#né mare né sabbia
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Si smette di amare, e non si sa
perché si smette di amare:
è come aprire la mano e trovarla vuota,
e non sapere, all'improvviso, cosa abbiamo perso.
Si smette di amare, ed è come un fiume
la cui fresca corrente non disseta più;
come camminare in autunno sulle foglie secche
e calpestare la foglia verde che non sarebbe dovuta cadere.
Si smette di amare, ed è come il cieco
che ancora dice addio, piangendo, dopo che è passato il treno;
o come chi si sveglia ricordando la strada,
ma ora sa solo di essere ritornato.
Si smette di amare, come chi smette
di camminare per una strada, senza motivo, senza saperlo;
ed è trovare un diamante che brilla nella rugiada,
e quando lo raccogli, evapora anch'esso.
Si smette di amare, ed è come un viaggio
interrotto nell'ombra, senza proseguire né ritornare;
ed è cogliere una rosa per decorare la tavola
e perché il vento la sfogli sulla tovaglia.
Si smette di amare, ed è come un bambino
che vede naufragare la sua barchetta di carta;
oppure scrivere sulla sabbia la data di domani
e lasciare che il mare la prenda con il nome di ieri.
Si smette di amare, ed è come un libro
che, anche sfogliato pagina per pagina, è rimasto letto a metà;
ed è come l'anello che togliamo dal dito,
e solo allora sappiamo che ha segnato la pelle.
Si smette di amare e non si sa
perché si smette di amare...
José Ángel Buesa, da Poeta innamorato, 1949
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Darwish
Si è legata l’esplosivo alla vita e si è fatta esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
É il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
Da quattro anni, la carne di Gaza schizza schegge di granate da ogni direzione.
Non si tratta di magia, non si tratta di prodigio.
É l’arma con cui Gaza difende il diritto a restare e snerva il nemico.
Da quattro anni, il nemico esulta per aver coronato i propri sogni, sedotto dal filtrare col tempo, eccetto a Gaza. Perché Gaza è lontana dai suoi cari e attaccata ai suoi nemici, perché Gaza è un’isola.
Ogni volta che esplode, e non smette mai di farlo,
sfregia il volto del nemico, spezza i suoi sogni e ne interrompe l’idillio con il tempo.
Perché il tempo a Gaza è un’altra cosa, perché il tempo a Gaza non è un elemento neutrale. Non spinge la gente alla fredda contemplazione, ma piuttosto a esplodere e a cozzare contro la realtà. Il tempo laggiù non porta i bambini dall’infanzia immediatamente alla vecchiaia, ma li rende uomini al primo incontro con il nemico. Il tempo a Gaza non è relax, ma un assalto di calura cocente.
Perché i valori a Gaza sono diversi, completamente diversi.
𝐋’𝐮𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐡𝐢 𝐯𝐢𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐚𝐝𝐨 𝐝𝐢 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐨𝐜𝐜𝐮𝐩𝐚𝐧𝐭𝐞.
Questa è l’unica competizione in corso laggiù.
E Gaza è dedita all’esercizio di questo insigne e crudele valore che non ha imparato dai libri o dai corsi accelerati per corrispondenza, né dalle fanfare spiegate della propaganda o dalle canzoni patriottiche.
L’ha imparato soltanto dall’esperienza e dal duro lavoro che non è svolto in funzione della pubblicità o del ritorno d’immagine.
Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito rivoluzionario, né del suo bilancio. Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e offre il suo sangue.
Gaza non è un fine oratore, non ha gola.
É la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.
Per questo il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue.
Per questo, gli amici e i suoi cari la amano con un pudore che sfiora quasi la gelosia e talvolta la paura, perché Gaza è barbara lezione e luminoso esempio sia per i nemici che per gli amici.
Gaza non è la città più bella.
Il suo litorale non è più blu di quello di altre città arabe. Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.
Gaza non è la città più ricca.
(Pesce, arance, sabbia,
tende abbandonate al vento,
merce di contrabbando,
braccia a noleggio.)
Non è la città più raffinata, né la più grande, ma equivale alla storia di una nazione.
