#nessun segno
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Nascosta da te stessa
Nessuno ti punisce bene quanto lo fai tu
Nessun segno a provarlo
Nessuna buona ragione per smettere
Sarai la tua tortura fino ad amarla
-S.B.
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NESSUN SEGNO PER QUESTA GENERAZIONE GIUDAICA
NESSUN SEGNO PER QUESTA GENERAZIONE GIUDAICA
a cura di Ottava di Bingen “Perché questa generazione chiede un segno?In verità io vi dico:a questa generazione non sarà dato alcun segno».Li lasciò,risalì sulla barca e partì per l’altra riva.”(Mc 8,11-13) NESSUN SEGNO PER QUESTA GENERAZIONE GIUDAICA
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Uno studente chiese all'antropologa Margaret Mead quale riteneva che fosse il primo segno di civiltà in una cultura.
Lo studente si aspettava che Mead parlasse di ami, pentole di terracotta o macine di pietra. Ma non fu così. Mead disse che il primo segno di civiltà in una cultura antica era un femore rotto e poi guarito.
Spiegò che nel regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume a bere qualcosa o cercare cibo. Sei carne per bestie predatrici che si aggirano intorno a te.
Nessun animale sopravvive a una gamba rotta abbastanza a lungo perché l'osso guarisca. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con colui che è caduto, ne ha bendato la ferita, lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a riprendersi.
Mead disse che aiutare qualcun altro nelle difficoltà è il punto in cui la civiltà inizia. Noi siamo al nostro meglio quando serviamo gli altri. Essere civili è questo.
James Lucas
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Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell'uomo che quello di essere gentile.
Ludwig Van Beethoven
#ludwig van beethoven#frasi#frasi belle#pensieri e parole#pensieri#pensando#quotes#frasi vere#citazioni#frasi tumblr#tumblr quotes
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Non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso verrà, in cui ti fosse dato un vero affetto, non ci sarebbe opposizione fra la solitudine intima e l’amicizia; anzi, tu potrai riconoscerla proprio a quel segno infallibile. La solitudine è il crogiolo dell’amore. E’ la prova per la quale passano, a livelli diversi, lo sposo, l’amico, il mistico. Essa non è sterile ripiegamento, ma realizzazione della costante novità del desiderio: desiderio dell’altro, desiderio di aprire all’altro quella parte di noi stessi che sfugge al nostro stesso sguardo, a quest’altro che ci è più intimo di noi stessi. Essa è fedeltà al desiderio unico la cui realizzazione non è possibile che nell’invincibile speranza che ne costituisce la forza e che, di supplica in supplica, ci conduce al cuore invisibile del mondo.
Simone Weil
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Erano giorni che si parlava del nostro tanto atteso primo incontro dopo la pausa estiva, tante idee su cosa fare, nessun divieto come sempre. Stamattina, però, avevo "le farfalle nello stomaco"e un' irrequietezza insolita: mentre la Dirigente elencava le attività previste per l'avvio del nuovo anno scolastico, io non riuscivo a stare ferma sulla sedia dicendomi che avevo fatto bene a non uscire senza slip perché, in caso contrario, avrei lasciato una sostanziosa pozza sul sedile. Poco ascoltavo i vari interventi e proposte presa già dagli interventi e dalle proposte, rigorosamente osceni, che da lì a poco ci saremmo scambiati col mio amato D e intanto contavo i minuti che mancavano all' arrivo del taxi... Scattata l' ora x, mi sono precipitata in macchina e ho raggiunto in breve l'albergo. Una stanza più piccola delle solite ma, come sempre, molto carina. Ho iniziato a curiosare un po' in giro e, entrata in bagno, mi ha subito colpita una grande doccia. I miei pensieri sul suo utilizzo sono stati interrotti da alcuni colpi leggeri alla porta: era finalmente lì a pochi centimetri da me. Aperta la porta, non ci siamo concessi spazio alcuno ai convenevoli: baci lunghissimi, mani dappertutto e tanto cazzo hanno aperto le danze. Mentre mi soffoca pesantemente penso a quanto mi era mancata la sensazione