#negazionisti
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Tutto normale!
Una delle cose più ridicole da vedere è lo sforzo con cui i negazionisti del cambiamento climatico cercano di dimostrare che 2mt di neve in montagna al 26 giugno sia la dimostrazione che è tutto assolutamente normale!
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Che sono per altro quelli che negano il cambiamento climatico e sparano cazzate sul covid e... appunto denigrano gli esperti.
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🇬🇧 STARMER BLOCCA LA LEGGE SULLA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE NEI COLLEGE
Come annunciato dal ministro dell’Educazione del nuovo governo laburista del Regno Unito, Bridget Phillipson, la legge per la protezione della libertà di espressione nei college, l’Higher Education (Freedom of Speech) Act approvato dal precedente governo conservatore, la cui entrata in vigore era prevista per il 1° agosto, è stata sospesa in attesa che il governo valuti l’opportunità di abrogarla. Esultano i sindacati degli studenti, particolarmente attivi nel “deplatforming” dei relatori sgraditi al pensiero woke, le facoltà universitarie che avrebbero potuto essere portate in tribunale e multate se non avessero difeso la libertà di parola di studenti, docenti e conferenzieri, alcune associazioni ebraiche convinte che la legge approvata dai tories avrebbe consentito ai negazionisti dell’Olocausto di diffondere fra gli studenti le loro teorie; protestano indignati i docenti che negli ultimi anni hanno vissuto l’incubo di essere emarginati all’interno delle università di appartenenza per le loro motivate posizioni controcorrente, gli esponenti del Partito Conservatore che avevano promosso la legislazione e alcune delle più importanti testate giornalistiche britanniche, come il Daily Telegraph, il Times e il Daily Mail. (Fonte: Tempi)
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I censori che parlano dei negazionisti.
Perplessità sulla narrazione dei cambiamenti climatici e sul Global Warming.
Se avete qualche perplessità sulla narrazione dei cambiamenti climatici e sul Global Warming è perché a casa vostra sono arrivati i servizi segreti Russi e Cinesi a spargere disinformazione.
Chi lo dice? La UE!
Non ci credete?
Risoluzione del Parlamento europeo del 1° giugno 2023 sull'ingerenza straniera in tutti i processi democratici nell'Unione europea, compresa la disinformazione (2022/2075(INI))
Seguite il punto 38:
“L'aumento del negazionismo del cambiamento climatico può essere collegato a una più ampia adozione delle teorie del complotto nel discorso pubblico, che si basa sulla creazione deliberata di una realtà contraria e sul rifiuto della scienza , e che include false idee su tutto, dalla guerra Russa contro l'Ucraina ai vaccini COVID19(!!!);
Si sottolinea il ruolo degli attori stranieri nella diffusione della disinformazione sui cambiamenti climatici e sulla politica climatica dell'UE, che sta minando il sostegno pubblico e viene utilizzata anche nelle narrazioni di attori nazionali che sfruttano la disinformazione climatica per i propri fini politici.”
Meno male che c'è la UE che ci protegge!
Non ridete, purtroppo è una cosa seria!
(Fortunato Nardelli)
#politica#società#società malata#mondo marcio#negazionisti#censura#zombie#svegliatevi#cambiamenti climatici#sistema#propaganda#aprite gli occhi#manipolazioni#verità#catene#controllo#dittatura#vaccino
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ha messo giù 60 cm di neve la notte tra 31 maggio e 1 giugno. Ma noi investiremo tutto quello che abbiamo e anche di più, per impedire che la temperatura del pianeta non s'alzi di 1,5 gradi.
Certo, il clima è altra cosa rispetto al meteo, anche se sempre di temperature e umidità si sta parlando. Però non sono stati certo gli scettici, pàrdon volevo dire i negazionisti delle Verità Scentifiche ad usare per primi il meteo di giornata come suggestione per confermar tesi sull'evoluzione del clima nei prossimi 15 anni. A vote ritornano, dritto in faccia.
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Mi sono preso un paio di minuti per sbirciare i profili di gente fieramente contraria a DePascale, il candidato del centro sinistra alle regionali in Emilia-Romagna e devo dire che c'è un bel cocktail di negazionisti, complottisti, razzisti e cattotalebani.