Perché agli occhi dei nemici è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata, la più feroce di tutti noi. Perché è la più abile a guastare l’umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo.
Perché è arance esplosive,
bambini senza infanzia,
vecchi senza vecchiaia,
donne senza desideri.
Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d’amore tra tutti noi.
Facciamo torto a Gaza quando cerchiamo le sue poesie.
Non sfiguriamone la bellezza che risiede nel suo essere priva di poesia. Al contrario, noi abbiamo cercato di sconfiggere il nemico con le poesie, abbiamo creduto in noi e ci siamo rallegrati vedendo che il nemico ci lasciava cantare e noi lo lasciavamo vincere.
Nel mentre che le poesie si seccavano sulle nostre labbra, il nemico aveva già finito di costruire strade, città, fortificazioni.
Facciamo torto a Gaza quando la trasformiamo in un mito perché potremmo odiarla scoprendo che non è niente più di una piccola e povera città che resiste.
Quando ci chiediamo cos’è che l’ha resa un mito, dovremmo mandare in pezzi tutti i nostri specchi e piangere se avessimo un po’ di dignità, o dovremmo maledirla se rifiutassimo di ribellarci contro noi stessi.
Faremmo torto a Gaza se la glorificassimo.
Perché la nostra fascinazione per lei ci porterà ad aspettarla.
Ma Gaza non verrà da noi, non ci libererà.
Non ha cavalleria, né aeronautica, né bacchetta magica, né uffici di rappresentanza nelle capitali straniere.
In un colpo solo, Gaza si scrolla di dosso i nostri attributi, la nostra lingua e i suoi invasori.
Se la incontrassimo in sogno forse non ci riconoscerebbe, perché lei ha natali di fuoco e noi natali d’attesa e di pianti per le case perdute.
Vero, Gaza ha circostanze particolari e tradizioni rivoluzionarie particolari.
(Diciamo così non per giustificarci, ma per liberarcene.)
Ma il suo segreto non è un mistero: la sua coesa resistenza popolare sa benissimo cosa vuole (vuole scrollarsi il nemico di dosso).
A Gaza il rapporto della resistenza con le masse è lo stesso della pelle con l’osso e non quello dell’insegnante con gli allievi.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in una professione.
La resistenza a Gaza non si è trasformata in un’istituzione.
Non ha accettato ordini da nessuno, non ha affidato il proprio destino alla firma né al marchio di nessuno. Non le importa affatto se ne conosciamo o meno il nome, l’immagine, l’eloquenza. Non ha mai creduto di essere fotogenica, né tantomeno di essere un evento mediatico. Non si è mai messa in posa davanti alle telecamere sfoderando un sorriso stampato.
Lei non vuole questo,
noi nemmeno.
La ferita di Gaza non è stata trasformata in pulpito per le prediche.
La cosa bella di Gaza è che noi non ne parliamo molto, né incensiamo i suoi sogni con la fragranza femminile delle nostre canzoni.
Per questo Gaza sarà un pessimo affare per gli allibratori.
Per questo, sarà un tesoro etico e morale inestimabile per tutti gli arabi.
La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie.
Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico. Né il modo di spartire le poltrone del Consiglio Nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo dalla parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato.
Niente la distoglie.
É dedita al dissenso:
fame e dissenso,
sete e dissenso,
diaspora e dissenso,
tortura e dissenso,
assedio e dissenso,
morte e dissenso.
I nemici possono avere la meglio su Gaza.
(Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.)
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere.
𝑆𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝐺𝑎𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑀𝑎ℎ𝑚𝑜𝑢𝑑 𝐷𝑎𝑟𝑤𝑖𝑠ℎ, 1973
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Si smette di amare, e non si sa
perché si smette di amare:
è come aprire la mano e trovarla vuota,
e non sapere, all'improvviso, cosa abbiamo perso.
Si smette di amare, ed è come un fiume
la cui fresca corrente non disseta più;
come camminare in autunno sulle foglie secche
e calpestare la foglia verde che non sarebbe dovuta cadere.
