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nativo-mobili-pareri · 3 years ago
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Grazie alla nostra cliente per le merravilgiose fotografie del Divano di design NEMESIS CORNER con illuminazione a LED e presa USB NATIVO™
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Merci à notre client satisfait pour cette belle photo du Canapé Design DIABLO XXL avec éclairage LED et port USB NATIVO™ Mobilier France
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empangcity · 3 years ago
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Tune.fm Quando la musica suona, l'artista viene pagato.
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introduzione
Il mercato musicale tokenizzato tune.fm offre micropagamenti in streaming, NFT ed esperienze audio social dal vivo per gli artisti che possono guadagnare direttamente dai loro fan.
TUNE.FM, una piattaforma di mercato musicale tokenizzata, ha annunciato oggi che utilizzerà la potenza del nuovo Hedera Token Service (HTS) per fornire micropagamenti in streaming musicale in tempo reale, servizi di conio NFT a rilascio limitato per artisti ed esperienze audio social live tokenizzate .
HTS è un nuovo servizio Hedera che offre la possibilità di emettere e configurare token fungibili e non fungibili nativi su Hedera, sfruttando appieno le prestazioni, la sicurezza, la stabilità e la governance native di Hedera Hashgraph. HTS offre un'alternativa più veloce ed efficiente alla creazione di token per contratti intelligenti.
"Tune.fm è entusiasta di lanciare il token JAM su Hedera Token Service: Hedera Token Service è l'ultimo servizio token nativo che ci consentirà di realizzare veramente la nostra visione originale per i micropagamenti in tempo reale alla velocità della luce con commissioni super basse."
ANDREA ANTAR
CO-FONDATORE, TUNE.FM
Tune.FM è in missione per aiutare gli artisti a guadagnarsi da vivere facendo evolvere radicalmente l'industria musicale con un nuovo modello di business per gli artisti per guadagnare direttamente dai loro fan. Con HTS e la potenza di Hedera, migliaia di artisti tune.fm possono guadagnare token JAM per ogni secondo in cui la loro musica viene trasmessa in streaming, quindi quando la musica viene riprodotta, l'artista viene pagato.
Il token JAM è la valuta di riserva globale per l'economia musicale, sostenuta dal valore fondamentale della musica. La community di tune.fm sta promuovendo un ecosistema di artisti e fan fornendo loro strumenti per guadagnare token JAM insieme scoprendo, trasmettendo in streaming e curando la musica sulla piattaforma. Artisti e fan possono acquistare e vendere NFT rari per versioni limitate, contenuti esclusivi ed esperienze live speciali.
I token creati utilizzando HTS ereditano molte delle caratteristiche di HBAR, tra cui consenso asincrono bizantino tollerante ai guasti (ABFT), governance di livello mondiale e migliaia di transazioni al secondo con finalità, oltre a commissioni prevedibili e basse. HTS offre la possibilità a chiunque di accedere a stable coin, security token e altro, emessi su Hedera creando un account Hedera.
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TUNE.FM è un mercato musicale crittografato per la musica NFT.
gio. 11/11/2021
Tune.fm ha sfruttato la startup di criptovaluta Hedera Hashgraph per consentire pagamenti rapidi per gli artisti. Molto presto, sarai in grado di utilizzare la criptovaluta basata su Hedera per pagare le canzoni di Beyoncé, Solange, Chaka Khan e Le'Andria Johnson.
L'applicazione è un passo importante per Hedera, un nuovo registro decentralizzato che combina sicurezza e trasparenza peer-based con velocità transazionale e il cui valore è stato fino ad ora teorico.
Gli artisti musicali hanno sempre lottato per ottenere la loro giusta quota delle entrate generate dalla loro musica. Ma questo nuovo sistema consentirà un modello di business pay-as-you-go, utilizzando un token di criptovaluta basato su Hedera chiamato Jam che consente micropagamenti veloci per ogni secondo di musica in streaming tra artisti e fan.
Tune.fm consentirà ai consumatori di utilizzare la criptovaluta Jam per pagare i brani nel catalogo musicale di Music World Entertainment (MWE). Il catalogo è stato fondato dal magnate della musica Mathew Knowles, che è anche membro del comitato consultivo di Tune.fm
"Vedo criptovaluta e streaming accoppiati come l'onda del futuro", ha affermato Knowles in una nota. "Tune.fm ha creato una piattaforma incredibile con un'esperienza utente unica e Music World Entertainment Corp è entusiasta di condividere i suoi contenuti sulla piattaforma Tune.fm."
Il catalogo MWE include molti vincitori del Grammy Award nella sua vasta lista di talenti popolari.
“Il modello di business del settore esistente non è redditizio e stringe gli artisti. Le piattaforme di streaming pagano la stragrande maggioranza delle loro entrate alle case editrici e lasciano agli artisti solo il 10% circa di tale somma", ha affermato il cofondatore di Tune.fm Andrew Antar in una dichiarazione. “Il nostro modello di business unico è possibile solo ora con la tecnologia di contabilità distribuita più veloce e sicura disponibile oggi da Hedera Hashgraph, che alimenta il token Jam. Jam è la criptovaluta per l'economia musicale globale sulla nostra piattaforma. Quando la musica viene riprodotta, l'artista viene pagato”. “Il modello di business esistente nel settore non è redditizio e comprime gli artisti. Le piattaforme di streaming pagano la stragrande maggioranza delle loro entrate alle case editrici e lasciano agli artisti solo il 10% circa di tale somma", ha affermato il cofondatore di Tune.fm Andrew Antar in una dichiarazione. “Il nostro modello di business unico è possibile solo ora con la tecnologia di contabilità distribuita più veloce e sicura disponibile oggi da Hedera Hashgraph, che alimenta il token Jam. Jam è la criptovaluta per l'economia musicale globale sulla nostra piattaforma. Quando la musica viene riprodotta, l'artista viene pagato".
Come funziona il token Jam
I token Jam vengono utilizzati per pagare ogni secondo di streaming collegando direttamente gli artisti con i loro fan. Gli utenti possono registrarsi e ricevere gratuitamente 100 token Jam per scoprire e ascoltare migliaia di artisti da qualsiasi parte del mondo. Mentre gli ascoltatori trasmettono musica in streaming, i pagamenti in token Jam vengono effettuati nel portafoglio degli artisti per ogni secondo di streaming. Inoltre, gli artisti saranno presto in grado di promuovere la loro musica con Jam pagando i token Jam agli ascoltatori per la prima volta delle loro canzoni, creando un pool di musica promossa che i fan possono trasmettere in streaming per un compenso.
In futuro, Jam sarà la denominazione per molti prodotti e servizi all'interno del mercato musicale su Tune.fm, inclusi referral affiliati, gamification, recensioni, merchandising, biglietti ed esperienze VIP. Tune.fm sta creando un jukebox crittografico che sta diventando un ecosistema musicale globale. Con gli artisti che controllano i loro diritti e sono in grado di guadagnare istantaneamente mentre la loro musica viene trasmessa in streaming, Tune.fm sta cambiando le carte in tavola nel mondo della musica, ha detto Hedera.
tasse di riproduzione per accedere a una libreria di oltre 30 milioni di brani.
che deve essere supportato da audio estesi e annunci display o.
abbonamenti per pagare le tasse. Questa licenza è stata creata per imitare.
streaming radiofonico terrestre, su cui l'utente non ha alcun controllo.
selezione di brani, ma vengono proposti brani basati su genere generale, artista,
o preferenze di umore Questa licenza ha creato prodotti come.
Pandora, Songza e tante altre scoperte e streaming "radiofonici".
prodotti digitali sul mercato.
La licenza di streaming on demand, che ha creato servizi come.
Spotify e Apple Music, richiedono una commissione per riproduzione più elevata e richiede.
una percentuale delle entrate, del patrimonio netto e degli anticipi di cassa al fine di.
ottenere una licenza globale che copre circa 30 milioni di canzoni che i fan.
può cercare e giocare su richiesta. Questi servizi richiedono un pagamento.
abbonamento o annunci pesanti per sostenere e pagare gli artisti frazioni di a.
centesimi per flusso. Ad esempio, Spotify paga $ 0,006 a $ 0,0084 per.
gioco e un artista avrebbe bisogno di centinaia di migliaia di spettacoli per.
mese per rompere il salario minimo. In media ci vogliono più di 2 anni per.
far pagare agli artisti queste somme anemiche in primo luogo.