provata in questo momento: dovete sapere che col suo grosso cazzo in bocca divento ingorda, più spinge e più mi aggrappo al suo culo per riceverlo fino ai coglioni. Lui gode e inizia a sospirare, musica per le mie orecchie, io emetto gorgoglii, sbavo come una cagna e mi infracidisco. Se ne accorge presto il mio Porco: infilato il cazzo in fica, questa troia che ho in mezzo alle gambe inizia a rumoreggiare mentre lui, soddisfatto, affonda colpi sempre più forti. Mi sfonda la fica ammirando la mia abbronzatura e la mia schiena perfettamente inarcata, schiena sulla quale vuole aggiungere segni più evidenti di quelli lasciati dal sole. Mi bacia mentre mi sfonda, mi stringe le mani, mi afferra dai capelli e mi ficca le dita in bocca: sono nuovamente la sua Troia e posso comportarmi come tale. La sua Troia deve anche essere piena, non l'è consentito di avere buchi vuoti, quindi mi riempie con il grande plug rosa. Sono irrefrenabile e inizio a provocarlo con inequivocabili richieste. "Voglio ancora cazzo in bocca" gli dico e vengo subito accontentata: mi siedo sul letto e lui inizia a trapanare la mia bocca . Conati rumorosi e tanta saliva lo eccitano e lo incitano: devo essere "meravigliosamente irriconoscibile" in viso e quindi si prodiga per rendermi un clown, restituendomi la saliva e aggiungendo la sua con sputi. Il cazzo è durissimo e vuole possedere ogni buco: dopo essersi sfamato con i miei umori, torna a martellare la fica. Incalzo e gli chiedo di fistarmi. La sua mano dentro mi riempie, godo e urlo mentre lui la spinge sempre di più, mentre nei suoi occhi le fiamme divampano. Sorrido soddisfatta: il mio Porco è con me. Andiamo avanti per un po' fino a quando, tutta piena, inizio a spompinarlo per bene e, in mancanza di respiro, l' aria decide di uscire dal culo che espelle il Toy rosa come se fosse una nocciolina: sono consapevole di essermi meritata una bella punizione che si unisce a quella ottenuta quest' estate. Gancio anale, collare e in posizione: sconto così la pena che, dato il piacere che provo ogni volta che lui mi segna, non è poi così dura...Dodici colpi di paddle colorano il mio culo: la pelle brucia e brucia ancor di più quando il suo cazzo si aggiunge al gancio: sono in estasi, nelle sue mani, incastrati perfettamente. Continua ad incularmi a lungo, quasi fino alla fine del tempo a nostra disposizione...Io torno col pensiero alla doccia e gli chiedo quindi di continuare a.godere lì. Seduta, ingoio il suo cazzo, vomito saliva e lo guardo in segno di sfida...Lui accoglie ogni silenziosa richiesta, non ha bisogno di chiedere nulla, sa bene come farmi godere.
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ARTISTI NASCOSTI - di Gianpiero Menniti
LA FRAGILITÀ DELLA CONCHIGLIA
Se c'è bellezza nel mio "mestiere" di critico d'arte, ebbene questa giace tra angoli dimenticati, sotto mucchi di cose che nascondono sguardi incantati sul mondo.
Sono tracce di artisti rimasti nell'ombra, in un tempo carsico che scorre dimenticato.
Ne incontro tanti che lasciano passare la luce.
Pochi, invece, come suoni improvvisi nel silenzio: è il primo segno.
Un cenno timido.
E il silenzio perde la malinconia: diventa forma sospesa.
È fragile, tra i primi raggi di luce, di occhi nuovi.
L'espressione si fa parola e apre l'incanto su una soglia inesplorata oltre quale nessun passo è stato mai tentato.
Così, una inaspettata bellezza si rivela oltre la forma del dipinto ma nella sua voce.
Racconta, fino a riempire occhi avidi del gesto, del colore, della scena e, sopra ogni cosa, del pensiero incerto, misteriosa perla, sorprendente fragile difesa della conchiglia.
Presto rivelerò le opere e il volto di una nuova, antica artista.
Nel frattempo, un'immagine - e dettagli - lasciata dai suoi occhi.
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Sei la convinzione fatta persona! Sei più malato di tutte le ragazze di cui tu stesso parli. Ma ti leggi dopo che scrivi? Quanto ci credi? Sei solo un povero sfigato che non riesce a trovare nessuna per quel modo di arcaico di vedere la donna e pensi di far colpo qui con 4 ragazzine che aprono la bocca piene di stupore per 4 minchiate che scrivi.
