare ad aiutare.
Sapeva di rischiare?
Arrivai a Fiumicino e chiesi di essere vaccinato appena messo piede a terra.
E lo fecero?
Sì, come avrebbero dovuto fare d’ufficio con tutti. Invece accettarono perché ero medico e mi raccomandarono: “Non lo dica a nessuno!”. Buffo no?
E a Napoli?
Ero l’unico che poteva entrare ed uscire dall’ospedale perché non ero nei registri al momento in cui l’epidemia esplose.
E il paziente zero?
Scoprimmo che il colera era sbarcato a Napoli con una partita di cozze tunisine. Ma quando si ritrovò il vibrione il paziente zero era già uno dei tanti morti nei nostri reparti.
Era il 1973: riusciste a domare l’epidemia e diventaste eroi nazionali.
Fecero mettere la mascherina al presidente Leone che ci venne a visitare al Cotugno. Una scelta grottesca, perché tutto il mondo sapeva che il colera non si trasmette per via respiratoria.
Ma lei voleva fare il virologo da bambino?
Io sono figlio di un anatomopatologo. Volevo fare il medico ma sono finito in laboratorio perché avevo un professore che aveva il pallino dei virus.
E cosa fece?
Fu lui che mi mandò da Sabin, cambiando, per fortuna, la mia vita. Ma ho fatto tante altre cose, compreso il medico di guardia in neurochirurgia.
Quale è stata la prima lezione che ha imparato dal suo maestro, Albert Sabin?
Massimo rigore in quello che si fa. Scrivere tutto. Soprattutto quello che ci pare irrilevante.
E cosa si imparava?
Che quando rileggi le note scritte, sistematicamente, trovi sempre qualcosa che nell’immediato non avevi capito. Non è facile.
Perché?
È una lezione di umiltà e sarà utile con il Coronavirus: non possiamo farci inibire dalle nostre convinzioni di partenza.
Traduciamola in una massima.
Da quello che scrivi, con il senno del poi, spesso capisci quello che hai fatto, e magari non avevi capito.
Ha paura delle stroncature dell’Accademia?
Ah ah ah. Francamente non me ne frega nulla. Mi hanno chiamato a curare Giovanni Paolo II, non mi posso certo far spaventare per i custodi del verbo.
Quindi Fase 2?
Bisogna aprire. Ma con intelligenza, con attenzione. Con buonsenso. Ma aprire.
Cosa è cambiato rispetto a due mesi fa?
Tutto. Prima non avevamo le mascherine: ma ormai siamo diventati produttori di mascherine.
Anche in Lombardia?
Con più vincoli, più limitazioni, più accortezze: ad esempio con l’avvertenza di non saturare i mezzi pubblici. Il problema non è il virus, ma le opportunità di contatto, che vanno abbattute con protezioni e sanificazioni.
Servono regole eccezionali?
Bisogna introdurre l’obbligo di guanti e mascherine, potremmo aprire anche lì.
E poi?
Bisogna stare all’aperto e non negli spazi chiusi. Questa potrebbe essere una soluzione vitale, ad esempio per la scuola. Sanificare le aule, ma non chiudere le scuole.
E i suoi colleghi secondo cui sarebbe un rischio drammatico perché allentando il lockdown aumentano i contagi?
Non so che dire di loro. Lo stanno facendo in tutto il mondo. Non chiedetevi perché da noi si faccia. Chiedetevi perché noi non lo facciamo mentre in tutto il resto del mondo si fa.
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GAME OF THRONES • 7x01-02-03 • Dragonstone - Stormborn - The Queen's Justice
Recensione scritta a quattro mani con Valentina! #TrashQueens
È stato atteso da tutti. Mai nessuno aveva bramato un inverno con così tanto fervore, soprattutto a luglio. E il 17 luglio l'inverno è arrivato.
Abbiamo visto la prima puntata della settima stagione di Game of Thrones in diretta con gli USA alle tre di notte: eravamo in vacanza, alle due e mezza è suonata la sveglia, e nonostante ciò l’hype di Valentina era alle stelle. Un po' meno quello di Gaia, che il mattino dopo pensava di essersi sognata Ed Sheeran, e il mio: dopo ben dieci minuti di sonno 2.20-2,30, ho ammutolito Vale al primo sclero con un "Non puoi commentare tutto l'episodio" e ho sonnecchiato durante tutte le scene di Sam (così assolutamente��fondamentali). La decisione di recensire la settima stagione di Game of Thrones nasce immediatamente, non allo stesso modo le recensioni stesse: siamo partite da "un post a episodio!" a "un post ogni due episodi..." al decisivo "abbiamo fatto tardi: facciamo un post ogni tre e poi il finale col botto". Dunque, eccoci qui, pronte dopo la visione della 7x03, a recensire la penultima stagione di Game of Thrones: buona lettura!
— La recensione procederà nel modo che abbiamo ritenuto più logico possibile: personaggio per personaggio per i più importanti, con momento top e flop di ognuno, più menzioni speciali e conclusione. I commenti sono firmati Valentina/Francesca, visto che nonostante una generale visione comune abbiamo le nostre divergenze (ad esempio, io non vedo l’ora di vedere Brienne con Jaime, mentre Valentina non si spiega come possa resistere al fascino di Tormund) —
ARYA STARK – Francesca
Arya mostra di essere stata attenta alle lezioni del maestro Jaqen H’aqar e apre con un’uccisione di massa inferiore solo a quella di Cersei Lannister nella 6x10 e difficilmente superabile nella stagione. La ragazza crede di avere perso tutto, e la lista è l’unica cosa che le rimane.
Nell’episodio successivo abbiamo una doppia reunion: con Frittella (il cui attore Ben Hawkey ha ben pensato di fare un po’ di grana aprendo la panetteria a domicilio You Know Nothing Jon Dough, che serve deliziosi metalupi di farina) e probabilmente anche con Nymeria (mistero, boh, ammetto che forse mi aspettavo troppo dalla scena ma mi ha dato davvero poco). Finalmente Arya viene a conoscenza di ciò che è successo al Nord e che parte della sua famiglia è ancora viva. Ho sempre amato Arya, ma avevo paura che nel buio in cui brancolava potesse perdere se stessa. Penso che l’incontro con Sansa e Jon sia ciò che più le serve adesso, ed è stato un sollievo vederla compiere la scelta giusta e muoversi per Grande Inverno. Non c’è che dire, Arya non delude mai.
MOMENTO TOP: la scena che non per altro è stata scelta come inizio di stagione, Arya che si prende la sua vendetta per l'omicidio della madre e del fratello: «... proper wine for proper heroes. Stand together! Not you, I'm not wasting good wine on a damn woman, Maybe I'm not the most pleasant man, I'll admit it, but I'm proud of you, you're my family, the men who helped me slaugther the Starks at the Red Wedding. Yes, cheers, brave men, all of you: butchered a woman pregnant with a baby, cut the throat of the mother of five, slaughtered your guests after inviting them into your home. But you didn't slaughter every one of the Starks, no no, that was your mistake. You should have ripped them all out, root and stem... leave one wolf alive and the sheep are never safe. When people ask you what happened here, tell them the North remembers. Tell them winter came for House Frey».
MOMENTO FLOP: come già accennato, la tanto attesa miracolosa reunion con Nymeria. Certo, c'è tutto un significato dietro e blah blah chissà chi sarà cambiato fra i due, ma non ha raggiunto le aspettative.
JON SNOW – Valentina
Il King in the North nato Targaryen ma convinto di essere uno Stark è alle prese con il comando di Winterfell: purtroppo, anche essendo il re acclamato, in pochi sono sempre d'accordo con le sue idee.
Jon ha un solo pensiero e un solo obiettivo, che è sconfiggere i White Walkers; al suo fianco cerca alleati che condividano questo fine, senza dare troppa importanza al trono su cui siedono.
Il Jon dei primi tre episodi, rispetto a ciò che siamo abituati a vedere, ha subito una crescita non trascurabile. Come dimenticare tutte le volte che Ygritte lo zittiva con una frase, di solito la sua iconica «You know nothing, Jon Snow»? Ma il privilegio di spegnere il King in the North non è più di nessuno: Jon fa discorsi mai stati così lunghi, non lascia la possibilità dell'ultima parola a nessuno, è fermo nelle sue opinioni e nelle sue decisioni. Se King Snow vuole andare a Sud, non importa quante volte Sansa possa dirgli «chicco, la saga "gli Stark vanno al Sud" è 'na merda, non te ce mettere pure te» (e lei è l'unica che poco poco Jon ascolta: saranno i capelli rossi?), King Snow va al Sud.
«Io vado a Sud e voi state zitti perché so' il re faccio il cazzo che me pare» «A cojone, voi morì ammazzato come papà e Robb? 'A voi finì co sta storia?» «Sansarè, conserva il fiato che te serve per urlà contro 'sta banda de deficienti quando io non ci sono» «Aò ma che stai a dì» «Mia lady di Winterfell, il Nord è tuo» «NO VABBÈ TE STAI FORI NON TE SEI REGOLATO GRAZIEEEEEE TI AMOOOOO».
Il cambiamento di Jon è sicuramente dovuto più a un cambio nel retroscena di Game of Thrones che solo ed esclusivamente a un character development – a meno che andare e tornare dal mondo dei morti cambi considerevolmente la personalità delle persone.
Tra l'altro, perché la gente non sa che Jon è morto? I corvi non avevano mandato messaggi ovunque? Perché Tyrion e Dany cascano dal pero quando sentono Davos dire «he took a knife in his heart»? Daenerys Stormborn Targaryen si gloria e lustra di una lista di titoli senza fine, che solo Missandei conosce a memoria: invece «he's Jon Snow». E basta. Non Jon Snow il Risorto. Non Jon Snow il Lord Commander. Non Jon Snow il King in the North. Neanche Jon Snow il Bastardo. È solo Jon Snow, senza titoli di sorta: differenza abissale con la bionda che si trova davanti nel terzo episodio. Ma neanche dai cinque minuti di elencazione di titoli si lascia intimidire: «tutto molto bello, ma qui stamo pe' morì tutti: fai 'n po' te». Ma con l'orgoglio di casa Targaryen è difficile scontrarsi: pur vero che Jon è un piccolo capolavoro di ghiaccio e fuoco, un metalupo che lancia fiamme, se vogliamo; e provate a mettervi voi contro la combo di orgoglio Targaryen e onore Stark, poi ditemi se ne siete usciti vivi.
MOMENTO TOP: «TOUCH MY SISTER AND I'LL KILL YOU MYSELF» ❤️💛💚💙💜🖤❣️💕💞💓💗💖💘💝💟
MOMENTO FLOP: reunion con Tyrion Lannister. Se appena li ho visti insieme sullo schermo ho urlato, a mente fredda mi sono resa conto che sono stati un po' deludenti. Mi aspettavo grandi cose, anche in soli cinque minuti, invece i loro discorsi si sono limitati a dei giochini di parole.