Integrazione di LICENZA PRINCIPALE ED ETICHETTA INDIPENDENTE
Sito Web: https://tune.fm/signup/?next=/
Twitter: https://twitter.com/tunefmofficial
Telegram: https://t.me/tunefm
Youtube: https://www.facebook.com/tunefmofficial
Medio: https://medium.com/hearo-fm
Author: empangcity
Prolfile Bitcointalk link: https://bitcointalk.org/index.php?action=profile;u=3335009
Hedera Account ID: 0.0.576464
TELEGRAM: @cityempang440348
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software-computer · 4 years ago
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I Mac con i nuovi chip creati eseguiranno in modo nativo le app per iPhone e iPad
Apple ha annunciato che i suoi nuovi Mac alimentati dai chip Apple appena annunciati dalla società saranno in grado di eseguire in modo nativo app per iPhone e iPad, grazie all'architettura condivisa. Le app dimostrate durante il keynote includono Monument Valley 2, Calm e l'app Fender Play.
Le nuove app verranno installate direttamente dal Mac App Store, con più app iOS in grado di funzionare fianco a fianco accanto alle app macOS. Apple afferma che la nuova funzionalità sarà disponibile al momento del lancio insieme ai nuovi Mac con chip Apple, che dovrebbero essere lanciati già alla fine dell'anno.
Le app iOS compatibili verranno visualizzate nel Mac App Store per impostazione predefinita quando vengono lanciati i primi Mac con il silicio Apple (anche se non è chiaro cosa significhi esattamente "compatibile") e se le hai già acquistate su iOS, non sarà necessario fallo di nuovo. Tuttavia, gli sviluppatori possono scegliere di non offrire le loro app iOS sul Mac App Store se lo desiderano.
Apple ha originariamente lanciato le app Catalyst con l'annuncio dello scorso anno di macOS 10.15 Catalina che ha permesso agli sviluppatori di iniziare a colmare il divario tra iOS e macOS: le app Catalyst supportano il framework software UIKit di Apple utilizzato su app per iPad e iPhone, rendendo più facile il trasferimento su app mobili esistenti sul desktop senza dover riscrivere l'intera app da zero il framework del software AppKit tradizionalmente utilizzato dalle app macOS.
I nuovi Mac con chip Apple semplificheranno ulteriormente questo processo, poiché gli sviluppatori saranno semplicemente in grado di trasferire le applicazioni direttamente su macOS.
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ryadel · 5 years ago
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Sincronizzare i calendari Thunderbird e Google Calendar
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Se vi siete imbattuti in questo articolo è probabile che siate dei fedeli utilizzatori di Thunderbird, il famosissimo client di posta realizzato da Mozilla - la stessa software community che si occupa anche della realizzazione del celeberrimo browser Firefox, del client FTP FileZilla e tanti altri software open-source. E' quindi probabile che siate già a conoscenza del fatto che, già da qualche anno, Thunderbird ha integrato la gestione dei calendari tramite l'estensione Lightning, un add-on formalmente opzionale ma che viene ormai distribuito come componente aggiuntivo insieme al pacchetto di installazione ufficiale ed è quindi presente nella maggior parte delle installazioni. La presenza di Lightning consente a Thunderbird di risolvere in modo efficace una serie di gap funzionali che il client aveva accumulato rispetto a competitor come Microsoft Outlook, come  ad esempio la gestione integrata degli eventi tramite e-mail con relative funzionalità a corredo: notifiche, inviti ai partecipanti con possibilità di accettare, rifiutare e/o fare controproposte, e via dicendo; si tratta di modalità organizzative "semi-automatizzate" che, con la recente diffusione del prodotto Microsoft Teams, stanno diventando sempre più frequenti nella maggior parte delle realtà lavorative a livello mondiale, in sostituzione del classico approccio manuale basato su una serie di scambi e-mail non standardizzati ("vogliamo fare mercoledì prossimo?" "Ok, a che ora?" e così via). Pur trattandosi di un ottimo prodotto, Lightning non consente in modo nativo di gestire calendari in cloud, ovvero automaticamente sincronizzati tra più device e/o applicazioni: si tratta di una "limitazione" comune anche a MS Outlook, che però nel caso della suite Microsoft può essere agevolmente superata utilizzando la suite Microsoft 365 e le funzionalità "cloud-based" da essa previste; tra queste, c'è per l'appunto quella che consente di poter creare dei calendari online, consultabili (in lettura e/o modifica) da più client diversi in tempo reale. Per risolvere questo problema senza dotarsi della suite Microsoft 365 è possibile configurare Lightning in modo che utilizzi un servizio di cloud calendar anziché un calendario locale, come ad esempio Google Calendar: in questo modo gli eventi potranno essere sincronizzati automaticamente e in tempo reale su molteplici dispositivi desktop e mobili. Nei paragrafi seguenti vedremo che è possibile farlo in due modi, cercando di sottolineare i pregi e i difetti di ciascuna alternativa.
Metodo 1: Sync tramite add-on
Il modo più semplice per sincronizzare i calendari presenti su Google Calendar con Thunderbird/Lightning è mediante l'utilizzo del componente aggiuntivo Provider for Google Calendar, sviluppato da Philipp Kewish e disponibile gratuitamente sulla pagina ufficiale di add-on per Mozilla Thunderbird. Si tratta di un add-on estremamente comodo, perché consente - tra le altre cose - di accedere all'intera lista dei nostri calendari presenti su Google Drive, così da poter scegliere in un colpo solo quali sincronizzare e quali no. Per poter utilizzare il componente aggiuntivo è sufficiente compiere i seguenti passaggi: Scaricare l'estensione dalla pagina ufficiale sul sito degli add-on di Mozilla. Installarla tramite la funzionalità Strumenti > Componenti aggiuntivi accessibile dal menu principale di Thunderbird. Riavviare Thunderbird per rendere effettive le nuove impostazioni. Creare un nuovo calendario utilizzando la funzionalità File > Nuovo > Calendario presente sul menu principale di Thunderbird. Selezionare la volontà di creare un nuovo calendario sulla rete, quindi indicare Google Calendar nella finestra pop-up successiva. Inserire l'indirizzo e-mail dell'account Google sul quale sono configurati i calendari da aggiungere. Provider for Google Calendar funziona utilizzando il Google Data Protocol, una tecnologia REST sviluppata appositamente per accedere ai dati presenti su Google tramite servizi web. Ovviamente, al fine di consentire l'accesso in lettura e/o scrittura, sarà necessario autorizzare Lightning ad accedere alle Google API tramite gli appositi pop-up di conferma:
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Una volta fornito l'OK alle autorizzazioni del caso, i calendari che abbiamo selezionato per la sincronizzazione saranno resi disponibili all'interno dell'interfaccia grafica di Lightning. Il componente aggiuntivo Provider for Google Calendar è certamente un ottimo modo per sincronizzare i calendari di Lightning e Google Calendar in modo facile e veloce, ma ha  alcune limitazioni che potrebbero comprometterne l'effettiva utilità in determinati contesti. Ad esempio, non consente di assegnare un indirizzo e-mail predefinito a ciascun calendario: si tratta di una funzionalità estremamente utile per poter creare automaticamente gli eventi relativi agli inviti ricevuti tramite e-mail su calendari diversi a seconda dell'indirizzo e-mail su cui si riceve l'invito. La mancanza di questa utile funzionalità fa sì che tutti gli eventi vengano creati sul calendario principale dell'utente Google indicato in fase di autorizzazione, indipendentemente dall'indirizzo e-mail su cui è stato ricevuto l'invito. Per sopperire a questa limitazione è possibile utilizzare il metodo descritto nel paragrafo successivo, che pur essendo decisamente più lento e macchinoso consente di poter gestire anche questo importante aspetto. .
Metodo 2: Sync tramite CalDAV
Il protocollo CalDAV è uno standard che estende le specifiche WebDAV (noto protocollo basato su HTTP per la manipolazione dei dati) per consentire a un client di accedere alle informazioni di pianificazione su un server remoto attraverso il formato standard iCalendar (ICS). Il protocollo di accesso è definito dalla RFC 4791, mentre le estensioni per la pianificazione automatizzata sono definite nella RFC 6638. La sincronizzazione tramite CalDAV è integrata in Mozilla Lightning e non necessita quindi di alcun modulo aggiuntivo: al tempo stesso è leggermente più complessa (e potenzialmente lunga) da configurare, in quanto costringe a sincronizzare ciascun singolo calendario individualmente. Il principale vantaggio del protocollo CalDAV è la versatilità, in quanto consente di sfruttare sui calendari presenti sulla rete la maggior parte delle funzionalità disponibili su quelli memorizzati in locale.