Non avrai i coglioni nemmeno di pubblicare questa Ask come io non li ho non mostrandomi e rimanendo anonim* . Scelgo l'anon giusto perchè sei così pieno di ego e di te stesso che saresti capace di fare qualsiasi cosa
Facci una cortesia, evapora nuovamente e per sempre.
Eh no, invece mi spiace deluderti: resto qui, pubblico, e ti rispondo anche. Innanzitutto, tutto questo livore è sintomo di una certa insoddisfazione personale: a cosa è dovuto questo tuo malessere? Cosa ti impedisce di accettare l’opinione e la visione della vita degli altri? Andrebbe indagata quest’esigenza di (cercare di) gettare fango su una persona a te sconosciuta, e che personalmente nessun danno ti ha arrecato. E poi, suvvia, anche qualora ti fossi mostrata col tuo vero profilo non avrei fatto alcunché. Mi hai disegnato come un ‘ndranghetista! Rido. Gli asterischi puoi tranquillamente metterli dove ritieni più opportuno, ma la lingua italiana è un’altra cosa. Ed è molto piacevole leggerla, nella sua forma più corretta. I miei testi, logicamente, li rileggo sempre prima di pubblicarli. Anche più volte. Semplicemente perché ho più rispetto del mio pubblico, di quello che hai tu. A quelle che definisci “4 ragazzine”, sento di voler dedicare il meglio che posso. Ovvio, non tutte lo meritano, ma qualcuna c’è, c’è sempre. Quindi, non capisco bene dove col tuo appunto tu voglia andare a parare. Cosa dovrei pensare? Che sei invidiosa? Gelosa? Non vedo come e perché possa e debba darti fastidio ciò che narro in questo mio piccolo blog. È la mia vita, come tu hai la tua. Di malattie al mondo ce ne sono tante, e onestamente tirarle in ballo abbastanza a casaccio è una mancanza di rispetto per chi è malato veramente, se vogliamo metterla su questo piano. E io non sono affatto perbenista o politicamente corretto, anzi, ma mi limito a ribaltare il discorso per far luce su aspetti che certamente ti sfuggono. Hai mai pensato che possano esserci ragazze che, addirittura, possano trarre giovamento dalla lettura dei miei pensieri? Perché in alcuni casi, cara mia, è proprio ciò che accade. E lo so non perché l’ho sognato di notte nel silenzio più assoluto, ma perché mi è stato fatto presente. Eppure, tu, queste ragazze le definisci pateticamente e banalmente “malate”. E di conseguenza ritieni me ancor più malato perché, nella tua astrusa mente, io evidentemente le travio e corrompo. Quel “modo arcaico di vedere la donna”, è esattamente quel modo che ci ha permesso di arrivare fino a qui. Sì, anche a te. Per te è sbagliato? Va bene, qual è il problema? Per me invece è giustissimo e inevitabile e, paradossalmente, proprio tu lo dimostri. Che poi voglio dire, non vivo su Marte. E se un po’ questo blog l’hai “sfogliato”, lo avrei notato che mi chiamo “Ti aspetto altrove” proprio per questo motivo. Ovvero perché so che in questo mondo non è possibile trovare ciò che cerco. Non lo è più, quantomeno. E accetto questa sorte semplicemente con grande forza e maturità, isolandomi nella mia vita privata, professionale, e di tanto in tanto in questo piccolo spazio che (anche grazie a te) mi regala delle soddisfazioni. Perché quando si colpisce nel segno, ricevere “critiche” è la più diretta e naturale conseguenza. Non sono pieno di ego, sono solamente una persona che dopo tanti anni ha imparato a rispettarsi e volersi bene. E non sono nemmeno “la convinzione fatta persona”. Ho coltivato a fatica e nel tempo una buona autostima che mi accompagna nella vita di tutti i giorni, frutto di una grande introspezione che a tutt’oggi continua quotidianamente. Sono un povero sfigato, dici? Eppure vedo che sei stata tu, a voler sprecare tempo ed energie scrivendomi un messaggio anonimo senza capo né coda. Pensa che in quei pochi minuti avresti potuto uscire a prenderti una boccata d’aria, riflettere su un nuovo obiettivo per la giornata di domani, o dare un bacio alla persona amata. E invece, beata ingenuità, hai creduto di potermi ferire dandomi piuttosto la possibilità di emergere ancora una volta di più. Di risplendere, quindi. E sto sorridendo, mentre scrivo ciò. Perché vedi, se una sconosciuta qualsiasi pensa di poter arrivare qui e distruggere la mia corazza, be’, direi che sta sbagliando tutto. Ma grazie di cuore, per avermi permesso di farmi apprezzare ancora di più da quelle “4 ragazzine”. E ti salutiamo tutti assieme con la manina e un sorrisetto.