CERSEI LANNISTER con menzione speciale a EURON GREYJOY – Francesca
È difficile fare apprezzare agli altri la complessità e l’eccezionalità di questo personaggio, missione che ho deciso di intraprendere pur sapendo già allora che avrebbe dato scarsi risultati. Certo, per chi guarda la serie senza viverla (cioè tutti noi, che grande scoperta) Cersei ormai può sembrare un’illusa. Sappiamo benissimo che non sarà lei a sedere sul trono alla fine e che a un certo punto morirà, ma assumendo un punto di vista interno alla serie il suo comportamento è meno discutibile. Sta facendo tutto il possibile per salvarsi da una situazione che sembra condannarla, e in questi tre episodi si può vedere come stia rialzando la testa. Ora che tutti i suoi figli sono morti, l’unico a darle un po’ di umanità è il fratello/amante, con cui ha un momento intimo e inaspettato nel terzo episodio: già ora è più spietata che mai, cosa succederà quando anche Jaime si allontanerà da lei, come molti sospettano?
Intanto Cersei cerca di procurarsi armi in grado di uccidere draghi e di farsi più alleati possibili. Il più importante di loro è Euron Greyjoy, che con la sua flotta diventa il nuovo favorito della regina. Insistente a chiedere le nozze, Cersei se lo manipola per bene e gli promette ciò che desidera a fine della guerra. Divertente, perché la guerra in questa serie non finisce mai e perché se Euron crede alla promessa di Cersei allora è davvero un fesso – cosa che non mi dispiacerebbe, perché lo detesto. L’unico momento in cui l’ho tollerato è stato quando ha messo in imbarazzo Jaime con domande spinte nel terzo episodio, ma solo perché ho riso per qualche secondo.
Nel terzo episodio Cersei assapora la vendetta per l’omicidio di Myrcella. Tolto il mio odio per Ellaria (ma lacrime a non finire quando citano il mio amore Oberyn Martell!!!!) e la mia empatia per Cersei, è indiscutibile che l’atto perpetrato da Ellaria sia stato disgustoso e che nell’ottica della serie la vendetta di Cersei sia più che giustificata. La regina mostra ancora di saperne una più del diavolo – come dimenticare la fine della septa che la teneva rinchiusa prima dell’espiazione? – e festeggia con il fratello. Decide perfino, mossa troppo azzardata a mio parere, che non sia un problema se un’ancella di corte vede lei e Jaime in circostanze equivoche. Dopo essersi rigirata Mycroft Holmes cioè scusate il banchiere di Braavos, le sue tattiche di battaglia sbaragliano i nemici con formazioni inaspettate.
Non dirò che Cersei possa essere una regina migliore di Danaerys (con seguito a braccetto, ovviamente), perché non è vero, ma non posso fare a meno di notare quanto sia più preparata e matura rispetto alla seconda, che da sola riesce a malapena a trovare il bagno.
MOMENTO TOP: bits and pieces della manipolazione di Euron e della sua risalita dalle stalle alle stelle, ma si staglia sopra a tutto il resto la vendetta su Ellaria. Ancora una volta, Cersei ripaga i propri nemici con la loro stessa moneta: «I don't sleep very well, not at all really. I lay in bed and I stare at the canopy and I think about ways to destroy my enemies. How to destroy Ellaria Sand, the woman who murdered my only daughter? I thought about having Sir Gregor crush your skull the way he did to Oberyn: it would be poetic, I suppose, but fast, too fast. I thought about him crushing your daughter's skull: she's beautiful, so beautiful, the thought of this lovely face cracking open like a duck egg it's just not right. [...] Your daughter will die here in this cell and you'll be here watching while she dies. You'll be here for the rest of your days [...], you will live to watch your daughter rot, to watch that beautiful face clamps to bone and dust, all the while contemplating the choices you have made».
MOMENTO FLOP: all'apparire della scena!hot con il bel fratello pensavo di essere tornata ai momenti attira pubblico delle prime stagioni, e sono rimasta un po' perplessa. Non mi ha stupita il fatto che Cersei continuasse nonostante Jaime inizialmente le si opponesse (parallelismo con la 4x03?) mentre mi ha stupita che si lasciasse scoprire da un'ancella come se niente fosse. Non è una mossa da Cersei, e potrebbe pagarne le conseguenze.
TYRION LANNISTER – Valentina
Abbiamo lasciato Tyrion come Hand of the Queen, e quindi me al settimo cielo perché finalmente riceveva la ricompensa che si meritava. Mi aspettavo grandi cose da Tyrion; ma il Tyrion Lannister di questa stagione, almeno in questi primi tre episodi, è la pallida e sfocata ombra del Tyrion Lannister che tutti conosciamo e amiamo.
Nel suo personaggio, la mancanza di un canovaccio letterario e della scrittura di Martin delle sceneggiature ha appiattito la personalità. Il nano sveglio, sempre un passo avanti a tutti, la cui unica e valida arma era l'intelligenza (“A mind needs books like a sword needs whetstone”) è diventato solo uno a cui piace giocare con le parole. Il Tyrion Lannister che conosco e amo non è un maestrino: questo Tyrion è il Folletto delle fobie di Cersei, quello che parla per confondere, non perché ha effettivamente qualcosa da dire; l'arguzia e l'ironia sono sparite, ed è rimasto un consigliere che almeno si rende conto di essere l'unico a cui la regina dà ascolto. E per una regina come Daenerys, che è pronta a eliminare anche l'artefice della sua ascesa perché quella mattina si è svegliata con il piede storto, avere qualcuno che le ricorda che non vuole essere la «queen of the ashes» è decisamente positivo, per evitare un Re Folle 2.0.
MOMENTO TOP: strano a dirsi, ma non troppo per il Tyrion7, l'unico momento in cui è in silenzio. Nel primo episodio, Daenerys ha avuto solo la scena finale e una singola battuta: mentre gira per le stanze di Dragonstone, scrutando il luogo che dovrebbe sentire come casa propria, è seguita solo dalla sua ombra e da Tyrion Lannister, che è egli stesso la sua seconda ombra. Con un piccolo capolavoro di regia, hanno dimostrato cosa vuol dire Daenerys al governo: certo, un personaggio forte di facciata, ma che non è niente senza qualcuno di valido alle sue spalle. È Tyrion che muove i fili del gioco, è la mente principale dietro le azioni. Mostrato di nuovo nell'episodio successivo: «non vuoi essere la queen of the ashes» ... «non sarò la queen of the ashes».
Menzione speciale anche a Tyrion che chiede di Sansa, l'unica persona al di fuori della famiglia Stark che tiene veramente a lei.
MOMENTO FLOP: oltre la reunion con Jon Snow, distrutta forse proprio dalla pochezza del nuovo Tyrion, la difesa di Varys. I discorsi di Tyrion sono memorabili, e lo sa bene Peter Dinklage che ha vinto l'Emmy per uno di questi. Avevo di brividi durante il discorso del processo per la morte di Joffrey. Invece, nel momento in cui Varys sta per essere messo a morte, Tyrion pronuncia due flebili battute contro Daenerys, lasciando l'eunuco a difendersi da solo. Non che Varys non sia in grado, per carità: anzi, nella sua difesa sembra più simile al vecchio Tyrion di Tyrion stesso. Ma da quando Tyrion Lannister lascia che le persone lo zittiscano senza ribattere con sarcasmo?
JAIME LANNISTER – Valentina
Jaime apre malissimo: «Parliamo di Tommen?» «No» «Ok». Il suo personaggio è ormai muto e non è neanche in grado di rispondere a Euron Greyjoy quando lo provoca, sia in privato sia in pubblico: chi sei tu e che ne hai fatto di Jaime Lannister? Grazie a Dio resta una delle poche persone che ancora capiscono qualcosa di strategia militare, e riesce a prendere Alto Giardino e a prevedere la presa di Castel Granito.
Ma qualità da generale a parte? Jaime non parla molto, non riesce neanche a tenere testa alla gemella che sta dando di matto, e, appena lei si inginocchia davanti a lui, dimentica anche il significato della parola decenza.
(Può essere considerato character development il fatto che nella 1x01 Cersei impanichi perché Bran l'ha vista con Jaime mentre nella 7x03 apre tranquillamente la porta in vestaglia e con il gemello ancora nudo nel letto?)
Per Jaime ho grandi aspettative, e soprattutto per il rapporto Jaime-Cersei. Com'è ben noto, la profezia di Maggy la Rana ha detto chiaramente a Cersei che sarebbe morta per mano del suo valonqar. Come più volte si ripete, lei è la prima nata tra i gemelli: questo rende sia Jaime sia Tyrion i suoi valonqar, che in Alto Valyriano significa "fratello minore": Cersei però è sicura che la profezia si riferisca a Tyrion, ed è lui che teme. Però (mettendo da parte la teoria che sostiene che Tyrion non sia neanche fratello di Cersei, ma addirittura di Daenerys), personalmente credo che la profezia si riferisca a Jaime. Da sempre i due gemelli hanno avuto un rapporto unico, come ha sempre raccontato Cersei. Nei libri, ricordo che a un certo punto Jaime dice di non ricordare neanche la prima volta in cui baciò la sorella, tanto erano piccoli. Ma quando Jaime si allontana da Cersei, cambia; quando si è allontanato e ha conosciuto Brienne, è cambiato radicalmente: ricordiamo che è stato lui a dare a Tyrion la possibilità di scappare, dopo la morte di Oberyn. Si è allontanato sempre più da Cersei, nonostante sia rimasto al suo fianco. Dal suo ritorno ad Approdo del Re, quando ha trovato di fronte a sé il devasto dell'esplosione del Tempio di Baelor, i suoi sguardi per Cersei sono sempre più confusi, se non spaventati. Sempre più nella sorella rivede re Aerys Targaryen, sempre più riecheggia il terrificante «Burn them all», sempre più lo Sterminatore di Re è pronto a diventare lo Sterminatore di Regine. La profezia dice che il valonqar avrebbe ucciso Cersei strozzandola: chi meglio di Jaime Lannister, con una mano dorata che può diventare letale? E notiamo che Euron insiste sulla mano di Jaime da tre puntate...
MOMENTO TOP: tra il piattume delle sue scene (perché le mie grandi aspettative non vengono soddisfatte...), la strategia militare per conquistare Alto Giardino gli dà un breve momento di gloria.
MOMENTO FLOP: dopo puntate e puntate di crescita, c'è il crollo quando va a letto con Cersei. Più deludente della fine di Barney Stinson.
PETYR BAELISH – Francesca
Più o meno tutti sanno che i real deals nel trono di spade sono Varys e Petyr. O almeno, questo è quello che ho sempre pensato. Mentre gli aspiranti sovrani si massacrano a vicenda, questi due strateghi manipolano la scala del caos a loro piacere. Ultimamente, però, mi chiedo se si rendano conto delle situazioni in cui si sono messi. Ho sempre amato entrambi, preferendo Petyr a Varys (complementariamente a Valentina), ma alcune delle loro ultime mosse sono questionabili.