Si smette di amare, ed è come il cieco
che ancora dice addio, piangendo, dopo che è passato il treno;
o come chi si sveglia ricordando la strada,
ma ora sa solo di essere ritornato.
Si smette di amare, come chi smette
di camminare per una strada, senza motivo, senza saperlo;
ed è trovare un diamante che brilla nella rugiada,
e quando lo raccogli, evapora anch'esso.
Si smette di amare, ed è come un viaggio
interrotto nell'ombra, senza proseguire né ritornare;
ed è cogliere una rosa per decorare la tavola
e perché il vento la sfogli sulla tovaglia.
Si smette di amare, ed è come un bambino
che vede naufragare la sua barchetta di carta;
oppure scrivere sulla sabbia la data di domani
e lasciare che il mare la prenda con il nome di ieri.
Si smette di amare, ed è come un libro
che, anche sfogliato pagina per pagina, è rimasto letto a metà;
ed è come l'anello che togliamo dal dito,
e solo allora sappiamo che ha segnato la pelle.
Si smette di amare e non si sa
perché si smette di amare...
José Ángel Buesa
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Una notte di giugno il cielo si illumina si lampi. Le distanze si accorciano in un attimo chiudendo gli occhi e subito mi trovo seduto sulla sabbia. C'è aria. Il mare è mosso. Questi sono i posti in prima fila per ammirare il temporale distante. Odore di salsedine. Il respiro si fa più lento e non c'è nessuno che mi possa far alzare da qui. La spiaggia è fredda, i piedi sono diventati tutti lisci, alla mia sinistra il farò fa i suoi tre lampi rapidi, seguiti da tre lenti, le due luci rossa e verde guardano avanti, molto avanti. Alla mia destra un mare di nulla, qualche luce, qualche nave. Lì in mezzo al cielo, ogni lampo mi fa pensare alla prima notte con lei. Così tanto dolore e così tanta felicità nati dallo stesso posto. Lo stesso che cerco su maps quando sono triste. Lo stesso che sogno in maggio e aprile ai primi caldi. Lo stesso che mi fa calmare le notti d'inverno quando non sembra esserci più una fine. La calma che quei pini mi trasmettono. La musica lontana. Il rumore metallico delle rande legate che sbattono al vento. Un posto senza tempo, che durerà molto più di me. Pieno di stronzi e tedeschi, di pescatori. Lì dove la poetica danza di un gabbiano che sale e sale per poi planare viene interrotta dai cazzoni che se la menano perché hanno il motore più potente sul loro yacht. Lì dove ci sono isole senza acqua né elettricità, ma anche hotel a cinque stelle da migliaia di euro a notte. Per ogni piccolo uomo che passa la vita a disegnare ogni dettaglio di un vicolo dimenticato, di un'isola viola abbracciata dallo stravedo, mentre un barchino sfreccia balzante rompendo la linea perfetta dell'orizzonte vicino con il suo strascico illegale. C'è chi si ferma completamente mentre qualcun altro corre per vedere tutto, senza sapere che vent'anni seduti sullo stesso molo non bastano per fotografare perfettamente il senso di un paesaggio che si ostina a non cambiare da secoli.
#frenesia#calma#mare#laguna#temporale#notte#malinconia#paesaggio#amore#pensieri#poesia#riflessione#estate#vento#cielo#ricordi#tempo#lampi
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La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.
Non ci sono ricordi su questo viso.
Solo un’ombra fuggevole, come di nube.
L’ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.
Nel crepuscolo l’acqua molle dell’alba
che s’imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l’impregna
e un sapore di frutto marino vivo.
Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alle cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.
Cesare Pavese
Foto: Marpessa Hennink by Ferdinando Scianna
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L’ambizione del mare:
ciò che lo specchio non osa dire.
Il sogno nasce
là dove il cuore non sa più niente
del rosso delle cave d’argilla
né della conoscenza visibile dei giorni,
là dove la sabbia diventa il confidente dell’oblio,
là dove il mare vende i suoi segreti alle dita del sale.