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4 ottobre 2023
Scrivo sempre post leggeri, quasi sempre, a volte con pensieri cupi quando non sto bene, mi sono ripromesso di non entrare mai più nel bailamme dei commenti che riguardano politica, fatti di cronaca o altre questioni. Lo feci con il mio primo account, risultato? Bannato con ignominia.
Però...
Però a un certo punto qualcosa non riesci più a trattenerlo, come la goccia che un po' alla volta riempe un vaso e poi lo fa traboccare.
I social sono stati accolti come un mezzo di comunicazione tra la gente. Ci hanno sicuramente cambiato la vita e la stanno condizionando come nessuno si poteva immaginare.
Un piccolo potere tra le mani di chiunque di dire, fare e poi pubblicare qualsiasi cosa. Con device sempre più potenti e di conseguenza immagini e video più nitidi.
I social aiutano a denunciare fatti brutti o pericolosi per la gente, o mostrare posti e meraviglie del mondo.
Il difetto più evidente di questa connessione di massa resta, a mio avviso, il cervello delle persone. In particolare le opinioni che si partoriscono per ogni vicenda.
Un esempio, ieri sera poco dopo le 21:00 un autobus è precipitato da un tratto sopraelevato a Mestre. Subito il tam-tam delle notizie con persone che si sono precipitate sul posto filmando, anche dall'alto le scene strazianti di un autobus distrutto e delle urla della gente.
Non sono riuscito a guardarle, in tutta franchezza, ho sempre una sorta di riguardo e rispetto per queste cose. Non mi piace curiosare sulla sofferenza altrui. O sono lì sul posto che aiuto, oppure fare da umarell delle disgrazie altrui anche no.
Il difetto delle opinioni della gente dicevo, questa mattina dando una rapida occhiata sui social, in merito alla tragedia di Mestre leggo che
- Onore ai Vigili del Fuoco ITALIANI che hanno salvato vite umane
- Ringraziare i grande cuore degli EXTRACOMUNITARI intervenuti a soccorrere e salvare vite
- Le strutture, i guardrail, erano arrugginiti e vecchi. Indovinate chi amministra?
- Però i soldi per il ponte sullo stretto ci sono vero?
- Ah ah ah, poi dicono che da noi al Sud le strade fanno pena
- Malore per l'autista, era v4ccinat0?
- C'erano degli ucraini a bordo, c'è lo zampino di Putin
- Malore... dico solo questo non c'è correlazione. Pagliacci!
- Guardate i mio video fatto dopo pochi minuti, sentite la gente urlare? Mettete "Mi piace" e condividete!!!
- Dov'è il Governo?
- Bisogna tornare alla Lira, così si che abbiamo potere economico per sistemare le infrastrutture
Evito di andare oltre, ho già il mal di stomaco.
Capite che si strumentalizza tutto ai fini politici, ideologici? Di eterna guerra contro i nemici che esistono dall'altra parte delle barricate. quelle non fisiche a ideologiche e di opinioni che l'uomo in massa si è creato.
Per le vittime? Nessun pensiero?
Certo che ci sono, la stragrande maggioranza sono di politici e capi di stato italiani o europei, persino Ursula von der Leyen.
Poi ci sono utenti che postano il segno di lutto, o di una candela accesa ne buio, con scritto "Una preghiera per le vittime di Mestre". E fino a qui nulla di male, se non per il fatto che poi spesso aggiungono "scrivi Amen e fai girare".
Perché oggi uno degli sport preferiti è fare girare:
- Girare la testa dall'altra parte per non vedere
- Far girare le palle alla gente
- Far girare i propri post per aumentare a visibilità perché in molti di noi, nel profondo dell'anima, esiste un piccolo influencer che vuole farcela.
