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Salvador Dalí: Surrealismo e Innovazioni Artistiche
Salvador Dalí è una delle figure più importanti ed eccentriche della storia dell’arte. È famoso per le sue opere surrealiste. Ha usato il metodo paranoico-critico per creare opere come “La persistenza della memoria” (1931). Ha esplorato temi come il sogno, la realtà e il subconscio. Ha combinato tecniche classiche con elementi surreali. La sua produzione include pittura, cinema, design e…
#Arte Surrealista#Innovazioni Artistiche#Movimento Surrealista#Pittura Surrealista#Salvador Dalí#Surrealismo
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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hoje eu fui numa palestra do evento de língua francesa que tá acontecendo na minha faculdade, aí era ministrada por uma prof do nosso instituto de artes e design... automaticamente lembrei de ti! ela falou sobre o réne magritte (o tema do evento esse ano são os 100 anos do manifesto surrealista e tals), apresentou umas obras dele e um pouco da biografia também.
queria vir só te contar mesmo, pq internamente eu tava assim nossa a klim ia adorar, eu acho... mas vc já viu algo sobre ele? ou gosta do movimento?
🥺 Você lembrou de mim, Nina? Obrigada!
SIM, o Magritte foi o primeiro artista pelo qual fiquei obcecada na faculdade. Inclusive, meu user era antes MagritTaes KKKKK por causa dele 🤭 KlimTaes muito melhor, né? E Klimtjardin nem se fale, enfim.
Obrigada por me deixar saber 🤗
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Quem foi Tarsila do Amaral?
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Tarsila do Amaral foi uma renomada artista plástica brasileira do movimento modernista. Reconhecida como uma das principais pintoras da 1° fase do modernismo, passou sua infância e juventude em São Paulo, junto com seus pais e sete irmãos.
Mais tarde, mudou-se para Barcelona, na Espanha, para concluir seus estudos. Aos 16 anos, realizou sua primeira pintura.
Ao retornar ao Brasil, casou-se com André Teixeira Pinto, com quem teve uma filha. Em 1920, divorciou-se e seguiu para Paris, na França, para estudar arte na Academia Julian, uma conceituada escola de pintura e escultura.
No ano de 1922, período marcado pela Semana de Arte Moderna, Tarsila participou do “Salão Oficial dos Artistas da França”. De volta ao Brasil, conheceu o escritor modernista Oswald de Andrade, com quem teve um relacionamento entre 1926 e 1930.
Junto com Oswald de Andrade, Anita Malfatti, Mário de Andrade e Menotti Del Picchia, integrou o “Grupo dos Cinco”. Essa união de artistas buscava transformar o panorama cultural e artístico do Brasil, incorporando influências das vanguardas europeias à cultura brasileira.
Características da arte de Tarsila:
Tarsila criou mais de 270 obras, organizadas em diferentes fases:
Fase Pau Brasil: marcada pelo uso de cores intensas e temas nacionais que exaltavam a brasilidade, como a pintura A Cuca (1924).
Fase Antropofágica: inspirada pelas vanguardas europeias, especialmente o surrealismo e o cubismo, além do conceito de antropofagia.
Fase da Pintura Social: dedicada a temas sociais e cotidianos do Brasil.
Outros aspectos marcantes de suas obras incluem:
Uso de cores vibrantes, rompendo com as regras clássicas da pintura tradicional;
Influência do cubismo, evidenciada pelo emprego de formas geométricas;
Representação de paisagens brasileiras, cenas do cotidiano e questões sociais;
Estética inovadora, com forte inspiração surrealista, especialmente na fase antropofágica.
Feito por: Alyce Evellyn
Abaixo um pequeno vídeo sobre a vida de Tarsila do Amaral:
youtube
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Joan Miró
Um aniversariante de 20 de abril: o surrealista espanhol Joan Miró – em uma de suas últimas fotografias, no ateliê em Palma de Maiorca, em 1978, no retrato feito por Jean Marie del Moral. Escultor, pintor, gravurista e ceramista, referência nos movimentos da arte moderna, Miró permanecia muito lúcido e na ativa quando morreu, em dezembro de 1983, aos 90 anos. Veja também: Semióticas – Inventando a Abstração https://semioticas1.blogspot.com/2012/12/inventando-abstracao.html
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FORMA REFORMA > Fernando Santos
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O fotógrafo paulista Fernando Santos, após experiências passadas com pintura, marchetaria, cerâmica, escultura, conservação e restauro de obras de arte, como escreve o editor e curador paulista Eder Chiodetto "segue criando instâncias de reflexão sobre a faculdade do olhar, desta vez centrado na forma como deciframos a ilusão construtiva das imagens pelos aparatos fotográficos." É o que ele mostra em seu primeiro livro Forma Reforma (Fotô Editoral, 2022). Explica também o curador, que o artista busca fundar novas percepções visuais ao rearranjar a lógica que move objetos ordinários e suas representações performativas.
Forma Reforma é uma síntese de imagens que nos levam diretamente ao corolário modernista brasileiro, com certa dose construtivista, entre outros movimentos, onde podemos encontrar filigranas de autores como o carioca José Oiticica Filho (1906-1964) entomólogo e fotógrafo, Geraldo de Barros (1923-1998), fotógrafo, pintor e designer paulista ( a nos lembrar de sua série Formas e Fotoformas. leia aqui review https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/150170667411/geraldo-de-barros-fotoformas-e-sobras) igualmente nos aproximando dos clássicos surrealistas como o americano Man Ray (1890- 1976) com suas experiências sem câmara e arranhando as projeções e sombras da artista gaúcha Regina Silveira, além do húngaro László Moholy-Nagy (1895-1946), mestre da Bauhaus e também construtivista, artista ao qual Chiodetto faz referência em seu texto.
