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PRIMA PAGINA Il T di Oggi martedì, 13 agosto 2024
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Comunque buonasera
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o si fa la champions o si muore amycy
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Ci sono state raccontate due grandi falsità su Cleopatra: innanzitutto, non era affatto una bellezza convenzionale; in secondo luogo, non era neanche egiziana. Gli storici hanno cercato di spiegare come una donna sia riuscita a sottomettere gli uomini più potenti del suo tempo, ma i documenti storici testimoniano che Cleopatra non era semplicemente una seduttrice, bensì una donna di intelligenza straordinaria.
Plutarco scrive di lei che era incredibilmente affascinante, anche se non bella nel senso classico del termine. Racconta che fosse impossibile dimenticarla. Cleopatra aveva una voce così melodiosa e magnetica da incantare chiunque le parlasse.
Era una donna dotata di un’intelligenza eccezionale.
Cleopatra era profondamente istruita e padroneggiava diverse discipline, tra cui matematica, astronomia, oratoria e filosofia. Fu la prima e unica sovrana della dinastia tolemaica ad abbracciare la religione e la cultura egiziane. Nessuno dei suoi predecessori aveva mai mostrato interesse per le tradizioni del popolo che governavano: tutti veneravano esclusivamente gli dèi greci.
Inoltre, Cleopatra era una poliglotta straordinaria: parlava almeno nove lingue. Fu la prima tra i Tolomei a imparare l’egiziano, una lingua che nessuno prima di lei si era mai preoccupato di studiare, nonostante governassero l’Egitto. Tra le altre lingue che conosceva c’erano l’ebraico, l’etiopico, l’arabo, il persiano e il latino.
Cleopatra ebbe quattro figli: il primogenito, Tolomeo XV Cesarione, probabilmente nato da Giulio Cesare, e tre avuti da Marco Antonio. I gemelli, figli di Antonio, portavano nomi che in traduzione significano "Sole" e "Luna".
Dopo la morte di Cleopatra, Cesarione fu giustiziato da Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Gli altri figli furono portati a Roma per essere allevati. Si sa che la figlia si sposò con un re della Mauretania, ma il destino degli altri figli rimane avvolto nel mistero.
Cleopatra e Marco Antonio morirono insieme. Avevano deciso che, in caso di sconfitta, si sarebbero suicidati. Antonio si tolse la vita con la spada, mentre si crede che Cleopatra abbia usato il veleno di un serpente.
La regina, rinchiusa in una stanza con le sue ancelle, fu minacciata da Ottaviano: se si fosse suicidata, avrebbe colpito i suoi figli. Nonostante ciò, Cleopatra decise di togliersi la vita. Secondo i romani, un servo le avrebbe portato un serpente nascosto in un cesto di fichi, ma molti storici ritengono più probabile che Cleopatra avesse nascosto del veleno in una forcina cava tra i capelli.
Prima di morire, Cleopatra scrisse una lettera a Ottaviano chiedendo di essere sepolta accanto a Marco Antonio. La sua morte fece infuriare Ottaviano, poiché lo privò del trionfo di esibire la regina sconfitta.
Ad oggi, la posizione esatta della tomba di Marco Antonio e Cleopatra rimane sconosciuta. Esistono solo ipotesi e supposizioni.
Così si concluse la vita di Cleopatra, un’incredibile sovrana, ultima regina d’Egitto e ultima rappresentante della dinastia tolemaica. Con la sua morte, l’Egitto perse la propria indipendenza e divenne una provincia dell’Impero Romano. La caduta di Cleopatra segnò la fine della grande civiltà egizia.
Informatevi meglio, prima di scrivere cazzate, mondo di Tumblr.
Notte ✨✨✨
(Angela P.)
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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Nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1974 una bomba esplose nel quinto vagone del treno espresso 1486, meglio conosciuto come Italicus. Il treno era partito da Roma e sarebbe dovuto arrivare a Monaco di Baviera. Nell'attentato morirono 12 persone e 48 rimasero ferite.
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“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.
All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.
Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.
A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”
- La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il #12agosto 1944.
560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
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… Infine, uno dopo l’altro, morirono: il tempo si chiuse su di loro, il nulla li riprese; e questa, sfrondata d’ogni romanzo, ed in gran sintesi, è la storia del mondo.