Ora mi fermo, non vi preoccupate tornerò quanto prima a scrivere scemenze come sempre e con leggerezza. Che la vita è pesante di per sé, almeno sui social sentiamoci leggeri.
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- Amore
- Dimmi
- Dove stai andando?
- Nell'orto, ci sono i peperoni da innaffiare, ieri li ho un po' trascurati.
- E potresti farlo più tardi?
- Certamente, cara, cosa succede?
- Niente di particolare, ma mi piacerebbe parlare un po'
- Nessun problema tesoro
- Tu mi ami?
- Certo, perché me lo chiedi?
- È bello sentirselo dire
- Ti amo, ti amo, ti amo. Ah, ti amo
- (Sorride)
- Non te lo dico abbastanza? Voglio dire, che ti amo. Lo sai - che ti amo?
- Esiste un “abbastanza” se parliamo d'amore? Me lo dici molto, ma non ti chiederò mai di smettere di farlo
- E io non lo farò, non smetterò di dirti che ti amo
- (Sorride ancora). Posso farti una domanda?
- Posso dirti di no?
- No non puoi
- Appunto (Sorride)
- Se un giorno smettessi di amarmi me lo diresti?
- Si, lo farei
- E se incontrassi una donna e ti rendessi conto di amarla più di me?
- Te lo direi. Saresti più felice se non lo facessi?
- No no, me ne farei una ragione
- Quando succederà sarai la prima a saperlo
- Grazie, questo mi rassicura
- La prossima settimana compirò ottant'anni, e di questi ne ho passati 65 insieme a te. E credimi, non mi è mai successo di trovare una persona che potesse solo farmi pensare di passare un giorno lontani. Pensavo fosse un modo di dire, ma veramente ti ho scelta ogni giorno della mia vita
- Anche quando ti facevo arrabbiare?
- Soprattutto quando mi facevi arrabbiare
- E quando mi svegliavo la mattina, con i capelli spettinati, gli occhi gonfi, il segno del cuscino sul viso?
- Quelli erano i momenti che preferivo
- Grazie amore
- Grazie a te, per avermi concesso il privilegio di condividere la mia vita con la tua. Te ne sei andata troppo presto.
L'uomo bacia la foto di sua moglie, e con gli occhi lucidi esce dalla porta. Ci sono i peperoni da innaffiare.
-- Autore sconosciuto
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Mi sento offesa dal fatto che la Madonna abbia salvato Trump, lui che gode dei vantaggi di un'estrema ricchezza e ha pagato una pornoattrice perché non svelasse la loro relazione. Lui può sentirsi miracolato, esistente per il Divino. Mentre io non ho nulla di materiale e non ricevo nessun segno di riconoscimento della mia esistenza né dalle persone, dagli eventi, dalla fortuna, né da Dio, che è realtà fondante delle cose. È possibile che uomini vissuti nella pienezza, pur tra i peccati, vadano in paradiso, e io invece resti in un grigio inferno a rimpiangere ciò che non ho avuto e la mia incapacità di ottenerlo. Il mondo sembra un palcoscenico per alcuni grandi, che sono giustificati a prescindere, in onore della loro parte ben recitata, a cui sono asservite lacere masse, brulichio di sofferenza meschina e indistinta, su cui non si dirige il monocolo dello spettatore a guardarne i volti uno per uno. Preferisco credere che la Madonna non si disturbi a salvare uno come Trump - non lui in particolare, intendo dire - anziché credere che il mondo sia un'oscena pagliacciata.
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''Ci sono momenti in cui pensi che non sarai mai il foglio di “bella copia” di nessuno. Pensi che non sarai mai quel foglio in cui si scrive attentamente, con cautela e delicatezza, su cui si fa attenzione a non lasciar nessun segno o errore. Sei sempre il foglio usato per la “brutta copia”, quello pieno di cancellature e sbavature, quello di cui a chi scrive non interessa nulla, perché andr�� buttato o strappato. E quel foglio, accartocciato nel cestino, verrà scordato. Sai, dovresti solo trovare il giusto scrittore. Colui che conserverà quel foglio di brutta copia, pieno di sbavature, e comincerà ad eliminare con una gomma tutte le sue cancellature. Che non lo butterà, che non ti getterá. Serve solo uno scrittore con un gusto particolare per gli errori e gli sbagli, perché essi aiutano a vivere nel momento esatto in cui cominci ad amarli.''