Non sarebbe un episodio del Trono di Spade senza Petyr che osserva Sansa con sguardo da maniaco (check: fatto, per tutti i tre episodi) ma ci si chiede quando comincerà ad accorgersi che anche Sansa lo sta manipolando per bene. Nel secondo episodio arriva un momento atteso da tutti: Jon che sbatte Petyr al muro senza pietà (e no, non in quel senso) dopo che Littlefinger gli declama il proprio “amore” per Sansa, tale quale a quello che provava per Catelyn. Non capisco cosa pensasse di ottenere da questa mossa, che mi ha lasciato assai perplessa. E’ nel terzo episodio che invece lo troviamo in una situazione che ci piace, mentre consiglia Sansa su come muoversi nel gioco dei troni. Se c’è una persona che impara da chi le sta intorno, questa è Sansa, e dopo Cersei e Ramsay, alla lista si aggiungerà anche Petyr, che le propone una disquisizione filosofica su come non trovarsi mai impreparati. Ma lui starà applicando le sue stesse regole?
MOMENTO TOP: «Don't fight in the North or in the South, fight every battle, everywhere, always, in your mind: everyone is your enemy, everyone is your friend, every possible series of events is happening, all at once. Live that way and nothing will surprise you. Everything that happens will be something that you've seen before».
MOMENTO FLOP: «I love Sansa, just like I loved her mother» grande mossa davvero, grande mossa. Che poi non ci credo neanche. E' vero, Petyr ha la sua pretty picture e tutto quanto, ma di sicuro non è amore.
SANSA STARK – Valentina
Sansa è ormai una donna fatta e finita. La bambina ingenua delle prime puntate non esiste più, neanche nei sogni più remoti: ha imparato da chi la circondava, e oggi le influenze di Cersei, Petyr e Catelyn sono più evidenti che mai (tanto che Jon le dice che sembra essere un'ammiratrice di Cersei; e parliamoci chiaro: per quanto possa stare sul cazzo, chi non lo è?).
La ragazzina che fungeva da pedina di chi le era intorno oggi non è disposta a farsi mettere i piedi in testa. Lo avevamo già visto nella scorsa stagione, durante i preamboli per la Battaglia dei Bastardi, quando, senza battere ciglio, pronunciò l'iconico «You're going to die tomorrow, Lord Bolton. Sleep well». Oggi la vediamo rispondere a Jon di fronte all'adunata di cavalieri che lo hanno acclamato Re del Nord, nonostante creda fermamente che lui sia tagliato alla perfezione per il ruolo («You're good at this. You are!») e prendersi il merito che le spetta quando lui le riconosce il titolo di Lady di Winterfell.
MOMENTO TOP: Sansa, va' e conquista e rimetti Ditocorto al suo posto come solo tu sai fare!
MOMENTO FLOP: due fratelli si rivedono dopo anni e lui cosa fa (oltre a non mostrare un'emozione che sia una)? No comment.
BRANDON STARK – Francesca
Brandon, considerato da alcuni il personaggio più importante nonché protagonista di Game Of Thrones (contenti voi...), giunge finalmente alla barriera, scortato da quella poveraccia di Meera che ormai si è fatta due braccia da culturista. Sappiamo tutti che sta arrivando il momento, che finalmente altri due Stark saranno riuniti. Gli occhi si riempiono di lacrime al solo pensiero, il cuore esplode di gioia e prepariamo le reaction pic da postare su twitter.
Bran nel terzo episodio arriva finalmente a Grande Inverno, e la sua reazione al ritrovamento della sorella è più o meno quella che avrebbe potuto avere Neville Paciock sotto incantesimo pietrificante in una situazione del genere. Anzi, no, almeno Neville è simpatico.
Brandon ormai sa tutto e tutti e vi spia mentre fate la doccia, quindi ritrovare la sorella non è poi sto granché e non mostra il più piccolo segno di felicità. Anche quando Sansa cerca di comprendere quello che gli è successo, Bran non la considera molto. Sono d’accordo che le circostanze non siano delle più liete, ma due schiaffi ben assestati glieli avrei dati con piacere almeno per fargli cambiare espressione. E poi lo lascerei da solo in mezzo al bosco, vediamo poi quanto considera l’aiuto altrui.
MOMENTO TOP: quando Lady Gaga l'ha chiamato sul palco per duettare sulle note di Poker Face.
MOMENTO FLOP: tutto il resto, più o meno.
DAENERYS [...] TARGARYEN – Valentina
Su tre episodi, due sono titolati specificamente per la Madre dei Draghi. Daenerys ha finalmente raggiunto Westeros, accompagnata dai tre draghi, che non mancano di dare il benvenuto al figlio naturale di Rhaegar Targaryen non appena lo vedono (altro che “io sono l'ultima Targaryen”).
Da pelle d’oca l'interpretazione di Emilia Clarke nella 7x01, quando fa toccare il suolo a Daenerys come se fosse parte di un luogo sacro e recondito, che venera come una divinità. Assorbe il paesaggio roccioso della sua terra natia, con tutti i sensi possibili. Questo, però, non cambia il suo carattere che, per quanto lei voglia negarlo, è troppo simile a quello del padre. Inspiegabilmente, nella seconda puntata decide che è arrabbiata con Varys, che è tuttavia l'artefice del suo ritorno a Westeros. La ragione? Fa il suo lavoro: spia e doppiogiochista. Ma, come Varys le ricorda, una persona che riesca sempre ad avere uno sguardo oggettivo, che abbia a cuore l'interesse del popolo e non solo il proprio tornaconto, può essere solo un vantaggio. E Daenerys muta? Quando mai: il già citato orgoglio Targaryen le fa dire «sì vabbè ok forse c'hai 'n po' ragione, però se me li fai girà io te brucio». E vabbè.
L'incontro con Jon, uno dei più attesi di sempre, è stata una scusa per spiattellare (di nuovo) i suoi innumerevoli titoli. E per frignare un po': «A cì, che m'hai chiamata bambina? Stai a scherzà?? Io te brucio!!!». Ed è in questo momento che emergono le contraddizioni della bionda regina: chiede a Jon di non giudicarla in base alle azioni del padre Aerys, però poi è veloce a giudicare Jon in base alle azioni di Ned. Lei può essere una santa nonostante il padre fosse chiamato Folle, ma Jon è invece il figlio del ribelle e deve sottomettersi a lei perché deve fare ammenda e perché sì. Dany non ha mai creduto che, tornata a Westeros, sarebbe stata accolta come una dea dal popolo (e lo dice a Varys, facendo il verso alle frasi colme di sogni di gloria del fratello Viserys): ciò nonostante, da Jon pretende tutto, senza voler dare in cambio nulla. Esiste solo lei con le sue ragioni. I White Walkers? Sticazzi.
Daenerys è un passo minuscolo dal prendere il trono: le basta allungare la mano e lo afferra. La sua forza risiede nella saggezza di Tyrion (anche se il suo personaggio non la dimostra), che la tiene a freno di fronte a Olenna Tyrell che dà di matto e le dice «be a dragon»: sì, certo, sii un drago, brucia tutti, diventa esattamente come tuo padre e fatti odiare dal popolo. La mossa migliore insomma.
MOMENTO TOP: l’arrivo a Dragonstone (strano, quando non ha detto neanche una parola).
MOMENTO FLOP: l'invettiva contro Varys, completamente immotivata.
OLENNA TYRELL – Francesca
Olenna porta in scena un po’ di sass come sanno fare in pochi, e mi chiedo chi rischiarerà gli episodi d’ora in poi. Personaggio amato dall’inizio alla fine, donna realista dal pugno di ferro che sa quello che vuole e odia i convenevoli, mi è caduta immensamente nel secondo episodio. Sarà che non conosce Dany come la conosciamo noi, ma se questa si mette in testa che non deve dare ascolto a nessuno –neanche a Tyrion – è l’inizio della fine. Ho pensato che Olenna l’avesse capito e le stesse dicendo quelle parole per un qualche tornaconto personale ma non è stato così e io sono rimasta alquanto basita. Cercherò di non pensare a questo momento, ma ad
uno epico come il discorso del terzo episodio. Nessuno insulta bene come Olenna, ed è un piacere per le orecchie sentirla deridere Joffrey. Coerente fino alla fine, dall’odio per il motto dei Tyrell all’amore per la stessa casa e per i suoi nipoti, non sarebbe Olenna se non se ne andasse con il botto. L’unica che sfugge all’ira di Cersei.
MOMENTO TOP: che altro, se non il suo ultimo, stoico discorso? Ciliegina sulla torta «He [Joffrey] really was a cunt, wasn't he?» che ci toglie le parole di bocca.
MOMENTO FLOP: mi ripeto, ma sicuramente il suo intervento a Dragonstone.
YARA GREYJOY – Francesca
Ho sempre adorato Yara e nonostante a un certo punto temessi il peggio sono ancora convinta che riuscirà a sottrarsi al suo apparentemente certo destino. Mi rendo conto dell’improbabilità delle mie speranze ma mi rifiuto di credere che la storia di Yara possa finire qui. Donna di forte volontà, ha sia l’ingegno di Cersei che l’amore per il popolo di Daenerys, e potrebbe guidare uomini e donne delle sue terre come nessun altro. Vabbè, okay, forse i miei sogni reconditi di un qualche accenno Dany/Yara non si avvereranno mai, ma posso ancora credere nel resto. Uno dei momenti più irritanti e tristi della serie per me è stato l’elezione al trono delle isole di ferro di Euron al posto di Yara, e non posso credere che la serie possa mai finire senza lei sovrana delle isole.
MOMENTO TOP e FLOP: per Yara i due vanno insieme. Si tratta ovviamente del combattimento contro la flotta di Euron. Top perché si è battuta con il valore che le si addice e se avesse avuto più come lei al suo seguito le cose sarebbero andate diversamente, flop perché effettivamente ha perso
SAMWELL TARLY e JORAH MORMONT – Francesca
Eccolo, è lui l’eroe di cui questa città ha bisogno, l’unico con il coraggio (e l’irresponsabilità) per fare quello per cui tutti noi pregavamo da mesi: guarire il favorito, il prescelto, l’idolo, guru della friendzone Jorah Mormont. Sam ci dona sequenze ad alto contenuto soporifero, è vero, e altre altamente nauseanti, ma tutti ci aspettiamo grandi cose da lui e la guarigione dell’appestato Jorah si rivela una tappa fondamentale del suo cammino alla cittadella – in cui Horace Lumacorno lo terrà rinchiuso per anni a copiare manoscritti, molto probabilmente. Grazie alla professionalità del buon Sam, Jorah può tornare da Danaerys, che lo ha bandito qualcosa come tre volte mentre ha perdonato le congiure di Varys in qualche secondo. Forse l’orgoglio e i nomi contano più del resto, non si sa.