Sebastiano Vasalli, La Chimera
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Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi
ll poeta obbliga il lettore a ricordare, in quanto non si può e non si deve dimenticare ciò che è accaduto durante lo sterminio nazista. Levi vuole far riflettere sul fatto che noi oggi viviamo quotidianamente nella sicurezza e nell'affetto, racchiusi nelle nostre case e nelle nostre abitudini, ma è importante ricordare chi non ha avuto e continua a non avere questa possibilità: quelle migliaia di uomini e donne che diventavano dei numeri e venivano uccisi queste migliaia di uomini e migliaia di donne, oggi, ridotti a numeri e uccisi dallla fame.
. Il 1° maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. La protesta durò 3 giorni e culminò, il 4 maggio, col massacro di Haymarket: una vera e propria battaglia in cui morirono 11 persone.
Niente cambia..nulla muta..Non impariamo mai
_____________________________BUONA FESTA DEI LAVORATORI 🖤
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Platee Sconfinate
Chi ha frequentato il Liceo Classico, probabilmente, ricorderà una versione tratta da un testo di Plutarco dal titolo Il Teatro di Euripide salva gli Ateniesi prigionieri a Siracusa. Si racconta infatti che dopo la disfatta, inaspettata, dell'esercito ateniese giunto in Sicilia per conquistare le colonie dell'Isola, i prigionieri guerrieri vennero stipati nella latomie: cave di pietra prima, furono poi "convertite" a mega carcere per le centinaia di prigionieri. Fredde d'inverno e torride d'estate, essere imprigionati nelle latomie equivaleva a una condanna a morte: i prigionieri ateniesi furono lasciati morire di fame e di stenti, senza alcuna possibilità di fuga. Plutarco racconta però che i Siracusani, popolo colto e ricco, "amavano Euripide più di tutti gli altri Greci delle colonie" dando ristoro, o addirittura liberando, i guerrieri che ne conoscevano a memoria qualche brano. I sopravvissuti, narra l'aneddoto, quando fecero ritorno a casa, andarono a ringraziare persino il grande drammaturgo.
Questa vicenda ha una parte vera e una falsa: la vera, è che i prigionieri ateniesi davvero morirono di fame nelle latomie di Siracusa. La falsa è che l'aneddoto, divenuto celeberrimo, è appunto falso, e prima di Plutarco ne scrisse uno simile un biografo di Euripide, Satiro di Callatis, autore di molte biografie, quasi tutte perdute, ma di cui è rimasta una parte di quella di Euripide. Tuttavia il nostro Satiro è famoso principe del Metodo Cameleonte, dal nome del peripatetico Cameleonte di Eraclea, che iniziò a scrivere biografie basate a pure combinazioni e deduzioni, ai pettegolezzi e alle cronache scandalose della commedia, e al romanzesco e al leggendario (che non vuol dire che sia sempre fonte inattendibile, ma che va presa con non una ma tre pinze).
Eppure questa leggenda ha ispirato un filologo libano-irlandese, Ferdia Lennon, per scrivere un romanzo, che ho amato tantissimo, che tramite il Mito affronta situazioni davvero profonde, attualissime, usando una scrittura vivace, elettrica e piena di soprese.
Lennon immagina che due vasai disoccupati, il brillante Gelone e Lampo, zoppo e frugale, presagendo che la sconfitta di Atene possa portare alla perdita del grande patrimonio culturale della stessa, si mettano in testa di fare una rappresentazione teatrale con gli atenesi prigionieri nella latomie. Ma non una cosa qualsiasi, bensì un pastiche tra Medea e Le Troiane, le due tragedie leggendarie di Euripide, opere che furono rappresentate la prima poco prima della Guerra del Peloponneso nel 431 a.C., la seconda ebbe la prima ad Atene nel 415 a.C., proprio pochi mesi prima della disfatta di Siracusa. Il progetto è già arcigno, dato lo stato cadaverico degli Ateniesi prigionieri, delle pressioni dei Siracusani e dalle difficoltà nell'allestimento, ma con una serie di imprese al limite dell'eroico, i nostri riescono a farsi fare i costumi, le maschere, le scene e mettono su lo spettacolo. Non vi dico di più, perchè la storia va avanti e di molto, e spero di incuriosirvi con questi altri aspetti per andare da soli a leggere come va a finire.