Il sogno nasce
dalla profondità solare prodiga
di un’altra stagione,
da un altro desiderio che nuota fra due acque,
da un desiderio inventato da leggi anonime.
Jean Claude Izzo, Da un esilio trasparente
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La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.
Non ci sono ricordi su questo viso.
Solo un’ombra fuggevole, come di nube.
L’ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.
Nel crepuscolo l’acqua molle dell’alba
che s’imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l’impregna
e un sapore di frutto marino vivo.
Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alle cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.
Mattino, di C.Pavese
Con questa ti auguro il buongiorno, mi auguro di avertela fatta conoscere io o in caso contrario, se già la conoscessi... tanto meglio, ottimi gusti.
Stamattina ero in vena di poesie e ne leggevo alcune. Mi andava di condividere 😊
🌹 fai buone cose.
Buongiorno a te Rose 🌹
Credo che Pavese sia una figura di spicco, il suo modo di scrivere sublime e chiaro. Devo ammettere che hai dei gusti raffinati.
Sono onorato tu abbia condiviso questo con me. Ti auguro una buona giornata lastricata tenere parole 🌹
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Le dita affusolate del sogno chiudono i miei occhi chè la realtà senza di te perde la sua magia Oltre il buio delle palpebre, invece, l'immagine tua mi ispira una promessa di felicità So che non mi basterebbe guardarti Non mi basterebbe inebriarmi del profumo della tua pelle, né toccarti mi appagherebbe. Solo se fossi parte di te, se mi sussurrassi il tuo nome sulle labbra, solo allora si placherebbe la mia anima. Il mio fuoco è inestinguibile, dimora nell'onirico, a un solo passo dalle tue ultime impronte sulla sabbia di un mare lontano. Riaprirò i miei occhi perché devo, e il riverbero del mio desiderio più profondo di te, mi renderà tollerabile il mondo ancora per un po', finché il tuo incanto non verrà a cercarmi ancora. ---- Antonio... Ti devo un sorriso, una carezza e un abbraccio, intanto grazie di cuore! Ancora una volta hai dimostrato di essere una persona di gran cuore e non finirò mai di ringraziarti per questa bellissima poesia.❤️❤️
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“L’uomo è un’invenzione di cui l’archeologia del nostro pensiero mostra agevolmente la data recente. E forse la fine prossima. Se tali disposizioni dovessero sparire come sono apparse, se, a seguito di qualche evento di cui possiamo tutt’al più presentire la possibilità ma di cui non conosciamo per ora né la forma né la promessa, precipitassero, come al volgersi del XVIII secolo accadde per il suolo del pensiero classico, possiamo senz’altro scommettere che l’uomo sarebbe cancellato, come sull’orlo del mare un volto di sabbia”
M. Foucault -Le parole e le cose
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Lavoro lavoro…sto benedetto lavoro mi tiene sveglia 🤪 e rifletto… ma lo sai che negli ultimi avevo così poca ma così poca stima di te, da avere la nausea ogni volta che ti sentivo al telefono. Provavo fastidio anche solo nel pensarti e spesso mi scocciavo a chiamarti. Penso che l’innamorato mi fosse già finito anni a fa e che il mio fosse più un “passare il tempo”. Forse anzi inizio a pensarlo …non ti ho mai amato… non ti amavo allora perché non provo nulla adesso. Il tempo passa ed io ti immagino come una scritta storta sulla sabbia…una scritta quasi del tutto cancellata dalle onde del mare. Consapevole che quando ripenso raramente a te, come adesso, non provo nulla che pena per te. Ai miei occhi sei il fallimento dei tuoi genitori, sei il fallimento nelle tue amicizie, sei un fallimento nella vita perché non hai concluso nulla di nulla e sei un fallito per me. Stavolta non scherzo!!! Sei un fallito che ha fallito e che fallirà sempre anche se ti dovessi impegnare resterai un mediocre uomo senza arte né parte e questo lo sanno solo i tuoi genitori… in particolare tua madre! Tua madre che ti ha coperto sempre e che ti ha reso quello che sei. Ma d’altronde dall’ ignoranza cosa si poteva generare? Beh risponditi da solo. Non sei un uomo in nessun senso perché ai miei occhi sei povero e ti manca tutto. Non sei tu ad aver accettato me ma il contrario…ma solo per un po’ poi mi hai stancata. Se il cervello ti si è annebbiato dalle canne rinforzate🤣 il corpo ti ha abbandonato nella meccanica fisica! Pensi non lo sapessi che sei impotente? Lo sapevo eccome 😁 e tu sapevi che ero la sola a saper sbloccare il tuo cervello malato. Ma …ti sei rotto lo stesso e da solo. La buona uscita di fine rapporto è bastata fin tanto da farmi fare spallucce e scegliere il meglio per me dopo di te. Ah …dimenticavo SI ti ho anche tradito per che mi annoiavi. È questo quello che penso e mi sta bene.