MOMENTO TOP: oltre, ovviamente, alla reazione di Sam al sentire il nome del vecchio comandante e all'operazione operata su Jorah, abbiamo tutti amato la semplice risposta di Tarly alla stupita domanda di come avesse fatto a guarire Mormont: «Ho seguito le istruzioni del libro». Magari fossimo tutti un po' più Sam.
Invece, per Jorah slittiamo alla lettera a Daenerys. Se solo lei sapesse quanto ci avrebbe guadagnato a non bandire Jorah ripetute volte. Ma lui persevera, dolce pasticcino e re della friendzone.
MOMENTO FLOP: vanno sicuramente annoverati i momenti soporiferi del primo episodio, ma vogliamo parlare della disgustosa e nauseante transizione a cui sapete che mi riferisco? Mi viene da vomitare.
Jorah non ci ha donato molte scene, ma un po' di disperazione è salita a tutti quando si è rialzato in piedi e ha detto a Sam che sarebbe tornato dalla sua Khaleesi. Voglio dire, era abbastanza ovvio che l'avrebbe fatto, ma ho comunque provato un po' di pietà per lui.
THEON GREYJOY – Valentina & Francesca
V: Theon è uno dei personaggi con più sfaccettature della serie. Indubbiamente non è un personaggio amato ai suoi inizi, quando decide di tradire Robb e prendere Winterfell. Ma il percorso di tortura a cui lo sottopone Ramsay, che non scaturisce dalla vendetta, ma dal puro gusto di tagliare e scuoiare che caratterizza il Bastardo Bolton, fa cambiare idea a molti. Theon viene distrutto e ricostruito come una persona nuova, Reek, che è alla completa mercé di Ramsay. Gli psicologi hanno materia con cui banchettare guardando il personaggio di Theon Greyjoy, che nella 7x02 ha mostrato ancora una volta le difficoltà del percorso di recupero: magistrale l'interpretazione di Alfie Allen, che con un solo battito di palpebra, fa lo scatto Theon-Reek. Theon forse avrebbe potuto salvare Yara dalla morsa di Euron. Theon Greyjoy forse avrebbe potuto tenere testa allo zio. Ma Reek? Reek non è nessuno, Reek è una creatura quasi informe, che senza Ramsay non ha senso d'esistere. Reek non può salvare Yara e non può neanche provarci. E dunque, Reek si butta in mare.
F: Per quanto riguarda Theon, non mi dilungherò, specificando solo che ho il mio punto di vista e che ognuno può essere d’accordo o meno. Theon non mi è mai piaciuto, né quando era in sé, né durante la tortura (che ho apprezzato) né dopo, punto e basta. Gli unici momenti in cui lo tollero sono quando supporta Yara. Non voglio addentrarmi nella psicologia di Theon/Reek perché di sicuro non sono la persona più adatta per farlo, ma se poteva esserci uno spiraglio di luce in fondo al tunnel il suo comportamento nel secondo episodio ha fatto cadere una valanga davanti allo spiraglio.
Menzioni speciali
DAVOS SEAWORTH – Francesca
Anche Jon Snow a volte ha bisogno di un aiutino, più che altro per esprimersi in termini più comprensibili e non offendere con i suoi modi molto diretti, ed allora subentra Davos. Non che lui sia così subdolo, anzi, ma nessuno resiste al Cavaliere delle Cipolle – e non è per l’odore. Davos è il vicino di casa che tutti vorrebbero, il padre che tutti vorrebbero, insomma tutti lo vorrebbero e basta. Oltre ad essere aspirante stratega e bravo diplomatico (e bravo con i bambini) è anche un uomo semplice, che smorza la pomposità della corte di Dragonstone: questo è Jon Snow. Ora veniamo alle cose che contano. Menomale che c’è Davos.
VARYS – Valentina
Varys è sempre stato il più sveglio nel gioco del trono. Anche quando Daenerys se la prende con lui, le tiene testa: sa che ha un ruolo importante e sa che nessun monarca può veramente abbatterlo, se non schiacciandolo fino alla morte. Ma anche così, i Ragni, pur morti, non lasciano indietro solo la carcassa: hanno riempito il mondo di ragnatele.
Ho avuto una punta di panico nel sentire Melisandre dirgli che dovrà morire in terra straniera: che sia un preannuncio della sua morte in corso di serie? Oh, io ve lo dico, faccio un macello se mi ammazzano Varys.
SANDOR CLEGANE – Francesca
Non ho mai creduto che il buon vecchio Sandor fosse morto – mai credere qualcuno per morto se non si vede il corpo – e vederlo ricomparire sullo schermo è sempre una gioia. Aspetto trepidante il momento in cui ucciderà il fratello (già morto in teoria, ma ci siamo capiti) ma ancora di più la reunion con Arya, cui il primo episodio sembra preludere – e ne vedremo delle belle. Non credo che prenderà mai parte attivamente e stabilmente a uno schieramento nella guerra, ma possiamo comunque aspettarci dell’azione.
TORMUND GIANTSBANE – Valentina
YOU'RE A LUCKY MAN. MA COME FATE A RESISTERGLI IO NON ME LO SPIEGO.
VERME GRIGIO - Francesca
Se non altro, il personaggio in questi tre episodi ha stupito. Sulla strada per diventare il nuovo Christian Grey, sembra aver dimenticato un po’ di strategia militare. Non vorrei suonare come Cersei (o forse sì), ma se l’amore è una debolezza...
Eccoci giunti alla fine di questo mezzo commento mezza recensione: sentitevi liberi di discutere le nostre opinioni e di mandarci le vostre domande, risponderemo come possibile.
Un po' d'inverno servirebbe anche a Milano, dove sono in arrivo i quaranta gradi, ma in realtà saremmo abbastanza contente di una risposta. Gendry Baratheon sta ancora remando?
Alla prossima,
Francesca e Valentina
- trovate Valentina e il suo blog su Twitter, Instagram, Facebook.
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Tokyo ghoul:re - ep 22
Ed ecco un altro numero di magia trasformista per Kaneki: adesso si aggiungono al resto un bel paio di decorazioni fatte con l'eye liner sotto gli occhi, che a me ricordano il post trasformazione di Eren Yaeger, ma forse è una mia impressione. Siamo nel mondo onirico di Kaneki, un'enorme magione di legno in mezzo al mare, un mare che sta diventando rosso per via di una moltitudine di morti che sono immersi nell'acqua. A spiegare la situazione arriva Rize, il fatto che fosse presente nella opening mi aveva fatto presagire che l'avremmo vista prima o poi. Rize spiega che i corpi che Kaneki ha visto sono i corpi delle persone uccise da Kaneki stesso, non si capisce se nel corso della sua vita da ghoul o nell'ultimo scontro soltanto, quando si è trasformato in una pianta rampicante zombie, ma io propendo per la prima. Qui la trasposizione psicologica del personaggio si fa difficile, perchè se Rize è più facile da rappresentare, dato che è malvagia e non si fa problemi ad ammettere che odia Kaneki e se ne sta tranquilla a guardare la cascata di morti, Kaneki è più difficile, perché lui prova del rimorso. Tuttavia qui ha ragione Rize, perché il ragionamento di Kaneki ha dell'egoistico, essendo dispiaciuto solo per le persone che conosce e non anche per quei poveri disgraziati che magari si trovavano solo a passeggiare per strada e che Kaneki si è inghiottito quando si è trasformato. Sono lacrime di coccodrillo queste, non puoi dispiacerti solo dei morti che conoscevi e poi ergerti a buono della situazione. Va dimostrata la convinzione che metti nella frase "mi farò carico dei miei peccati", perché non esiste umanità di serie a e di serie b, e se dici che ti farai carico dei tuoi peccati l'unica conseguenza di questo è che ti sacrificherai per salvare l'umanità, perché non vedo altra alternativa per il finale (parlo da persona che non ha letto il manga). Kaneki quindi si tuffa in mare mandando a quel paese Rize, che resta seduta lì a grattarsi, e nuotando nuotando si fa ritrovare da Touka, che dalla scorsa settimana è ancora lì a scavare, lei da sola mentre tutto lo squadrone radunato la scorsa volta era a prendersi il caffè. Si passa quindi nella stanza d'ospedale di Kaneki, che si sveglia e si mette seduto senza fare rumore e senza farsi vedere da Touka lì accanto, che deve essersi presa un bello spavento a ritrovarselo sveglio e seduto sul letto che fissava il vuoto. E tutti vanno a trovarlo, ma si dai, chi se ne frega se c'è una minaccia più pressante in città, tipo gli umani che stanno cominciando a trasformarsi in ghoul senza motivo. La frase di Tsukishima (questa stanza è spoglia, ci vorrebbero dei fiori) mi ha fatto cadere le braccia, cioè con quello che sta succedendo tu pensi ai fiori, rimangiandoti tutta l'evoluzione psicologica che il tuo personaggio aveva fatto finora...vabbe. Kaneki esprime il desiderio di vedere la città che lui stesso ha devastato, ed Urie, che evidentemente era dietro la porta che origliava, irrompe e dice di volerlo accompagnare...okay. Durante il giro da uno schermo appare Furuta, che da gran cretino che è si improvvisa giornalista e mostra tanti Venom bordeaux che se feriti o colpiti si offendono e si fanno esplodere la testa rilasciando veleno, e che cos'è, volevano solo ammazzarti quanta arroganza. I Venom raggiungono il trio, c'era pure Saiko, e uno rilascia il veleno che la colpisce e la rende...ghoul?ma già era mezza ghoul..vabbe. Urie invece riesce a pararsi mettendo le braccia davanti al volto...ah non sapevo fosse così facile. Ed ora Kaneki è davanti ad un bivio: andare in berserk e rischiare di perdere il controllo o lasciar morire Saiko? la risposta è scontata ed il nostro protagonista si fa spuntare un bel paio di ali che farebbero invidia a qualunque angelo e taglia a metà i vari Venom, che con grande educazione vedendo che era il protagonista fanno la cortesia di non farsi esplodere la testa, lo vedi che erano galantuomini. La sorte di Saiko è rimandata alla prossima puntata, e Kaneki..Sasaki..vabbe lui, parla con Hide come se nulla fosse, mettendo in pausa la minaccia Venom e umani che si trasformano in ghoul per fare due chiacchiere; onestamente quello di Hide è un personaggio che non ho capito, sicuramente a causa della confusione che hanno creato nella seconda stagione dell'anime, in cui l'hanno fatto morire per fare quella bella scena alla Pietà di Michelangelo, ma ora che serve l'hanno riesumato, e si scopre che è sfigurato dalla bocca alla gola, oltre ad essere stranamente edotto sui Venom velenosi, e se ne andava a zonzo coperto come Kakashi per questo, ed è stato Kaneki a farglielo...ma quando?io mi perdo dei pezzi evidentemente. Urge, per la comprensione della storia generale, leggere il manga, perchè possono anche star facendo un buon lavoro di trasposizione, ma con la seconda stagione che è riuscita come è riuscita non si capisce molto. Lasciamo le cose in stand-by per ora!