#1. Recuperare la URL del calendario (CalDAV)
La prima cosa da fare è individuare il calendario Google che vogliamo sincronizzare e recuperare la URL che consentirà di poterlo gestire tramite protocollo CalDAV. Per far questo, sarà sufficiente accedere a calendar.google.com: una volta lì potremo creare un nuovo calendario (o, in alternativa, selezionarne uno di quelli già presenti) e accedere al pannello Impostazioni e Condivisione, come illustrato nella screenshot di seguito.
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All'interno della schermata Impostazioni e condivisione troveremo un paragrafo denominato Integra calendario, all'interno del quale troveremo l'ID del calendario:
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L'ID del calendario così recuperato, comprensivo di suffisso @group.calendar.google.com, potrà essere utilizzato per "costruire" la URL che consentirà a Mozilla Lightning di accedervi tramite il protocollo CalDAV: https://apidata.googleusercontent.com/caldav/v2//events Ovviamente, sarà necessario sostituire il placeholder con l'ID del calendario desiderato. .
#2. Aggiungere il calendario a Thunderbird/Lightning
Il passo successivo (nonché l'ultimo, a meno di problemi) è configurare il Google Calendar su Thunderbird utilizzando l'apposita funzione "Creazione nuovo calendario", accessibile dal menu principale tramite i comandi File > Nuovo > Calendario: nella finestra pop-up che si aprirà occorrerà indicare che si desidera creare un calendario sulla rete, ovvero gestito tramite internet e non memorizzato sul sistema locale. Nella schermata successiva occorrerà selezionare CalDAV, quindi inserire il Nome utente (il proprio username Google, ad es. [email protected]) e la URL che abbiamo recuperato nel paragrafo precedente:
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Si accederà quindi a una terza (e ultima) schermata, nella quale potremo: Dare un nome e un colore al calendario, per identificarlo all'interno di Thunderbird e Lightning: ovviamente, sia il nome che il colore potranno coincidere o meno con quelli assegnati al calendario su Google Calendar. Mostrare gli allarmi, ovvero visualizzare le notifiche impostate su Google Calendar sui singoli eventi anche all'interno dell'interfaccia utente di Thunderbird/Lightning (con delle finestre pop-up). Assegnare un indirizzo e-mail, necessario per poter gestire la creazione automatica di eventi alla ricezione di inviti in formato e-calendar. Ad esempio, assegnando al calendario l'e-mail di lavoro, tutte le volte che accetterete un invito a una riunione proveniente da quella casella e-mail l'evento relativo all'invito sarà creato automaticamente su questo calendario. Se non avete questo tipo di esigenza, potete anche selezionare Nessuna.
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Una volta impostati nome, colore, notifiche degli allarmi ed indirizzo e-mail, sarà possibile fare click su Avanti e completare la procedura automatica. Inutile dire che sarà necessario autorizzare Lightning ad accedere al proprio account Google, secondo le stesse modalità autorizzative descritte in precedenza. Anche in questo caso, una volta fornito l'OK alle necessarie richieste di autorizzazione, i calendari che abbiamo selezionato per la sincronizzazione saranno resi disponibili all'interno di Thunderbird e Lightning.
Conclusioni
Per il momento è tutto: come abbiamo potuto vedere, i metodi per sincronizzare i calendari di Mozilla Lightning e Google Calendar sono sostanzialmente due, caratterizzati da diversi pregi e difetti: l'estensione Provider for Google Calendar, più semplice e comodo ma privo di alcune funzionalità utili, e il protocollo CalDAV, leggermente più macchinoso da configurare ma dotato di maggiore versatilità. Ovviamente, nulla vieta di utilizzarli entrambi, limitando la configurazione del secondo a quei soli calendari che necessitano delle funzionalità avanzate non coperte dal primo. Ci auguriamo che questa guida possa essere utile ai tanti utenti e amministratori di sistema interessati a realizzare questo tipo di sincronizzazioni. Alla prossima!   Read the full article
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/03/18/il-galateo-e-i-brucolachi/
Il Galateo e i brucolachi
di Armando Polito
Il Galateo del titolo non è l’opera di monsignor Giovanni Della Casa (1503-1556) e neppure quel complesso di norme di buone maniere che, come nome comune, da esso trae origine. Si tratta, invece, dello pseudonimo, tratto dal centro (Galatone) in cui nacque, del più famoso umanista salentino: Antonio De Ferrariis (1444-1517).
La parte finale del De situ Iapygiae, pubblicato postumo per i tipi di Pietro Perna a Berna nel 1558, Antonio rivolge la sua attenzione al territorio neretino e da par suo dà un colpo decisivo a a quella che ritiene  interpretazione superstiziosa e fasulla dei due fenomeni dei Fuochi fatui1 e della Fata Morgana2 osservati frequentemente nel territorio del Salento.
Riproduco di seguito dell’editio princeps il frontespizio e la parte che ci interessa di p. 117 evidenziata dalla sottolineatura, certo di fare cosa gradita ai bibliofili, ai quali segnalo che l’opera è integralmente scaricabile da http://www.internetculturale.it/jmms/objdownload?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3ABVEE003363&teca=MagTeca%20-%20ICCU&resource=img&mode=all.
Prima di procedere alla traduzione è d’obbligo una nota di natura filologica relativa proprio alla strana parola (brucolachi) che compare nel titolo di questo post. In questa prima edizione compare Brocolarum, come si può leggere più chiaramente nel dettaglio che segue.
non nativo, cioè dell’autore, ma di trascrizione da manoscritto più che di stampa) per Brocolacum, genitivo plurale, che, come vedremo, appare come trascrizione dal greco. L’errore si perpetuò per lungo tempo nelle edizioni successive, di seguito documentate.
Maccarani, Napoli, 1624
p. 90
  Chiriatti, Lecce, 1727
Di questa edizione curata dal neretino Giovanni Bernardino Tafuri non posso fornire il dettaglio che ci interessa, ma posso assicurare che continua il Brocolarum delle precedenti edizioni, perché esso permane nell’edizione, a cura dello stesso Tafuri, inserita nella collana curata da Angelo Calogerà appresso indicata.
Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, tomo VII, Zane, Venezia, 1722
194
  Delectus scriptorum rerum Neapolitanarum, Ricciardi, Napoli, 1735
  colonna 620
  Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Giovanni Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò ristampate ed annotate da Michele Tafuri, v. II, Stamperia dell’Iride, Napoli, 1851
p. 89
A p. IV dello stesso volume Michele Tafuri così si esprime sull’edizione leccese del 1727 curata dall’antenato.
Da notare l’errata indicazione del tomo della raccolta del Calogerà (VII e non IX).
  La Giapigia e varii opuscoli di Antonio De Ferrariis detto il Galateo, Tipografia Garibaldi di Flascassovitti e Simone, Lecce, 1867
p. 93
  Abbiamo la conferma che il Brocolarum sopravvisse fino al 1867. Non so a quale editore è da ascrivere il merito di averlo corretto per primo in Brocolacum. Bisognerebbe passare in rassegna tutte le edizioni del De situ Iapygiae successive al 1851, ricerca, purtroppo, non fattibile, com’è noto,  in rete con testi anche relativamente recenti, ferma restando la mia impressione che in questi ultimi anni il processo di digitalizzazione del patrimonio librario ha subito un rallentamento, probabilmente per motivi di ordine non solo burocratico ma anche finanziario.
Dopo questa lunga parentesi, che lascio volentieri aperta ad ogni integrazione altrui, ecco la traduzione del brano da cui tutto è partito.
Simile è la favola dei brucolachi, che invase tutto l’oriente. Dicono che le anime di coloro che vissero scelleratamente di  notte come globi di fiamme sono solite sorvolare i sepolcri, apparire a persone note ed amici, nutrirsi di animali, succhiare il sangue ai fanciulli ed ucciderli, tornare poi nei sepolcri. La gente superstiziosa scava le sepolture, squarto il cadavere, ne estrae il cuore e lobrucia e getta la cenere ai quattro venti, cioè verso le quattro regioni del mondo e crede che così la maledizione cessi. E se la favola è quella, tuttavia ci offre l’esempio di quanto invisi ed esecrabili siano a tutti coloro che vissero malamente, e vivendo e da morti. Simile è anche la favola di Ermontino di Clazomene citata da Plinio3 e da Seneca sul sepolcro incantato. Nè mancarono nei tempi antichi simili sciocchezze e illusioni dei sensi umani.