Se non appartenete a queste categorie farete meglio ad andare a votare quando sarà il momento.
I minus habentes vincono grazie all'astensionismo.
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Confesso: sono una donna bianca ed etero, mangio “carne tradizionale”, utilizzo l’aria condizionata per rinfrescarmi e il metano per riscaldarmi, adoro sentire il rumore del motore della mia auto diesel quando tiro le marce, pretendo che gli “uomini biologici” non utilizzino bagni e spogliatoi riservati alle donne, ritengo che l’utero in affitto sia un abominio e che esistano soltanto due generi, esigo di poter girare per le città italiane senza venire molestata dagli immigrati, credo che la “riconversione ecologica” serva soltanto a impoverire le persone e a distruggere la piccola e media impresa mentre fa ingrassare le multinazionali, penso che la moda di definire tutti “negazionisti” sia l’arma per soffocare il dibattito.
Tra qualche anno, potrei finire in carcere per questa mia confessione.
Francesca Totolo
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Mentre i telegiornali e i giornali nazionali hanno aperto con la notizia della scappatella di un ministro che aveva promesso un incarico di prestigio per fare il provolone con una donna al largo di Lampedusa – mica in Libia – ventuno persone sono morte su una barca capovolta. Sette si sono salvati rimanendo per tre giorni aggrappati alla zattera, in mezzo a un pezzo di mare lasciato sguarnito. Quando li hanno recuperati i sopravvissuti avevano negli occhi l’orrore di chi non aveva più speranza. Colpa loro, dei morti e degli scampati, che non hanno ancora capito che prima di naufragare bisogna diventare milionari per ottenere soccorsi. Mentre ci si occupa dei calori estivi di un ministro il cambiamento climatico sta sfondando le strade delle città, preannunciando un autunno che smutanderà i negazionisti di casa nostra, quelli che misurano la crisi annusando la temperatura sul loro balconcino che si affaccia sulla piazza. Mentre ci si occupa di un ministro che frigna i balneari hanno ottenuto l’ennesimo rinvio che costerà nuove multe al nostro Paese, quindi a noi. Nel frattempo a suon di spari abbiamo saputo che un rampollo di ‘Ndrangheta al nord (dove la mafia non esiste) puntava agli affari della curva della squadra di calcio campione d’Italia. Nel frattempo i benzinai dicono che il governo ha licenziato la peggiore riforma sulla distribuzione di carburanti. Un regalo ai petrolieri, dicono. Accade anche che le disuguaglianze geografiche nella scuola pubblica siano già gravi prima dell’autonomia differenziata, mentre gli affitti per studenti schizzano alle stelle. La distrazione è riuscita. Bravi tutti.
Giulio Cavalli
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"I negazionisti del..."
"Tornare al medioevo..."
"Nel mondo civile..."
Quando in una discussione spuntano queste frasi, avete la certezza matematica che la persona davanti a voi è un lobotomizzato senza speranza.
Un consiglio: non perdete tempo.
Matteo Brandi
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I negazionisti del cambiamento climatico che dicono che non c'è il cambiamento climatico perché da loro è freddo, piove o nevica.
@astrosteven
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Il 28 luglio 1794 venne ghigliottinato Robespierre. Anche lui è un archetipo: l'archetipo del fanatico. Un personaggio a suo modo tra i più interessanti della Storia perché dimostrazione vivente di quanto le persone "virtuose" possano essere fonte di mali inenarrabili. Personalmente era un uomo dalla vita irreprensibile. Era chiamato "l'Incorruttibile" e lo era davvero. Non era nemmeno uno di quei sanculotti sbavanti e isterici alla Marat. Era un uomo invece molto composto, portava ancora la parrucca. Era davvero interessato ai meno fortunati, era sincero in questo, era sincero in tutto. Viveva spartanamente in una stanzetta in affitto. Aveva un'ossessione filosofica per la Virtù. Apparentemente un ottimo personaggio. Il problema è che voleva che tutti fossero virtuosi. Il suo motto era "imporre la Virtù anche con la forza". Imporre. Nulla può essere imposto, non puoi diventare virtuoso per decreto.