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Na perspectiva do curador, esmiuçando alguns de seus detalhes: " Uma apara de papel fina, longa e com dobraduras imprecisas, interceptada a caminho do lixo pelo artista, ganha o protagonismo num plano horizontal monocromático - esse local inerte, o ponto zero a partir do qual espocam os gatilhos criativos de Santos. A apara, amparada pelo plano, vê seu corpo esguio e desleixado sensualizar-se. Formas rebeldes que ora tocam, ora se distanciam do plano reto, ganham volume e volúpia. Figura e fundo criam artífices e segredam deleites formais. O artista entra em jogo e habilmente lança um foco de luz."
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Fernando Santos com seu belo livro consegue manter um perfil autoral, ainda que identifiquemos estas inúmeras referências, o que é intrínseco à boa arte fotográfica. Em seu progresso enxergamos uma função ontológica calcada nos metadados que insere em suas imagens, ora com papéis cortados em formas geométricas, esculturas de arame, certas assemblages ou fusões quiméricas.
É preciso lembrar que a retomada mais ampla dos modernos dá-se a partir de 2006, com a exposição Fotoclubismo Brasileiro, no Museu da Imagem e do Som (MIS) de São Paulo, que mostrou recortes como a Retrospectiva Fotoclubistas Brasileiros dos anos 1940 a 1970, a exposição do acervo do Foto Cine Clube Bandeirante (FCCB) no Museu de Arte de São Paulo (MASP) em 2016 com curadoria da artista mineira Rosângela Rennó e seu respectivo livro; o aumento da coleção Moderna para sempre do Itaú Cultural, depositados no livro Foto Cine Clube Bandeirante: Itinerários globais, estéticas em transformação publicado pela Almeida & Dale Galeria de Arte,em 2022, com curadoria do paulistano Iatã Cannabrava e o curador cubano José Antonio Navarrete, fundamentais para a legitimação da fotografia mais abstrata, distante dos perfis mais convencionais e essencialmente como prática artística.
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Neste sentido o trabalho de Santos dá continuidade a este movimento adicionando outras interpretações de sua lavra trabalhando com suas próprias referências e mantendo sua independência autoral, "investigando as fissuras das representações imagéticas visando desconstruir um jogo ilusório" como bem escreve Chiodetto em seu texto no livro. Uma busca por novas percepções visuais que rearranja a lógica que move objetos ordinários e suas representações performativas.
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Na sua performatividade enxergamos o mover e ser movido por pulsões espaciais, entre matéria em movimento e imobilidade, amoldando-se a princípios somáticos, uma espécie de alegoria quando o autor cria suas abstrações primárias, como a formatação da escultura de arame para depois ser fotografada. O elemento estático destes que ganham movimento em suas estruturas, refletidas nas fotografias ou nas inúmeras representações gráficas que compõem o livro, onde vemos certo pluralismo proposto pelo autor.
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Para Santos, escreve o editor, a fotografia é um veículo paralisante que visa cristalizar os movimentos que ele impulsiona entre eventos escultóricos e gestos performáticos. Por meio do jogo fotográfico, o artista gera mutações que impactam e problematizam ao mesmo tempo três linguagens com as hipóteses que ele propõe em seu palco de representações: aplaina a tridimensionalidade do objeto-escultura, furta o movimento coreográfico e performático que anima seus personagens ordinários (aparas de papel, arames, pedaços de vidro etc.) e, por fim, o processo finaliza-se com a criação de fotografias que se esgueiram entre ser um documento da experiência ou obras acabadas que encapsulam todos esses movimentos. Movimentos esses que surgem na ressurreição dos objetos já cancelados em seus usos na sociedade e findam, sem acabar, no momento em que são iluminados na ribalta planificada do artista para, assim, saltarem do ordinário para o extraordinário."
Mesmo não sendo mais possível considerar a natureza em si como um objeto da fotografia, a necessidade de discuti-la e manuseá-la engendra o caminho do autor. O que nos leva a pensar no livro Ponto e linha sobre o plano (WMF Martins Fontes, 2012) publicado em 1926 pelo artista moscovita Wassily Kandinsky (1866-1944) não somente por algumas imagens de Fernando Santos serem assemelhadas a do autor russo, mas porque está conectado a sua teoria da Forma, que concebia, como necessidade, a elaboração de uma estrutura lógica para atingir a ressonância interior na construção da abstração. Embora o genial artista não tenha pensado exatamente na fotografia, podemos fazer esse paralelo com a pintura e suas referências que deságuam nas suas significâncias subjetivas.
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Voltando a Chiodetto, "Ainda que as câmeras fotográficas tenham desde sua origem adotado os parâmetros da perspectiva renascentista e com isso criando ilusões especulares que nos levam a intuir distâncias entre planos e pontos de fuga em um suporte bidimensional, as fotografias são um constructo que tentam em vão mimetizar a experiência do olhar." Entretanto é notável que o autor subverte essa ordem ao propor uma diferente ótica em suas construções, como suas figuras que formatam camadas óticas sustentadas por um diacronismo expresso em suas tessituras cujos elementos plásticos são o resultado mais evidente.
Por meio do jogo fotográfico, escreve o curador, "o artista gera mutações que impactam e problematizam ao mesmo tempo três linguagens com as hipóteses que ele propõe em seu palco de representações: aplaina a tridimensionalidade do objeto-escultura, furta o movimento coreográfico e performático que anima seus personagens ordinários (aparas de papel, arames, pedaços de vidro etc. e, por fim, o processo finaliza-se com a criação de fotografias que se esgueiram entre ser um documento da experiência ou obras acabadas que encapsulam todos esses movimentos."
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Mas, estas experiências mais do que interessantes, ainda assim propõem ao leitor o lugar do fotógrafo: testemunhar suas cenas ou ceder à ilusão de contemplar a proposta do autor e seus efeitos. Se no conceito abstrato a representação das imagens é distanciada da realidade, interpretamos aqui a "forma" como a capacidade da obra permitir observações diversas em relação a sentimentos e emoções. Vemos no livro elementos cuja formatação é regida pela figuração, com objetos reconhecíveis e uma proposta mais objetiva, que paradoxalmente nos levam ao modelo renascentista ressignificado por artistas na vanguarda de escolas como Vkhutemas e Bauhaus, com artistas que reconhecemos neste livro, como o russo Aleksandr Rodchenko (1891-1956) ou na obra do já citado Moholy-Nagy.