Stando alla descrizione, a parte il tratto iniziale che sembra riguardare i fuochi fatui, il resto evoca il vampirismo, per cui il brucolachi della traduzione è sinonimo di vampiri, voce con cui è reso in tutte le traduzioni meno e più recenti.
Un comune destino sembra unire dal punto di vista etimologico la voce vampiro e quella relativa al suo antenato, il brucolaco. La loro origine, infatti, è incerta. In particolare per la prima l’ipotesi più accreditata è che derivi dal serbo-croato vampir. E per brucolaco? L’attestazione più antica che sono riuscito a trovare è in una relazione di viaggio del 1717..
Alle p. 131-133 si legge quanto di seguito riproduco.
(Vedemmo una scena ben differente e ben tragica nella stessa isola in occasione di uno di questi morti che si crede ritornino in vita dopo il loro seppellimento. Colui del quale mi accingo a raccontare la storia era un cittadino di Micono5 per natura di cattivo umore e lamentoso; questo è un dettaglio da sottolineare in rapporto a pari soggetti. Fu ucciso in campagna, non si sa da chi e come. Due giorni dopo che era stato sepolto in una cappella della città, corse la voce che lo si vedeva la notte passeggiare a gran passi, che veniva nelle case a rovesciare mobili, spegnere lampade, abbracciare le persone alle spalle e fare mille piccoli tipi di dispetti. Lì per lì successe che se ne rise ma l’affare divenne serio quando le persone più sensibili cominciarono ad avere compassione: i papi stessi convenivano sul fatto e senza dubbio che essi avessero le loro ragioni. Non si mancò di far dire delle messe: nel frattempo il cittadino continuava la sua piccola vita senza correggersi. Dopo parecchie assemblee degli ottimati della città, dei preti e dei religiosi giunsero alla conclusione che bisognava, seguendo un non so quale antico cerimoniale, attendere nove giorni dopo il seppellimento. Il decimo giorno si disse una messa nella cappella dov’era il corpo al fine di scacciare il demonio che si credeva esservisi rinserrato. Il suo corpo fu riesumato dopo la messa e si decise di dovergli strappare il cuore. Il macellaio della città, assai vecchio e poco esperto, cominciò ad aprire il ventre invece del petto: frugò a lungo tra le interiora senza trovarvi ciò che cercava; alla fine qualcuno l’avvertì che doveva bucare il diaframma. Il cuore fu strappato tra l’ammirazione di tutti i presenti. Il cadavere nel frattempo puzzava tanto che si fu obbligati a bruciare dell’incenso; ma il fumo misto alle esalazioni del cadavere non fece che aumentarne la puzza e cominciò a riscaldare il cervello di questa povera gente. La loro immaginazione colpita dallo spettacolo si riempì di visioni. Ci si azzardò a dire che il fumo denso usciva da quel corpo: noi non osiamo dire che era quello dell’incenso. Non si credeva esserci che brucolachi nella cappella e nella piazza che è sul davanti: è questo il nome che si da a questi pretesi resuscitanti. La voce si diffuse nelle strade come attraverso ululati e questo nome sembrava essere fatto per far tremare la volta della cappella. Parecchi dei presenti assicuravano che il sangue di questo malvagio era molto vermiglio, il macellaio giurava che il corpo era ancora tutto caldo; da questo si concludeva che il morto aveva il gran torto di non esser morto bene o, per meglio dire, di essersi lasciato rianimare dal diavolo; è precisamente l’idea che hanno di un brucolaco. Si faceva allora risuonare questo nome in maniera incredibile. Entrò in quel tempo una folla di persone che affermavano ad alta voce che essi non erano ben sicuri che quel corpo fosse diventato rigido quando lo si portò dalla campagna in chiesa per seppellirlo e che di conseguenza era un vero brucolaco; questo era lì il ritornello.)
In margine a p. 131  si legge la nota che riproduco ingrandita.
  Al Vroucolacas iniziale seguono le varianti greche, cioè Βρουκόλακος (leggi Breucòlacos), Βρουκόλακας (leggi Brucòlacas), Βουρκολάκας (leggi Burcolàcas. Subito dopo vien ripetuto Βρουκόλακας per introdurre la definizione: Spettro composto da un corpo morto e da un demone. C’è chi crede che  Βρουκόλακος significa carogna. Βρούκος (leggi Brucos) o Βοῦρκος (leggi Burcos) è questo limo così puzzolente che marcisce sul fondo dei vecchi pozzi, poiché Λάκκος (leggi Laccos) significa fossa.
La nota mi appare preziosa almeno quanto il testo principale  perché costituisce, a quanto ne so, il primo ed ultimo tentativo di ricostruire l’etimo di questa voce misteriosa. L’ipotesi del De Tournefort trova conforto, ma secondo me trae pure origine dalla conoscenza e consultazione del Glossarium ad scriptores mediae et infimae Graecitatis di Charles Du Cange uscito per i tipi di Anissonios, Joan. Posuel & Cl. Rigaud a Lione nel 168 (due volumi)..
Di seguito la parte iniziale delle schede relative rispettivamente dalle olonne 222 e  783 del primo volume.
(Βοῦρκα, βοῦρκος limo, non qualsiasi ma quello che macerato  in acqua già putrescente e mana una pessima fetore. Così l’Allacci nel libro sulle opinioni dei Greci al numero 12)
(Λάκκος [leggi lakkos], per i Greci è la fossa. Presso i medici però viene inteso come la parte del collo che chiamano σφαγλώ [leggi sfaglò), i Latini iugulum. Ipato in un manoscritto sulle parti del corpo umano: σφαγή, ὁ λάκκος τοῦ τραχήλου [gola, la fossa del collo]. Presso lo stesso ἰνίον [leggi inìon; significa nuca] viene spiegato come ὀπισθόλακκος [leggi opistòlaccos; alla lettera fossa che sta dietro], occipite. Λάκκος è pure il pozzo. Glosse manoscritte ai racconti di Gabria: πρός φρέαρ, εἱς λάκκον [verso il pozzo, verso la fossa])
Sembrebbe che l’etimo del nome della spaventosa creatura sia stato trovato, per cui brucolaco alla lettera significherebbe limo della fossa. Sarebbe così privilegiato il dettaglio del fetore che domina alla fine del racconto del Tournefort.
Faccio notare che il primo significato medico di Λάκκος (gola) riportato dal Du Cange evoca suggestivamente il dettaglio del corpo delle vittime dei vampiri ma mal si accorda (anzi, non si accorda proprio) con la prima parte Βοῦρκα (limo puzzolente) e che le altre due varianti registrate nella relazione di viaggio (Βρουκόλακος e Βρουκόλακας) presentano rispetto a Βοῦρκα la metatesi di –ρ-. Non crea, invece, problemi lo scempiamento dell’originario  -κκ- di Λάκκος dal momento che lo stesso glossario registra il derivato λακάζω (leggi lacazo) col significato di seppellire.
Fermo restanto il fatto che la nostra parola appare senz’ombra di dubbio composta, quali potrebbero essere le voci componenti alternative?. Per la prima parte metterei in campo la radice del verbo βρὐκω (leggi briùco), che siggnifica mordere e per la seconda la radice del verbo λακίζω (leggi lachìzo) che significa lacerare, uccidere.
  Pur nell’incetezza delle sue componenti, credo di poter affermare che il brocolacum del Galateo è la trascrizione del greco  Βρουκολάκων (leggi brucolàcon) genitivo plurale di Βρουκόλακος, con conservazione dunque, della desinenza del genitivo greco. 
Rimane (per chi ci crede …) il fascino misterioso di questa creatura, ma anche la certezza che più di due secoli prima del De Tournefort del brucolaco aveva scritto il  salentino Galateo e che lo scetticismo da umanista del salentino (dopo tanta fatica mi si perdoni un pizzico di campanilismo …) anticipava quello da illuminista del francese.
__________
1  Per Fuoco fatuo s’intende il fenomeno costituito da fugaci fiammelle, per lo più bluastre che un tempo si potevano osservare nei cimiteri e in luoghi paludosi. Le mutate condizioni ambientali ed igieniche lo hanno fatto pressochè scomparire, come, con  il cambiamento di quelle culturali e più specificamente sociali, è avvenuto per il tarantismo.