Nani 🖕🏿
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[...] Il fatto è che quando viaggiamo l’occhio fa la sua parte, e anche gli altri quattro sensi e la nostra sensibilità fanno la loro parte, insieme con la nostra enciclopedia personale, il nostro punto di vista sulla realtà e la cultura in cui siamo imbevuti.
Per questo, al ritorno da un paese lontano o da un viaggetto fuori porta, ognuno di noi porta con sé un’altra impressione dell’esperienza vissuta e le foto di due persone che hanno visitato gli stessi luoghi nel medesimo tempo non saranno mai le stesse foto. (E in verità nemmeno le foto degli stessi luoghi fatte in tempi diversi dalle medesime persone risulteranno mai le stesse).
È il vizio imprescindibile della soggettività. Nessuno mangia mai lo stesso piatto, guarda lo stesso panorama o ascolta la stessa musica e ognuno porta con sé il suo bagaglio e il suo fardello.
Mi sono svegliato che volevo dire una cazzata e la volevo condividere con voi. L’ho detta. Ma sono certo che i vostri sensi, la vostra sensibilità e la vostra cultura la sapranno riempire di significato e daranno senso alle mie poche scarne parole nate al risveglio di un giorno di vacanza in una località piena di cemento, gente, sabbia sottile e mare buono, quello che ti accoglie e ti culla come se tu ancora non fossi venuto al mondo e non avessi dietro e dentro di te né ricordi né pensieri.
Da Le ragioni delle Coste B.
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"La cosa bella di Gaza è che le nostre voci non la raggiungono, niente la distoglie.
Niente allontana il suo pugno dalla faccia del nemico.
Né il modo di spartire le poltrone del Consiglio Nazionale, né la forma di governo palestinese che fonderemo dalla parte est della Luna o nella parte ovest di Marte, quando sarà completamente esplorato.
Niente la distoglie.
E’ dedita al dissenso: fame e dissenso, sete e dissenso, diaspora e dissenso, tortura e dissenso, assedio e dissenso, morte e dissenso.
I nemici possono avere la meglio su Gaza.
Il mare grosso può avere la meglio su una piccola isola.
Possono tagliarle tutti gli alberi.
Possono spezzarle le ossa.
Possono piantare carri armati nelle budella delle sue donne e dei suoi bambini.
Possono gettarla a mare, nella sabbia o nel sangue.
Ma lei: non ripeterà le bugie.
Non dirà sì agli invasori.
Continuerà a farsi esplodere.
Non si tratta di morte, non si tratta di suicidio.
Ma è il modo in cui Gaza dichiara che merita di vivere."
(Mahmoud Darwish – poesia scritta nel 1973)
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2. La Sirena
Sulla spiaggia, Tra le dune, Tra gli scogli La sabbia sulla faccia Una foca che non si muove Inaccettabile realtà.
La Sirena Mi chiamano la Sirena Con le gambe Senza vita La saliva Alla bocca In tutto questo vuoto Resta solo la vergogna.
Oltre al ricordo di quella notte.
Il metallo pesante contro la schiena Taglia le vesti Rompe le ossa Arriva dentro lacerando le interiora Il dolore, il sangue La faccia sulle foglie secche Il mantello pesante, il rumore. Ve ne andate, mi lasciate qui Non ve ne andate, non ve ne andate La delusione La disperazione Tra le fitte, la nausea, il sangue Il magone.