Da giovane avvocato Robespierre pronunciò un discorso contro la pena di morte definendola barbarie e citando Beccaria. Lo stesso uomo che una volta al governo fece emettere, anche in base ad un sospetto, 16.594 sentenze capitali in pochi mesi, record che sarà battuto solo dalle purghe staliniane.
Perché aveva trovato l'eccezione ed era quella del "Bene comune" e quando salta fuori il "Bene comune" son cazzi. La cosa più inquietante è che quest'uomo ci credeva davvero. Questo da un lato gli conferisce dignità maggiore dei cialtroni che prendendo a pretesto un "Bene comune" minacciato da presunti "complottisti" o "negazionisti" cercano di soffocare il dissenso e partendo da emergenze cercano di espropriare le proprietà private dei cittadini. Dall'altro lo rende più inquietante perché esempio di come dal Bene può nascere il Male è come da paladino dei più deboli si può diventare serial killer
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L'avvocato di Turetta è un antifemminista
Lo dice Il Fatto Quotidiano, riferendo affermazioni che l’avvocato avrebbe fatto in varie occasioni e che rientrano nel linguaggio comune degli antifemministi, dei negazionisti del femminicidio, di quelli che colpevolizzano le vittime in caso di stupro e che parlano di “false accuse” atte a screditare i poveri uomini. Conosciamo quel linguaggio perché appartiene alla destra e agli antifemministi.…
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La stavo aspettando. Sapevo che non poteva finire così. Con le FEDI RADICALI non si scherza. Vi è solo "sembrato", continuate a penitenziagire! (aka dammi i tuoi soldi).
(e quelli che confondono meteo con clima sarebbero i "Negazionisti" - si diceva "scettici" fin quando la scienza si studiava davvero se no bocciavano, ma vabbé).
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Quando l'asino non vuol camminare, raglia!
La disinformazione neotemplarista su San Giorgio Martire.
Care lettrici e cari lettori, come alcuni di voi sapranno, in questo lungo periodo ho ben altre cose serie a cui pensare, però sapete bene anche, quanto io mi fomenti nel momento in cui dei complottisti o negazionisti, imperversanti nel mondo "storico", si mettono ad emanar sentenze su argomenti che non dovrebbero toccare nemmeno con un bastone da rabdomante.
Questa volta tocca alla splendida chiesa di San Giorgio Martire, nel centro urbano di Petrella Tifernina in alto Molise, una cittadella che, tutta intorno, si sviluppa a guisa di quella veglia basilica, in cui, per molto tempo, ho passato periodi della mia adolescenza, quando mio padre, circa 16 anni fa, svolse numerosi sopralluoghi e studi di ricerca in compresenza del parroco Don Domenico, della sua associazione e di tanti accademici, archeologi, storici dell'arte e dell'architettura, molisani e d'oltre Regione.
Ora, come da tempo accade, è presa di mira anche da alcuni neo-templaristi, che purtroppo hanno visto troppi film d'azione sul medioevo, e soprattutto, troppi sulle leggende dei cavalieri Templari e delle crociate nella fattispecie, che vedono l'ordine come fautore di cose con le quali mai era stato legato, in tal caso, l'arrivo del culto per San Giorgio Martire nella penisola italiana, che a detta di talune pagine ed "eruditi", sarebbe sopraggiunto solo nel basso medioevo, al seguito delle crociate.
Vogliate concedermi una riflessione a riguardo, poiché affermazioni di questo tipo, ricopiate e ricalcate dalle pagine sensazionalistiche ed esoteriste, ed anche da parte di alcuni storici "non addetti ai lavori", sono assolutamente false e in evidente contrasto con la storia del nostro paese, seguendo un'ottica primitiva, oggi superata ampiamente dal mondo universitario e più propriamente storiografico.
Passerò pertanto a discutere su due punti salienti di questa lunga riflessione:
1) l'icona di San Giorgio
2) la lunetta del Magister Alferio.