Imagens © Fernando Santos. © Juan Esteves
Infos básicas:
Concepção e fotografias: Fernando Santos
Edição: Eder Chiodetto e Fabiana Bruno
Coordenação: Elaine Pessoa
Projeto gráfico; Rafael Simões
Tratamento de imagens: José Fujocka
Impressão: Ipsis Gráfica e Editora
Edição de 500 exemplares
como adquirir: https://fotoeditorial.com/produto/forma-reforma/
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O que faz de ‘Os Amantes’ um René Magritte.
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A arte moderna foi um período que deu espaço para diversos movimentos distintos, porém intrigantes e únicos por si só. Dentre muitos, o surrealismo teve uma influência duradoura nas artes visuais na década de 1920. Caracterizando-se pela exploração do inconsciente e do irreal mundo dos sonhos, o surrealismo pôs em ascensão obras e artistas conhecidos até os dias de hoje. Salvador Dalí com ‘A Persistência da Memória’, Frida Kahlo com ‘O Veado Ferido’ e René Magritte com ‘Os Amantes’. René em específico, foi um pintor belga cujas obras são conhecidas por desafiar a lógica e a realidade convencional. ‘Os Amantes', uma obra aberta a interpretações carregadas de intensidade, mas sem um significado específico e com profundidade em sua construção visual. Aqui, discutiremos o que faz de ‘Os Amantes’ um René Magritte.
Pintada em 1928, “Os Amantes” se trata de uma obra íntima, onde duas pessoas que se amam estão prestes a se beijar, mas seus rostos estão cobertos por tecidos opacos, impossibilitando a visualização de suas faces. Passível à interpretação, a pintura incentiva os espectadores a refletirem não só sobre suas próprias vivências e perspectivas, mas as de outrem também. De quem eles escondem seus rostos? De um do outro, dos outros ou de si mesmos? Apenas somos capazes de conhecer a pessoa ao nosso lado quando tudo acaba, nem tudo pode ser mostrado, em nenhum aspecto, sempre há algo a ser coberto por um tecido que não se permite a passagem da luz, que não permite a verdade. O amor vem acompanhado de complexidades.
Além da ambiguidade emocional que ‘Os Amantes’ traz à tona, Magretti soube como balancear os detalhes da composição da pintura. As cores são sutis, o uso de luz e sombras são muito bem manuseados, criando um contraste entre o ato de amor simbolizado pela posição dos personagens e os tecidos em suas cabeças, uma atmosfera duvidosa. A habilidade técnica e detalhada de pintura, pinceladas suaves para criar a natureza surrealista da cena contribuem para a complexidade visual. Traços perfeitos e perspectiva matemática. Aliás, a perspectiva da cena é garantida pelas linhas da parede e do teto, com friso. O fundo cinza é neutro, mas marcante, carregado, o que destaca a cena do beijo.
René Magritte iniciou sua carreira em meados da década de 1910, inspirando-se no Cubismo e no Futurismo. No entanto, foi no final da década de 1920 que encontrou a sua voz distinta no movimento surrealista liderado por André Breton. Ele se destacou por suas representações meticulosas e detalhadas de objetos do cotidiano, muitas vezes combinando elementos familiares de maneiras inesperadas. O artista era religiosamente agnóstico e politicamente de esquerda, mantendo laços estreitos com o Partido Comunista. Magritte tinha a capacidade de criar imagens instigantes e enigmáticas que desafiavam as expectativas dos espectadores, consolidando o seu lugar como um dos grandes artistas surrealistas do século XX. Sua obra continua a ser estudada e apreciada por sua originalidade, estilo impactante e contribuição ao movimento artístico surrealista. Agora considerado um dos artistas surrealistas mais influentes, o seu trabalho continua a intrigar através da sua mistura instigante de realidade e imaginação. Embora Magritte tenha falecido em 1967, as suas pinturas enigmáticas e subversivas continuam a ser uma pedra de toque da história da arte moderna.
É inegável que a genialidade de René Magritte com sua obra “Os Amantes” reside na capacidade de provocar pensamentos e interpretações diversas. Magritte desafia o espectador a transcender a superfície das imagens e a explorar os reinos mais profundos da psique humana. Ele estabelece um diálogo de uma via de mão dupla entre o observador e a arte, trazendo à tona questões aparentemente simples, porém existenciais. Amor, ódio, segredos, dúvidas, identidade, a complexidade do ser humano e suas experiências. O pintor e a obra se complementam não só entre si, mas com o público também. Assim, "Os Amantes" não é apenas uma pintura, mas um convite à contemplação e à descoberta do inexplorado, refletindo o brilhantismo singular que caracteriza a vasta contribuição de René Magritte para o mundo da arte.
Grupo: Aisha Vitória (01645124); Kaylane Felix (01646488); Luana Santos (01647106) e Thais Fernanda (01644484)
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António Maria Lisboa (1928-1953)
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(“Em cima do telhado”. Da esquerda para a direita: Mário Cesariny, Mário Henrique Leiria, António Maria Lisboa, Henrique Risques Pereira.)
António Maria Lisboa, poeta, que ficou associado ao movimento surrealista português ao lado de artistas e poetas como Mário Cesariny, Carlos Eurico da Costa, Mário Henrique Leiria e Artur do Cruzeiro Seixas.
Morreu de tuberculose com apenas 25 anos mas deixa um forte contributo para o movimento surrealista e literatura portuguesa. Da sua obra, destacam-se: Ossóptico (1952), Erro Próprio (1952), Isso Ontem Único (1953), A Afixação Proibida (1953, em colaboração), A Verticalidade e a Chave (1950), O Sonho e a Vigília de Alfred Jarry seguido de O Senhor Cágado e o Menino (1958).
Em 2022 a Editora Assírio&Alvim publica a nova edição de “Poesia” de António Maria Lisboa. Com organização e apresentação de Mário Cesariny reune um conjunto de cartas e outros poemas dirigidas aos grandes interventores do surrealismo português.