Solo il sole Solo il vento Su un lato del viso Quello non accasciato a terra Solo il mare.
L'uomo della casa Mi porta ogni giorno alla spiaggia Me ne accorgo solo Perché cambia il panorama Non conta più nulla Se non cercare di negare L'incancellabile verità.
Quello che mi fa Non ha più importanza Mi trascina Si spoglia La mia faccia verso il mare. Si riveste Si allontana Lavora alla barca Si lava in mare Mi trascina a casa. Non sento niente Se non il ricordo di quella notte.
Nella vasca da bagno Mi guarda la bambina La Sirena Dalla pelle bianca e scivolosa L'unica sirena Col rischio di affogare.
Se me lo lasciassero fare Non opporrei alcuna resistenza Non ho più volontà.
Sicario senza padrone Il vostro disinteresse La vostra crudeltà Non trova risposta nel mio cuore Che batte a malapena. Ogni tanto vi sento arrivare Sulla scogliera Guardate cosa resta Del vostro errore.
Un incidente di ieri Non cercavate neanche me Avevo dodici anni Ora una bambina senza età.
Se voi foste qui Se non aveste provato ad uccidermi Perché ci sono ancora? Giorni infiniti Un peso morto, senza capo né coda.
Racconteranno di me Nelle storie degli anziani Della più triste storia Mai sentita in queste strade. Della bimba "destrozada" Della bimba mai cresciuta Che guardava fissa il mare Con la coda da Sirena.
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3. (Sola)
Elena ha prenotato un posto all’Hotel Solitudine, quest’estate. Le piace, ogni tanto ha una voglia spaventosa di mettersi in un buco pieno di luce e buttare fuori tutti. Tutti. Non sentire più nessuna voce, ad esempio. E anche le sagome, anche quelle danno fastidio, anche quelle che ti amano. Basta.
Fine Maggio va bene per il mare. E infatti sulla spiaggia ci sono appena due famiglie, oltre a lei. Una quella classica, con i bambini e il materassino e almeno due borse tra giochi e cose da mangiare. Nell’altra c’è una coppia di mezza età ed una vecchia, sotto l’ombrellone. Non c’è neanche vento, un soffio appena. Elena si stende. Ha da leggere un giornale ed un libro, un solo tubetto di crema. Ma il giornale le dà il voltastomaco e del libro legge tre sole pagine, prima di posarlo. Le lettere si erano ammassate sciocche, una dietro l’altra, e il candore del foglio sotto quel sole era insopportabile.
Sono una stronza, si dice.
Il mare sembra non avere alcun interesse. Si stende beato, si riprende le pieghe, e continua, continua. Il mare non ha carne, né pensieri, luccica solo del gran finimondo azzurro, là, sopra di lui, e disperde il suo colore in milioni di schizzi, li raccoglie e li ributta in mezzo.
Elena vorrebbe starsene sola, così pensa. Vorrebbe starsene dimenticata su quella spiaggia, non sentire nient’altro che il sole e la risacca. Vorrebbe restarsene così almeno qualche anno e forse nel frattempo scomparire.
Se solo fosse così facile. Se solo non la cercasse nessuno. Se solo non venissero a cercarla quelle cose, dentro. Dimenticare.
Però qui non è male. Le macchine sono lontane. Sulla sabbia galleggiano oggetti andati persi. Sembrano riposare. Ogni tanto le arriva l’odore dei gigli di mare e le sembra pulito. Un profumo che non chiede nulla, non vuole intromettersi, non ha quella indiscrezione di cui nessuno pare non volere fare a meno. Elena vuole riposare. Vuole starsene come un fiore tra gli altri, come un sasso. Non l’ha chiesto lei, il suo nome. Ecco. Farsi curare da quella pace. Forse è ancora possibile che la pelle guarisca. Chissà. Nel frattempo è ovvio che un treno non ci sia, solo la sala d’attesa, che non è una meraviglia.
Ma aspettare cosa.