Nel primo caso, viene asserita da taluni individui, la datazione della formella di San Giorgio Martire, al XIII secolo inoltrato, una cosa che assolutamente stride con qualsiasi nozione di storia dell'arte esistente, soprattutto per l'inesistente plasticità e tridimensionalità del bassorilievo, che nelle proporzioni ed irregolarità delle forme, nonché staticità dei corpi, si accosta al gran numero di produzioni di scalpellini di ambito centromeridionale tra la fine del X e la prima metà del XII secolo, con una netta evoluzione graduale tra gli stilemi arcaici preromanici di epoca longobarda/bizantina, e quelli romanici d'epoca normanna/sveva, che con la seconda fase sfocieranno nel protogotico svevo-angioino, seguendo una ripresa sempre più marcata di elementi classici, elaborazione nelle proporzioni, espressività e plasticità degli elementi, che si noterà principalmente in cantieri come quello di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, Santa Maria della Purificazione a Termoli, San Giovanni in Venere a Fossacesia, Santa Maria e San Leonardo a Siponto, San Clemente a Casauria e tante altre località tra Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia ed anche Basilicata e nord della Calabria.
Per delucidazioni aggiuntive consiglio vivamente la lettura del libro: Molise medievale cristiano, Edilizia religiosa e territorio (secoli IV - XIII),di Federico Marazzi, Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Daniele Ferraiuolo, Paola Quaranta, and Alessandra Tronelli.
Sulla rarità di icone preromaniche occidentali, che raffigurino il santo nell'atto di uccidere il drago, vorrei preventivamente chiarificare non sia esattamente così, la rarità è circoscritta quasi unicamente per il territorio italiano, e rarità non è sinonimo di inesistenza se il vocabolario me lo consente.
Si rammenti che nella penisola, già nel VI e nel secolo successivo si attesta la presenza del culto di San Giorgio Martire, escludendo in toto la teoria di una giunta dell'agiografia georgiana solo al seguito della sua Legenda Aurea, ma già attestata da fonti indirette ed apocrife, precedenti di molto ai secoli delle crociate, che vedrebbero la componente del mostro o drago, giungere nei territori dell'Est Europa e dell'Occidente, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ed addirittura, essere postulata proprio in "territorio europeo" con una evoluzione graduale, che vede l'aggiunta, nella sua agiografia, del salvataggio della principessa dal drago, simbolo del demonio, una dicotomia tra bene e male che incarna tutta la storia della teologia stessa e dei santi martiri, che null'ha a che fare con le crociate, se non essere parte di esse, tanto che nel corso della prima crociata, troviamo informazioni che ci fanno capire in Occidente fosse già ben nota l'iconografia cavalleresca di Giorgio, tanto che più tardivamente, addirittura, sarebbe sviluppatasi in Oriente, adottando il mostro dall'icona di San Teodoro.
L'imago del cavaliere che sconfigge il maligno in realtà, ivi si riferiva all'imperatore Costantino, come ci riporta il biografo Eusebio da Cesarea, una icona imperiale diffusa in molte aree mediorientali, ma che principalmente era posta sulla facciata del suo palazzo imperiale, tanto da ipotizzare che in realtà i crociati furono indotti ad indentificarla come icona del santo, solo tramite una loro conoscenza di essa, già appurata e radicalizzata tra l'est Europa, l'area costantinopolitana, e naturalmente altre regioni e nazioni dell'Europa occidentale, in cui non poteva mancare certamente l'Italia, cuore pulsante delle vie pellegrinali, di commercio ed anche delle crociate stesse ed ancor prima, delle milizie d'ogni tipo, la storia della Longobardia Minor dovrebbe aver già insegnato molto.
Tornando al San Giorgio di Petrella, la sua figura trova un riscontro iconografico, molto vicino a quello delle icone ancora primitive, che precedono lo sviluppo pieno del suo programma simbologico-agiografico, fiorito in maniera solida dopo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Che però già esisteva tra il X e l'XI secolo.In special modo, queste icone sono caratterizzate dalla assenza di elementi come la principessa, dove gli unici individui sono Giorgio, il cavallo e il drago/mostro-serpente alato, trafitto dalla lancia del soldato.