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Cosa resterà di questa Fase 1?
Giorni come anni sono volati via. E’ iniziato di colpo, al ritorno da Parigi, con la temperatura sparaflashata in fronte a Malpensa. L’università chiusa e il “bene, dai almeno recupero un po’; sono esausta da questi giorni”. I media intasati, la chiusura per un’altra settimana e il “massì dai, un’altra settimana ci sta almeno così dalla prossima torniamo alla normalità”. #MilanoNonSiFerma, locali che chiudono, bar aperti ma fino alle 18 e con servizio al tavolo, crisi di astinenza da aperitivo. Inizia la psicosi collettiva e la reazione della psicosi-challenge, non ho ancora capito se l’ho sottovalutata io o è stata davvero esagerata. “Ma quindi se hanno chiuso Milano possiamo andare in giro? Dai approfittiamone per un weekend in Valmalenco o ad Alba.” Poi hanno chiuso la Regione, assalto ai treni e la critica a chi è scappato. Evidentemente diventa seria.
Ho guardato sul comodino, ho visto il mattone che non riuscivo a finire da un anno. Mi sono detta che sarebbe stata la mia missione finirlo entro il 3 aprile, scadenza del primo DPCM, dopo il quale pensavo saremmo tornati alla normalità davvero. Ai tempi, con autocertificazione in tasca, potevo andare ancora a farmi le passeggiate al parco. Poi hanno chiuso i parchi. “Se non posso più uscire, recupero film, serie tv, podcast”, io come Marcel Proust alla ricerca del tempo perduto. Nel frattempo sto male, sento numeri di morti come in un bollettino di guerra, persone che diventano numeri. “Ma questa è una guerra? Se è una guerra, è senz’altro la guerra democratica che conosca. Ma quindi la caducità della vita ci farà rendere conto di essere tutti uguali?” Sono iniziati i rewatch, le letture febbricitanti intervallate da pensieri sul cosmo, i massimi sistemi, sulla crescita personale, sul voler trarre qualcosa di più. “Approfittiamo di questo mese, prima di tornare alla normalità, perché io voglio tornare cambiata”. Fine del mattone sul comodino in data 29/03/2020. Mission accomplished. Ho visto Fight Club per la prima volta, a 21 anni. Esattamente come ho fatto a vivere senza i dialoghi di Fight Club finora? Ho iniziato a pensare a tutte le cose che avrei voluto fare finora, che non ho mai fatto e che la pandemia mi sta facendo rimpiangere. Smetto, sono troppe.
Ripristinare un equilibrio familiare dopo 15 anni di dispersione. Probabilmente, non abbiamo mai passato così tanto tempo sotto lo stesso tetto tutti insieme. Legge del contrappasso, insegnava Dante. Ripristinare i contatti con le amiche, alla fine è come sempre, con solo un po’ meno cose da raccontare e un “uffa raga non vi vedo” ogni 5 minuti. Ripristinare le lezioni universitarie, professori novelli youtuber.
Ho capito che a normalità non sarebbe arrivata. Mi sveglio di soprassalto la notte, apro Facebook e vedo carri militari che trasportano bare. Dobbiamo debellare più di un virus, come si guarisce dalla paura più annichilente e ancestrale della morte?
Qualcosa di nuovo e inaspettato chiusi in casa 24/7, è possibile? Perché pondero tutte le scelte della mia vita e faccio i conti al milligrammo se poi le decisioni della mia vita nascono da un “massì, dai. Facciamolo!” in tempo 10 secondi? Pomeriggi su Skype a scrivere un podcast. Storie che durante la pandemia uniscono, insegnava Boccaccio. La bellezza di dire a qualcuno che hai visto dal vivo una volta sola “non vedo l’ora di abbracciarvi per la prima volta”. La tristezza di vedere una persona che ti ha cresciuto da dietro un cancello e sapere di non poterla abbracciare. E’ stata l’ultima volta che sono uscita.
Supermercati sforniti, spesa con quello che c’è. Il pane, le torte, i risotti e la pasta fresca con la ricetta di nonna: 3 uova e farina vai a occhio. Voglio una Pasqua alternativa, facciamola pic-nic, almeno quest’anno che non c’è l’agnello di nonna. Non ho mai pensato che mi sarebbe pesato così tanto non scendere.
Sono stanca di vedere persone tramite uno schermo. Mi sento filtrata anche io, a fine giornata mi bruciano sempre gli occhi. Mi mancano gli odori, mi manca l’umanità, il contatto, le mani, gli abbracci, le risate. Sto perdendo una primavera, la stagione in cui ho più bisogno d’aria. Mi sento sola, esistenzialmente sola. L’anno scorso in questo esatto periodo ero in mare aperto. Adesso sono in una bolla.
A volte non mi ricordo più com’era il mondo prima, mi sembra di essere vissuta in casa per sempre. A volte mi sembra un sogno, come se la normalità fosse fuori dalla porta. Non riesco ad abituarmi ad una diversa idea di normalità. Sono impaziente e l’ idea di gradualità mi spaventa. A volte mi sembra passato un giorno, a volte un anno. E’ passata una fase. Quante altre ne dovremo passare?
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Rhaegar e Lyanna - chi diffuse la menzogna del rapimento?
Il finale di stagione ci regala, tra le altre cose, le parole di Bran: "La ribellione di Robert è fondata su di una bugia"
Quale bugia lo sappiamo ovvero che Lyanna Stark fuggì volontariamente con Rhaegar Targaryen.
Ma chi fomentò la menzogna del rapimento e a che scopo?
Per la prima domanda ho una risposta, per la seconda... solo supposizioni un po' arzigogolate, il tutto a partire dai dati che ho a disposizione ovvero il finale della settima stagione televisiva e i libri. Non escludo la possibilità che nei libri il matrimonio/non matrimonio possa essere presentato in modo diverso però intanto che aspetto l'ottava stagione o il libro sesto delle Cronache inganno l'attesa così.
Ora chiunque abbia letto i libri che compongono Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e il Librone delle Cronache, altrimenti detto la Bibbia, sa che per come il personaggio di Rhaegar è stato descritto non avrebbe mai commesso un atto così orribile come il rapimento e stupro di Lyanna: i due si erano con tutta probabilità conosciuti e innamorati al torneo di Harrenhal: lei si commuove quando Rhaegar canta durante il banchetto e lui la incorona regina d'Amore e bellezza... come nel dettaglio sono andate le cose probabilmente non lo sapremo mai, ci basta sapere che qualche tempo dopo i due si incontrarono di nuovo nei pressi di Harrenhal (Librone).
Da quel momento di Lyanna si perdono le tracce fino alla sua morte alla torre della Gioia ricordata in un sogno di Ned (Serie TV/Libri).
Questo è quanto sappiamo da Martin, da qui in poi la questione Lyanna-Rhaegar viene ripresa solo dalla serie TV, prima nell'episodio 10 della sesta stagione quando in una visione Bran scopre che Lyanna ha dato alla luce un figlio e lo ha affidato a Ned, poi nell'episodio 07x05 quando Gilly legge a Sam uno scritto di Septon Maynard in cui viene riportato che il Septon annullò il matrimonio tra Elia Martell e Rhaegar e celebrò un nuovo matrimonio del principe con una donna a Dorne, la donna, viene svelato nell'episodio 7x7, è proprio Lyanna.
Ora non so come Martin vorrà gestire la cosa, se anche lui proporrà l'annullamento o più semplicemente propenderà per la bigamia, io sono a favore di quest'ultima, più che altro per una questione di rispetto nei confronti della povera Elia Martell, la questione della legittimità di Jon non ne risentirebbe in quanto sia Aegon sia Rhaenyra, i precedenti figli di Rhaegar ed Elia, sono morti nel sacco di Approdo del Re.
Chi era Septon Maynard non si sa, non viene citato mai prima né nei libri né nella serie TV .
E Lyanna? Neanche una cartolina ai suoi per dire che sta bene e che si è sposata? Che aspetta un figlio? Niente? Un sms? Una whazzappata?
Il matrimonio del secolo avrebbe immediatamente posto fine alla ribellione di Robert o meglio avrebbe molto probabilmente fatto passare gli Stark dalla parte di Rhaegar e la guerra sarebbe stata quindi solo contro re Aerys con il fine di mettere Rhaegar sul trono.
Robert avrebbe sicuramente somatizzato ma se chiamato a scegliere tra l'amico Robert e la sorella non dubito che Ned avrebbe scelto Lyanna e trovandosi i Baratheon senza metà degli alleati non credo avrebbero vinto.
Quindi?
Quindi probabilmente Lyanna ha cercato di mettersi in contatto con i suoi e ipotizzo che il messaggio sia davvero partito e probabilmente arrivato a Grande Inverno.
E chi c'era a Grande Inverno a ricevere il messaggio?
Maestro Walys.
Ricordiamo per un attimo cosa dice Lady Dustin a Theon riguardo Walys e i maestri in generale ne La Danza dei Draghi, capitolo di Theon:
"I ratti grigi leggono e scrivono le nostre lettere (...) chi può dire con certezza che non distorcano le parole per i loro fini occulti?
(...)
ogni volta che siamo più deboli e vulnerabili loro arrivano (...) Così nel giro di poco il dominatore diventa dominato.
(...)
E' andata così con Lord Rickard Stark. Il suo ratto grigio si chiamava maestro Walys. E non è astuto che i maestri si facciano chiamare con un solo nome, perfino quelli che arrivano per la prima volta alla Cittadella ne hanno due? Così non possiamo sapere chi sono realmente, né da dove arrivano (...) maestro Walys era conosciuto come Walys Flowers (...) La madre di Walys Flowers era una ragazza Hightower... e il padre un arcimaestro della Cittadella. (...) Una volta che Wylis ebbe forgiato la propria catena, il suo padre segreto e gli amici esitarono a mandarlo a Grande Inverno (traduzione un po'... malaccio, forse "NON esitarono a mandarlo a Grande Inverno"), così da riempire le orecchie di lord Rickard di parole velenose dolci come il miele. Il matrimonio con i Tully era stata idea sua, non c'erano dubbi".
Per questo sono convinta che il messaggio sia partito e arrivato e che maestro Walys lo abbia tenuto nascosto agli Stark cosicché gli Stark continuassero ad appoggiare i Baratheon nella guerra contro i Targaryen.