Innanzitutto la lingua di Lennon, resa magnifica dalla traduzione di Valentina Daniele: peculiare per ogni protagonista, ricca di immagini potentissime, a volte aulica a volte sporca, le invenzioni di traduzione (gli aristo, per definire le classi ricche, o l'uso del mi' ma', mi' pa' per definire colloquialmente i genitori) rende la lettura piacevolissima. La costruzione dei personaggi, soprattutto i principali, il retto e saggio Gelone contro lo spirito intraprendente, al limite del furbesco, di Lampo. Le metafore che quell'impresa offre: il rapporto con l'altro, il ruolo del ricordo, la guerra e le sue conseguenze, persino il ruolo e la potenza dell'Arte come linguaggio universale. Ne esce fuori un libro gioiello, edito tra l'altro da una casa editrice, NN, che nella quarta di copertina ha questo passo: In questo libro c'è un Uomo Nudo. Ciò vuol dire offrire ai lettori storie di uomini che si concepiscono diversi e lottano per questa diversità, lontano da modelli e maschere di padri e pari. C’è, in sostanza, la volontà di stimolare una riflessione collettiva sul maschile, quindi quando troverete questo segnale in copertina, sapete a cosa state per andare incontro.
Che è un ulteriore buon motivo per leggere un libro che mi ha affascinato come pochi.
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Qui leggi che Priebke racconta a Esteban Buch a Bariloche di un attentato a Roma: morirono 32/33 soldati e per ognuno di essi i nazisti del tutto legalmente fucilarono trecento italiani.
Dice Priebke che quei morti erano responsabilità degli attentatori, che non si erano presentati rendendo inevitabile la rappresaglia.
Ma, diamine, ti chiedi: dove hai sentito lo stesso argomento?
In tutti quelli che dicono che i trentamila morti palestinesi sono responsabilità di Hamas che non libera gli ostaggi e non si arrende.
Ecco dove.
Stessa logica.
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sec me il crimine più grande è che gli spiattellano sempre i capelli all'indietro, quelle poche volte che non ha i capelli pieni di gel o lacca diventa un bellissimo funghetto, (ogni tanto) levate gel e lacca agli stylist 🔪🔪
Io non odio quando ha la leccata di mucca però il singolo ciuffo davanti un po' sì, più che altro perché gli si stanno allungando un sacco e gli fanno sempre le stesse acconciature di quando li aveva più corti. Fategli un codino per l'amor del Cielo
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Due questioni di principio di scontrarono.
E lì morirono.
#riflessioni#riflessioni brevi#riassunti#epiloghi#ego#mondo marcio#responsabilità#principio#maschere#zombie#società#società malata#svegliatevi#relazioni
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Oggi 23 Aprile, è la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d'autore.
È un invito a valorizzare la fertilità delle idee di cui i libri sono rappresentati e strumento di diffusione.
Il 23 aprile ogni anno si celebra in più di 100 Paesi la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, istituita nel 1996 dall’UNESCO e festeggiata con iniziative, eventi e progetti volti a promuovere la lettura, le attività editoriali e l’importanza della proprietà intellettuale protetta dal copyright
L’idea di una giornata dedicata al libro nacque per la prima volta in Catalogna, promossa dallo scrittore valenziano Vincent Clavel Andrés. Fu re Alfonso XIII, il 6 febbraio 1926, a istituire una Giornata del libro spagnolo celebrata in tutta la nazione, inizialmente fissata nella data del 7 ottobre e successivamente spostata al 23 aprile, giorno della festa del patrono della Catalogna San Giorgio. In questa giornata, è tradizione in Spagna che gli uomini regalino alle proprie donne una rosa, sicché divenne consuetudine tra i librai catalani dare in omaggio una rosa ai clienti per ogni libro comprato. Divenuta festa internazionale nel 1996 per volontà dell’Unesco, la Giornata Mondiale del Libro si celebra in una data di grande importanza per il mondo delle lettere, in quanto proprio il 23 aprile morirono tre grandi scrittori, lo spagnolo Miguel de Cervantes, l’inglese William Shakespeare e l’Inca Garcilaso de la Vega.
Io Leggo ❤
Per capire la differenza che esiste tra leggere un racconto su internet o su un libro, basta chiudere gli occhi e mettere il palmo della mano, prima sullo schermo e poi sulla pagina del libro. Il contatto con la carta, anche detto ��libridine’, ci fa capire la differenza…’
(Luciano De Crescenzo)
Buongiorno.....Cosi 🌈
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DALLA PAGINA FB DI SEBASTIANO ALICATA
UN DESTINO INTRECCIATO
È stato recuperato anche l’ultimo corpo dentro il Bayesan, quello della figlia 18enne di Mike Lynch, ed ora il veliero "inaffondabile" che è stato per qualche giorno la tomba di sei persone, giace a 50 metri di profondità in fondo al mare siciliano con 18.000 litri di carburante e tutte le prove che potranno aiutare a capire le dinamiche di un naufragio su cui ci sono ancora dei punti poco chiari. Ci vorranno settimane se non mesi e pare almeno 15 milioni di dollari per riportare l'imbarcazione in superficie.