Questi elementi iconografici sono diffusissimi nelle pitture rupestri della Cappadocia (XI sec.), ed anche negli affreschi di San Marzano in provincia di Taranto (X-XI sec.), e nel bassorilievo della Cattedrale di San Paolo ad Aversa (X-XI sec.), e l'elenco di esempi su San Giorgio ed il drago possono proseguire per molto, ma mi fermerò a questi per il momento.
A fare da contorno in tutto ciò, vi è lo stile che caratterizza la scultura petrellese, una formella con caratteri iconografici bizantini, ma dalle proporzioni incoerenti e scarsa plasticità, una costante delle produzioni lapidarie che hanno toccato vari insediamenti come Santa Maria della Strada a Matrice, Ma anche altri come a Guardialfiera, Roccavivara, Guglionesi, Petacciato, Cercemaggiore e così via, tutti edifici integri alternati a resti erratici o di reimpiego, databili tra una più antica manualità dell'VIII e IX secolo, ed una lieve evoluzione tra X ed XI, con un cambiamento ulteriore nel XII ed infine un distacco abissale con le produzioni dei secoli XII-XIII e XIII-XIV, che agli antipodi posseggono la Fraterna di Isernia da un lato, e la Cattedrale di Larino dall'altro.
L'arretratezza negli attributi e nello stile figurativo, fanno retrocedere presumibilmente la datazione come di consueto, tra il termine del decimo secolo e l'anno mille, come parte di uno dei primi cantieri che videro l'evolversi dell'impianto basilicale tra stadio pre-romanico e romanico "normanno", una doppia fase che si sposerebbe bene con la successiva ulteriore trasformazione del complesso, al seguito di un cataclisma, forse uno smottamento del terreno di fondazione o un sisma, che comportò un drastico cambiamento nell'assetto impiantistico, ed un enorme riuso dei resti del precedente tempio, per approfondimenti in merito, consiglio la lettura del volume: "Medioevo in Molise: Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina" dello storico dell'arte Francesco Gandolfo, che a suo tempo avemmo il piacere di conoscere nel corso delle ricerche sul campo.
Da qui ci si sposta alla questione invece di altri elementi, come il portale maggiore, che si mostra con uno pseudoprotiro e facciata che rientra nelle caratteristiche del pre-romanico e romanico locale (vedi Matrice), con una lunetta che presenta un evidente caso di rimontaggio, come in altri punti dell'edificio, forse proprio nel corso della trasformazione dell'intero orientamento della struttura, pur presentandosi nel complesso, al suo stato originale, con stilemi a girale, fitomorfi, scene apocalittiche e creature zoomorfe inscritte dentro cornici tipiche dei cantieri, specialmente benedettini, dell'XI-XII secolo, come appunto chiarisce un ulteriore dettaglio della lunetta maggiore, la firma dell'esecutore, tal "ALFERIO DISC(IP)OLO GEO(RGI)", come si può leggere tramite una attenta analisi ravvicinata dell'incisione (e non da fotografie sbiadite, tra l'altro, che permettono egualmente di leggervi quanto detto poc'anzi).
La tradizione locale (che tradizione non è), vuole attribuire la lunetta ad un tale MAG(ISTER) EPIDIDIVS, che in realtà nasce da una approssimativa lettura dei pochi caratteri esistenti, da parte del Carandente, presa per buona da alcuni eruditi ma priva di fondamento, specie se si considera che il nome Epididio sia quasi totalmente inesistente persino per alto e basso medioevo, e per trovarvi una spiegazione, dovrebbe quantomeno essere posto in teoria come una abbreviazione, ma al momento resta una fantasiosa ricostruzione del secolo scorso, già accantonata dalla comunità accademica.
Altro strafalcione del Carandente si riporta nella data incisa al lato destro della lunetta, "MDECIM", per il quale, secondo una idea di attribuzione tarda, doveva leggersi (Anno Domini) Millesimo Duecentesimo Undicesimo (1211), non potendo però constatare per l'epoca, che nessuno dei fregi e bassorilievi della basilica, potesse essere avvicinabile a questi anni, privi di ogni caratteristica sopracitata.