Ricordo che i matrimoni tra grandi casate erano cosa assolutamente inusuale in Westeros: le grandi famiglie infatti tendevano a imparentarsi con i loro alfieri per cementare le alleanze ma a un certo punto vengono combinate le unioni Stark-Tully (Brandon/Eddard-Catelyn) e Baratheon-Stark (Robert-Lyanna). Perche? Forse per creare alleanze anti Targaryen? Qualche anno prima a Ovest invece Joanna Lannister stava combinando il matrimonio tra uno dei suoi gemelli e uno dei figli della principessa di Dorne (Oberyn con Cersei o Elia con Jaime), anche questo era inusuale. Poi Joanna muore di parto e Tywin manda tutto all'aria perché mira a dare Cersei in sposa a Rhaegar.
Inoltre chi fu a convincere Aerys II ad aprire le porte di Approdo del Re a Tywin Lannister permettendo così alle sue truppe di saccheggiare la città e uccidere Rhella e i suoi figli portando alla morte dello stesso re? Un maestro: Pycelle.
Ora sul perché i maestri della Cittadella volessero la caduta dei Targaryen ho ancora qualche dubbio, di sicuro hanno negli anni fatto in modo di rendersi indispensabili ai vari lord e si sono insinuati in tutte le corti diventando consiglieri indispensabili, minimizzando anzi ridicolizzando le arti magiche, i draghi e gli antichi dèi, le storie su figli della foresta e giganti riducendole a leggende per bambini e soppiantando il tutto con il Credo e i sette dèi (che è al momento la sola religione nel mondo di Martin a non produrre alcun effetto immanente sul mondo e gli uomini mentre il dio rosso e il dio abissale resuscitano persone, gli alberi diga danno visioni e gli Stark hanno poteri metamorfi).
E mentre i Targaryen cadevano e i maestri prendevano sempre maggior potere gli Hightower sono praticamente scomparsi, se ne fa cenno qua e là con comparsate ma Lord Leyton Hightower di Vecchia Città nonché protettore della Cittadella, uno dei lord più ricchi e potenti di Westeros che ha l'esercito più potente dell'Altopiano se ne sta chiuso da anni nell'alta torre insieme alla figlia matta.
Non me lo spiego molto ma ci deve essere una relazione tra maestro Walys, figlio di una Hightower, la cospirazione per far cadere casa Targaryen e l'isolamento di Lord Leighton che, si dice, consulti libri di magia
Un altro indizio sulla cospirazione dei Maestri contro i Targaryen, lampante direi, si trova nel Banchetto dei Corvi, POV Sam 45, nelle parole dell'arcimaestro Marwyn:
"Chi credi che abbia sterminato tutti i draghi dei Targaryen l'ultima volta? Valorosi uccisori di draghi armati di spada?. Nel mondo che la Cittadella sta costruendo non c'è posto per stregonerie, profezie o candele di ossidiana, men che meno per i draghi. Perché non ti domandi come mai ad Aemon fu concesso di sprecare la propria vita alla Barriera quando per diritto avrebbe dovuto diventare arcimaestro? Fu a causa del suo sangue, è questo il motivo. Non potevano fidarsi di lui. Per lo stesso motivo per cui non possono fidarsi di me".
Maestro Marwin è sicuramente un personaggio che ci riserverà delle sorprese, sappiamo che è stato ad Asshai, che possiede una candela di vetro... il resto verrà svelato probabilmente nei prossimi libri e non vedo l'ora, soprattutto il significato di quell'ultima frase "Per lo stesso motivo per cui non possono fidarsi di me"
A partire dagli oggetti trovati da Pate nella scatola segreta sotto il letto di Maestro Walgrave (una ciocca di capelli biondi, un guanto di ferro e un ritratto di una donna molto somigliante all'arcimaestro) alcuni ipotizzano che Walys Flowers sia figlio proprio di Walgrave. E' possibile ma abbastanza ininfluente ai fini della storia: l'ostilità del Credo ai Targaryen viene da molto più lontano, probabilmente proprio dagli inizi, dalla conquista di Aegon.
Aegon il Conquistatore, si sa, sposò le sue sorelle. Per i Maestri i rapporti tra consanguinei erano da considerarsi un abominio ma con Aegon venne tollerato così come fu tollerata anche la bigamia. Lo stesso non si può dire per i figli che ebbe con le sorelle e per i quali si cercarono matrimoni più graditi agli usi occidentali: Aenys, figlio di Rhaenys, sposò la cucina Alyssa Velaryon ed ebbe sei figli, Maegor invece, convinto a sposare una Hightower, ebbe un matrimonio sterile, prese una nuova moglie senza separarsi dalla precedente e per salvare la faccia di fronte al Credo re Aenys lo mandò in esilio.
L'ostilità del Credo crebbe quando Aenys decise di far sposare tra loro due dei suoi figli: Rhaena ed Aegon, suo erede, le Compagnie del Credo Militante insorsero gettando Approdo del Re nello scompiglio e attentando alla stessa vita del re.
Le sommosse non erano state ancora sedate quando Maegor salì al potere anzi, si diffusero per tutto il regno anche perché il legittimo erede al trono era Aegon. Per porre fine all'insurrezione Maegor chiamò un Giudizio de Sette che vinse, dopodiché salì su Balerion, il drago di Aegon il Conquistatore, e bruciò dalle fondamenta il Tempio della Memoria, sede del Credo ad Approdo dichiarando poi le Compagnie del Credo fuorilegge.
La morte di Maegor e l'ascesa al trono di Jaehaerys riportarono l'ordine nei Sette Regni nonostante quest'ultimo prese in moglie la propria sorella Alysanne (matrimonio molto fecondo tra l'altro)... a quanto pare era necessario che il sangue rimanesse puro per assicurare la discendenza.
Il fatto poi di cui ci parla Maestro Marwyn accadde durante la Danza di Draghi, la guerra civile tra due fazioni Tragaryen che sconvolse il Regno per due anni e che pose fine all'Era dei Draghi. Si narra infatti che a seguito della battaglia del Tumbleton in cui i draghi rasero al suolo la città, il terrore verso queste bestie si impadronì di Approdo, fomentato dalle predicazioni di quello che viene ricordato come Il Pastore, si narra che la folla entrò nella Fossa dei Draghi e uccise cinque draghi incatenati... ma alla luce delle parole di Marwyn è difficile non pensare che i maestri della Cittadella abbiano avuto un ruolo significativo in questa occasione.
Dopo la Danza dei Draghi i re Targaryen non si sposarono più tra fratelli fino a Aegon IV (il padre dei Blackfyre, il re che chiese ai piromanti di costruirgli dei draghi, mostri di ferro e legno che sputavano fuoco, non ultimo il padre di Acreacciaio e Corvodi sangue), uno dei peggiori re che i Sette Regni abbiano mai conosciuto.
Dopo di lui a sposarsi con la sorella fu Jaeaherys II, figlio di Aegon V l'Improbabile che trovò la morte a Sala dell'Estate e padre di Aerys II e Rhaella che a sua volta si sposarono tra di loro su suggerimento della strega dei boschi di Jenny di vecchie Pietre che rivelò che il Principe che fu promesso sarebbe nato da questa unione (La Danza dei Draghi, Daenerys, 23)
Fino a qui arriva il materiale che sono riuscita a raccogliere a partire dai libri di Martin, senza dubbio alcuni particolari mi sono sfuggiti ma per ora tutto porta a dubitare dei Maestri della Cittadella che in ogni modo vollero che la linea di sangue di Drago si interrompesse, anche a costo di scatenare una guerra.
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Maisie Williams: 'Arya è andata in cerca di guai in questa stagione'
Maisie Williams parla di com’è stato tornare a Grande Inverno e perché le è piaciuta la storyline dei suoi fratelli in questa stagione.
HBO: Com’è stato riunirsi sullo schermo con Sophie Turner (Sansa) e Isaac Hempstead Wright (Bran)?
Maisie Williams: Ero entusiasta di avere molte scene con Sansa, ma anche orripilata dal fatto che avremmo reso un inferno l’una la vita dell’altra. Ma ci siamo divertite molto sul set. Non ho messo piede sul set di Grande Inverno dalla prima stagione. È stato emozionante. Abbiamo iniziato da giovanissimi, siamo cresciuti con i nostri personaggi e abbiamo imparato molto. Sono molto fiera delle scene e non vedo l’ora di scoprire cos’altro faremo insieme. È quello che il pubblico attendeva, la riunione degli Stark-una volta che Jon tornerà a casa Arya sarà molto più felice, ne sono certa.
HBO: Che succede ad Arya quando Frittella le dice che Jon è Re del Nord?
Maisie Williams: Pensa solo al fatto che lui sia vivo e a casa. Volevo inserire un momento in cui si rivedeva la Arya bambina per un secondo. Può abbandonarsi alla possibilità di com’era la vita e come potrebbe essere di nuovo; non può stare con qualcuno che si occupa di lei insegnandole ad uccidere o le mette degli assassini alle costole per darle una lezione, ma un fratello maggiore può davvero proteggerla. Può sentirsi di nuovo giovane e ingenua.
HBO: Casa è come se l’aspettava?
Maisie Williams: È stata nei suoi sogni per tantissimo tempo e penso che sia uno dei problemi più grandi-quando torna tutto è cambiato e niente sarà più come prima. Quando arriva, capisce che voleva arrivare a casa per tornare dalla sua famiglia, ma tutti ne hanno passate troppe ed è agrodolce. Quindi in pieno stile Arya, va in cerca di guai e li trova. È tremendo.
HBO: Com’è cambiato il suo comportamento dall’ultima volta che è stata a Grande Inverno?
Maisie Williams: In questa stagione volevo riassumere tutto il viaggio fatto da Arya, le lezioni che ha imparato e metterle insieme in questa ragazza. Molte delle sue emozioni l’hanno abbandonata; la volevo più fredda e molto più tenebrosa. Si è addestrata per essere una Senza Volto, ha dovuto dimenticare del tutto chi era e nonostante sia tornata in pista con il nome di “Arya”, non tutti gli aspetti della sua personalità sono tornati con lei.
HBO: Com’è stato filmare il combattimento con Gwendoline Christie (Brienne)?
Maisie Williams: Abbiamo iniziato ad allenarci per quello molto tempo prima delle riprese. Mi piace sempre fare le scene di combattimento, ed è stato grandioso lavorare con Gwen; è un’attrice incredibile, ma è anche straordinaria con gli stunt. Abbiamo lavorato duramente e ne è valsa la pensa. È stato bello fare un allenamento; era un combattimento in un modo divertente e giocoso, invece di combattere fino alla morte, cosa che Arya ha fatto molte volte. Ha corso molti pericoli, quindi è stato bello vederla fare ciò che ama in un ambiente meno pericoloso.
HBO: Che ne pensi della tensione tra Arya e Sansa?