L’aria è talmente pulita da far male. Chissà la nonna sotto l’ombrellone cosa pensa. Magari le stesse cose. Starà maledicendo il fatto di non essere più giovane e di non avere un ragazzo dalla pelle profumata che la porti via.
Ma no. Starà pensando alla morte che arriva, a quanto poco le resta. È impossibile che abbia pensieri riverenti. Sarà persa in qualche spiazzo dove anche lei può dimenticare.
Elena si raccoglie sotto il sole. Se vuoi prendimi, gli dice. Ma il sole non l’ascolta.
È ora di andare. Elena raccoglie i pensieri, mette nella borsa le sue cose. È ora di tornare. “Perché?”- si chiede. Non lo sa. Si alza, come se fosse la fine. Sa solo che lo farà, come ci fosse ancora qualcosa di bello.
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01/12/2023 • II
Una citazione da Una trilogia palestinese al giorno
Gaza non si vanta delle sue armi, né del suo spirito ri. voluzionario, né del suo bilancio. Lei offre la sua pellaccia dura, agisce di spontanea volontà e versa il suo sangue.
Gaza non è un fine oratore, non ha gola. È la sua pelle a parlare attraverso il sangue, il sudore, le fiamme.
Per questo, il nemico la odia fino alla morte, la teme fino al punto di commettere crimini e cerca di affogarla nel mare, nel deserto, nel sangue.
Per questo, gli amici e i suoi cari la amano con un pudore che sfiora quasi la gelosia e talvolta la paura, perché Gaza è barbara lezione e luminoso esempio sia per i nemici che per gli amici.
Gaza non è la città più bella.
Il suo litorale non è più blu di quello di altre città arabe.
Le sue arance non sono le migliori del bacino del Mediterraneo.
Gaza non è la città più ricca.
(Pesce, arance, sabbia, tende abbandonate dal vento, merce di contrabbando, braccia a noleggio.)
Non è la città più raffinata, né la più grande, ma equivale alla storia di una nazione. Perché, agli occhi dei nemici, è la più ripugnante, la più povera, la più disgraziata, la più feroce di tutti noi. Perché è la più abile a guastare l'umore e il riposo del nemico ed è il suo incubo. Perché è arance esplosive, bambini senza infanzia, vecchi senza vecchiaia, donne senza desideri. Proprio perché è tutte queste cose, lei è la più bella, la più pura, la più ricca, la più degna d'amore tra tutti noi.
Mahmoud Darwish
#mahmoud darwish#palestine#palestinian literature#palestinian writers#free palestine#free gaza#gaza#gaza strip#gaza genocide#i stand with palestine#israel#literature#book quotes#mailmiocuoredipietratremaancora
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Figliolo mio,
forse non mi conosci, ma Io so tutto di te. So quando ti siedi e quando ti alzi, conosco ogni passo che fai e so il numero esatto dei capelli sulla tua testa, perché sei stato fatto a mia immagine. Ti ho conosciuto prima che tu nascessi, ti ho scelto quando ho pianificato la creazione, non sei stato un errore, perché ogni tuo giorno è già scritto nel mio Libro. Sei stato fatto in modo meraviglioso, Io ti ho formato nel ventre di tua madre e ti ho preso dal suo grembo il giorno in cui sei nato.
Chi non mi conosce mi ha presentato in modo sbagliato, non sono né lontano né arrabbiato, ma sono l'espressione perfetta dell'amore, manifestato in mio Figlio Gesù... ed è mio desiderio amarti, semplicemente perché sei stato creato per essere mio figlio e affinché Io sia tuo Padre.
Io sono colui che provvede ad ogni tua esigenza, il mio piano per il futuro è pieno di speranza. Perché ti amo di un amore eterno. I miei pensieri per te sono smisurati, sono come la sabbia del mare. Sono vicino a te per salvarti, in te mi rallegro e gioisco. Non smetterò mai di farti del bene: se ascolti la mia parola e la metti in pratica, sarai il mio tesoro speciale.