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Io non conosco nessun altro segno di superiorità nell’uomo che quello di essere gentile.
Ludwig van Beethoven
❤️🎶
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sto andando in sovraccarico, mi sento come se potessi esplodere da un momento all'altro e credo proprio che quel momento sia spaventosamente vicino. in momenti di crisi come questo non so mai come gestirmi, come gestire, interpretare, distinguere e riconoscere le mie stesse emozioni, non so cosa provo, non so cosa sento, cosa ci sia che non va, perché è come se sentissi tutte le emozioni insieme al doppio di quello che è - o che dovrebbe essere - il loro livello massimo di intensità. nei momenti normali, invece, non sento assolutamente niente, e non so quale delle due situazioni sia la peggiore, perché mi rendo conto che quelli che per me sono "momenti normali", non sono poi così normali per gli altri, quindi so che c'è un problema alla base, che non c'è niente di normale o giusto nel non provare assolutamente nulla e sentire questo senso di vuoto costante che sembra non poter essere contrastato in nessun modo. la cosa brutta del senso di vuoto è che c'è sempre, in entrambi i casi, sia nei momenti normali sia in quelli di crisi, sembra crescere sempre di più e non so come fermarlo. odio la mia vita, detesto la mia testa che non mi da mai pace, non sopporto più le crisi di pianto, il fastidio che mi provoca ogni singolo rumore, la mia irritabilità, la rabbia che ho dentro, la mia incapacità nel chiedere aiuto perché forse ho paura delle conseguenze, o forse mi sono solo arresa. non faccio altro che pensare di essere un caso perso, ormai mi sono convinta che non ci sia niente di bello per le persone come me, ho perso la voglia di fare qualsiasi cosa e insieme alla voglia ho perso anche la concentrazione, la motivazione, ho perso tutto. mi è rimasto solo il rumore che ho in testa. ho allontanato tutto e tutti per rimanere sola con me, e so quanto sia sbagliato, ma non riesco a comportarmi in modo diverso. mi sento costantemente stanca, sfinita, fisicamente e mentalmente, come se avessi scalato una montagna, quando la triste verità è che è già tanto se riesco ad alzarmi la mattina. è vero che dormo poco, ma tutta questa stanchezza è immotivata e mi fa sentire debole, non ho la forza di fare nulla, le giornate sono tutte uguali, infinite, fuse insieme, in pratica è come se stessi vivendo lo stesso giorno da anni. non riesco ad andare avanti, non ce la faccio più, mi sento davvero morire. uscire di casa sembra una sfida impossibile, stare sempre a casa è pesante, ma tanto sarebbe pesante anche uscire, respirare è pesante, vivere è pesante, esistere è una tortura. porto negatività nella vita delle persone, quindi penso anche di aver fatto un favore a tutti quelli che ho allontanato. penso che ogni membro della mia famiglia avrebbe una vita decisamente più leggera e spensierata se io non ci fossi, perché sono diventata un problema. loro credono io sia alla ricerca di attenzioni, credono che ogni segno visibile sulla mia pelle sia una richiesta d'aiuto - nonostante non facciano niente di concreto per aiutarmi, dato che non ne hanno le capacità, non hanno i mezzi per farlo -, credono io non pensi davvero di voler morire, che lo dica così, tanto per dire. mia madre è ancora convinta che io non volessi davvero morire quando ho effettivamente tentato il suicidio. secondo loro, se qualcuno vuole davvero morire, compie il gesto e basta, così, a cuor leggero, come se niente fosse, come se togliersi la vita fosse facile come fumare una sigaretta o bere un bicchiere d'acqua. non sanno quanto sia difficile, quanti pensieri ci siano dietro, e con questo non voglio dire che funziona così per tutti, sto semplicemente dicendo che non è facile come pensano loro e come io stessa pensavo. loro non sanno, o meglio, si rifiutano di credere che il mio unico desiderio ogni giorno, in particolare ogni sera, sia quello di addormentarmi per sempre. da una parte va bene così, il fatto che non prendano molto sul serio la cosa distoglie l'attenzione dal problema, però ecco, al fatto che sto male ci credono, lo vedono, MI vedono, e so che per loro non è facile, so di non essere facile, e vorrei non causare così tanti problemi. sono stanca, e basta
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Gli occhi appesantiti iniziano a chiudersi. È arrivato il momento. Chiudo il libro che sto leggendo e, come ogni domenica mattina, lascio che il sonno faccia il suo corso. Decido di dargli una mano, mi giro sul fianco e con una gamba abbraccio il cuscino al centro del letto. Il vestitino messo per cercare di rimanere fresca dopo la doccia sale scoprendomi la coscia ma lo lascio stare, troppo stanca al solo pensiero di alzare un arto che sembra pesare il doppio del solito. Morfeo mi accoglie fra le sue braccia e il tanto agognato sonno, finalmente, si impadronisce di me.