Recuperare il relitto del Bayesian non serve solo per l’inchiesta. Lo yacht valeva circa 30 milioni di euro. E secondo il The Sun l’assicurazione stipulata aveva un massimale di 2 miliardi di euro. Con buona probabilità nei prossimi mesi si aprirà una lunga battaglia legale tra gli ospiti e la società che gestisce l’imbarcazione per accertare tutte le cause e i rimborsi. Capire cosa è successo servirà anche a decidere il ruolo delle assicurazioni.
Ovviamente man mano che i giorni passano i misteri aumentano. Cominciano ad esserci ombre sull’equipaggio e sul comandante e sul perché sia andata così, visto che ora si sa che il tempo che è servito affinché il mare inghiottisse lo yacht è di 16 minuti, quindi verosimilmente un tempo sufficiente e mettere in sicurezza tutti e ad evacuare l’imbarcazione completamente.
Si aggiunge poi il mistero delle mail a cui non rispondeva più il comandante James Cutfield. L’agenzia marittima che si occupava dello yacht e ne seguiva gli spostamenti fa sapere : “Gli ultimi contatti con il comandante Cutfield prima di Ferragosto, poi il silenzio”.
Ma è curioso anche lo strano legame tra il Bayesian e il Titanic. Il nome dell’armatore del Titanic, il famoso John Pierpont Morgan, uno dei banchieri e uomini d’affari più ricchi degli Usa, è infatti legato al naufragio del Bayesian tramite un filo sottile che rende ancora più incredibile tutta la vicenda. Il signor Morgan è stato fondatore della General Electric ma anche della Drexel, Morgan e Co. divenuta poi appunto JP Morgan (dalle iniziali del suo nome), multinazionale statunitense di servizi finanziari con sede a New York.
Nel 1935 il nipote Henry Sturgis Morgan, dopo essersi fatto le ossa nella banca del nonno, fondò assieme a Henry Stanley la banca d’affari Morgan Stanley, proprio quella presieduta da una delle facoltose vittime del Bayesian, Jonathan Bloomer, uno che nel settore era considerato un vero e proprio gigante dei servizi finanziari. Ed ecco come i destini del naufragio del Titanic (in cui morirono 1.518 persone, a causa delle poche scialuppe disponibili) e del veliero naufragato al largo di Palermo sono in qualche modo intrecciati tra loro.
Come se non bastasse c’è un’altra coincidenza che lega all’Italia questa facoltosa e storica famiglia a stelle e strisce: il signor JP Morgan scampò al disastro del Titanic perché non si imbarcò ma morì, guarda caso, nel sonno il 31 marzo 1913 (nemmeno un anno dopo l’affondamento) proprio a Roma, in una suite dell’Hotel Plaza, dove si trovava in vacanza.
Alla lunga sequela di strane coincidenze, misteri, sfortune e sorprendenti catene di errori umani fatti da un equipaggio esperto, si aggiungono anche le testimonianze dei pescatori del posto che hanno affermato: “E' inspiegabile che una nave di quelle dimensioni sia affondata. Qui il maltempo poi non lo conosciamo. Quando arriva ci coprono Capo Zafferano e Capo Gallo. Questo tratto di mare è il più tranquillo del mondo”.
Insomma, qualunque cosa sia successa, la morale di questa storia e del i filo che lega il Titanic al Bayesian è che si può essere anche i più ricchi e potenti del mondo, ma quando la “sfortuna” (chiamiamola così) ti punta, ti raggiungerà anche nel punto più tranquillo in cui ti sei rifugiato e non avrai scampo.
Però forse c’è un modo per evitarla: comportarsi bene.
#sebastianoalicat
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Omar Favaro,che insieme a Erika de Nardo,nel 2001 é stato responsabile della strage di Novi ligure in cui morirono la madre e il fratellino di Erika,é uscito dal carcere nel 2010,usufruendo di vari sconti di pena e premi,e si è sposato. Ora la ex moglie lo ha denunciato per maltrattamenti,violenza fisica e psicologica,aggressione sessuale. Mi chiedo a cosa siano serviti gli anni di carcere,gli incontri con gli psichiatri,le terapie e i percorsi riabilitativi con un essere del genere. Per me è già assurdo che abbia trovato una donna che se l’è sposato,ma a parte questo la verità è che non c’è possibilità di riscatto o redenzione per persona come Omar che sono marce fino al midollo
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