PROJECTO DE SUCESSÃO
Para o Mário-Henrique
Continuar aos saltos até ultrapassar a Lua
continuar deitado até se destruir a cama
permanecer de pé até a polícia vir
permanecer sentado até que o pai morra
Arrancar os cabelos e não morrer numa rua solitária
amar continuamente a posição vertical
e continuamente fazer ângulos rectos
Gritar da ianela até que a vizinha ponha as mamas de fora
pôr-se nu em casa até a escultora dar o sexo fazer gestos no café até espantar a clientela
pregar sustos nas esquinas até que uma velhinha caia
contar histórias obscenas uma noite em família
narrar um crime perfeito a um adolescente loiro
beber um copo de leite e misturar-lhe nitroglicerina
deixar fumar um cigarro só até meio
Abrirem-se covas e esquecerem-se os dias
beber-se por um copo do oiro e sonharem-se Índias.
(Ossóptico)
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Carla Bley
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Carla Bley, grande protagonista dell’avanguardia statunitense degli anni Sessanta e Settanta, è stata compositrice, pianista e organista.
Viene soprattutto ricordata per l’album Escalator over the Hill, opera jazz-rock di un’ora e mezza.
Nata col nome Lovella May Borg a Oakland, California, l’11 maggio 1936, a sedici anni si è trasferita a New York. Lavorava nel celebre locale Birdland, quando ha conosciuto e poi sposato il pianista jazz Paul Bley, da cui prese il cognome che ha tenuto anche dopo il divorzio.
A partire dal 1960, le sue composizioni sono state eseguite da musicisti e musiciste di fama internazionale, che l’hanno consacrata come figura di riferimento del movimento free jazz.
Il lungo sodalizio musicale con il trombettista austriaco Michael Mantler, che ha sposato nel 1967, ha portato alla formazione della Jazz Composer’s Orchestra, inciso il primo disco, Communication, 1965, ha portato un lungo tour promozionale in Europa.
Il concept album Escalator over the Hill, prodotto tra il 1968 e il 1971, su tre dischi, suonato dalla Jazz Composer’s Orchestra, è un’opera, con parole e libretto, che spazia dal jazz al rock alla musica colta, ispirandosi alla tradizione delle big band. Ricordato come uno dei dischi fondamentali dell’avanguardia statunitense, ispirato ai testi del poeta surrealista John Haines, ha visto il coinvolgimento della figlia Karen Mantler, che ha partecipato a molti dei suoi successivi lavori in veste di tastierista e armonicista.
Nel 1973, insieme al marito, ha fondato l’etichetta discografica indipendente WATT Works.
Negli anni settanta ha fondato una big band che porta il suo nome con cui si è esibita sui palchi di tutto il mondo.
Ha collaborato con importanti musicisti e musiciste rock e continuato a lavorare agli arrangiamenti della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, leggendaria formazione che univa il jazz sperimentale alla musica politica folk e tradizionale.
Il suo ultimo disco è stato Life Goes On, del 2020.
È morta a Willow, 17 ottobre 2023, aveva 87 anni.
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NTELIGENCIA ARTIFICIAL QUE CRIA VÍDEO USANDO TEXTO E DEIXA SUAS IMAGENS COM MOVIMENTO. Um gerador de imagem com inteligência artificial é uma tecnologia que usa algoritmos avançados de aprendizado profundo para criar imagens realistas a partir de dados de entrada. Essa ferramenta é capaz de aprender e imitar as características de diferentes tipos de imagens, incluindo fotos, desenhos e pinturas, e gerar novas imagens que se parecem com o que o modelo aprendeu. Esses geradores de imagem podem ser usados para uma variedade de fins, incluindo na indústria de jogos para criar personagens e ambientes realistas, na publicidade para gerar imagens de produtos em diferentes cenários e para fins artísticos, como criar imagens abstratas ou surrealistas. Além disso, essa tecnologia pode ser usada para reconstruir imagens danificadas ou faltantes, ou até mesmo para melhorar a qualidade de imagens de baixa resolução. Em geral, o gerador de imagem com inteligência artificial é uma ferramenta poderosa que tem o potencial de revolucionar a maneira como as pessoas criam e usam imagens.
#inteligênciaartificial #ai #inteligencia #tecnologia #chatbot #midjourney
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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CENTRO UNIVERSO>ALE RUARO
O uso de contrastes extremos entre luz e sombras nas composições figurativas aumentam o efeito dramático de uma imagem. Na história da pintura próxima do renascimento as figuras foram frequentemente retratadas contra um fundo de intensa escuridão, mas iluminadas por uma luz brilhante e perscrutadora. Criadas por um chiaroscuro controlado, historiadores creditam a técnica ao milanês Michelangelo Merisi, conhecido por Caravaggio (1571-1610),retomada no início do século XVII por pintores influenciados por ele, como o francês Georges de La Tour (1593-1662), os holandeses Gerrit van Honthorst (1592-1656) e Hendrick Terbrugghen (1588-1629) ou o espanhol Francisco de Zurbarán (1598-1664), entre outros.
Naturalmente, a fotografia, uma técnica que nasce emulando a pintura, não poderia deixar de utilizar o chiaroscuro e todo seu valor pungente, não como o hieratismo daquela época, mas com diversidade em abordagens tanto líricas como contundentes, expressões tautológicas que remontam aos meados do século XIX, seja no aspecto mais social ou com um inevitável esteticismo a contrapor este estado. Importantes nomes como a vitoriana Julia Margaret Cameron ( 1815-1879) e o contemporâneo escocês Albert Watson, alguns dos inúmeros fotógrafos que flertaram com o meio.