Il suo errore è da contestualizzarsi nella mentalità locale di almeno uno o due secoli fa, dove il territorio molisano venne circoscritto, dal punto di vista artistico e culturale, ad una terra con "produzioni di ambito locale, o minore", con delle eccezioni senza alcun nesso, prima dei contributi che hanno permesso, da 30-40 anni, ad oggi, di sfatare tutto ciò, ed anzi, di riscoprire l'alveo culturale quale era il Molise, un territorio tra Abruzzo Citeriore, Terralaboris, Capitanata e così via, più comunemente territorio che possiamo definire proprio centro della Longobardia Minor, e successivamente, parte del Regno di Sicilia settentrionale.
Un cuore pulsante di "scuole", botteghe e cantieri ecclesiastici ed anche nobiliari, che hanno permesso l'evoluzione e il proliferare, di queste componenti artistiche, esattamente come dei movimenti, ove era cruciale il ruolo delle vie di comunicazione, per esempio la Via Francigena, le sue arterie meridionali, i tratturi e così via, che hanno permesso soprattutto, di capire negli anni passati, il motivo di una espansione di medesimi archetipi, stilemi e caratteristiche culturali riscontrabili nello stesso tempo in più parti dell'Europa, dall'Italia all'Est, al Medio-Oriente fino ad arrivare in Francia, Spagna e naturalmente Regno Unito, tante realtà che, ovviamente, si sono fuse con quanto era già presente in questi paesi.
Le componenti estere sono sempre state il fondamento base della storia dell'arte, sia in età longobarda, con influenze bizantine, occidentali ed arabe, sia con i normanni, ed ovviamente sotto Federico II di Svevia, dove si può dire fosse nata l'architettura gotica italiana (e non solo), ereditata ed espansa sotto il dominio angioino e perfezionata dai motivi orientaleggianti catalani con gli aragonesi, mentre non va trascurata la parentesi di ambito veneziano trecentesco/quattrocentesco, e anche quella del gotico abruzzese (XIII-XIV sec.).
Dopo aver riportato questo grande aneddoto sul conto del Molise, per il quale ampiamente ha dibattuto e pubblicato la professoressa Maria Stella Calò Mariani, seguita da Francesco Aceto e da Giuseppe Basile, ma anche dallo stesso Bertaux e molti prima e dopo di loro, ritorniamo alla epigrafe di Petrella.
Più semplicemente, questa attestazione in caratteri latini, di per sé in contrasto con quelli evidenziati in tutto il territorio centro-italiano del '200, (vedi la data sul campanile di Santa Maria della Strada), non si riferirebbe affatto al 1211, bensì al 1010, (AD) M(illesimo)DECIM(o), semanticamente più accurata e meno costrittoria della versione del Carandente, avvicinandosi perciò alle scene cavalleresche del campanile di Petacciato, forse ascrivibili per stile ai medesimi fregi della lunetta, che troverebbe riferimento nella vicenda della Battaglia di Canne del 1018, con la presenza forse della più antica immagine di un cavaliere normanno e di due cavalieri bizantini in lotta.
Questa lettura non solo trova riscontro nei caratteri, ma anche nello stile arcaico che compone interamente la basilica ed i suoi bassorilievi, taluni di epoca precedente, ed altri del cantiere d'appartenenza, al quale sarebbe dovuto seguire un altro cantiere come si può evincere da un unico elemento duecentesco (o trecentesco) presente nella navata destra della chiesa, un semicapitello piatto, con motivo di foglie di acanto molto plastiche ed estruse, poggiato su un’acquasantiera in disuso, mai impiegato, ma che nel suo stile sembra essere ascrivibile ai cantieri di Santa Maria e San Pardo a Larino e di Sant'Emidio ad Agnone, ma per quanto riguarda il complesso, pare in realtà esserci una totale assonanza con i cantieri delle basiliche di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio a Campobasso (IX-X-XI sec.), alcuni elementi di Sant'Andrea a Jelsi (XI sec.), San Giovanni Rotobonis a Oratino (La Rocca) (IX-X sec.), e così via.