Maisie Williams: Tutti vogliono una riunione felice, ma quello non succederà in GoT; non è realistico dopo quello che hanno passato. È importante fare questo test di lealtà tra loro; avere qualcosa che possono superare insieme come una squadra. Sono entusiasta che abbiamo avuto qualcosa di figo da fare e che si siano finalmente liberate di Ditocorto, perché lui era l’unico vero intralcio per il Nord. Non puoi avere quella grandiosa resa dei conti nell’episodio finale se non c’è un percorso che ti ci ha portato.
HBO: Arya si fida di Sansa in qualche modo? Perché non ne parlano e basta?
Maisie Williams: Arya fa fatica ad accettare che sia stata dura per tutti. Anche Sansa, credo. Ne hanno passate tante. È difficile provare solidarietà per un altro personaggio che sta venendo fuori da quello che ha vissuto. Arya è una testa calda, lo è sempre stata. Sono sempre stata grate che lo fosse con le persone giuste e adesso è con quella sbagliata, ma è sempre lo stesso personaggio con quel difetto. Cerca di tenere la bocca chiusa. Non sa cos’ha passato Sansa, e non vuole saperlo. Si è trasformata un po’ in un mostro, e verso la persona sbagliata, ma lei non lo sa.
HBO: È stato difficile da interpretare?
Maisie Williams: Le cose che ha visto l’hanno portata a credere che Sansa non stia facendo le cose per Casa Stark, ma per se stessa. Arya non comprende le circostanze in cui si trovava Sansa quando la costrinsero a scrivere quella lettera. Pensa di saperne di più. Ma Sansa e Arya sono persone molto diverse. Non sarebbero sopravvissute a quello che ha passato l’altra; Arya sarebbe stata uccisa molto tempo fa se avesse passato tutto quello che ha vissuto Sansa. Arya non le da la stima che si merita. Ma capiscono che Ditocorto le sta giocando e alla fine ce la fanno insieme.
HBO: Com’era l’atmosfera sul set durante la scena finale di Aidan Gillen (Ditocorto)?
Maisie Williams: Era molto triste. Tutti conosciamo bene Aidan. È una persona straordinaria e un essere umano adorabile, rispetto a chi interpreta nello show. Ha fatto un’interpretazione spettacolare, e per tutte le colpe che ha Ditocorto, Aidan è sempre riuscito a giustificare del tutto le sue azioni. Vediamo Baelish come una serpe e una brutta persona, ma si vede davvero il dolore nei suoi occhi e il conflitto nei suoi ultimi momenti: il panico assoluto. È stato incredibile vederlo attraversare quello che Ditocorto avrebbe provato, la connessione che ha con Sansa e ciò che significa per lui. Arya lo giustizia, ma in realtà la scena è di Sansa. E mostra un enorme progresso per lei. È il momento che tutti aspettavamo. So che è il momento che Sophie aspettava. È un bel modo di chiuderle la stagione per lei e chiudere la storyline di Ditocorto.
HBO: Che ne pensi del ruolo di Arya come boia?
Maisie Williams: Un po’ è come vede se stessa nella vita. Ha la sua lista personale, ma penso che andando avanti con Casa Stark, forse è questo che diventerà. Io e Sophie abbiamo sempre detto che sarebbe stato fantastico vedere Sansa sul trono e Arya come sua Mano, e anche se questo non è il caso, stanno ancora ricoprendo quei ruoli insieme.
HBO: Adesso che Arya è a casa si è dimenticata dell’uccidere Cersei?
Maisie Williams: Penso che Cersei sia ancora sulla sua lista. Penso che siano tutti ancora sulla sua lista. Ma al momento ha preso una deviazione. Avrà sempre quella lista. È ciò che la fa andare avanti.
HBO: Cosa pensi dell’Armata dei Morti a Nord?
Maisie Williams: Gli Estranei e il drago, Viserion, che attaccano la Barriera è un momento davvero strabiliante, ma è anche spaventoso. Poi mi ricordo che Arya ha un pugnale di acciaio di Valyria-non che un pugnale possa uccidere un drago-ma forse può cavarsela bene nell’ultima stagione.
Edit: Alex
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Ciao a tutti! È finalmente arrivato il quarto episodio della terza serie di The Leftovers. Ecco cos’è successo:
– Nora e Kevin: Nora si comporta molto male con Kevin. Per l’ennesima volta lo tiene all’oscuro dei suoi piani, acconsentendo a farsi accompagnare in Australia ma senza spiegargli il motivo del viaggio e trattandolo come se la sua presenza fosse un fastidio. Kevin sembra essere molto ferito dal fatto che Nora non abbia neanche preso in considerazione l’idea di chiedergli di aiutarla a far passare i soldi alla dogana, preferendo invece legarseli addosso e trasportarli illegalmente. Quando Kevin chiede spiegazioni, lei cerca di distrarlo seducendolo.
Inoltre, Nora sceglie il modo più rapido per passare i controlli all’aeroporto senza neanche chiedere a Kevin se sia d’accordo, e quindi lo lascia solo per un po’. Quello che gli dice è da brividi:
Quando arrivano all’hotel, Nora si prende gioco di Kevin e del “Suo Libro”.
Kevin è davvero fragile ed è sempre circondato da persone in crisi. Nora e Laurie continuano a trattarlo come se fosse pazzo, come se ciò che egli aveva vissuto “dall’altra parte” non fosse reale. D’altro canto, Matt, John e Michael continuano a trattarlo come il “nuovo Messia”, sempre più convinti che Kevin sia ritornato dal mondo dei morti. È comprensibile, quindi, che Kevin stia perdendo la testa, sempre in bilico tra il timore di essere pazzo e la certezza di aver vissuto un’esperienza reale “dall’altra parte”: lui sa per certo di aver incontrato Patti e di averla uccisa. L’unica cosa che gli impedisce di impazzire sono le sue stesse sensazioni riguardo alla morte di Patti: il suo dolore e il suo senso di colpa sono reali, quindi deve essere reale anche quello che è successo. Ecco perché la sua reazione al comportamento di Nora è così forte e violenta. Semplicemente non riesce più ad accettare il suo modo di affrontare la vita. Nora è sempre ostile con tutti e si comporta come se la perdita che ha subito fosse maggiore di quella di chiunque altro. Inoltre, continua a prendere decisioni importanti senza nemmeno discuterne con Kevin, come se le sua opinione non contasse: Nora aveva deciso di trasferirsi a Jarden e acquistato una casa per 3 milioni di dollari senza nemmeno chiedere a Kevin se fosse d’accordo; lo aveva abbandonato nel momento in cui lui aveva più bisogno della sua presenza, e infine, sorprendendolo mentre cercava di soffocarsi, non gli aveva nemmeno chiesto le ragioni di quel gesto. E ora veniamo a sapere anche che aveva restituito Lily alla madre senza nemmeno consultarlo. Ecco perché Kevin crede che lui e Nora non siano più una coppia: lei è sempre troppo occupata ad elaborare la sua perdita e non ha né il tempo né la forza di prendersi cura di Kevin e di preoccuparsi per quello che sta passando. Lo guarda e non vede altro che un uomo che ha perso la testa, niente di più.
La reazione di Kevin, tuttavia, è crudele e decisamente sproporzionata. In fin dei conti Nora è pur sempre una donna che cerca disperatamente una ragione per lottare, per rimanere viva. Non solo i suoi figli erano dipartiti, ma in seguito ha perso anche un’altra “figlia”. Forse era questo che intendeva Patti dicendo che la relazione tra Kevin e Nora era basata sul “controllo dei danni”.
– Kevin e Evie. Questo eravamo impazienti di vedere: Kevin che ricomincia a vedere persone morte. Ma non è così, o forse non ancora. È una pena vedere Kevin completamente in balia degli eventi. Non riesce a convivere con il senso di colpa per aver ucciso Patti, e deve credere che lei sia ancora da qualche parte, viva e vegeta, a dare ordini a suoi sostenitori.
Quando entra nella stanza d’albergo a Melbourne, gli ritorna indietro tutto ciò che aveva disperatamente cercato di dimenticare: l’Hotel, la TV, suo padre, la sua missione. Ecco perché crede di vedere Evie in TV. La scena con Laurie è molto simile alla loro precedente conversazione (Stagione 2, Episodio 7). Anche qui Laurie cerca di convincere Kevin che quello che ha visto non è reale, e questa volta ci riesce. La scena in cui Kevin guarda incredulo la fotografia di una perfetta sconosciuta è sconcertante, per lui e per noi. Il mondo gli crolla addosso e all’improvviso si rende conto della propria instabilità.
Ora abbiamo la conferma che Kevin usa il sacchetto di plastica per cercare di tornare al mondo dell’Hotel, senza però riuscirci. Credo che questo episodio sia stato pensato per portarci fuori strada, per farci credere che Kevin sia pazzo e che il mondo dell’Hotel non sia reale. Invece lo è, e sono sicura che Kevin troverà il modo per tornarci, probabilmente aiutato da suo padre.
– Nora e il trattamento con le radiazioni LADR: stiamo tutti cercando disperatamente di capire perché Nora sia stata esclusa dal trattamento. Io credo che il test vero e proprio fosse quello del bambino alla fermata dell’autobus. Nora aveva deciso di aiutare la ragazza e di prendersi cura del bambino. Al telefono la Dottoressa Eden le aveva detto che avrebbe dovuto prendere assolutamente quell’autobus, a quell’ora precisa, e che quella sarebbe stata la sua unica occasione di raggiungere il posto designato. Eppure Nora decide di restituire il bambino alla madre anche a costo di rischiare di perdere l’autobus e quindi l’unica possibilità di rivedere i suoi figli. Questo potrebbe essere il motivo per cui è stata esclusa dal programma: quando ha affermato che avrebbe sacrificato uno dei gemelli per un fine superiore, i dottori sapevano che stava mentendo, visto che non era nemmeno riuscita a lasciare il bambino da solo alla fermata dell’autobus, a pochi metri da sua madre. Inoltre, Nora si era dimostrata troppo calma quando era stata chiusa nella cassa, aveva il battito regolare e si era perfino addormentata, probabilmente perché non aveva nessuna intenzione di sottoporsi al trattamento.
(Click per leggere la mia teoria | Il Mondo dell’Hotel è Reale)
Non vedo l’ora di scoprire cosa abbia in serbo K.G. Sr per suo figlio. Rivederli insieme è stato comunque bellissimo e commovente.
Dettagli interessanti:
– Quest’episodio ha tantissimi punti in comune con l’episodio Assassino Internazionale (International Assassin):
La stanza d’albergo
Evie nella televisione (in Assassino Internazionale Kevin era riuscito a comunicare con suo padre tramite il televisore)
Il padre di Kevin in tv, di nuovo.
L’allarme antincendio
In entrambi gli episodi, Kevin viene chiamato col nome sbagliato. In Assassino Internazionale lo chiamano “Kevin Harvey”, mentre in quest’episodio viene chiamato “Mr Durst”.