Centro Universo ( Vertigem, 2023) livro de Ale Ruaro, gaúcho radicado em São Paulo é um pequeno compêndio permeado por esta singular prática pictórica. Seu cenário é o degradado ponto mais central da cidade de São Paulo, no qual seus personagens ora adquirem um tom trágico, ora enveredam pelo grafismo "noir" cinematográfico, termo criado pelo crítico francês Nino Frank nos anos 1940, que também traz influência do movimento expressionista alemão. Roteiros cuja liturgia é organizada em diálogos rápidos e frases incisivas, ainda que poéticas. Entretanto, o fotógrafo vai além com um percurso mais comovente estendido às condições contemporâneas do ser humano em uma cidade desprovida de políticas sociais e repleta de violência.
Em seu texto, o professor e fotógrafo Fernando B. Schmitt situa o leitor na geografia paulistana explanando seu perímetro categoricamente: "O Centro do Universo localiza-se em um apartamento de trinta e seis metros quadrados. A partir deste ponto desdobra-se a maior cidade da América Latina. O estado mais rico do país, uma das nações com maior desigualdade social e diversidade cultural..." Neste cenário, muitas vezes surrealista, centenas de fotógrafos há décadas - dos modernistas com suas produções analógicas à turba digital- trataram de documentar as ruas e as desigualdades das metrópoles brasileiras. O que faz a diferença neste Centro do Universo é tanto sua expressão gráfica mais contundente, em parte imaginada por Ruaro, na relevância dos traços arquitetônicos e no paradoxal visagismo incorporado em sua produção. já usado pelo autor em outras oportunidades como seu livro de retratos de personagens ligados a fotografia Retrato da fotografia brasileira ( Ipsispub, 2022) e em Ludus ( Ed.Bodoque, 2021).
No ensaio sobre a pintura Raft of the Medusa (1819) do francês Théodore Géricault (1791-1824) o ensaísta inglês Julian Barnes no seu livro A History of the World in 10 1/2 Chapters (Vintage, 1990) discorre sobre as ligações inefáveis entre "arte e catástrofe" usando esta enorme tela, abrigada no Louvre, como uma ferramenta para aprofundar sua tese, no conteúdo de um naufrágio real, de que uma das funções da arte é levar-nos a compreensão de uma tragédia. No entanto, não aprofunda-se na condição dos náufragos serem negros. Já este livro de Ruaro, expressa justamente a condição mais dolorosa de seus personagens, ainda que certo esteticismo seja inevitável.
Schmitt realça que " Há muito mais para ver, os objetos que brilham na luz e os esconderijos nas sombras." ou mais dramaticamente "Formas que respiram fuligem, brotam sobre qualquer solo e bebem água com diesel." O texto é um convite ao leitor para mergulhar em um mundo que a maioria recusa a ver. Daí a ideia de Barnes, sobre o papel da arte, que amolda-se às imagens de Ale Ruaro: revelar o absconso, instigar o leitor tornando palpável o inefável em suas urdiduras gráficas, capturadas em suas deambulações ao lado dos personagens esquecidos pela sociedade, vozes que ecoam na escuridão do centro paulistano.
A fotografia e sua habilidade idiossincrática sobre as metáforas como o personagem que carrega restos de papel nas costas cuja sombra no chão lembra-nos dos contornos policiais de corpos no chão; o homem que passa por uma parede queimada em certa indiferença com a vida; O observador de um corpo no chão ao qual parece velar o mesmo; o retrato do padre Julio Lancelloti de batina opondo-se a uma página negra, uma alegoria ao que temos na nossa frente; o detalhe de uma demolição em ferro e concreto retorcidos a fabular sobre a destruição; o musculoso homem com seu chapéu de grife e a delicadeza de um gatinho branco nas mãos negras de unhas sujas, acentuando o paradoxo das ruas; o investigador de polícia com a arma preparada, anunciando mais uma tragédia que nas estatísticas policiais macabras mostram que 59 jovens negros são mortos por dia no Brasil, como lembra Edu Simões em seu livro 59 Retratos da juventude negra brasileira (Ed.Bazar do Tempo, 2020). [ veja review aqui. https://blogdojuanesteves.tumblr.com/post/635954469694291968/o-paulistano-edu-sim%C3%B5es-conta-que-a-primeira-vez ].
Imagens © Ale Ruaro. Texto © Juan Esteves
Infos básicas:
Imagens: Ale Ruaro
Editora: Selo Vertigem
Design: Alyssa Ohno
Texto e edição: Fernando B. Schmitt
Impressão: i9 Gráfica e Comunicação [ Papel Gran Pólen Avena, 90g ]
Edição bilíngue português/inglês
onde adquirir o livro:
https://www.selovertigem.com.br/product-page/centro-universo
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Jean Cocteau
Jean Maurice Eugène Clément Cocteau (5 July 1889 – 11 October 1963) foi um poeta, dramaturgo, romancista, designer, diretor de cinema, artista visual e crítico francês. Ele foi um dos principais artistas dos movimentos surrealista, vanguardista e dadaísta e uma figura influente na arte do início do século XX. O National Observer sugeriu que, “da geração artística cuja ousadia deu origem à Arte do Século XX, Cocteau chegou mais perto de ser um homem renascentista.” Ele é mais conhecido por seus romances Le Grand Écart (1923), Le Livre blanc (1928) e Les Enfants Terribles (1929); as peças de teatro La Voix Humaine (1930), La Machine Infernale (1934), Les Parents terribles (1938), La Machine à écrire (1941) e L'Aigle à deux têtes (1946); e os filmes The Blood of a Poet (1930), Les Parents Terribles (1948), Beauty and the Beast (1946), Orpheus (1950) e Testament of Orpheus (1960), que juntamente com Blood of a Poet e Orpheus constituem a chamada Trilogia Órfica. Ele foi descrito como “um dos cineastas mais bem-sucedidos e influentes da vanguarda” pela AllMovie. Cocteau, de acordo com Annette Insdorf, “deixou para trás um corpo de trabalho inigualável por sua variedade de expressão artística”. Embora seu corpo de trabalho abrangesse muitos meios diferentes, Cocteau insistiu em se autodenominar poeta, classificando a grande variedade de suas obras - poemas, romances, peças, ensaios, desenhos, filmes - como “poésie”, “poésie de roman”, “poésie de thêatre”, “poésie critique”, “poésie graphique” e “poésie cinématographique”.