Lo avverto, inconsciamente, fissarmi dal lato destro del mio letto. Il suo sguardo va ovunque e mi fa muovere con irrequietezza mentre continuo a perdermi in un dormire senza sogni. I suoi occhi diventano talmente insistenti da essere percepibili concretamente sulla mia pelle, una mano che mi accarezza e lascia brividi al suo passaggio. Gioca con la cavigliera, traccia il mio tatuaggio e risale fino all'orlo del vestito rubato a mia madre.
Lo scosta scoprendo l'intimo nero, il suo colore preferito. Sapevo sarebbe venuto a trovarmi.
Il suo viaggio continua fino ad arrivare alla mia guancia, si piega di fianco al letto e si sporge su di me. "Che disperata che sei, mi aspetti sempre" mi sussurra all'orecchio prima di lasciare una scia di baci impercettibili dal mento fino alla parte di seno lasciata visibile dallo scollo del vestito. Lo sento sempre più frenetico nello spostare le spalline per proseguire con quelli che, da baci, sono diventati morsi. Man mano che scende ne aumenta la stretta, fino a lasciare il segno proprio sopra l'elastico di quel tessuto nero che lo separa dalla sua meta.
L'ultimo ostacolo.
Ma lui è di se stesso e nessun altro, non concede un secondo in più. Spostando le mutandine di lato si prende quello che vuole, come vuole, finché non ottiene ciò per cui è venuto. Come arriva va via.
Il vestito spostato, l'intimo umido e un bigliettino stropicciato mi danno il secondo buongiorno della giornata. Un po' più amaro e irraggiungibile del primo.
"Ci vediamo, alla prossima"
Forse il sonno non era poi così privo di sogni.
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140 x 140 cm
Lei era una tela di 140 x 140 cm, voi direte un metro e quaranta per un metro e quaranta, e invece no, in barba alle conversioni metriche lei è di 140 cm per 140cm, e fidatevi, non è la stessa cazzo di cosa.
Lei era una tela di 140 x 140 cm, una tela dipinta di verde, un bellissimo verde tenue, tutta a tinta unita, nessuna sbavatura, nessuna increspatura di colore, nessun segno di pennellate, liscia, una tela verde immersa in un mondo di tele verdi, tutte molto simili tra di loro, alcune un po più chiare, altre più scure, alcune non esattamente di 140 cm, altre non esattamente quadrate, su alcune tele si vedevano i segni delle pennellate, in altre il colore non era perfettamente uniforme, ma tutte erano verdi e tutte erano più o meno di 140, lei elegantemente si abbinava ad ogni altra tela, sembrava essere perfettamente a suo aglio in ogni circostanza.
Anche lui era una tela, una tela di 140 x 140 cm esatti esatti, era attratto da lei, erano esattamente dello stesso colore, beh! Lo erano per i primi 70 cm, lui aveva la seconda metà della tela dipinta di viola, un viola materico e sanguigno, le vergate delle pennellate erano evidenti, carnose come vene scoperte, dolorose come nervi esposti.
Era immerso in un mondo di tele completamente verdi,un mondo in cui i suoi stessi vicini lo guardavano con sospetto, gli lanciarono un pezzo di stoffa verde addosso “copriti”, e lui lo fece, cercava di mimetizzarsi, tentava di passare inosservato, si stringeva dentro quel tessuto e sperava che nessuno lo notasse, ma tutte quelle tele verdi semplicemente esistendo lo facevano sentire sbagliato, e questo lo spingeva a nascondersi dentro se stesso.
Se solo avesse saputo che lei verde in un mondo di tele verdi, di fatto, adorava le viole.
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