Verdi è tornato, e proprio come l’altra volta rimane in sottofondo per tutto l’episodio.
Kevin dice di essere alla ricerca di un libro chiamato “Assassins”. Ecco cos’ho trovato in un post su Reddit:
“In biblioteca, Kevin parla del libro “Assassins”. E’ il mio libro preferito della serie “Left Behind” (Lasciati Indietro), una collana di libri che parla del Rapimento. In “Assassins” si parla dell’Anticristo che viene assassinato. Sono sicuro che anche nel libro i protagonisti si rechino in Australia. Anche la storia dei “7 anni” gioca un ruolo fondamentale nel libro, poiché Gesù ritorna sulla terra nel giorno del settimo anniversario del Rapimento.”
Nel video musicale di Take On Me è rappresentata la vita di una ragazza che vive in due diverse realtà. Inoltre, Damon Lindelof ha postato una foto su Instagram che sembra suggerire un evidente parallelismo con la storia della serie. (click).
Sul poster alle spalle di Kevin c’è scritto “La mente sogna il mondo” e sono rappresentate due diverse versioni della stessa immagine, a colori e in bianco e nero. È molto simile al video di Take On Me, e suggerisce anch’esso l’esistenza di due diverse realtà.
– Dentro il Koala c’è Damon Lindelof 😛 (click per vedere i post di Instagram di Justin e Damon ) – C’è uno strano (e inquietante) parallelismo tra la scena di sesso di Kevin e Nora sul fasciatoio e l’immagine di una madre che cambia il suo bambino.
– Ancora una volta sentiamo parlare di gemelli. Una delle canzoni di Max Richter è intitolata “The Twins”, i gemelli | Quando Virgil si spara, vediamo dietro la sua testa la scritta “Twin God Island” (riguardo a cui troviamo un intero articolo nel National Geographic maggio 1972) | Il settimo episodio della terza stagione è intitolato (questo potrebbe essere considerato uno ***SPOILER***, non procedete nella lettura se non conoscete o non volete conoscere i titoli degli episodi) “L’uomo più potente del mondo (e il suo gemello identico)”. – La domanda della Dottoressa Eden spiega la scena dello scorso episodio con l’uomo in fiamme. Anche a lui era stato negato l’accesso al programma con le radiazioni LADR.
“Uccideresti un bambino se servisse a curare il cancro?
– Un uomo all’aeroporto è preoccupato per l’arrivo di un grande evento nucleare. Di cosa starà parlando?
– Questa scena è molto inquietante.
– Laurie ha fatto una ricerca su un uomo chiamato Brian. Abbiamo già sentito questo nome nel quinto episodio della seconda stagione, quando Matt era stato costretto a urlarlo mentre colpiva un uomo sulla schiena (che abbiamo poi scoperto essere il figlio dell’Uomo sulla Torre). Inoltre, Brian è il nome del Dottor Goodheart, l’uomo che nella seconda stagione raccoglieva l’acqua di Miracle per venderla.
– La finta Evie tiene in mano un cartello con scritto “Surah 81”. Si tratta di un passo del Corano che parla dei segnali che indicano l’arrivo del giorno del giudizio. (click per saperne di più).
– Perché alla fine dell’episodio tutti parlano di un’esplosione? E perché tutti i voli sono stati cancellati?
– Ecco alcune pagine del “Libro di Kevin”
The Leftovers – RECENSIONE 03×04 “G’Day Melbourne” Ciao a tutti! È finalmente arrivato il quarto episodio della terza serie di The Leftovers. Ecco cos'è successo:
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Maisie Williams: "Arya è andata in cerca di guai in questa stagione"
Maisie Williams parla di com’è stato tornare a Grande Inverno e perché le è piaciuta la storyline dei suoi fratelli in questa stagione.
HBO: Com’è stato riunirsi sullo schermo con Sophie Turner (Sansa) e Isaac Hempstead Wright (Bran)?
Maisie Williams: Ero entusiasta di avere molte scene con Sansa, ma anche orripilata dal fatto che avremmo reso un inferno l’una la vita dell’altra. Ma ci siamo divertite molto sul set. Non ho messo piede sul set di Grande Inverno dalla prima stagione. È stato emozionante. Abbiamo iniziato da giovanissimi, siamo cresciuti con i nostri personaggi e abbiamo imparato molto. Sono molto fiera delle scene e non vedo l’ora di scoprire cos’altro faremo insieme. È quello che il pubblico attendeva, la riunione degli Stark-una volta che Jon tornerà a casa Arya sarà molto più felice, ne sono certa.
HBO: Che succede ad Arya quando Frittella le dice che Jon è Re del Nord?
Maisie Williams: Pensa solo al fatto che lui sia vivo e a casa. Volevo inserire un momento in cui si rivedeva la Arya bambina per un secondo. Può abbandonarsi alla possibilità di com’era la vita e come potrebbe essere di nuovo; non può stare con qualcuno che si occupa di lei insegnandole ad uccidere o le mette degli assassini alle costole per darle una lezione, ma un fratello maggiore può davvero proteggerla. Può sentirsi di nuovo giovane e ingenua.
HBO: Casa è come se l’aspettava?
Maisie Williams: È stata nei suoi sogni per tantissimo tempo e penso che sia uno dei problemi più grandi-quando torna tutto è cambiato e niente sarà più come prima. Quando arriva, capisce che voleva arrivare a casa per tornare dalla sua famiglia, ma tutti ne hanno passate troppe ed è agrodolce. Quindi in pieno stile Arya, va in cerca di guai e li trova. È tremendo.
HBO: Com’è cambiato il suo comportamento dall’ultima volta che è stata a Grande Inverno?
Maisie Williams: In questa stagione volevo riassumere tutto il viaggio fatto da Arya, le lezioni che ha imparato e metterle insieme in questa ragazza. Molte delle sue emozioni l’hanno abbandonata; la volevo più fredda e molto più tenebrosa. Si è addestrata per essere una Senza Volto, ha dovuto dimenticare del tutto chi era e nonostante sia tornata in pista con il nome di “Arya”, non tutti gli aspetti della sua personalità sono tornati con lei.
HBO: Com’è stato filmare il combattimento con Gwendoline Christie (Brienne)?
Maisie Williams: Abbiamo iniziato ad allenarci per quello molto tempo prima delle riprese. Mi piace sempre fare le scene di combattimento, ed è stato grandioso lavorare con Gwen; è un’attrice incredibile, ma è anche straordinaria con gli stunt. Abbiamo lavorato duramente e ne è valsa la pensa. È stato bello fare un allenamento; era un combattimento in un modo divertente e giocoso, invece di combattere fino alla morte, cosa che Arya ha fatto molte volte. Ha corso molti pericoli, quindi è stato bello vederla fare ciò che ama in un ambiente meno pericoloso.
HBO: Che ne pensi della tensione tra Arya e Sansa?
Maisie Williams: Tutti vogliono una riunione felice, ma quello non succederà in GoT; non è realistico dopo quello che hanno passato. È importante fare questo test di lealtà tra loro; avere qualcosa che possono superare insieme come una squadra. Sono entusiasta che abbiamo avuto qualcosa di figo da fare e che si siano finalmente liberate di Ditocorto, perché lui era l’unico vero intralcio per il Nord. Non puoi avere quella grandiosa resa dei conti nell’episodio finale se non c’è un percorso che ti ci ha portato.
HBO: Arya si fida di Sansa in qualche modo? Perché non ne parlano e basta?
Maisie Williams: Arya fa fatica ad accettare che sia stata dura per tutti. Anche Sansa, credo. Ne hanno passate tante. È difficile provare solidarietà per un altro personaggio che sta venendo fuori da quello che ha vissuto. Arya è una testa calda, lo è sempre stata. Sono sempre stata grate che lo fosse con le persone giuste e adesso è con quella sbagliata, ma è sempre lo stesso personaggio con quel difetto. Cerca di tenere la bocca chiusa. Non sa cos’ha passato Sansa, e non vuole saperlo. Si è trasformata un po’ in un mostro, e verso la persona sbagliata, ma lei non lo sa.
HBO: È stato difficile da interpretare?
Maisie Williams: Le cose che ha visto l’hanno portata a credere che Sansa non stia facendo le cose per Casa Stark, ma per se stessa. Arya non comprende le circostanze in cui si trovava Sansa quando la costrinsero a scrivere quella lettera. Pensa di saperne di più. Ma Sansa e Arya sono persone molto diverse. Non sarebbero sopravvissute a quello che ha passato l’altra; Arya sarebbe stata uccisa molto tempo fa se avesse passato tutto quello che ha vissuto Sansa. Arya non le da la stima che si merita. Ma capiscono che Ditocorto le sta giocando e alla fine ce la fanno insieme.
HBO: Com’era l’atmosfera sul set durante la scena finale di Aidan Gillen (Ditocorto)?
Maisie Williams: Era molto triste. Tutti conosciamo bene Aidan. È una persona straordinaria e un essere umano adorabile, rispetto a chi interpreta nello show. Ha fatto un’interpretazione spettacolare, e per tutte le colpe che ha Ditocorto, Aidan è sempre riuscito a giustificare del tutto le sue azioni. Vediamo Baelish come una serpe e una brutta persona, ma si vede davvero il dolore nei suoi occhi e il conflitto nei suoi ultimi momenti: il panico assoluto. È stato incredibile vederlo attraversare quello che Ditocorto avrebbe provato, la connessione che ha con Sansa e ciò che significa per lui. Arya lo giustizia, ma in realtà la scena è di Sansa. E mostra un enorme progresso per lei. È il momento che tutti aspettavamo. So che è il momento che Sophie aspettava. È un bel modo di chiuderle la stagione per lei e chiudere la storyline di Ditocorto.
HBO: Che ne pensi del ruolo di Arya come boia?
Maisie Williams: Un po’ è come vede se stessa nella vita. Ha la sua lista personale, ma penso che andando avanti con Casa Stark, forse è questo che diventerà. Io e Sophie abbiamo sempre detto che sarebbe stato fantastico vedere Sansa sul trono e Arya come sua Mano, e anche se questo non è il caso, stanno ancora ricoprendo quei ruoli insieme.
HBO: Adesso che Arya è a casa si è dimenticata dell’uccidere Cersei?
Maisie Williams: Penso che Cersei sia ancora sulla sua lista. Penso che siano tutti ancora sulla sua lista. Ma al momento ha preso una deviazione. Avrà sempre quella lista. È ciò che la fa andare avanti.
HBO: Cosa pensi dell’Armata dei Morti a Nord?
Maisie Williams: Gli Estranei e il drago, Viserion, che attaccano la Barriera è un momento davvero strabiliante, ma è anche spaventoso. Poi mi ricordo che Arya ha un pugnale di acciaio di Valyria-non che un pugnale possa uccidere un drago-ma forse può cavarsela bene nell’ultima stagione.
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