2 il fenomeno della Fata Morgana, volgarmente detto miraggio, è un’illusione ottica dovuta alla rifrazione di immagini lontane in particolari condizioni atmosferiche. Non escluderei, visti i cambiamenti climatici in corso, la loro scomparsa o evoluzione …
3 Plinio, Naturalis historia, VII, 73: Reperimus inter exempla Hermontini Clazomenii animam relicto corpore errare solitam, vagamque e longiquo multa annuntiare, reperimus inter exempla hermotimi clazomenii animam relicto corpore errare solitam vagamque e longinquo multa adnuntiare, quae nisi a praesente nosci non possent, corpore interim semianimi, donec cremato eo inimici, qui Cantharidae vocabantur, remeanti animae veluti vaginam ademerint.  (Troviamo tra gli esempi che l’anima di Ermontino di Clazomene, lasciato il corpo, era solita errare e dopo aver reduce da paesi lontani dare molte notizie che non potevano essere conosciute se non da chi era tato presente, mentre il corpo frattanto restava semianimato, finchè i nemici, che si chiamavano Cantaridi, dopo averlo cremato, non sottrassero come una sorta di guaina all’anima che tornava)
Faccio notare un altro errore, anche questo perdurante nelle edizioni successive documentate per Brocolarum,  presente nell’editio pronceps, dove si legge Hermotini per Hermontini. Per quanto riguarda Seneca al momento non sono in grado di dire a quale sua opera il Galateo si riferisce. Anche per questo non dispero dell’aiuto di qualche volenteroso lettore.
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longodorni · 6 years ago
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Il web è mobile: AMP e dati strutturati
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Si fa presto a dire web marketing: atto secondo.
(P.s. - per ricostruire il filo del discorso potete partire dalle premesse riportate in questo post: http://www.longodorni.it/post/182968929343/si-fa-presto-a-dire-web-marketing )
Il primo dubbio che mi viene rappresentato quando si tratta di creare un nuovo progetto o avviare un percorso formativo è quale “piattaforma” utilizzare per il sito web?
1. Ottimizzare l’esistente o partire da zero?
In molti casi il CMS esiste già e si tratta di “ottimizzarlo” affinché sia più “visibile” - per dirla in termini concreti ed umani.  E’ uno dei casi più difficili e anche laboriosi perchè spesso si tratta di siti nati tempo fa, necessitano di aggiornamenti, nuovi moduli SEO, talora anche di operazioni di “riscrittura” (quello della “scrittura per il web” è un tema che mi ripropongo di affrontare presto perchè lo considero fondamentale). 
Spesso i siti sono “sovradimensionati” rispetto alle effettive esigenze: un progetto complesso richiede certamente un CMS: in questi anni mi è capitato di utilizzare Joomla, Drupal, WordPress, Typo3... ottimi CMS pur con caratteristiche diverse che andrebbero approfondite in fase di analisi. 
2. Un mini sito facilmente gestibile e ottimizzato
Nella maggior parte dei casi però chi organizza eventi o vuole promuovere un hotel, un prodotto, un progetto sociale o politico ha necessità di avere un sito in poco tempo, facilmente gestibile e soprattutto ottimizzato. 
A volte sono siti che “hanno vita breve” o aggiornamenti poco frequenti, ma devono raggiungere in fretta ottimi risultati in termini di SEO.
Occorrerà quindi una rapida analisi per capire in termini costi-benefici cosa conviene fare: adattare l’esistente o creare una landing-page o un mini-sito dedicato?
Il “tempo” per chi opera nella rete è fondamentale e sarò quindi molto sintetico e “pratico”  ed illustrerò il caso di un “mini-sito” messo in rete pochi giorni fa che potete vedere al seguente link: http://www.castellodileonardo.it
La prima riflessione che vorrei condividere con voi è la seguente: se più dell’80% degli utenti si collega da dispositivi mobili (smartphone e tablet), perchè si parte sempre dalla versione “desktop” per poi cercare un “tema responsive” ovvero adattabile a tutti i dispositivi?
3. Obiettivo: creare un mini-sito nativo per i dispositivi mobili
Non è più sensato porsi come obiettivo la realizzazione di un mini-sito “nativo” per il mobile, anche a costo di rinunciare a un po’ di grafica stile effetti speciali, script e “appesantimenti” vari?
Il sito citato come “esempio pratico” (www.castellodileonardo.it) nasce con questo obiettivo.
Per una volta parto dal fondo, ovvero i risultati raggiunti dal sito - creato “artigianalmente” in poche ore - in termini di velocità (testata con https://developers.google.com/speed/pagespeed/insights/  di google): Velocità da dispositivi mobili:
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e velocità del sito da desktop:
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Se la perfezione non esiste è già un buon risultato, soprattutto rispetto ad altri progetti realizzati, in molto più tempo e con CMS complessi.
4. Google premia i siti ottimizzati per il mobile
Un sito veloce e semplice non solo è gratificante per l’esperienza di navigazione del visitatore (e potenziale cliente) ma “scala” più facilmente anche le posizioni nella SERP di google. 
Per favorire la visione dei contenuti tramite smartphone google ha sostenuto il progetto Accelerated Mobile Pages (AMP) ovvero pagine basate su HTML, CSS e Javascript con delle restrizioni che eliminano molti elementi che "rallentano" il sito, permettono un deciso abbattimento del peso di una pagina e del suo tempo di caricamento.
5. Come faccio a costruire un sito con pagine AMP?
Il futuro ha sempre un cuore antico e per questo mi sono appoggiato ad un semplice “editor” visuale (la grafica è piuttosto standard ma pulita e sarebbe ovviamente impensabile per ragioni di tempi e costi partire da zero): ce ne sono molti in rete, personalmente consiglio quelli che consentono un buon controllo ed una modifica del codice html (non serve essere programmatori per questo), soprattutto per il secondo passaggio di questo processo di ottimizzazione, ovvero l’inserimento dei dati strutturati. 
6. Cosa significa un sito con pagine AMP
Anche in questo caso parto dal fondo..ovvero dal test - sempre di google - per verificare se il codice inserito è valido e quindi google può “vedere” il nostro sito in modo particolare e soprattutto farlo vedere, prima e meglio, ai nostri potenziai visitatori.
Il test lo si trova qui: https://search.google.com/test/amp
E il risultato dell’esempio in questione - facilmente replicabile da chiunque utilizzando un editor AMP senza necessità di particolari conoscenze informatiche o perdite di tempo è il seguente:
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Questo significa che il sito sarà non solo veloce per l’utente ma soprattutto sarà mostrato in modo particolare agli utenti come si evince da queste anteprime.
Nei risultati di ricerca:
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Nella sezione notizie:
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7. Anticipare nell’anteprima ulteriori informazioni sull’evento, il prodotto o il servizio
Potremo ottenere anche visualizzazioni “arricchite di dati”: ad esempio nel caso di eventi l’indicazione di data e luogo, oppure nel caso di prodotti od hotel l’indicazione di prezzi, tariffe, offerte speciali (in gergo sono i Rich Snippet).
Ma a questo dedicherò un contributo specifico.
Se lo sappiamo “sfruttare” google può darci dunque un ottimo servizio. Il web marketing dunque è molto di più della realizzazione di una campagna di advertising o di una pagina facebook ed inizia già nella fase di progettazione e “costruzione” del sito con CMS o di mini-siti come nell’esempio citato, con l’adozione di editor visuali utili anche nelle attività di formazione per rendere “autonomi” i clienti o gli addetti al web marketing che oggi devono essere in grado - a mio avviso - di realizzare autonomamente il maggior numero di “operazioni” sia per contenere tempi e costi sia per poter controllare meglio tutte le fasi del processo. 
Oggi per fortuna abbiamo molti strumenti che ci aiutano a farlo con semplicità e risultati soddisfacenti. 