Biografia
Início da vida
Cocteau nasceu em Maisons-Laffitte, Yvelines, filho de Georges Cocteau e Eugénie Lecomte, uma família parisiense socialmente proeminente. Seu pai, um advogado e pintor amador, morreu por suicídio quando Cocteau tinha nove anos. De 1900 a 1904, Cocteau frequentou o Lycée Condorcet, onde conheceu e começou um relacionamento com o colega de escola Pierre Dargelos, que reapareceu ao longo da obra de Cocteau, “John Cocteau: Desenhos Eróticos”. Ele saiu de casa aos quinze anos. Ele publicou seu primeiro volume de poemas, A Lâmpada de Aladim, aos dezenove. Cocteau logo se tornou conhecido nos círculos artísticos boêmios como O Príncipe Frívolo, o título de um volume que ele publicou aos vinte e dois anos.
Início de carreira
No início dos seus vinte anos, Cocteau se associou aos escritores Marcel Proust, André Gide e Maurice Barrès. Em 1912, ele colaborou com Léon Bakst em Le Dieu bleu para os Ballets Russes; os dançarinos principais eram Tamara Karsavina e Vaslav Nijinsky. Durante a Primeira Guerra Mundial, Cocteau serviu na Cruz Vermelha como motorista de ambulância. Este foi o período em que ele conheceu o poeta Guillaume Apollinaire, os artistas Pablo Picasso e Amedeo Modigliani, e vários outros escritores e artistas com quem ele mais tarde colaborou. O empresário russo Sergei Diaghilev persuadiu Cocteau a escrever um cenário para um balé, o que resultou em Parade em 1917. Foi produzido por Diaghilev, com cenários de Picasso, o libreto de Apollinaire e a música de Erik Satie. “Se não fosse por Apollinaire de uniforme”, escreveu Cocteau, “com o crânio raspado, a cicatriz na têmpora e a bandagem em volta da cabeça, as mulheres teriam arrancado nossos olhos com grampos de cabelo.” Um importante expoente da arte de vanguarda, Cocteau teve grande influência no trabalho de outros, incluindo um grupo de compositores conhecido como Les Six. No início dos anos 20, ele e outros membros do Les Six frequentavam um bar muito popular chamado Le Boeuf sur le Toit, um nome que o próprio Cocteau teve uma participação na escolha. A popularidade se deveu em grande parte à presença de Cocteau e seus amigos.
Amizade com Raymond Radiguet
Em 1918, ele conheceu o poeta francês Raymond Radiguet. Eles colaboraram extensivamente, socializaram e fizeram muitas viagens e férias juntos. Cocteau também isentou Radiguet do serviço militar. Admirando o grande talento literário de Radiguet, Cocteau promoveu as obras de seu amigo em seu círculo artístico e providenciou a publicação por Grasset de Le Diable au corps (uma história amplamente autobiográfica de um relacionamento adúltero entre uma mulher casada e um homem mais jovem), exercendo sua influência para que o romance recebesse o pr��mio literário “Nouveau Monde”. Alguns contemporâneos e comentaristas posteriores pensaram que poderia haver um componente romântico em sua amizade. O próprio Cocteau estava ciente dessa percepção e trabalhou arduamente para dissipar a noção de que seu relacionamento era de natureza sexual. Há desacordo sobre a reação de Cocteau à morte repentina de Radiguet em 1923, com alguns alegando que o deixou atordoado, desanimado e vítima do vício em ópio. Os oponentes dessa interpretação apontam que ele não compareceu ao funeral (ele geralmente não comparecia a funerais) e imediatamente deixou Paris com Diaghilev para uma apresentação de Les noces (O Casamento) pelos Ballets Russes em Monte Carlo. Seu vício em ópio na época, disse Cocteau, foi apenas uma coincidência, devido a um encontro casual com Louis Laloy, o administrador da Ópera de Monte Carlo. O uso de ópio de Cocteau e seus esforços para parar mudaram profundamente seu estilo literário. Seu livro mais notável, Les Enfants Terribles, foi escrito em uma semana durante um árduo desmame do ópio. Em Opium: Journal of drug rehabilitation [fr], ele relata a experiência de sua recuperação do vício em ópio em 1929. Seu relato, que inclui ilustrações vívidas em caneta e tinta, alterna entre suas experiências de momento a momento de abstinência de drogas e seus pensamentos atuais sobre pessoas e eventos em seu mundo. Cocteau foi apoiado durante sua recuperação por seu amigo e correspondente, o filósofo católico Jacques Maritain. Sob a influência de Maritain, Cocteau fez um retorno temporário aos sacramentos da Igreja Católica. Ele retornou novamente à Igreja mais tarde na vida e empreendeu uma série de projetos de arte religiosa.
Outras obras
Em 15 de junho de 1926, a peça Orphée de Cocteau foi encenada em Paris. Foi rapidamente seguida por uma exposição de desenhos e “construções” chamada Poésie plastique–objets, dessins. Cocteau escreveu o libreto para a ópera-oratório Oedipus rex de Igor Stravinsky, que teve sua apresentação original no Théâtre Sarah Bernhardt em Paris em 30 de maio de 1927. Em 1929, uma de suas obras mais celebradas e conhecidas, o romance Les Enfants terribles foi publicado. Em 1930, Cocteau fez seu primeiro filme The Blood of a Poet, exibido publicamente em 1932. Embora agora geralmente aceito como um filme surrealista, os próprios surrealistas não o aceitaram como uma obra verdadeiramente surrealista. Embora esta seja uma das obras mais conhecidas de Cocteau, sua década de 1930 é notável por uma série de peças de teatro, acima de tudo La Voix humaine e Les Parents terribles, que foi um sucesso popular. Sua peça de 1934 La Machine infernale foi a versão teatral de Cocteau da lenda de Édipo e é considerada sua maior obra para o teatro. Durante este período, Cocteau também publicou dois volumes de jornalismo, incluindo Mon Premier Voyage: Tour du Monde en 80 jours, uma reportagem de viagem neo-Júlio Verne ao redor do mundo que ele fez para o jornal Paris-Soir.