Voglio con tutto il mio cuore e con tutta la mia anima che tu prosperi, desidero mostrarti cose grandi e meravigliose. Se mi cerchi con tutto il cuore mi incontrerai... Trova il tuo diletto in me e Io ti concederò i desideri del tuo cuore. Perché sono Io che suscito in te ciò che tu vuoi. Sono potente, e posso fare in te molto più di quanto tu immagini.
Sono il Padre che ti consola in tutte le tue tribolazioni, sono vicino a te quanto il tuo cuore è ferito. Vedo che a volte sei tanto lontano da me, e arrivo a temere di perderti per sempre. Ieri ti ho visto molto triste e avrei voluto privarti di questo dolore. Ho gridato ai quattro venti, ma non sei venuto a cercarmi. Ti ho visto parlare con i tuoi amici, ti ho visto mangiare fuori orario e ho camminato con te nella strada verso casa. Ho quasi visto con i tuoi occhi ciò che stavi guardando tu, ciò che ti ha provocato tanta nostalgia. Avrei voluto che tu mi prestassi ascolto. Ma non l'hai fatto, e quindi ho aspettato tutto il giorno.
Ti ho donato un bel tramonto a conclusione delle tue giornate, e una leggera brezza per permetterti di riposare meglio. Ti ho aspettato, dopo un giorno così frenetico, ma non sei mai venuto. La scorsa notte ti ho visto dormire e ti ho voluto toccare la fronte. Ti ho mandato dei raggi di luna dentro casa per vedere se ti fossi svegliato, ma hai continuato a dormire.
Ti parlo all'orecchio attraverso le foglie degli alberi e il profumo dei fiori, grido a te nei ruscelli di montagna, e attraverso gli uccelli canto il mio amore per te. Ti rivesto del calore del sole e profumo l'aria della natura con l'aroma della natura. Ascolto il silenzio dentro di te e provo a suscitare in te dei buoni desideri. Non sono lontano, sono nel tuo cuore. Regala uno sguardo d'amore a tutti coloro che ti circondano, e mi troverai, in ogni momento.
Oggi ho cercato qualcuno che mi prestasse le sue mani per scriverti, d'ora in poi scriverò direttamente nel tuo cuore. Se me lo permetti, devi solo dirmi ‘Sì'... So che è difficile vivere in questo mondo, lo è davvero, ma se confidi in me ti darò nuove forze. A partire da oggi. Parla con me, scarica i tuoi pesi e le tue ansie su di me. Ho sempre tempo per te, raccontami ogni cosa, piangi se vuoi, asciugherò ogni tua lacrima e accarezzerò il tuo volto.
Chiamami a qualsiasi ora del giorno o della notte, non dormo mai e ti risponderò sempre. Se tu riuscissi a guardare l'universo con amore, a vederti nello specchio con umiltà, a mostrare tenerezza a chi ti sorride, misericordia a chi ti chiede compassione e perdono a chi ti fa piangere... la mia voce diventerà il tuo pensiero.
Come il pastore guida le sue pecore, così io ti conduco vicino al mio cuore. Un giorno asciugherò ogni lacrima dai tuoi occhi ed eliminerò tutto il dolore che hai sofferto sulla terra. Ti amo tanto, al punto da aver mandato mio Figlio Gesù affinché tu abbia vita eterna. Perché in Gesù ho rivelato il mio Amore per te, Lui è la rappresentazione esatta del mio essere. È venuto per dimostrarti che Io sono dalla tua parte, non contro di te. È venuto per dirti che non ricorderò più dei tuoi peccati. Gesù è morto affinché tu possa riconciliarti con me, la Sua morte è stata la massima espressione del mio amore per te... Ho dato ogni cosa per avere il tuo amore...
Vieni a casa e celebra la festa più grande che il Cielo abbia mai visto... Sono sempre stato, e sempre sarò, tuo Padre. La domanda è: vuoi essere mio figlio? Sono con le braccia aperte, aspetto te. Devi soltanto ricevere mio Figlio Gesù nel tuo cuore.
Ti abbraccio e non me ne vado. Resto al tuo fianco. Ti amo!
Con affetto: tuo papà, Dio
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