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nativo-mobili-pareri · 7 years ago
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Ringraziamo il nostro cliente soddisfatto Maria B. per aver condiviso con noi le foto del divano  ROYAL XL con illuminazione a LED e presa USB. NATIVO mobili Italia
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Merci à notre client satisfait pour cette belle photo du Canapé Design ROUGE XL avec éclairage LED et port USB NATIVO™ Mobilier France
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cybeout · 4 years ago
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Chrome su Android aggiunge nuove funzionalità per rendere il riempimento automatico più sicuro
#Chrome su #Android aggiunge nuove funzionalità per rendere il riempimento automatico più sicuro
Google ha annunciato oggi una nuova funzionalità per Chrome su Android che ti consente di autenticare le transazioni con carta di credito tramite informazioni biometriche. Inoltre, il browser Web per dispositivi mobili sta introducendo miglioramenti al suo gestore di password nativo che renderà più rapido l’accesso a un sito con la nuova funzionalità touch-to-fill.
Al momento, quando effettui…
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italianaradio · 5 years ago
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POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/polizia-di-stato-prevenzione-e-intensificazione-dei-controlli-per-la-sicurezza-dei-cittadini/
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini Lente Locale
di Questura di Reggio Calabria
Di recente, per la sicurezza stradale degli utenti, è stata disposta l’intesificazione dei controlli di polizia sulle strade cittadine e provinciali e sono state coinvolte tutte le Forze di polizia e le Polizie Locali in servizi ulteriori e straordinari per il contrasto delle più gravi illiceità legate alla circolazione dei veicoli.
Nell’ambito di tali attività, nel corso di un servizio notturno, una pattuglia della Polizia Stradale di Vibo Valentia ha fermato un autoarticolato sull’autostrada A2 Mediterranea per un controllo. Alla guida del veicolo vi era un 46enne, nativo di Catania, che ha immediatamente mostrato un atteggiamento sfuggente manifestando ritrosia a dichiarare le proprie generalità. Instillato dunque il sospetto negli Agenti della Polizia Stradale, l’uomo è stato invitato a seguirli con il proprio veicolo presso gli Uffici di Polizia al fine di verificare l’identità, la posizione lavorativa e la regolarità della merce trasportata.
Il conducente, se per qualche km ha seguito il veicolo della Polizia Stradale, nei pressi dello svincolo di Sant’Onofrio ha improvvisamente affiancato l’autovettura degli operatori speronandola con il proprio autoarticolato, danneggiando gravemente l’auto di servizio e mettendo in serio pericolo l’incolumità degli Agenti, per poi dileguarsi.
Immediatamente la notizia è stata diramata agli Uffici di polizia limitrofi alla zona interessata dall’evento, ed è stata avviata una serrata ricerca nei territori di competenza sia di Vibo Valentia che di Reggio Calabria. Grazie alla prontezza comunicativa ed alla sinergia operativa del  dispositivo di controllo del territorio, integrato dalle pattuglie dei Commissariati di P.S., della Polizia Stradale e dell’Arma dei Carabinieri, il fuggitivo è stato intercettato sulla Strada di Grande Collegamento Jonio – Tirreno da una pattuglia della Polizia Stradale di Siderno e dagli Agenti di una Volante del Commissariato di P.S. di Polistena.
Gli Agenti, hanno immediatamente intimato l’ALT al conducente, che tuttavia non eseguiva l’ordine e perseverava nella sua fuga, a notevole velocità ed in spregio alle regole del codice della strada anche all’interno di centri abitati, determinando l’inizio di un inseguimento che ha posto in pericolo la vita dello stesso fuggitivo, degli operatori della Polizia di Stato, nonchè degli utenti della strada.
Giunti a Locri, con l’ulteriore ausilio di una pattuglia del Commissariato di P.S. di Siderno, gli operatori della Polizia di Stato sono riusciti ad arrestare la corsa dell’autoarticolato e, A.F. è stato perquisito, fotosegnalato e tratto in arresto per i reati di resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale, danneggiamento, false dichiarazioni sulla identità o qualità personali proprie o altrui rilasciate a P.U. e sostituzione di persona. Alle successive attività hanno concorso, con straordinaria sinergia gli operatori dei Commissariati citati, nonché della Polizia stradale di Siderno e Vibo Valentia ed il personale della Squadre Mobili delle Questure Reggio Calabria e Vibo Valentia.  
Dagli accertamenti eseguiti si è potuto appurare che l’uomo guidava in assenza della dovuta patente per mezzi pesanti, cosa che potrebbe aver determinato l’idea di tentare di sfuggire al controllo.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente l’uomo è stato ristretto presso la casa circondariale di Locri, ed è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere.
La professionalità degli operatori della Polizia di Stato e l’immediata attivazione del dispositivo di ricerca, avviato subito dopo la fuga, hanno permesso di rintracciare in poche ore l’uomo, che si è dimostrato conducente pericoloso, sprezzante delle nefaste conseguenze che la sua azione avrebbe potuto causare al prossimo.
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini Lente Locale
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini Lente Locale
di Questura di Reggio Calabria Di recente, per la sicurezza stradale degli utenti, è stata disposta l’intesificazione dei controlli di polizia sulle strade cittadine e provinciali e sono state coinvolte tutte le Forze di polizia e le Polizie Locali in servizi ulteriori e straordinari per il contrasto delle più gravi illiceità legate alla circolazione dei […]
POLIZIA DI STATO Prevenzione e intensificazione dei controlli per la sicurezza dei cittadini Lente Locale
Francesca Cusumano
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itstimetogotowar · 7 years ago
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Quando pensi all’Africa pensi mai al Botswana? Pensi mai a come potrebbe essere il suo territorio o la sua popolazione? Io ho iniziato a pensarci solo quando mi hanno detto che ci sarei andata per quattro giorni. La mia idea era: terreno arido, quasi desertico. Caldo, di giorno e di notte. Poca acqua e animali feroci. Popolazione molto povera. La mia idea era completamente sbagliata.
Il Botswana è un paese di 581730 chilometri quadrati, grande più o meno come la Francia, senza sbocchi sul mare. E’ circondato da Namibia, Zimbabwe, Zambia e Sud Africa. E’ piatto per il 70% e coperto dal deserto del Kalahari.
E’ stato di dominio inglese fino al 1966, anno in cui riuscì ad ottenere l’indipendenza e, ora, è uno degli stati africani più stabili dal punto di vista democratico.
Ha una popolazione di circa 2.1 milioni di abitanti divisi in numerose tribù. Nel paese di Xaxaba da me visitato per esempio, vivono cinque diverse tribù, tra cui una  originariamente nomade e considerata la madre della popolazione del Botswana. La sua capitale è Gaborone mentre Maun, che è la città dove è atterrato il mio aereo, è considerata la capitale dei Safari e si trova nella regione del Okavango Delta, nel nord del paese. L’economia vede i ricavi più alti grazie all’estrazione dei diamanti, scoperti nel 1967. Il clima è vario. Abbiamo in estate, periodo compreso tra Ottobre e Aprile, temperature che sfiorano i 45 gradi Celsius durante il giorno e i 15 di notte con piogge nel periodo da Dicembre fino ad Aprile.  I temporali sono frequenti e possono avere una durata dai cinque minuti alle due ore. La zona dell’Okavango Delta si riempie di acqua anche grazie alle piogge dell’Angola, che vengono poi considerate come principali fonti di acqua del paese. D’inverno abbiamo invece temperature più miti: di giorno arrivano fino ai 25 gradi Celsius e di notte fino a -5 e, con queste temperature più fresche è più frequente vedere gli animali, i quali, durante il periodo estivo, si nascondono nelle ore più calde all’ombra di alberi e cespugli. La lingua principale è il Setswana mentre l’inglese è la lingua ufficiale per l’economia. In ogni caso, anche i bambini di sei anni parlano l’inglese quasi perfettamente.