1940–1944
Ao longo de sua vida, Cocteau tentou manter distância dos movimentos políticos, confessando a um amigo que “minhas políticas são inexistentes”. De acordo com Claude Arnaud, a partir da década de 1920, as únicas convicções políticas profundamente arraigadas de Cocteau eram um pacifismo e antirracismo marcantes. Ele elogiou a república francesa por servir como um refúgio para os perseguidos e aplaudiu a pintura anti-guerra de Picasso, Guernica, como uma cruz que “Franco sempre carregaria em seu ombro”. Em 1940, Cocteau assinou uma petição divulgada pela Ligue internationale contre l'antisémitisme (Liga Internacional Contra o Antissemitismo) que protestava contra o aumento do racismo e do antissemitismo na França, e declarou-se “envergonhado de sua pele branca” após testemunhar a situação dos povos colonizados durante suas viagens. Embora em 1938 Cocteau tenha comparado Adolf Hitler a um demiurgo maligno que desejava perpetrar um massacre no Dia de São Bartolomeu contra os judeus, seu amigo Arno Breker o convenceu de que Hitler era um pacifista e patrono das artes com os melhores interesses da França em mente. Durante a ocupação nazista da França, ele estava em uma “mesa redonda” de intelectuais franceses e alemães que se reuniram no Hotel Georges V em Paris, incluindo Cocteau, os escritores Ernst Jünger, Paul Morand e Henry Millon de Montherlant, o editor Gaston Gallimard e o jurista nazista Carl Schmitt. Em seu diário, Cocteau acusou a França de desrespeito a Hitler e especulou sobre a sexualidade do Führer. Cocteau elogiou efusivamente as esculturas de Breker em um artigo intitulado ‘Salut à Breker’ publicado em 1942. Esta peça fez com que ele fosse indiciado por acusações de colaboração após a guerra, embora ele tenha sido inocentado de qualquer irregularidade e tenha usado seus contatos para sua tentativa fracassada de salvar amigos como Max Jacob. Mais tarde, após se aproximar de comunistas como Louis Aragon, Cocteau nomearia Joseph Stalin como “o único grande político da época”. Em 1940, Le Bel Indifférent, a peça de Cocteau escrita e estrelada por Édith Piaf (que morreu um dia antes de Cocteau), foi um enorme sucesso.
Últimos anos
Os últimos anos de Cocteau são principalmente associados aos seus filmes. Os filmes de Cocteau, a maioria dos quais ele escreveu e dirigiu, foram particularmente importantes na introdução da vanguarda no cinema francês e influenciaram até certo ponto o gênero Nouvelle Vague francês que estava por vir. Após O Sangue de um Poeta (1930), seus filmes mais conhecidos incluem A Bela e a Fera (1946), Les Parents terribles (1948) e Orfeu (1949). Seu último filme, Le Testament d'Orphée (O Testamento de Orfeu) (1960), contou com a participação de Picasso e do matador Luis Miguel Dominguín, junto com Yul Brynner, que também ajudou a financiar o filme. Em 1945, Cocteau foi um dos vários designers que criaram cenários para o Théâtre de la Mode. Ele se inspirou no cineasta René Clair ao fazer Tribute to René Clair: I Married a Witch. A maquete é descrita em seu “Journal 1942–1945”, em sua entrada de 12 de fevereiro de 1945:
Eu vi o modelo do meu conjunto. A moda me entedia, mas me divirto com o conjunto e a moda colocados juntos. É um quarto de empregada fumegante. Descobre-se uma vista aérea de Paris através dos buracos da parede e do teto. Isso cria vertigem. Na cama de ferro está uma noiva desmaiada. Atrás dela estão várias senhoras consternadas. À direita, uma senhora muito elegante lava as mãos em uma bacia de albergue. Pela porta desarticulada à esquerda, uma senhora entra com os braços erguidos. Outras são empurradas contra as paredes. A visão que provoca essa catástrofe é uma noiva-bruxa montada em uma vassoura, voando pelo teto, seu cabelo e cauda esvoaçando.
Em 1956, Cocteau decorou a Chapelle Saint-Pierre em Villefranche-sur-Mer com pinturas murais. No ano seguinte, ele também decorou o salão de casamento do Hôtel de Ville em Menton.
Vida privada
Jean Cocteau nunca escondeu sua bissexualidade. Ele foi o autor do levemente homoerótico e semi-autobiográfico Le Livre blanc (traduzido como O Livro Branco ou O Livro Branco), publicado anonimamente em 1928. Ele nunca repudiou sua autoria e uma edição posterior do romance apresenta seu prefácio e desenhos. O romance começa:
Desde que me lembro, e mesmo em uma idade em que a mente ainda não influencia os sentidos, encontro vestígios do meu amor por meninos. Sempre amei o sexo forte que considero legítimo chamar de sexo justo. Meus infortúnios vieram de uma sociedade que condena o raro como um crime e nos obriga a reformar nossas inclinações.
Freqüentemente, sua obra, seja literária (Les enfants terribles), gráfica (desenhos eróticos, ilustração de livros, pinturas) ou cinematográfica (O Sangue de um Poeta, Orfeu, A Bela e a Fera), é permeada por tons homossexuais, imagens homoeróticas/simbolismo ou camp. Em 1947, Paul Morihien publicou uma edição clandestina de Querelle de Brest de Jean Genet, apresentando 29 desenhos eróticos muito explícitos de Cocteau. Nos últimos anos, vários álbuns de homoerotismo de Cocteau ficaram disponíveis para o público em geral.