Senza contare che, per rievocare momentaneamente le questioni del culto per San Giorgio, nella Longobardia Minor e nei territori circostanti, sono attestate molteplici ecclesie dedicate al Santo Martire, tutte tra VII-VIII e IX secolo, che farebbero già intendere quanto non sia assolutamente fondata la supposizione sul suo culto giunto solamente dopo i risvolti della prima crociata, alla fine dell'XI secolo, ricordando ulteriormente a chi legge, che stessa sorte capitò per il vescovo di Myra, Nicola, detto anche San Nicola di Bari almeno dal 1087 in poi, ma che già era ampiamente venerato dal VI secolo, persino nella nostra regione, con chiese e badie risalenti al X secolo, la più vicina alla mia posizione proprio a Petacciato, presso il luogo di sepoltura dell'abate Adamo di Tremiti, poi Sant'Adamo confessore.
La verità di tutto ciò è molto diversa, spesso dei gruppi neotemplaristi, pur di mettere i Templari al di sopra di ogni argomento storico, finiscono per affidargli la paternità di cose che non gli sono appartenute, o meglio, che non hanno creato loro ma che essi possono solo aver sposato successivamente alla loro nascita.
Quest'anno per esempio sono già dovuto intervenire dopo un convegno neotemplarista al Cinema Sant'Antonio di Termoli, in cui si sono susseguiti una marea di sproloqui nei confronti dell'Agnus Dei (Agnello di Dio, o Agnello Crucifero), presente in una moltitudine di forme nelle facciate delle nostre chiese antiche, che un "meneghino" ha definito come simbolo templare, e che queste chiese fossero state costruite perciò dai Templari, nonostante questi stesse mostrando dei fregi dell'VIII e del IX-X secolo, ed uno della prima metà dell'XI, tutti elementi che sono antecedenti sia all'ordine di San Giovanni Gerosolimitano (Ospitalieri), sia ai cavalieri Templari, con una forte affinità di carattere evangelico invece, ispirazione ancestrale di tutte le maestranze che che hanno costruito "i pilastri della terra" in cui noi veneriamo i nostri idoli.
Ecco perché non smetterò mai di ripetere una sola cosa:Studiate, studiate e STUDIATE!!!
Bibliografie di riferimento.
•San Giorgio e il Mediterraneo, in Atti del II Colloquio internazionale per il XVII Centenario (Roma, 28-30 novembre 2003), a cura di G. De' Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.
•La Storia di Varzi, Vol. II, di Fiorenzo Debattisti, 2001.
•Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Einaudi, Torino 1995.
•Eduardo Ciampi, Mino Freda, Paolo Palliccia, Paolo Velonà, San Giorgio e il Drago: l'indispensabile mito. Storia, Metastoria, Arte e Letteratura, Roma, Ed. Discendo Agitur, 2023.
•Medioevo in Molise, il cantiere della Chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, Di Walter Angelelli, Manuela Gianandrea, Francesco Gandolfo, Francesca Pomarici, 2012.
•Bianca Maria Margarucci Italiani, San Giorgio Martire fra Oriente e Occidente, 1987.
•Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, XI, 2012.
•San Giorgio e il drago riflessioni lungo un percorso d'arte, Di Sebastiano Giordano, 2005.
•Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
•Italian Romanesque Sculpture, An Annotated Bibliography, Di Dorothy F. Glass, 1983.
•Gycklarmotiv i romansk konst och en tolkning av portalrelieferna på Härja kyrka, Di Jan Svanberg, 1970.
•Molise, appunti per una storia dell'arte, Luisa Mortari, 1984.
•Carlo Ebanista, Alessio Monciatti, Il Molise medievale, archeologia e arte, 2010.
•Federico Marazzi, Molise medievale cristiano, edilizia religiosa e territorio (secoli IV-XIII), 2018.
•L'arte georgiana dal IX al XIV secolo, A cura di Maria Stella Calo' Mariani, Volume 1, 1986.
•L'arte del duecento in puglia di maria stella calo mariani. fotografie di paolo monti u.a, Di Maria Stella Calò Mariani, 1984
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