La popolazione invece vive in situazioni ancora rurali e generalmente è molto attaccata alle tradizioni. Le case si trovano all’interno di deserti o foreste e vengono costruite con fango e lattine mentre originariamente si usavano piante simili al bambù, che oggi vengono usate per costruire i tetti. Sono molto piccole e contengono il minimo indispensabile: un letto e un posto per fare il fuoco, il quale spesso è all’esterno. In questo caso, per proteggere le fiamme dal vento, viene costruito davanti alla casa un recinto alto circa un metro e ottanta che protegge e concede un po’ di intimità. Nel villaggio c’è sempre un luogo di ritrovo, dove il “sindaco” parla e riceve richieste dalla popolazione da portare poi al governo. In molti villaggi non c’è una scuola o un ospedale. I bambini all’età di sei anni si spostano in città con la madre o una zia per poter studiare e le cure vengono garantite dallo stato mediante ospedali mobili. Ci sono alcune popolazioni, come quella di Xaxaba, che raccolgono soldi portati generalmente dai turisti, per comprare i materiali necessari a costruire un posto dove un dottore può stare in maniera permanente. La città più vicina si trova a circa tre ore di macchina e quando si tratta di vita o di morte, tre ore sono come infinite. L’economia del paese si basa principalmente sulla pesca, perchè la caccia è vietata per legge, e sul turismo. Le donne del villaggio, restando a casa a curare i bambini, impegnano anche il tempo creando a mano fantastici cestini e bracciali da vendere, mentre gli uomini lavorano nei Lodges (hotel) o come guide per i Safari. Il problema principale , ci raccontava la nostra guida, è che il governo non vuole aiutare il progredire di questi piccoli villaggi sparsi per la Savana.  Vuole invece che la popolazione si sposti tutta nelle grandi città in modo da poter avere un maggiore controllo su di essa. Non consente neanche ai suoi cittadini di avere copertura telefonica in tutto il paese, o un diretto accesso a internet. Sono delle condizioni precarie quelle in cui vivono queste persone ma la cosa che non dovrebbe portarci a provare pena per loro è che loro sono i primi ad essere felici di come vivono e non cambierebbero. Molti dei giovani si sono spostati nelle città per un futuro migliore, altri sono rimasti nel villaggio nativo, perchè li è dove possono realizzarsi.
all pictures are mine
What do you know about Botswana? Quando pensi all’Africa pensi mai al Botswana? Pensi mai a come potrebbe essere il suo territorio o la sua popolazione?
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saggiosguardo · 7 years ago
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Tre basi di ricarica Wireless Qi a confronto con iPhone
Alcuni preferiscono chiamarla ricarica di prossimità o ad induzione invece che Wireless, ma è questo il nome ufficiale della soluzione che sta ormai prendendo piede. Oltre alla basette la vediamo nei mobili, nelle auto e sarà sempre più presente in futuro. Per fortuna Apple ha smesso di rimanere insensibile sull'argomento ed ha dotato i suoi nuovi iPhone 8 ed X di questa tecnologia, scegliendo il noto standard Qi. Con iOS 11.2 sarà supportata anche la modalità Fast Wireless Charging da 7,5W, ma l'utilità di questo metodo di ricarica va secondo me al di là della pura velocità. Certo che se si risparmia tempo è sempre meglio (le batterie potrebbero non concordare), ma se la usiamo la notte il fatto che sia più calma non fa alcuna differenza e durante il giorno è pratico usarla per appoggiare lo smartphone senza pensieri e far sì che questo recuperi batteria nei momenti di pausa. Io, come molti, sto aspettando di poter provare l'Apple AirPower, che si preannuncia essere davvero comodo per i tanti che possiedono il tris iPhone/Apple Watch/AirPods, ma nell'attesa non potevo esimermi dal sfruttare questa funzionalità che tanto ho atteso. Ho scelto volutamente dei prodotti super economici, perché ci sarà da spendere parecchio con la soluzione nativa di Apple e volevo averne qualcuno solo per tamponare nell'attesa.
Uno di quelli che ho testato è il Fantasy Wireless Charger, presente su Amazon con mille nomi diversi, fornitori differenti e prezzi altalenanti. Personalmente l'ho pagato circa 13€ spedizione inclusa e devo dire che mi è piaciuto. In una delle tante incarnazioni su Amazon dello stesso dispositivo, avevo letto voti davvero negativi, ma non riguardavano il prodotto come spesso succede. Ha questa parte attiva centrale di colore bianco circondata da una sottile gomma antiscivolo che è comodissima per evitare che il telefono guizzi via, e poi una cornice trasparente che fa un po' di scena. È molto sottile e tecnologicamente sarà una roba banalissima, però funziona bene.
C'è un piccolissimo LED di stato arancione al centro, così anche al buio possiamo capire come allineare lo smartphone, mentre durante la ricarica se ne accende uno azzurro ben più ampio nella parte frontale, rifrangendosi all'interno dell'area trasparente. L'effetto è bello, ma l'ho dovuto togliere dalla camera da letto perché fa davvero troppa luce. Per alcuni potrebbe essere anche un vantaggio, a me dà un po' fastidio di notte. Per quanto riguarda la velocità di ricarica, scrivo una sola volta i risultati del test, perché sia con questa che con le altre basi ho ottenuto praticamente i medesimi numeri.
La ricarica dal 20% al 95% ha richiesto circa 3h, con un leggero picco di velocità nella prima parte, che mi ha consentito di arrivare dal 20% al 40% in poco più di mezz'ora.
Come smartphone di riferimento ho scelto l'iPhone 8 Plus (recensione) con su iOS 11.1.2, mentre come alimentatore ne ho usato uno multiporta con un totale erogabile di 40W, giusto per essere sicuro che non fosse lì il collo di bottiglia, ma in teoria si otterrebbe lo stesso risultato con quello da 5W nativo visto che ad oggi è lì che il sistema si auto-limita (in attesa di iOS 11.2 per lo meno). Già che ci si trova, però, meglio prenderne uno già pronto per il Fast Wireless Charging (dovrebbero esserlo tutti quelli con Quick Charge 3.0).
La seconda basetta che ho testato – che in realtà ho acquistato prima ma ho smarrito e dovuto ricomprare – è quella più economica di Aukey. Questa è ancora più sottile, al punto che c'è da chiedersi che diavolo ci sia all'interno. Di certo nulla di particolarmente sofisticato, perché se si poggia l'orecchio durante la ricarica si avverte un leggerissimo rumorino come di criceti che fanno andare avanti gli ingranaggi. Sarò sincero, sulle prime non l'ho proprio notato neanche di notte, però un utente nel SaggioSlack mi ha portato a farci caso. A me non dà affatto fastidio perché non lo sento, specie da quando l'ho posizionato sulla scrivania bianca dello studio, però c'è da dire che lì si trova pure un NAS con 6 dischi, per cui forse il rumorino (che c'è) si disperde. Comunque non è un aspetto che depone a suo favore, questo è certo.
Il disco è tutto bianco o nero, a seconda del modello che si preferisce, con una luce LED bianca frontale sempre attiva, che diventa verde durante la ricarica. Questa però non è statica ma pulsante, con una frequenza lenta che però mi dà comunque fastidio a luci spente. Motivo per il quale non si è guadagnata neanche lei il comodino, insieme al fatto che è troppo liscia e basta pochissimo per spostare lo smartphone e interrompere la carica (o farlo cadere per terra).
L'ultimo di questa breve lista iniziale (altre prove arriveranno in futuro) è il caricatore di Veetop, su cui nutrivo moltissime speranze. Il motivo è che all'interno della base vi è un piccolo cavalletto, che si può usare per farlo stare in verticale. La mia idea era dunque di avere un dispositivo compatto (perché si richiude) che al tempo stesso potesse mantenere lo smartphone in mostra. Ce ne sono diversi del genere su Amazon, ma tutti o troppo grandi o con disegni orribili ed evidenti che mi hanno portato ad evitarli. Questo qui sembrava perfetto in quanto minimal e piccolino, ma proprio lì è stato il mio errore.
Il problema è che quando si mette il cavalletto la base è comunque troppo bassa, per cui con lo smartphone in verticale non si carica e ci costringe a tenerlo in modalità landscape. Inoltre se non si stringe la base al punto giusto si notano saltuarie disconnessioni (quando è in carica si accende una freccia rossa minacciosa sulla destra). Non mi ha convinto, insomma. Al momento sto quindi usando il primo della lista che non mi dà alcun problema e, per il prezzo pagato, è un ottimo tappa buchi in attesa di soluzioni migliori.
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stabiae58 · 7 years ago
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Vivere sul web e sui social non è vita reale.
Vivere sul web e sui social non è vita reale.
Nelle ultime settimane io e Natalia ci interroghiamo su un tema. Quanto l’uso intensivo e a volte compulsivo di internet e di tutti i social influenza la vita delle persone? La domanda ci sorge spontanea perché Misha, da nativo digitale qual’era, passava molto tempo immerso negli schermi dei suoi dispositivi mobili. Quanto questo suo comportamento abbia contribuito al suo isolamento sociale,…
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web-coaching · 8 years ago
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Millennial, la generazione tra multitasking e cibo biologico spiegata in un post
La terza tappa del nostro viaggio intergenerazionale ci ha portati a visitare una meta ambita da molti viaggiatori del mondo del marketing. Si tratta di una meta di cui molti hanno sentito parlare, di cui conoscono qualcosa, ma che non riescono a visitare o conoscere fino in fondo.