Na década de 1930, há rumores de que Cocteau teve um breve caso com a princesa Natalie Paley, filha de um grão-duque Romanov e ela mesma uma atriz, modelo e ex-esposa do costureiro Lucien Lelong. Os relacionamentos mais duradouros de Cocteau foram com os atores franceses Jean Marais e Édouard Dermit [fr], que Cocteau adotou formalmente. Cocteau escalou Marais para O Eterno Retorno (1943), A Bela e a Fera (1946), Ruy Blas (1947) e Orfeu (1949).
Morte
Cocteau morreu de um ataque cardíaco em seu castelo em Milly-la-Forêt, Essonne, França, em 11 de outubro de 1963, aos 74 anos. Sua amiga, a cantora francesa Édith Piaf, morreu no dia anterior, mas isso foi anunciado na manhã do dia da morte de Cocteau; foi dito, em uma história que é quase certamente apócrifa, que seu coração falhou ao saber da morte de Piaf. A saúde de Cocteau já estava em declínio há vários meses, e ele já havia sofrido um ataque cardíaco grave em 22 de abril de 1963. Uma sugestão mais plausível para a razão por trás desse declínio na saúde foi proposta pelo autor Roger Peyrefitte, que observa que Cocteau ficou devastado por uma ruptura com sua amiga de longa data, socialite e notável patrona Francine Weisweiller, como resultado de um caso que ela estava tendo com um escritor menor. Weisweiller e Cocteau não se reconciliaram até pouco antes da morte de Cocteau. De acordo com seus desejos, Cocteau está enterrado sob o piso da Chapelle Saint-Blaise des Simples em Milly-la-Forêt. O epitáfio em sua lápide colocada no piso da capela diz: “Eu fico com você” (“Je reste avec vous”).
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Jean Cocteau | c. 1947
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Exposição do Salvador Dalí no Instituto Tomie Ohtake, São Paulo, SP, 2014.
É inegável que ele é um ícone da arte surrealista e que influencia milhares de movimentos e artistas contemporâneos, inclusive eu mesma. Mas vendo tudo dessa perspectiva é notável como a imagem física dele se tornou mil vezes mais representativa do que suas pinturas e instalações. Hoje chamaríamos ele de influencer, não sei se gosto.
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Traço solto
Essa ilustração apresenta uma expressão vívida e surrealista, com formas orgânicas e contornos marcantes que se intercalam em diferentes camadas e cores contrastantes. O uso de linhas onduladas e repetitivas cria textura e movimento, enquanto o grande olho centralizado e os elementos estilizados evocam um simbolismo poderoso e uma narrativa visual abstrata. A combinação de cores vibrantes, como o vermelho, azul e verde, contribui para um impacto visual dinâmico e expressivo.
O traço solto do artista é evidente na fluidez das linhas, que parecem exploradas de maneira instintiva e espontânea, transmitindo um senso de liberdade criativa. Essa abordagem permite que o artista se conecte diretamente com sua intuição e emoção, sem se preocupar excessivamente com simetria ou perfeição técnica. É um processo que reflete confiança e experimentação, permitindo a expressão pura da criatividade.
Essa prática do traço solto é valiosa porque ajuda o artista a superar bloqueios criativos e medos associados à autocensura. No caso do seu e-book, essa abordagem pode ser uma ferramenta incrível para inspirar outros a explorarem sua própria criatividade sem medo, incentivando a improvisação e a expressão autêntica. Essa ilustração é um ótimo exemplo para demonstrar como o traço solto pode resultar em obras impactantes e ricas em significado.
#traço solto#design#ilustração#ilustra concreto#ilustration#artedigital#arte#www.ilustraconcreto.com.br#www.kuponohiko.com.br#www.wsastudio.com.br
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⠀⠀⠀⠀ ⸻ #ℋELLA's letterboxd favorites.
⠀⠀⠀⠀❝ lista de filmes favoritos das listas do letterboxd!
valerie and her week of wonders ( 1970 ) 𝑑𝑖𝑟. jaromil jireš / donnie darko ( 2001 ) 𝑑𝑖𝑟. richard kelly / anatomy of a fall ( 2023 ) 𝑑𝑖𝑟. justine triet / rear window ( 1954 ) 𝑑𝑖𝑟. alfred hitchcock / daisies ( 1966 ) 𝑑𝑖𝑟. věra chytilová / breakfast at tiffany's ( 1961 ) 𝑑𝑖𝑟. blake edwards / citizen kane ( 1941 ) 𝑑𝑖𝑟. orson welles / women talking ( 2022 ) 𝑑𝑖𝑟. sarah polley / a clockwork orange ( 1971 ) 𝑑𝑖𝑟. stanle kubrick / c'mon c'mon ( 2021 ) 𝑑𝑖𝑟. mike mills / the matrix ( 1999 ) 𝑑𝑖𝑟. lana wachowski & lily wachowski / dial m for murder ( 1954 ) 𝑑𝑖𝑟. alfred hitchcock / amélie ( 2001 ) 𝑑𝑖𝑟. jean-pierre jeunet / tangled ( 2010 ) 𝑑𝑖𝑟. byron howard & nathan greno / kiki's delivery service ( 1989 ) 𝑑𝑖𝑟. hayao miyazaki
⠀⠀⠀⠀ ⸻ #𝐌𝐎𝐕𝐈𝐄𝙏𝙍𝙄𝙑𝙄𝘼
não sabe dizer se seu diretor favorito é alfred hitchcock ou věra chytilová, porém sabe que tem uma inclinação para věra.
por muitos anos não sabia dizer um único filme favorito, sempre variando nas suas respostas, mas depois de assistir valerie and her week of wonders a resposta foi sempre a mesma.
gosta muito da czech new wave, movimento cinematográfico tcheco dos anos 60 e 70, e acha que o gosto vem de muitas narrativas surrealistas. também gosta bastante da french new wave, mas com menos comoção.
suas atrizes favoritas são grace kelly, anya taylor-joy e anna karina. sobre atores, só sabe definir que daniel brühl é seu favorito e que tem apreço por cary grant.
não é muito fã de animações, mas de alguns anos para cá ganhou um pouco mais de gosto. é fã assídua do studio ghibli, ama tangled e tem mais algumas animações que guarda perto do coração.
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