Insomma, per dirla brevemente, è arrivato il momento di parlare della generazione più studiata della storia, quella che, per un motivo o per un altro, tutti vorrebbero farsi amica e conquistare. Signore e signori, oggi parliamo di loro, degli unici, inimitabili Millennial.
Chi sono? Cosa fanno?
I Millennial (noti anche come Generazione Y, Net Generation o Next Generation) sono tutti coloro nati tra gli anni ’80 e i primi anni del nuovo millennio e sono il 24% della popolazione mondiale. Un range abbastanza ampio che mette insieme tante persone di età diverse, influenzate da mode diverse, ma unite da un’unica grande caratteristica: essere la prima generazione della storia che riesce ad avere un elevato livello di dimestichezza con la tecnologia digitale e che ne conosce regole e codici di uso. Niente male per chi, comunque non è un nativo digitale duro e puro, no?
Insomma, pensate a quante volte avete chiesto a vostro figlio/nipote di “sistemarvi Google” o di “aggiustarvi Internet”!
Nonostante i tempi bizzarri che hanno segnato la loro gioventù/infanzia (vedi Guerra Fredda, vedi 11 settembre, vedi crisi economica del 2009) gli esponenti della generazione dei Millennial sembrano essere piuttosto ottimisti verso il futuro, sono ambiziosi, competitivi, sono aperti a tutte le novità che il mondo porta e questo non fa che svilupparne la creatività. Messa così, però, sembrerebbe una generazione di santi. Ovviamente anche i Millennial hanno i loro punti deboli: sono testardi e sono narcisisti. Inoltre, date le condizioni sociali ed economiche in cui si ritrovano incastrati, i Millennial sembrerebbero ritardare alcune “transizioni”: vivono più a lungo con i genitori, si ritrovano a essere studenti per molto più tempo, entrano nel mercato del lavoro più tardi e, di conseguenza, si sposano e hanno figli a età più avanzate rispetto alle altre generazioni. Sono attenti alla salvaguardia del pianeta (mangiano bio e usano Uber) e vogliono sentirsi speciali a ogni costo (ecco perché il fenomeno “hipster” fatica a morire).
Millennial e Internet: una storia d’amore
Tra i vari cambiamenti ed eventi importanti che i Millennial hanno vissuto in prima persona vi è sicuramente il poderoso avvento di Internet come strumento rivoluzionario nelle nostre vite. Possiamo definire questa generazione come gli “early adopters” del web: sono stati i primi ad aver scoperto la potenza comunicativa dei social (Myspace, tra tutti) e i vantaggi che la connessione perenne poteva dare, come la condivisione di file in tempo reale (Napster docet). Grazie a questa meravigliosa forza telematica che avvicina tutti, anche coloro distanti geograficamente, i Millennial sono presto diventati la generazione del “noi”, tanto che è grazie a loro che il fenomeno della sharing economy è stato possibile. Internet ha fatto in modo che il loro lato narcisista/inclusivo trovasse la propria, personale declinazione.
Parlando in cifre, quindi, il 97% di loro possiede un computer proprio, il 94% ha il proprio cellulare; da qui, il 76% dei Millennial usa servizi di messaggistica istantanea (Whatsapp), è dedita al multitasking e, soprattutto, spende 4 ore al giorno sui social. Amanti dello shopping online, essendo la generazione dell’ora e subito, sono disposti a spendere per servizi di consegna e servizi on demand.
Quello che i Millennial non fanno troppo spesso? Guardare la TV. Perché? Perché il Millennial, dedito appunto al multitasking, cerca informazioni sul mondo, cerca intrattenimento e cerca di risolvere i problemi della vita quotidiana in un solo posto: internet. La TV viene considerato un medium “vecchio” che non riesce a stare al passo con le esigenze di queste generazione: 7,4 milioni di Millennials utilizzano Internet mentre 7,1 milioni guardano la televisione.
I Millennial, infine, adorano, e dico ADORANO, il loro smartphone. Il 76% del tempo che viene speso su Internet non è da computer desktop, ma proprio da device mobili. Abili scaricatori di app, sono proprio loro il motivo per cui ogni contenuto ora è mobile friend.
Millennial e brand: la fedeltà viene prima di tutto
I Millennials sono gente fedele. Una volta che ci si conquista il loro affetto e la loro stima è impossibile perderlo. Come ce lo si può guadagnare? Prima di tutto facendo un prodotto/servizio di qualità (e che sia in target), poi, facendo in modo che esso non solo parli di loro, ma parli proprio a loro. Questa è la generazione che si conquista a suon di content marketing ed engagement, non con i cartelloni pubblicitari! Il rapporto tra Millennial e brand in cifre è questo: il 33% dei Millennial si informa sui prodotti/servizi che compra su blog e sui siti vari; il 57% di loro non ha intenzione di modificare le sue abitudini d’acquisto; 62% pensa che sia necessario avere un dialogo con i brand sui social network; non disdegnano il coinvolgimento dei clienti per la creazione di prodotti nuovi da parte del brand; credono che i contenuti sponsorizzati debbano essere non solo accattivanti, ma anche veritieri.
Detto questo, come possiamo pensare a modi efficaci per guadagnarci la stima di tutte queste esigentissime persone?
Netflix, lo stai facendo bene!
In questo articolo andiamo a vedere la gestione della pagina Facebook di Netflix, ovvero una delle realtà più in voga e in crescita del momento. Nel caso non lo conoscessi si tratta di un servizio che offre lo streaming a pagamento di miliardi di serie TV, film e documentari e che non si guarda da TV tradizionali, ma soltanto da computer o mobile (o da smart TV, certo). Piuttosto in target, non credi?
Netflix, presente in 190 paesi, ha 75 milioni di iscritti in tutto il mondo e l’81% di questi si trova nella fascia d’età tra i 18 e i 35 (quindi Millennial) e la sua pagina italiana conta 30.410.651 persone.
Come è riuscita Netflix a fidelizzare così tante persone ed evitare che passassero a realtà simili come Mediaset Premium o Sky On Demand?
Con una gestione social spregiudicata, divertente, autoreferenziale e dritta nel segno.
Vediamo 3 esempi.
La comunicazione di Netflix passa esclusivamente per immagini, che siano infografiche o video, cosa che per chi è abituato al multitasking è perfetta poiché molto più immediata. In queste si trattano temi vicini alle serie presenti nel loro catalogo o temi generici che strizzano l’occhio alla vita quotidiana del millennial medio. In questa infografica, per esempio, viene proposto il kit per affrontare qualsiasi maratona TV: divano + copertina. Si tratta di un esempio di content marketing assolutamente ben riuscito e che parla il linguaggio del suo target.
Anche le comunicazioni di servizio risultano divertenti e coinvolgenti: in questa gif, per esempio, si rende noto che con il nuovo aggiornamento sarà possibile scaricare i contenuti su mobile. Mossa intelligente per due motivi: i video prendono tanta connessione dati e, dato l’uso da mobile che fanno gli utenti, è meglio andargli incontro e fargli risparmiare giga piuttosto che perderli (cosa che denota grandissima attenzione al cliente e che non può che andare ad accentuare la sua fedeltà); si pubblicizza una delle serie di punta del catalogo usando un abile stratagemma e creando comunque un contenuto interessante.
Interessante è vedere come Netflix riesca ad avere una grandissima forza virale giocando sui pilastri che hanno accomunato l’infanzia di ogni Millennail. Per esempio, in questo video, altro non fanno che riprendere il concept di Art Attack, programma cult degli anni 2000, e riadattarlo ai paradigmi di una delle sue ultime serie. Cerca, quindi, di solleticare quell’animo nostalgico/narcisista tipico della generazione.
Infine, quello che Netflix fa benissimo è l’interazione con gli utenti: commenti, like, risposte sagaci e “sul pezzo” che parlano la loro lingua: sono spesso frasi/gif/immagini tipiche dei meme dell’ultimo momento e che creano una discreta vicinanza generazionale con i follower.
Tu che approccio avevi in mente per relazionarti a questa impegnativa generazione?
Se il tuo target sono i Millennial, queste sono le regole.
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nativo-mobili-pareri · 7 years ago
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Ringraziamo di cuore il nostro cliente di questa magnifica foto del divano MATIS XL  con illuminazione a LED. NATIVO™ mobili Italia 
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